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Covid 19: una vittima e 129 contagi in più

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17.30

28.330 PAZIENTI GUARITI E 391 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 28.330(+69rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 3486 (+12) Alessandria, 1645 (+2) Asti, 893 (+2) Biella, 2757(+3) Cuneo, 2610 (+11) Novara, 14.374 (+35) Torino, 1341 (+1) Vercelli, 1027 (+2) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 197 (+1) provenienti da altre regioni.

Altri 391sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SONO 4168

1 decesso di persona positiva al test del Covid-19 è stato comunicato nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione,nessuno verificatosi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è di 4168deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 683 Alessandria, 256 Asti, 209 Biella, 401Cuneo, 380 Novara, 1841 Torino, 225 Vercelli, 133 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 40 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 36.312(+ 129rispetto a ieri, di cui 92 asintomatici. Dei 129 casi,26 sono screening, 79 contatti di caso, 24 con indagine in corso. Ambito: 6 RSA, 11 scolastico, 112 popolazione generale. I casi importati sono 1 su 129 ) i casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivisi su base provinciale: 4441 Alessandria, 2016 Asti, 1201 Biella, 3586 Cuneo, 3455 Novara, 18.144 Torino, 1691 Vercelli, 1228 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 303 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 247 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 15 (+2 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono273(+57 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 3135

I tamponi diagnostici finora processati sono 748.061di cui 411.032 risultati negativi.

#LauSindaco

#LauSindaco è l’ashtag che mi ha inviato stamattina il mio Avatar, appassionato di politica torinese, che vive su Marte.

Devo dire che mi ha colto di sorpresa riempiendomi di domande. A che servono le primarie? Avete già un ottimo candidato, il senatore Mauro Laus, imprenditore di successo, prestato alla politica con ottimi risultati. Molto attento ai desiderata della gente, attivo sul territorio, battagliero per il recupero delle periferie: perché vi fissate con i “civici”? La risposta al mio Avatar: c’è tanto dibattito democratico all’interno del PD, non è un male! Di rimando il mio avatar: ma così non rischiate di stufare troppo la gente? Il gruppo dirigente PD di Torino è formato da persone qualificate e preparate (segreteria regionale, provinciale, circoli, dirigenti, iscritti e militanti) scelgano loro! Forza PD, cala l’Asso!

Vincenzo Grassano 

Il richiamo di Casellati a tutela della democrazia rappresentativa

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni/ Con una coraggiosa intervista al “Corriere della Sera“ la seconda carica dello Stato, il Presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, pur mantenendo la terzieta’ che la contraddistingue affronta i nodi del presente, chiedendo verità e certezze sullo Stato di emergenza

 

“Non si può oscillare tra incertezze e paure “dice Casellati, interpretando i veri sentimenti della stragrande maggioranza degli Italiani.

Aggiunge il presidente:  “Non vorrei che tra proposte di democrazia diretta, appelli al voto a distanza e ricorso continuo ai decreti-legge si finisca di abbattere il Parlamento e quindi la democrazia rappresentativa“.  Sulla pandemia Casellati e’ molto chiara: “L’allarmismo non serve, non aiuta a controllare la pandemia e crea solo sfiducia”. Parole che potrebbero suonare come implicita sfiducia verso i media che ci terrorizzano di nuovo con notizie angosciose, tali da costringerci ad evitare di accendere il televisore. Circa la situazione economica e le iniziative volte a fruire dei fondi europei, Casellati e’ tacitiana: “Tante parole e niente fatti”. Manca una visione politica chiara che consenta di affrontare la difficile realtà in cui ci troviamo. Sono parole molto chiare e molto ferme che fanno onore alla prima donna Presidente del Senato che nel corso dell’ intervista non tralascia di denunciare il disagio e le difficoltà che oggi devono affrontare le donne italiane. Casellati ha fatto suonare un campanello d’allarme che va oltre la propaganda politica, un richiamo a tornare ad essere italiani con veri progetti per il lavoro, il futuro e i giovani. C’è da augurarsi che questo appello così esplicito e fermo del presidente del Senato non cada nel vuoto. Da tempo abbiamo una classe politica inadeguata ad ogni livello; Elisabetta Casellati resta una riserva e una importantissima risorsa per la Repubblica. Forse l’unica rimasta perché la Casellati ha saputo mantenere un rapporto con i cittadini e la realtà, con una indipendenza di giudizio che va al di là e al disopra della mischia.

