ilTorinese

Berlusconi e la Costituzione

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Domenica “La Stampa”  è uscita in prima pagina con un titolo di apertura molto raro per quel giornale notoriamente antiberlusconiano, se ci eccettua la direzione di Sorgi che si rivelò’ più rispettosa di tutti gli schieramenti.

Il titolo era  questo: “ Berlusconi a Conte : rispetti la Costituzione“. Un concetto espresso da insigni giuristi democratici come Sabino Cassese. Lunedì in uno scritto senza firma il giornale si pente  di aver dato spazio a Berlusconi, dicendo che il Cav. che  chiede il rispetto della Costituzione è  un “cortocircuito  psico – politico stupefacente” perché  “quando ha governato la Costituzione l’ha maltrattata di brutto” .
Un marcia – indietro in piena regola che stupisce i lettori che avrebbero diritto di giudicare ciò che leggono, senza il sussidio postumo di commenti che sconfessano la scelta del giorno prima di dare spazio a un leader dell’opposizione che persino Prodi ha rivalutato. Berlusconi ha commesso  tanti errori ed ha tradito l’idea, forse utopistica, della Rivoluzione liberale che gli alleati non potevano consentirgli di fare . Con i suoi comportamenti libertini ha perso di credibilità e il suo partito oggi  è malconcio. Ma accusarlo di aver governato calpestando la Costituzione è falso storico.   Glielo hanno riconosciuto avversari come D’Alema che lo preferirono a Renzi. Ciò che ha fatto Berlusconi  è in parte storicizzabile e quelle accuse non sono vere. Berlusconi non è riuscito a creare una classe dirigente per il suo partito e oggi si ritrova con un partitino in crisi. Non ha saputo scegliere le  persone, preferendo quasi sempre i mediocri obbedienti, ma potenzialmente traditori.  Ma accusarlo  di lesa  Costituzione rasenta il ridicolo. Solo l’anonimo corsivista ha ancora il coraggio o la viltà di affermarlo.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

Piccoli comuni, Borghi: “superecobonus incentiva recupero”

“La nostra azione emendativa e’ stata decisiva: ora sara’ piu’ semplice accedere all’ecobonus anche per gli edifici storici sottoposti a vincolo, e si innesca un potente incentivo per il recupero di centri storici e piccoli Comuni“.
Cosi’ Enrico Borghi, della presidenza Pd alla Camera e che “da subito e’ stato tra i promotori dell’estensione de super ecobonus al 110% alle seconde case e ai centri storici. Ora le modifiche alla norma del Decreto Rilancio approvate in dall’aula di Montecitorio aprono a questa misura, che rappresenta un tassello di attuazione della legge 158 del 2017 sui piccoli Comuni e i centri storici, e nelle speranze del legislatore crea i presupposti per la piu’ importante stagione di restauro italiano con ricadute importanti sull’indotto dell’edilizia”. “L’emendamento di maggioranza che abbiamo costruito – riprende Borghi – prevede, infatti, che gli immobili che hanno il requisito di beni culturali, e che quindi non possono essere sottoposti a lavori troppo invasivi, possano elevare al 110 per cento le detrazioni previste oggi al 50 per cento purche’ l’edificio abbia un miglioramento di almeno due classi energetiche”. “Si tratta di una norma – conclude – che promuovera’ la riqualificazione dei centri storici, anche dei piccoli Comuni, nel pieno rispetto del Codice del paesaggio”.

Chieri: giovani, come state?

601 chieresi under 35 hanno risposto ad un questionario di ascolto sulla pandemia e gli sviluppi futuri della città

Un sondaggio rivolto ai giovani cittadini chieresi under 35, per sapere come hanno vissuto l’emergenza sanitaria con le relative restrizioni, e per conoscere le loro idee sugli sviluppi futuri della città.

Giovani, come state?” è il focus promosso dall’assessorato alle politiche giovanili del Comune di Chieri, in collaborazione con la Consulta Giovanile, con lo scopo di ‘sondare’ il vissuto dei giovani chieresi (si tratti studenti delle scuole superiori, universitari o lavoratori) ed elaborare nuove progettualità e soluzioni in risposta alle loro esigenze.

Un questionario di ascolto, articolato in sei sezioni,  rivolto a tutti coloro che abitano a Chieri e che hanno un’età compresa tra i 15 e i 35 anni.

Sono 601 le ragazze (63,2%) e i ragazzi (36,2%) che hanno aderito all’iniziativa: l’81,7% vive a Chieri il 18,3% nelle frazioni di Chieri; il 98% è di cittadinanza italiana (1 % Rumena 0,5 % Moldava 0,5 % Marocchina), come livello di istruzione prevalgono l’università e le scuole superiori.

Il 94,2 % ha trascorso la quarantena in famiglia, l’2,5% ha passato la quarantena da solo.

In cima all’elenco delle principali difficoltà riscontrate dai giovani in questi mesi di lockdown c’è la lontananza dalle persone care (56,3%), seguita dalla limitazione delle attività di benessere personale (46,7%), al terzo posto la difficoltà legata alla didattica a distanza (32,2%) (a differenza dello smart working che viene percepito come difficoltà solo dal 7,2% dei giovani.)

