ilTorinese

De Martino musicista eclettico

Ernesto De Martino, 57 anni, vive a Rueglio, nel Canavese. Musicista, compositore, esperto nelle dinamiche dell’età evolutiva ed involutiva ad indirizzo musicoterapistico, diplomato in contrabbasso al Conservatorio di Verona ha da tempo intrapreso ricerche sulla cultura tradizionale. Nel 2001 ha fondato i ‘Violini di Santa Vittoria’, quintetto classico che rivisita il repertorio tradizionale dell’Orchestra Bagnoli, ensemble attivo in provincia di Reggio Emilia sin dall’inizio del Novecento. Con la stessa formazione ha curaato gli arrangiamenti dei brani di Massimo Ranieri ‘O surdato ‘nnamurato’ e ‘Reginella’. Ci sono poi delle sue collaboraizoni con i Musici di San Giorgio di Valpolicella, il cd ‘Jchnusa’ dedicato alla Sardegna, collaborazion con Rai1, Rai2, Canale5, Teleradiosvizzera italiana, Radiovaticano e con autori come Mauro Pagani, Massimo Bubola ed altri.

Adesso ha portato a termine un nuovo progetto ‘discografico’ legato alla tradizione popolare piemontese, con ‘Bela Bergera’ che in italiano vuole dire ‘Bella Pastora’. “Sono cresciuto in Canavese – dice – vivo in un contesto sociale  legato alle tradizioni, è normale che ad un certo punto mi sia fermato per vedere qualcosa della mia terra. Ho deciso di chiamarlo ‘Bela Bergera’ perché ispirato dalla visione della foto di una mia amica su Facebook che fa la pastora insieme al suo compagno”. Il lavoro è un insieme di quattordici brani tratti dalla raccolta di Costantino Nigra e da altre registrazioni e documentazioni curate dal Coro Bajolese, Fondazione Enrico Eandi, Michele Straniero, Silvio Orlandi (quest’ultimo ghirondista di La Morra). “Essendo un lavoro in lingua piemontese – dice ancora De Martino – ho voluto eseguire i canti in lingua italiana, rispettando le traduzioni di Costantino Nigra, dal piemontese dell’Ottocento all’italiano per ottenerne la maggiore comprensione in tutta Italia.”. Per i canti ha seguito la linea di veglia, ovvero, prima del Novecento, ci si riuniva nelle stalle, nelle case, nei cortili e ognuno raccontava la sua storia. “In una lavoro precedente – spiega – ricordo di essermi incontrato in situazioni, a Viadana, dove c’erano problemi sociali di chi aveva perso qualcuno o non trovava lavoro, allora venivano eseguiti brani che erano eseguiti per elaborare il tema del lutto o quello del lavoro”.

L’autore fa poi una considerazione: “In un lavoro fatto in una casa di riposo ho scoperto che anziani cantavano canti della loro terra di origine, la Lombardia o l’Emilia, e questo grazie alla fabbrica che li aveva portati nell’Eporediese. Esperienze come quella dell’Olivetti hanno fatto si che la lingua piemontese si modificasse nelle grandi città ma non nei paesi”.

Le canzoni che compongono il progetto sono : ‘Donna Lombarda’, ‘Il Re di Lorena’, ‘Il frate confessore’, ‘Potere del canto’, ‘Il disertore’, ‘Bella ciao’, ‘Bel Genovese’, ‘Il testamento del capitano’, ‘Mal maritata’, ‘La marion’, ‘Era una notte che pioveva’, ‘Eran 4 piemontesi’, ‘La pastora fedele’, ‘Ninna nanna’. Tutti gli arrangiamenti sono dell’autore.

Il progetto è contenuto in una chiavetta Usb, in vendita a 10 euro, che contiene le canzoni, fotografie e tutte le notizie sul lavoro.

Per ogni ulteriore informazione: www.ernestodemartino.eu

Massimo Iaretti

 

 

#divietodiplastica, come ridurre i rifiuti

#divietodiplastica è l’hashtag con cui il Consiglio regionale del Piemonte ha lanciato la campagna sociale per informare sugli effetti dell’inquinamento da plastica e sensibilizzare i cittadini ad adottare azioni responsabili per ridurre il consumo e la produzione di rifiuti di plastica.

