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Un 83enne investe 86enne e muore di infarto

carabinieri autoDopo avere investito un altro anziano con la sua utilitaria, unaToyota Yaris: sceso dalla vettura per soccorrerlo, è mancato in pochi minuti

 

Il vecchio cuore non ha retto alla forte emozione. E’ morto di infarto, dopo avere investito un anziano di 86 anni con la sua utilitaria, unaToyota Yaris: sceso dalla vettura per soccorrerlo, è mancato in pochi minuti. L’incidente è accaduto  a Villafranca Piemonte. La vittima è anche lui un anziano,  di 83 anni, che abita nel comune della provincia torinese come l’investito, che ha riportato  soltanto ferite lievi. I carabinieri stanno indagando.

 

(Foto: il Torinese)

Il bimbo venerabile di papa Francesco: morì a soli 12 anni

papa francisMorto nel ’79  a Moncalieri. Si chiamava Silvio Dissegna

 

Una storia commovente. Papa Francesco ha indicato tra i nuovi “venerabili” un bimbo di Moncalieri morto nel ’79 quando aveva solo 12 anni. Si chiamava Silvio Dissegna e morì per un tumore alle ossa. Mantenne una grande fede pregando fino alla fine. Lasciò un messaggio alla mamma scritto con una macchina per scrivere: “Ti ringrazio mamma, perché mi hai messo al mondo, perché mi hai dato la vita che è tanto bella! Ho tanta voglia di vivere”. Morì due anni dopo.

 

Malati e disabili: nuovi servizi per l’Ostensione

duomoRecapiti delle strutture che daranno accoglienza. Firmata il 28 ottobre la convenzione


Due «case» per accogliere i malati e disabili che, con i loro accompagnatori, visiteranno la Sindone.

 

Sono stati firmati il 28 ottobre 2014 all’ospedale Molinette i protocolli di accordo tra la Città della Salute e della Scienza di Torino, la Piccola Casa della Divina Provvidenza (Cottolengo), l’Arcidiocesi di Torino ed il Comitato per l’Ostensione della Sindone, con cui si mettono a disposizione dei pellegrini malati due strutture attrezzate, presso l’ospedale «Maria Adelaide» e la Piccola Casa di via Cottolengo. Nell’intero periodo dell’ostensione (19 aprile – 24 giugno 2015) saranno disponibili nelle due strutture 70 posti letto.

 

I malati, insieme con i giovani, saranno infatti i «protagonisti» dell’Ostensione 2015, che si tiene anche in concomitanza con le celebrazioni per il 200° anniversario della nascita di San Giovanni Bosco. Per questo la Pastorale della Salute della Diocesi di Torino ha pensato ad un servizio di «accueil» che, sul modello di Lourdes, possa favorire la presenza dei malati all’Ostensione.

 

Le due strutture che offriranno servizi di pernottamento, colazione, pranzo, cena, personale volontario 24 ore su 24 ed assistenza medica sono: un reparto del “Maria Adelaide” (40 posti letto) ed alcuni locali del Cottolengo (30 posti letto). Entrambi si trovano a meno di un chilometro dal Duomo: il “Maria Adelaide” in Lungo Dora Firenze, l’ospedale Cottolengo appena oltre Porta Palazzo.

 

Ci saranno inoltre 4 luoghi di ospitalità per chi viene in visita alla Sindone in giornata ed ha bisogno di luoghi dove consumare i pasti (anche al sacco), riposare ed utilizzare i servizi igienici. Oltre alla Piccola Casa della Divina Provvidenza – Cottolengo, saranno disponibili il Santuario di Maria Ausiliatrice – Valdocco, il Santuario della Consolata, la sede del Sermig a Borgo Dora.

 

Il supporto offerto punta a far sì che i pellegrini malati e/o disabili trovino un’accoglienza capace di garantire loro l’accesso a tutti i luoghi che rientrano nel percorso sindonico: dalla visita in Duomo, ai percorsi cittadini, ai luoghi di ospitalità, ai trasporti, all’assistenza sanitaria ed agli accompagnatori necessari per tutta la durata del loro soggiorno a Torino.Tutte le informazioni relative all’accoglienza saranno disponibili sul sito internet ufficiale dell’Ostensione della Sindone www.sindone.org, a partire dal mese di novembre.

