ilTorinese

Fondi raddoppiati per riqualificare fiumi e laghi

La Regione Piemonte con l’assessore all’ Ambiente Matteo Marnati raddoppia i fondi per la riqualificazione di fiumi e laghi, passando da 1,3 milioni di euro nel 2018 a 2,7 nel 2020

L’Assessorato regionale all’Ambiente, presieduto dall’Assessore Matteo Marnati,   ha raddoppiato lo stanziamento dei fondi previsti per la riqualificazione delle sponde di fiumi e di laghi, passando da 1,3 milioni del 2018 a 2,4 del 2019, cui se ne aggiungono 2,7 milioni programmati per il 2020, grazie ad un bando che verrà pubblicato nei prossimi giorni sul Bollettino Regionale.

“L’attuale giunta – spiega l’assessore Matteo Marnati – raddoppia così le risorse per la riqualificazione delle sponde di fiumi, torrenti e laghi allo scopo di prevenire il rischio idrogeologico. Questi interventi aumentano la capacità di fiumi e laghi di resistere all’eccesso di precipitazioni, che spesso sfociano nelle esondazioni. La prevenzione si affianca, inoltre, agli interventi strutturali che riguardano la difesa del suolo”.

La Regione Piemonte premia, così, i progetti realizzati in sinergia con gli enti locali e territoriali, in modo da sostenere e favorire l’estrinsecazione delle competenze territoriali. Nel 2019 l’impegno degli enti beneficiari del finanziamento è anche stato economico. A fronte di una richiesta di fondi alla Regione per circa 2.380.000 euro, è stato fornito un contributo da parte dei beneficiari per un ammontare di quasi 215 mila euro. Viene, così, rinnovata dalla Regione Piemonte, per il terzo anno consecutivo, la pubblicazione del bando pubblico per la riqualificazione dei corpi idrici con l’assegnazione di risorse per un importo di 2.710.000, anche in considerazione della risposta positiva giunta, nel corso delle precedenti elezioni, dagli enti locali.

La Regione, con la pubblicazione del bando, richiede altresi’ agli enti locali ed ai parchi presenti sul territorio lo sviluppo di progetti capaci di migliorare gli aspetti morfologici e di deflusso delle acque. Si invitano, in questo modo, i vari Comuni ad associarsi tra loro e con gli enti provinciali e gli Enti parco, per la condivisione di sinergie e di obiettivi da raggiungere. Un altro fondamentale valore aggiunto è rappresentato dal coinvolgimento diretto di associazioni ed enti locali, capaci di garantire, con la loro attività, il mantenimento dell’intervento nel tempo. Gli interventi previsti dai tredici progetti presenti nella graduatoria del bando per la riqualificazione dei corpi idrici 2019, approvati dalla Regione Piemonte, riguardano la gestione della vegetazione fluviale di tipo conservativo, il rimboschimento, la ri-vegetazione, il taglio degli alberi che creano rischi , l’apertura di vecchi rami di fiumi da riattivare in caso di piena e l’individuazione di “aree di laminazione”, in cui la piena possa sfogarsi esternamente dai centri abitati.

 

Mara Martellotta

FILM SU MONTIGLIO PREMIATO AL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI SALERNO

E’ ‘Qui non si muore’ del regista torinese Roberto Gasparro.

‘Qui non si muore’, seconda opera del regista torinese Roberto Gasparro, ha vinto il premio miglior sceneggiatura al ‘Festival Internazionale del Cinema di Salerno’.

Il film, girato lo scorso aprile e maggio a Montiglio Monferrato, ridente e suggestivo comune astigiano, con il coinvolgimento dell’intera popolazione, narra la storia di tre ex partigiani e un ex militante fascista che decidono di ripopolare il loro borgo abbandonato da tutti i giovani.

