CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 192

Paleologo Oriundi a Casale

Illustre visita a Casale Monferrato. La città ha ospitato Andrea Paleologo Oriundi, ultimo discendente della stirpe bizantina che governò l’impero romano d’Oriente mediterraneo e il Monferrato fino all’avvento del ducato gonzaghesco.
La  visita è avvenuta in forma privata il 12-11-2023 accompagnato dalla moglie Gisella Crinò. Nel palazzo San Giorgio Gozzani (ora municipio) ha commentato con Armano Luigi Gozzano e Sandro Ricossa il significato della stemmologia di varia natura e i ritratti originali dei marchesi Gozzani di Vittorio Amedeo Grassi di Agliè, pittore ufficiale di corte a Torino e gli splendidi affreschi di Francesco Lorenzi, allievo del Tiepolo.
In particolare ci si è soffermati nel cortile del palazzo intitolato nel settembre 2023 a Flaminio Paleologo (1518-1571) patriota monferrino e antenato di Andrea. Nel vicino palazzo Treville Gozzani (sede della filarmonica) gli ospiti hanno potuto ammirare l’architettura e gli splendidi affreschi del casalese P.F. Guala. Infine nel castello Gozzani di San Giorgio, feudo imperiale delle dinastie Aleramica e Paleologa accompagnati dal sindaco Pietro Dallera, i coniugi si sono immersi nel passato dell’antenato Flaminio, proprietario del maniero avuto in dono il 10-4-1532 dal padre Gian Giorgio, ultimo marchese Paleologo, comprese le terre di Caluso e l’abbazia di San Pietro di Acqui. Nel 1524 Gian Giorgio rinunciò alla carica episcopale, pur non essendo mai stato ordinato sacerdote, per dedicarsi a tempo pieno alla reggenza del Monferrato unitamente alla cognata Anna d’Alencon, principessa francese moglie di Guglielmo IX° terzultimo Paleologo regnante morto prematuramente nel 1518.
Per scongiurare l’estinzione della linea maschile Paleologa e divenire sudditi di Guglielmo Gonzaga, la nobiltà casalese aveva tentato di convincere Gian Giorgio a legittimare il figlio Flaminio (già riconosciuto) avuto da una donna di bassa condizione e già maritata, legittimazione negata dalla cognata e vedova Anna d’Alencon riconosciuta governatrice dello stato dall’imperatore Carlo V° e affascinata da Guglielmo Gonzaga. Nel 1559 Gonzaga aveva nominato Flaminio capitano delle cacce monferrine, senatore e governatore generale del Monferrato con vere funzioni di sovrano. I Gonzaga però non riuscirono mai ad entrare in pieno possesso del Monferrato, in quanto non confinante con il ducato di Mantova e teatro delle guerre tra Francia e Spagna. Nella congiura del proconsole e grande agitatore casalese Olivero Capello, mirata ad eliminare i soprusi del Gonzaga, venne coinvolto anche Flaminio.
Arrestato e incarcerato prima a Casale e poi nella fortezza mantovana di Goito, fu condannato a morte ma la pena fu commutata in carcere a vita perché troppo amato dai casalesi. Morì il 24-5-1571 avvelenato dal medico del carcere e dal farmacista per ordine del governatore di Mantova. Anche il figlio Teodoro fu accusato come il padre ma riuscì a fuggire in Spagna dove in passato era stato conferito il cavalierato di S. Jago al padre Flaminio. Emigrato a Camerano presso Ancona, città originaria della moglie, Teodoro diede seguito alla attuale discendenza. La storia della famiglia Paleologo comprensiva di ventotto alberi genealogici è stata pubblicata a Malta dagli autori Charles A. Gauci di Malta e dal prof. Peter Mallat, noto studioso e genealogista di Vienna a cui era stato conferito il diploma Honoris Causa all’accademia di S. Sofia nel 1983, il quale ci ha fatto visita a Casale il 11-10-2023.
Il prof. Mallat ha avuto le informazioni storiche da Carlo Paleologo di Venezia, padre di Andrea, con manoscritti risalenti al 1903 di Arnaldo, nonno di Andrea Paleologo. Il soprannome Oriundi è stato assunto da Pietro II° Paleologo (1667-1704) da Massignano (AP) utilizzato ancora oggi come da sentenza del tribunale di Venezia del 1930. A Casale i Paleologi ci hanno lasciato lo stupendo castello edificato da Giovanni II° Paleologo nel XIV° secolo, sede della corte dei marchesi del Monferrato. Sopra l’ingresso principale del ponte levatoio troviamo due bassorilievi marmorei murati del 1469 raffiguranti le armi dei Gonzaga in quello inferiore, mentre in quello superiore le armi partite dei Paleologi e dei Gonzaga. La loro chiesa marchionale di S. Domenico in stile tardo gotico-rinascimentale costruita per volere di Guglielmo VIII° Paleologo reca le tombe antiche di famiglia e la città casalese ha intitolato alla loro dinastia la centralissima via Paleologi.
Guglielmo VIII° commissionò gli affreschi della cappella di S. Margherita nel santuario dell’Assunta di Crea recanti la propria immagine accanto ai suoi consiglieri e l’immagine della sua terza moglie Bernarda di Brosse con le figliastre nate dai precedenti matrimoni. Al santuario di Crea sono conservati i ritratti di Guglielmo IX° Paleologo e della moglie Anna d’Alencon, scorporati dalla pala originale raffigurante la Madonna col bambino e santi attribuita al pittore Macrino d’Alba. Lo stemma dell’impero bizantino di casa Paleologo Oriundi rappresenta la croce recante le quattro B (beta) iniziali del motto ‘Basileus, re dei re, regnante dei regnanti’. Le armi del gonfalone casalese rappresentano i blasoni di Bisanzio e Monferrato. Andrea Paleologo Oriundi e Gisella Crinò abitano a Milano e i loro figli Carlo e Marco garantiscono la continuità della nobile e antica dinastia. Le ultime pubblicazioni ‘La congiura di Olivero Capello’ del 2018 e ‘Storia degli Aleramici’ del 2019 sono visibili sul sito online dell’autore Andrea Paleologo.
Armano Luigi Gozzano

