

Un’importante mostra dedicata all’eclettica figura del grande alpinista, pronipote di Quintino Sella
Fino al 19 ottobre
“Io credetti, e credo, la lotta coll’Alpe utile come il lavoro, nobile come un’arte, bella come una fede … La Montagna è fatta per tutti, non solo per gli Alpinisti: per coloro che desiderano il riposo nella quiete come per coloro che cercano nella fatica un riposo ancora più forte”. C’è in queste parole tutta l’essenza e la complessità dell’uomo, grande appassionato di montagna e alpinismo, e, al contempo, profondo narratore e, pur anche (quale fu) attento illustratore per parole ed immagini di quell’universo roccioso che seppe tenerlo a sé legato per l’intera vita. Sono parole tratte dall’introduzione di “Alpinismo acrobatico” (1914), fra le varie opere dedicate alla montagna e scritte fra i primi del ‘900 e la metà degli anni ’30, da Guido Rey (Torino, 1861 – 1935) “figura chiave al crocevia tra alpinismo, fotografia e letteratura” della cultura piemontese e del panorama nazionale ed internazionale a cavallo di Otto e Novecento. Pronipote di Quintino Sella, ministro del Regno e fondatore nel 1863 del “Club Alpino Italiano” (in cui anche Guido tenne sempre un ruolo di primissimo piano) a lui il “Museomontagna” di Torino dedica, fino a domenica 19 ottobre, una nuova retrospettiva, dopo la monografica già proposta nel 1986. Il progetto, curato da Veronica Lisino e Mattia Gargano, nasce dal riordino del complesso dei “Fondi Guido Rey”, conservato dal “Centro Documentazione” del “Museo” di Piazzale Monte dei Cappuccini e catalogato nel 2024.
Curioso l’aggettivo amateur parte del titolo. Si tratta di un termine, spiegano i curatori, “che – privo dell’odierna accezione negativa ‒ indicava chi, tra XIX e XX secolo, si dedicava a un’attività per puro passatempo. L’essere ‘dilettante’ consentì a Rey di esprimersi in maniera più libera e disinvolta, tra scrittura, disegno e fotografia. Ciascuno di questi linguaggi diventa un filtro che gli permette di prendere le distanze da una realtà per lui limitata e di proiettarsi così in un ‘mondo altro’”. In un mondo ideale che accanto “all’intimità delle scene famigliari”, fu soprattutto per Guido rifugio inviolabile dove toccare vedere e ascoltare i luoghi amatissimi delle sue “terre alte”, in particolare di “quella montagna” a pronunciata forma piramidale che, per mano allo zio Quintino, Guido imparò a conoscere fin dal 1874, all’età di soli 13 anni. Era un bimbo e quello fu il suo primo grande grandissimo amore: quei 4.478 metri del “Cervino” (settima vetta e terza montagna italiana per altitudine), cui più tardi (1904) dedicò anche un libro “Il Monte Cervino”, con splendide vedute disegnate dall’amico – scultore Edoardo Rubino e l’introduzione di Edmondo De Amicis, al quale insieme al figlio Ugo, lo legò una profonda e sincera amicizia. Sul Cervino, Rey ebbe modo di salire più di cinque volte, attraverso imprese (anche letterarie e fotografiche) che ne fecero l’alpinista italiano più amato e tradotto prima di Walter Bonatti.
Al centro dell’iter espositivo, uno spazio dedicato alle sue vicende biografiche. Attorno si sviluppano quattro sezioni tematiche: Letteratura alpinistica, Fotografia di montagna, Fotografia tra montagna e pittorialismo, Fotografia pittorialista, quella attraverso cui Rey amava ricreare quadri famosi con effetti di “tableaux vivants”. Si tratta di aree da vedersi come ambienti in continua connessione tra loro che consentono al visitatore di muoversi liberamente, senza obblighi di percorso, tra le imprese alpinistiche, la cultura fotografica e gli interessi letterari, accompagnati dagli “occhi pieni di visioni” e dall’“animo ricco di ardimenti” di Guido Rey.
Sottolineano ancora i curatori: “La mostra ha l’obiettivo di riconsiderare la sua figura, confinata in passato entro schemi fin troppo rigidi e che invece merita di essere rivalutata nella molteplicità delle sue manifestazioni. Riprendendo le parole del suo amico e compagno di cordata Ugo De Amicis, è un pregiudizio pensare che l’acuta sensibilità artistica sia incompatibile con quella dell’uomo d’azione, poiché quel dualismo interiore ed esteriore, cioè del sentire e dell’agire, significa integrazione e ricchezza, invece che contraddizione e debolezza. Questa visione si riflette nella varietà dei materiali in mostra, che spaziano dalle fotografie e dagli apparecchi fotografici a schizzi, disegni, volumi, riviste, diari e lettere, fino all’attrezzatura alpinistica, offrendo un ritratto sfaccettato del suo universo creativo ”.