Fiero di questo riconoscimento – dichiara Gasparro – il premio che più desideravo: la pellicola racconta il diritto alla felicità, tema più che mai attuale in questi complicati tempi moderni, in cui i grandi sogni e i nobili obiettivi rivestono una funzione fondamentale per l’evoluzione positiva della società.

Nel cast anche il Premio ‘David di Donatello’ Tony Sperandeo, già volto noto della serie tv ‘La Piovra’, che qui veste i panni di Don Gaetano, un parroco dalle vedute moderne e messo al “41bis” dalla Curia, pronto ad attuare politiche innovative per promuovere il suo borgo anche tramite il web.

E, con lui, Margherita Fumero, Lina Bernardi, Barbara Bacci, Gianni Parisi e Franco Barbero, oltre a un giovane Alessandro Gamba al suo debutto cinematografico nei panni del protagonista che interpreta il ruolo del Primo Cittadino di Montiglio Monferrato.

Il lungometraggio, già applaudito dalla stampa, è stato scartato al ‘Torino Film Festival’: com’è nella tradizione del capoluogo piemontese, i figlioli prodighi trovano sempre porte aperte altrove prima di far trionfalmente ritorno a casa”, spiega il giornalista Maurizio Scandurra, anche incaricato per i grandi eventi del Comune di Montiglio.

‘Qui non si muore’ verrà proiettato al ‘MontExpo’ Sabato 30 Novembre alle ore 20.30, Domenica 1° Dicembre alle ore 17.00 (giornata in cui il regista e parte del cast mostreranno al pubblico intervenuto i set più significativi delle riprese dalle ore 14.00 alle ore 16.30) e Lunedì 2 Dicembre alle ore 20.30.

Prevendite già disponibili presso ‘Jolly Market’ e ‘Farmacia San Lorenzo’ di Montiglio Monferrato.

Sgombero della Cavallerizza. Anche se un gruppo di occupanti dice no

La polizia informa che è in corso l’operazione di sgombero degli occupanti della Cavallerizza Reale di Torino. Un gruppo di occupanti “riders” è contraria e non aderisce all’accordo raggiunto con le istituzioni che prevede l’abbandono in questi giorni degli edifici da parte di chi li occupa. L’edificio storico , patrimonio dell’Unesco, verrà messo in sicurezza in vista di una complessiva riqualificazione dell’area.

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AGGIORNAMENTO

Dall’Ufficio Stampa della Questura

LIBERATA OGGI LA CAVALLERIZZA REALE DI TORINO

Questa mattina, sin dalle prime ore del mattino, personale della Questura di Torino ha proceduto alla liberazione della Cavallerizza Reale di Torino. L’edificio, patrimonio dell’Unesco, era occupato da oltre cinque anni.

L’operazione è scattata alla scadenza del termine fissato nell’accordo siglato in Prefettura tra Comune di Torino ed occupanti, la maggior parte dei quali aveva già abbandonato l’immobile.

Quattordici le persone rimaste ancora nell’edificio.

Sette sono state trovate nell’ala c.d. “lunga”, “corta” e nel cortile della Cavallerizza:  4 sono di nazionalità italiana, due affidati ai Servizi Sociali, mentre sono 6 gli stranieri. Tra questi due, un albanese e un marocchino, verranno immediatamente trattati dall’Ufficio Immigrazione della Questura di Torino in quanto irregolari sul territorio nazionale.

Un egiziano di 20 anni è stato, invece, sottoposto a fermo di p.g. per tre distinti episodi di rapina, tutti consumati ai danni di minimarket siti in Via Rossini e zone limitrofe. L’uomo, già noto alle FF.OO., ha inoltre precedenti per furto e minacce.

L’area dell’edifico lato Aula Magna era invece occupata da tre riders, al momento trattati dalla Digos, e da un libanese regolare.

