ilTorinese

Salis, Grimaldi: “Ilaria libera, Europa libera!”

Salis, Grimaldi (AVS): Chi ha votato Ilaria è stato la scorta civile che l’ha portata a casa. “Ilaria Salis è tornata libera, la polizia ungherese le ha tolto il braccialetto elettronico. È la notizia più bella di questa campagna elettorale straordinaria, in cui tutti e tutte coloro che hanno scritto il nome di Ilaria sulla scheda sono stati la guardia civile antifascista che l’ha protetta dalla repressione autoritaria. E ora, insieme, la scortiamo fino a casa e in Parlamento europeo. Ilaria libera, Europa libera!” – lo dichiara il Vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, Marco Grimaldi.

Forse per noia con un punteruolo spacca i vetri di sette auto

Servendosi di un cacciavite ha spaccato i finestrini di sette auto in sosta nei pressi della stazione di Chivasso. L’uomo di 28 anni, originario della Romania, è ora ai domiciliari. Sono stati i residenti svegliati dal rumore di vetri a chiamare i militari che hanno trovato l’uomo in stato di alterazione, che girava accanto alle macchine colpite. Le motivazioni sono sconosciute, forse per semplice “passatempo” e non per rubare negli abitacoli.

Inseguono armati di coltello due ragazzi per rapinarli

Personale del Commissariato di P.S. Barriera Milano ha tratto in arresto un 19enne di origini tunisine gravemente indiziato di rapina.

È mezzanotte quando la pattuglia, rientrando dal servizio, lungo corso Regio Parco viene raggiunta da due ragazzi che, inseguiti da due uomini che avevano cercato di rapinarli, chiedevano aiuto. I soggetti, alla vista della Polizia, scappano in direzione via Gottardo e gli agenti iniziano l’inseguimento.

Durante la fuga uno dei due individui lancia in terra un coltello, raccolto e sequestrato dai poliziotti, per poi darsi nuovamente alla fuga con il complice in via Bologna.

I due si dividono, ma uno dei due malfattori viene raggiunto pochi istanti dopo dagli operatori che lo traggono in arresto.

Colori per la casa e arredamenti: boom tra i torinesi

Informazione promozionale

Ci sono sicuramente molti interessi e impegni che quotidianamente contribuiscono ad animare la vita dei torinesi, tra questi scegliere i colori per la casa e il giusto arredamento.

La ricerca di nuove idee avviene su internet o presso un buon mobilificio Torino e in suggestivi negozi di arredamento.

Dedicarsi alla palette colori arredamento per rinnovare casa e decidere di che colore dipingere le pareti (o ridipingerle), in questa attuale stagione, sembra avere la meglio su tantissime altre “attività” tra i cittadini di Torino!

Questo fenomeno, che sta vivendo un vero e proprio boom, non è solo una moda passeggera, ma un’espressione del desiderio di personalità e il ritorno del “calore del focolare di casa” in un mondo sempre più frenetico.

L’influenza dello stile torinese per i colori per la casa

Lo stile torinese, noto per la sua eleganza e la sua raffinatezza, ha un’influenza significativa sulle scelte cromatiche degli abitanti della città. L’architettura storica e i palazzi signorili di Torino, con i loro interni spesso ricchi di dettagli e decorazioni, offrono una fonte inesauribile di ispirazione.

I torinesi amano riprendere questi elementi tradizionali e reinterpretarli in chiave moderna, creando così ambienti che fondono passato e presente.

Un esempio emblematico è l’uso del blu Savoia, un colore che richiama la storia della città e della dinastia sabauda. Questa preferenza di tintura, è spesso utilizzata per colorare pareti casa e complementi d’arredo, conferendo così un tocco di nobiltà “sabauda” negli ambienti domestici.

Palette colori arredamento: le tendenze cromatiche del momento

Il colore ha un impatto significativo sulla nostra vita quotidiana. È scientificamente provato che i colori per la casa influenzano il nostro umore, la nostra produttività e persino la nostra salute.

Non c’è da sorprendersi, quindi, se attualmente sempre più torinesi sono attenti agli abbinamenti colori arredamento per i loro spazi abitativi.

La scelta dei colori non si limita più a semplici preferenze personali, ma diventa una questione di benessere e di equilibrio emotivo.

Tra le tendenze cromatiche più in voga a Torino, per le idee colore pareti casa, troviamo una predilezione per i toni neutri e naturali.

Questi colori, come il beige, il grigio e il bianco sporco, sono apprezzati per la loro capacità di creare ambienti sereni e raffinati.