Gianni Milani
“Guido Rey. Un amateur tra alpinismo, fotografia e letteratura”
“Museo Nazionale della Montagna”, Piazzale Monte dei Cappuccini 7, Torino; tel. 011/6604104 o www.museomontagna.org
Fino a domenica 19 ottobre
Orari: mart. – ven. 10,30/18; sab. e dom. 10/18
Nelle foto: Ugo De Amicis “Guido Rey guardando il Cervino”, stampa alla gelatina bromuro d’argento, post 1910 e (tableau vivant) da Caspar David Friedrich “Il viandante sul mare di nebbia”, olio su tela, 1817, “Amburgher Kunsthalle”, credit WikimediaCommons; Guido Rey “Grandes Jorasses”, stampa alla celloidina, 1905 ca.; Guido Rey “L’Hotel del Giomein e il Cervino”, stampa alla gelatina bromuro d’argento, 1899 ca.
Ci siamo la Pasqua sta arrivando, scaffali e vetrine sono pieni di uova colorate, decorati con creativita’ e cura. Sono buone da mangiare, ma ancora piu’ belle da guardare e divertenti da scartare in attesa trepidante di trovare la sorpresa. Con il Cristianesimo, questo simbolo e’ stato adottato per il suo significato: l’uovo diventa il segno della Resurrezione di Cristo, racchiudendo il mistero della vita che nasce dal sepolcro, così come un pulcino rompe il guscio per venire alla luce. Durante la Quaresima, periodo di penitenza e digiuno, era vietato consumare carne e prodotti animali, tra cui anche le uova per non sprecarle, venivano bollite e decorate, per poi essere consumate la domenica di Pasqua come segno di festa e abbondanza.
L’uovo di cioccolato, così come lo conosciamo oggi, è una tradizione abbastanza recente. La sua origine risale al XVIII secolo in Francia e Germania, quando i maestri cioccolatieri iniziarono a sperimentare la creazione di gusci vuoti in cioccolato. Ma fu solo nel XIX secolo, con lo sviluppo dell’industria dolciaria e il perfezionamento delle tecniche di lavorazione del cioccolato, che l’uovo pasquale divenne un prodotto popolare. In Italia, la tradizione ha preso piede soprattutto nel novecento, arricchendosi dell’elemento sorpresa: piccoli regali o messaggi nascosti all’interno dell’uovo, pensati per stupire e divertire bambini e adulti. Le uova artigianali convivono con quelle industriali, e i maestri pasticceri si cimentano ogni anno in creazioni sempre più originali e spettacolari. Ma, al di là della forma e dei gusti, ciò che resta è il significato profondo dell’uovo: un messaggio di speranza, rinascita e condivisione. In molte culture antiche, veniva scambiato come dono propiziatorio durante l’equinozio di primavera per simboleggiare la vita che rinasce dopo l’inverno.
In Italia sono moltissime le pasticcerie artigianali e le aziende che hanno fatto di questa tradizione pasquale una vera e propria arte e la nostra citta’ ospita uno dei produttori e creatori piu’ rinomati Guido Gobino. Le sue uova di Pasqua sono un tributo all’eleganza rivestite da foglie d’oro alimentare, decorate a mano e spesso accompagnate da piccole sculture in cioccolato. Ogni pezzo è unico, un vero gioiello di cacao.
Venchi, e’ azienda di Castelletto Stura in provincia di Cuneo, Le sue uova sono famose per il packaging raffinato, ma anche per le sorprese gourmet: creme spalmabili, dragées e cioccolatini assortiti. Alcune edizioni limitate presentano gusci decorati a mano o con messaggi personalizzati.
