ilTorinese

Zona rossa si’ o no? Ma come ci è finito il Piemonte?

FRECCIATE   Oggi il Presidente Cirio ha rilasciato una lunghissima intervista a “La Stampa”, polemizzando con il governo che ha messo il Piemonte in zona rossa. Non una parola su cosa si è fatto in Piemonte per non finirvi. Ha ragione per una volta la sindaca Appendino che lo invita a tacere e a “lavorare pancia a terra“.

L’arciere

Il bollettino covid: 29 vittime e 4878 contagi

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16:30

 

36.993 PAZIENTI GUARITI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti guariti sono complessivamente 36.993così suddivisi su base provinciale: Alessandria 4145, Asti 1997, Biella 1181, Cuneo 4090, Novara 3241, Torino 19.067, Vercelli 1646, Verbano-Cusio-Ossola 1217, extraregione 238, oltre a 171 in fase di definizione.

I DECESSI SONO 4549

Sono 29 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 2 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora 4549 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 725 Alessandria, 282 Asti, 238 Biella, 438 Cuneo, 444 Novara, 1993 Torino, 248 Vercelli, 138 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 43 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

I casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte sono 89.458 (+ 4878 rispetto a ieri) di cui 2022 (41%) sono asintomatici.

I casi sono così ripartiti: 2429 screening, 1091 contatti di caso, 1358 con indagine in corso; per ambito: 604 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 429 scolastico, 3845 popolazione generale.
La suddivisione complessiva su base provinciale diventa: 7977 Alessandria, 4266 Asti, 2936 Biella, 11.033 Cuneo, 6704 Novara, 49.343 Torino, 3210 Vercelli, 2445 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 582 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 962 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 268 (+19 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 3871 (+173 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 43.777

I tamponi diagnostici finora processati sono 1.117.280 (+ 21.288 rispetto a ieri),di cui 614.148 risultati negativi.

“Noi siamo con le vittime di Nizza e Vienna”

Se ci si fosse illusi che nel clima di emergenza per la pandemia non ci fosse, almeno sul suolo europeo, più posto per gli attentati, ci si è dovuti ricredere.

 

È invece realistico pensare che i nuovi fronti geopolitici nel Vicino Oriente e nel Mediterraneo siano all’origine di un nuovo ciclo della strategia del terrore.

Non stupisce che si sia iniziato con la Francia, con una politica sua propria che l’ha condotta a un duro contrasto con la Turchia. Ma dopo Vienna è ora chiaro che l’Europa intera è di nuovo sotto tiro. Un’Europa sulle cui divisioni si può puntare per condizionarla. Un’Europa che deve dunque trovare un’unità sui principi suoi fondamentali, che sono ben al di là della libertà di satira. Principi di accoglienza ma anche di rigorosa tutela dalla sopraffazione.

Le religioni, anche quelle altre dalla tradizione occidentale, sono linfa vitale per una nuova storia comune.  Ma ciò su cui non si può transigere è che la fede religiosa sia un fatto di assoluta libertà e non debba in alcun modo venire imposta, che nessuna violenza sia giustificabile col nome di Dio, che a essere care a Dio siano semmai le vittime innocenti.

È un sollievo pensare come tali principi siano già vividamente incarnati nel seno delle nostre società. Lo testimoniano le parole del Gran Mufti di Bosnia, il quale, dopo l’attentato di Vienna, ha dichiarato: “Vienna dev’essere la linea del fronte comune, che difenderemo senza paura e ad ogni costo, poiché non si tratta di Vienna soltanto, ma di tutte le persone libere e dell’Europa intera”. 

 

Con questo spirito, proponiamo perciò un’iniziativa pubblica, nei tempi e nei luoghi permessi dalle disposizioni sanitarie diramate in queste ore, che non consentono di manifestare in piazza. Chiamando tutte le comunità religiose e le forze politiche e sociali ad esprimersi. Non contro qualcuno, se non contro chi aderisce a un principio di morte che sarebbe blasfemo considerare religioso; ma per un valore di fraternità davvero universale, che tanto più in questo momento è importante riaffermare.

Giampiero Leo, Bhante Dharmapala (C. Torrero), Idris Abd al- Razzaq Bergia, Rav Ariel Di Porto,

Bruno Geraci, Ibrahim Gabriele Iungo, Walter Nuzzo, Don ErmisSegatti, Younis Tawfik, a nome del Movimento Interconfessionale Noi siamo con voi.

