Il cantautore al lavoro con la band nei locali dell’Accademia di Musica Moderna ‘La Ritmika’ di Piazza Che Guevara.
Al via il tour estivo di Danilo Amerio. Dopo l’exploit a ‘The Voice Senior’ con Antonella Clerici su Raiuno nel team di Gigi D’Alessio’, il cantautore e autore astigiano riparte per una serie di concerti nelle più belle località estive italiane.
Prima tappa il 7 luglio a San Bartolomeo al Mare (IM) alle 21.00 in Piazza Torre Santa Maria all’interno del ‘M&T Festival’.Per prepararsi al meglio all’appuntamento con il live, sino a fine giugno l’artista ha scelto Collegno quale location per le prove con i musicisti, al fine di affinare al meglio ogni singola canzone in ogni suo dettaglio. Sede designata i locali dell’Accademia di Musica Moderna ‘La Ritmika’ in Piazza Che Guevara 13.
“Sono particolarmente contento di essere qui, in questo luogo fondato da Gianni Branca, mio storico batterista scomparso innamorato del ritmo della vita prematuramente nel 2014 che ha accompagnato in carriera anche molti altri illustri colleghi, fra i tanti Paola e Chiara, Fiordaliso e Teresa De Sio. Ho anche avuto modo di visitare i ‘Giardini Gianni Branca’ a lui intitolati proprio dietro la scuola di batteria, fatto che mi ha particolarmente commosso”, racconta Danilo Amerio.
In scaletta, oltre al nuovo singolo ‘E ci siamo noi’ scritto con Alfia Bevilacqua e attualmente in rotazione radiofonica, anche i successi portati in gara dal 1992 al 1995 al Festival di Sanremo con Pippo Baudo e quelli firmati e prodotti per artisti quali Raf, Marco Masini, Umberto Tozzi, Aleandro Baldi, Jovanotti, Mia Martini, Fiordaliso, Mietta, Little Tony, Anna Oxa (sua ‘Donna con te’), Giorgio Faletti, Dik Dik, Adriano Celentano e molti altri.
Con lui Olga Kazelko (tastiere e sequenze), Luca Marchesin (chitarre acustiche ed elettriche), Gualtiero Marangoni (basso), Alex Nicoli (batteria), Susy Amerio e Fabrizio Rizzolo (cori) eSimone Lampedone (fonica).
Il tour è prodotto da Paolo Fazio per ‘Ipa Spettacoli’, l’allestimento è curato da ‘MA Show Solutions’. “Riabbracciare il pubblico è un po’ come avere il sole in tasca – chiosa Danilo Amerio – Sanremo 2025? Se a chiamare fosse il Capitano Carlo Conti, a rispondere con un “Sì” siamo sempre pronti!”.
Ci siamo, il museo che mancava a Torino aprirà il 26 giugno prossimo, infatti inaugura CHOCO Story, MUSEO DEL CIOCCOLATO E DEL GIANDUJA.
Per un bel progetto nato dalla collaborazione tra Francesco Ciocatto, proprietario della storica Pasticceria Pfatisch di Torino, ed Eddy Van Belle, imprenditore belga creatore del marchio del cioccolato Belcolade dell’azienda di famiglia Puratos, nasce Choco Story Torino.
I musei Choco Story, creati da Eddy Van Belle, sono già presenti in Belgio, Francia, Repubblica Ceca, Libano e Messico. Choco Story Torino è il Museo del Cioccolato e del Gianduja, e sta per aprire le sue porte in un punto non casuale della città: Via Paolo Sacchi 38, in quelli che originariamente erano i grandi laboratori sotterranei di Pfatisch.
Del resto quale città meglio che la capitale Sabauda poteva ospitare un museo che racconta la storia del cioccolato e fa rivivere la sua storia, le origini, la lavorazione, e le esperienze sensoriali collegate?
Nel 1678 Madama Reale Giovanna Battista di Savoia Nemours, madre di Vittorio Amedeo II, rilasciò la prima licenza a Giovanni Antonio Ari per commercializzare la bevanda al cioccolato. Per oltre un secolo la cioccolata quindi era solo consumata in forma di bevanda. Poi, a inizio ‘800, Paul Caffarel creò il primo impasto solido di cioccolato, a cui seguì la creazione della pasta Gianduja con l’unione della Nocciola Tonda Gentile delle Langhe e a metà secolo la conseguente creazione del tipico cioccolatino per mano di Michele Prochet in società con Caffarel. E ancora la nascita di luoghi significativi come i caffè storici di Torino, in cui la cioccolata in tazza, o il Bicerìn tanto amato da Cavour: il cioccolato era ormai entrato nel cuore dei torinesi.