Tutto il Mauriziano in un’app

Nasce l’App dell’ospedale Mauriziano di Torino: il primo Google Maps di un ospedale in Europa per pagare ticket, prenotare esami e ritirare referti

L’ospedale Mauriziano di Torino è la prima struttura ospedaliera in Europa che si dota di un’App (“entrainmauriziano”), che permette un tour virtuale di google, integrandolo con indicazioni e mappa dell’ospedale, e di pagare i ticket, prenotare esami e visite e ritirare gli esiti.

Su idea del Direttore generale dell’Azienda ospedaliera Mauriziano dottor Maurizio Dall’Acqua, è stata realizzatagratuitamente dalla start-up Altura Srl di Torino.

Il tour guida i visitatori all’interno dell’ospedale, consentendo loro di raggiungere i reparti con estrema facilità. Tramite l’applicazione sarà possibile inoltre pagare i ticket cliccando sui punti gialli o prenotare esami e visite e ritirare gli esiti entrando virtualmente nel CUP (Centro Unificato Prenotazioni).

Il sistema sarà disponibile da lunedì 5 ottobre 2020 per smartphone, tablet o pc semplicemente fotografando il QRcode o digitando www.entrainmauriziano.it.

A breve sarà scaricable da googleplay ( per il sistema android) o appstore per Apple.

All’inizio del percorso un tutorial spiegherà come usare adeguatamente l’applicazione.

Il Direttore generale Dall’Acqua: “Si tratta di un’idea innovativa per migliorare l’accessibilità del nostro ospedale e migliorare l’umanizzazione e la comunicazione con i nostri utenti

Il cordoglio del Consiglio regionale per la morte di Carla Nespolo

«La scomparsa di Carla Nespolo ci addolora. Ci lascia una grande donna e una grande piemontese». Con queste parole Stefano Allasia e Mauro Salizzoni, presidente e vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte e del Comitato Resistenza e Costituzione, ricordano Carla Nespolo, prima donna e primo non partigiano a guidare l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia-ANPI.

«Una vita dedicata alla difesa dei valori della Costituzione e degli ideali dell’antifascismo. Un impegno politico, sociale e culturale iniziato in Piemonte e proseguito poi a Roma, dove per quattro legislature è stata deputata e senatrice. Lo scorso 25 aprile come Consiglio regionale abbiamo voluto ‘festeggiare’ la Liberazione con un’iniziativa sul web. Anche Carla Nespolo intervenne. La vogliamo ricordare con queste sue parole: “Facciamo sì che questo 25 Aprile 2020 ci indichi la strada per una società più libera e solidale. Sarà una nuova rinascita che i partigiani avrebbero voluto”».

Sequestrati due appartamenti torinesi nell’operazione antimafia

La Divisione Anticrimine della Questura di Milano ha eseguito un sequestro di prevenzione nei confronti di Giuseppe Carvelli

 

Si tratta di un trafficante di droga, con collegamenti con la cosca di ‘ndrangheta dei “Mancuso” di Limbadi in Calabria. Tra i beni sequestrati anche due appartamenti a Forno Canavese.

Gli atleti dell’Ice Club Torino affilano le lame

Riprendono gli allenamenti a Torino e Pinerolo

 

Torino, 5 ottobre 2020 – Dopo la lunga sospensione imposta dalla pandemia, sono ripresi, in sicurezza, gli allenamenti dei pattinatori che vestono i colori dell’Ice Club Torino Asd sul ghiaccio  del Pala Olimpico di Pinerolo e del Pala Tazzoli di Torino.

La squadra dell’Ice Club Torino che, durante il lockdown, ha proseguito la preparazione con collegamenti da casa, attraverso lezioni online, torna in pista e si prepara a una nuova stagione di competizioni.

Già dal mese di giugno, nel pieno rispetto delle regole, molti pattinatori hanno potuto allenarsi sulla pista del Pala Tazzoli di Torino, ma da settembre l’Ice Club Torino ha potuto riprendere gli allenamenti in entrambi gli impianti, con corsi e lezioni di prova per tutti con un team di livello internazionale e olimpionico.

“Abbiamo cercato, anche a distanza, di proseguire i corsi dei nostri atleti, grandi e piccoli, durante tutto il periodo di lockdown” dichiara il main coach dell’Ice Club Torino Edoardo De Bernardis. “Ogni giorno ci siamo incontrati virtualmente via web per effettuare insieme allenamenti di ginnastica, stretching, danza e salti a terra, specifici del nostro sport. Abbiamo scoperto un modo nuovo per allenarci e per stare insieme utile e costruttivo e siamo stati vicini a tutti i nostri atleti”.