Tutti gli occupanti verranno indagati per invasione di terreni ed edifici. Alcuni di essi verranno, inoltre, indagati per furto di energia elettrica: dopo l’intervento del Commissariato Centro, infatti, gli stessi hanno proceduto a riallacciarsi nuovamente in maniera abusiva ai cavi elettrici.

L’edificio è attualmente sottoposto a sequestro preventivo.

Gli “Omaggi” di venti artiste ai Maestri del passato

Nelle sale della galleria “Arte per Voi” di Avigliana, fino al 15 dicembre

Venti donne, venti artiste che hanno la pittura, l’acquerello e la ceramica nel cuore, ripensano ai maestri di un tempo, lasciando spazio alle loro scelte personali, ai sentimenti, alla passione che le guida. Ed ecco Omaggi, a cura di Giuliana Cusino e Luigi Castagna, nelle sale della galleria “Arte per Voi” di Avigliana (piazza Conte Rosso, 3), fino al 15 dicembre, visite il sabato e la domenica dalle 15 alle 19. Espongono Silvana Alasia, Susy Ardengo, Franca Baralis, Tiziana Berrola, Ines Daniela Bertolino, Luciana Bevilacqua, Cetty Boniello, Nadia Brunori, Enrica Campi, Antonella Castrignano, Ilaria Chiocchi, Luisella Cottino, Giuliana Cusino, Maria José Etzi, Renata Ferrari, Lucia Galasso, Sonia Girotto, Elena Monaco, Elena Piacentini e Serena Zanardo.

In piccolo formato, giocando tra l’acquerello e la foglia d’oro, ai minuziosi intarsi floreali di Klimt e alla distribuzione dei suoi colori si dedica Silvana Alasia, rivisitando favolistiche atmosfere e drappeggi coloratissimi, mentre l’Ardengo con la ceramica raku ricorda le frammentazioni di Mastroianni. Se omaggio deve essere, ecco che Franca Baralis si riappropria della memoria di Cesare Pavese e tra terre vicentine e smalti cattura volti ed espressioni, tumulti e sensualità di un intero universo letterario, posto tra la realtà irrisolta e un mito che ci arriva di lontano. Nella pura dolcezza di sempre, la Bertolino si affida al mondo acquatico di Monet, al gioco rosato delle sue ninfee, Luciana Bevilacqua al mondo fantastico di Paul Klee, ai maestri del Futurismo gli oli di Cetty Boniello. Come Nadia Brunori sceglie la rivisitazione geometrica degli studi di Antonio Sant’Elia, una precisione affidata ai pastelli, alla china e all’acquerello. È poi un “bacio” del nuovo millennio quello che la Castrignano ci offre ripensando, pure lei, a Klimt mentre Enrica Campi scomoda Leonardo per riproporre spiritosamente la Dama con ermellino e Luisella Cottino rivisita le atmosfere brumose, quasi liquide di un maestro come Turner, in un susseguirsi di sapienti sfumature e, con Giungla, Giuliana Cusino omaggia Max Ernst.

La Etzi tenta di cogliere lo sguardo semplice e misterioso allo stesso tempo della Ragazza con l’orecchino del secentesco Vermeer e Renata Ferrari, attraverso la propria continua ricerca sul corpo umano, guarda con esattezza al Pensatore di Rodin, giungendo ad una intrigante composizione di forme. L’ormai riconosciuta bravura di Elena Monaco mescola i geni – Ed io tra di voi – di Michelangelo, Caravaggio e Lucien Freud, in un gioco a specchio di particolari, di mondi ed epoche diversi seppur umanamente prossimi, consanguinamente legati. E da citare infine La grande onda con cui Elena Piacentini s’appropria dell’arte di Katsushika Hokusai, un acquerello che è maestosità, irruenza, idillio fantasioso e prepotente.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini:

Silvana Alasia, “Giardino prospero” (omaggio a Gustav Klimt), acquerello e foglia oro, 25 x 25, 2019

Luisella Cottino, “Una città” (omaggio a William Turner), acquerello, 23 x 23, 2015