Tra i creatori di uova di Pasqua famosi nel nostro Paese troviamo poi il “Re del Cioccolato” di Milano: Ernst Knam che propone ogni anno una collezione di uova pasquali ispirate al design contemporaneo come geometrie audaci, colori vivaci e inserti di frutta secca o spezie rare. Alcune sembrano opere da museo più che dolci da gustare. A Napoli, invece, c’e’ lo storico marchio partenopeo, Gay-Odin che propone uova di Pasqua che raccontano la tradizione della citta’. Alcune sono decorate con motivi floreali o paesaggi del golfo di Napoli, realizzati con intagli e pitture a mano. Il profumo del loro cioccolato artigianale è inconfondibile. In Sicilia, soprattutto a Modica, l’uovo di Pasqua si fa barocco. Il famoso cioccolato modicano, lavorato a freddo e granuloso al palato, viene modellato in forme eleganti e arricchito con ingredienti locali: scorze d’arancia, pistacchi di Bronte, mandorle di Avola. Le pasticcerie modicane propongono uova intarsiate, vere miniature di architettura siciliana. Non si puo’ non citare, infine, la Scuola del Cioccolato Perugina che è da anni un punto di riferimento per chi vuole apprendere l’arte dolciaria. Ogni anno gli allievi realizzano uova artistiche con tematiche diverse: dalla natura alla solidarietà. Alcuni di questi capolavori sono esposti come installazioni temporanee prima di essere gustati.
MARIA LA BARBERA
PASQUA, 25 APRILE E 1° MAGGIO AL MUSEO
Apertura straordinaria di GAM e MAO lunedì 21 aprile.
Per il 25 aprile e 1° maggio ingresso a 1€ alle collezioni permanenti
di GAM, MAO e Palazzo Madama.
Tariffa ridotta a 1€ per le mostre temporanee.
Le feste di aprile e maggio si trascorrono all’insegna dell’arte!
GAM, MAO e Palazzo Madama saranno regolarmente aperti con orario 10-18 domenica 20 aprile (Pasqua), lunedì 21 (lunedì dell’Angelo), venerdì 25 aprile (festa della Liberazione) e giovedì 1° maggio (festa dei lavoratori).
In occasione della Festa della Liberazione, il 25 aprile, e della Festa dei Lavoratori, il 1° maggio, tutti i visitatori potranno approfittare della tariffa a ingresso speciale di 1€ per accedere alle collezioni permanenti, oltre che alle esposizioni temporanee Hanauri al MAO e Bianco al femminile e Peltri a Torino a Palazzo Madama.
Nelle stesse giornate, si potranno inoltre visitare le esposizioni temporanee FAUSTO MELOTTI. Lasciatemi divertire! e le mostre del Contemporaneo: ALICE CATTANEO. Dove lo spazio chiama il segno e Giosetta Fioroni alla GAM, Haori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone, recentemente inaugurata al MAO, e Visitate l’Italia! a Palazzo Madama con l’aggiunta di 1€ per ciascuna mostra.
La tariffa a 1€ sarà applicata anche ai titolari di Abbonamento Musei, che non potranno utilizzare le tessere.
Ingresso gratuito per i possessori della Torino Card.
Cosa si può visitare:
Inoltre Cooperativa Mirafiori propone un ricco calendario di visite guidate:
GAM
domenica 20 aprile ore 16:30, venerdì 25 aprile ore 15, giovedì 1 maggio ore 12, giovedì 1 maggio ore 16:30 | Fausto Melotti. Lasciatemi divertire!
domenica 20 aprile ore 15, venerdì 25 aprile ore 16:30, giovedì 1 maggio ore 10:30, giovedì 1 maggio ore 15 | Seconda risonanza. Ritmo, struttura e segno
MAO
lunedì 21 aprile ore 16.30 | Asia Orientale: Cina e Giappone tra sacro e profano
lunedì 21 aprile ore 15, venerdì 25 aprile e giovedì 1 maggio ore 11 e ore 15 | Haori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone
venerdì 25 aprile e giovedì 1 maggio ore 16.30 | L’India e il Sud-est asiatico, il tetto del mondo, poi fino al Mediterraneo
PALAZZO MADAMA
domenica 20 aprile ore 15, lunedì 21 aprile ore 11 e ore 15, venerdì 25 aprile ore 10.30, giovedì 1° maggio ore 15 | Da castello a museo
domenica 20 aprile ore 16.30, lunedì 21 aprile ore 16.30, venerdì 25 aprile ore 12, giovedì 1° maggio ore 16.30 | Visitate l’Italia!
Informazioni e prenotazioni visite guidate:
T 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com
Dalla microbiologia all’AI: la personalizzazione delle cure è al centro
All’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino la ricerca clinica è un ambito in forte espansione, capace di coniugare rigore metodologico, multidisciplinarietà e impiego di nuove tecnologie. I progetti attivi interessano reparti diversi, ma condividono l’obiettivo di migliorare la qualità della diagnosi e delle terapie, con un’attenzione crescente alla personalizzazione dei trattamenti.