 

Le strutture che offriranno ospitalità diurna sono:

Le due strutture che offriranno servizi di pernottamento, colazione, pranzo, cena, personale volontario 24 ore su 24 ed assistenza medica sono:

  • Accueil Maria Adelaide, con 40 posti letto: Lungodora Firenze, 87
  • Accueil Cottolengo, con 30 posti letto: Via San Giuseppe Benedetto Cottolengo, 13/A

Il primo passo importante è stato compiuto il 28 ottobre, presso l’ospedale Molinette di Torino, con la firma della convenzione tra il Comitato per l’Ostensione, l’Arcidiocesi di Torino e la Piccola Casa della Divina Provvidenza e del protocollo d’intesa con l’Azienda Ospedaliero Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino per la concessione in comodato d’uso dei locali del presidio ospedaliero “Maria Adelaide” per il periodo dell’Ostensione. Hanno firmato la convenzione l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, il presidente del Comitato organizzatore dell’Ostensione, Elide Tisi, il direttore generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Città della Salute, Gian Paolo Zanetta, e don Lino Piano, Padre generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza (Cottolengo), alla presenza dell’Assessore alla Sanità della Regione Piemonte Antonio Saitta. L’obiettivo dell’iniziativa è rendere soggetti attivi e protagonisti i malati ed i disabili all’interno dell’organizzazione dell’Ostensione della Sindone, affidando loro anche alcuni servizi, compatibilmente con le loro capacità ed il loro stato di salute, in un’ottica di inclusione e partecipazione.

 

(www.diocesi.torino.it)

Torino incontra Berlino

berlinoL’evento clou si svolge al Teatro Regio in ricordo di Mstislav Rostropovič che nel 1989 tenne un concerto improvvisato sotto il Muro di Berlino 

 

Seconda tappa di ‘Torino incontra’, il progetto della Città che fa dialogare la nostra cultura con quella di altre realtà europee. Dopo la Francia, diventano Berlino e la Germania protagoniste di un programma ricchissimo di iniziative ed eventi che si protrarrà per tutto il 2015 e che coinvolgerà tutte le principali Istituzioni culturali torinesi.

 

Si inaugura il 9 novembre, a venticinque anni esatti dalla caduta del muro di Berlino. L’evento clou si svolge al Teatro Regio in ricordo di Mstislav Rostropovič che nel 1989 tenne un concerto improvvisato sotto il Muro di Berlino proprio il giorno dopo del suo abbattimento: l’‘Orchestra dei Cento violoncelli’ diretta da Giovanni Sollima esegue composizioni musicali in dialogo con letture proposte da Andrea Bajani e Michela Cescon, una selezione di immagini messe a disposizione da Magnum Photos e alcune interviste a personalità del nostro tempo curate da RAI5 che trasmetterà in diretta lo spettacolo. La serata ha ricevuto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. 

Piemonte come la Catalogna

piemonte italiabandiera piemonteLa solidarietà di Gioventura Piemonteisa e Piemonte Stato con i catalani per il mancato referendum per l’indipendenza

 

Domenica 9 novembre il movimento Gioventura Piemonteisa e Piemonte Stato ohanno organizzato un presidio di protesta davanti al consolato spagnolo di Torino, in piazza Castello 139, per manifestare la loro solidarietà agli indipendentisti catalani dopo che il governo spagnolo ha annullato il referendum per l’indipendenza che era stato previsto proprio per il 9 novembre.

 

«È necessario testimoniare la nostra vicinanza ai Catalani – dichiarano la presidente di Piemonte Stato, Sonia Turinetti, e Carlo Comoli, reggente di Gioventura Piemontèisa – Noi crediamo nella possibilità di raggiungere l’indipendenza per il Piemonte, seguendo la via pacifica intrapresa dalla Scozia e dalla Catalogna stessa. Nel caso scozzese, il governo di Londra si è dimostrato illuminato, permettendo ai cittadini scozzesi di decidere del loro destino. Perché la Spagna non può seguire l’esempio inglese? E l’Italia, allorché il Piemonte (ma anche il Veneto, il Trentino-Süd Tirol, Trieste, la Sicilia o la Sardegna, tutti Paesi che da tempo hanno intrapreso un percorso verso la propria autodeterminazione) vorrà tornare sovrano, come lo è stato per quasi un millennio, seguirà l’esempio inglese o quello spagnolo?».

 

Massimo Iaretti

 

(Foto: il Torinese)

Torino rimarrà a piedi? Le “buone intenzioni” del Comune

turistipiazapiazza castelloIl vecchio detto popolare “di buone intenzioni è lastricata la via per l’inferno” sembra cadere a fagiolo: chi si opporrebbe mai alla riqualificazione di una via o di una piazza, con un nuovo plateatico (magari in prestigiosi cubetti di porfido) e all’idea di poter scendere di casa e non trovare auto parcheggiate ovunque, code, smog e – nelle ore peggiori – concerti di clacson?