Sold out in anticipo per “Il piccolo principe” con i Germana Erba’s Talents

Il 26 dicembre al teatro Erba

 

Già tutto esaurito per Santo Stefano a teatro in compagnia de “Il piccolo principe”, con G.E.T Germana Erba’s Talents, che saranno presenti al teatro Erba martedì 26 dicembre, alle ore 16:00, in data unica. Questa volta il sold out anticipato nel salotto delle arti integrate è per il Santo Stefano a teatro, con tutta la famiglia. L’incasso sarà a favore delle borse di studio di Germana Erba’s Talents.

Dopo il successo riscosso in questi giorni a Piasco e per il pubblico delle scuole, torna a grande richiesta l’edizione de “Il piccolo principe” curata da Andrea Dosio e Gian Mesturino, per la regia di Andrea Dosio, impegnato anche come attore. Il testo è interpretato dai G.E.T, tratto dal romanzo di Antoine Saint-Exupéry.

“Il piccolo principe” è in scena in data unica (ma si possono chiedere nuove date a partire da gennaio, scrivendo a info@torinospettacoli.it). Le musiche sono di Bruno Coli, la preparazione vocale è affidata a Simone Gulli e le coreografie sono firmate da Gianni Mancini.

“Il piccolo principe” è il testo francese per l’infanzia più letto dalla sua pubblicazione. A cosa deve la sua fortuna? Sicuramente perché, pur trattandosi di un’opera per bambini, arriva a toccare il cuore di tutti, a qualsiasi età lo si scopra. Si tratta del racconto fantastico dell’incontro tra un aviatore, caduto col suo aereo nel deserto, e uno strano ragazzino caduto dalle stelle. Questo incontro permette all’aviatore, e a coloro che lo accompagnano nella sua sosta forzata nel deserto, di ritrovare il bambino nascosto nel proprio cuore, ma anche a tutti i bambini che, attraverso il piccolo principe, si rivolgono al mondo degli adulti per non dimenticare, nel loro percorso di crescita, di essere stati bambini.

“È partendo dalla forma del ‘ricordo’ – afferma il regista Andrea Dosio – coniugata attraverso l’arte teatrale fatta non solo di parole e racconti ma anche di musiche originali, luci e coreografie, che abbiamo la possibilità di recuperare le emozioni e la poesia del piccolo principe”.