Aderisce ufficialmente la Federazione Islamica del Piemonte.

 

“Educare”, la lezione che ci siamo dimenticati

Torino e la Scuola

1. Educare, la lezione che ci siamo dimenticati
4. Il metodo Montessori: la rivoluzione raccontata dalla Rai
5. Studenti torinesi: Piero Angela allAlfieri
6. Studenti torinesi: Primo Levi al DAzeglio
7. Studenti torinesi: Giovanni Giolitti giobertino
8. Studenti torinesi: Cesare Pavese al Cavour
9. UniTo: quando interrogavano Calvino
10. Anche gli artisti studiano: lequipollenza Albertina

1“Educare”, la lezione che ci siamo dimenticati. Come i greci e i latini ci hanno insegnato “la scuola”

Una delle prime raccomandazioni che Geppetto fa a Pinocchio è di comportarsi bene e di andare a scuola, ma quanto sarà arduo per il burattino portare a termine questa elementare impresa! La favola di Collodi racconta che il bambino di legno si avvia verso la meta prestabilita, con tanto di quaderno e sussidiario, ma subito incontra diverse distrazioni che lo allontanano dalla sua destinazione: si tratta ovviamente di una metafora sulla strada della vita, lungo la quale sono molti gli ostacoli che dobbiamo superare. Limpresa che Pinocchio deve affrontare è in realtà quella di crescere, egli infatti incontrerà sul suo percorso persone malvagie e individui buoni, dovrà imparare a scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, finché, una volta divenuto responsabile e saggio, capirà qual è la via giusta da percorrere e potrà infine vedere esaudito il suo desiderio più grande.
Vi è un altro episodio, allinterno della stessa narrazione, che sottolinea limportanza attribuita dallo scrittore fiorentino al tema dello studio: il capitolo riguardante il Paese dei Balocchi.

Questa volta lingenuo protagonista si ritrova in un luogo dove tutto appare meraviglioso, i bambini giocano incessantemente da mattina a sera, addirittura possono fumare, bere e rompere le cose (una scena della versione disneyana mostra anche la distruzione del celebre dipinto della Gioconda), ma non tutto è come sembra. I fanciulli a furia di divertirsi e basta si trasformano in asini, e, una volta divenuti bestie, vengono venduti per lavorare nei campi. Il messaggio è crudo e drammatico ma ancora una volta molto chiaro: la mancanza di istruzione porta alla schiavitù.
Ma quanti sono i bambini che da sempre piagnucolano per non voler andare a studiare in classe?
Non c’è niente da fare, nessuno, dallalbore dei tempi, è mai stato contento di svegliarsi presto per andare a farsi interrogare, eppure a scuola bisogna andarci.
Lultimo drammatico periodo pandemico ci ha fatto sicuramente aprire gli occhi su quanto le istituzioni scolastiche siano essenziali. Mai come negli ultimi mesi si è sentita così tanto pronunciare la parola scuola.

Ma, nonostante tutte le riflessioni fatte, se vi si chiedesse a cosa serve andare a scuola? cosa rispondereste?

Ricordo che una volta incontrai un mio professore del liceo, chiacchierando mi disse che la scuola è quella cosa che rimane invariata mentre il resto cambia e si trasforma; non capii allepoca il senso della sua affermazione, non mi trovai daccordo  con lui, poiché, come ben si addice ad una giovane studentessa, pensavo che la didattica dovesse modificarsi con il passare delle epoche, adattarsi agli studenti e scrollarsi di dosso un po di vecchiume.

Ebbene, ora che sto tentando di passare dallaltra parte della barricata, sento di aver cambiato idea, o, quantomeno, di aver compreso che la questione è assai complessa.
Forse, distratti dalla frenesia costante della vita contemporanea, ci siamo dimenticati del vero motivo per cui è necessario ed essenziale  che gli studenti si siedano dietro i soliti banchi sgangherati, allinterno di aule pregne di spifferi. Vediamo se riusciamo a ricordarcelo.

