ilTorinese

Italexit in piazza con gli ambulanti

Riceviamo e pubblichiamo / Centinaia di ambulanti, commercianti e lavoratori autonomi si sono ritrovati in Piazza Vittorio ieri mattina a Torino per difendere il diritto al lavoro.

Italexit è scesa convintamente al loro fianco per ribadire il supporto morale, politico e materiale alle categorie colpite. Il Senatore Gianluigi Paragone si farà portavoce delle loro legittime rivendicazioni nelle aule parlamentari. Applauditissimo l’intervento degli esponenti torinesi del partito che hanno ribadito l’importanza di creare un fronte comune di lotta contro le scellerate politiche governative: “Il nostro popolo non sarà mai veramente libero fino a quando sarà governato dalle marionette di Bruxelles. Italexit subito!”

Parte il cantiere di bonifica del Parco della Salute di Torino

DEFINITO IL CRONOPROGRAMMA DELL’OPERA

L’assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi: «Al via l’opera sanitaria più importante del Piemonte»

Il presidente della Regione, Alberto Cirio: «Un bel segnale di rinascita»

«Manteniamo l’impegno ad aprire il cantiere di edilizia sanitaria più importante del Piemonte. Un’opera da oltre 450 milioni di euro che consentirà non solo a Torino, ma a tutta la regione, di dotarsi di un nuovo polo ospedaliero, universitario e di ricerca d’avanguardia di rilevanza nazionale. Quello di oggi è il risultato di un intenso lavoro istituzionale e amministrativo che, nonostante l’emergenza pandemica, ha permesso di sbloccare la realizzazione di un progetto fermo da anni, meritevole della massima attenzione. Tra meno di tre mesi entreranno in azione le ruspe per la bonifica dell’area su cui sorgerà la nuova struttura, contestualmente alla procedura di aggiudicazione della costruzione dell’opera che vedrà l’apertura del cantiere nel secondo semestre del prossimo anno, in coincidenza con il completamento della bonifica. L’operazione verrà accompagnata passo a passo da due gruppi di lavoro specialistici che ne analizzeranno le ricadute rispettivamente sul piano urbanistico, didattico, della ricerca e dell’innovazione, con il coinvolgimento delle migliori risorse intellettuali del territorio».

Così l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte e presidente della Cabina di monitoraggio del nuovo Parco della Salute di Torino, Luigi Genesio Icardi, al termine della riunione di oggi che ha definito il cronoprogramma dell’opera.

In particolare, vengono sanciti due percorsi: quello della bonifica, con l’avvio dei lavori a giugno 2021 e quello della gara d’appalto, con la consegna di master plan e progetto di fattibilità tecnico-economico da parte dei concorrenti del dialogo competitivo a maggio 2021 e aggiudicazione dell’opera a luglio 2022.

Nel Parco della Salute di Torino, tra il grattacielo della Regione e la stazione Lingotto, verranno trasferite le attuali strutture sanitarie delle Molinette, del Cto e dell’Ospedale Sant’Anna.

«Ringrazio tutte le istituzioni presenti nella cabina di monitoraggio del Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione di Torino – dichiara il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio – per il loro impegno di questi mesi, nonostante l’emergenza Covid. Siamo di fronte ad un passaggio importante, con l’avvio dei lavori per la bonifica dell’area dove sorgerà il più grande cantiere dei prossimi anni. Nel giorno in cui sono a Roma per incontrare il Commissario Figliuolo al quale chiediamo di avere più vaccini per proseguire nella nostra campagna, da Torino arriva un altro segnale di rinascita per la sanità piemontese con un’opera fondamentale per tutto il territorio».

Per quanto riguarda la bonifica dell’area, dopo l’indizione della gara nell’ottobre 2020, entro aprile 2021 avverrà l’aggiudicazione che farà seguito alla valutazione tecnica delle offerte. A giugno potranno iniziare i lavori, che termineranno in due fasi diverse: entro maggio 2022 la fine della bonifica del Lotto 1 (area dove sarà realizzato il Parco della Salute) e proseguimento della bonifica Lotto 2 (area dove sorgerà il Polo universitario), con termine lavori previsto entro fine 2022.

Per quanto riguarda la gara, a maggio del 2020 era terminata la fase 1 del dialogo competitivo iniziata a fine 2019 e ad ottobre 2020 si è passati all’ammissione dei candidati alla fase 2. A maggio 2021 è attesa la consegna dei master plan e dei progetti di fattibilità tecnico ed economico da parte dei concorrenti.