In scena al teatro Erba martedì 26 dicembre ore 16:00, corso Moncalieri 241

Biglietteria: 011 6615447

 

Mara Martellotta

Teenage Dream Party, “festa anni 2000” al Teatro Concordia

A Marengo i pezzi napoleonici del Museo storico di Artiglieria di Torino

Sono approdati il 19 dicembre scorso a Marengo i pezzi napoleonici concessi in prestito dal museo storico di artiglieria di Torino, primo museo italiano ed uno dei primi del mondo, collocati nel luogo dove Giovanni Delavo raccolse la collezione che costituì uno dei primissimi tra i musei napoleonici al mondo.

‘Li abbiamo ottenuti – spiega Maurizio Sciaudone, consigliere provinciale delegato al Polo di Marengo – in esposizione temporanea per arricchire il Marengo Museum di autenticità, oltre che di antichità, per preparare la grande rievocazione del 2025. Siamo grati al Museo storico Nazionale di Artiglieria di Torino per l’attestato di stima nei confronti della provincia di Alessandria per aver realizzato questo spostamento di pezzi unici che avevo avuto modo di visionare insieme ad Andrea Puleo, Rievocatore storico e al nostro curatore Efrem Bovo.

Questo prestito può diventare il preludio di una partecipata collaborazione che consenta non soltanto id dare lustro al sito alessandrino, ma anche di portare al grande pubblico i tesori della storia militare italiana custoditi a Torino.

“Anche l’ammiraglio Cellerino ha suggerito il posizionamento dei “ cannoni” – prosegue Sciaudone – e tra l’altro uno dei due sistemati all’ingresso della Villa Delavo è simile a quello ai piedi di Napoleone, primo console rappresentato dalla Statua sita nel cortile d’onore di Marengo.

Mara Martellotta

“Anna Karenina”, una donna tra una passione e le convenzioni sociali

Repliche sino a sabato 23 dicembre al Carignano

Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”: è l’incipit, conosciuto, che immette il lettore (e oggi lo spettatore) all’interno dell’universo di “Anna Karenina”, romanzo tolstoiano avversato alla sua uscita (1877) a puntate su un periodico russo, in seguito magnificamente rivalutato da Dostoevskij (“come opera d’arte è la perfezione, niente della letteratura europea della nostra epoca può esserle paragonato”), e più vicino a noi da Nabokov, che lo definì “il capolavoro assoluto della letteratura del XIX secolo”. Ricavata da un fatto di cronaca di cui Tolstoi venne a conoscenza, la vicenda della donna di San Pietroburgo che, divenuta appassionata amante dell’ufficiale Vronskij, rompeva gli argini della sua vuota vita e dell’ipocrisia della buona società della città, coinvolgendo la famiglia, la propria fedeltà, la fisicità e l’erotismo, l’istituzione del matrimonio, la fede e la passione, i tanti compromessi, sino alla finale dannazione, rispecchiando il proprio sfacelo con la felicità di altre coppie, si allinea alla Emma di Flaubert (romanzo pubblicato vent’anni prima) e compie un passo ben più ardito e doloroso nel frantumare ogni schema rispetto alla Nora ibseniana.

Una vicenda di cui s’impadronì il cinema, in anni diversi e in varie latitudini, come la televisione e il teatro (se ne vide una quindicina di anni fa una acclamata edizione firmata da Eimuntas Nekrošius). Oggi, lo Stabile di Catania e il Biondo di Palermo portano al Carignano sino a sabato 23 dicembre, per la stagione dello Stabile torinese, l’edizione firmata da Luca De Fusco, che nella riduzione (due ore e 30’ con intervallo, necessaria all’attenzione del pubblico) per il palcoscenico del po(n)deroso romanzo si è avvalso della collaborazione di Gianni Garrera. Un’edizione pronta a “sdoppiarsi”, in un doppio drammaturgico e letterario, riprendendo la lezione ronconiana del “Pasticciaccio”, ovvero offrire agli interpreti non soltanto le battute di Anna, del tradito Karenin, di Vronskij, del fratello Stepàn, di Dolly e di Kitty, dell’impacciato Lèvin ma pure i piccoli, brevissimi, brani del romanzo (memorizzate, di tanto in tanto libro alla mano), una sorta di coro antico, interiorizzando, spingendo gli attori a parlare a se stessi o a parlare fuori del dramma con chi sta in quel momento di fronte, con i pensieri e con le suggestioni, con i commenti e con i racconti, con i tentativi di rimette ogni cosa in sesto, con i sentimenti e i turbamenti che nascono dallo svolgersi delle azioni. È una felice evidenza che coinvolge lo spettatore più di quanto non faccia già la meraviglia del palcoscenico – immerso, uno dei suoi maggiori punti di forza, nella scenografia (e nei costumi, scuri per gli uomini, un caldo rosso magenta per le donne) di Marta Crisolini Malatesta, il salotto buono per gli incontri e le chiacchiere e le confessioni, la stazione con l’orologio a segnare il tempo che scorre (ben più sottolineato da Nekrošius), il treno della scena finale che avanza a ghermire e schiacciare Anna -, un’evidenza cresciuta dalla luci di Gigi Saccomandi, sparate dall’alto dentro il buio della scena, aprendo ritagliati spicchi luminosi che danno vita alle presenze di questo o di quell’attore.