Tra gli studi realizzati nel corso del 2024, va sottolineato quello presentato al congresso internazionale della Society of Hematologic Oncology (SOHO) : lo studio sul microbiota intestinale nei pazienti con leucemia mieloide cronica, condotto in collaborazione con l’Università di Torino e la Links Foundation. Il progetto ha dimostrato che specifiche composizioni del microbiota possono influenzare l’efficacia della terapia con inibitori delle tirosin-chinasi, aprendo la strada a nuove strategie per migliorare la risposta molecolare profonda attraverso l’analisi del profilo immunitario e microbiologico dei pazienti.
Sempre in ambito ematologico, il laboratorio analisi dell’AO Mauriziano ha condotto uno studio sulla patologia rara della trombocitopenia indotta da eparina (HIT). Combinando due immunodosaggi quantitativi e un algoritmo clinico, i ricercatori hanno ottimizzato un percorso diagnostico rapido e sicuro, riducendo significativamente i falsi negativi e anticipando le decisioni terapeutiche nei pazienti con sospetto HIT. Una ricerca che migliora l’efficienza diagnostica e rappresenta un esempio virtuoso di integrazione tra laboratorio, clinica e metodi statistici avanzati.
Nel campo della cardiologia preventiva, invece, lo studio coordinato dalla SC Cardiologia e dalla Farmacia ospedaliera ha analizzato l’aderenza e la persistenza alla triplice terapia ipolipemizzante (cioè che ha l’obiettivo di riequlibrare l’assetto lipidemico) nei pazienti dimessi per sindrome coronarica acuta. I risultati, basati su dati real world, mostrano una performance superiore rispetto ai dati di letteratura, grazie a una presa in carico integrata tra specialisti e farmacisti ospedalieri. Un esempio di come anche la gestione terapeutica post-dimissione possa diventare oggetto di ricerca e miglioramento continuo.
Infine, la SC Radiologia ha condotto uno studio sull’impiego dell’intelligenza artificiale (AI) nella diagnosi precoce del tumore della prostata, utilizzando un innovativo software per l’analisi automatica delle immagini di risonanza magnetica multiparametrica (mpMRI). La ricerca, che si è aggiudicata il primo premio al Forum Sanità 2024, ha valutato l’integrazione del software AI nella pratica clinica di primo livello, dimostrando come l’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale possa ridurre i tempi di refertazione e aumentare la sensibilità nella rilevazione delle lesioni sospette. Il lavoro conferma il potenziale dell’AI come supporto decisionale per il radiologo, in un ambito – quello della radiologia oncologica di precisione – destinato a evolvere rapidamente nei prossimi anni.
Mara Martellotta
CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60
Si può affermare che negli anni ’60 la produzione di dischi a 45 giri fosse relativamente poco costosa, dunque non era raro che gli studi di registrazione offrissero pacchetti cosiddetti “DIY” (“do it yourself”), che comprendevano il tempo di registrazione e la stampa dei dischi. Tuttavia per le bands di giovani il nodo cruciale era il versante della promozione, nota dolente per moltissimi di loro, dal momento che le case discografiche su questo tema abbandonavano a se stesse le bands, soprattutto in un periodo in cui la concorrenza era fortissima e l’offerta era perfino sovrabbondante rispetto alla domanda. Ne possiamo facilmente dedurre che non di rado i gruppi musicali iniziassero con entusiasmo travolgente, salvo poi doversi scontrare con la dura realtà della “gavetta” e della competizione spietata con compagini rivali, su aree geografiche talvolta anche piuttosto limitate.
Tra le etichette di garage rock che perseguivano la politica del “DIY” rientrava senz’altro la “Orlyn”, di proprietà di Oren Stembel, che coniò “Orlyn” dalla fusione del nome proprio e della moglie (Oren e Marilyn). Etichetta attiva a Chicago perlopiù tra 1965 e 1968, incentrata su bands di piccolo cabotaggio, si faceva pagare il tempo delle sessioni di registrazione in cambio di un centinaio di dischi, sui quali tuttavia non dava alcun sostegno promozionale, tanto che le bands stesse dovevano occuparsi poi di distribuire autonomamente le copie tra amici, parenti o intermediari per la programmazione radiofonica.
A livello storico questa pratica ha fatto sì che le incisioni “Orlyn” disponibili sul mercato siano attualmente in numero ridotto; inutile dire che tutt’oggi collezionisti e cultori siano disposti a sborsare cifre anche importanti per accaparrarsi esemplari ormai rari e di assoluta nicchia.