Nei mesi di giugno e luglio si svolgeranno gli incontri del dialogo competitivo della Fase 2, mentre tra agosto 2021 e febbraio 2022 saranno predisposti i progetti definitivi, che verranno consegnati a marzo 2022.

Dopo la valutazione tra aprile e giugno 2022, a luglio 2022 verrà aggiudicata la realizzazione del futuro Parco con i suoi 1040 posti letto, così che, entro il secondo semestre del 2022, potranno iniziare i lavori.

«Stiamo lavorando per il futuro della sanità torinese e piemontese con una grande e costruttiva sinergia tra gli Enti – commenta Giovanni La Valle, direttore generale della Città della Salute di Torino –; negli ultimi mesi sono stati compiuti importanti e significativi passi in avanti, che nel prossimo anno e mezzo si concretizzeranno con azioni operative per la costruzione del Parco della Salute che da troppo tempo i nostri cittadini attendono e chiedono. Ora siamo a un punto di svolta e ci stiamo avvicinando a quel progetto che permetterà di compiere il definitivo salto di qualità a tutta la Sanità piemontese».

La vicesindaca della Città di Torino, Sonia Schellino, sottolinea che, “dopo la formalizzazione della cabina di monitoraggio avvenuta lo scorso mese di ottobre, con la nomina oggi dei componenti i gruppi di lavoro dei tavoli operativi e nonostante le difficoltà di operare in un contesto ancora di emergenza sanitaria, economica e sociale, si è compiuto un altro concreto passo avanti nella direzione che porterà alla nascita del Parco della Salute della Ricerca e dell’Innovazione, una realizzazione attesa e che avrà sicuramente ricadute importanti per Torino e tutta la regione”.

«Ai due tavoli operativi e alle istituzioni che ne fanno parte – aggiunge Schellino – spetterà un lavoro impegnativo, poiché sono diversi gli aspetti di cui tenere conto e molteplici le tematiche da affrontare: dalle questioni urbanistiche a quelle economiche, dalla didattica alla ricerca e fino ai temi sociali e sanitari».

«Il Parco della Salute – dichiara il rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna – è una grande opportunità per il nostro Ateneo e per tutto il territorio. E’ l’occasione per potenziare ulteriormente la qualità dell’assistenza sanitaria e per integrare in modo sempre più efficace l’erogazione dei servizi a vantaggio del benessere delle persone con innovazione e ricerca, agenti chiave del futuro della salute pubblica. Nel futuro Parco della Salute le nostre eccellenze avranno modo di crescere ancora. Una struttura all’avanguardia consentirà di “facilitare” le attività assistenziali e di ricerca clinica, che già rappresentano un’eccellenza nella medicina internazionale, e di migliorare le possibilità di formazione dei professionisti sanitari.

Il Parco sarà un paradigma di innovazione scientifica, sociale ed economica. La grande sinergia tra i diversi attori garantisce, in questo senso, l’ottimale realizzazione di un progetto strategico fondamentale per l’intera area metropolitana e per la Regione tutta, destinato a migliorare in modo significativo la sanità pubblica e a aggiugere innovazione, ricerca e formazione nel campo della medicina universitaria».

Aggiunge il direttore della Scuola medicina dell’Università di Torino, Umberto Ricardi: «La Scuola di Medicina dell’Università di Torino è davvero felice di partecipare passaggi pratici che diano il senso di una reale operatività tesa alla realizzazione del PSRI. L’auspicio di tutta la Scuola di Medicina, e in particolare di coloro che operano all’interno delle “datate” Molinette, è certamente quello di poter quanto prima svolgere la propria attività clinica e di ricerca in un moderno ospedale, davvero ormai indispensabile per migliorare l’assistenza ai nostri pazienti (umanizzazione delle cure) e per consentire in molti ambiti clinici significativi rinnovamenti tecnologici, non più compatibili con gli attuali vincoli edilizi e strutturali di un davvero vecchio ospedale».