Un coinvolgimento che De Fusco, in una regia in cui traspare appieno la tragicità della vicenda, attenta ai particolari, non certamente soltanto legata alla pura narrazione, accresce grazie alle proiezioni a colori e in bianco e nero che scorrono sul velario che è concreta e impalpabile al tempo stesso quarta parete tra scena e platea. La scena del ballo, con il trascinante suono delle mazurche, la passione e l’eros che travolgono Anna e Vronskij, i tanti primi piani con cui specialmente Anna si offre allo sguardo dello spettatore: momento di un cinema che è ben lontano da quello della Garbo e di Clarence Brown ma che accarezza da vicino, assai più modernamente, quello di Keira Knightley e di Joe Wright, vivo e toccante. Appare in quel viso tutta la grandezza dell’interpretazione di Galatea Ranzi (è un grande momento, tutto da godere, il monologo finale), imperiosa in ogni tratto sulla scena, frivola e sofferente, fanciullesca e donna forte, desiderosa di cancellare i legami dettati da quella società in cui vive, coraggiosa e folle, imprigionata nell’affetto che nutre per il figlio. Un grande ritratto, un personaggio sfaccettato in maniera esemplare, una dizione (come quella dei suoi compagni) che mettono da parte certi farfugliamenti o imprecisate offerte del teatro odierno. Un angolo di esatta ironia, di allegria più o meno frenata, arriva da Stefano Santospago, il fratello Stepàn, una citazione per il Karenin di Paolo Serra e per il Lèvin di Francesco Biscione, mentre appare sfocato il Vronskij di Giacinto Palmarini, non scavato, insoddisfacente. Spettacolo lungamente in una delle repliche a cui ho assistito, lungamente.

Elio Rabbione

Le foto dello spettacolo sono di Antonio Parrinello

Ecco il programma natalizio di OFF TOPIC

Saranno ancora tantissimi gli eventi nel segno dell’aggregazione dell’hub culturale della Città di Torino nello spirito di OFF TOPIC, in programma per questo fine anno 2023.

Non è Natale a OFF TOPIC senza il Christmas Concert della Sweet Life Society Orchestra. Si tratta di una tradizione iniziata in via Pallavicino dodici anni fa, che ha reso lo Swing Circus natalizio di Torino il più magico di tutto l’anno, nonché uno degli eventi musicali natalizi più popolari in città.

Sabato 23 dicembre, sotto l’albero di Swing Circus, si potranno trovare e svelare tante sorprese per rendere ancora più magico il momento della pre vigilia, attraverso un viaggio unico lungo il tempo dove passato e presente si fondono in un irresistibile mix di musica elettronica, balli lindy hop e spettacoli circensi. Si tratta di un’esperienza che abbraccia gli amanti del vintage e i nottambuli del nightclubbing, creando un’atmosfera variegata, immortalata negli anni dagli scatti dell’iconico photo set.

Nato a Torino nel 2009 da un’idea di due producer sabaudi, The Sweet Life Society Swing Circus ha viaggiato attraverso Torino, Genova, Milano, Roma, Parma e Reggio Emilia, approdando fino a Madrid. In oltre dieci stagioni, il Circo ha accolto artisti e dj internazionali, affermandosi come un pilastro nel panorama del nightclubbing italiano.