Elena Piacentini, “La grande onda” (omaggio a Katsushika Hokusai), acquerello su carta arches, 56 x 75, 2004

Indossare i gioielli in modo consapevole

Con la gioielleria etica di Giverso, oreficeria di tradizione storica torinese

“Mille modi per amare il mondo ” è il titolo che ben sintetizza l’appuntamento che la gioielleria Giverso ha offerto al pubblico torinese amante dell’arte, al Mastio della Cittadella, con una suggestiva e raffinata esposizione di gioielli tutti improntati ad un unico principio, l’etica.

Le creazioni di oreficeria di Giverso, infatti, costituiscono una novità assolutamente rivoluzionaria nel campo, in quanto sono realizzate e certificate, dal 2016, in oro etico, proveniente da due fonti, il primo dei quali è certificato Fairmined, che trae origine da miniere di piccola scala, in cui operano cooperative di minatori e piccole raffinerie capaci di garantire un impatto ambientale a km. 0. La seconda fonte è quella dell’oro riutilizzato, proveniente da gioielli obsoleti. Giverso, gioielleria ed oreficeria di solida tradizione torinese, nata nel 1920, giunta ormai alla quarta generazione, coniuga l’abilità artigiana all’estro creativo, doti che hanno reso i suoi gioielli originali e capaci di rispettare al massimo l’uomo e l’ambiente.

Essa assicura la “vera” eticita’ dei Diamanti grazie ad una nuova strategia di approvigionamento di filiera Canadese certificata CANADAMARK (unici in Pimonte ), che assicura il rispetto dell’Ambiente e dei diritti umani, offrendo anche una rigorosa tracciabilità dalla miniera al cliente. Una rivoluzione che li vede all’avanguardia dell’eticita’ in Italia. Tutto questo assicura il fatto che i diamanti Giverso vadano ben oltre il Kimberley Process, in quanto è presente una garanzia supplementare che non abbiano causato sfruttamento, schiavitù, lavoro minorile, devastazione ambientale, torture, violenze ed il finanziamento di conflitti sostenuti da governi legittimi. A garanzia di ciò gli orefici Giverso hanno anche firmato il Canadian Diamond Code of Conduct, per garantire chiarezza e diventare un importante punto di riferimento a livello non solo italiano per la scoperta dei Diamanti Canadesi.

L’esposizione “Etica” ha offerto un viaggio affascinante attraverso gioielli realizzati in oro, quali l’oro rosa etico certificato, lucido e grezzo a 18 carati o l’oro etico certificato rosa e bianco, lucido e grezzo. Su questi materiali sono state montate perle australiane Gold Keshi irregolari, perfettamente sferiche coltivate in oceano, perle che nascono in maniera spontanea senza l’intervento dell’uomo e senza il bisogno del nucleo, nei mari del Sud, in un’ostrica creativa che ha un solo scopo, produrre bellezza. Di grande fascino anche le Perle Gold Australiane Etiche coltivate in oceano, dalla tonalità solare di colore naturale, raccolte dai coltivatori nella wilderness oceanica, sulla base di uno stringente sistema di quote deciso dal governo, allo scopo di tutelare il mantenimento della biodiversità e della sua ricchezza.

Anche i diamanti rivestono un ruolo fondamentale nella gioielleria di Giverso e nell’esposizione “Etica”. Ve ne sono di bianchi etici, provenienti dalla miniera canadese di Diavik, montati insieme a Tanzaniti, provenienti dalla Tanzania, ed al Granato Mandarino, che ha origine in Mozambico. Nasce, così, la creazione che ha nome “Serendipity”, un gioiello capace di creare un cerchio perfetto a partire da un caos primordiale. L’ordine, che trae origine ed ispirazione dal disordine, fa emergere i cuori di Tarzanite e di Granito Mandarino.