Per prima cosa credo sia importante partire dalletimologia di alcuni termini, come, appunto, scuola: pop. o poet. scòla s. f.,  lat. schŏla, dal gr. σχολή, che in origine significava (come “otium” per i Latini) libero e piacevole uso delle proprie forze, soprattutto spirituali, indipendentemente da ogni bisogno o scopo pratico, e più tardi luogo dove si attende allo studio (Enciclopedia Treccani). Già con questa definizione potremmo ritenerci sufficientemente soddisfatti: a scuola si va per ricevere uneducazione. Ma allora che cosa significa educare? Il termine ha una doppia derivazione latina, esso si riconduce sia a ex duco ossia tiro fuori, sia a educo, cioèconduco. Ed è proprio qui che sta linghippo: dalla duplice significazione del termine derivano anche due differenti modelli pedagogico-educativi.  Appurato dunque che la scuola serve ad educare, ora è quindi necessario capire come farlo: è meglio lesempio della paideia (sistema educativo) di Socrate o quello platonico tanto caro alla patristica medievale? È più giusto che il maestro ricopra il ruolo di stimolatore, come si evince dal romanzo didattico Emilio di Rousseau o è preferibile che colui che insegna sia una vera e propria guida, e che educhi il discente alla moralitàattraverso la ragione, come diceva Kant? Ha più senso un tipo di apprendimento laboratoriale o uno basato sullaccumulare nozioni?
Il file rouge che lega levoluzione della storia delle istituzioni scolastiche è proprio questo dualismo di metodologie pedagogiche, luna incentrata sulla libertà delleducando e sullimportanza dellesperienza e laltra invece a sostegno dellautorità delleducatore, unico detentore della verità.


Ma partiamo dallinizio. Chi lha inventata questa scuola così tanto mal voluta? Ancora una volta è colpa dei greci. La civiltà europea nasce dalla civiltà greca, e da questa ha innegabilmente ricevuto le forme essenziali del pensiero e dellespressione.
Nel lontanissimo 594 a.C., larconte Solone promulgò alcune leggi che disciplinavano le attività scolastiche. E chissà se già allepoca i piccoli scolari erano soliti inventarsi pestiferi stratagemmi per ingannare le madri al fine di scampare allinterrogazione di matematica?
Altre testimonianze dellesistenza di un sistema distruzione sono costituite da ritrovamenti di cocci di vasi risalenti al VI secolo a.C., rinvenuti ad Atene; tali reperti sono essenziali per comprendere che il saper scrivere era, almeno nella polis egemone, unabilità ordinaria.

Vi sono altri reperti, risalenti al V secolo, di vasi a figure rosse che ritraggono specificatamente scene di vita scolastica, con alunni che imparano a leggere e scrivere. In realtà le informazioni sul reale funzionamento del sistema scolastico sono assai poche. Sappiamo che i ragazzi (pare non ci fossero scuole femminili) erano istruiti in ginnastica da un paidotribes; in musica (cioè a eseguire pezzi cantati con accompagnamento di cetra) da un chitaristes; a leggere e a scrivere da un grammatistes. Secondo Platone (Protagora 325e), il grammatistes poneva davanti a loro sui banchi i carmi di maestri della poesia da leggere e da imparare a memoria. Si può dedurre che tali istituzioni non fossero statali, poiché i figli dei ricchi, secondo il Protagora di Platone, sono i primi a intraprendere gli studi nelle scuole, e gli ultimi a uscirne. L istruzione elementare non era obbligatoria, non di meno lo stesso Aristofane (il grande commediografo greco, V-IV sec. a.C.) afferma che perfino i cittadini più disagiati, anche se non potevano permettersi di studiare musica e poesia con un kitaristes, a leggere e a scrivere in qualche modo imparavano. Gli studenti più piccoli trascorrevano i primi cinque anni del percorso scolastico con il grammatistes, un vero e proprio maestro elementare che insegnava loro dapprima lalfabeto, poi le sillabe, poi le parole intere, con la corretta suddivisione in sillabe. I papiri ci testimoniano i mille esercizi di copiatura e di scrittura sotto dettato. I testi scelti per la copiatura erano lineari, ma ricchi di contenuto morale, favole, racconti su figure illustri della storia o del mito. La seconda fascia scolastica interessava i ragazzi fra i dodici e i quindici anni,  i quali, sotto la guida del grammatikos, imparavano ad esercitarsi nella lettura e nel comporre. La materia base di questi specifici anni scolastici era la poesia, materia assai importante, che forniva agli studenti conoscenze mitologiche, geografiche, storiche, associate alla comprensione delle regole grammaticali e stilistiche. Vi erano poi i gymnasia, dove i discenti erano seguiti da docenti di retorica e filosofi.
Lo schema educativo greco venne ripreso a Roma, anche se qui la questione sembra complicarsi ulteriormente. La scuola romana èsuddivisa in tre momenti differenti: dai sette ai dodici anni, dai dodici ai sedici anni e infine dai diciassette ai ventanni.