“A giugno – prosegue De Bernardismolti nostri atleti sono stati inseriti tra quelli “di interesse nazionale” dalla Fisg – CONI e abbiamo ottenuto una bella soddisfazione permettendo quasi a tutto il nostro agonismo di allenarsi da subito”.

L’allenatrice pinerolese Miriam Brunero, responsabile dei corsi al Palaolimpico commenta: “Il Palaghiaccio di Pinerolo che ospita l’Ice Club Torino ormai da anni è una struttura bellissima, molto ampia, spaziosa e perfettamente organizzata. Sono state attuate tutte le misure di sicurezza imposte dalla normativa in materia di Covid e possiamo pattinare in un impianto perfettamente attrezzato per garantire la salute di tutti. Sono iniziati gli allenamenti dei nostri atleti dell’agonismo che a breve inizieranno ad affrontare le prime gare della stagione. Parallelamente,  si stanno  svolgendo  i nostri corsi per tutti i livelli dai bambini ai più grandi e le lezioni di prova”.

Presso entrambi gli impianti si svolge la preparazione della due volte campionessa italiana Alessia Tornaghi, allenata da Edoardo De Bernardis e di altri atleti della Nazionale italiana.

FOTO DI FERNANDO FOSSA

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Mazo de la Roche  “Il gioco della vita”   -Fazi-    euro  18,00

E’ il secondo dei sedici romanzi della saga di “Jalna”, dal nome della casa che domina le praterie e i boschi dell’Ontario, di proprietà della famiglia Whiteoak. Partono da lì gli intrecci di personaggi e vite, che l’autrice scrisse  tra fine anni 20 e 50 del 900.

La vita stessa della scrittrice canadese Mazo de la Roche (nata a Newmarket nel 1879, morta a Toronto nel 1961 a 82 anni) vale più di mille romanzi. Un’infanzia solitaria allietata dalla passione per la lettura, una fantasia inarrestabile che la cala in un mondo immaginario. Un rapporto fuori dagli schemi con la compagna di tutta la vita Caroline Clement: la cugina orfana di 8 anni che i genitori di Mazo avevano adottato quando lei ne aveva 7. Da allora sono state inseparabili, in quello che all’epoca era chiamato “Boston Marriage”, e adottarono anche due bambini. Una vita che ha ispirato il film del 2012“The mystery of Mazo de la Roche” in cui vengono ricostruite scene e fasi della sua vita privata, che lei difese sempre tenacemente.

Nell’arco della sua lunga e complessa esistenza ha scritto 23 romanzi, tra i quali la saga di Jalna, che si rivelò un successo internazionale. Fu anche la prima donna a vincere i 10.000 dollari del prestigioso Atlantic Monthly Prize.

“Jalna” è il primo romanzo di una lunga storia familiare architettata in 16 volumi che abbracciano l’arco di tempo tra 1854 e 1954. E’ ambientata in Canada e racconta le vicende dei Whiteoak, padroni del maniero di Jalna, nell’Ontario. Capostipiti il capitano Philiph e la sua adorata moglie Adeline. Lei sarà la matriarca che nel romanzo sta per bissare la boa dei 100 anni, circondata dalle vicende di uno stuolo di figli e nipoti di cui detiene il controllo, tra una bizza e l’altra.

 

 

 

Kent Haruf  “La strada di casa”  -NN5-   euro  18,00

E’ il secondo romanzo dello scrittore statunitense Kent Haruf (nato nel 1943 e morto nel 2014), risale al 1990 e precede di 9 anni l’inizio della “Trilogia della pianura” -composta da “Benedizione”, “Canto della pianura” e “Crepuscolo” – pubblicata in America tra fine anni 90 e inizio nuovo millennio.

Tre storie ambientate a Holt, fittizia cittadina del Colorado, luogo letterario inventato dall’autore che vi inserisce le storie dei suoi personaggi: semplici, comuni, ma alle prese con grandi segreti e immani tragedie.

Sempre a Holt si svolge la trama de “La strada di casa” che inizia con il ritorno pacchiano, dopo 8 anni di lontananza, di Jack Burdette a bordo di una fiammante Cadillac rossa.

E’ lo spunto per il lungo flashback in cui scopriamo la ruvida personalità di Jack: un antieroe che ha dell’irresistibile e che in passato ha combinato guai che la comunità di Holt non ha certo dimenticato.

A riannodare i fili della storia è Pat Arbuckle, direttore del giornale locale che ci racconta un Burdette potente negli sport, vorace con le donne, prevaricatore con i più deboli, magnetico e virile. Di lui è da sempre perdutamente innamorata la splendida Wanda, che si lascia soggiogare quasi con debordante masochismo.