Tuttavia, non mancano “tocchi di colore più vivaci”, come il verde salvia, il blu petrolio e Savoia (come già anticipato) e il terracotta, che vengono utilizzati per dare personalità e carattere agli ambienti.

Gli esperti di interior design sottolineano l’importanza di bilanciare i toni neutri con accenti di colore.

Ad esempio, una parete grigia può essere vivacizzata con cuscini colorati, opere d’arte o tappeti che introducono sfumature più audaci. Questo equilibrio cromatico è fondamentale per creare un ambiente domestico armonioso e piacevole da vivere.

L’arredamento e i colori per le pareti di casa come espressione di sé

Accanto alla scelta dei colori casa, l’arredamento gioca un ruolo cruciale.

I “cittadini sabaudi”, in questo periodo di fine primavera e inizio estate, mostrano una crescente attenzione per i mobili di design e per gli oggetti d’arredo unici, spesso realizzati da artigiani locali. Questo interesse per il design e per l’artigianato riflette una volontà di distinguersi e di creare spazi che rispecchino la propria personalità.

L’arredamento sostenibile è un’altra tendenza in crescita, si scelgono mobili realizzati con materiali eco-compatibili e tecniche di produzione sostenibili. Questa scelta non solo contribuisce alla salvaguardia dell’ambiente, ma rappresenta anche un valore aggiunto per la casa, conferendole un tocco di autenticità e di rispetto per la natura.

I colori per le pareti di casa rappresentano un potente mezzo di espressione personale, permettendo di trasformare gli spazi abitativi in riflessi autentici della propria identità e delle proprie emozioni.

La scelta di tonalità specifiche può trasmettere serenità, energia o calore, influenzando il benessere quotidiano.

I colori interni casa su toni caldi come il giallo e l’arancione possono evocare sensazioni di allegria e vitalità, mentre una colorazione interni casa più fredda come il verde favorisce la calma e la tranquillità.

La personalizzazione cromatica delle pareti non solo migliora l’estetica degli ambienti, ma crea anche un’atmosfera unica che racconta la storia e la personalità di chi vi abita.

Scegliere i colori per le pareti di casa e psicologia

Come scegliere il colore delle pareti dalla propria casa?

Scegliere i colori delle pareti di casa, è un atto fondamentale, si come considerare l’impatto psicologico che questi possono avere sul nostro benessere. La “colorazione interni casa colori“, infatti, non è solo una questione estetica, ma influenza profondamente il nostro stato d’animo e la nostra energia quotidiana.

  • Per chi cerca tranquillità e rilassamento, il verde è una scelta eccellente. Associato alla natura, il verde ha un effetto calmante e rigenerante, rendendolo ideale per camere da letto e spazi dedicati al relax.

  • Il blu, anch’esso noto per le sue proprietà calmanti, è perfetto per ambienti dove si desidera promuovere la concentrazione e la serenità, come studi e uffici domestici. Per chi desidera stimolare l’energia e la creatività, i toni caldi come il giallo e l’arancione sono ideali. Il giallo, in particolare, se utilizzato come colore casa interni, è noto per aumentare la felicità e la motivazione, rendendolo adatto a cucine e spazi di lavoro creativi.

  • Infine, il rosso, sebbene stimolante e passionale, va usato con parsimonia, preferibilmente come accento, per evitare sensazioni di eccessiva agitazione. Un altro colore da considerare è il viola, che combina la stabilità del blu e l’energia del rosso, risultando perfetto per creare ambienti che favoriscono la meditazione e l’ispirazione artistica.

L’estate si preannuncia sempre più concentrata sull’attività di rinnovare i colori per la casa e i mobili, offrendo l’opportunità di trasformare gli spazi abitativi in rifugi personali che riflettono al meglio il nostro stato d’animo e le nostre esigenze quotidiane.

Sarà estate “su di giri” a “Camera”

Negli spazi di via delle Rosine, a Torino, due grandi mostre dedicate all’americana Bourke-White e al bresciano Paolo Novelli

14 giugno/6 ottobre e 14 giugno/21 luglio

Due mostre “da lode”. Entrambe prendono il via giovedì 14 giugno. La prima é una retrospettiva che raccoglie 150 immagini della prima fotografa di “Life”, l’americana Margaret Bourke-White che si protrarrà fino a domenica 6 ottobre; la seconda è invece una personale che riunisce una selezione di opere di Paolo Novelli, che si concluderà domenica 21 luglio prossimo.