Un felice connubio è quello di diamanti bianchi etici provenienti dalla miniera canadese di Diavik e di Tormaline Paraiba del Mozambico, le gemme più giovani esistenti in natura e da investimento per eccellenza, montate su oro etico a 18 carati. Di rara bellezza anche i diamanti Fancy Naturali, in tagli fantasia, provenienti da Paesi Conflict Free, in parure con diamanti bianchi etici provenienti dal Canada e montati su oro etico. I diamanti Fancy naturali erano, in passato, appannaggio di re ed imperatori e ricercati proprio per la loro rarità.

 

Mara Martellotta

“Italian Jacquard” e il tessuto diventa immagine e stile a 360°

Quando si parla di eccellenza torinese / ITALIAN JACQUARD, nasce a Torino con i suoi impianti di produzione a Chieri,  località di antica tradizione tessile del nord Italia.

Questa storica azienda produce tessuti delle migliori qualità, nota per il  commercio di tessuti da loro prodotti e destinati a servire i mercati più eleganti, sofisticati e di tendenza per linterior design.

Alida Valle , è architetto di formazione, tessitrice da tregenerazioni e co-fondatrice di 

ITALIAN JACQUARD , sovrintende personalmente tutta la produzione.

Per Alida Valle la creatività è anche benessere e lenergia più potente in grado di risanare corpo ,mente e spirito, capace di dissolvere realmente le barriere della scontatezza. Riconosciuta ed espressa da lei come un vero e proprio atto damore, soprattutto quando si tratta di dare vita , stile e fascino a ciò che solitamente da espressione ad un materiale da sempre conosciuto come tramite di arredo, ma oggi anche versatile per lunicità più contemporanea atta alla moda dellabbigliamento più ricercato . 

Il dialogo che Alida Valli crea con i suoi” tessuti e le sue” creazioni di abbigliamento è quindi assolutamente  votato ad una capacità creativa spontanea e giocosa, dartista, davvero degna di unimprenditorialità capace di far parte di una grande maison italiana come ITALIAN JACQUARD, già fornitrice delle più grandi griffe italiane di tendenza .

La straordinaria e storica cultura conoscitiva di Alida , dalla storia della tessitura più antica che ancora suo padre gli trasmise con tanta maestria , a quella del design più innovativo da lei 

progettato , fan si che le sue creazioni assumano davvero un fascino fuori misuradove la 

perfezione e la qualità dei filati fanno da anfitrioni portanti e dove la minuziosa cura dei particolari appaga la fiducia delleccellenza, in capi di abbigliamento capaci di durare nel tempo e confezionati con rara maestria.

La sua cultura di architetto gli permette , anche nello studio dei capi di abbigliamento , di ottimizzare a regola darte le proporzioni, laccostamento delle gamme di colore più eclettiche e originali. La vestibilità  dei suoi capi assume così  un equilibrio assolutamente attendibile ed  una vestibilità  eccezionale , capace di soddisfare le aspettative di donne di stile appartenenti a tutte le età e a tutte le tendenze. 

Il percorso dello spazio espositivo di Alida Valle, caratterizzato dai suoi capi, diviene automaticamente la sua opera ambientale, il suo allestimento , il più moderno e contemporaneo.

 

Il suo stile è articolato , a seconda dei  diversi registri narrativi dei suoi disegni, dai più moderni ai più romantici, ai più originali per modalità di tessitura, e delinea la sua genialità creativa, fatta di colore, materia e forma.

Nel contempo, emerge quanto la sua creatività sia legata a doppio filo con larte, per loriginalità dei suoi disegni e dei suoi accostamenti di colore, rappresentando davvero unicità sul panorama della moda nazionale e internazionale.

Allinterno di Italian Jacquard di Alida Valli, ci troveremo a  percorrere un viaggio avvincente, approfondito da una grande esperienza , che racconta le sue radici , utilizzando tecnica , fantasie e colori  come mezzo di comunicazione e la moda come forma darte.