“Bio Sweet Life” è il nome di un progetto che nasce nel 2008 dall’incontro di due produttori, Gabriele Concas e Matteo Marini. Dopo le prime sperimentazioni sonore ed esibizioni, ha trovato il suo naturale sfogo trasformandosi in una band con il coinvolgimento di nove musicisti sul palco, dando vita alla Sweet Life Orchestra, che può vantare oltre dieci anni di tournée internazionale nei più prestigiosi festival di Glastonbury, Eurosonic, Love Box, Wilderness, Latitude, Boom Town, Fusion, Love Lands, Paradiso Amsterdam. I due produttori uniscono nel loro stile unico il groove, melodie vintage, sonorità caraibiche con i beat del puro hip hop made in USA e la più poderosa bass music britannica, in un mix raffinato, elegante e sorprendente in cui la ricca sessione di fiati e la chitarra si fondono alla perfezione sulle basi costruite live con drum machine e sampler, il tutto accompagnato dalla voce esplosiva di Giulietta Passera e Moreno Turi aka Emenél.

OFF TOPIC è un hub culturale riconosciuto dal Comune di Torino come centro di protagonismo giovanile, che ha tra i suoi principi quelli di ideare, valorizzare, diffondere e connettere. Il Torino Youth Center, che ha progettato OFF TOPIC, è un’associazione di secondo livello che, attraverso una progettualità di rete, coordina il funzionamento delle attività e gli spazi di via Pallavicino 35, promuovendo corsi, workshop e conferenze, coworking, residenze artistiche, teatro, proiezioni, reading e eventi Off di rassegne cittadine e attività sociali e di promozione del territorio.

MARA MARTELLOTTA

“Overlap”. Arte e Scienza si incontrano per raccontare le migrazioni

Al “Teatro Bellarte” di Torino la presentazione del progetto. Venerdì 22 dicembre, ore 17,30

Il progetto, di rilievo internazionale, è di strettissima attualità. Nato nel 2019, “Overlap – Eventi tra arte e scienza su biodiversità e migrazione” è  realizzato dall’Associazione Culturale torinese – con sede a Sassari – “Senza Confini Di Pelle” che vede il coinvolgimento di artisti, scienziati e “richiedenti asilo”. “Overlap”, sovrapposizione (dall’inglese) o interazione, per l’appunto: sul piatto le possibilità di un gioco comune e di “particolari” conoscenze, anch’esse messe in comune, fra Arte e Scienza, sulla constatazione di base che “negli spostamenti fra Africa ed Europa, le migrazioni degli uccelli e le rotte delle persone migranti coincidono”. Ad illustrare i primi tre anni dell’iniziativa (2019 – 2021) sarà l’omonimo libro “Overlap” (Ed. “Senza Confini Di Pelle”, “Collana Icemura”, 2022), presentato  a Torino venerdì prossimo 22 dicembre (ore 19,30), al “Teatro Bellarte” di via Ludovico Bellardi 116, in collaborazione con il “Festival delle Migrazioni – Prgramma OFF”, ideato ed organizzato dalle Compagnie Teatrali “Almateatro”, “AMA Factory” e “Tedacà”. L’evento avrà carattere performativo, con esibizioni live, e proiezioni di videodanza e foto. Saranno presenti i due direttori artistici di “Senza Confini Di Pelle” e curatori del volume, Valentina Solinas e Dario La Stella, in dialogo con Maurizio Menicucci, per anni inviato speciale del telegiornale scientifico e tecnologico “Leonardo” di Rai3.

Ingresso libero, non è necessaria la prenotazione.

I workshop multidisciplinari residenziali, fulcro del progetto “Overlap”, si svolgono all’interno del Parco Nazionale dell’“Asinara”, in Sardegna. L’iniziativa pone in dialogo un gruppo di lavoro composto da artisti, studenti e docenti universitari di differenti discipline, quali danza, fotografia, arte visiva, urbanistica, antropologia, geografia, biologia, insieme a cittadini e “richiedenti asilo”. Ognuna di queste figure “mette a disposizione degli altri – sottolineano i responsabili del progetto – le proprie capacità e conoscenze per portare avanti la ricerca sui temi della migrazione, della biodiversità e della residenza, partendo dall’osservazione delle rotte migratorie compiute da esseri umani e uccelli, le quali sono sovrapponibili”. Con “Overlap”, arte e scienza si configurano dunque come le indissolubili lenti di lettura di un processo universale qual è la migrazione degli esseri viventi “attraverso confini tangibili o impalpabili”. Le attività compiute sull’isola dell’Asinara sono “lo strumento d’elezione della ricerca e i risultati vengono trasmessi al pubblico attraverso eventi performativi, espositivi e scientifici (mostre, spettacoli, conferenze) e la pubblicazione in questione”. La cui presentazione al torinese “Teatro Bellarte” sarà realizzata  da “Senza Confini Di Pelle” nell’ambito del progetto “Icemura” con il contributo di “Fondazione di Sardegna”, “Regione Sardegna”, e del “MIC – Direzione Generale Spettacolo” e la collaborazione di 23 partner.