Qui di seguito si riportano i 45 giri “Orlyn” finora noti, evidenziando in maiuscolo le bands di surf, garage e psychedelic rock:
– THE DELCORDS “Wipeout / Journey To The Stars” (5520) [1965];
– THE RYELLS COMBO “Roll Over Beethoven / Only As Long As You Want It Hank’s Big Chance” (5521) [1965];
– APOLLOS “Nora Lee / Never Again” (814O-0984) [1966];
– THE DELCORDS “I Got Wise / Driving Guitars” (814O-0986) [1966];
– THE SCEPTRES “But I Can Dream / Last Time” (814O-0988) [1966];
– FIREFLYS “Stubborn Kind Of Fellow / Take My Hand” (ORL 66710; 814O-6710) [1966];
– THE BONDSMEN “You Must Believe Me / I’ve Tried And Tried” (814O-8843) [1966];
– McHenry Methodist Mens Quartet “God Is Waiting / My Anchor Holds” (814O-8845) [1966];
– THE CORALS “Red Eye Glasses / Love You Baby” (814O-9888) [1966];
– THE PANIKS “Can’t You See / I’m Not Your Man” (5525) [1966];
– HALF PINT & THE FIFTHS “Orphan Boy / Loving On Borrowed Time” (ORL-666242; 814O-6018) [1966];
– THE THREATS “New Feelin’ / Pretend” (ORL-667241; 814O-6109) [1966];
– NOBLEMEN “Short Time / Jeanie” (ORL 66421; 814O-6421) [1966];
– PATRICK & THE SHAMROCKS “Yes, That’s What I’m Gonna Do / Wind Blowing Through The Trees” (814O-6812) [1966];
– THE OUTSPOKEN BLUES “Not Right Now / Mist[er] You’re A Better Man Than I” (ORL 66821; 814O-6821) [1966];
– THE MALIBU’S “Baby Let Me Take You Home / La Da Da” (ORL 66312) [1966];
– Reverend H. Lafon “Step By Step / God, He Is The Answer I Know” (ORL 66324) [1966];
– THE LEAVES OF AUTUMN “A Love Lost / It’s All Over Gal” (ORL 66720) [1966];
– THE WILD ONES “Tale Of A City / #5” (ORL-66791) [1966];
– THE SAVOY’S “Work It Out / I’d Rather Love You” (502) [1967];
– THE OTHER HALF “Third Of January / The Girl With The Long Black Hair” (503) [1967];
– THE HEARD “Poppies / Where Has My Summer Gone” (ORL 652) [1967];
– THE HUSTLER’S “The Sky Is Black / She Waits For Me” (814O-1949) [1967];
– 77th Painted Window “Snow White Morning / Snowflakes” (814O-2551) [1967];
– TRY-ANGLE “Writing On The Wall / Com’ing Home” (814O-2553) [1967];
– Bernice Best “A Song Of Sweetness [p. 1 / p. 2]” (814O-2557) [1967];
– THE LASTIME AROUND “Heaven / Go” (814O-2728) [1967];
– THE SOUND INVESTMENT “Sensitive / I Just Can’t Live Without Her” (814O-3518) [1967];
– The Four Gospel Wonders “I’ve Got Shoes / Will You Meet Me?” (814O-5119) [1967];
– Archie Witaker “There’s Something Dumb About You / A Lullaby For You” (814O-5121) [1967];
– THE DEAD WUNZ “Till I’m Beside Her / Drums” (814O-5123) [1967];
– THE MONTERAS “You’re A Tease / Cry Myself To Sleep” (7721) [1967];
– HIS MAJESTY’S SERVICE “She Loves Me – She Loves Me Not / Only A Name” (814O-2584) [1968];
– LAST KNIGHT “Shadow Of Fear / Come On Up” (814O-3520) [1968];
– GRAF ZEPPLIN “You’re In My Mind / Sunset!” (814O-4588) [1968];
– Albertha Rivers “The Man I Love / Jesus Will Lead Me” (814O-A-23) [1971].
Gian Marchisio
Il commissario della Città della Saluta Thomas Schael ha delicato il progetto ambizioso che punta a introdurre i droni a idrogeno per la logistica degli ospedali, all’interno di una visione sanitaria carbon free.
Il sistema prevede la trasformazione del futuro Parco della Salute in un hub sanitario centrale connesso alle altre strutture regionali tramite una rete logistica sostenibile che includa anche mezzi a terra alimentati a idrogeno.