Creatività e imprenditorialità quindi camminano per mano dando un messaggio per un made in Italy  che dialoga costantemente con un modo di lavorare ancora originale , dedicato e curato in tutti i suoi particolari,  assolutamente lontano dalle massificazioni standardizzate di un commercio scadente e approssimativo.

Unesperienza davvero innovativa quella tratta dalla storia di Italian Jacquard, dove leccellenza fa davvero la differenza.

 

Il 20 e 21 Novembre 2019 (dalle h. 11.00 alle h. 20.00) ITALIAN JACQUARD sarà protagonista dellevento PRIVATE SALES EVENTS” presso IL SALOTTO BUONO di via Provana 3/E a Torino-

(ITALIAN JACQUARD : Lungo Po Antonelli 13/I – Torino – Tel.: 393-8227991)

Monica Di Maria di Alleri Chiusano

L’arte di Penagini in mostra a Omegna

Dal Piemonte

Domenica scorsa, al Forum di Omegna, sul lago d’Orta, è stata inaugurata la mostra “Il valore umano e poetico nell’arte di Siro Penagini”, realizzata dall’Associazione “I Lamberti“ e patrocinata dall’Amministrazione comunale del capoluogo cusiano.

Penagini,nato a Milano nel 1885 e morto a sessantasette anni a Solcio di Lesa sul lago Maggiore dove è sepolto nella cappella di famiglia nel piccolo cimitero locale, autore tra le sue tante opere anche del noto affresco che ritrae Mosé e le tavole della legge presso il Palazzo di Giustizia del capoluogo meneghino, è uno degli artisti italiani più importanti del secolo scorso. La mostra che gli è stata dedicata dall’associazione che si ispira alla memoria e alle opere di Gianni Rodari, resterà aperta fino al 1 dicembre, dal martedì alla domenica, dalle 15.00 alle ore 18.00. Il   titolo scelto per la mostra riassume più di ogni altro il senso del lavoro artistico di Siro Penagini, un artista da annoverare tra i grandi maestri del 900 italiano. “La sua pittura   – scrivono i critici Roberto Ripamonti e Giulio Martinoli che ne hanno curato la biografia – va osservata con occhio attento e indagatore, lo sguardo deve soffermarsi sia sul segno sia sul colore per far emergere tutti i suoi segreti e la straordinaria bellezza di cui ogni opera è intrisa”. Al catalogo della mostra ha collaborato il critico d’arte Marco Di Mauro, indagando e ricostruendo il percorso artistico di Penagini e i suoi vari spostamenti: da Caravate a Monaco, da Roma a Terracina, da Positano alla Sardegna, fino all’ultimo periodo di Solcio di   Lesa. Inoltre   il prof. Di Mauro   ha messo   in   risalto   i   contatti   dell’artista   con   le esperienze   più   all’avanguardia   dell’arte   europea   del   suo   tempo   e   i   suoi momenti evocativi. Nel catalogo è stato inserito l’articolo di Giovanni Testori apparso sul Corriere della Sera nel 1985 in occasione della mostra allestita al Museo del Paesaggio di Verbania,   in   cui   si  sottolinea   le   responsabilità   degli   storici   dell’arte   e   del mercato per le ingiustizie verso alcuni artisti del XX secolo e in primo luogo Siro Penagini, che, pur avendo dalla sua critici devoti come Raffaele De Grada, Mario De Micheli, Marco Rosci e   lo   stesso   Testori,   rimane   totalmente   e   dolentemente rilegato nell’ombra.