Il presidente del Consiglio Stefano Allasia e il componente dell’Ufficio di Presidenza Giorgio Bertola lanciano un appello a nome di tutto l’Udp.

“La pausa estiva è il momento del riposo, ma il bene del pianeta non va mai in vacanza. Il mio invito a tutti i piemontesi è di dare seguito alla nostra campagna sociale e di evitare quanto più possibile l’utilizzo di bottigliette e materiali di plastica durante questo periodo”, sostiene il presidente Allasia.

Gli fa eco Bertola: “Proseguiamo anche in vacanza il nostro impegno #plasticfree, anzi approfittiamone per migliorarci nell’utilizzo di alternative alla plastica monouso. Una bibita in riva al mare è ancora meglio senza cannuccia e la bottiglietta di plastica può essere sostituita dalla borraccia da portarsi sempre dietro. Piccole modifiche allo stile di vita di tutti, faranno il cambiamento per la salvaguardia del nostro pianeta”.

Strade sicure, da 11 anni al fianco dei cittadini

Strade Sicure è il nome dato dall’Esercito Italiano all’operazione iniziata il 4 agosto 2008, su decisione del Parlamento, e finalizzata al contrasto della criminalità e alla prevenzione di possibili attacchi terroristici.

Si tratta di un’operazione che allo stato attuale vede schierati circa 7.000 militari sull’intero territorio nazionale. Il contingente militare viene posto alle dipendenze dei Prefetti per condurre, in concorso e

congiuntamente alle forze di Polizia, attività di pattugliamento e

perlustrazione, ovvero per la vigilanza di obiettivi sensibili di carattere

diplomatico, religioso e di pubblica utilità, nonché per il presidio di specificivalichi di frontiera.

L’Operazione “Strade Sicure” è un esempio, per usare il gergo militare, di

impego “duale” dello strumento militare. Infatti, oltre alle attività prettamente militari (sono circa 3.500 militari sono schierati in oltre 15 paesi nell’ambito degli impegni internazionali assunti dall’Italia), l’Esercito Italiano mette adisposizione le proprie capacità per scopi non-militari a favore della collettività nazionale. Indispensabile, in tali diverse attività, l’esperienza maturata nelle

numerose missioni all’estero condotte dal personale.

A quasi 11 anni dal suo inizio l’operazione “Strade Sicure” vede oggi schierati 12 raggruppamenti che hanno la responsabilità di 430 siti su tutto il territorio

nazionale. In ambito metropolitano torinese, opera il Raggruppamento “Val Susa – Val d’Aosta”attualmente alimentato da personale del 3° reggimento alpini di Pinerolo della Brigata Taurinense. 

 

Il Raggruppamento è responsabile, tra i vari siti, della vigilanza dell’area attorno al campo nomadi in via Germagnano a Torino, del tunnel ferroviario del Frejus, del

varco stradale del Monte Bianco e del cantiere dell’alta velocità in Chiomonte.

Il Raggruppamento opera in sinergia con le Prefetture e le Questure di Torino ed Aosta e il personale militare schierato sui siti ha instaurato rapporti di piena intesa e collaborazione con le forze dell’ordine.

 

Nuovo percorso per Hipporun e Hippoten

La quarta edizione della Hipporun mezza maratona abbinata alla terza Hippoten di 10 km. non competitiva aperta a tutti, camminatori, fitwalker e nordic walker organizzata dalla Podistica Torino e in programma domenica 22 settembre si presenta con alcune novità, ad iniziare dal percorso

Le due gare sono di carattere nazionale e la maratonina è stata scelta dal periodico Donna Moderna tra una delle tappe dell’iniziativa “Corri con noi”, una community di donne runner che si trovano in varie città per correre insieme e prepararsi in vista di gare podistiche.

La vera grande novità è il tracciato e la partenza, ottenuti grazie alla collaborazione dei comuni coinvolti dalla competizione.