«Il nostro Ateneo – osserva Gianluca Ciardelli, rappresentante del Politecnico di Torino in seno alla Cabina di monitoraggio – sta proponendo con forza il modello delle Comunità di Conoscenza e Innovazione promosse dalla Comunità Europea come luoghi fisici e virtuali per promuovere a livello locale la collaborazione tra l’elica Università-Industria-Stato e i corpi intermedi tipici di ciascun territorio. Il Parco della Salute sarà un modello virtuoso di questa collaborazione, punto di forza per il nostro territorio. Come Ateneo, potremo contribuire portando nei gruppi di lavoro che oggi si sono costituiti le nostre competenze, tipiche dei saperi politecnici: con il professor Filippo Molinari contribuiremo a fornire le conoscenze tecnologiche che affiancheranno quelle mediche e cliniche nel progetto formativo e di ricerca che crescerà nel contesto del Parco della Salute, mentre i colleghi  Giovanni Durbiano e Giuseppe Scellato collaboreranno rispettivamente agli aspetti legati alla progettazione urbanistica e  al trasferimento tecnologico/rapporti con le imprese».

La Prefettura ha predisposto la bozza del protocollo d’intesa per assicurare adeguati presidi antimafia a tutela dei lavori di realizzazione del Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione di Torino.

«Il protocollo, condiviso con il Ministero dell’Interno e con il Comitato di Coordinamento per l’Alta Sorveglianza delle Infrastrutture e degli Insediamenti Prioritari – spiega il prefetto, Claudio Palomba – nasce dall’opportunità di rafforzare le cautele antimafia, efficaci ed adeguate a tutelare dai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata un’opera di strategica importanza non solo per la città di Torino».

Viaggi all’estero consentiti mentre in Italia il turismo muore

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Questa idea balzana di consentire agli italiani di andare all’estero e di vietare ogni movimento, ghettizzandoci tutti in casa a Pasqua è un’ altra follia della accoppiata Di Maio- Speranza, i due ministri sopravvissuti del Conte 2.

Il solito Speranza, causa di tanti errori commessi che hanno aggravato la pandemia in Italia. Per farci digerire gli arresti domiciliari a Pasqua, ci annunciano l’immunità di gregge in luglio, una boutade propagandistica che non fa onore al governo Draghi. Ma l’idea di poter andare con facili due tamponi all’estero supera ogni immaginazione ed è una presa per i fondelli per gli albergatori e i ristoratori italiani. Una vera provocazione per gente che non riesce più ad andare avanti . Pensiamo a Venezia, Firenze, Roma diventate un deserto.Anche l’idea di riaprire prima le scuole e dopo i ristoranti appare una stupidaggine perché ormai l’anno scolastico è compromesso e nulla si è fatto per garantire trasporti e distanziamento degli studenti.  Io continuo ad avere grande fiducia in Draghi, ma continuo a richiedere le dimissioni di Speranza,un piccolo politicante senza arte né parte a cui scioccamente qualcuno ha affidato le nostre vite . Quest’anno l’agnello da sacrificare a Pasqua in modo simbolico e incruento e’ il piccolo lucano che ci ha provocato guai infiniti.Questa dei viaggi concessi all’estero non può passare come l’uovo di Pasqua che il proletario ministro della Salute concede agli italiani con i soldi ,come avrebbe detto il ministro stesso, quando imparava il mestiere di demagogo alla scuola di Bersani.

Juve in campo Nel Toro s’infortuna Singo

Qui Juve: i bianconeri di Andrea Pirlo hanno ripreso oggi il lavoro alla Continassa in vista del derby di sabato contro il Torino. Mancava  il folto gruppo di Nazionali che ha lasciato il tecnico bianconero con le fila decisamente sfoltite. Sono infatti 12 i giocatori che negli scorsi giorni hanno lasciato Torino (tranne Ronaldo raggiunto proprio nel capoluogo piemontese dal suo Portogallo per la prima sfida di qualificazione ai Mondiali) per affrontare le sfide con le rispettive compagini. Dodici giocatori che completeranno la formazione solo con i rientri previsti nella giornata di giovedì. Nella gara contro il Toro sarà confermato il modulo 4-3-3 con il probabile avvicendamento di Morata con Kulusevsky. In difesa al posto di De Ligt Chiellini farà coppia con Bonucci. Rientrerà Dybala,pronto ad entrare a gara in corso. Intanto salterà il derby per squalifica Buffon. Il portiere bianconero è stato fermato per la bestemmia pronunciata nella gara Parma-Juventus.