 

Un tema di forte attualità, nell’economia della povera Torino, è quello delle pedonalizzazioni. Era un punto forte della campagna elettorale dell’attuale sindaco Fassino e, a poco più di un anno dalla fine del suo mandato, si possono tirare alcune somme e fare alcune riflessioni.

 

Le buone intenzioni.

Il vecchio detto popolare “di buone intenzioni è lastricata la via per l’inferno” sembra cadere a fagiolo: chi si opporrebbe mai alla riqualificazione di una via o di una piazza, con un nuovo plateatico (magari in prestigiosi cubetti di porfido) e all’idea di poter scendere di casa e non trovare auto parcheggiate ovunque, code, smog e – nelle ore peggiori – concerti di clacson? Il problema è che da un lato, l’impatto sulla viabilità spesso è deleterio per chi sta tutt’attorno, dall’altro il commercio viene fortemente danneggiato. Per non parlare dei costi che, per quanto ormai Torino si definisca una città “turistica”, verrebbero probabilmente ammortizzati in troppi anni.

 

L’importante è far parlare di sé.

Sono già comparsi e scomparsi decine di progetti relativi a pedonalizzazioni importanti: a volte pensati in qualche ufficio comunale, a volte proposti da qualche consigliere comunale o circoscrizionale, sempre più spesso promossi da comitati spontanei di cittadini (a cui regolarmente si oppongono “altri” comitati di cittadini, contrari). Ma per avere una visione complessiva del tema, e non per approfondirne le singole applicazioni, le tre polemiche in analisi riguardano la pedonalizzazione di Via Roma, di Via Santa Giulia e di Corso De Gasperi. Tre casi che non hanno nulla a che fare l’uno con l’altro, ma per i quali sarebbe bello che, al posto di “fare il tifo” come per una partita di calcio, tutti valutassero sia i pro che i contro di un cambiamento così radicale.

 

Come fare centro?

Su via Roma, la via commerciale centrale di Torino che unisce Piazza Castello (ormai quasi tutta pedonalizzata) a Piazza Carlo Felice, attraverso Piazza San Carlo (interamente pedonalizzata) la bagarre continua da ormai un paio d’anni. Se si pensa a grandi e belle città europee, spesso ci si ricorda di aver passeggiato per un centro con ampie zone pedonali. Spesso gli “altri” non hanno i portici che abbiamo noi, ma è comunque un esempio da imitare. Se poi si pensa, però, al risultato della pedonalizzazione di Via Amendola e Via Buozzi, risulta chiara la prima conseguenza di un territorio che diventa impercorribile per i cittadini automobilizzati (che tendenzialmente sono abitudinari e hanno altro a cui pensare): i commercianti chiudono bottega. A poco vale, per dissipare dubbi e paure, il riferimento che la maggioranza in Comune fa sempre di Via Garibaldi, difendendone il miglioramento assoluto rispetto a quando lo storico sindaco Novelli la chiuse: anche lì moltissimi negozi storici hanno chiuso e la gran parte dei punti vendita sono low-cost e “da passeggio”. Più indicati, per fare paralleli, i casi di Via Lagrange e Via Carlo Alberto: bellissime vie in cui però, effettivamente, sembrano essere veramente avvantaggiati solo gli operatori del settore food e le grandi griff o catene di negozi.

 

Movida e natura dei luoghi

La concezione ecologica e turistica di un centro pedonale, in realtà, la possiamo già intravedere da una serie di difficoltà e disagi per chi deve attraversarlo: tra ZTL e strade chiuse al traffico, chi da corso San Maurizio deve raggiungere Corso Vittorio sa già che giri assurdi deve fare, rischiando sempre di essere fotografato da qualche telecamera perché non ha visto un cartello, ed elargendo lasciti molto poco volontari al Comune. Sarebbe bello se la Città offrisse un sistema di trasporto pubblico impeccabile: ma per quello non ci sono abbastanza soldi, ci sono troppi portoghesi e la non-puntualità di cui l’Italia è paladina non lo rende possibile.
Poi ci sono le biciclette: il nuovo trend per giovani e non più giovani, una moda che però in un impianto urbanistico nato sui viali napoleonici e sulle richieste della FIAT rischia di essere pericolosa. Quando le bici stanno nei corsi, i ciclisti rischiano spesso di finire incastrati tra un pullman e una macchina; quando percorrono zone senza auto, rischiano sempre di piombare su qualche passante ignaro. Insomma, non siamo Amsterdam.