Questo museo si estende in un percorso ideato per intrattenere visitatori di ogni età .La visita consente di esplorare le origini della coltivazione del cacao, le prime ricette dei Maya e degli Aztechi, l’importazione in Europa e la nascita della grande tradizione artigianale a Torino e in Piemonte. Oltre 700 oggetti della collezione testimoniano questo viaggio straordinario: molinillos, metate, strumenti per la lavorazione dello zucchero, tazze e cioccolatiere, confezioni delle grandi cioccolaterie piemontesi. Il viaggio comincia dal principio, all’interno della sala dedicata alla scoperta e ai primi sviluppi della coltura del cacao. Il racconto sulle sue mitiche origini e sulle divinità che lo hanno donato agli uomini avviene nella cornice suggestiva della ricostruzione di un tempio Maya. Per scoprire come Hernán Cortés abbia per primo portato in Europa il prezioso ingrediente, ci si imbarca su di un galeone spagnolo, dotato di carte nautiche tutte da esplorare e di una solerte vedetta che annuncia l’arrivo nel Nuovo Mondo. Ma come viene coltivato il cacao? Come si passa dalla pianta al cioccolato fondente? Lo si può scoprire stando comodamente seduti su un divano fatto interamente di fave di cacao e osservando un globo interattivo che racconta l’evoluzione del mercato globale, quali varietà di cacao esistono e quali sono i paesi che lo producono. Non poteva mancare il racconto del legame tra Torino e il cioccolato: una sala rievoca i fasti delle regge dove i Savoia ebbero per primi il privilegio di gustare un alimento esotico, misterioso e a dir poco irresistibile, in forma di bevanda. E come non dare un degno spazio al racconto dell’invenzione del Gianduiotto? Al primo cioccolatino incartato al mondo, e oggi riconosciuto come un prodotto IGP, è dedicata un’intera sala, arricchita da un macchinario di fine ‘800 per la sgusciatura delle preziose nocciole del Piemonte e da un costume originale di Gianduja, simbolo del Carnevale Torinese, e gentilmente concesso dalla Famija Turineisa.
Ma non basta conoscere le virtù del cioccolato. Bisogna anche entrare nelle viscere di una fabbrica, del suo processo produttivo ed immaginare il lavoro di tanti pasticceri, uomini e donne, che hanno dedicato la propria opera ad un ingrediente d’eccellenza. Ed è per questo che è possibile ammirare il vero valore aggiunto di questo museo: le macchine in uso già nel 1921 e oggi ancora perfettamente funzionanti, che sono custodite all’interno di un Locale Storico d’Italia come Pfatisch. Si entra qui davvero in un angolo della storia dell’artigianalità che, come molti tesori torinesi, a lungo è rimasto nascosto e per questo è ancora più entusiasmante da scoprire. Ed è tanto coinvolgente guardare al passato quanto poter osservare come oggi lavorino i maestri cioccolatieri: attraverso alcune vetrate infatti è possibile vederli all’opera e avere il privilegio di poter assaggiare le loro creazioni.
Per rendere l’esperienza ancora più memorabile, il museo offre numerose attività interattive, installazioni e giochi multimediali didattici che permettono di immergersi completamente nel racconto e che sono adatti a coinvolgere un pubblico di tutte le età. Il cioccolato accompagna molti momenti della nostra vita: Choco Story vuole esserne la celebrazione attraverso l’intrattenimento. Per questo motivo, il percorso museale è stato realizzato con una concezione di coinvolgimento attivo del visitatore, attraverso tecnologie innovative e momenti di condivisione, fornendo un’esperienza didattica efficace anche per i ragazzi delle scuole. Un luogo di concezione e richiamo internazionali, per torinesi e turisti innamorati del cioccolato in tutte le sue interpretazioni. Inoltre, lungo il percorso del museo sono presenti anche quattro video ad ambientazione storica con la regia di Alessandro Rota, realizzati in stretta collaborazione con Eddy Van Belle e Francesco Ciocatto. Le riprese sono state realizzate con la sinergia tra l’Associazione Officine Ianós e il gruppo di rievocazione storica “Le Vie del Tempo”, in importanti location storiche come la Palazzina di Caccia di Stupinigi, l’Accademia di Belle Arti di Torino e la Casaforte di Chianocco. Attraverso vere e proprie ricostruzioni cinematografiche si ripercorre la storia del cioccolato in Europa a partire dal XVI Secolo fino ad arrivare al 1915, anno della nascita della storica pasticceria Pfatisch e in cui fa la sua comparsa anche una storica vettura dell’associazione Torinese Tram Storici. Choco Story Torino è pronto ad accogliere i visitatori internazionali con un’audioguida disponibile in Italiano, Inglese, Francese, Spagnolo e Tedesco.