Lo start sarà alle 9,15 per entrambe le gare ed avverrà nel rettilineo che porta alla Palazzina di caccia di Stupinigi. Per raggiungere la zona di partenza saranno disponibili delle navette dalle 7.30 alle 9 o in alternativa si può raggiungere lungo un breve tratto di strada, utile come riscaldamento pregara.

Al quinto chilometro le due gare si divideranno. Il tracciato della mezza maratona si dirigerà verso Candiolo, mentre la 10 km. proseguirà sulla variante Debouchè per fare ingresso nell’ippodromo. Dopo aver percorso tutta la statale la maratonina entrerà in centro a Candiolo,  per tornare sul tracciato delle passate edizioni in senso contrario e dirigersi a Moncalieri, transitare nella zona industriale di Nichelino e costeggiare, infine, Mondo Juve Shopping Center, per arrivare alla rotonda e tagliare il traguardo all’intermo dell’ippodromo di Vinovo.

Da sabato 21 settembre aprirà il mini village Hipporun, animato dagli stand dei nuovi sponsor.

Sono aperte le iscrizioni per la mezza maratona, che si chiuderanno alla mezzanotte di giovedì 19 settembre 2019, mentre per la 10 km.  sabato 21 settembre alle ore 19 per la competitiva, mentre sarà possibile iscriversi la domenica mattina solo per la sezione non competitiva all’ippodromo.

L’eredità di don Sturzo a sessant’anni dalla morte

L’8 agosto 1959,  sessant’anni fa , moriva a Roma all’età di ottantasette anni don Luigi Sturzo, il cui   pensiero risulta quanto mai attuale.

Ci preme ricordare in questa occasione solo uno dei suoi tanti articoli, per darvi un piccolo assaggio delle sue idee sul Mezzogiorno e la politica italiana, sul programma del risorgimento meridionale.

“Lasciate che noi del meridione possiamo amministrarci da noi, da noi designare il nostro indirizzo finanziario, distribuire i nostri tributi, assumere le responsabilità delle nostre opere, trovare l’iniziativa dei rimedi ai nostri mali” scriveva.

Era il 1901 quando La Croce di Costantino pubblicò quest’articolo di Luigi Sturzo, fondatore del Partito popolare e meridionalista convinto che, solo attraverso lo sviluppo di un largo decentramento, il Mezzogiorno avrebbe potuto trovare la via del riscatto. Il forte senso geopolitico di Sturzo lo rese ben cosciente del carattere differenziato e composito delle regioni d’Italia.

“La regione in Italia è un fatto geografico, etnografico, economico e storico, che nessuno potrà mai negare. L’Italia è lunga e stretta, si allarga al nord lungo la catena alpina che la protegge e la incorona; si sviluppa nelle colline e pianure padane fino all’Adriatico; si stende verso il sud con la dorsale appenninica che la divide in zone adriatiche e tirrene, si va a bagnare nello Jonio, arriva con la Sicilia al mare africano, e con la Sardegna fronteggia a distanza le Baleari. La storia ci ha plasmati in mille modi, dando a ciascuna zona la sua caratteristica, la sua personalità, una e multipla allo stesso tempo”.

Va detto che Sturzo non rifiutò mai l’unità d’Italia che considerò sempre come un risultato positivo che doveva essere raggiunto prima, però questo non lo indusse a risparmiare delle critiche ai limiti dell’unificazione. E tanto per cominciare, per lui vi erano tante storie delle varie parti dell’Italia, più che una storia d’Italia. Le differenze tra Nord e Sud erano abissali nel momento dell’unificazione e queste non furono ridotte. Secondo Sturzo l’unità d’Italia fu soprattutto una occupazione ed una omogeneizzazione, un tentativo fallito di esportare al sud un modello del Nord. In definitiva si ebbe l’ “uniformità” piuttosto che l’ “unificazione”. Nel 1926 Sturzo parlava di “piemontesizzazione dell’Italia”, di “centralismo burocratico”, di stampo francese al posto del federalismo e/o regionalismo di stampo anglosassone.