Qui Toro: una buona notizia ed un’altra brutta in casa granata. Quella buona è che Lazio-Torino recupero gara sarà regolarmente disputata, così ha deciso la corte sportiva d’appello della Figc rigettando il ricorso della Lazio che chiedeva il 3-0 a tavolino. La partita non si giocò perché l’ASL di Torino impedì la partenza della squadra granata per il focolaio Covid che colpì la compagine torinese. Quella brutta è che il terzino granata Singo, molto probabilmente, salterà il derby a causa di un infortunio alla coscia. Più in dettaglio, si tratta di un interessamento distrattivo al retto femorale della coscia sinistra. Un problema che verrà monitorato di ora in ora ma sono scarse le speranze di vederlo almeno in panchina. Recuperato N’Kolou, dopo 1 mese di covid, che sarà regolarmente convocato e pronto a subentrare a gara in corso. Per il resto si ragiona su quale modulo adottare e potrebbe esserci la sorpresa del tecnico granata Nicola: utilizzare il 4-4-2.

Vincenzo Grassano

A Chieri c’è “Con-tatto”

Siglato, fra Amministrazione e “Cittattiva”, il Patto di condivisione a favore dei minori più fragili

Chieri (Torino) L’hanno chiamato “Con-tatto”. E’ il nuovo Patto di condivisione siglato, nei giorni scorsi, dal Comune di Chieri e dalla Cooperativa sociale “Cittattiva”, teso a supportare in modo concreto le famiglie chieresi con minori per i quali siano necessari bisogni educativi speciali. Da anni impegnata sul territorio attraverso la gestione di molteplici servizi dedicati ai ragazzi più fragili e di attività di supporto alle famiglie (dall’assistenza educativa e scolastica al servizio disabili territoriali), “Cittattiva”, al fine di portare avanti al meglio la propria attività, s’è trovata a condividere con il Comune di Chieri l’esigenza di “reperire un luogo di incontro, di gioco e di confronto,dove praticare attività laboratoriali e ricreative, nonché offrire ai genitori l’opportunità di trovare risposte adeguate ai loro dubbi e quesiti, supportati da educatori professionali”. L’esigenza è stata posta sul tavolo. Per concludersi con il Patto in questione che prevede un calendario di attività gratuite (incontri laboratoriali, ricreativi per i minori e di supporto e condivisione per le famiglie coinvolte) che si svolgeranno in presenza presso il “Centro Giovanile Arka” (un pomeriggio a settimana, ma si prevedono anche alcuni sabati mattina entro la fine dell’anno) e in parte anche presso la sede della Cooperativa, ovvero in “modalità on line” qualora non sia possibile lo svolgimento in presenza. Inoltre. “Cittattiva” metterà a disposizione 15 educatori volontari (per un impegno di circa 200 ore), educatori e psicologi a supporto delle attività (per un impegno di circa 94 ore) e la strumentazione necessaria (pd e lavagna LIM).
Commenta il Sindaco di Chieri Alessandro Sicchiero: “Grazie a queste attività laboratoriali e ricreative potremo rafforzare la nostra rete di supporto alle famiglie con minori fragili o con bisogni educativi speciali, accogliendole in spazi adeguati, e, quando non possibile, in spazi online. Sono famiglie che stanno pagando un prezzo particolarmente doloroso a causa della pandemia. Questo patto riguarda un bene comune immateriale, ovvero l’inclusione sociale di quella fascia di popolazione in situazioni di particolare fragilità e difficoltà”.
Attualmente a Chieri, sono 21 i Patti di condivisione già attivati, molti in fase di rinnovo, mentre altri verranno prossimamente siglati. “Si tratta di uno strumento – prosegue il sindaco – che consente di coinvolgere e rendere protagonisti i cittadini nella gestione e nella cura dei beni comuni, materiali o immateriali”.
Chieri, per altro, è stato tra i primi Comuni italiani ad adottare, nel 2014, un “Regolamento comunale per la partecipazione nel governo e nella cura dei beni comuni”.  “Disciplina che rende possibili – conclude Sicchiero – le ‘azioni di cittadinanza attiva’, attraverso un percorso che muove dalle proposte avanzate dai cittadini per arrivare, per l’appunto, ai ‘patti di condivisione’, che disciplinano i vari aspetti della gestione e della cura dei Beni, definendo gli impegni sia dell’amministrazione sia dei cittadini”.

g. m.