Significativo è stato inoltre il senso di solitudine (28,5%), la paura del contagio (27,8%), la mancanza di spazi individuali adeguati in casa (26,2 %) e la presenza di conflitti e tensioni in casa (22,7 %). La maggior parte dei giovani ha trovato conforto nella sua rete di relazioni di prossimità rimanendo in contatto con amici e familiari (86,8%), con colleghi (10%) e vicini di casa (7,3%).

Le cose che sono mancate di più: il contatto umano e fisico (82,8%) stare all’aria aperta a contatto con la natura (65,2%) frequentare locali, bar, ristoranti (54,5%).

Interessante il fatto che mentre durante la fase acuta della pandemia il 12,8% era molto preoccupato e il 53,2% abbastanza preoccupato, nella fase 2 l’abbastanza preoccupato scende al 23.2%, coloro che sono poco preoccupati risultano il 61,7% e il 12,8% si dichiara per nulla preoccupato.

Quasi tutti i giovani hanno proseguito il loro percorso formativo con la modalità di didattica a distanza (però il 34,3% ammette un minor impegno rispetto a prima), solo il 2,7% ha interrotto la sua attività di studio a causa Covid-19.

Dal questionario si rileva infine che circa il 24,7% degli interrogati ha interrotto la sua attività lavorativa ma questa riprenderà a breve e il 6,2% ha perso il lavoro.

Circa le modalità con cui i giovani si sono informati in questo periodo di emergenza, prevalgono i social network (FB e IG) al 26%.

Circa le sfide del futuro a Chieri, sono considerate come prioritarie 1) le misure di sostegno economico e di attivazione del credito per le microimprese e il commercio; 2) l’attivazione di progetti per la qualità dell’ambiente, il clima, la salute e la mobilità sostenibile; 3) la riqualificazione e vivibilità dello spazio pubblico e riattivazione di spazi dismessi o sottoutilizzati.

Tra i temi indicati come quelli che stanno maggiormente a cuore, emergono lo sviluppo e la manutenzione di percorsi percorribili con mezzi di trasporto ecologici, la realizzazione di un cinema per attirare i giovani di Chieri e dintorni,  la cura delle aree verdi pubbliche, la promozione di eventi culturali di rilievo destinati ai giovani, il completamento dell’area sportiva di San Silvestro.

Alla domanda “saresti disponibile a partecipare ad incontri di progettazione collaborativa o ad attività di volontariato con il Comune di Chieri?” il 46.9% afferma di non avere tempo, 36.2% dichiara di essere disposto a mettersi in gioco in prima persona.

“L’obiettivo del questionario era quello di  arrivare in modo capillare a tutti i giovani del territorio per capirne il vissuto  – commenta l’assessore alle politiche giovanili Paolo RAINATO Un’iniziativa complementare al progetto ‘Chieri partecipa’, che ha consentito di far emergere le priorità sulle quali questa fascia di età chiede alla città di concentrarsi per dare risposte alle loro esigenze. Sorprende, però, che vengano indicate come sfide future o priorità temi sui quali l’amministrazione ha già investito, o su cui comunque sono presenti delle progettualità. Esiste quindi una narrazione parallela della città di tipo generazionale, che questo sondaggio ha consentito di far emergere. La survey ha dato modo di far esprimere un buon numero di giovani che risiedono nella nostra città, proponendo anche temi nuovi che fanno riferimento ad esperienze di altre città d’Italia ed europee. Il prossimo passo sarà quello di presentare alla Giunta i risultati, dando loro la possibilità di rispondere punto su punto a quelle che sono le suggestioni emerse. L’elaborato finale del sondaggio è sicuramente importante, e servirà da stimolo e da bussola per le politiche che decideremo di adottare nei prossimi anni”.

Nuove regole per le feste di via

Dall’ufficio stampa di Palazzo Civico / Nella seduta di ieri , il Consiglio Comunale di Torino ha approvato una deliberazione proposta dall’assessore al Commercio Alberto Sacco, che stabilisce un regime transitorio per il 2020 per le feste di via, modificando per quest’anno il Regolamento comunale n°. 366.

Prendendo atto delle difficoltà causate dall’emergenza sanitaria Covid-19, il documento – presentato nella seduta del 6 luglio 2020 delle Commissioni Terza e Quinta, presieduta da Andrea Russi – propone meno vincoli e offre maggiori opportunità per l’organizzazione delle feste di via.

In particolare, si prevede che la calendarizzazione delle feste del secondo trimestre 2020 sia fatta direttamente dalle Circoscrizioni, senza comunicazione alla Città. Non potranno però esserci due feste di via nello stesso giorno nella medesima Circoscrizione (tranne per le Circoscrizioni accorpate, che potranno autorizzare due feste di via per ogni domenica, una per territorio di ciascuna ex Circoscrizione).