L’inagurazione è prevista per mercoledì 26 giugno e già dal giorno successivo sarà aperto al pubblico.
La Direzione del museo è affidata a BEATRICE CAGLIERO, giovane , sensibile e determinata torinese che vanta avi cioccolatieri.
Gabriella Daghero
Infrastrutture, petizione di Giachino
L’ex Sottosegretario ai trasporti Mino GIACHINO ha lanciato una Petizione molto argomentata sullo stato pessimo delle Infrastrutture piemontesi che rendono difficile i collegamenti con la Francia e con la Liguria con code per i vacanzieri e tempi lunghi per i trasporti commerciali con notevole aumento dei costi . Dalle autostrade per la Liguria ai collegamenti con la Francia ai problemi delle Scale mobili ferme della Metro alle lunghe cose in Tangenziale ai grossi problemi per i pendolari . Su tutti questi problemi GIACHINO chiede un intervento straordinario a CIRIO e a SALVINI. Pensare che il Piemonte grazie a Cavour ha la più lunga rete ferroviaria tra le regioni italiane e nel secondo dopoguerra Torino con le Autostrade e i Trafori autostradali alpini era tra le prime regioni per dotazione infrastrutturali prima anche della Lombardia . Con la Petizione GIACHINO vorrebbe ripetere il successo della sua petizione per la TAV che raggiunse 114.000 sottoscrizioni .
Allego la Petizione da firmare e far firmare
https://www.change.org/p/sulla-pesante-situazione-delle-infrastrutture-piemontesi
Grande folla nonostante la pioggia ieri sera in piazza Vittorio per i fuochi d’artificio di San Giovanni. Si stima ci fossero più di 20 mila persone. Presente anche il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo.
“Uno splendido spettacolo dei fuochi – ha commentato il primo cittadino – chiude le celebrazioni del nostro santo patrono.
Condividere con tante persone, in piazza Vittorio, questa serata è stato davvero il modo migliore per concludere una bella giornata di festa.
Grazie a tutte le persone che hanno lavorato e hanno reso possibile svolgere gli eventi di questi giorni.” I fuochi erano a basso impatto acustico nel rispetto dell’ambiente e degli animali. La serata pirotecnica ha concluso le celebrazioni per il santo patrono tenutesi nel corso dei giorni precedenti.
È ricoverato in condizioni gravissime al Cto di Torino lo studente di 17 anni residente a Cantoira dopo un incidente avvenuto nella notte sulla strada provinciale 33 della val Grande a Chialamberto. Il ragazzo stava rientrando a casa in scooter quando è finito contro un muro, per cause da accertare. L’elisoccorso lo ha portato al Cto.
La cacciata di Laura Pompeo
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
La più votata a Moncalieri che ha appena raccolto più di 6000 voti alle ultime regionali, l’archeologa Laura Pompeo, è stata cacciata dal “podestà” di Moncalieri dall’assessorato alla cultura in cui ha lavorato per 6 anni impegno e dignità, disinteresse e passione. C’è da domandarsi se possa essere compatibile con la democrazia e ad una istituzione gestita in modo trasparente un atto autoritario e immotivato come la defenestrazione di un assessore a cui non si può contestare nulla. Si tratta di un assessore che ha trasformato poco più che un paesone della cintura torinese in una città culturalmente attrattiva che ha saputo valorizzare i suoi gioielli, partendo da Castello, per non citare il teatro e tante altre iniziative che portavano i torinesi ad andare a Moncalieri e non viceversa. Parliamo di un’archeologa allieva del grande Giorgio Gullini che ha messo a disposizione della città la sua intelligenza e la sua cultura. La stessa famiglia Pompeo è famiglia storica di Moncalieri. Forse il “podestà” di Moncalieri non ha cognizione di cosa sia la cultura e forse sente inconsciamente un forte imbarazzo, tale da costringerlo ad allontanare una donna fuori ordinanza che gli crea problemi e, invece di promuovere la parità uomo- donna, suscita una forma di incredibile cannibalismo tra donne davvero perniciosa e retrograda, certo non democratica. Un consiglio al Pd che dovrebbe battere un colpo per dimostrare la sua esistenza: non lasciatevi scappare una donna del livello di Laura Pompeo. Sarebbe un autolesionismo incredibile. La dottoressa Pompeo potrebbe anche decidere di tornare ai suoi studi archeologici e lasciarvi “soli” come disse Togliatti di Vittorini. C’è anche chi non vive di politica e quindi è in grado di tenere la schiena dritta come Laura Pompeo.