Ma Jack è capace di colpi di testa improvvisi come quando sposa la forestiera 20enne Jesse, spezzando il cuore a Wanda e trascinando la sposa in un baratro.

Perché dapprima conquista la fiducia dei compaesani, poi mette a segno un furto clamoroso che danneggia l’intera Holt e quando fugge con il maltolto abbandona la giovane moglie con i 2 figli e un terzo in arrivo. Sarà lei il capro espiatorio, incinta al settimo mese e pronta a degradarsi per risarcire in un certo senso la comunità.

 

 

 

Gianni Farinetti    “Doppio silenzio”  -Marsilio-  euro  14,00

Una Sicilia assolata e affascinante, intrisa di mistero, famiglie blasonate, palazzi carichi di storia e splendore passati, ma anche un omicidio e un po’ di perversione.

Sono gli ingredienti principali dell’ultimo romanzo di Gianni Farinetti, in cui racconta i giorni siciliani del protagonista Sebastiano Guarienti, che si allontana dalle sue amate Langhe piemontesi e vola a Palermo per un breve – ma intenso- fine settimana, invitato al matrimonio del figlio della principessa  Consuelo Blasco Fuentes (che avevamo già conosciuto nel libro”L’isola che brucia” del 2001).

La sposa è la bellissima erede della famiglia Galvano ed ha una sorella e un fratello altrettanto fascinosi e soprattutto molto ambigui.

Sullo sfondo c’è anche la pagina di cronaca nera con l’omicidio di un noto imprenditore palermitano, brutalmente assassinato.

Ed ecco che la trasferta di Guarienti si fa decisamente movimentata tra echi del passato, ricordi un antico amore, inseguimenti tra vicoli e palazzi nobiliari decadenti, borghesi arricchiti e la soluzione finale del delitto.

 

 

Sarah Steele  “Il grand tour di Nancy Moon”  -Feltrinelli-  euro  16,00

L’avventura della protagonista, Florence Connelly, inizia quando dopo il funerale della nonna Peggy, mettendo mano nelle sue cose, in un armadio trova una scatola che è un tesoro: piena di cartamodelli degli anni 60, accompagnati da ritagli di tessuto, una cartolina e la foto di una donna –sempre la stessa- che indossa l’abito in questione.

Florence ha ereditato dalla nonna non solo una preziosa macchina per cucire, ma soprattutto la passione per l’alta moda. In più ora c’è il mistero vintage della scatola: quei vestiti raccontano una storia che Flo ricostruisce a poco a poco, seguendo la mappa tracciata dalle cartoline e rimettendo insieme ritagli di vita della donna sconosciuta immortalata nelle foto.

Le amiche storiche della nonna le conosce tutte, allora chi è questa Nancy Moon ritratta in giro per mezza Europa, con indosso gli abiti di cui la nonna nascondeva i cartamodelli in un baule? Ricucendo i suoi passi Florence finisce per assemblare anche intriganti pagine di vita della sua

L’arte dei poggiatesta africani, tra il mondo di ieri e quello di oggi

Pubblicato il volume “Africans Headrests”, autori Albertino, Alberghino e Novaresio

L’interesse per il particolare, la passione per l’oggetto prezioso che s’allontana dall’artigianato per avvicinarsi a simbolo artistico. Africans Headrests s’intitola il volume che Bruno Albertino, Anna Alberghina (a testimoniare con le proprie fotografie narrazioni e considerazioni) e Paolo Novaresio hanno pensato in tempo di lockdown e dato alle stampe (pagg. 144, Effatà Editrice), tirando fuori dalle loro collezioni gli esempi più belli, raccolti negli anni in occasione di suggestivi viaggi, sempre all’insegna – quantomai costante, seppur a volte inattesa – della “meraviglia”, come dallo sguardo attento rivolto a gallerie d’arte e ad antiche collezioni. “Il libro vuole essere un’immersione nella creatività artistica, nella bellezza, nei valori magici e religiosi e nell’etnografia dell’Africa dell’Est e del Sud, attraverso gli occhi degli Autori che ancora oggi dopo tanti anni non si stancano di meravigliarsi di fronte al prodigio di questi piccoli capolavori”, sottolinea Albertino nella presentazione al volume. Ma di che si tratta?