I primi anni di formazione sono affidati al magister ludi, il maestro di gioco, che ha il compito di insegnare a leggere e a scrivere e a fare i calcoli più semplici. Accanto a tale figura vi è il paedagogus, pedagogo, lo schiavo greco incaricato di accompagnare a scuola i bambini (e anche i ragazzi più grandi), in tal modo il giovane era costretto ad assimilare perfettamente la lingua greca. Segue poi la scuola del grammaticus, in questi anni le materie di studio aumentano e diventa centrale lapprofondimento dei testi poetici e il loro commento. Gli studenti affrontano anche le prime esercitazioni retoriche, ad esempio composizione di favole di tipo esopico, e brevi e semplici composizioni moraleggianti. Altre materie erano la musica, la geometria, la recitazione e la ginnastica.
Avanzando nel percorso scolastico,  spiccano gli insegnamenti di retorica, diritto e filosofia.
Lo sviluppo delle scuole retoriche viene tenuto in gran considerazione, soprattutto sotto i Flavi, a tal proposito è bene ricordare il noto provvedimento di Vespasiano di assegnare uno stipendio statale annuo di 100.000 sesterzi ai retori di Roma, con lo scopo di fare dei giovani usciti dalle scuole dei funzionari imperiali capaci di valorizzare la loro azione di governo con laiuto delleloquenza. I punti fondamentali dellinsegnamento retorico erano i seguenti: esercizi preliminari; insegnamento sistematico dei cinque momenti competitivi delloratoria: inventio, dispositio, elocutio, memoria, actio; declamatio, recitazione a memoria, da parte di ogni discepolo, di orazioni da lui preparate sotto la guida del docente. La scuola di diritto rappresenta la sola innovazione originale latina rispetto allinsegnamento greco. Alla sua base sta la grande tradizione e sensibilità giuridica romana, potenziata e approfondita dalle esperienze filosofiche del mondo greco.

La storia del sistema scolastico è assi lunga e complessa e nei prossimi articoli di questo ciclo che ho voluto dedicare al tema dellistruzione e della scuola ne ripercorrerò le tappe fondamentali attraverso i vari periodi storici.
Che dire ancora? Volenti o nolenti da sempre la scuola bisogna frequentarla, e da sempre dapprima non ci si vuole andare e poi la si rimpiange. Ad un certo punto poi la scuola finisce ed inizia la vita vera e propria, e alla domanda a che cosa serve la scuola ognuno risponderà a modo suo.

Alessia Cagnotto

Piemonte zona rossa, ecco tutto ciò che c’è da sapere

Un’ordinanza emanata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, classifica il Piemonte come “zona rossa”.

L’intero territorio è fatto rientrare nello “scenario di tipo 4” e con un livello di rischio “alto” previsto dall’art.3 del Dpcm del presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre.

Le disposizioni per il Piemonte

In tutto il Piemonte, dal 6 novembre e per un periodo di 15 giorni, si deovranno quindi osservare le seguenti disposizioni particolari:

Spostamenti. E’ vietato ogni spostamento in entrata e in uscita dai territorio regionale e all’interno di esso, salvo se motivato da comprovate esigenze di lavoro, salute e urgenza, da giustificare con autocertificazione.

Sono comunque permessi gli spostamenti strettamente necessari ad assicurare lo svolgimento della didattica in presenza dove è consentita. E’ sempre ammesso il rientro al proprio domicilio, abitazione o residenza.

Negozi chiusi. Sono chiusi i negozi di commercio al dettaglio ed i servizi alla persona, ad eccezione di alcune categorie: tra le altre, alimentari, edicole, tabaccai, farmacie, parafarmacie, fiorai, librerie, cartolerie, lavanderie, profumerie, parrucchieri e barbieri, negozi per bambini e neonati, di biancheria, di giocattoli, di prodotti informatici, articoli sportivi, ottica, ferramenta. Chiusi i mercati non alimentari.