 

In Via Santa Giulia, poi, c’è un ulteriore problema: la Movida. Da quando alla produzione di bulloni, l’economia torinese ha con lungimiranza e decadenza sostituito la produzione di cocktail ed intrattenimento serale, alcune aree altamente abitate della Città si sono trasformate in zone ricreative a forte impatto sonoro notturno. Santa Giulia è di moda e si sta “incamminando” in quella direzione. Una pedonalizzazione potrebbe velocemente accelerare il processo.

 

In Corso De Gasperi servirebbe un intervento, sì, ma di riqualificazione del parcheggio a lisca di pesce e di marciapiede. Non certo una chiusura pedonale che renderebbe caotico il dedalo di piccole vie della Crocetta, prevalentemente residenziali, che da Corso Peschiera a Largo Orbassano renderebbero la navigazione degna di una prova di intelligenza continua. I commercianti si oppongono con fermezza all’idea (che pare essere accantonata dall’amministrazione comunale), promossa da un comitato locale.

 

Insomma, ogni caso è a se stante, ma ci sono alcuni fattori in comuni.  E c’è da riflettere sul tempo che stiamo vivendo, sulla pressione fiscale nazionale e locale incontrollata e sulla crisi generale, che rende molto meno sopportabili ulteriori sacrifici da parte di chiunque. Forse sarebbe meglio lasciar stare per un po’, senza ogni giorno riaccendere qualche focolaio di polemica, se non per promuovere progetti semplici, definiti e realizzabili. Progetti da valutare con i pro e i contro del caso, senza generalizzazioni o prese di posizione ideologiche.

 

Giovanni Vagnone

 

(Foto: il Torinese)

La lunga notte dell’arte risveglia Torino

artissima 2artista luci1donne mostraProseguono  Paratissima,  a Torino Esposizioni, incentrata sulla creatività giovanile e The Others, nelle ex carceri Le Nuove e ovviamente Artissima – con decine di appuntamenti/eventi – all’Oval del Lingotto

 

E’ in arrivo la lunga  Notte dell’Arte Contemporanea. A partire da questa sera tutti i musei e  le gallerie d’arte torinesi restaranno aperti fino a domani. Ad incominciare dalla Gam con le mostre di  Lichtenstein e Cecily Brown, fino al Museo nazionale del Cinema e alla Fondazione Sandretto. E’ previsto acnhe un viaggio tra luci d’artista a bordo del  tram speciale del 1959. La notte dell’Arte è il momento clou di questo inizio novembre in cui Torino diventa capitale di Contemporary art.

 

Resterà aperta anche la contestatissima mostra  «Shit & Die» curata da Maurizio Cattelan a Palazzo Cavour, così come la suggestiva  mostra  sull’Avanguardia russa a Palazzo Chiablese. I più curiosi potranno recarsi a conoscere il nuovo museo Ettore Fico all’ex Incet di via Cigna, che ospita pure le mostre di Alis/Filliol Zogo e di Alessandro Bulgini. Aperte anche tutte le gallerie d’arte dalla elegante via della Rocca fino a Barriera di Milano.

 

Proseguono  Paratissima,  a Torino Esposizioni, incentrata sulla creatività giovanile e The Others, nelle ex carceri Le Nuove e ovviamente Artissima – con decine di appuntamenti/eventi – all’Oval. Questa sera, alle ex manifatture tabacchi apre anche Photissima Art Fair. Tra i progetti di Contemporary, da sottolineare anche gli appuntamenti legati al gemellaggio “Torino incontra Berlino tra cui, il 9 novembre al Teatro Regio la serata musicale “Nove novembre -1989 Berlino: il suono dei muri che cadono”.  Il  Castello di Rivoli fino al 15 febbraio ppropone 2015 Sophie Calle.MadRe e “Intenzione Manifesta. Il Disegno in tutte le sue forme”. E ancora: la Pinacoteca Agnelli fino al 22 febbraio presenta Martino Gamper. design is a state of mind”, Palazzo Madama la mostra fotografica di National Geographic “Women of Vision”.

 

C’è da augurasri il tutto esaurito anche per ristoranti, bar e hotel.

 

 

 

 

Graffiti pubblicitari? Li scriviamo con lo yogurt

graffiti ecoMarketing innovativo sui marciapiedi periferici. Basta un getto d’acqua per cancellare le scritte

 

Grazie al nuovo articolo introdotto alcuni mesi fa nel “Piano generale degli impianti pubblicitari” del Comune,anche i marciapiedi sono utilizzabili come spazio di diffusione pubblicitaria. Dice il regolamento: «La pubblicità a pavimento è ammessa solo se realizzata con tecniche non invasive come vernici biodegradabili e solo se applicata su superfici in asfalto o cemento». La norma prevede che questa tecnica, inaugurata la scorsa primavera in corso francia dall’ipermercato carrefour,  non possa essere impiegata nelle zone del centro.