Dei poggiatesta, oggetti d’uso comune ma pure oggetti d’arte, semplici e assai diffusi in quelle aree, sculture prevalentemente in legno, utilizzate (in special modo dai maschi che li portano sempre con sé durante i vari spostamenti, per le donne l’uso è esclusivamente domestico) durante il sonno per proteggere le acconciature come pure per poter riposare nella sicurezza di mantenere la testa sollevata dal suolo, al sicuro dagli insetti molesti e pericolosi. Curioso quanto siano importanti le acconciature, che sono a indicare genere, stato e rango. Che possono anche significare uno stretto legame tra terra e cielo: l’acconciatura dei Pokot contiene ad esempio capelli degli antenati, per cui giunge ad essere un tramite del contatto con la Terra, dove sono vissuti gli antenati, dove i discendenti continuano a pascolare le mandrie e a badare alle coltivazioni. Inoltre, come importante è l’aspetto estetico, così appare assente quello rituale: anche se, coincidendo spesso in Africa ruolo rituale e ruolo sociale, un poggiatesta che mostri l’eleganza della propria forma sottolinea il rango dell’individuo e il suo ruolo nel gruppo. Senza dimenticare, per noi strano a dirsi, come sia credenza che il poggiatesta possa anche essere un mezzo per dare concretezza ai sogni, segno di comunicazione con l’aldilà. Una storia che si divide tra quotidianità e spiritualità; e poi antichissima, considerando che questi oggetti risalgono alla cultura dell’antico Egitto (storicamente apparsi durante la seconda e terza dinastia dell’Antico Regno, circa nel 2600 a.C.), molti conservati fino a noi – facevano parte dell’arredo funerario del faraone o di altra personalità – grazie alla loro fattura in alabastro o, seppure in legno, al clima secco del deserto. Spiega ancora Albertino: “Per quanto sia difficile tracciare legami tra le civiltà antiche del bacino del Mediterraneo e quelle dell’Africa Nera e non vi siano evidenze scientifiche di influenze dirette, tuttavia è innegabile che le forme dei poggiatesta di Sudan, Etiopia e Somalia siano estremamente simili a quelle dell’antico Egitto”.

Per la costruzione di ognuno, il tempo impiegato è di poco più di una settimana. Scelto un albero, dal significato magico e religioso, se ne usa il legno duro e resistente, se ne crea l’oggetto con l’aiuto di una piccola ascia e di un coltellino per le rifiniture e, dopo una settimana a sedimentare, lo si strofina con foglie, terra, burro e grasso di animale: aggiungendovi poi inserti ornamentali, piccole colonne a supporto, rappresentazioni antropomorfe o zoomorfe come abbellimenti che possono essere perle, fibre, cuoio o metallo. Stiamo qui parlando di oggetti cui si intende mantenere una ben precisa essenza artistica: anche se bisogna riconoscere che, divenendo l’uso del poggiatesta sempre meno frequente in questi ultimi tempi ed essendo la reperibilità sempre meno facile, la qualità estetica è ogni giorno più scarsa, “a causa del peggioramento delle tecniche di fabbricazione e della scomparsa degli artigiani”. Paolo Novaresio, considerando – a tratti con intelligente ironia – un buon numero di popolazioni, analizza il cambiamento dello scenario dei territori, delle abitudini, degli usi che vanno pressoché scomparendo. Gli Zulu, ad esempio. Là dove, il 22 gennaio 1879, l’esercito inglese subì una delle più gravi sconfitte della sua guerra coloniale, con troppa fiducia nelle proprie forze e nella disorganizzazione in quelle che continuava a credere orde di selvaggi, molto è cambiato. Oggi costituiscono una popolazione di dodici milioni di individui, un’organizzazione politica che ha alla base la famiglia (un uomo, una donna e i figli naturali, dove la poligamia va scomparendo, dove i maschi adulti sono costretti a cercare nuove strade di sopravvivenza, un lavoro nelle miniere o nei grandi complessi industriali) ed un sovrano all’apice, che raccoglie tutavia in sé un potere prevalentemente simbolico: una popolazione che nel complessivo degrado vede pure l’arte (e l’artigianato) regredire in maniera sempre più concreta. Scomparendo sempre più un mondo che questo inatteso volume ha voluto esaurientemente riscoprire, scrive amaramente Novaresio: “I poggiatesta, veri e propri capolavori artistici, non sono più in uso da decenni, totalmente sostituiti da cuscini di gommapiuma. Potete battere palmo a palmo, capanna per capanna, tutta la valle del Tugela, cuore della civiltà zulu, senza vederne neppure uno. I pochi rimasti sono custoditi nelle gallerie d’arte di Durban o Johannesburg, in vendita a prezzi astronomici”.

Elio Rabbione

Nelle immagini:

1) esempi di poggiatesta;

2) Dinka, Sud Sudan, 22 cm, coll. Albertino&Alberghina;

3) Hadiya e Kambatta, Etiopia, 20 cm, coll. Albertino&Alberghina