A corredo della narrazione, il libro è arricchito di ben 106 immagini, contenuti multimediali video, videodanze, approfondimenti e fotografie, fruibili attraverso “QR CODE” e rappresenta la prima monografia della Collana “Icemura” che ha l’obiettivo specifico di produrre pubblicazioni scientifiche proposte in una veste artistica. L’opera è corale e si avvale del contributo di 14 autori afferenti alle “Università degli Studi” di Cagliari e di Sassari, alle Associazioni “Cult”, “MEDU– Medici per i Diritti Umani”, “Senza Confini Di Pelle”, “Tusitala” e all’“Ente Parco Nazionale dell’Asinara”, tutti partner del progetto.

g. m.

Per info: “Senza Confini Di Pelle”, corso Regio Parco 30, Torino; tel. 011/8391248 o www.senzaconfinidipelle.com

Nelle foto:

–       “Reflection”, 2022, Ph. Dario La Stella

–       “Overlap – Asinara”, Ph. SCDP

Lo Schiaccianoci al “Concordia”. Con il Balletto del Teatro dell’Opera della Romania

Teatro Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO)

Giovedì 21 dicembre, ore 21

 

 

 

Uno dei balletti più affascinanti della storia della danza classica “Lo Schiaccianoci” con il corpo di ballo del Teatro dell’Opera Nazionale della Romania. Per le sue caratteristiche di favola a lieto fine e per la vicenda pervasa da un’atmosfera fatata di festa, “Lo Schiaccianoci” è diventato un balletto che ammalia i bambini e incanta gli adulti.

La conclusione è segnata dal Valzer dei Fiori, dopo il quale Clara si ritroverà nella sua poltrona con il suo schiaccianoci in grembo, felice di questo sogno di Natale.

 

TRAMA

 

ATTO I

Durante la vigilia di Natale, agli inizi del XIX secolo, il sindaco indice una festa per i suoi amici e per i loro piccoli figli. Questi, in attesa dei regali e pieni di entusiasmo, stanno danzando quando arriva il signor Drosselmeyer, un amico di famiglia, che porta regali a tutti i bambini, intrattenendoli con giochi di prestigio, nonostante all’inizio incuta paura ai bambini. Egli ordina di far portare a casa alcuni giocattoli meccanici. Ad un gesto della sua bacchetta, tre pupazzi appaiono – uno Schiaccianoci, un Arlecchino, una bambola e un re dei topi. Alla sua prediletta, Clara, regala uno schiaccianoci a forma di soldatino che Fritz, il fratello della bambina, rompe per dispetto. Arrivano, così, alla festa anche i parenti, che si uniscono alla festa danzando. Clara, stanca per le danze della serata, dopo che gli invitati si ritirano, si addormenta sul letto e inizia a sognare. È mezzanotte, e tutto intorno a lei inizia a crescere: la sala, l’albero di Natale, i giocattoli… e soprattutto una miriade di topi che cercano di rubarle lo schiaccianoci. Clara tenta di cacciarli, quando lo Schiaccianoci si anima e partecipa alla battaglia con i soldatini di Fritz: alla fine, rimangono lui e il Re Topo, che lo mette in difficoltà. Clara, per salvare il suo Schiaccianoci, prende la sua ciabatta e la lancia addosso al Re Topo, distraendolo; Lo Schiaccianoci lo colpisce uccidendolo. Ed ecco che lo Schiaccianoci si trasforma in un Principe, e Clara lo segue, entrando in una foresta innevata. L’Atto si chiude con uno splendido Valzer dei Fiocchi di Neve.