Il costante controllo del territorio effettuato dalla Polizia di Stato nel quartiere San Salvario ha consentito al personale del Comm.to di P.S. Barriera Nizza di arrestare due persone gravemente indiziate di rapina.
Il primo episodio, in corso massimo d’Azeglio altezza viale del Valentino, dove un uomo veniva rapinato del cellulare e di 15 euro da un gruppo di 4 maghrebini. La vittima riusciva farsi riconsegnare il telefono, per lui importante strumento di lavoro, ma una donna che faceva parte del gruppo glielo strappava nuovamente dalle mani, aggiungendo che se non le avesse consegnato altro denaro lo avrebbe denunciato alle Forze dell’ordine per una mai avvenuta violenza sessuale. Di lì a breve transitava una Volante del Comm.to Barriera Nizza, a cui l’uomo indicava la via di fuga della rapinatrice; i poliziotti rintracciavano la donna, una quarantenne di nazionalità marocchina, poco distante, riuscendo anche a recuperare il cellulare di cui la stessa si aveva tentato di disfarsi lasciandolo sulle scale dell’ospedale Evangelico. Nei confronti della quarantenne è scattato l’arresto per rapina in concorso e per tentata estorsione.
Qualche ora prima, sempre personale del Comm.to di P.S. Barriera Nizza è intervenuto in via Sant’Anselmo a seguito della segnalazione di un uomo in difficoltà. Sul posto i poliziotti hanno soccorso un cittadino italiano che, pochi istanti prima, era stato percosso e rapinato del telefono da un 65enne italiano. L’intervento di un passante aveva fatto in modo che la vittima rientrasse in possesso del telefonino. I poliziotti, anche grazie alla testimonianza di un residente in zona, hanno rintracciato nell’immediatezza dei fatti il soggetto presunto autore della rapina e lo arrestavano.
Croce Rossa, 160 anni celebrati in piazza Solferino
160 anni di storia, umanità e volontariato. Ieri la CRIPiemonte ha festeggiato i 160 anni dalla fondazione della CroceRossa Italiana con tanti stand e attività in piazza Solferino a Torino. Dopo i saluti iniziali del Prefetto Donato Giovanni Cafagna e Vittorio Ferrero, Presidente Regionale CRI, hanno avuto inizio le attività. Dal primo soccorso all’inclusione sociale, dalle attività rivolte ai giovani a quelle in caso di emergenza, fino ai Corpi Ausiliari, tanti cittadini e cittadine hanno scoperto qualcosa in più sull’instancabile lavoro quotidiano dei volontari e degli operatori CRI. (Facebook)
#UnItaliaCheAiuta
Gli animali “fantastici” di Luigi Mainolfi, s’aggirano pacificamente negli spazi della “Reggia di Venaria”
Fino al 10 novembre
Venaria Reale (Torino)
Eccoli. Vagolano. Solitari o in coppia. Sembianze zoomorfe. Alcuni brucano senza ingordigia l’erba dal terreno, altri si guardano attorno a cercare presenze amiche – pur se molto dissimili da loro – senz’alcuna paura (quasi padrone e padroni di casa) gironzolano con teste lunghe e affusolate, con o senza coda, penzolanti orecchie per alcuni e corpi dalle “strane” caratteristiche e proporzioni per quasi tutti. Vagolano lemme lemme dalla “Torre dell’Orologio” al Loggiato della “Sala di Diana”, fino al settecentesco “Gran Parterre del Parco Alto”, alla “Corte d’Onore” e alla juvarriana “Cappella di Sant’Uberto”. Non emettono verso alcuno. Almeno pare. Di loro però si conoscono i nomi. Strani (e come se no?) anche loro. Dai “Silontes” al “Solitan” al “Nominon” allo “Scosso” fino all’“Apessa” sorvegliata con curiosità da un piccione (vero, in carne e ossa, becco e piume) indeciso sul da farsi. Avvicinarsi per fare amicizia o (meglio) prendere il volo!? Ma dove siamo? Sembra chiedersi anche il povero piccione. Niente paura. Non siamo capitati per caso (coi tempi che corrono!) su strani, lontani e sconosciuti pianeti.