La Banda Cavallero, ricordi di una brutta storia in Barriera

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COSA SUCCEDEVA IN CITTÀ

Il 28 settembre del 1967 ci svegliammo  in Barriera di Milano con la consapevolezza che dei mostri abitavano nelle nostre vie

A 10 anni e vedendo il telegiornale conobbi l’esistenza di Pietro Cavallero. Si autodefiniva comunista.
Guardai mio padre che non ebbe dubbi nel rispondermi: un poco di buono,  ed abbiamo fatto bene buttarlo fuori dal Partito. Molto conosciuto in Barriera.  Soprattutto tra piazza Crispi e le case Snia a ridosso della ferrovia. Per tutto corso Vercelli. Via Desana , in particolare. Solo anni dopo ho capito fino in fondo. C’era chi diceva che era solo un semplice iscritto,  chi segretario della sezione 32 o 9,  e chi addirittura funzionario di Partito. Nessuno ne parlava volentieri. Tanta era la vergogna perché qualcuno sapeva o perlomeno sospettava. La banda Cavallero operò per almeno 5 o 6 anni. Romoletto ex partigiano,  tanto fegato e cervello da gallina.
Alla sua prima rapina fu preso il minorenne Lopez. Sante Notarnicola che per tutta la vita cerco’ di darsi un alibi di rivoluzionario. Diventantando in qualche modo un’icona del terrorismo rosso. Dimostrazione che la stupidità umana non ha colore politico. Considerato un povero disgraziato raccontava di quanto rubo’ un camion di scarpe solo sinistre. Un’allegoria per significare la sua nullità. Capo indiscusso Pietro Cavallero. Cinico,  indubbiamente intelligente,  sicuramente un esaltato.
17 rapine con tanti, troppi morti,  sono tante, sono troppe. Cosa faceva la polizia?  Non capiva da dove arrivassero le armi. Già,  proprio cosi , da dove arrivavano le armi per fare le rapine?
Raccontata oggi può sembrare l’uovo di Colombo, ma non lo era 60 anni fa. Pietro Cavallero raccoglieva soldi tra i compagni di Barriera. Compero’ armi per i patrioti algerini contro l’occupazione Francese. Effettivamente consegno’ le armi , tenendosene una minima parte per se’. Dunque? Qualcuno sapeva e tacendo ne è  diventato in qualche modo complice. Sapeva tutto? Forse no, anzi quasi sicuramente no,  ma era ed è altrettanto chiaro che qualcosa non tornava.
Orbene,  non credo di aver letto o sentito tutto ciò che è stato raccontato sulla banda Cavallero. Nessuno,  che io sappia ha raccontato,  ad esempio,  questo episodio sulle armi. Poi nessuno,  sempre che io sappia,  di Barriera,  nato e/o vissuto in Barriera ha scritto della Banda. Niente da dire se non che , si tende a raccontare ciò che è bello. La Storia della Banda Cavallero non ha nulla di bello  e Barriera solo la vergogna di aver dato i natali a queste persone. Ma anche questa è Storia. Ed anche ricordarcelo fa parte delle nostre Vite. Della nostra memoria,  del nostro voler sapere per potere capire fino in fondo. Il più delle volte il male è limitrofo al bene. Saperlo non è cosa da poco per essere,  ancora,  dei genitori,  che hanno ancora qualcosa da raccontare ai propri figli.
Anche le cose brutte,  anche il male,  per poter essere  sempre  dalla parte del giusto.

Patrizio Tosetto 

Pace e conflitti, il duro lavoro della diplomazia. Nostra intervista a Staffan De Mistura

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Conosce bene Torino essendo stato uno dei fondatori della Cittadella delle Nazioni Unite lungo le sponde del grande fiume. Nel 2006 l’ambasciatore Staffan De Mistura divenne direttore dello Staff College del campus dell’Onu, incarico che mantenne per quasi due anni quando dal Palazzo di Vetro di New York lo chiamò il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e lo nominò suo inviato speciale in Iraq. Nel frattempo il Campus torinese dell’Onu è cresciuto ed è diventato uno dei più importanti centri di formazione per dirigenti delle Nazioni Unite.

