ilTorinese

Cento parchi e giardini coinvolti: il Festival del Verde apre con le “Api solitarie”

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Il programma completo del Festival del Verde sul sito www.festivalverde.it

Si è aperta ufficialmente ieri la seconda edizione del Festival del Verde che da lunedì 20 a domenica 26 maggio coinvolgerà più di cento tra parchi pubblici, giardini, orti urbani e musei in oltre 150 appuntamenti “green” per far conoscere il verde urbano di Torino e della sua area urbana.

L’inaugurazione simbolica del Festival si è tenuta  alla presenza dell’assessore alla cura del verde della Città di Torino e di Giustino Ballato, Presidente di Orticola del Piemonte, che, in coincidenza con il Bee Day, la giornata mondiale dedicata alle api, hanno installato un nido artificiale per api solitarie presso il Parco Europa di Cavoretto, vero e proprio “balcone verde” sulla città di Torino.

Il nido artificiale ospita 150 api solitarie, una specie particolarmente adatta agli ambienti urbani. Tra le più piccole al mondo, le api solitarie non producono miele ma sono importanti impollinatori e sono totalmente inoffensive nei confronti dell’uomo perché non hanno una regina da difendere. Sono pacifiche, nidificano le une a fianco delle altre senza problemi, rimangono vicine al posto dove nascono e sono attive a lungo (da maggio a settembre).

Il Festival proseguirà durante tutta la settimana con visite guidate negli spazi verdi più suggestivi, tour nell’agricoltura urbana, reading e presentazioni di libri, attività di volontariato, escursioni naturalistiche e molto altro ancora, interessando oltre Torino altri dieci comuni (Carignano, Collegno, Moncalieri, Nichelino, Pino Torinese, Rivalta di Torino, San Mauro Torinese, San Secondo di Pinerolo, Santena, Settimo Torinese) e andando a toccare anche Cuneo e la provincia di Asti. Numerosi gli appuntamenti in programma curati della Città di Torino.

 

TORINO CLICK

“Bugie vs Verità: sulla salute non si scherza!”

Venerdì 28 maggio alle ore 20 al Teatro San Giuseppe a Torino,

con Matteo Bassetti e Stefano Dinatale

Venerdì 28 maggio, alle ore 20, al Teatro San Giuseppe di via Andrea Doria 18 a Torino, si terrà l’evento “Bugie vs Verità: sulla salute non si scherza!”, dedicato alla corretta informazione in tema sanitario e alla lotta ai luoghi comuni che tanto male fanno alla nostra sanità nazionale e territoriale.

Organizzata dall’Associazione Nazionale Cuore e Rianimazione, la serata porterà all’attenzione del pubblico il confronto tra due medici in prima linea durante il lungo periodo pandemico che ha messo a dura prova il sistema sanitario.

Moderati da Marcello Segre, presidente dell’associazione Nazionale Cuore Rianimazione, intervengono il dott. Matteo Bassetti, Direttore Clinica Malattie Infettive Ospedale Policlinico San Martino di Genova e il dott. Stefano Dinatale, medico di famiglia. Il dialogo sarà scandito dagli argomenti affrontati nei libri di cui sono autori i due medici, “Pinocchi in camice” di Bassetti (ed. Piemme) e “Medico nostro” di Dinatale (self publishing).

Se Dinatale nel suo volume scandisce con dettaglio quasi giornalistico gli anni della pandemia e i principali temi relativi alla prevenzione in tutte le sue declinazioni, Bassetti ci porta per mano a conoscere tutti i pericoli che certa falsa medicina vende come elisir a malcapitati pazienti: dalla dieta miracolosa al ritocchino estetico prèt à porter, fino a riguardare con scrupolosa attenzione tutto ciò che negli anni di lockdown è stato propinato in materia di vaccini, di contagio, di prevenzione, da negazionisti o cittadini (e sedicenti scienziati) scettici.

Se sulla salute non si scherza, è giusto dare la parola a tutti? La presentazione dei due volumi sarà “l’incipit” perfetto per il talk che seguirà, “Bugie vs verità”.