Ogni Circoscrizione potrà inoltre autorizzare nel 2020 quattro ulteriori feste di vie, di sera, tra le ore 20 e le 24, nei giorni non festivi, nel periodo compreso tra l’inizio del mese di luglio e la fine del mese di ottobre. In questo caso, oltre ai normali requisiti delle feste di via, dovranno essere offerti momenti di svago, animazione e intrattenimento culturale e il numero dei banchi potrà al massimo essere il doppio di quello dei negozi aderenti. Così come chiesto da diversi consiglieri e consigliere comunali, potranno essere ammessi anche gli operatori non professionali, come gli operatori del proprio ingegno (Opi). Dovranno essere rispettate le Linee guida per la riapertura delle attività economiche e produttive approvate l’11 giugno 2020 dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome per contrastare la diffusione del coronavirus.

Oltre alla deliberazione, il Consiglio Comunale ha approvato due documenti proposti dal capogruppo dei Moderati Silvio Magliano e firmati anche da Raffaele Petratrulo (Lista civica Sicurezza e Legalità).

Il primo è una mozione che chiede a Sindaca e Giunta di sospendere la Cosap per gli operatori dei mercatini tematici periodici e delle feste di vie e di intraprendere tutte le attività necessarie al fine di riaprire al pubblico, “in presenza” e senza ulteriori ritardi, gli uffici della Divisione Commercio destinati a svolgere le funzioni amministrative connesse allo svolgimento delle manifestazioni (ad esempio, il rilascio e rinnovo dei tesserini).

Il secondo documento è un ordine del giorno che invita Sindaca e Giunta ad avviare un’interlocuzione con la Regione Piemonte per rivedere la normativa regionale in materia di vendita occasionale su area pubblica, in particolare per quanto riguarda l’attuale limite di 18 presenze annue degli operatori.

Visite e interventi ospedalieri: servono più risorse per ridurre le attese infinite

“Abbiamo chiesto al Ministero della Salute lo stanziamento di risorse per ridurre le lunghissime liste d’attesa post-Covid”. Lo ha annunciato l’assessore alla Sanità Luigi Icardi  in Quarta Commissione regionale , presieduta da Alessandro Stecco, nel corso dell’informativa sulla richiesta di modifiche normative da proporre a livello nazionale per il recupero delle liste d’attesa su attività ambulatoriale e ospedaliera. 

Icardi ha precisato che “con le altre amministrazioni regionali italiane, attraverso la Commissione Salute della Conferenza Stato-Regioni, abbiamo appunto richiesto un provvedimento straordinario normativo per definire direttive e stanziare le risorse necessarie a far fronte alla necessità di riassorbire ed eliminare nel minor tempo possibile le liste d’attesa che si sono venute a creare nei mesi scorsi a causa dell’emergenza Covid-19”.

“Per tre mesi – ha spiegato l’assessore – siamo stati costretti a sospendere tutti gli interventi non indifferibili o urgenti. Oggi, inoltre, a parità di risorse, i tempi medi per visite e interventi si sono allungati per via delle operazioni di sanificazione e di messa in atto di misure anti pandemia, che potrebbe aggravarsi in autunno”.

“La Commissione Salute sta lavorando – ha spiegato il direttore generale dell’Assessorato alla Sanità Fabio Aimar –  a tre tipi di proposte al Ministero: a carattere ospedaliero, a carattere territoriale e inerente il personale. Come Regione abbiamo pensato, per esempio, all’incremento dell’importo per le prestazioni aggiuntive per il personale medico, pari attualmente a 60 euro l’ora, all’assunzione di nuovi dirigenti medici e sanitari con contratto a tempo determinato o indeterminato, al conferimento d’incarichi di lavoro autonomo a medici specialisti o specializzandi iscritti al penultimo o all’ultimo anno di specializzazione”. Ma non solo. “Si potrebbero coinvolgere i medici convenzionati attraverso l’identificazione di progetti-obiettivo, e, qualora non basti l’incremento dell’offerta pubblica, si potrebbe procedere all’incremento del budget dei privati autorizzati e accreditati e, qualora non fosse ancora sufficiente, anche di quelli solo autorizzati”.

Rispondendo ai quesiti di Domenico Rossi, intervenuto per il Pd con Daniele Valle e Mauro SalizzoniMarco Grimaldi (Leu) e Sean Sacco (M5s), Icardi ha sottolineato quanto si stia facendo per recuperare le liste d’attesa, evidenziando come una delle principali difficoltà sia la cosiddetta “rivalutazione della gravità”, dal momento che può accadere che una prenotazione risalente a marzo possa – a distanza di quattro mesi – non essere più necessaria o essere stata soddisfatta in modo alternativo al ricorso al Servizio sanitario regionale. E ha fatto presente “la necessità che la Regione continui a impegnarsi per il raggiungimento di procedure omogenee di prenotazione e per il rafforzamento del servizio di prenotazione Cup e della medicina territoriale”.

“Noi curdi stiamo morendo”

Gli F16 con la mezzaluna martellano pesantemente da settimane la zona nei dintorni di Zakho a caccia dei guerriglieri curdi del Pkk. Nel Kurdistan iracheno, a pochi chilometri dal confine settentrionale tra l’Iraq e la Turchia, piovono ogni giorno centinaia di bombe e tante famiglie curde, come quella di Firat, vivono nel terrore. Zakho, 200.000 abitanti, in maggioranza curdi e cristiani caldei, è la città del Patriarca caldeo Louis Sako.