Uno degli errori più gravi di quel tempo, i cui effetti deleteri si risentono ancora, fu l’esagerato criterio di unificazione che fu trasformato in quello di uniformità. (…) Tutto ciò fu detto piemontesizzazione dell’Italia”.

“Avevano voluto tagliare alle radici le tradizioni comunaliste e le vitalità regionali; avevano bandito dalla nuova vita ogni ricordo religioso-cattolico intimamente legato alle manifestazioni di pensiero, di tradizione e di arte italiana; avevano accentrato ogni vitalità nel governo e nel parlamento, che divenivano anche centro di intrighi e di affarismi; e non si accorsero di aver tolto una delle forze vitali del nuovo regno”.

E In un altro scritto riferisce che “L’Italia non poteva trovare una misura unica, che creasse una metropoli per tutta la sua lunga linea, dalle Alpi al Lilibeo: doveva imitare l’Inghilterra non la Francia, e dare dinamismo legislativo alle sue forze varie, non la forza statica dei suoi regolamenti”.

Rafforzato anche dalle esperienze di amministratore locale, l’autonomismo resta un punto nevralgico del pensiero politico di don Sturzo che nel 1921 a Venezia, in occasione del terzo congresso dei popolari, lancerà in modo compiuto l’idea di regione come ente con autonomia legislativa e finanziaria.

Ma questo non gli impedisce di muovere dure critiche alla scarsa convinzione con cui la Costituzione del 1947 aveva riconosciuto le prerogative legislative regionali. In particolare il sacerdote siciliano polemizza per l’esclusione tra le materie di competenza regionale dell’industria e del commercio, settori cruciali per lo sviluppo sui quali soltanto la conoscenza del territorio delle istituzioni locali, secondo Sturzo, consente di pianificare efficaci politiche d’incentivo e di sostegno infrastrutturale senza mai cadere, però, nell’assistenzialismo pubblico.

La politica economica è, infatti, un aspetto fondamentale del regionalismo di don Sturzo. Il suo è insieme un federalismo storico, che vede nelle regioni italiane una realtà vivente e insopprimibile dell’Italia post-unitaria, ma anche un federalismo funzionale, proposto come soluzione pratica allo statalismo che attraverso le logiche assistenziali nutre i suoi apparati e affama il cittadino elettore e contribuente.

Nella sua concezione politica, la semplificazione amministrativa e legislativa sono elementi portanti in un disegno regionale dello stato, il cui obiettivo finale consiste nella sana gestione del denaro pubblico attraverso il controllo locale delle risorse e della leva fiscale. È questo uno dei punti più attuali del pensiero di Sturzo che riconosce la necessità di un federalismo fiscale, come passaggio indispensabile per assecondare lo sviluppo delle differenti realtà regionali.

È razionale e giusto, scrive nel 1901 sul Sole del mezzogiorno, che le regioni italiane abbiano finanza propria e propria amministrazione, secondo le diverse esigenze di ciascuna, e che la loro attività corrisponda alle loro forze, senza che queste forze vengano esaurite o sfruttate a vantaggio di altre regioni e a danno proprio”.

Un federalismo spinto quello sturziano che non nega tuttavia il principio di nazionalità che deve portare le regioni ad aiutarsi reciprocamente. Da liberista non esita a scagliarsi contro il capitalismo di stato che finanzia e sostiene le imprese nei settori più disparati col denaro pubblico, alterando in questo modo lo sviluppo di una forte e sana iniziativa privata.

Lo stato è infatti l’istituzione più lontana dai cittadini, cui tutti sentono di poter chiedere senza percepire nell’immediato le ripercussioni di una politica spendereccia; per lo stesso motivo lo stato è il centro di potere, dove meglio possono annidarsi le pratiche partitocratiche e le grandi lobby economiche.

Prima di tanti, Sturzo prevede insomma le conseguenze nefaste dell’assistenzialismo, la voragine del debito pubblico, la politica inflazionistica. Il decentramento amministrativo e finanziario, nel suo disegno, è allora l’antidoto agli sprechi persi nei meandri dei ministeri, ai buoni propositi, puntualmente disattesi, dei politici meridionali di fare fronte comune in Parlamento nell’interesse del sud.