A Bassetti e Dinatale, sul palco, moderati sempre da Segre, si aggiungeranno il dott. Michele Grio, primario di rianimazione dell’Ospedale di Rivoli, Stefano Tallia, presidente dell’ordine dei giornalisti del Piemonte e valle d’Aosta, Daniela Lanni giornalista de “La Stampa” e Rosanna Caraci, giornalista e scrittrice. Il tema su cui ci si confronterà sarà se, e come, l’informazione in materia sanitaria debba essere mediata e in che modo, se debba esistere una par condicio per cui tutti possono dire tutto o se, invece, non sia da tenere come unico e vero faro nella notte il dovere verso il cittadino, andando oltre il dover comunicare a tutti i costi ma, piuttosto, specie in emergenza, dare la priorità all’informazione che si basa su fonti verificate e su fatti incontrovertibili.

Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti con prenotazione “obbligatoria”: https://www.eventbrite.it/e/bugie-vs-verita-sulla-salute-non-si-scherza-tickets-886191321097?aff=oddtdtcreator

Miss Italia Piemonte riparte da Rivoli per la stagione 2024

Miss Italia Piemonte, dopo la vittoria della splendida piemontese Francesca Bergesio nel 2023, riparte, per la nuova stagione 2024, proprio dalla ridente cittadina di Rivoli che per la prima volta ospiterà la grande kermesse fortemente voluta dal territorio.

La manifestazione, a ingresso libero per il pubblico, si terrà sabato 25 maggio alle ore 21 nel piazzale Mafalda di Savoia, adiacente al castello di Rivoli. Le miss saranno già presenti nel pomeriggio per shootings fotografici tra alcune auto coupé esposte sul piazzale e per incontrare e salutare cittadini e visitatori. A partire dalle ore 14, grazie alla gentile collaborazione di alcuni collezionisti piemontesi, il piazzale ospiterà l’esposizione di alcune Fiat coupé in occasione del trentennale della nascita di questo modello. Le auto faranno da scenografia, insieme al monumentale castello e al panorama su Rivoli, alle foto con le candidate al titolo.

La serata inizierà alle ore 21 con l’apertura dello spettacolo, organizzato dal Consorzio Turismo Ovest di Rivoli e dall’esclusivista di Miss Italia Regione Piemonte Liguria e Valle d’Aosta Mirella Rocca, al terzo anno alla guida di Miss Italia, direttrice dell’Accademia Agenzia di Moda e Cinema Cdh Cinema District Hub di Torino.

Durante la serata sarà anche presente l’associazione Progetto Alice Contro la Violenza sulle donne che proporrà una performance di danza emozionale con la compagnia dei ragazzi del CDH. Per l’occasione la caffetteria del castello rimarrà aperta fino alle 23. La serata sarà presentata da Luca & Max di Poltronissima ed è attesa la Miss Italia 2023 Francesca Bergesio.

 

Mara Martellotta

Alzati! E fai sedere chi ne ha bisogno (e diritto)

La buona pratica di cedere il posto ai piu’ fragili e’ decisamente in via di estinzione.

Una volta lasciare il posto a sedere a chi ne aveva bisogno perche’ anziano o piu’ fragile era un automatismo, un insegnamento legato al buon senso o all’educazione civica impartita perlopiu’ dalle famiglie che si trasformava in un precetto interiore e quando si presentava l’occasione era un gesto che avveniva in maniera quasi istintiva. Attualmente questa regola e’ decisamente in via di estinzione considerato che sempre piu’ si assiste a situazioni in cui, negli autobus, nella metropolitana e persino nelle sale d’aspetto degli ospedali bisogna intervenire affinche’ il furbo di turno, preso dal suo cellulare o impegnato in una scena teatrale in cui fa finta di non vedere, si alzi.

Evidentemente il fatto che un anziano barcolli o che qualcun altro faccia fatica a stare in piedi magari perche’ ha anche le buste della spesa non e’ un movente sufficiente per guizzare dalla sedia e cedere il posto. Personalmente combatto questa battaglia tutte le settimane nella metro e mi e’ capitato di dover fare la mia parte anche in un reparto cardiologia di un ospedale dove un giovane accompagnatore di circa 30 anni, in ottima salute, non voleva scollarsi dalla sua sedia. Adoperarsi per aiutare chi ha bisogno, e talvolta il diritto al posto come visibile dalle apposite targhe apposte, non ha sempre un riscontro positivo e immediato, a volte, infatti, si e’ costretti a intraprendere una vera e propria battaglia fatta, se ci va bene, di sbuffi o occhiatacce, se invece incontriamo un professionista della maleducazione scatta la discussione. Puo’ succedere anche che i posti vengano presi dagli zaini, dalle giacche oppure occupati in maniera impropria da ragazzini chiassosi che hanno la necessita’ di mettere i piedi sul sedile di fronte al loro. Che disastro!