Ospite in collegamento on line al Sermig di Torino l’ambasciatore italo-svedese Staffan De Mistura ha risposto alle domande di un gruppo di giovani dell’Arsenale della Pace sul tema della pace e del dialogo tra le nazioni. Diplomatico di lungo corso e mediatore dell’Onu nelle zone più calde e martoriate del pianeta, dall’Iraq all’Afghanistan, dalla Siria al Sudan, la missione della sua vita è stata quella di cercare formule per negoziare ed evitare nuovi conflitti. Si è seduto al tavolo delle trattative con dittatori, miliziani armati fino ai denti, capi tribali, tagliagole e jihadisti estremisti. Ha battuto ripetutamente i pugni sul tavolo del negoziato, finché è riuscito a convincere i belligeranti a sospendere almeno temporaneamente le ostilità e ad aprire quei fondamentali “corridoi” per consentire ai profughi di fuggire prima dell’assalto finale. Nella sua carriera ci sono successi, sconfitte e delusioni.
Ambasciatore De Mistura, lei ha lavorato per decenni per le Nazioni Unite battendosi per imporre la pace nelle zone di guerra ma quale è stato il metodo, il segreto per ricomporre i conflitti?
R C’è una serie molto lunga di tecniche negoziali, una di queste consiste nell’ascoltare bene l’altra parte senza rispondere, senza dare subito la propria opinione, e poi osservare i gesti degli altri, gli sguardi, cercare di capire cosa c’è dietro tutto ciò, quali sono i veri obiettivi dei leader politici, dei capi delle milizie o dei guerriglieri che hai di fronte, che siedono al tavolo negoziale. Cercare di trovare i punti di minimo comune denominatore e poi, vedere se c’è lo spiraglio per una possibile intesa senza toccare subito il nocciolo vero della questione che può essere territoriale, economico o anche solo psicologico.
Con la presenza di tanti attori, locali e internazionali, nel teatro mediorientale il lavoro dei diplomatici è oggi più complesso, a volte quasi impossibile.
R – Sì, proprio così, dopo il crollo del Muro di Berlino e la fine dell’Urss siamo entrati in un sistema multicentrico con tante nazioni che, bene o male, perseguono le proprie agende, non solo Stati Uniti e Russia come accadeva in passato ma anche Cina, India, Iran, Turchia, Arabia Saudita e così via. Tutto ciò ha complicato enormemente anche il nostro lavoro di mediatori internazionali, tanto è vero che oggi in Siria ben undici Paesi sono coinvolti nella guerra e cinque eserciti sostengono i governativi o si battono contro il regime di Bashar al Assad e contro i miliziani jihadisti. Un episodio mi ha colpito molto alcuni anni fa: un gruppo di donne siriane mi ha consegnato due enormi libri neri con i nomi di oltre 300.000 siriani morti durante la guerra. In quel momento ho capito la dimensione della tragedia della Siria con i suoi numeri smisurati.
E allora come si fa a negoziare nelle situazioni più complicate, a trattare con feroci jihadisti o signori della guerra con le mani sporche di sangue? Cosa significa il dialogo per lei?
R – Anche nei momenti più difficili, anche quando il dialogo sembrava impossibile tra le parti il mio obiettivo è sempre stato quello di ridurre la sofferenza dei civili, della popolazione insistendo con fermezza per raggiungere una tregua e aprire “corridoi umanitari”. Questo è stato il mio sforzo che ha prodotto in certi contesti una riduzione della violenza complicando la vita a chi pensava di poter vincere la guerra distruggendo tutto.
La visita in Iraq di Papa Francesco ha avuto un impatto molto profondo nella popolazione, sia cristiana che musulmana.
R – Conosco bene l’Iraq, ci ho vissuto per lavoro prima, durante e dopo Saddam Hussein, e so quanto quel Paese è sempre stato un mosaico di etnie e di civiltà. Il vero problema è quello di trovare un modus vivendi tra le etnie principali, sunniti, sciiti e curdi mentre i cristiani, che rappresentano un’antichissima comunità locale, devono continuare ad essere parte integrante di un Paese in cui hanno sempre vissuto.
Vede segni di speranza in quella regione?
R – Il Medio Oriente sta attraversando un periodo non facile. Secondo me c’è bisogno di una pace di Vestfalia tra sciiti e sunniti, cioè di quel trattato che nel Seicento in Europa mise fine alle lunghe e sanguinose guerre di religione tra cristiani, e, al tempo stesso, considero necessario avviare un dialogo, seppure oggi molto difficile, tra l’Iran e l’Arabia Saudita. So che è un sogno ma cambierebbe molte cose in Medio Oriente.
La corsa al riarmo continua e sembra impossibile arrestarla…
R – Immaginare un mondo senza armi mi sembra molto difficile oggi e non c’è nessuna giustificazione per continuare a produrre armi sempre più micidiali per poi usarle anche contro i civili come è avvenuto in Siria, in Libia e in Yemen. Invece di fabbricare nuove armi sarebbe meglio combattere la povertà e costruire scuole e ospedali. Ricordate le mine? Erano dovunque e ci sono ancora ma la mobilitazione internazionale contro il mercato di questi ordigni ha fatto nascere un grande movimento di protesta che ha messo in serio imbarazzo molti produttori di bombe e mine e questo ci fa ben sperare. Si toglie una mina e nello stesso buco si pianta un albero: questo fu fatto da noi alla frontiera tra il Libano e Israele.
La pandemia, come cambia i rapporti tra gli Stati?
R – Il virus, questo piccolo e crudele nemico, tocca tutti, le nazioni più potenti e quelle più deboli, le economie più forti e quelle più fragili. Questo significa che le grandi sfide dell’umanità non possono essere risolte da una sola nazione, ma è necessario il multilateralismo. Si deve operare insieme per affrontare i grandi temi della povertà, la fame, il clima, le disuguaglianze e la stessa pandemia. Solo lavorando insieme si potranno vincere queste sfide.
Filippo Re