“Noi curdi stiamo morendo, la Turchia ci bombarda, distrugge ogni valore di libertà, di democrazia, di laicità, calpesta i diritti umani della nostra gente. L’Europa e l’Occidente chiudono gli occhi e non fanno nulla per fermare i massacri in corso nel nord dell’Iraq”. Sul volto di Firat Ak, portavoce della comunità curda in Piemonte (circa 250 persone, in gran parte studenti), trapelano rassegnazione, rabbia e voglia di un riscatto impossibile.

Il conflitto tra turchi e curdi non nasce certo oggi ma si trascina da decenni con decine di migliaia di morti. Lui è fuggito in tempo in Italia ma la sua famiglia è terrorizzata dalle bombe turche che si abbattono sui guerriglieri del Pkk curdo che si rifugiano nel Kurdistan iracheno. Ma, a saltare in aria, spesso non sono solo i curdi, considerati “terroristi” da Ankara, ma centinaia di civili curdi, cristiani e yazidi che vivono nell’area presa di mira dai raid aerei turchi. “Oggi una potenza della Nato bombarda il mio territorio, aggiunge Firat, la casa della mia famiglia, i turchi odiano l’identità curda e ci eliminano nel silenzio del mondo e domani si ripeterà la stessa tragedia”. I curdi sono morti per noi contro l’Isis e anche questa volta sono stati traditi e dimenticati. Il Piemonte si mobilita per frenare i piani di conquista neo-ottomani del sultano Erdogan, sempre più presidente-padrone della Turchia. La Rete del Kurdistan Piemonte, il Comitato interconfessionale “Noi siamo con voi” di Giampiero Leo e il “Coordinamento contro le guerre e le atomiche” di Paolo Candelari hanno promosso un incontro, moderato dalla giornalista Laura Schrader, presso il “Polo del 900” per fare il punto sulla brutale repressione degli oppositori in Turchia e sulla situazione nel nord dell’Iraq, dove continuano i bombardamenti turchi su aree popolate da curdi, cristiani e yazidi. I curdi del Piemonte chiedono la liberazione dei prigionieri politici in Turchia e il rispetto della libertà di opinione per quanto riguarda i parlamentari curdi del Partito Democratico Popolare (Hdp) e dei sindaci eletti in Kurdistan. Alla comunità internazionale si chiede inoltre di fermare i bombardamenti e la penetrazione militare turca nel nord Iraq che colpisce villaggi cristiani e yazidi e di condannare l’invasione turca della Siria del Nord. A causa della pandemia, ha affermato Firat Ak, la Turchia ha liberato 90.000 detenuti, alcuni per reati molto gravi, ma ha lasciato in carcere 50.000 prigionieri accusati solo di criticare il governo tra cui parlamentari, giornalisti, accademici e studenti, sindaci e artisti, ignorando ogni norma di prevenzione e di igiene con il chiaro intento di decimarli. Il rappresentante curdo-piemontese ha sottolineato le continue violazioni dei diritti umani compiute in Turchia dove il governo si è trasformato in un regime intollerante verso le “voci critiche” interne, nei confronti delle minoranze, imperialista e aggressivo all’esterno, poiché Erdogan porta avanti una politica da califfo neo ottomano. L’aggressione condotta contro le minoranze e in particolare contro quella curda rappresenta un elemento destabilizzante per tutta la regione mediorientale nonché una vergogna per l’Occidente, l’Europa e la Nato che permettono ad Ankara di agire in questo modo”. Leo e Candelari hanno illustrato i motivi del totale appoggio alla causa curda da parte dei movimenti che rappresentano. Giampiero Leo ha fatto notare che la “realpolitik” invece di salvare i popoli li uccide e che l’indifferenza dell’Unione Europea verso la Turchia che calpesta i diritti umani verso i curdi e le altre minoranze accolte generosamente in quei territori è ingiustificabile. Candelari ha ricordato il controverso e discusso golpe del 15 luglio 2016 usato da Erdogan per comandare il Paese con il pugno di ferro, gli oltre 150.000 dipendenti pubblici licenziati negli ultimi quattro anni e i tanti sindaci curdi finiti in galera da un giorno all’altro. Nel nord dell’Iraq le incursioni aeree hanno come obiettivo postazioni del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) in territorio iracheno. La Turchia colpisce i suoi nemici ovunque, interviene militarmente quando vuole nel Kurdistan iracheno senza informare le autorità di Baghdad e nemmeno quelle della regione autonoma curda e il medesimo comportamento viene adottato in Siria e in Libia. I combattenti curdi del Pkk si nascondono tra le montagne del Kurdistan per sfuggire ai raid turchi e da qui, prossimi alla frontiera, si preparano per colpire basi militari e caserme di polizia in territorio turco. Il governo iracheno non ha la forza, né militare, né politica, per opporsi allo strapotere turco. Tutto quello che può fare è convocare l’ambasciatore turco a Baghdad e protestare per l’intricata situazione nel nord del Paese ma ciò non può certo bloccare l’escalation militare. Il contesto bellico odierno ricorda quanto avvenne tra gli anni Ottanta e Novanta quando le azioni militari di Ankara contro i curdi del Pkk distrussero centinaia di villaggi cristiani assiri-caldei nel nord Iraq e nell’Anatolia sud-orientale. Le operazioni andranno avanti, secondo il diplomatico turco nella capitale irachena, fino a quando i guerriglieri curdi non saranno sconfitti ma sta di fatto che anche negli ultimi raid dei caccia dell’aviazione turca sono stati colpiti alcuni villaggi cristiani e un cimitero caldeo alle porte di Zakho. “Siamo sconvolti dal fatto che per le nostre autorità, ha osservato Giampiero Leo, vicepresidente del Comitato per i diritti umani della Regione Piemonte, per l’opinione pubblica occidentale e anche per gran parte dell’informazione, sembra non valere nulla la vita di bambini, donne e uomini, curdi, armeni, yazidi, cristiani che cadono vittime dei bombardamenti o delle feroci milizie jihadiste filo-turche”. A gridare nuovamente la loro disperazione al mondo sono anche gli yazidi, la minoranza religiosa in gran parte annientata dalla ferocia e dal fanatismo islamista di Al Baghdadi. Per colpire le basi dei curdi i turchi finiscono per bombardare anche il monte Sinjar, sacro agli Yazidi, al confine tra Iraq, Siria e Turchia. Gli yazidi, minoranza di lingua curda, non musulmana, furono duramente perseguitati dall’Isis negli anni scorsi, centinaia di migliaia fecero in tempo a fuggire nel Kurdistan ma decine di migliaia vennero uccisi dai tagliagole del califfo e tanti altri furono ridotti in schiavitù. Yazidi “abbandonati del tutto dalla comunità internazionale di fronte a genocidi, schiavitù sessuale e sei anni di forzati sfollamenti” come scrisse Nadia Murad, irachena yazida, attivista per i diritti umani, due anni fa.premio Nobel per la Pace e vittima a sua volta delle atrocità dei miliziani neri di Al Baghdadi. Firat Ak lancia un appello al mondo politico: “Si indaghi sui massacri e si faccia giustizia. Noi curdi chiediamo aiuto a tutte le forze politiche e a tutte le istituzioni perchè venga costituita una Commissione internazionale sui crimini compiuti dal governo e dall’esercito turco sia in patria che nei territori esterni aggrediti”.