Prova ne è la recente mostra tenutasi a Palazzo Reale a Milano, dedicata a Margherita   Sarfatti – sottolineano Martinoli e Ripamonti – dove   Penagini   è stato   completamente   omesso,   senza tener conto che la stessa Sarfatti avrebbe voluto a suo tempo inserirlo nel Gruppo del 900 accanto a Sironi, Carrà, Funi, Bucci, Dudreville, Oppi e Marussig. Ma Penagini   rifiutò,   sia   per   il   suo   carattere   schivo   e   riservato   sia   perché   non voleva avere obblighi e scadenze. Inoltre non manifestò mai simpatie verso il regime, da cui avrebbe potuto trarre dei vantaggi. Sicuramente il suo voler essere e restare indipendente non   ha giovato alla sua carriera, nonostante abbia partecipato a dodici Biennali di Venezia”. Sara Rubinelli, dinamica assessore alla Cultura del comune di Omegna, all’inaugurazione dell’evento ha posto in evidenza l’importanza di “poter ammirare la bellezza dei quadri attraverso una mostra che li esibisce in modo curato, studiato ed esperto. Ritrovare o scoprire la bellezza dell’arte vuol dire investire in un tempo che ci arricchisce e che ci ispira a relazionarci con sguardo nuovo a un presente che trova nello studio e nella contemplazione del passato il senso della sua evoluzione”.

M.Tr.

Confesso che non ho amato Tex Willer

Confesso che non ho amato Tex Willer. Essendo nato nel 1957 sono ( probabilmente ) tra i pochi della mia generazione. Come quasi 
tutti i maschi l’ ho letto. Mi sembrava monotono, raccontato nelle immense ed appunto noiose
praterie del Nevada. Con cliché  ripetitivi. Piccoli sussulti di creatività con l’ inserimento di
Mefisto, impersonificazione del diavolo in terra.


Altra cosa era, sempre per me, Zagor Spirito con la Scure. Quasi un San Francesco della giustizia
e della morale con il suo improbabile assistente Cico di lui l’opposto. Grasso, grande mangiatore
e quel pizzico di opportunismo latino visto che è ( pure ) messicano. Allora non c’ era il Muro tra
Usa e Mexico. Quasi totale assenza del sesso femminile per significare una sorta di strisciante
misoginia. Non era dato sapere se Zagor si fosse mai innamorato, e sicuramente se una donna
gli donava un bacio sulla guancia arrossiva come non mai. Mi piacevano le storie dello Spirito
con la scure. Talmente metafisiche che risultavano surreali. Incursioni di altre storie con altre
epoche. Strani Signorotti che volevano vivere nel medio evo. O Vichinghi sopravvissuti nei loro
costumi isolati ed autosufficienti non contaminati dalla contemporaneità dell’ allora presente.
Storie belle da leggere. Ma anche continua ricerca dei numeri arretrati. In generale la storia cominciava su un numero e
finiva il successivo. I modi erano diversi. Scambiarli con gli amici. Giocarli a carte. Il valore era il
prezzo di copertina.


Ed infine recarsi dalla amico Becuti in corso Giulio Cesare angolo via Bra.
Licenziato per rappresaglia dalla Fiat si era messo in proprio. Diceva: “basta officine” , ancorché
ottimo tornitore.
Ogni settimana ero lì. Mi parlava del suo amore per la cucina. Acciughe al verde e bolliti misti.
Se compravo, il costo era metà del prezzo di copertina. Se scambiavo, 2 per 1. Dopo, sempre un
piccolo regalo di altri fumetti. “Te lo devo. Sei il figlio di Nando, grande compagno”.
Lavoravano tutti e due alla Grandi Motori. Da via Monterosa a corso Vercelli passando per via
Cuneo. Allora pure Gipo Farassiso era comunista e suonava nelle balere e nelle Feste dell’ Unità.
Pochi soldi e tanto Barbera accompagnato dall’ inevitabile toscano.