Vaccini, l’appello del Piemonte al generale Figliuolo: “Meno burocrazia e più fiale”


Il presidente Cirio e il vicepresidente Carosso  a Roma per chiedere uno snellimento
 della burocrazia e maggiori forniture: «Apprezziamo la semplificazione avviata con il nuovo modulo per il consenso informato, un impegno sul quale è importante insistere»


Sono 16.341, tra cui 11.827 ultraottantenni e 1.122 75-79enni, le persone che hanno ricevuto il vaccino contro il Covid comunicate oggi all’Unità di Crisi della Regione Piemonte (dato delle ore 17.30). A 7.750 è stata somministrata la seconda dose.

Dall’inizio della campagna si è quindi proceduto all’inoculazione di 793.255 dosi (di cui 285.402 come seconde), corrispondenti all’80,7% delle 982.280 finora disponibili per il Piemonte. La percentuale è inferiore rispetto a lunedì perché il totale comprende le 85.410 dosi di vaccino Pfizer consegnate oggi e distribuite alle aziende sanitarie.

“Meno fogli e più fiale”: si può riassumere intanto così l’appello che il Piemonte ha lanciato al Governo. A farsene portavoce personalmente il presidente della Regione Alberto Cirio, che si è recato a Roma per una giornata di incontri sulle priorità e le esigenze del Piemonte rispetto al piano vaccinale. Presente al suo fianco anche il vicepresidente Fabio Carosso.
Dopo l’incontro questa mattina con il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini, nel pomeriggio il presidente Cirio si è confrontato con il generale Figliuolo e la Struttura Commissariale del Governo per analizzare in modo specifico la situazione piemontese.

In testa il tema delle forniture dei vaccini. La Struttura Commissariale ha potuto constatare da parte del Piemonte una capacità quotidiana di somministrazione che ha ormai raggiunto le 20 mila dosi.
Un obiettivo target che risente però inevitabilmente della disponibilità dei vaccini e può oscillare, come già successo negli ultimi giorni, a causa della scarsa giacenza di dosi. Un esempio concreto ieri, giornata in cui per i vaccini Pfizer si è raggiunto il 100% delle somministrazioni rispetto alle dosi totali ricevute. Una carenza compensata in parte oggi con l’arrivo della nuova fornitura nell’arco della giornata.

L’obiettivo del Piemonte è non solo di garantire la capacità vaccinale attuale, ma di poterla potenziare. Al momento le consegne previste per il mese di aprile non permettono però al Piemonte di superare le 20 mila somministrazioni al giorno. L’obiettivo della Regione è di arrivare a 30 mila per la metà di aprile, per questo il presidente Cirio ha chiesto una fornitura aggiuntiva di 10 mila dosi al giorno a partire dal 15 aprile, con la prospettiva di arrivare per il mese di maggio a 40 mila somministrazioni quotidiane, che rappresenterebbero l’8% delle 500 mila che la struttura commissariale del Governo si è data come obiettivo a livello nazionale.