Una lezione, questa di don Sturzo, che conserva quindi un’attualità impressionante e che oggi, che ancora si dibatte sul federalismo fiscale, sull’Unità d’Italia e sulle politiche del governo per gli incentivi al Sud, può rappresentare per il Mezzogiorno un invito al coraggio, a scommettere su se stesso.

Il Sud, dopo essere stato per decenni una palla al piede dell’economia nazionale, è oggi chiamato a diventare la frontiera di un’Italia ricca di potenzialità. In questo scenario, tale obiettivo può essere raggiunto sposando l’idea di un federalismo fiscale per il Sud.

Anziché invocare una maggiore redistribuzione a loro favore, la classe politica e l’opinione pubblica meridionale devono accettare la sfida della competizione tra territori e rinunciare allo status quo. Ma sono soprattutto due le “idee forti” di Sturzo per colmare il profondo divario fra Nord e Sud : porre il Mezzogiorno nella condizione di diventare il grande protagonista di una politica mediterranea e far crescere nei meridionali la convinzione che “La redenzione comincia da noi”, senza attendere che lo sviluppo del Sud possa venire solo dall’esterno.

Vito Piepoli

Calano i prezzi delle case in montagna

Riceviamo e pubblichiamo

MERCATO IMMOBILIARE IN SALITA. E CON LA BANDA ULTRALARGA, VALORI IN AUMENTO DEL 10%. MA NON VOGLIAMO NUOVE CASE DI HEIDI 

L’arrivo della fibra ottica a casa, con la modalità Ftth (fiber to the home), farà crescere del 10 per cento il valore degli immobili nei Comuni delle Alpi e degli Appennini. Il Piano della banda ultralarga, secondo le analisi Uncem, sarà importante non solo per superare il divario digitale, ma anche per dare maggior valore e anche mercato a case singole e appartamenti nelle località montane italiane. Perché il servizio che Open Fiber sta realizzando con i fondi europei, statali e regionali, è un vettore di sviluppo al pari dell’arrivo di una strada. Così, il valore degli immobili cresce e lo stesso mercato potrà subire una scossa. “Si tratta di alcuni primi indicatori che possono indurci a lavorare meglio e di più affinché il Piano banda ultralarga venga accelerato – spiega Marco Bussone, Presidente Uncem – A oggi è lento, in ritardo. Ma non appena concluso avrà effetti anche sul valore degli immobili, non solo nelle località turistiche. Essere connessi oggi è determinante, anche per chi acquista una casa o un appartamento“.

Le compravendite nel 2018 sono cresciute in montagna del 4%, secondo l’ultima rilevazione di Fimaa (l’associazione di agenti immobiliari aderente a Confcommercio) e Nomisma. Il prezzo medio è 2.122 euro al metro quadro in montagna. In crescita anche i borghi alpini: Ravascletto (UD) +3,4%, Tarvisio (UD) +3,3%, Sauris (UD) +3,2%, Forni di Sopra (UD) +3,1%.

“Il tema non è solo comprare più o meno seconde case – aggiunge Bussone – bensì le modalità di abitare, restare, fare impresa, essere parte di quel luogo. Anche il tema architettonico è per noi determinante. Fanno sorridere certe foto di immobili tipici, legno e pietra tradizionali, fatti nuovi, case di heidi delle quali proprio non sentiamo bisogno. Oggi l’architettura contemporanea trova nuovi stili e modelli di intervento su aree edificabili e in particolare sul recupero. Ridurre, fermare il consumo di suolo è decisivo. In montagna, vogliamo agevolare il recupero dei borghi. Puntiamo sull’innovazione e la banda ultralarga è decisiva anche rispetto ai valori degli immobili. Puntiamo su un’abitare, anche temporaneo, che fa crescere nuove comunità, dove chi arriva porta idee e nuovi percorsi che si intrecciano con chi vive i territori montani da sempre. In questo snodo sta la nostra attenzione a politiche, prezzi, valori delle case in montagna. Anche rispetto al mercato turistico, che è ancora un pezzo determinante dell’economia della montagna. Sempre se chi arriva nel proprio appartamento non si sia portato tutto da Torino o Milano, con quella tappa al centro commerciale di periferia dove ha comprato anche l’acqua. Questo non è certo il turismo nel quale Uncem crede. Scegliere la montagna e il turismo nelle località alpine e appenniniche vuol dire anche ‘comprare in valle’ affinché la montagna non si desertifichi ulteriormente”.

