Torna al teatro Regio "L'italiana in Algeri"

L’opera di Gioachino Rossini, per la regia di Vittorio Borrelli,  secondo Stendhal dal perfetto equilibrio tra genere serio e buffo

Torna in scena dal 22 al 28 maggio prossimi, sul palcoscenico del teatro Regio di Torino l’opera rossiniana “L’italiana in Algeri”, in cui Orchestra e Coro del Teatro Regio saranno diretti da Alessandro Demarchi.
Accanto al nome di questo direttore, affermato in campo internazionale, apprezzato alla Philarmornie di Parigi come al Festival di Salisburgo, figura un cast di interpreti di assoluto livello, tra cui la mezzasoprano Martina Belli nel ruolo di Isabella, il tenore Xabier Anduaga in quello di Lindoro, il basso Carlo Lepore in quello di Mustafa’, il basso Paolo Bordogna in quello di Taddeo, compagno di Isabella, e la soprano Sara Blanch in quello di Elvira, moglie di Mustafa’. La regia è di Vittorio Borrelli. Presenting partner Leonardo. Dramma giocoso in due atti, L’italiana in Algeri riprendeva un fatto di cronaca, la bizzarra vicenda di una signora milanese, Antonietta Frapolli, rapita nel 1805 e portata alla corte del bey di Algeri, Mustafa’-In-Ibrahim. Questa rappresenta la fonte più attendibile del libretto che Angelo Anelli appronto’ per l’opera di Luigi Mosca (teatro alla Scala, 1808), libretto che Gioacchino Rossini riutilizzo’ cinque anni dopo, quando l’impresario del Teatro San Benedetto di Venezia lo incaricò di comporre un’opera buffa. L’harem, il serraglio, la donna o l’uomo europei catturati e ridotti in schiavitù per ordine di un sultano, i tentativi di fuga conseguenti e la libertà finale conclusiva, grazie alla magnanimita’ del sultano, rappresentano delle costanti narrative del filone turchesco, che vengono rette da altrettante costanti musicali. Stendhal, “rossinista del 1815” per sua stessa definizione, incantato ammiratore del Rossini della “Pietra del paragone” e del “Tancredi”, anche nell’opera dell’Italiana riconosceva l’eredità del Cimarosa e della tradizione del canto italiano. A proposito dell’Italiana egli parla di “perfezione del genere buffo”. Stendhal si riferisce, con questa definizione, al perfetto equilibrio dei registri sentimentale, buffo e serio, riconosciuto anche dalla moderna critica come uno dei fattori della grandezza di questa opera lirica. La commistione tra genere serio e buffo nell’opera di Rossini è stata spesso sottolineata nel senso della trasmigrazione di materiale dell’opera buffa in opere serie. Nell’Italiana questa relazione avviene in senso contrario, nell’adozione di stilemi dell’opera seria entro l’opera buffa, non sempre nel senso della caricatura o della parodia. L’importanza attribuita ai ruoli vocali, la loro distribuzione, le loro dimensioni, l’impegno compositivo sono fattori che situano L’italiana in una posizione ben diversa da quella occupata dalle opere precedenti. Per quasi due secoli questo lavoro rossiniano ha proseguito, così, il proprio fortunato ed ininterrotto cammino.
 

Mara Martellotta

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