ilTorinese

Rubano bici elettrica, ma la proprietaria li scopre

Avevano adocchiato una bella bicicletta elettrica assicurata a un cancello. Pensando di non essere visti da nessuno, dopo aver rotto le catene che la tenevano ancorata alle inferriate, la avevano presa di peso, allontanandosi. Ma la moglie del proprietario, scesa per fare la spesa, li incrociava e, riconoscendo  il modello della bici, chiedeva loro spiegazioni. La coppia, un uomo di 44 anni e la compagna di 47, non le rispondevano nulla e continuavano la loro azione. Pertanto, la signora avvisava il marito, che richiedeva l’intervento di una  pattuglia all’indirizzo ove i due erano stati visti entrare. Alla richiesta di  apertura della porta di casa,  per alcuni minuti non rispondeva nessuno; ma una volta riusciti ad entrare, gli agenti della Squadra Volante rinvenivano proprio la bicicletta rubata, del valore di 1200 € circa. I due responsabili hanno entrambi numerosi precedenti specifici contro il patrimonio; sono stati arrestati per furto aggravato in concorso.

 

Essere anziani a Mirafiori Sud, un ricco calendario

Essere anziani a Mirafiori sud comunica il programma delle iniziative per settembre 2019

Martedì 10 settembre dalle 15.00 alle 17.00 in via Morandi 10/A: Presentazione delle
nuove iniziative con merenda condivisa. Ai partecipanti è richiesto di portare
qualcosa da mangiare e da condividere insieme. Partecipazione libera e gratuita.
Martedì 17 settembre dalle 16.00 alle 18.00 in strada Castello di Mirafiori 38: Visita
guidata agli Orti Generali con merenda sinoira. A cura di Matteo Baldo, Orti Generali.
Partecipazione libera e gratuita. Si raccomanda di avere scarpe chiuse e comode.
Mercoledì 18 settembre dalle 10.00 alle 13.00 a I Passi (strada Castello di Mirafiori
142/8): Facciamo il pane insieme al forno sociale. Contributo per l’uso del forno a
legna: 1,00 euro a persona. Iscrizione obbligatoria. Posti limitati.
Giovedì 19 settembre dalle 18.00 alle 20.00 alla Casa nel Parco (via Panetti 1 angolo
via Artom): I servizi per la domiciliarità e gli interventi a sostegno della non
autosufficienza. A cura di Cristina Riggio e Giulia Albano, Assistenti Sociali Online.
Partecipazione libera e gratuita.
Lunedì 23 settembre dalle 12.00 alle 15.00 a I Passi (strada Castello di Mirafiori 142/8):
Pranzo di comunità: benvenuto autunno! Ognuno porta qualcosa da mangiare e da
condividere con gli altri partecipanti. Partecipazione gratuita con iscrizione obbligatoria.
Posti limitati.
Mercoledì 25 settembre dalle 10.00 alle 13.00 a I Passi (strada Castello di Mirafiori
142/8): Mani in pasta: laboratorio di autoproduzione collettiva di pasta fresca. Ai
partecipanti è richiesto di portare gli ingredienti con cui preparare la propria pasta
(orecchiette, tagliatelle, cavatelli, fusilli, ecc.). Partecipazione gratuita con iscrizione
obbligatoria. Posti limitati.
Tutti i mercoledì (salvo concomitanza con le festività) a partire dal 18 settembre dalle
10.00 alle 11.30 alla Locanda nel Parco (via Panetti 1 angolo via Artom): Ginnastica
dolce per la mente. A cura di Lisa Ardenghi, Gametrainer. Contributo per la
partecipazione: 5 euro per 4 incontri, 9 euro per 8 incontri, 18 euro per 16 incontri, 25
euro per 24 incontri. Incontro di prova gratuito. Iscrizione obbligatoria.
Tutti i lunedì a partire dal 9 settembre e tutti i venerdì a partire dal 13 settembre (salvo
concomitanza con le festività) dalle 9.30 alle 11.00 al Parco Colonnetti: Gruppi di
cammino. Passeggiate all’aria aperta condotte da un istruttore in compagnia di amici,
familiari e vicini di casa. A cura di UISP Torino. Appuntamento alle 9.30 davanti al
Mausoleo della Bela Rosin (strada Castello di Mirafiori 148/7). Contributo per la
partecipazione: 5 euro per 8 incontri – 10 euro per 16 incontri – 14 euro per 24 incontri
– 25 euro semestrale – 40 euro annuale. Incontro di prova gratuito. Iscrizione
obbligatoria.
Tutti i venerdì a partire dal 13 settembre dalle 15.00 alle 17.00 alla Locanda nel Parco
(via Panetti 1 angolo via Artom): Fai da te fatto insieme. Knitting Point Cafè per il lavoro
a maglia e uncinetto in compagnia di un’esperta e di amici, familiari e vicini di casa. Per
chi sa già lavorare a maglia e all’uncinetto a livello intermedio e avanzato. A cura di
Mihaela Mates, Mykyta Lab. Partecipazione libera e gratuita.