Ristorazione. Chiusura per bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, ad esclusione di mense e catering. Consentita la ristorazione con consegna a domicilio e, fino alle 22, con asporto e divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze.

Scuola e Università. Le attività scolastiche e didattiche si svolgono esclusivamente a distanza, ad eccezione delle scuole materne, elementari e del primo anno della media. Consentite le attività di laboratorio e quelle per mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali.

E’ sospesa l’attività in presenza in Università e istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica.

Sport e attività motoria. Sono sospese le attività sportive anche nei centri all’aperto e tutti gli eventi e le competizioni organizzati dagli enti di promozione sportiva. E’ consentito svolgere attività motoria individuale in prossimità della propria abitazione e nel rispetto della distanza di almeno un metro, con obbligo di indossare la mascherina.

Smart working. I datori di lavoro pubblici limitano la presenza del personale nei luoghi di lavoro per assicurare esclusivamente le attività che ritengono indifferibili, anche in ragione della gestione dell’emergenza.

Disposizioni per tutta l’Italia

In Piemonte sono anche in vigore dal 6 novembre al 3 dicembre le misure previste dallo stesso Dpcm a livello nazionale:

Spostamenti serali. Bloccati dalle ore 22 alle ore 5 ,tranne quelli per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità e motivi di salute.

Scuole. Nelle scuole aperte è obbligatoria la mascherina per gli alunni, tranne che per chi ha meno di 6 anni e per chi ha patologie o disabilità incompatibili con il suo utilizzo.

Trasporti pubblici. A bordo dei mezzi del trasporto locale e ferroviario regionale è consentito un coefficiente di riempimento non superiore al 50%.

Mostre e musei. Sono sospese le mostre e i servizi di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura

Centri commerciali. Nelle giornate festive e prefestive sono chiuse le medie e grandi strutture di vendita, nonché gli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri commerciali e dei mercati, ad eccezione di farmacie, parafarmacie presidi sanitari, generi alimentari, tabaccai, edicole.

Sport. Continuano ad essere sospesi gli sport di contatto e l’attività di piscine e palestre.

Il commento del presidente Cirio

Mancano una visione complessiva e un metodo di valutazione oggettiva per tutti – afferma Cirio – Che fosse necessario irrobustire anche duramente le misure di contenimento al virus era evidente, tant’è che io lo avevo già anticipato con le ordinanze che avevano riguardato la scuola, la capienza del trasporto pubblico e i centri commerciali. E mancano anche le risorse: ristori immediati e esenzione delle tasse per le attività chiuse sono indispensabili”.

“Il fatto che il Governo abbia scelto sulla base di dati vecchi di dieci giorni – prosegue il presidente – rischia però di non tenere in considerazione tutti questi elementi, pone in una situazione più critica Regioni che sono in fase di miglioramento e non tiene invece conto del peggioramento di altre realtà del nostro Paese. In Piemonte l’Rt è passato da 2,16 a 1,91 grazie alle misure di contenimento adottate. Si riscontra una fragilità dell’impianto scientifico della classificazione: almeno 4 o 5 Regioni non erano valutabili, perché non hanno trasmesso tutti i dati. Chiedo che il Piemonte venga classificato per i dati reali, come le altre Regioni. Per questo ho chiesto una verifica“.

Scolpire le storie

MONUMENTI. SCOLPIRE LE STORIE. MEMORIE E MEMORIALI

Terza conferenza del ciclo a cura del prof. Giovanni C.F. Villa

lunedì 9 novembre, inizio ore 17.30

conferenza online

Interverrà Paola Gribaudo, presidente dell’Accademia Albertina

Partecipazione gratuita, prenotazione obbligatoria.

 

Prenota ora al link

http://newsletter.siat.torino.it/_eventi/?Message=Reservation&ID_evento=2020_09_conferenza3%20Villa

 

Ai prenotati verranno inviate le istruzioni per accedere al webinar

La rabbia delle donne

La psicoterapeuta Almut Schmale-Riedel ci spiega perchè esplode e come sfruttare il suo potenziale nascosto.