 

Una volta finito il periodo di concessione comunale le scritte devono essere rimosse dal privato. in questi giorni i messaggi pubblicitari, sempre a cura di  Carrefour, sono apprsi sui marciapiedi di via Nizza. Quella impiegata è una tecnica nuova che sfrutta materiali naturali e vernici atossiche a base di…. yogurt. I graffiti, per i quali l’azienda ha pagato la tassa municipale saranno rimossi dagli incaricati che li hanno applicati. Basta un po’ di acqua. 

 

(Foto: il Torinese)

Artissima, Cattelan scandalizza Palazzo Cavour

cattelan ditoLa mostra Shit and Die abbina immagini estreme di sesso e morte, allo scopo di lanciare il  messaggio: “tanto tutti dobbiamo morire”(“Ricordati che devi morire” ci rammenterebbe il maestro Laurenti, “socio” di Paolo Bonolis)

 

Dopo lo scandalo della “cicciona” che, effigiata sulla locandina della mostra LGBT, calpestava un’immagine sacra, nuove polemiche “artistiche” a Torino. Questa volta nell’occhio del ciclone la mostra “Shit and Die” dell’artista Maurizio Cattelan, in corso nell’ambito di Artissima a Palazzo Cavour, edificio che diede i natali al conte Camillo. La mostra abbina immagini estreme di sesso e morte, allo scopo di lanciare il  messaggio: “tanto tutti dobbiamo morire”(“Ricordati che devi morire” ci rammenterebbe il maestro Laurenti, socio di Paolo Bonolis).

 

Scende in campo la politica con la richiesta di  Question Time da parte del consigliere municiaple radicale Silvio Viale “per sapere se il Comune abbia concesso il Patrocinio”, e ovviamente per chiedere – nell’eventualità – di ritirarlo, così come venne fatto per la grassona di cui sopra. Cattelan, del resto, è artista noto in tutto il mondo per le sue opere ad alto tasso di provocazione, come il famoso “dito medio” (nella foto) esposto a Milano. Come curatore, ha realizzato per Artissima, fiera di arte contemporanea al Lingotto di Torino, la mostra dal titolo ‘Shit and Die’, che intende far riflettere sulla morte e sulla banalità del male. Grazie all’ autore del “dito medio” il rilievo  mediatico – appunto – è garantito.

 

LA MOSTRA DELLA DISCORDIA

Shit and die, uno dei famosi slogan al neon di Bruce Nauman, è questo il provocatorio titolo scelto da Maurizio Cattelan per l’edizione 2014 di One Torino. Il progetto di Artissima quest’anno è ospitato nelle sale di Palazzo Cavour dove l’artista milanese, insieme alle due giovani curatrici Myriam Ben Salah e Marta Papini, ha ideato un percorso diviso in sette sezioni, ognuna delle quali dedicata a un aspetto particolare di Torino. Pezzi di design, opere d’arte e oggetti presi presi in prestito dalle collezioni e dalle istituzioni della città, entrano in contatto con opere contemporanee site specific realizzate apposta per la mostra dando vita a un dialogo che dal particolare arriva all’universale toccando diversi temi esitenziali, uno su tutti la vita e la morte, proprio come sottolinea il titolo della mostra. L’allestimento, complesso e interconnesso, presenta lavori di artisti affermati accanto a quelli di giovani emergenti. La mostra   termina l’11 gennaio.

 

(Fonte: http://www.contemporarytorinopiemonte.it/ – Foto: Frank Sniper, il Torinese)

Teneva mina antiuomo come souvenir: arrestato

L’uomo aveva anche circa 500 proiettili e tre baionette nella sua abitazione a Orbassano

 

carabinieri carI Carabinieri hanno arrestato un 52enne con l’accusa di conservare una mina antiuomo… nell’armadietto di lavoro. L’episodio è avvenuto a Venaria. L’uomo aveva anche circa 500 proiettili e tre baionette nella sua abitazione a Orbassano. La mina era in realtà solo un modello da esercitazione. Già 1998 era finito in carcere per la stessa “passione” da collezionista. Da allora era stato diramato  nei suoi confronti un divieto prefettizio di detenzione di armi, da cui l’arresto.

 

(Foto: il Torinese)