ZZZleepandGo sbarca a Torino Airport

Da oggi disponibile il servizio letto e relax in Area Partenze

Un passo avanti nella customer experience

 

Un nuovo servizio dedicato alla customer experience sbarca a Torino Airport. L’Aeroporto dà il benvenuto a ZZZleepandGo, il servizio di mini lounge self-service per il riposo e il relax dei passeggeri in attesa del volo, disponibile 24 ore su 24.

 

I viaggiatori che vogliano dormire qualche ora in attesa della partenza, possono da oggi usufruire del servizio di ZZZleepandGo, situato al Livello Partenze, nell’Area check-in di

Torino Airport: 5 mini lounge protette da privacy assoluta e totalmente automatizzate, concepite come camere con letto, scrivania per lavorare, deposito bagagli, free wi-fi, schermo con orario voli aggiornato in tempo reale, prese USB e 220V.

 

I passeggeri possono acquistare il servizio anticipatamente, da remoto per circa 30 euro a notte, o direttamente in Aeroporto in qualsiasi momento del giorno e della notte al costo di 9 euro all’ora.

 

L’acquisto, previo inserimento dei dati del documento di identità, può avvenire sia tramite il sito web di ZZZleepandGo, sia attraverso i principali portali di prenotazione e i pagamenti accettati spaziano dalle carte di debito ai più importanti circuiti di carte di credito o prepagate.

 

Grazie al processo totalmente automatizzato, le operazioni di check-in e check-out sono svolte dal cliente in totale autonomia e all’interno delle cabine il comfort e l’igiene sono garantiti da un alto livello di sanificazione dell’ambiente, dal ricambio automatico delle lenzuola ad ogni nuovo utilizzo e dalla ventilazione meccanica costante. Il cliente è libero di uscire dalla stanza in ogni momento, la serratura rimarrà bloccata elettronicamente e il modulo non verrà assegnato a nessun altro utente. Per rientrare nella stanza è  sufficiente selezionare sul device all’ingresso la funzione “rientra”.

 

Per abbandonare definitivamente la stanza il cliente deve selezionare l’opzione “checkout” sul device esterno: il sistema calcolerà l’intervallo tra check-in e check-out e applicherà la tariffazione al minuto, inviando la fatturazione all’indirizzo mail della registrazione.

 

Le stanze sono dotate di sensori antincendio, materiali ignifughi, videosorveglianza delle aree comuni, serrature elettroniche e uscite d’emergenza, con un sistema di  monitoraggio in tempo reale di tutti gli ingressi. Questa procedura innalza ancor più il livello di sicurezza garantito.

 

Dopo i restauri la chiesa dell’Assunta torna alla comunità

DAL PIEMONTE

Il giorno di ferragosto saranno il vescovo di Casale Monferrato e due nunzi apostolici, Luigi Bianco in Uganda ed Angelo Accattino in Bolivia a ‘battezzare’ la restaurata chiesa parrocchiale della Madonna Assunta di Moncestino, paese posto ai confini estremi nord occidentali della Provincia di Alessandria al confine con la Città Metropolitana di Torino. Ad accoglierli alle 17 ci sarà il parroco, don Davide Mussone, poi ci sarà la celebrazione della Messa e, alle 18, una processione verso il palazzo muncipale.

I lavori sono iniziati nell’estate del 2016 su iniziativa di don Mussone. Si tratta del completo restauro conservativo interno della Chiesa parrocchiale della Madonna Assunta di Moncestino. Precisamente, negli anni 50, la chiesa venne affrescata con un colore decisamente non conforme alle origini ed i pregiati pilastri marmorei vennero pure ricoperti dalle tempere inopportune.  Negli ultimi tre anni, dopo l’installazione del ponteggio ad opera dell’impresa Paolo Monchietto di Villamiroglio, con minuzioso e delicato intervento ad opera della ditta “Pagella restauri” di Casale Monferrato è stato riportato alla luce originale tutto l’interno settecentesco, come realmente venne costruito nel 1752.

Questo progetto di restauro conservativo è stato accuratamente studiato ed elaborato dall’arch. Raffaella Rolfo, con la collaborazione del geom. Alan Zavattaro e del geom. Elena Barale, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le provincie di Alessandria, Asti e Cuneo, che ha rilasciato tutti i necessari nulla osta.

Nel corso del 2017, durante le fasi di intervento, sono emerse delle importanti lesioni strutturali, verificate da prove geologiche, dovute a cedimenti  del terreno sottostante le fondamenta, che hanno reso più che necessario il progetto di consolidamento elaborato dall’ingegner Matteo Scagliotti. Dopo aver ottenuto l’autorizzazione della Soprintendenza, ad inizio 2019, sono state installate tredici catene che hanno legato le murature perimetrali della parrocchiale, ad opera dell’impresa edile sopracitata.

I restauri lignei dei banchi e degli apparati lignei interni sono stati eseguiti da Michele Scaggion.

Tutti i lavori sopradescritti sono stati offerti da un generoso fedele; la dott.sa Anna Maria Possio ha voluto donare questo segno visibile alla Parrocchia che si aggira intorno agli 85.000 euro in memoria del defunto marito Giorgio Acutis, che è sepolto nel camposanto del paese.

Massimo Iaretti

 

Arrestato due volte in una settimana per tentato furto aggravato

Si tratta di un uomo con numerosissimi precedenti di polizia e colpito da avviso orale del Questore

Era stato scarcerato da qualche ora quando è tornato nella medesima zona, nel quartiere Madonna di Campagna, ed ha nuovamente tentato di rubare a bordo di alcune autovettureparcheggiate per strada. Anche questa volta, una pattuglia della Polizia di Stato lo ha, però, colto in flagrante. Si tratta di un cittadino italiano di 41 anni, residente a Torino; l’uomo è stato sorpreso in entrambi i casi con degli oggetti trafugati dalle autovetture appena forzate (due autoradio e dei vestiti), che stava cercando di portare via dopo averli caricati sulla sua bici. La perquisizione effettuata a suo carico dagli agenti della Squadra Volante ha consentito il rinvenimento di alcuni cacciaviti dei quali il ladro si serviva per aprire le portiere. L’uomo, che ha diversi precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e risulta colpito dalla misura dell’avviso orale del Questore di Torino oltre che soggetto all’obbligo di presentazione quotidiana alla P.G., dopo l’arresto avvenuto il primo Agosto, è stato nuovamente arrestato lunedì scorso per lo stesso reato.

Atp, venti di guerra tra Regione e Comune

La crisi di governo inizia ad avere riflessi locali. La cabina di regia per l’organizzazione delle Atp finals, il torneo mondiale di tennis che sarà ospitato a Torino dal 2021 al 2025 sta creando tensioni tra Regione e Comune. Si lamenta la  Regione Piemonte:  “Nessuno ci ha detto né l’intenzione di formare questo gruppo di lavoro, né che il gruppo fosse già stato formato, con i nomi scelti per i ruoli apicali”. Così gli assessori regionali allo Sport e al Bilancio, Fabrizio Ricca e Andrea Tronzano. Forse il Comune, aggiungono, “non ha più necessità anche dei 7,5 milioni(stanziati dalla Regione, ndr) per organizzare l’evento. Se così fosse potremmo destinare l’ingente somma per numerosi altri progetti”. Replica il comune:  “La cabina di regia riguarda solo i servizi comunali e non si tratta del comitato organizzatore per la cui composizione dovranno partecipare tutte le istituzioni coinvolte”.

(Foto F. Liguori)