 

Normalmente, per cultura e per fama, la rabbia non gode di buona considerazione e viene valutata in maniera negativa come una emozione sgradevole di cui avere timore. Probabilmente in un contesto sociale in cui si aspira all’ armonia e all’equilibrio quasi perfetti  e dove prolificano, giustamente, attività e pratiche per ritrovarli  come lo yoga, la mindfulness, la meditazione e affini, di cui abbiamo parlato anche tra le pagine virtuali di questo giornale, riconoscere gli aspetti positivi della rabbia o dell’ira non è semplice e soprattutto non è immediato.

Sì, la rabbia nelle sue espressioni funzionali, quindi nei casi in cui non arrechi danni a se stessi e alla comunità, in piena consapevolezza delle motivazioni e del perché si manifesta può avere una connotazione e un valore positivi. Reprimerla, creando un carico emotivo pericoloso, o farla esplodere in maniera irrefrenabile, non sono modalità sane e adeguate per sfruttarne appieno le facoltà; comprenderla ed accoglierla invece è il primo passo da compiere per canalizzarla nella maniera corretta superando così anche la comune e limitante credenza che la considera  il più delle volte con un tratto distintivo negativo, soprattutto per il mondo femminile a cui, sempre secondo tradizioni sociali e culturali, non si addice affatto.

Ne La Rabbia delle Donne, edito da Feltrinelli, la psicoterapeuta e coach Almut Schmale-Riedel ci racconta con una analisi approfondita e chiarificatrice come la rabbia e l’irritazione, nelle sue forme più mitigate e consapevoli, possono aiutarci a fissare limiti ben definiti e ci insegna soprattutto che l’insorgere di queste emozioni è il probabile sintomo di bisogni importanti che non ricevono una attenzione adeguata, inascoltate e ignorate quindi almeno in parte. Il libro è un viaggio alla scoperta di quelle emozioni e sensazioni pertanto che affiorando costituiscono una di spia utile a rintracciare le nostre vere necessità, una bussola, come dice l’autrice, determinante per individuare i valori insiti nellanostra personalità e nella nostra identità.

Dalla terminologia, alle spiegazioni neurobiologiche dell’elaborazioni delle emozioni, ai modelli di rabbia femminile per concludere con i suggerimenti per farne una risorsa, l’autrice con un linguaggio comprensibile e chiaro, ci aiuta a legittimare la nostra “buona” collera, a farne un alleato e, altrettanto importante, ci conduce in un percorso di legittimazione che ambisce adeliminare tutti i spiacevoli sensi di colpa legati a giudizi e affermazioni che oramai dovrebbero essere superati.

Nell’ultima parte, in una lettera aperta agli uomini, l’autrice esorta gli stessi a prendere più sul serio la rabbia delle donne, a non sottovalutarne gli effetti e a darle più attenzione con l’ambizioso obiettivo di addolcire i conflitti e creare un confronto più aperto e costruttivo.

Ascoltare e comprendere le nostre emozioni dunque, anche quelle che ci fanno più paura, costituisce un atteggiamento positivo e proficuo , un metodo per non subirle passivamente, un orientamento favorevole per utilizzarle al meglio.

Maria La Barbera

Politica e Covid: c’è da essere pessimisti

Chi ci capisce qualcosa è davvero un genio. Io che sono (penso) mediamente intelligente non ci arrivo proprio.

E non parlo della sola situazione italiana. Sia ben chiaro che, almeno per una volta, l’erba del vicino non è più verde. Cominciamo con Donald Trump. Per lui e’ tragicamente semplice.
Se perde è solo per brogli elettorali. Gesù,  è la prima volta che chi è al potere accusa l‘opposizione di aver fatto dei brogli. Spaziando per il mondo i sovranisti da operetta indicano l’Australia come esempio di lotta al Covid. Sono giorni che non si registrano casi, hanno fatto 8 mesi di chiusura totale. Voglio vedere se in Italia si fosse prospettata una simile situazione cosa sarebbe successo. Poi arriva il levantino per eccellenza,  il nostro Presidente del Consiglio Conte che traccheggia un po’ ( diciamo quattro giorni ) e poi delibera. Cosa? Qualcosa che alla fine non è ne’ carne ne’ pesce. L’ applicazione è delegata alle regioni. Domanda : perché il Piemonte è rosso e la Campania zona gialla Posti di terapia intensiva? Già, ma dove ci sono i posti letto non ci sono i medici e viceversa. Concretamente chi ha battuto più i pugni è stato premiato. Se è veramente così non possiamo essere allegri. Siamo in mano ad incompetenti. Intanto la politica torinese….se ci sei ( verrebbe voglia di dire) batti un colpo. Il centro destra non vuole proprio cogliere l’occasione di vincere al primo turno con il candidato o candidata giusta. Stiamo parlando di Torino. Nel centro sinistra l’emergente è Lo Russo capogruppo del PD in consiglio. In verità continuano ad esserci diversi candidati e non è ben chiaro che cosa farà Mauro Laus. Una cosa è chiara: nessuno nel pd vuole Saracco rettore del Politecnico. Tutto al netto della possibilità di fare le primarie, ovviamente. Viceversa decidera’ Roma ed il Rettore Saracco torna ad essere in pol position. Ora pensiamo a questa nuova chiusura totale . Con la mente alla terza volta visto che non c’è due senza tre. Torino stava morendo, da domani sarà definitivamente morta. Magari resusciterà’. Forse, speriamo. Da parte nostra continuiamo ad essere pessimisti.