Siamo, semplicemente, alla “Reggia di Venaria”e questi “strani personaggi” sono solo alcuni dei 20 protagonisti in bronzo, realizzati fra il 1978 ed il 2020, appartenenti al fantastico “Bestiario” di Luigi Mainolfi (avellinese di nascita ma torinese di lunga adozione, fin dagli anni Settanta, caratterizzati da ricerche performative basate sul rapporto fra corpo, gesto e scultura) ospite d’onore per tutta l’estate e, fino a domenica 10 novembre, della “Reggia di Venaria”. Selezionate dal direttore generale del “Consorzio delle Residenze Reali Sabaude” Guido Curto e dalla Conservatrice della “Reggia” Clara Goria, le sculture sono tutte “a tema zoomorfo”. Da qui il titolo, “Bestiario”, che rimanda ai “Bestiari” dei codici miniati medievali illustrati con raffigurazioni di animali reali e immaginari, e anche al celebre “Manuale di zoologia fantastica”, saggio del 1957 scritto, con la collaborazione di Margarita Guerrero, dallo scrittore e poeta argentino Jorge Luis Borges, inventore eccezionale e non privo di singolare humor di un numero incredibile di creature partorite girovagando per “universi fantastici”, assolutamente ignoti ai più, dall’“Anfesibema” a “L’elefante che preannunziò la nascita di Buddha”, fino alla “Scimmia dell’Inchiostro” o allo “Zaratan”. Tema che ben presto ammalia anche Mainolfi, già autore del “Bestiario del Sole” (serigrafia su carta, 2008), popolato di colorate creature metamorfiche, sospese tra mito e fiaba, e nel 2018 del “Bestiario del firmamento”, realizzato per la Collezione dei “Sipari d’artista”, progetto della fiorentina “Associazione Amici della Contemporaneità” che, nel tempo, ha visto coinvolti nomi prestigiosi del “contemporaneo”, da Carla Accardi ad Aldo Mondino, fino a Mimmo Paladino a Getulio Alviani a Nicola De Maria e a Pino Pinelli.
Non una “novità” dunque il “Bestiario” mainolfiano che “si insinua – dicono i curatori – nelle architetture barocche, invade le verdi geometrie dei giardini ed entra in contatto con la viva presenza di cerbiatti e altra fauna selvatica del vicino Parco ‘La Mandria’, riserva naturale di biodiversità”. Nessun divieto. Nessun luogo proibito per questi “esseri fantastici” che, per l’artista, sono “immaginario potente” del mondo mediterraneo e del Sud del mondo, dalla natia Valle Caudiana al Venezuela (dove Mainolfi trascorse l’infanzia) fino ai viaggi nel sud-est asiatico e in Oceania. Forme perenni acquisite e rielaborate dalla memoria. Con non rare tentazioni di mutevolezza. Come le “Isole”, approdate da lontani “Arcipelaghi” fino alla “Cappella di Sant’Uberto”, due sculture a forma di grandi conchiglie in bronzo sospese su acuminati “peduncoli”, quasi fossero moderne acquasantiere. “Sculture – sottolinea lo stesso Mainolfi – che tentano di diventare natura nonostante le tentazioni avverse”.
Strane giravolte della fantasia. Esseri alieni, “per me – ancora Mainolfi – un autoritratto … nostalgie del mio corpo, ricordi di ciò che forse ero o vorrei essere, memoria di un’altra precedente vita”. Tutt’è possibile. Mainolfi dixit.
Gianni Milani
“Mainolfi/Sculture. Bestiario”
Reggia di Venaria, piazza della Repubblica 4, Venaria Reale (Torino); tel. 011/4992300 o www.lavenaria.it
Fino al 10 novembre
Orari: mart. – ven. 9,30/17; sab.-dom. e festivi 9,30/18,30
Nelle foto di Micol Sacchi (Fonte: “Consorzio delle Residenze Sabaude”): Luigi Mainolfi: “Silonte”, oro, 2006; “Apesse”, bronzo, 2009; “Nominon”, oro e bronzo, 2016: “Centauro”, bronzo, 2006