Informazioni e iscrizioni
cell. 331 3899523 – email: essereanzianimirafiorisud@gmail.com

Centro sinistra, oltre il civismo c’è di più

Il possibile, e ormai del tutto probabile – anche se la serrata trattativa e’ tuttora in corso – tra il Pd di
Zingaretti e il movimento 5 stelle per superare l’ormai ex governo giallo/verde e per porre un argine
alla cosiddetta “onda nera” per citare chi continua a vedere o a sognare un pericolo fascista nel
nostro paese, può avere effetti dirompenti nella politica italiana. Certo, prima di parlare di questo
potenziale scenario, e’ importante attendere gli sviluppi concreti di questa crisi di governo a lungo
annunciata ma che adesso assume un profilo inedito e ricco di contraddizioni. Anche perché
attendiamo tutti le decisioni, che come sempre saranno sagge e di buon senso, del Presidente
della Repubblica Mattarella, vero punto di riferimento e credibile della politica e delle istituzioni
democratiche.
Ora, se dobbiamo attendere ancora pochi giorni per capire la piega concreta che prendera’ questa
crisi, sul versante della coalizione alternativa alla destra che dovrà affrontare, prima o poi, le
elezioni, l’orizzonte resta confuso anche se cominciano ad apparire elementi chiari ed
inequivocabili.
Innanzitutto la natura di questa coalizione. Senza riproporre la simpatica ma del tutto irrealistica
nonché virtuale concezione del Pd come partito a “vocazione maggioritaria”, resta quantomai
singolare anche la concezione che vorrebbe una alleanza tra il Pd e un fantomatico “partito
ambientalista” e una serie di liste civiche a partire da quella dei sindaci. Che, come noto, essendo
anch’io Sindaco, sono anche e soprattutto il frutto del “civismo” democratico e culturale. Che resta
un fatto trasversale e difficilmente etichettabile quando la partita politica ti chiede, in modo secco,
da che parte stare senza equivoci e tentennamenti. Al di là dei sindaci delle grandi città che sono
già militanti, tesserati o aderenti al Pd. Al riguardo, forse è giunto il momento per richiamare un
aspetto politico che resta decisivo ed essenziale per l’ormai prossima stagione elettorale. E cioè, il
civismo e’ indubbiamente importante, i partiti virtuali che vengono inventati alla bisogna sono
altresì importanti, ma senza la presenza di partiti organizzati e che si alleano non in virtù di una
autorizzazione gentilmente concessa dal segretario del partito di maggioranza relativa ma come
frutto di una presenza politica, culturale ed organizzativa autonoma e definita nella società la
partita si complica. Sotto questo versante una organizzazione politica e culturale che
sbrigativamente si potrebbe definire di centro, riformista, democratica e di governo e’ quantomai
necessaria ed indispensabile in una alleanza con la sinistra. Non c’è civismo o partiti e movimenti
inventati a tavolino dal partito di maggioranza relativa che tengano. Servono partiti organizzati e
radicati concretamente nel territorio, nonché portatori di una cultura politica specifica e
determinata. Ed è proprio lungo questo crinale che si pone il tema su cui si sbizzarriscono da
tempo molti organi di informazione e moltissimi opinionisti e commentatori politici. Al di là dei nomi
e dei cognomi, ormai il capitolo di un partito che sia distinto e distante dal neo Pds di Zingaretti e’
quantomai importante e decisivo per rendere credibile e competitiva la potenziale coalizione di
centro sinistra. Tocca ormai a coloro che si riconoscono in questo progetto politico fare il salto di
qualità e dar vita al partito, strumento costituzionale che resta determinante per l’organizzazione
politica democratica. E tocca alla neo sinistra prendere atto che senza una formazione politica del
genere la competizione con la destra diventa quantomai complicata ed aggrovigliata. Anche
perché la sinistra, da sola, in questo paese non vince. E men che meno con una singolare ed
anacronistica alleanza con i 5 stelle. Prima se ne prende atto e meglio e’. E questo non per il bene
del centro sinistra o del riformismo italiano ma per la stessa prospettiva e qualità della democrazia
italiana.
Giorgio Merlo