A cura di Monica Poggi, la rassegna dedicata a Margaret Bourke-White arriva nelle sale di “Camera” dopo il successo delle mostre dedicate ad altre due grandissime “signore” e “pioniere” della fotografia del Novecento, Eve Arnold e Dorothea Lange, alla cui altissima qualità operativa, ben s’affiancano gli scatti di Bourke-White (New York, 1904 – Stamford, 1971), capaci di raccontare la “complessa esperienza umana” sulle pagine delle più importanti riviste dell’epoca, superando con convinta determinazione tutte le barriere ed i confini di genere. L’artista, newyorkese del Bronx, fu la prima fotografa straniera ad ottenere il permesso di scattare foto in URSS e la prima donna fotografa a lavorare per il settimanale “Life”. La sua carriera professionale inizia nel 1927, con scatti “a tema industriale: “l’industria– affermava – è il vero luogo dell’arte … i ponti, le navi, le officine hanno una bellezza inconscia e riflettono lo spirito del momento”. All’orizzonte, erano ormai palesi i nefasti segnali della “Grande Depressione” e anche Margaret con il futuro marito, lo scrittore Erskine Caldwell, intraprende un viaggio “letterario – fotografico”, di appassionata ricerca e documentazione sociale, nel Sud, che la portò alla pubblicazione del libro “You Have Seen Their Faces”. Anno fatale, il 1936. Il 23 novembre di quell’anno, il primo numero della rivista “Life” utilizzò una sua foto per la cover, uno scatto dei lavori finiti (grazie al New Deal) della diga di Fort Peck, Montana. Un’immagine che fece il giro del mondo di cui troviamo preziosa testimonianza a “Camera”.

Immagine emblematica della modernità di una resa fotografica in bianco e nero dove appare forte l’attrazione per una certa “pittura cubista” – la sovrapposizione dei piani, le ben definite geometrie astratte, così come la “riduzione dell’immagine compositiva da tridimensionale a bidimensionale” – non meno che per narrati di forte suggestione “onirico-metafisica” trainati nel tempo, fino agli anni Cinquanta, da basilari cifre astratte che la porteranno anche a tentare, con notevole successo, interessanti esperimenti di “fotografia aerea” sempre composti nel matematico rigore delle forme. Tanti i reportages per “Life”: dalla seconda Guerra Mondiale all’assedio di Mosca, dalla guerra in Corea alle rivolte sudafricane. Fu in Russia nel ’41, quando venne invasa dai nazisti e, grazie (pare) all’intervento di Roosevelt, scattò il primo ritratto (non ufficiale, ma l’unico per molti anni) di Stalin, con circolazione autorizzata al di fuori dell’URSS. Fotoreporter, a seguito dell’esercito americano, documentò anche l’entrata delle truppe statunitensi a Berlino e gli orrori di Buchenwald. Il tragico stop nel ’53, quando, all’età di soli 49 anni, venne colpita dal “morbo di Parkinson”. Anni di fatica, di coraggio e dolore, in cui prevalentemente si dedicò a scrivere la sua autobiografia “Portrait of Myself”, pubblicata nel 1963. Fino alla morte, dopo una caduta nella sua casa di Darien (Connecticut), all’età di soli 67 anni.

Fino a domenica 21 luglio, la “Project Room” di “Camera” ospiterà invece, sotto la curatela del direttore artistico del Centro, Walter Guadagnini“Il giorno dopo la notte”, personale di Paolo Novelli (classe ’76), fra i più noti esponenti della fotografia contemporanea di ricerca, “filosoficamente” legato al tema assai praticato dell’“incomunicabilità”. La mostra riunisce due cicli di lavori del fotografo bresciano (“La notte non basta” e “Il giorno non basta”) realizzati fra il 2011 ed il 2018, in “analogico” in un rigoroso bianco e nero. Unico il soggetto: le “finestre”, fissate al chiarore del giorno o al chiaro di luna, “attrici” di per sé assai poco seducenti sulle facciate di edifici, a far da “quinta”, ancor meno seducenti. Il primo ciclo presenta uno scorrere di “notturni”, dove le finestre (coperte da persiane chiuse) fanno capolino dal buio “dialogando con la luce dei lampioni”; il secondo si concentra sulla luce diurna che tocca le sagome geometriche delle finestre “murate”, forme astratte, minimali, sulla superficie dell’edificio. A dominare è proprio il senso dell’“incomunicabilità”, dell’assenza di afflati umani e dell’inefficienza del giorno e della notte. Entrambi fuori gioco, “in un morandiano affondo misterico”, nell’imprimere una svolta alle “magagne” quotidiane.