Filippo Re
dal settimanale “la Voce e il Tempo”

Ronaldo insidia il primato di Immobile

Le due reti contro l’Atalanta realizzate da Cristiano Ronaldo gli hanno permesso di raggiungere  i 28 gol in campionato, ad una sola lunghezza da Ciro Immobile.

Il bianconero  è  così il candidato numero uno per il titolo di capocannoniere secondo gli analisti di Planetwin365.

La sua quota passa dal 3,25 di venerdì all’1,80. Invece Immobile,  dopo aver segnato ben 25 reti nelle prime 21 giornate, si trova in difficoltà con solo  due gol nelle ultime cinque partite. E i bookies lo mettono dietro a Ronaldo, con la sua quota che va dall’1,27 di venerdì, all’1,85.

Tornano le Settimane della Scienza (con prenotazione obbligatoria)

A Torino e provincia tornano le Settimane della Scienza. Due mesi di eventi per avvicinare il pubblico alla scienza e ai suoi protagonisti. Molti gli appuntamenti in programma con oltre 40 tra Enti, Dipartimenti, Musei e Associazioni del territorio piemontese che hanno aderito anche in questa estate molto particolare, scegliendo di incontrare anche “dal vivo”, all’aria aperta, e in sicurezza, il pubblico, coinvolgendolo con eventi e format dedicati.

Un “esserci” voluto fortemente, molto importante per tutti, per tornare a condividere, oltre alle esperienze sul web, preziosi momenti di incontro per un’estate in città all’insegna della scienza e della scoperta.

Da 0 a 99 anni, un fitto calendario di appuntamenti per tutte le età.

Le Passeggiate scientifiche con Astut (Archivio Scientifico e Tecnologico dell’Università di Torino) per le vie di San Salvario alla scoperta delle abitazioni di illustri uomini di scienza torinesi con Indovina chi abitava qui? e con I luoghi di Cesare Lombroso, il Museo di Antropologia Criminale “Cesare Lombroso” accompagna il pubblico in centro città per scoprire i luoghi dove l’antropologo veronese ha vissuto e lavorato. E ancora A spasso con il sapereuna passeggiata culturale lungo il Parco del Valentino accompagnata dall’ascolto di letture da parte dei ricercatori dell’Università di Torino di alcuni brani tratti da opere scientifiche e letterarie che hanno contribuito in modo significativo al patrimonio culturale.

 

Il Museo del Risparmio propone un laboratorio dal titolo L’Isola che non c’è per capire che le risorse naturali del nostro Pianeta non sono inesauribili, un percorso a ostacoli dal titolo Tris d’Assi, durante il quale il pubblico potrà mettere alla prova le proprie conoscenze in materia di sostenibilità con riguardo all’ambiente, alle risorse e al cibo. Per i genitori sarà a disposizione una guida che li condurrà tra le sale del Museo per scoprire che… l’economia non è poi così noiosa!