Accordo per il rimpatrio volontario assistito dei migranti

È stato siglato un protocollo con il Ministero dell’Interno e le Prefetture piemontesi.

Così il Piemonte ha a avviato un progetto sperimentale per il rimpatrio volontario assistito dei migranti.

E’ previsto un contributo al singolo immigrato di 2.000 euro maggiorato del 50% se accompagnato da un familiare e del 30% se c’è un figlio.

Il Piemonte è la seconda regione, dopo il Friuli Venezia Giulia, a sottoscrivere questo tipo di sperimentazione, che sarà finanziata per il 50% con risorse europee (Fondo Asilo Migrazione e Integrazione – Fami) e per il 50% dal Ministero degli Interni.

Il documento sancisce un modello innovativo di intervento a regia regionale, in partenariato con Prefetture, Enti Locali, organizzazioni internazionali ed enti di riferimento del settore.

La Regione Piemonte coordinerà un Tavolo di concertazione territoriale per incentivare i rimpatri volontari dei migranti presenti in Piemonte, attraverso progetti che ne consentano il concreto reinserimento nel tessuto sociale e produttivo dei paesi di origine. Il sostegno economico, infatti, non sarà assegnato al singolo individuo, ma per sostenere l’avvio di una attività lavorativa.

Il tema dell’immigrazione è prioritario per la nostra regione e oggi abbiamo avviato un progetto che ci permetterà di incentivare il rimpatrio dei migranti presenti in Piemonte” – sono le parole del presidente della Regione Alberto Cirio, in carica dal 6 giugno 2019 per il centrodestra.

In Prefettura a Torino ha siglato il protocollo insieme al sottosegretario del Ministero agli Interni Nicola Molteni, il capo Dipartimento per Libertà civili e l’Immigrazione Michele di Bari e i sette Prefetti piemontesi.

È importante come nel caso dell’ex Moi sgomberare le occupazioni abusive, ma allo stesso tempo servono misure concrete per gestire la situazione anche dopo, altrimenti si rischia solo di spostare il problema da un posto all’altro- ha aggiunto il presidente Cirio – Questo progetto è una sperimentazione importante perché non dà un sussidio economico fine a se stesso, ma crea le condizioni perché un migrante possa tornare a casa e poi avere realmente le opportunità per restarci. Diciamo spesso “aiutiamoli a casa loro”, ma poi non lo facciamo. Questa volta invece alle parole seguono i fatti, anche attraverso le risorse di quell’Europa che troppo spesso ha lasciato solo il nostro Paese nel gestire un problema che, però, non è solo italiano. Il Piemonte è una terra solidale, ma la solidarietà deve sempre andare di pari passo con la legalità”.

Con questa firma cambia il paradigma utilizzato fino a oggi sul tema della gestione dell’immigrazione: non più soldi per far restare gli immigrati sul nostro territorio ma incentivi per farli tornare nel loro Paese – ha affermato l’assessore alla Sicurezza Fabrizio Ricca – Il rimpatrio volontario, insieme ad altri strumenti, può essere un tassello in più per mettere ordine in una crisi migratoria che per troppo tempo non è stata gestita. Il caso delle palazzine dell’ex-Moi, definitivamente liberate nelle scorse settimane, può essere un banco di prova interessante per sperimentare questo tipo di approccio innovativo, coinvolgendo gli ex occupanti”.

Vito Piepoli

Fermò l’Islam a Vienna e “inventò” il cappuccino

ACCADDE OGGI: 13 AGOSTO

Nell’anno dedicato allo storico incontro tra Francesco d’Assisi e il sultano d’Egitto, avvenuto ottocento anni fa, c’è spazio anche per ricordare un’altra grande figura della famiglia francescana beatificata nel 2003 da Papa Giovanni Paolo II.

Si tratta di Marco d’Aviano, un frate cappuccino del Friuli che con fermezza, coraggio e umiltà svolse un ruolo di primo piano nella liberazione di Vienna dall’assedio dei turchi alla fine del Seicento quando la minaccia ottomana terrorizzava l’Europa. É tra i personaggi più importanti della storia religiosa e politica del Seicento. Il 13 agosto è il giorno della sua morte e della ricorrenza religiosa ma molti non conoscono ancora questo piccolo grande personaggio della storia. Chi fu Marco d’Aviano? Un saio francescano, sacerdote, missionario e predicatore, che partito da un piccolo paese alle porte di Aviano, diventa uno dei protagonisti della storia europea in chiave anti-musulmana e ottomana. Si chiamava Carlo Domenico Cristofori e trascorse parte della sua vita a predicare con insistenza una crociata contro i turchi al tempo dell’assedio di Vienna. Sovrani e principi rimasero meravigliati dall’audacia di quest’uomo che con i suoi discorsi infiammava sia le Corti sia le folle che lo ascoltavano. Mentre i viennesi soffrivano l’assedio degli ottomani l’imperatore Leopoldo I d’Asburgo lo volle come suo consigliere personale. D’Aviano amava ripetere al suo sovrano che sconfiggere i turchi davanti a Vienna era possibile e necessario. Dopo aver studiato teologia e filosofia iniziò a predicare a Padova e ad aiutare poveri e malati. Qui diede la benedizione a una religiosa gravemente ammalata. La sua improvvisa guarigione, unita ad altri episodi analoghi avvenuti nello stesso periodo a Venezia e in altre città, resero celebre frate Marco a cui vennero attribuiti poteri miracolosi. La sua fama di taumaturgo si diffuse in tutta l’Europa e folle enormi lo accolsero nelle città che visitava. Anche il buon cappuccino che molti di noi bevono tutti i giorni ha qualcosa a che fare con questo umile e straordinario frate. La miscela di caffè e latte molto apprezzata dai viennesi a quell’epoca non l’ha certo inventata Marco d’Aviano ma ha più o meno il colore del saio francescano che riporta alla figura del cappuccino Marco. Le leggende che hanno legami con Vienna e con le nostre colazioni mattutine sono famose come dimostra lo stesso croissant che ha la forma della mezzaluna turca secondo una leggenda non storicamente accertata ma molto radicata. Quando D’Aviano guarì da una malattia anche il duca Carlo V di Lorena, comandante dell’esercito cristiano, l’imperatore Leopoldo lo invitò a corte a Vienna e da allora il sacerdote non se ne andò più.

Marco divenne confessore e consigliere dell’Imperatore fino alla sua morte. Papa Innocenzo XI gli affidò l’incarico di rimettere in piedi la Lega Santa delle nazioni cristiane per fronteggiare l’espansione dell’Impero Ottomano in Europa. Dopo aver occupato Belgrado i turchi invasero l’Ungheria con l’obiettivo di portare l’Islam a Vienna per poi raggiungere Roma e far abbeverare i cavalli del sultano nelle fontane di San Pietro. D’Aviano riuscì tra mille difficoltà a coalizzare le potenze cristiane senza però convincere Luigi XIV, il “re cattolicissimo” che non aderì all’alleanza preferendo il Turco ai cristiani. L’unico sovrano a farsi avanti con decisione fu il re di Polonia Giovanni Sobieski. L’assedio di Vienna cominciò a metà luglio del 1683. Convinto che non c’era tempo da perdere il frate scrisse più volte all’imperatore per convincerlo che la guerra era ormai inevitabile. La mattina del 12 settembre 1683, poco prima dell’alba, padre Marco celebrò la messa sulla collina del Kahlenberg che sovrasta Vienna tenendo una predica incendiaria. Distribuì la comunione al duca di Lorena, al re di Polonia Sobieski e impartì la benedizione all’esercito. Dopo la funzione passò davanti alle schiere militari con la croce in mano rivolgendo parole di fede e di incitamento alla battaglia imminente che si concluse con la vittoria della Lega Santa e la disastrosa ritirata dell’esercito turco. Per gli ottomani fu l’inizio della fine. Tornato a Belgrado, sconfitto e disonorato, il gran visir Kara Mustafà verrà strangolato per ordine del sultano. Ma lo slancio di padre Marco non si fermò qui e negli anni successivi si diede da fare per liberare anche l’Ungheria e riconquistare Belgrado anche se per poco tempo.

A Vienna padre Marco fu il personaggio più festeggiato e l’anno dopo ricevette un’altra chiamata dal Papa. Innocenzo XI voleva che i sovrani europei si coalizzassero per cacciare definitivamente gli ottomani dall’Europa. Marco si rimise al lavoro per coordinare l’alleanza cristiana contro l’islam turco partecipando all’organizzazione dell’attacco insieme ai comandanti militari. Buda fu riconquistata nel 1689 e, dopo una lunga pausa, la controffensiva riprese con Eugenio di Savoia che sconfisse i turchi a Zenta sul fiume Tibisco in Serbia nel 1697. Due anni più tardi, nel 1699, la pace fu firmata a Carlowitz. Assistito dall’imperatore Leopoldo, il 13 agosto dello stesso anno, padre Marco d’Aviano moriva. Le sue spoglie riposano nella chiesa dei Cappuccini a Vienna accanto alle tombe degli imperatori d’Asburgo.

Filippo Re

Addio a Giovanna Borbonese, torinese e signora della moda

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E’ morta a 56 anni, dopo una breve malattia, Giovanna Borbonese, figlia di Umberto Borbonese, lo stilista torinese che negli anni Cinquanta ideò il marchio di borse in occhio di pernice. Era laureata in architettura e dal padre aveva assimilato  capacità creativa e stile. In via Amendola a Torino ha gestito per anni il conosciutissimo store del marchio di moda. Recentemente aveva disegnato una linea di oggetti per la casa.

Il Bene e il Male durante il periodo della Controriforma

La produzione artistica – pittura, grafica, scultura –  di Concetto Fusillo costituisce un vero archivio, come egli stesso ama dire, poiché scaturisce da una laboriosa e fruttuosa ricerca in archivi pubblici e privati divenuti intimo rifugio di uno studioso nutrito di cultura umanistica.

Spinto da viscerale desiderio mai esausto di conoscenza e assumendosi il compito di togliere dall’oblio fatti dimenticati, se ne appropria trasformandoli in occasione d’arte e concretizzandoli in pittura.

Ogni parola scritta nei documenti consultati diventa suggerimento di immagini, ogni piccolo segno o emozione scaturiti dalla lettura si trasforma in linea e colore dando vita ad uno stile particolare che unisce tradizione iconica a suggestioni d’avanguardia, ad azzardate accensioni fauve, a impalpabili rarefazioni informali e ad accenni di astrattismo.

Le opere, nate dalla curiosità di portare alla luce vari comportamenti tra il Bene e il Male durante il XVI e XVII secolo nel territorio acquese, hanno come protagonisti i preti e sono il risultato di una appassionata ricerca negli archivi della diocesi di Acqui, affrontando la dialettica esistenziale da sempre trattata da teologi, filosofi e letterati senza mai arrivare ad una regola definitiva universale.

Basta sintetizzare alcune interpretazioni per esemplificare come ogni affermazione sia inevitabilmente soggettiva: se gli stoici affermarono che le due entità sono entrambe essenziali perché se non ci fosse l’una non ci sarebbe l’altra, Platone si servì della suggestiva metafora del sole rivelatore delle cose per asserire che il Bene è l’Essere, il Male il non Essere, per sant’ Agostino è il libero arbitrio a determinare la scelta mentre per Leopardi tutto è male.

Fusillo non pretende di dare una soluzione, ciò che gli preme è dare corpo, attraverso la pittura, a persone e storie minori pressoché sconosciute riportando alla luce testimonianze, atti processuali, sentenze, credenze e aneddoti tratti dai documenti d’archivio.

Ne nasce un vivace e variegato mondo che ha per protagonisti preti pii e caritatevoli come il vescovo Pedroca incurante del contagio, morto nel curare gli appestati, o il misericordioso don Bottero che perdona chi l’ha ferito ma anche sacerdoti indegni come don Remuschio seminatore di zizzanie tra i parrocchiani e altri che agiscono per fini personali.

Più che comportamenti di male assoluto compaiono, in verità,  situazioni intermedie e personaggi grotteschi: l’arciprete pauroso che si rifugia in camicia da notte sui tetti della canonica spaventato dai ladri, il prete rubagalline, l’iracondo chierico Panaro che imbraccia disinvoltamente lo schioppo, il frate zoccolante, pseudo esorcista, che inganna il popolo con filtri magici, il sacerdote che durante il carnevale balla vestito da donna, a dimostrazione che neppure il clero è esente da debolezze umane.

Si diventa spettatori di un variopinto teatrino sul cui palco sono posti in primo piano i preti intorno a cui ruota la società di quel tempo tra signorotti, contadini, ciarlatani, creduloni, feste carnevalesche, superstizioni, stregonerie e processioni senza peraltro scadere in semplici bambocciate.

Non si tratta di una facile pittura di genere, aneddotica e ripetitiva di scene popolari riprese dal vivo bensì di una pittura colta, rivelatrice di una realtà più che vista assimilata, rielaborata e indagata negli aspetti complessi, nascosti al di sotto dell’apparenza e comunicata attraverso deformazioni che si avvicinano all’espressionismo e al primitivismo.

Non essendo ininfluente il luogo in cui viene presentata la mostra, qualora vi siano legami tra questa e il tema proposto, il Museo di Moncalvo è pertinente al periodo trattato tra il XVI e XVII secolo essendo ubicato nell’ex convento delle Orsoline fatto costruire da Guglielmo Caccia, massimo esponente piemontese della pittura controriformistica.

Qui la figlia Orsola, pittrice e badessa portò avanti la scuola paterna, fedele ai dettami del Concilio di Trento che affidava agli artisti il compito di diffondere le sacre scritture in modo efficace, decoroso, comprensibile per recuperare chi si era allontanato dalla chiesa nel periodo della riforma protestante.

Nella pinacoteca infatti si possono ammirare alcuni importanti quadri, in particolare i famosi vasi di fiori a cui la “Monaca pittrice” ha dato dignità di natura morta autonoma, non semplicemente con funzione decorativa di figure religiose bensì veri e propri veicoli simbolici di propagazione di fede cattolica.

Allo stesso modo il Castello di Casale Monferrato è stato confacente alla mostra su Federico II e la scuola poetica siciliana, da me curata nel 2014, nel rievocare i rapporti politici e privati tra il Regno di Sicilia e il Monferrato grazie al matrimonio tra il “Puer Apuliae, stupor mundi” e Bianca Lancia da cui nacque Manfredi.

In questo caso Fusillo, stabilitosi da anni in Piemonte ma nativo di Lentini, patria di Jacopo, ha elaborato una” Poesia dipinta” calandosi nel fervido clima culturale federiciano per dare corpo, attraverso le immagini, ai raffinati versi dei poeti che hanno dato luogo alla prima poesia scritta in dialetto siciliano ripulito e disgrossato da venature di latino e provenzale.

Adattandosi alla squisitezza dei versi l’artista ha usato colori delicati e sognanti, linee morbide e avvolgenti allusive al desiderio d’amore cortese dell’amante che anela l’attenzione della donna descritta come “bionda più c’auro fino, di claro viso” secondo una tipologia ben definita, spesso ritrosa e inaccessibile.

Al contrario, trattando la dialettica del Bene e del Male, le tinte si fanno dissonanti in azzardati contrasti, le linee taglienti nel rivelare situazioni e stati d’animo complessi indagati nel profondo al di sotto dell’apparenza fenomenica.

In entrambi i casi Concetto Fusillo raggiunge un risultato estetico e una compiutezza d’espressione riuscendo a unire indissolubilmente contenuto e forma, gesto lavorativo e energia formante

 

Giuliana Romano Bussola

 

Museo civico di Moncalvo 6 luglio – 29 settembre A cura di A.L.E.R.A.M.O ONLUS   sabato e domenica    10 -19    tel  327 7841338

 

 

 

Tentano di rubare nella roulotte

Due cittadini maghrebini, un tunisino di 54 anni ed un marocchino di 36, sono  stati sorpresi qualche notte fa da una Volante mentre cercavano di introdursi all’interno di una roulotte parcheggiata sul lungo Dora Firenze. Sul mezzo non c’era nessuno in quel momento e con ogni probabilità il loro intento era quello di cercare oggetti o cose preziose da rubare. La segnalazione al 112 NUE effettuata da un residente in zona permetteva agli agenti della Squadra Volante di intervenire tempestivamente e sorprendere la coppia sul fatto. La perquisizione effettuata nei loro confronti ha consentito di rinvenire e sequestrare un cacciavite della lunghezza di 21 cm e due coltelli multiuso. Entrambi hanno numerosi precedenti di polizia per reati contro il patrimonio, la persona ed in materia di stupefacenti. Sono stati arrestati per tentato furto aggravato in concorso.

La polizia arresta marito violento

Nei giorni scorsi, la Squadra Volante è intervenuta in soccorso di una donna residente nel quartiere Santa Rita; la donna aveva chiesto aiuto al Numero Unico di Emergenza perché violentemente aggredita in casa dal marito. Gli agenti, intervenuti tempestivamente, fattisi aprire il portone da un condomino, individuavano l’alloggio dal quale erano stati chiamati i soccorsi e rendevano inoffensivo il marito violento che, nonostante si accorgesse dell’intervento della polizia, si stava ancora accanendo contro la donna, vistosamente ferita al capo. Portata in sicurezza la vittima e fattala medicare dal 118, gli agenti ricostruivano la vicenda:  a causa di un litigio sorto per futili motivi nel pomeriggio, l’uomo, un cittadino italiano di circa 50 anni, solito a tenere un comportamento aggressivo e maniacale nei confronti della moglie, aveva perso la pazienza iniziando a malmenarla, dapprima a mani nude, successivamente con una statuetta in coccio, che le aveva spaccato in testa. La donna, negli scorsi mesi, si era convinta a denunciare alcune violenze che  in realtà andavano avanti da anni e che lei, motivata da un forte spirito religioso, aveva sempre taciuto alle forze dell’ordine per il bene della coppia. L’uomo, davanti a i poliziotti, negava inizialmente ogni addebito e diceva che non era assolutamente necessario chiamare l’ambulanza per curare la compagna. Per lui sono scattate le manette per maltrattamenti in famiglia e la denuncia per minacce ed oltraggio a pubblico ufficiale  

 

 

Trapianti di rene, tagliato il traguardo di 5000 interventi

Raggiunto lo storico risultato in Piemonte  

È stato raggiunto un altro importante traguardo dalla rete di donazione e trapianto del Piemonte. Sono infatti 5000 i trapianti di rene eseguiti in questa regione: gli ultimi due sono stati effettuati domenica 11 agosto, uno presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino e l’altro presso l’ospedale Maggiore della Carità di Novara. Gli organi provenivano da un donatore piemontese deceduto per emorragia cerebrale. A Torino il chirurgo vascolare dottor Aldo Verri e l’urologo Giovanni Pasquale con le loro équipe hanno eseguito il trapianto su un paziente in dialisi da più di 10 anni; mentre a Novara i chirurghi vascolari Carla Porta e Filippo Giacchi, assieme all’urologa Monica Zacchero lo hanno eseguito ad un ricevente che lo attendeva dal 2014.

Questo importante risultato è il frutto di un’intensa attività che ha preso avvio nella nostra regione nel 1981: il 7 novembre di quell’anno è infatti avvenuto il primo trapianto renale all’Ospedale Molinette di Torino. Dal 4 novembre 1998 i trapianti di rene sono effettuati anche presso l’ospedale di Novara. Il primo trapianto di rene su un paziente in età pediatrica è stato realizzato presso le Molinette di Torino il 21 maggio 1983. Anni dopo, nel 2000, il programma di trapianto di rene pediatrico è passato all’ospedale Infantile Regina Margherita, con il supporto chirurgico dell’équipe dell’ospedale Molinette: ad oggi su pazienti in età pediatrica sono stati effettuati 92 trapianti di rene, alcuni dei quali combinati con altri organi.

Tra i 5000 trapianti effettuati dai tre Centri di Trapianto di Rene attivi sul territorio regionale vi sono stati numerosi interventi complessi, come quando si trapiantano entrambi i reni ad uno stesso ricevente (190 i pazienti coinvolti), o quelli eseguiti su pazienti pediatrici molto piccoli, e ancora sono molti i trapianti di rene effettuati in combinazione con altro organo (pancreas, fegato o cuore, per un totale di 133 casi). Sono stati effettuati, inoltre, più di 300 trapianti da donatore vivente; tra questi, sono ormai pratica consolidata anche quelli in cui donatore e ricevente non sono compatibili per gruppo sanguigno AB0. Da alcuni anni i trapianti di rene vengono effettuati anche in pazienti che non hanno ancora iniziato la dialisi, sono chiamati “preemptive”: questi trapianti rappresentano una grande opportunità poiché hanno in genere una durata maggiore. Oggi i reni beneficiano anche della possibilità di essere perfusi prima del trapianto in apparecchiature apposite, che ne migliorano la funzione laddove necessario. Una ulteriore possibilità terapeutica per i pazienti è venuta dai donatori la cui morte è stata accertata con criteri cardiologici: i primi due trapianti di reni provenienti da tale tipologia di donatore sono stati effettuati in Piemonte il 15 giugno 2018.

I trapianti di rene coinvolgono numerose discipline: responsabili dei programmi di trapianto sono infatti i nefrologi (Prof. Luigi Biancone alle Molinette, Dott. Bruno Gianoglio al Regina Margherita ed il prof. Vincenzo Cantaluppi a Novara), ma la fase chirurgica è svolta dai Chirurghi vascolari – diretti a Torino dal Dott. Maurizio Merlo e a Novara dalla Dott.ssa Carla Porta – e dagli Urologi – diretti a Torino dal Prof. Paolo Gontero e coordinati dal Dott. Omidreza Sedig ed a Novara dal Prof. Alessandro Volpe, assieme agli anestesisti – diretti alle Molinette dal Dott. Roberto Balagna, al Regina Margerita dal Dott. Giorgio Ivani e a Novara dal Prof. Francesco Della Corte.  Ma dietro i trapianti c’è il lavoro di un intero ospedale e dei suoi servizi e professionisti. Coordinano queste attività il Centro Regionale Trapianti (diretto dal Prof. Antonio Amoroso) ed il Coordinamento Regionale delle Donazioni e dei Prelievi (diretto dalla Dott.ssa Anna Guermani).

Eppure, un’attività di trapianto numericamente così importante non è sufficiente a rispondere alle esigenze di coloro che aspettano un organo: oggi le persone iscritte in lista di attesa per trapianto di rene in Piemonte sono 813, di cui la metà in lista attiva, con un tempo di attesa mediano di circa un anno e mezzo. Il 29 % di questi pazienti risiedono in regioni diverse dal Piemonte.

Grazie ai grandi progressi chirurgici, immunologici e terapeutici realizzati nel tempo, i trapianti di rene prospettano ai pazienti ottimi risultati: nei trapianti fatti dal 2010 a oggi, l’84% dei reni continua a funzionare e 92% dei pazienti è ancora in vita a 5 anni dall’intervento. Questi risultati sono ancora migliori nel trapianto da vivente. E qualora il trapianto smetta di funzionare, è possibile eseguire un ulteriore trapianto: sono 657 i ritrapianti, che rappresentano più del 13% di tutti i trapianti eseguiti in Piemonte. Nel 2019 è stato eseguito anche un quinto trapianto su uno stesso ricevente. Questi dati sono da considerarsi ancor più validi, se si tiene conto dell’età sempre più anziana di donatori e riceventi.

L’attività di trapianto rene, così come descritta, colloca il Piemonte in posizioni di eccellenza a livello nazionale ed internazionale per standard di qualità e quantità: il centro delle Molinette è al vertice della classifica dei centri italiani per volumi di attività annuali.

Dietro a questi numeri, successi umani e della Medicina, c’è innanzitutto la generosità dei donatori e delle loro famiglie, a cui va il primo ringraziamento della collettività. Occorre infine ricordare e ringraziare i molti professionisti che, a vario titolo, sostengono tutto il processo di donazione e trapianto, accanto alle famiglie ed ai pazienti.