Non so cosa stia succedendo, anzi forse si puo’ intuire: c’e’ un vuoto educativo sempre piu’ grande accompagnato dalla, sempre piu’ utilizzata, legge del piu’ forte che trasforma la vilta’ in eroismo, l’incivilta’ in un modello di riferimento. Evidentemente le lezioni che venivano impartite dalla famiglia sulle buona educazione tempo fa ora non fanno piu’ parte del piano pedagogico, forse i genitori hanno meno tempo oppure nella scala delle priorita’ alcune dottrine hanno perso posizioni, di fatto c’e’ una mancanza preoccupante di garbo e di galateo. La scuola non puo’ prendersi tutta la responsabilita’, sebbene reinserire l’educazione civica come materia d’insegnamento sarebbe molto utile, la famiglia ha un ruolo determinante nella trasmissione di molti saperi, consuetudini e azioni, e’ detentrice di quelle regole che rappresentano il patrimonio della civilta’ e della buona convivenza.

Si dice che bisogna andare avanti, guardare al futuro e creare nuovi scenari, ma credo che ci sia bisogno di una occhiata verso un passato che ci voleva piu’ educati e rispettosi, probabilmente abbiamo frainteso il concetto di liberta’ con quello di prepotenza e prevaricazione e questa non e’ modernita’ e’ solo un insuccesso sociale.

“Ciarlatani”, il testo povero e inconcludente di Pablo Remòn

Silvio Orlando sino a domenica 26, sul palcoscenico del Carignano

Ad inizio di serata, a sipario rosso ancora chiuso, in una delle repliche, balza fuori la chiacchierata di Silvio Orlando che forse fa Silvio Orlando, oppure quella è già una parte del copione o soltanto forse una occasione un tantino subdola per ribadire “quanto ci fa piacere essere qui a Torino, in una città che ci accoglie sempre con simpatia, in questo bellissimo teatro che è il Carignano, davanti ad un pubblico preparato e competente. Ecco, adesso s’apre il sipario e andiamo a incominciare.” Dieci capitoli per quattro attori, il testo s’intitola nell’originalità “Los farsantes”, tradotto in italiano da Davide Carnevali con “Ciarlatani”, l’autore è il drammaturgo spagnolo Pablo Remòn, osannato in patria con premi prestigiosi, non ultimo il Lope de Vega per il Teatro, che per questa odierna fatica s’è caricato anche del ruolo di regista.

Poi il monologo della giovane Anna Velasco, un po’ trasandata ma tanto caruccia, che ha la malattia del palcoscenico a scorrerle dentro le vene, che aspira a grandi ruoli, che ha già frequentato produzioni di poco conto a sfornare opere classiche, che parla di Accademia e del Piccolo di Milano, che già stringe tra le mani il suo David di Donatello ma che intanto riempie la giornata con lavoretti fasulli e spettacolini per i più piccoli. Che coltiva un rapporto con il padre morto prematuramente, regista geniale negli anni Ottanta, ma probabilmente richiamato a sorreggere una vita di ragazza che altro non è se non un sogno, un sogno che ritorna, iperattivo e ingombrante. E poi Diego Fontana, un curriculum di film di successo, e di cassetta, pronto a soddisfare le mire e le voglie del proprio produttore che insegue la grande produzione internazionale e la star Veronica Del Rey che suoni propizia ai favori del pubblico: fino alla sveglia in un letto di ospedale, dopo aver visto la morte in faccia per quell’incidente d’aereo che ha il potere di sconvolgerti le idee e soprattutto l’esistenza. Risvegliarsi in quel letto bianco d’ospedale e scoprirsi un regista che vuole azzerare tutto quanto e tramutarsi in un autore d’essai, per una volta imporre la propria volontà all’alcolizzato produttore (avrà afferrato bene il concetto?) e fargli abbracciare l’ultima sceneggiatura di Eusebio Velasco.

Tanti piccoli, a volte impercettibili – nel senso che sono buttati in palcoscenico senza la più pura e necessaria costruzione, o se qualcosa sembra avere maggiore corpo poi non viene sfruttata, portata a compimento, avvolta da un senso che le dia vita vera – squarci pensa Remòn all’interno del proprio testo, surreale, pronto a inciampare, nebbioso, con il seme principale della fragilità, di modo che, quando vedi gli attori richiusi nella scena finale al di qua e al di là (d’obbligo la abbondante mescita di un assurdo barista kazako?) del bancone di un bar, in vena delle ultime confessioni e degli ultimi alleggerimenti del cuore, quando il cuore di Anna s’è acquietato con un “sto bene”, quando per un paio di concludenti (?) battute quello che hai visto sinora altro non sarebbe che il sogno venuto fuori dalla mente e dagli occhi di un cane (??), che cosa rimane allo spettatore? Sì, situazioni assurde che spingono inevitabilmente alla risata e spremono il divertimento della serata, le intromissioni degli attori chiamati con i loro nomi e cognomi, il bambino con il palloncino e Dorothy dalle trecce rosse del “Mago di Oz”, la scena di vele grigiastre, a trasudare leggerezza, inventata da Roberto Crea, la citazione della produzione Cardellino srl che ha dato vita al pasticciaccio giù giù sino alla direzione generale di Maria Laura Rondanini, le entrate e le uscita tra vita e finzione, i ricordi e i rimandi e gli sberleffi di quegli avvenimenti e di quelle esistenze che ruotano intorno al modo della celluloide e dei palcoscenici della penisola: ma hai la netta sensazione che dietro quegli accartocciamenti teatrali e quella fiumana di parole, non rimanga molto, che il fuoco delle buone intenzioni si smorzi con troppa facilità e troppo presto.

Non cercate insomma uno straccio di trame. Cercate un buon quartetto d’interpreti. C’è il viso sghembo e stralunato di Silvio Orlando a muoversi attraverso i tanti nonsense della serata, c’è il divertimento e la bravura senza se e senza ma di Francesco Brandi alle prese con l’oceano infinito dei plagi, c’è la sicurezza della giovane Blu Yoshimi che padroneggia il palcoscenico. C’è in ultimo – ma io direi, per come mi sono sentito a fine spettacolo (110’), soprattutto – la maestria e la bellezza nel vedere Francesca Botti trascorrere da un personaggio all’altra, davvero eccezionale sorpresa. Ma si ritorna al davvero poco di Remòn: e ti chiedi quanta trasandatezza e quanta inconcludente scrittura ci sia nel teatro di oggi.

Elio Rabbione

Uomo in arresto per evasione dai domiciliari

Il personale dell’UPGeSP della Questura di Torino ha arrestato un uomo di origini napoletane per evasione.

Sono circa le tre del pomeriggio quando la pattuglia, transitando in Corso Venezia, effettua dei controlli in una struttura abbandonata all’interno della quale trova un gruppo di soggetti intenti a parlare tra loro.

Tra essi un cittadino italiano di 36 anni, destinatario della misura di prevenzione del foglio di via obbligatorio con contestuale divieto di ritorno nel Comune di Torino fino all’anno 2026, è risultato esser sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari.

L’uomo è stato arrestato.

Campionato Nazionale estivo Nuoto Master

E’ l’evento più atteso dell’anno, quello che conclude la stagione agonistica e si trasforma in una festa per tutti i partecipanti.

 

Il Palazzo del Nuoto di via Filadelfia 89 è pronto ad accogliere da venerdì 24 a domenica 26 maggio 2024 gli atleti provenienti da ogni angolo d’Italia, per disputare il Campionato nazionale estivo master di nuoto Uisp organizzato dal Settore Nazionale Nuoto Uisp in collaborazione con il Settore Nuoto Uisp Piemonte.

 

La manifestazione sarà presentata in conferenza stampa riservata ai giornalisti: interverranno l’assessore allo Sport della Città di Torino, Domenico Carretta, la presidente  della UISP APS regionale e vicepresidente vicaria nazionale Patrizia Alfano, il responsabile nazionale delle attività natatorie UISP APS Marco Raspa e responsabile regionale delle attività natatorie UISP, Nunzio Di Stefano.

 

Il nutrito programma dell’evento si articolerà su numerose competizioni individuali e un totale di 230 staffette con oltre 1500 presenze gara.

 

Le regioni rappresentate sono: Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Molise, Puglia e Toscana, il Piemonte regione ospitante è la più numerosa con 400 atleti in rappresentanza di 12 società.

Tennis, Passaro vince il Piemonte Open delle ‘stelle’

Il perugino e attuale numero 133 del ranking mondiale Francesco Passaro ha vinto il Piemonte Open 175 che si è disputato sui campi in terra rossa del Circolo della Stampa Sporting. Il giocatore allenato da Roberto Tarpani ha avuto la meglio sul più quotato Lorenzo Musetti in due set (6/3, 7/5).

“Ho vissuto una settimana incredibile – ha sottolineato Passaro poco dopo aver alzato al cielo il trofeo -. Negli primi cinque mesi dell’anno ho avuto dei momenti difficili, ma per fortuna ne sono uscito. Da adesso in poi spero di dare continuità al mio tennis e raggiungere la classifica che merito. A Parigi sono fuori di poco dalle qualificazioni e spero in qualche defezione per poter entrare nel tabellone”

A Torino l’azzurro ha battuto dei tennisti come Galan, Ruusuvuori, Nakashima e in semifinale l’idolo di casa Lorenzo Sonego. La finale del doppio se la sono aggiudicata la coppia anglo-finlandese composta da Henry Patten e Harri Heliovaara che si sono imposti su Andreas Mies e Neal Skupski con un duplice 6/3.

 

Marco Aceto

TORINO CLICK

 

Domenica 19 maggio 2024 Circolo Sporting La Stampa Piemonte Open ATP Challenger Torino Finale Passaro – Musetti

Al Museo MIIT una personale dedicata allo scultore Fernando Delìa

 

 

Il Museo MIIT di Torino presenta la mostra antologica dedicata allo scultore Fernando Delìa, dal titolo “Artistico guazzabuglio”, in programma da sabato 25 maggio a domenica 2 giugno prossimi. L’inaugurazione sarà sabato 25 maggio alle ore 18.

Saranno in mostra una cinquantina di sue opere, tra sculture in terracotta, bronzo, altorilievi e pannelli.

Fernando Delìa era non solo a Torino, ma per tutti “l’avvocato scultore”. Il ricordo del museo MIIT e di Italia Arte, unitamente alla famiglia dell’artista e alla Fondazione Faro, a cui è dedicata la raccolta fondi organizzata in occasione dell’esposizione, intende omaggiare la figura di uomo e di creatore di sogni, di quegli “artistici guazzabugli”, come recita il titolo dell’esposizione, che lui amava comporre dapprima nella sua immaginazione e poi plasmando e modellando le crete con fare rapido e istintivo, come se si corresse il rischio che quei personaggi e quelle forme immaginate potessero svanire del tutto all’improvviso.

La genesi dell’opera, il suo essere concepita, pensata e poi realizzata descrive al meglio l’attività del maestro e la sua attenzione meditata al messaggio artistico, attraverso un procedimento che si sviluppa in seguito ad un fare immediato, istintivo, gestuale, nel modellare la materia e nel plasmare forme, volumi e idee.

L’arte di Fernando Delìa è un’arte quotidiana e intimista, caratterizzata fortemente da uno sguardo interiore e profondo sull’uomo, sulla sua storia e sul suo destino.

Nato a Trieste, fin da piccolo ha manifestato una spiccata attitudine per il disegno e la scultura, tanto da frequentare a Bologna privatamente anatomia artistica e tecnica del modellato. A Torino ha conseguito la laurea in Giurisprudenza e vi ha esercitato la professione forense. La prima mostra personale risale al 1975, presso la galleria della Conchiglia e, da allora, ha partecipato a diverse importanti mostre collettive a Roma, Milano e Torino. Ha organizzato mostre personali a Finalborgo e Saint Vincent e a Torino, tra le altre, presso la Società Promotrice di Belle Arti, il Piemonte Artistico, la Fondazione Fulvio Croce presso palazzo Capris, Villa Gualino e la Galleria Fogliato.

I personaggi immortalati da Delìa potrebbero essere i nostri vicini di casa o chi la casa non ce l’ha più, come “Gli sfrattati”, tristemente in cammino sulla scala di un’esistenza tra alti e bassi, lo sconosciuto osservato nel parco, seduto su una panchina a meditare sulla sua vita, il collega di lavoro frustrato e sommerso da scartoffie, il perenne insoddisfatto, l’annoiato.

Delìa osserva il mondo, le persone che incontra sul suo cammino, ne scandaglia pregi e difetti, caratteri, ne coglie l’essenza e la trasforma in maschere universali. La sua è una commedia dell’arte contemporanea, specchio di una società spesso confusa e disorientata, mascherata e ipocrita, che l’artista è capace a cogliere nelle espressioni, nelle pose, nei gesti, nella verità del momento, nell’anima dell’Essere.

La sua tecnica è volutamente quella del non finito, dell’abbozzato e sembra volerci comunicare che tutto è effimero e passeggero, che la vita può mutare all’improvviso, senza guardare in faccia nessuno, in uno scorrere degli anni vorticoso e affannato.

Il tempo nell’Opera di Delìa assume una valenza concettuale profonda e la realtà diventa istante vissuto, ma anche immagine dello spirito, in un moto interiore subitaneo, che passa rapidamente per lasciare spazio ad altri affanni o ad altre gioie.

Sarebbe errato definire l’arte di Delìa malinconica o solitaria, a volte abitata da incubi, come alcune sculture indubbiamente ci inducono a pensare.

“Verso il baratro”, “Davanti un’intera giornata da affrontare”, “L’attesa”, “La deposizione” narrano lo stato d’animo universale e condiviso in una società sospesa e ineluttabilmente condannata. Nelle sue creazioni non mancano, però, sfumature ironiche, divertenti, sarcastiche e argute, quasi una sorta di vignette storiche da gustare con gli amici, riconoscendo in un personaggio o in un altro qualche parente o conoscente.

La terracotta modellata da Delìa, come i bellissimi bronzi a cera persa, fanno rinascere ogni volta l’Uomo, plasmato da un Dio benevolmente, come noi, di carne e di spirito, consapevole di tutti i difetti e di tutta la piccolezza della nostra specie, ma anche capace di gesti e di atti eroici, sacrali, quotidiani e immortali.

Basti considerare le opere celebrative di Delìa, quali i busti dedicati a Bruno Caccia e a Fulvio Croce nell’atrio d’ingresso e nell’Aula Magna del Palazzo di Giustizia di Torino, o quello che ricorda il papa Emerito Benedetto XVI presso la casina Pio IV.

A volte in Delìa si accende anche la scintilla divina che riaccende la speranza in un futuro migliore come nelle opere “L’importante è non arrendersi’” e “Sogni di adolescente”, o nei ritratti affettuosi e palpitanti dei nipotini, mentre in altri lavori non manca mai il sorriso dolceamaro dell’artista, una firma che sancisce il destino di ognuno.

“Trovo difficile spiegare – affermava Fernando Delìa – come sia nato in me il desiderio di modellare e per quale motivo. È una necessità che ho sempre avuto e che non riesco a definire razionalmente. Posso cercare di spiegarlo guardando quello che più spesso è l’oggetto delle mie opere, cioè la figura umana, di preferenza il volto e le mani, nella quale non è il bello che mi attira, ma la caratterizzazione, forse la deformazione, mai la deformità.

Se questo è il mio motivo ricorrente posso ipotizzare che la mia “ricerca” sia quella di rappresentare, attraverso l’esasperazione dei lineamenti, il modo di essere, il vissuto, l’originalità di ciascuno di noi. Non penso che nella rappresentazione dei miei personaggi ci sia la cattiveria necessaria perché li si possa definire grotteschi. Forse c’è la semplice ironia, il divertimento triste di ridere di noi stessi. E ai miei personaggi mi affeziono, forse perché in fondo non fanno altro che rappresentarmi. Mi dicono che, secondo la psicoanalisi, sognare la casa significhi rappresentare la propria interiorità. Penso che la sensazione che provo quando riesco a chiudermi nel mio luogo dove mi fermo a modellare, il mio studio, sia la stessa. È il luogo dove ( a differenza di Machiavelli che, prima di prendere la penna in mano, si paludava da antico romano) riesco a spogliarmi di tutti i personaggi, le convenzioni, dietro le quali mi nascondo nella vita quotidiana. È come se quello spazio costituisse una prosecuzione immaginaria della mia persona. Uno spazio che, oltre che delle mie opere, ho riempito di vecchi ricordi e oggetti di affezione. Confesso che, forse, proprio per questo, aprire il mio studio a estranei un poco mi spaventa come farmi sorprendere scoperto nella mia intimità”.

MARA MARTELLOTTA

Italia Arte. Museo MIIT Corso Cairoli 4

Tel. 0118129776

Info@italiaarte.it

Apertura da martedì a sabato 15.30-19.30, domenica 26 maggio e domenica 2 giugno orario 15.30-19.30.

Lettura di pensieri di Fernando Delìa con Cristiana Voglino giovedì 30 maggio alle ore 18.