Durante un convegno a Roma dedicato alle transizioni sostenibili e all’innovazione tecnologica nel settore sanitario, Schael ha presentato questo modello integrato già sperimentato in Abruzzo, proponendolo ora per il Piemonte. I benefici attesi includono maggior rapidità nei trasporti sanitari, riduzioni delle emissioni, nuove professionalità e implementazione di telemedicina s telefarmacia.
“L’idea di una sanità carbon free – ha spiegato Ivan Bufalo, Presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Torino – basata sull’impiego di doni a idrogeno per collegare gli ospedali e ottimizzare la logistica sanitaria, non è solo un’opportunità tecnologica ma una sfida sistemica che coinvolge l’intero comparto sanitario. A fianco della transizione energetica è in atto una trasformazione profonda che investe anche l’organizzazione delle professioni”.
L’IA, i nuovi modelli distributivi, la digitalizzazione e la telemedicina stanno modificando l’approccio alla cura e alla gestione dei percorsi sanitari.
“Questo cambiamento – prosegue Bufalo – impone un ripensamento della formazione infermieristica e la richiesta di figure sempre più preparate, capaci di coniugare competenze cliniche, capacità di gestione tecnologica e spirito innovativo. La professione infermieristica è al centro di questa evoluzione e va sostenuta con percorsi di crescita, aggiornamento e valorizzazione che ne riconoscano un ruolo strategico nella sanità del futuro”.
Tuttavia, a fronte di progetti tanto ambiziosi, si evidenzia una criticità concreta che oggi grava su infermieri e os della Città della Salute e della Scienza: l’assenza di un sistema efficace di trasporto interno. Il personale, che dovrebbe essere dedicato all’assistenza interna dei reparti, è spesso costretto agli accompagnamenti dei pazienti agli esami diagnostici anche a distanze superiori ai 500 metri.
“Un dispendio di risorse non giustificato, soprattutto nel caso di pazienti stabili, per i quali non sarebbe necessario l’accompagnamento da parte di un infermiere altamente qualificato”.
“Per poter guardare alle sfide del futuro – conclude Bufalo – bisogna superare i problemi del presente. Il continuo e prolungato allontanamento di infermieri e os dai reparti di degenza ha un’inevitabile ricaduta sul peso specifico delle carenze organiche e un impatto sulla sicurezza della qualità dell’assistenza. Questi sono fatti concreti che un’azienda ospedaliera di rilievo come La Città della Salute dovrebbero non essere trascurati. Il commissario Schael appare determinato a governare l’azienda con coraggio operativo, superando certi elementi di criticità del passato. Auspichiamo che anche su questo fronte giunga un suo intervento”.
I Campionati Italiani Assoluti di Riccione si chiudono con un bilancio estremamente positivo per Lucia Tassinario. Impegnata nella manifestazione più prestigiosa della stagione nazionale in vasca lunga, la portacolori della ValleBelbo Sport ottiene due importanti piazzamenti in Finale B, ritoccando il primato personale in una gara e sfiorando addirittura il tempo limite per i Campionati Europei Juniores.
Proprio nei 50 farfalla, Lucia si avvicina al minimo per la rassegna continentale. Dopo aver nuotato 27”26 nelle batterie del mattino, 10° posto provvisorio e primato personale migliorato, in Finale B tocca al terzo posto con lo stesso tempo al centesimo, fermandosi anche stavolta al soli 7/100 dal pass per gli Europei giovanili. La seconda Finale B arriva nei 100 farfalla: l’ottimo crono di 1’00”76 vale un bel settimo posto, maturato dopo aver nuotato 1’01”06 in batteria. Infine, l’allieva di Pino Palumbo, ha completato il suo programma gare con una bella prova nei 50 stile libero: al tocco, il crono di 26”58 vale il 37° posto. “Al giro di boa della stagione agonistica, siamo decisamente soddisfatti del nostro percorso – sottolinea Matteo Palumbo, presidente della ValleBelbo Sport – Lucia, l’apice del nostro movimento, ha disputato grandi gare e ottenuto risultati di livello nazionale tra i grandi del nuoto italiano, giusto due settimane dopo aver centrato due medaglie d’oro ai Criteria Nazionali giovanili. I risultati sono frutto di un appassionato lavoro quotidiano che parte dalla scuola nuoto e arriva ai vari settori agonistici, un lavoro che guarda sempre anche alla promozione e alla diffusione dello sport, attività di cui siamo orgogliosamente un riferimento per il territorio”. |
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