 

(XX) Sfumature di donne di Scienza con l’attrice Sara D’Amario. Un ONE-WOMAN-SHOW dal tono leggero e divertente: un viaggio nel tempo per divertirsi scoprendo 20 scienziate eccezionali. La messinscena esalta con umorismo e energia le storie di queste donne per (ri)scoprire insieme che “L’intelligenza non ha sesso!”.

 

Grande spazio al tema del riciclo con il laboratorio “Plastic all around” promosso dal Museo A Come Ambiente in collaborazione con CentroScienza Onlus. Grazie a una vera e propria officina di manipolazione, sarà possibile toccare con mano come può avvenire il recupero, il riciclo e il riuso dei materiali plastici. Il laboratorio è realizzato da Officine Creative Torino e ToScienceCamp.

 

A Settimo Torinese con Il teatro dell’acqua e l’Ecomuseo dei Freidano, laboratori, spettacoli ed esperimenti alla scoperta dell’acqua. E ancora, magia e percezione alla Biblioteca Archimede che nell’ambito del Festival 365 propone “WonderMind”, lo spettacolo con Antonio Argus.

Telescopi puntati al cielo per gli appassionati di astronomia. Tante le proposte di Infini.to, il Planetario di Torino con visite pomeridiane e serate osservative per conoscere ammirare le meraviglie della volta celeste.

Un cocktail di scienza è il titolo del ciclo di conferenze online proposto per le Settimane della Scienza dall’INRIM, Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica.

In occasione delle Settimane della Scienza diventa un Polo scientifico quello di Mirafiori con gli appuntamenti di Scienza Wow nello spazio esterno di Via Onorato Vigliani 102 (da poco restituito alla cittadinanza grazie al progetto “Orto Wow” nato nell’ambito del progetto europeo ProGIreg), un’area green in cui i residenti di Mirafiori potranno, tra le altre cose, produrre il miele; con MirafioriScienza due saranno gli appuntamenti previsti al Mausoleo della Bela Rosin. La scienza sarà protagonista anche nel fitto programma previsto da “Estate al Sud” presso la Casa del Parco della Fondazione Mirafiori.

Edizione speciale del Rally della Scienza, dalla Notte dei Ricercatori arriva alle Settimane della Scienza, una caccia al tesoro alla scoperta di scienza, arte e tecnologia, organizzata da CentroScienza Onlus in diversi spazi della città.

Nell’ambito della mostra “Lo sguardo dell’Antropologo” realizzata dal Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino (MAET) e dal Museo Egizio, in occasione delle Settimane della Scienza, i curatori e gli organizzatori della mostra propongono un ciclo di incontri on line per approfondire i temi dell’esposizione.

Sempre a cura del Museo Egizio una visita speciale alla mostra temporanea Archeologia Invisibile pensata per i mesi estivi, per scoprire il dietro le quinte delle ricerche condotte in questi ultimi anni sull’inestimabile patrimonio storico e culturale custodito dal museo, tra nuove tecnologie e tecniche innovative.

Anche il Museo Nazionale del Cinema aderisce alle Settimane della Scienza con tre diversi percorsi: Scopri il museoCinemaddosso e I segreti della Mole. Visite guidate gratuite rivolte a bambini e famiglie, ogni venerdì, sabato e domenica su prenotazione.

 

Workshop_64/Antropologie Yanomami è il titolo del laboratorio proposto invece da PAV (Parco Arte Vivente) e condotto Piero Gilardi che propone la realizzazione collettiva di ornamenti indossabili, impiegando come medium la gomma piuma, materiale da lui utilizzato per i suoi celebri tappeti natura.

A partire da questa edizione Le Settimane della Scienza dedicheranno la massima attenzione alla promozione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile nella quale si sono delineate a livello mondiale le direttrici delle attività per i prossimi anni.

Il calendario è in continuo aggiornamento, per conoscere tutti gli appuntamenti consultare il sito www.settimanedellascienza.it/

Tutti gli appuntamenti si svolgeranno nel rispetto del distanziamento sociale e con osservanza delle norme di sicurezza attuate per l’emergenza Covid19.

La prenotazione è obbligatoria.

Andrea Mantegna, legato all’antichità, costruiva con la sua arte il presente

Sino al 20 luglio, a palazzo Madama, la mostra del grande artista del Quattrocento italiano

 

Straordinaria, se si vuole di preziosa nicchia, signorilmente ricca d’influenze o di discendenze artistiche e di prestiti, rafforzata dalle proiezioni multimediali della Corte Medievale, davvero fonte d’entusiasmi in una parola questa mostra sino al 20 luglio prossimo sotto gli occhi dei torinesi e del folto, appassionato o incuriosito o avvezzo a simili frequentazioni, pubblico che continuerà a visitarla, come ha fatto finora, tra gli spazi grigi e blu ideati da Loredana Iacopino sotto la volta del grande salone al piano nobile di Palazzo Madama, una mostra che spinge a riavvicinare la città ad una grande stagione culturale che sembrava in un recente passato pressoché infelicemente accantonata.