 

ATTO II

I due giovani entrano nel Regno dei Dolci, dove al Palazzo li riceve la Fata Confetto, che si fa raccontare dallo Schiaccianoci tutte le sue avventure, e di come ha vinto la battaglia col Re Topo. Subito dopo, tutto il Palazzo si esibisce in una serie di danze che compongono il Divertissement più famoso e conosciuto delle musiche di Čajkovskij e che rendono famoso il balletto, culminando nel conosciutissimo Valzer dei Fiori. Dopo, il Principe e la Fata Confetto si esibiscono in un Pas de deux, dove nelle variazioni si può riconoscere il suono della celesta, strumento usato da Čajkovskij per la variazione della Fata Confetto. Il balletto si conclude con un ultimo Valzer, e il sogno finisce: una volta svegliata, Clara ripensa al suo magico sogno abbracciando il suo Schiaccianoci.

 

Giovedì 21 dicembre, ore 21

Lo Schiaccianoci

Musiche di P.I. Tchaikovsky

Coreografie: M. Petipa

Corpo di ballo: Balletto del Teatro dell’Opera Nazionale Rumena

Biglietti: intero da 38 a 48 euro, ridotto bambini e gruppi da 30 a 42 euro, visibilità ridotta 20 euro

Tutto esaurito per il Concerto di Natale dell’Orchestra RAI diretto da Fabio Luisi

In  programma venerdì 22 dicembre

 

Tutto esaurito per il Concerto di Natale dell’Orchestra RAI diretto da Fabio Luisi, venerdì 22 dicembre alle 20.30 all’Auditorium RAI “Arturo Toscanini” di Torino, con diretta su Radio 3 e in live streaming sul portale di RAI Cultura.

Sul podio il direttore emerito dell’Orchestra RAI Fabio Luisi, che ricopre importanti incarichi anche presso la Dallas Symphony Orchestra e la NHK Symphony Orchestra di Tokyo.

Per il Concerto di Natale che ha fatto registrare il tutto esaurito, Luisi ha proposto la scelta delle più celebri pagine del balletto, dal “Valzer dei fiocchi di neve” alla “Danza della Fata Confetto”, passando per il divertissement come le danze spagnola, araba, cinese e russa. L’idea per Lo Schiaccianoci rappresentato trionfalmente al teatro Mariinskij di San Pietroburgo con le coreografie di Marius Petipa e Lev Ivanov, fu suggerita a Čajkovskij da un racconto di Alexandre Dumas padre, intitolato “Histoire d’un casse-noisette”(Storia di uno schiaccianoci), che a sua volta riprende una fiaba di Hoffmann dal titolo “Nussknacker und Mausekönig”(Schiaccianoci e il Re dei Topi) pubblicata nel 1816. Il balletto conserva la medesima opposizione tra la sfera onirica e quella del reale che caratterizzava la favola. Si sa che Lo Schiaccianoci, insieme agli altri due titoli basati sulla musica di Čajkovskij, “La Bella addormentata “ e “Il lago dei cigni”, è uno dei punti d’arrivo del balletto romantico, che pochi anni dopo entrò in una crisi profonda. Perché questo passaggio avvenne proprio in Russia? Il balletto romantico, nato dalle culture francese e italiana a metà dell’Ottocento, aveva trovato in Parigi e Milano i suoi centri più vivi e produttivi; ma fu in Francia, più che in Italia, che si sviluppò quella tecnica aerea che ancora oggi regge la danza classica. L’Italia era divisa, impoverita, mentre a San Pietroburgo c’erano mille possibilità e i migliori coreografi parigini e le migliori ballerine italiane trovarono ospitalità al Mariinskij e nelle altre scene russe, compreso il Bols’oj di Mosca. Marius Petipa, marsigliese, divenne nella seconda metà dell’Ottocento il re del balletto in Russia, dove non esisteva praticamente nulla di originale. Grazie a lui si formarono le prime scuole e nacque l’amore per la danza che poi produsse i maggiori interpreti del Novecento.

Lo Schiaccianoci fu in primo luogo un balletto borghese, e non è da sottovalutare questa qualità perché sarà proprio questo tipo di racconto ad aprire spazi alle prime avanguardie moderate: se è vero che nell’anima di Clara-Maria c’è un sogno romantico con il consueto bel principe nel regno dei piaceri infantili, è altrettanto vero che Clara non ha alcuna chance di diventare regina o principessa. Resterà, finito il sogno, una brava ragazza della borghesia tedesca. Durante la vigilia di Natale, in casa del Stahlbaum, arriva un amico, il signor Drosselmeyer, carico di doni. Alla piccola Clara viene regalato uno schiaccianoci a forma di soldatino. Nei sogni della bambina sarà il principe azzurro, ma prima che scocchi l’ora del lieto fine ci saranno molte avventure da affrontare.