«Il generale Figliuolo si è mostrato disponibile ad approfondire questa nostra richiesta – commenta il presidente Cirio -. Lo ringrazio perché è stato un incontro caratterizzato da pragmatismo e concretezza, gli elementi necessari a dare una svolta. Apprezziamo la semplificazione che è stata avviata con il nuovo modulo per il consenso informato, ridotto a due pagine, un impegno sul quale è importante insistere. Abbiamo anche illustrato al Generale il lavoro impostato con il sistema sanitario privato che ci consentirà di ampliare i 137 punti vaccinali pubblici con altri 55 centri vaccinali privati, oltre alla sinergia con le farmacie e gli oltre 820 medici di famiglia per la somministrazione dei vaccini presso i loro studi. Dall’8 aprile daremo il via anche alle preadesioni della fascia 60-69 anni. Abbiamo chiesto inoltre di poter vaccinare i nostri maturandi, per consentire un loro ritorno in classe almeno in questo momento così delicato del loro percorso scolastico. Parliamo di 35 mila vaccini che saremmo in grado di somministrare subito e su questa possibilità il generale Figliuolo si confronterà con il presidente Draghi. Il Piemonte sta ben operando ed è una delle grandi regioni con le performance migliori, ma abbiamo bisogno di certezze».

Il generale Figliuolo ha sottolineato l’importanza degli approvvigionamenti con cui si concluderà il primo trimestre, pari a circa 2,8 milioni di dosi a livello nazionale, che sono preludio degli 8 milioni di vaccini in arrivo nel mese di aprile per l’Italia.

L’incontro è stato anche l’occasione per programmare una visita in Piemonte del generale Figliuolo subito dopo Pasqua, tra il 12 e il 18 aprile, in particolare per un sopralluogo nei possibili grossi hub vaccinali di Torino: l’Allianz Stadium, il Valentino e il Lingotto.

Quaglieni: “L’Italia chiusa e gli Italiani in spiaggia all’estero. Assurdo”

Caro direttore, il consentire  agli Italiani di andare durante le festività pasquali all’estero in vacanza e tenere agli “arresti domiciliari” gli altri  cittadini con regole ferree che impediscono persino di andare nelle seconde case e fanno dell’intero paese una sorta di caserma, appare aberrante ed incomprensibile.

E’ una  scelta  anche moralmente orrenda a vantaggio di categorie privilegiate e non colpite dalla crisi economica che umilia il turismo italiano che sta boccheggiando. Il Centro Pannunzio denuncia questa scelta assurda che non trova giustificazioni di sorta ed è solidale con operatori turistici e ristoratori colpiti dalla crisi ed ancora privi di aiuti reali. Il due pesi e due misure che si sono visti persino per i vaccini, appartengono ad una logica incompatibile con la serietà imposta dalla pandemia. L’Italia chiusa e gli Italiani  in spiaggia all’estero  con due tamponi, è l’immagine più orrenda di questa Pasqua.
Pier Franco Quaglieni  direttore del Centro Pannunzio

Covid, il bollettino di martedì 30 marzo

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16.30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 1.861 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 362 dopo test antigenico), pari al 7,9% dei 23.439 tamponi eseguiti, di cui 13.431 antigenici. Dei 1.861nuovi casi, gli asintomatici sono 669 (35.9%).

I casi sono così ripartiti: 339 screening, 1.007 contatti di caso, 515 con indagine in corso; per ambito: 34 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 114 scolastico, 1.713 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 311.010, così suddivisi su base provinciale: 25.355 Alessandria, 14.988 Asti, 9.666 Biella, 43.790 Cuneo, 24.163 Novara, 166.184 Torino, 11.789 Vercelli, 11.376 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.365 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 2.334 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 369 (+5 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 3.855 (+18 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 31.193.

I tamponi diagnostici finora processati sono 3.710.147 (+23.439rispetto a ieri), di cui 1.347.529 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 10.269

Sono 61 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 6verificatisioggi(si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 10.269deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.469 Alessandria, 639 Asti, 394 Biella, 1.240 Cuneo, 843 Novara, 4.790 Torino, 465 Vercelli, 340 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 89 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

265.324 GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 265.324 (+2.168 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 22.146 Alessandria, 13.104 Asti, 8.601 Biella, 36.200 Cuneo, 20.627 Novara, 141.283 Torino, 9.945 Vercelli, 10.178 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.225 extraregione e 2.015 in fase di definizione.