Patrizio Tosetto

Arrestati tre malavitosi della ‘ndrangheta

La notte scorsa  i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Torino hanno arrestato per associazione di tipo mafioso, in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dall’ufficio esecuzioni penali della Corte d’Appello del capoluogo piemontese all’esito di pronuncia della Corte di Cassazione nell’ambito del processo cosiddetto “Minotauro”, tre appartenenti all’ ‘ndrangheta, dei quali uno ritenuto esponente di spicco della “locale” di Volpiano (pena definitiva anni 3 mesi 4 e gg 15 di reclusione), un altro al vertice della “locale” di Rivoli (pena anni 3 mesi 6 gg 13 di reclusione), il terzo inserito nella “locale” di Volpiano (pena anni 3 mesi 8 e gg 25 di reclusione).

Antinfluenzale, la Regione: “Le dosi di vaccino non mancano”

In meno di due settimane dall’inizio della campagna vaccinale antinfluenzale (26 ottobre) sono stati vaccinati oltre 318 mila cittadini piemontesi rientranti nelle fasce a rischio (65 anni e soggetti fragili) e con età superiore ai 60 anni.

I medici di medicina generale hanno ancora a disposizione, in questo momento, oltre 170 mila dosi e 50 mila sono in consegna. Altre 150 mila dosi arriveranno la settimana prossima.

Come rilevano i tecnici del Settore Prevenzione della Sanità regionale, l’efficacia del vaccino inizia dopo circa due settimane dalla vaccinazione e quindi è assolutamente utile vaccinarsi anche a gennaio, tenendo conto che negli ultimi anni il punto massimo dell’epidemia si è spostato a fine gennaio, inizio febbraio.

«Fin dal mese di giugno – osserva l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi – abbiamo concordato con le associazioni di categoria dei medici di medicina generale che le prenotazioni vengano diluite il più possibile in modo omogeneo per tutta la durata della campagna vaccinale, tenuto conto delle modalità di approvvigionamento previste dalle ditta che ha vinto l’appalto, oltre che dell’esigenza di evitare assembramenti e di consentire una corretta conservazione del vaccino, evitando sprechi di dosi. Può verificarsi che l’errata programmazione da parte di alcuni medici di medicina generale che non hanno tenuto conto della disponibilità del vaccino nella gestione delle prenotazioni abbia causato delle carenze di vaccino in alcune realtà locali, ma deve essere chiaro che il vaccino non manca e la campagna sta procedendo secondo la normale programmazione dei mesi scorsi, con la fattiva collaborazione degli stessi medici».

“La Regione Piemonte si è inoltre impegnata, a fronte del mancato rispetto degli impegni assunti dal Governo, a fornire alle farmacie, che non sono riuscite ad acquistare sul mercato dosi di vaccino da vendere al pubblico, oltre 16 mila dosi, stornandole dall’appalto regionale. Ma l’impossibilità di acquistare il vaccino in farmacia per coloro che non hanno diritto alla vaccinazione da parte del Servizio sanitario nazionale non dipende dalla Regione, perché, da un lato, mancano da parte del Ministero le indicazioni amministrative necessarie per poter fornire le dosi di vaccino concordate, dall’altro la situazione di mercato non ha permesso alle farmacie di disporre di altri vaccini.”