La barriera finiva lì . L’ attività di ricerca cominciava all’ inizio di giugno. Durante la scuola le
poche letture erano scolastiche. Finito di mangiare, subito all’ oratorio per giocare a pallacanestro
fino a tardi. Compiti rimandati al giorno successivo. Ammetto, non sono mai stato un solerte
studente ed ancora oggi mi chiedo come ho fatto ad avere ottimo all’ esame di terza media. Il
massimo  risultato con il minimo dello sforzo. Dunque a giugno iniziava la ricerca.
La lettura veniva rimandata ad Agosto. Nella casa di montagna, anzi nella casetta di mezza montagna
( rigorosamente affittata), le due stanze erano collegate da una scala interna. A metà un ripiano
dove impilavo i giornalini divisi per tipo e per numero. Aspettavo rigorosamente  agosto per
iniziare la lettura.
Al sabato – ore 12. 15 –  treno per lanzo. Cambio con corriera fino a Viù e poi a piedi al Versino, frazione
di Viù. Era il mio modo di sognare. Camminare, leggere.
Nella casettina un piccolo cortile, da una parte limitato con un alto muro.
Con i punti delle figurine panini l’omaggio di un pallone da basket.


Ed anche lì interminabili partite, rigorosamente da solo, rigorosamente tutto
inventato dal canestro al pubblico ed ovviamente io leader e vincente. Sogni e fantasie con
qualche spruzzo di realtà vissuta. In fondo ci bastava poco. E quel poco ci ha abituati ad essere
contenti del tanto avuto. Tutto con metodo. Quella fantasia non era fine a se stessa, erano
primi rudimenti di un metodo. Non tutto subito. Ma quel tutto alla fine di un percorso. Non è
stato sempre tutto ma qualcosa, abbiamo detto, qualcosa di fatto e realizzato. Anche grazie a Zagor, almeno
per me.

 

Patrizio Tosetto

Produzione industriale negativa da cinque trimestri

Si registra un periodo di stagnazione per la produzione industriale in Piemonte, secondo l’indagine congiunturale di Unioncamere, svolta in collaborazione con Intesa Sanpaolo e Unicredit. Lo studio rileva per il quinto trimestre consecutivo una variazione tendenziale del -0,2% dovuta al trend negativo dei mezzi di trasporto: addirittura -55,2% l’auto e -4,6% la componentistica e del comparto dell’elettronica. Vanno male gli ordini dai mercati esteri (-0,9%), mentre il fatturato totale mostra una crescita debole pari a +0,6% considerando la componente estera che sale dell’1,2%. Negativo il  grado di utilizzo degli impianti che si ferma al 65,8%. Il comparto che ha la performance migliore è quello alimentare con +2,7%, seguito dal legno e dal mobile (+1,7%). Stabile il tessile (+0,3%).

Ravetti (Pd): “Autonomia? Persi 160 giorni”

 “ ECCO L’ALTRA VELOCITA’ DI CIRIO”

“La Lega piemontese, dopo 160 giorni persi a discutere sulla necessità di istituire una Commissione permanente sull’Autonomia, proposta che aveva, in realtà, più lo scopo di portare a casa un altro Presidente che quello di affrontare un tema importante per il Piemonte, ha ceduto e oggi, finalmente, in I Commissione affronteremo la discussione del testo sull’autonomia. Il Gruppo Pd aveva chiesto, fin dall’inizio della legislatura di portare in Consiglio regionale il provvedimento, ma non siamo stati ascoltati” ha affermato il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti.

“Nel suo programma elettorale il Presidente Cirio aveva accusato la Giunta di centrosinistra di “ritardo e eccessiva timidezza” nel chiedere più autonomia: sono mesi che invitiamo Cirio a presentarsi in Consiglio per discutere il tema nel merito e senza propaganda” prosegue Ravetti.

“Oggi avremo finalmente la possibilità di analizzare le proposte di autonomia che attendiamo da tempo. Non faremo ostruzionismo: ci opporremo alle parti che non ci convinceranno e diremo sì alle materie utili, a partire da quelle che avevamo definito nella scorsa legislatura” conclude Ravetti.