Due grandi valzer, quello dei Fiocchi di neve alla fine del primo atto e quello dei Fiori nel finale, racchiudono in modo ammirevole un classico del balletto il cui fascino intramontabile non ha mai smesso di far sognare grandi e piccini.

 

 

Auditorium Rai “Arturo Toscanini”, Piazza Rossaro, Torino

0118104996

 

Mara Martellotta

I vincitori del Premio Paliotto

 INDETTO DAL ROTARY CLUB TORINO DUOMO

Sabato 16 dicembre scorso si è tenuta la premiazione dei vincitori del Premio Letterario e Fotografico Nazionale “Il Paliotto”, organizzato dal Rotary Club Torino Duomo e giunto alla sua terza edizione.

Nella prestigiosa cornice della Sala Garden del Best Western Plus Executive Hotel and Suits di Torino, il patron del Premio, Marco Novara, e la Presidente del Rotary Club Torino Duomo, Rachele Gatto, hanno annunciato i nomi dei premiati nelle due categorie: fotografia e letteratura.

La giornata ha visto una nutrita e appassionata partecipazione sotto lo sguardo attento di una giuria d’eccezione che vanta nomi di spicco nel panorama artistico e culturale come Michelangelo De Biasio, il fotogiornalista Toni Spagone e il fotografo Angelo Fiore, Titti Gabella, l’autore, editore e noto personaggio televisivo l’architetto Angelo Garini, la giornalista e scrittrice Sabrina Gonzatto, il giornalista, regista e conduttore Giulio Gragna, la scrittrice ed editore Laura Graziano, la docente e scrittrice Elisabetta Piras e il giornalista e critico letterario di Tuttolibri Bruno Quaranta.

La Presidente del Rotary Club Torino Duomo ha aperto la giornata nella maniera tradizionale per il noto Rotary Club, con il suono della campana. A seguire, il patron Marco Novara ha condotto l’evento in un’atmosfera molto piacevole e spontanea che ha portato a una partecipazione sentita, con qualche commossa lacrima da parte dei vincitori.

Provenienti da tutta Italia, i premiati hanno avuto la possibilità di illustrare brevemente le loro opere letterarie e fotografiche, descrivendo l’ispirazione alla loro origine. Dopo l’elenco delle Menzioni d’onore della giuria, è arrivato il momento della premiazione dei vincitori. I premi sono stati offerti in collaborazione con la casa editrice Lisianthus Editore che ha messo in palio la pubblicazione per l’opera vincitrice assoluta nella sezione letteratura inedita, Mattarte di Raffaello Lucchese, che ha fornito pregiate opere di antiquariato, e Realy Easy Star che ha prodotto immagini fine art, tra le quali anche illustrazioni della Divina Commedia di Gustave Doré, per la categoria fotografia.

Ad aggiudicarsi il Primo Premio nella sezione fotografia è stato Gianluca Scardazza con “Silentium” che ha ottenuto anche il Premio Assoluto della categoria con la sua “Oltre le linee”. Nella letteratura edita ha vinto nella sezione libri per bambini, “Le avventure di Carlo il Tarlo” di Valeria Panero e Luca Reano, i quali si sono aggiudicati anche il premio assoluto nella categoria Letteratura Edita. Si è aggiudicato il primo posto nella categoria letteratura edita, sezione narrativa, “Le radici nell’acqua” di Vincenza Lorusso. “Con te ovunque andrai” di Iria Berardi è stata l’opera premiata nella categoria dei libri inediti per bambini, mentre Enrico Cabianca ha trionfato nella categoria narrativa inedita con il suo giallo ambientato a Torino, “La dea muta – delitti senza nome” che ha vinto anche il premio assoluto dedicato agli inediti, aggiudicandosi così la pubblicazione dell’opera con la casa editrice Lisianthus Editore.

La giornata si è conclusa tra gli applausi degli astanti e il suono della campana in perfetto accordo con la filosofia rotariana che anche quest’anno ha saputo offrire un evento di alta valenza culturale, unendo due arti compenetrate come la letteratura e la fotografia in un evento che speriamo di rivivere anche il prossimo anno.

Mara Martellotta