“Andrea Mantegna” dunque, che si espande in quel “Rivivere l’antico, costruire il moderno” a sottolineare quanto, nelle mani del grande artista, la rilettura dell’uno abbia profondamente posto le basi per l’esistenza e la concretezza dell’altro, quanto il grande artista, con i suoi viaggi, con lo studio appassionato dei ritrovamenti archeologici, accresciuto durante il soggiorno romano e non soltanto (di alcuni divenne proprietario, profondamente amareggiato quando se ne dovette distaccare per questioni economiche), con i contatti con i filosofi e i letterati e gli intellettuali della sua epoca, abbia saputo farsi portavoce di una nuova epoca. Una mostra affidata alla cura di Sandrina Bandera e Howard Burns, con Vincenzo Farinella quale consultant curator per l’antico unito ad un illuminante quanto prestigioso gruppo di studiosi, tutti pronti a riunire un corpus di oltre 130 opere, scelte tra alcuni dei maggiori musei italiani con altresì un’aria di internazionalità, se si pensa ai prestiti offerti dai londinesi National Gallery e Victoria and Albert Museum come dal Cincinnati Art Museum, dalle collezioni del Principe di Liechtenstein e dall’Albertina di Vienna, dal Metropolitan di New York e dal Bode Museum berlinese, dalla National Gallery di Washington e dalla Galleria Nazionale di Praga e da molti altri ancora (e poco male se dovremo “obbligarci” ad un viaggio a Mantova per appassionarci alla Camera degli Sposi o a Milano per il Cristo morto di Brera; anche per I Trionfi ad Hampton Court, in terra inglese? Anche!). Sei sezioni che illuminano gli esordi giovanili, gli incontri con varie corti del Quattrocento italiano, soprattutto il suo ruolo di artista ufficiale in quella dei Gonzaga a Mantova, il prosperare del proprio linguaggio e la conoscenza delle opere padovane di Donatello, la familiarità con Jacopo e soprattutto con Gentile e Giovanni Bellini (di cui nel 1454 sposò la sorella Nicolosia) e con le loro tele, l’influsso dei maestri fiamminghi, la vicinanza alla scultura, e poi incisioni, disegni e 17 lettere che ci lasciano gustare anche gli aspetti più quotidiani del pittore: il lato economico il più doloroso, sempre, e di qui le richieste per poter produrre altri loro ritratti o, tra lo spicciolo e il divertente, quella di quaglie e fagiani per ospitare come si deve il cardinale in visita, ma pure la denuncia della promessa di quattrini non mantenuta, o, per l’uomo che si avvia verso la conclusione della propria vita, il dover far fronte all’impegno di terminare la cappella funeraria in Sant’Andrea a Mantova e di dover continuamente fare i conti con i debiti lasciati.

Ormai vecchio, considerato da molti forse il più grande artista della sua epoca, ben consapevole lui della propria grandezza, “Pari, se non superiore, ad Apelle” lasciò scritto (in latino) Andrea Mantegna all’interno della cappella che ne conserva le spoglie dal settembre del 1506, il punto d’arrivo di un lungo percorso che trova le proprie radici a Isola di Carturo, nel 1431, lui figlio di un falegname, “d’umilissima stirpe”, giovanissimo nelle vesti di guardiano di bestiame nelle campagne attorno al piccolo paese. Poi, soltanto decenne, nella bottega dello Squarcione (un solido apprendistato – durato sei anni e terminato con una causa contro di lui a reclamare un risarcimento per certe opere prodotte in quel periodo – ma pure, attraverso l’adozione (“fiiuolo”) una manodopera continua e a basso costo: in mostra del maestro un San Bernardino da Siena datato 1450 circa, oggi al Poldi Pezzoli di Milano) e, a seguito di quel distacco, la necessità di avere con sé il fratello maggiore Tommaso per porre la firma, Andrea ancora minorenne, al contratto che lo legava alla decorazione della cappella della famiglia Ovetari nella chiesa degli Eremitani, personaggi e grandiose costruzioni architettoniche, vero biglietto d’ingresso alla carriera dell’artista; seguito (1452), per restare ancora in area patavina, dalla lunetta che ci regala Sant’Antonio da Padova e San Bernardino da Siena presentano il monogramma di Cristo – visibile in mostra, già nella perfezione della prospettiva, nello splendore del disco solare, in tutta la devozione dei due santi -, lunetta un tempo sopra la porta centrale della basilica del santo e oggi al Museo Antoniano.