Gianni Milani

Margaret Bourke-White e Paolo Novelli

“CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia”, via delle Rosine 18, Torino; tel. 011/0881150 o www.camera.to

Dal 14 giugno al 6 ottobre

Orari: lun. – dom. 11/19; giov. 11/21

Nelle foto: Margaret Bourke-White “Fort Peck Dam”, 1936 e “Douglas Four Over Manhattan”, 1939; Paolo Novelli “Days n. 3”, 2018 e “Study n. 2”, 2011

La Banca del sangue della Città della Salute in una mostra fotografica

Da mercoledì 12 giugno una mostra fotografica sulla Banca del Sangue e Immunoematologia della Città della Salute di Torino, presso il COES dell’ospedale Molinette. Si tratta di un vero e proprio percorso della donazione del sangue immortalato in una trentina di scatti. Una mostra organizzata per far vedere cosa succede nei numerosi passaggi “dietro le quinte” per poter trasfondere un paziente. Sono foto che nella maggior parte dei casi non contengono volti, ma sono le mani che compaiono come testimoni di quanto donato e del lavoro svolto. Si parte dalla donazione passando per i test, la produzione dell’emicomponente e la sua trasfusione ad un paziente. Le mani sono anonime come i donatori e chi lavora per la trasfusione. Particolarmente significativa la foto nella quale due mani reggono una donazione come se fosse un bambino. Una mostra per sensibilizzare alla donazione di sangue e plasma. In Piemonte nel 2023 la popolazione registrata di donatori di sangue è di circa 120.000 donatori. Nel 2023 i nuovi donatori sono stati 18.000 ed i donatori periodici (intendendo quelli che avevano donato almeno una volta negli ultimi 5 anni) sono stati 52.000. Al Centro di Produzione e Validazione Emocomponenti della Città della Salute di Torino arrivano le donazioni raccolte dai SIMT (servizi trasfusionali) dell’area torinese e dalle Unità di Raccolta dell’AVIS e della FIDAS e dai donatori associati a queste ed altre organizzazioni. Nel 2023 in Piemonte sono state raccolte quasi 240.000 donazioni, dalle quali sono stati prodotti più di 450.000 emocomponenti. Nel CPVE (Centro produzione e validazione emocomponenti) della Banca del Sangue (diretta dal dottor Marco Lorenzi) sono stati prodotti 255.000 emocomponenti in parte usati per la produzione di farmaci salvavita (ad esempio Immunoglobuline) ed in parte utilizzati principalmente dai SIMT della provincia di Torino (Città della Salute, Città di Torino, Ivrea, Pinerolo, San Luigi di Orbassano) e da cliniche ed ospedali collegati. Gli emocomponenti vanno a pazienti oncoematologici, per interventi chirurgici, traumi, pazienti con anemie croniche come ad esempio i talassemici, per i trapianti di organo. C’è un paziente che ha trasfuso nella sua vita quasi 2000 unità. E un paziente per cui in un giorno, quest’anno, sono state distribuite in poche ore 160 unità. Ma i donatori stanno diventando anziani (il 70% dei donatori piemontesi ha più di 36 anni), c’è bisogno di giovani donatori. E non solo di globuli rossi, ma anche di plasma. Tante persone sono coinvolte in questa filiera anche se non si conosceranno mai. Tutto parte da un donatore ed una donazione che passa di mano in mano fino ad una persona che ne ha bisogno.

BTT moves al teatro Astra con il coreografo spagnolo José Reches

Secondo appuntamento con la stagione

 

Venerdì 14 giugno il palcoscenico del teatro Astra ospiterà una serata d’autore dedicata al coreografo spagnolo José Reches.

Tre i titoli firmati da Reches e portati in scena dal Balletto Teatro di Torino insieme alla giovanissima compagnia spagnola Larreal del Real Conservatorio de Danza Mariemma ei Madrid.

Il primo titolo, in programma venerdì 14 giugno alle 21, è quello di Galea per un’idea e la coreografia di José Reches, in collaborazione con il Festival di Acqui Piemonte.

‘Galea è un lavoro di gruppo basato su uno schema di ripetizioni di braccia e gambe, che si complica in termini di ritmo, spazio e movimento. Ispirato ad un’antica condanna, con uomini destinati a remare, una forma di schiavitù che privava la libertà di ogni sorta. Remavano insieme, in modo che la fatica fosse minore. Uno di loro teneva il ritmo con il tamburello o con la voce, monotonia incessante’.

Il secondo balletto, portato in scena dal Balletto Teatro di Torino, sempre per la coreografia di José Reches, si intona “Respira”. Il respiro è la funzione stessa della vita, fluttua con noi a seconda dei nostri stati d’animo, dall’inquietudine e irrequietezza dei respiri brevi, come se vivessimo a metà, a quelli più profondi, dove prendiamo coscienza del nostro corpo e trovano equilibrio le nostre emozioni.

Questo incontro unisce lo stato generale del corpo, la consapevolezza delle possibilità di movimento, il rapporto con l’ambiente, l’ascolto del proprio respiro, quello degli altri e del gruppo. Questi i segni identitari di ‘Respira’.

Sempre sul palcoscenico del teatro Astra la compagnia Larreal metterà in scena il balletto intitolato “Physical colors”, che nasce dall’idea di lavorare con i colori e il loro significato. I colori hanno da sempre un’importante influenza sul nostro stato fisico, mentale e spirituale. Alcuni sono stimolanti, altri conferiscono calma e quiete, talvolta possono esprimere malinconia. Ogni colore che percepiamo attraverso la vista e, in alcuni casi, attraverso la pelle, possiede lunghezze d’onda diverse, vibrazioni che si distinguono dagli altri. Partendo dalla libera scelta del proprio colore, i danzatori/performer esploreranno le diverse personalità, le emozioni che scaturiscono, indagando diverse qualità di movimento.

Bianco e nero, gli eterni opposti di vita e morte, tutto e niente, luce e buio.

Viola la spiritualità intrinseca, blu la pace interiore, la tranquillità, arancione la forza vitale. Come in un caleidoscopio, la ricerca emerge nel contatto reciproco dei corpi e nella consapevolezza del movimento del colore sulla pelle.

È possibile prenotare i biglietti scrivendo alla mail bttmoves@gmail.com o chiamando al numero 0114730189 oppure acquistandoli un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.

MARA MARTELLOTTA

‘Musica Regina in Villa’ a villa della Regina

A cura del maestro Francesco Mazzonetto

Da mercoledì 12 giugno per concludersi domenica 23 giugno, con pausa giovedì 20 giugno si terrà la terza edizione dell’International Music Festival, Musica Regina in Villa, a cura del maestro Francesco Mazzonetto, a Villa della Regina

Si tratta di un programma incredibile che spazia tra tempo e stili, con la partecipazione di moltissimi artisti per due settimane di musica da vivere insieme.

Internazionale Music Festival viene ospitato dall’associazione Amici di Villa della Regina negli splendidi ambienti della residenza sabauda che sorge nel verde della collina torinese. Connessioni tra diverse forme di arte, in primis la musica, la recitazione, il cinema, connessioni tra persone. Tra il 12 e il 23 giugno prossimi un totale di 21 artisti internazionali calcherà la scena del Festival, sotto la direzione artistica per il terzo anno consecutivo di Francesco Mazzonetto, ideatore dell’iniziativa che sarà a sua volta parte attiva nel ricco cartellone del Festival.

“Oltre l’importante aspetto performative, il Musica Regina in Villa International Music Festival vuol fare riscoprire, attraverso la grande musica, lo spirito aggregativo e comunitario del recital musicale. Sin dalla prima edizione, il mio obiettivo è quello di favorire la costruzione di connessioni durature tra gli artisti – commenta Mazzonetto – agevolando lo scambio di idee e di visioni sulle diverse espressioni musicali e artistiche, accrescendo così, di anno in anno, il numero di artisti presenti a Villa della Regina, un luogo di estrema meraviglia architettonica e naturale, che è stato decretato patrimonio dell’Unesco. Uno degli obiettivi del Festival è anche quello di diffondere la conoscenza degli eleganti ambienti interni e dei magnifici giardini della Villa”.

L’ingresso è libero fino a esaurimento posti previo acquisto del biglietto all’ingresso.

Mara Martellotta

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Evento  in collaborazione con:

 

Poveri attori e povera storia nelle mani del regista burattinaio

Arriva da Cannes “Kinds of Kindness”, ultimo film di Yorgos Lanthimos

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Tre capitoli, “una favola” in tre atti come nel teatro d’altri tempi, affatto legati tra di loro ma sfacciatamente disgiunti (potremmo metterli sotto le bandiere di lavoro, amore, religione), salvo questo impercettibile mister R.M.F. che vi circola a suon d’apparizioni come insignificante tassello. Per un Yorgos Lanthimos uscito carico di lodi e di premi per il recente “Povere creature!”, oggi soltanto affetto da pretenziosità e insulsaggine per questo “Kinds of Kindness” (scritto con Efthymis Filippou, già suo collaboratore) presentato a Cannes in mezzo a giudizi mai così contrastanti. Ovvero fa di tutto (malamente) il regista per azzerare la sterzata del suo cinema, per abbandonare i lineari discorsi di ritratti femminili, di emancipazione e di sfrenato femminismo, di favorite e di Bella Baxter, ritratti che lo hanno fatto amare, per ricacciarsi – come in non pochi esempi di un percorso legato a miti e rivisitazione del suo paese natale, l’Ellade antica – in sbiaditi racconti filosofeggianti che alla fine navigano nella più piatta aridità.

Capitolo primo, “La morte di R.M.F.”, l’impiegatuccio Robert è vittima dei soprusi del proprio capo, un signor Raymond di radici mefistofeliche, che gli dice quando mettere i calzini e quando no, che gli fissa al cronometro l’orario riguardante gli amplessi coniugali (la coniuge, manco a dirlo, gliel’ha scelta lui), che gli intima la lettura di “Anna Karenina”, premiandolo con strani regali, come una racchetta rotta dalla rabbia irrefrenabile di McEnroe o l’ultimo casco di Senna. Il povero Robert ad un certo punto dice basta, l’ultimo ordine non lo può eseguire: è quello di far fuori in un incidente d’auto un povero cristo. Rifiuto, addio regali e vita agiata, lontano da un paradiso terrestre del nuovo millennio. Sempre che Robert non decida di riacquistare i privilegi del passato. Capitolo due, “R.M.F. vola”, Daniel è un poliziotto, la cui moglie Liz è stata data per dispersa in mare. All’apparizione improvvisa della donna, ecco che il consorte inizia a nutrire dubbi (perché se ha sempre rifiutato il cioccolato, adesso lo divora? perché quelle scarpe un tempo perfette adesso le vanno strette?) e prende a pretendere da lei sacrifici, come l’amputazione di un pollice e di servirglielo con tanto di soffritto e cavolfiori o, maggiormente, una bella padellata del suo fegato, fatto il che la poveretta manco a dirlo va diritta all’altro mondo. Salvo l’apparizione della legittima lei. Capitolo tre, “R.M.F. mangia un sandwich”, Andrew e Emily fanno parte di una setta e vanno alla ricerca di un nuovo capo che sappia resuscitare i morti. Lo troveranno in Ruth, che portata davanti al cadavere di R.M.F. saprà risvegliarlo. Ballo finale di Emily e R.M.F. davanti a un chiosco a rifocillarsi, mentre un dio o un destino saranno capaci di capovolgere ogni cosa, vittima la povera Ruth.

Gli attori (Emma Stone, Jesse Plemons – palmarès quale migliore attore: ma quanto era più convincente nel “Potere del cane” di Jane Campion -, Willem Dafoe e Margaret Qualley) si intrecciano in ruoli diversi nei tre momenti, soltanto fantocci malati di anonimato nelle mani del burattinaio Lanthimos, in un abbozzo di episodietti che non lasciano alcun segno privi come sono di contenuto, conditi semmai sino alla noia da una colonna sonora fatta di cupe strimpellature al piano e di gorgheggi gregoriani: il quale Lanthimos vuole stigmatizzare il perbenismo e le trasgressioni della società odierna? vuole dirci quanto sia importante in ognuno di noi la personale affermazione, lo sgusciar via dalle leggi che il mondo di oggi ci impone? intende mettere su di un piedistallo lo humour nero troppo spesso bistrattato o sdoganare montagne di attività sessuali divenute davvero stucchevoli? gioca con un colore intervallato da un bianco e nero di cui non si sente poi la eccessiva necessità, soltanto espedienti già saggiati per movimentare? Etichettare “Kinds of Kindness” come surreale o allegramente paradossale, assurdamente stravagante, significa dargli delle etichette che non ha (o che non merita neppure), c’è unicamente il desiderio di shockare, di affidarsi a certi brandelli macabri da film di serie B, di giocare con un grand guignol da quattro soldi, di autocompiacersi non sapendo bene dove si voglia andare a parare. Anche nel ridicolo.