Vi si riconosce già la strada intrapresa da Mantegna, la maturità nel percorso avviato, il profondo studio di quell’introspezione che s’impadronisce della ritrattistica e che scava sempre più per fare proprio il carattere, lo sguardo, il pensiero, le intenzioni di questo o quel personaggio, capolavoro del genere, già intorno al 1459, quel Ritratto del cardinale Ludovico Trevisan che è una delle più coinvolgenti opere in mostra, commissionato al pittore all’indomani del Concilio di Mantova, piuttosto un condottiero di tradizione romana che un religioso, virile, austero, risoluto nella sua fisica e al tempo stesso spirituale fortitudo. È una vetrina di ritratti, esatti di bellezza e di descrizione, che accomunano i contemporanei del Nostro, dai Bellini ad Antonello da Messina (Ritratto d’uomo, fiore all’occhiello del Civico torinese) ad Ercole de’ Roberti con il suo Ritratto di Annibale Bentivoglio, di collezione privata milanese. Una maturità che certo non impedì a Ludovico III Gonzaga – signore di un luogo raffinato e circondato di cultura, amante delle arti e del mondo antico, cresciuto in giovinezza sotto la guida di Vittorino da Feltre e intimo di artisti quali Leon Battista Alberti – di chiamare Mantegna, con tutta la famiglia, alla sua corte come pittore ufficiale, nel 1460 (esiste già un primo invito in una lettera di quattro anni prima), ma pure come consigliere artistico e curatore delle mostre d’arte, con uno stipendio che, come abbiamo visto, avrebbe avuto per gran parte della vita dimenticanze, sospensioni, ritardi e ovviamente necessarie lettere di sollecito.

Monumentalità, impianti scenografici che finiscono con l’essere l’anima di un opera, o certo il segno su cui spesso s’accentra l’occhio di chi guarda, una carrellata inconsueta di bellezze è la mostra, che oltre alle preziosità che s’è detto, allinea ancora la Madonna con il Bambino e santi Gerolamo e Ludovico da Tolosa (intorno al 1454, dal parigino Musée Jacquemart-André), la Madonna con il Bambino, san Giovannino e santi (1485 circa, custodito alla Sabauda di Torino), la Pala Trivulzio (1497) dalla raccolta del Castello Sforzesco milanese (due quinte di alberi e agrumi, una mandorla di visi d’angelo a racchiudere la Vergine e il Bambino con i quattro Santi in una superba prospettiva scorciata), l’Ecce Homo del 1500/1502, ancora da Parigi. Ma non soltanto tele, anche le incisioni meritano uno sguardo attento, dell’artista come dei suoi contemporanei, soprattutto la Battaglia dei dieci uomini nudi di Antonio del Pollaiolo, il bulino che scolpisce la Zuffa degli dei marini o Baccanale con Sileno di Mantegna oppure La morte di Orfeo di un anonimo incisore forse ferrarese o ancora certi Studi dello stesso Mantegna a rappresentarci un Compianto per il Cristo e il Seppellimento di Cristo a penna e inchiostro bruno su carta. Verso la parte finale della mostra ci si soffermi davanti alla Madonna con Bambino detta dell’umiltà (1490 circa), un bulino e puntasecca di 177 x 231 mm proveniente da Capodimonte e lo si confronti con la Madonna con il Bambino, il gatto e il serpente, un’acquaforte (mm  102 x 152, in collezione privata) dovuta a Rembrandt: s’accorgerà il visitatore quanto quel “moderno” abbia preso a porre le basi e quanto il fiammingo (con il suo collega Rubens) debba ad Andrea Mantegna (da noi gli sono debitori Raffaello e Bramante e Correggio), quanto il carattere nordico guardi all’atmosfera intimista.

 

Elio Rabbione

 

 

Nelle immagini:

 

Andrea Mantegna, “Sant’Antonio di Padova e san Bernardino da Siena presentano il monogramma di Cristo”, 1452, affresco staccato, cm 163 x 321, Padova, Museo Antoniano.

 

Giovanni Bellini, “Ritratto di giovane”, 1472-1473, tempera e olio su tavola, cm 34 x 27,5, Bergamo, Accademia Carrara.

 

Andrea Mantegna, “Madonna con il Bambino e i santi Giovanni Battista, Gregorio Magno, Benedetto e Gerolamo” (Pala Trivulzio), 1497, tempera su tela, cm 287 x 214, Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco.

 

Andrea Mantegna, “Ecce Homo”, 1500-1502, tempera a colla su tela di lino montata su legno, cm 54,7 x 43,5, Parigi, Institut de France, Musée Jacquemart-André.

Tradito dal selfie: la polizia sequestra 8 chili di marijuana

Son ben 8 i chili di marijuana sequestrati dagli agenti del Commissariato Barriera Milano nel corso di un’operazione di polizia giudiziaria giovedì scorso.

Nel pomeriggio, intorino alle 17, gli agenti notano alcuni cittadini tre cittadini nigeriani aggirarsi in modo sospetto tra corso Vercelli e via Feletto. Durante il controllo, uno dei tre, un trentaduenne con precedenti di polizia a carico, cerca di nascondere ai poliziotti il possesso di un mazzo di chiavi in suo possesso. La cosa insospettisce gli agenti i quali, grazie a un selfie presente nel cellulare dello straniero, riescono a risalire alla sua abitazione: un alloggio in via Lorenzo Bruno.

L’appartamento, oltre che dal cittadino nigeriano, era occupato da una sua connazionale di 26 anni. Nel corso della perquisizione, gli agenti oltre a due bilancini di precisione, rinvengono, riposti in un armadio 8 chili di marijuana, contenuti in due grossi sacchi.

Alla luce del rinvenimento, entrambi i cittadini stranieri vengono arrestati per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio.