ilTorinese

Comunità energetiche, il bando ai Comuni del Pinerolese

I COMUNI DEL PINEROLESE SI AGGIUDICANO 230.000 € DI UN BANDO COMPAGNIA DI SANPAOLO PER SVOLGERE GLI ASSESSMENT NECESSARI ALLA COSTITUZIONE DI COMUNITA’ ENERGETICHE RINNOVABILI

Alla base un forte coordinamento di territorio espresso nella costituzione dell’associazione di scopo comunità energetica del pinerolese

Acea pinerolese ne ha seguito l’ideazione e attuerà la progettazione e la candidatura ai successivi bandi pnrr con la realizzazione da fine anno

 

 I Comuni, coordinati dall’ATS Comunità Energetica del Pinerolese e grazie al contributo tecnico della loro multiutility Acea Pinerolese, si sono aggiudicati 230.000 euro del bando Next Generation We di Fondazione Compagnia di San Paolo. Il finanziamento trasformerà in realtà il sogno dei Comuni di costituire diverse Comunità energetiche che vedranno come territori di sviluppo proprio Pinerolo, le valli e l’area di pianura e daranno una notevole spinta in avanti alla realizzazione che sarà coordinata così come lo è stata la candidatura vincente al Bando da Acea Pinerolese.

L’aggiudicazione del Bando – ha dichiarato Francesco Carcioffo, AD di Acea Pinerolese Industriale Spa – è un importantissimo obiettivo raggiunto da parte dei Comuni al fine di poter agevolmente concludere le fasi di studio delle varie comunità energetiche che potranno costituirsi nel Pinerolese. L’aggiudicazione testimonia la coesione e il forte lavoro di squadra dei Comuni, che con il nostro supporto e coordinamento, in qualità di Azienda del territorio con elevate competenze specifiche nel settore e il prezioso contributo del Prof. Angelo Tartaglia, porterà alla costituzione di numerose e diverse Comunità energetiche Rinnovabili che daranno sempre maggior concretezza all’impegno di smarcarsi dalle fonti fossili, sottoscritto dai comuni pinerolesi nel 2019  che ha portato alla costituzione della  prima OIL FREE Zone. Il pinerolese diventa sempre più un polo di rilevanza nazionale per le CER dopo aver dato battesimo alle prime Comunità energetiche Condominiali d’Italia.”

I Comuni del Pinerolese hanno saputo farsi trovare pronti ed uniti” – dichiara il Consigliere Scalenghese Emanuel Giraudo, Presidente dell’A.T.S. Comunità Energetica dei Pinerolese, entità giuridica costituita dalla maggior parte dei Comuni del Pinerolese – “Si tratta di un percorso nato qualche anno fa che ci ha portati a dotarci di una struttura stabile a partecipazione Comunale: l’Associazione Temporanea di scopo Comunità Energetica del Pinerolese. Abbiamo predisposto un progetto corale, grazie all’aiuto di ACEA Pinerolese, Politecnico di Torino ed Environment Park, presentando sette domande in rappresentanza dell’intero territorio: Scalenghe e Vigone per tutta la pianura; Pragelato, Pomaretto ed Inverso Pinasca per la Val Chisone e Germanasca; Cantalupa per la Val Noce e, infine, Torre Pellice in rappresentanza della Val Pellice. Tutte le domande sono state finanziate riconoscendo il valore di un territorio che sa coordinarsi ed accordarsi. Questo contributo deve essere il volano per portare sul territorio i fondi del PNRR e contribuire attivamente al processo di transizione energetica.”

La difficoltà dei riformisti. L’esempio di Donat-Cattin

In un recente libro pubblicato sul magistero politico e istituzionale di Carlo Donat-Cattin, Un riformista al governo.

Ministro del centro sinistra dal 1963 al 1978di Marcello Reggiani emerge in tutta la sua difficoltà la scelta di essere riformistinella politica italiana. Certo, le stagioni politiche che hanno visto in Donat-Cattin un significativo protagonista dello scenario pubblico italiano sono profondamente diverse rispetto al contesto contemporaneo. Ma è indubbio che c’è un filo rosso che lega le diverse stagioni politiche e le difficoltà, concrete e tangibili, nel declinare un riformismo politico e di governo. Perchè il riformismo, di norma, cozza contro il pensiero unico, il politicamente correttoe la vulgata conformista del momento. Un solo esempio concreto riferito  agli anni e allesperienza concreta, politica, culturale e di governo di Donat-Cattin. Cercare di rappresentare i ceti popolari e, soprattutto, i lavoratori e gli operai nelle fabbriche come esponente della sinistra sociale della Dc dopo e come sindacalista Cisl prima era pressochè impossibile, perchè inconcepibile dalla narrativa dellepoca dove solo i comunisti e la sinistra storica potevano assolvere a quel ruolo. In altre parole, non era tollerabile che un democratico cristiano di sinistra, la famosa sinistra socialedi ispirazione cristiana denominata Forze Nuove, potesse contendere la rappresentanza sociale e politica di quei ceti che storicamente, secondo la vulgata dominante, doveva essere di appartenenzadel Pci e della sinistra. Certo, i tempi sono cambiati e ormai da tempo la sinistra  storica, come recitano quasi tutti i sondaggi, non rappresenta più i ceti popolari e quel pezzo di società e del mondo delle professioni che per moltissimi anni era di sua pertinenza. Altri soggetti politici e partitici si fanno ormai carico di quelle domande e di quelle istanze sociali e politiche. E quindi anche della loro rappresentanza elettorale.

Ma, al di là della sinistra e della sua rappresentanza sociale, è indubbio che essere riformisti nella politica italiana resta un compito difficile, ieri come oggi. E questo per due ragioni di fondo.

Innanzitutto il riformismo era e resta incompatibile con ogni forma di populismo. Quel populismo che in Italia ha fatto irruzione nel 1994 e che poi si è progressivamente impadronito della dialettica politica nostrana sino al 2018 quando ha travolto e sconvolto i connotati storici della stessa democrazia nel nostro paese. E il partito di Grillo, sotto questo versante, rappresenta tuttoggi il culmine di questo decadimento etico, politico, culturale ed istituzionale. Stupisce, al riguardo, che un partito di potere e governista per eccellenza come il Partito democratico possa individuare nel partito cardine del populismo lalleato strategico e storico per governare saldamente, e democraticamente, il futuro del nostro paese. Perchè il riformismo, alla fin fine, si pone lobiettivo di trasformare la società senza assecondare le spinte massimaliste, estremiste e populiste. E cioè, la cultura e la prassi riformiste hanno la cultura di governo come bussola di riferimento senza, però, rinunciare ai propri obiettivi programmatici per inseguire e accattivarsi le mode correnti. Sotto questo aspetto, come descrive nel libro lo stesso Reggiani, il magistero politico e istituzionale di un esponente della prima repubblica come Carlo Donat-Cattin è quantomai calzante per il ruolo concreto che ha giocato nel suo partito di riferimento, la Dc appunto, e nella società nel suo complesso. Il rifiuto del populismo, quindi, è il cuore della cultura e della funzione riformista soprattutto nellazione di governo.

In secondo luogo si è autenticamente riformisti solo quando si è espressione di una cultura politica. Qualunque essa sia. Perchè il riformismo, di norma, risponde ad una visione della società e lazione di governo conseguente ha come obiettivo ultimo, attraverso una necessaria ed indispensabile cultura della mediazione e del confronto, quello di tradurre quella cultura in atti di governo e in provvedimenti legislativi. Anche qui, per fare un solo esempio del passato, lapprovazione di una legge che ancora oggi resta uno dei caposaldi dello Stato di diritto e della civiltà democratica, ovvero lo Statuto dei lavoratori, fu merito di un esponente politico come Donat-Cattin allora titolare del dicastero del Lavoro e della Previdenza sociale. Una legge che, non a caso, registrò la bocciatura da parte del Pci e di altre formazioni allepoca estremistiche o massimaliste. Il riformismo, quindi, esige e richiede cultura di governo, disponibilità allascolto e al dialogo con gli avversari, non pretendere di possedere la verità in tasca, avere una visione laica della società e, soprattutto, il coraggio di andare controcorrente. Cioè contro il politicamente correttodellepoca di riferimento. Che, ieri come oggi, ha quasi sempre il consenso dellinformazione dominante e dei grandi gruppi di potere.

Ecco perchè il recupero di credibilità della politica non passa attraverso lesaltazione del populismo, del massimalismo e di ogni forma di estremismo. Al contrario, la cultura e la prassi riformiste sono necessari ed indispensabili se non si vuole consegnare il paese o nelle mani dei populisti di turno da un lato o dei tecnocrati o dei cosiddetti espertidallaltro. Che, puntualmente, seguono quasi sempre le rovine e i disastri provocati dai populisti di governo. Come puntualmente è capitato nel nostro paese in questi ultimi anni. E questa, al di là di molte chiacchiere, sarà la vera sfida politica, culturale e programmatica per chi cerca di invertire la rotta rispetto al predominio populista di questi ultimi tempi. Il resto appartiene solo alla propaganda e al chiacchiericcio. E, in ultimo ma non per ordine di importanza, si può ritornare ad essere politicamente riformisti solo se il coraggio della politicae delle scelte politiche tornerà al centro dellattenzione. E lesempio di Carlo Donat-Cattin uomo di governo, al riguardo, è quantomai esemplare e significativo.

Giorgio Merlo                                

Preso a pugni per strada, ragazzo finisce in ospedale

Un  giovane di 23 anni  è stato ricoverato  all’ospedale di Ivrea a causa di alcune ferite al volto provocate da un oggetto contundente.

Il  ragazzo sarebbe stato colpito al culmine di un violento litigio con  un’altra persona, avvenuto  in corso Vercelli a Ivrea.

Il ferito non è in pericolo di vita ed è stato sentito dai carabinieri che indagano sull’accaduto.

Truffa dello specchietto, un arresto

Era quasi riuscito a portare a termine la truffa nei confronti dell’automobilista preso di mira, un settantaduenne residente a Torino. Ma il tempestivo intervento di una pattuglia del Commissariato  Mirafiori non gli ha permesso di portare a compimento il reato: così è finito in carcere un quarantaduenne, con precedenti di polizia per truffe dello stesso tipo.

A chiamare il 112 NUE, attorno alle 10 e mezza del mattino, un altro utente della strada che ha notato qualcosa di strano, vedendo un anziano in difficoltà discutere con lo sconosciuto: questi, soltanto dietro la promessa di 100 € in contanti per un non ben precisato “danno” subito alla carrozzeria della sua auto, si era calmato.

I poliziotti intervenuti hanno fermato la persona segnalata in via Palma di Cesnola proprio mentre la vittima era allo sportello bancomat intenta a prelevare i contanti. Il presunto colpevole, alla vista della volante, ha tentato di allontanarsi a bordo dell’auto, ma con un’abile manovra è stato bloccato. L’anziano, che non aveva capito di essere vittima di un raggiro, è sopraggiunto riferendo agli operatori di aver creduto di aver danneggiato lo specchietto dell’auto di quell’uomo, anche se non se ne era affatto reso conto.

Gli operatori hanno rinvenuto a bordo della macchina del quarantunenne, a portata di mano, nell’intercapedine del sedile anteriore sinistro, un sasso di piccole dimensioni, verosimilmente utilizzato sia per provocare un rumore sia per cagionare delle righe alla carrozzeria. L’uomo è stato arrestato per tentata truffa aggravata.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Abdulrazak Gurnah “Sulla riva del mare” -La nave di Teseo- euro 20,0
Gurnah non è uno scrittore qualunque; nel 2021 ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura, con la seguente motivazione: «per la sua intransigente e compassionevole penetrazione degli effetti del colonialismo e del destino del rifugiato nel divario tra culture e continenti».

La sua biografia è fondamentale per capire le tematiche che affronta. E’ nato sull’isola di Zanzibar, in Tanzania, nel 1948, che all’epoca era sotto il protettorato britannico. In seguito, subito dopo l’indipendenza, si scatenò una fase di violenza e vendette, e la cosiddetta Rivoluzione di Zanzibar.
Abdulrazak aveva 18 anni, era curioso, voleva studiare e realizzarsi, ma Zanzibar non era certo il posto ideale. Così per sfuggire al clima pericoloso e proseguire gli studi, decise di andarsene e si trasferì in Gran Bretagna, presso un cugino.

Naturalizzato britannico, ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università del Kent, dove ha insegnato letteratura inglese e postcoloniale dal 1985 fino al pensionamento. Scrive in inglese. È autore di una decina di romanzi, e vive nel Regno Unito, a Canterbury.
Come per altri scrittori cosiddetti postcoloniali, la sua narrativa consiste in un dialogo continuo tra l’Europa odierna –terra dell’esilio- e lo spazio geografico del paese di origine che coincide con l’infanzia.

Il romanzo narra una storia di sradicamento e lontananza e, anche se l’acqua compare poco nelle pagine, il mare è l’elemento che collega i due luoghi tra i quali si muove il protagonista. Da un lato l’oceano Indiano che lambisce l’Africa Orientale e dall’altro quello della cittadina costiera inglese dove approda.
Al centro della vicenda ci sono due uomini che hanno in comune un passato vissuto a Zanzibar, entrambi rifugiati in Inghilterra. Sono il 65enne mercante di mobili Saleh Omar e Latif Mahmud, interprete con un passato che lo lega a Saleh.
Il mercante richiede asilo nel Regno Unito e all’arrivo all’aeroporto di Gatwick presenta un passaporto falso, intestato a un certo Rajab Shaaban Mahmud; inoltre gli è stato suggerito di fare finta di non capire una parola d’inglese. Così quando viene richiesto l’aiuto di un esperto del dialetto kiswahili, ecco arrivare l’interprete Latif che è il figlio di Rajab, ovvero l’intestatario del passaporto.

La trama di fatto è costellata da più storie, e personaggi che vivono in modo differente la condizione di immigrati. Il mercante Saleh ripercorre il passato e i suoi affari a Zanzibar, tra merci pregiate, contrattazioni con i clienti, aneddoti relativi a specifici oggetti che aveva in vendita.
Saleh e Latif hanno una terra di origine in comune della quale sentono la nostalgia, alcuni segreti che li riguardano e un’antica violenta vertenza relativa a una casa.

Corollario delle loro esistenze un parterre di altri personaggi con le loro traversie e memorie. E, come negli altri libri di questo autore, al centro ci sono storie di esilio, migrazioni, sradicamento, memoria, appartenenza, identità. Lui -che si sente sia africano che europeo- ha fatto tesoro delle esperienze che ha vissuto e i suoi romanzi aiutano a elaborare il passato, a guardare con maggior lucidità ed empatia il presente, a costruire il futuro.

Mia Kankimäki “Le donne a cui penso di notte” -Neri Pozza- euro 19,00
E’ magnifico questo libro della scrittrice finlandese Mia Kankimäki che compie un’azione letteraria e un viaggio di ampio respiro: traccia un tour sulle tracce di alcune grandi donne, cercando di cogliere il segreto della loro fenomenale resilienza. A metà tra saggio e diario, questo è un libro originalissimo che ci porta a spasso nei secoli, a diverse latitudini, inseguendo donne che hanno lasciato una tracia indelebile nel mondo.
«Sono M. Ho 43 anni….di notte penso alle donne». Intende donne che sono state coraggiose, resistenti, tenaci; che hanno perseguito le loro passioni a dispetto di tutto e tutti, abbattuto molteplici barriere e fatto cose che non ci si aspettava da loro.
Sono artiste e scrittrici dal lavoro solitario e introspettivo. La maggior parte non ha avuto marito né figli, le loro storie d’amore mai state convenzionali. Hanno viaggiato, cambiato paese e cultura e spesso hanno impresso una virata portentosa alle loro vite anche in età avanzata.

Si inizia con la scrittrice Karen Blixen, nata Isak Dinesen in una residenza di campagna non lontano da Copenaghen, poi planata in una fattoria africana. Kankimäki decide di recarsi in Africa seguendo le orme dell’autrice de “La mia Africa” e utilizza ogni sorta di materiale per ripercorrerne la vita; dal pessimo matrimonio con il barone Bror al grande amore per Denis Finch Hatton che andava e veniva a suo piacimento tra le braccia di Karen.
Come andò a finire si sa… ed emblematica è la svolta che la Blixen diede alla sua vita dopo il fallimento della fattoria africana e la morte del suo amore. Nel 1931, a 46 anni e senza un soldo, tormentata dalla sifilide trasmessale dal marito, tornò in patria, nella casa della sua infanzia e incominciò a scrivere.
Kankimäki mette a fuoco i molteplici aspetti della Blixen, rivelandoci una donna colta e coraggiosa, ma anche impaurita e spesso depressa; piena di umorismo e risorse interiori, ma anche bugiarda e ambiziosa.

Poi l’avventura continua e a dare la nuova rotta alle notti insonni della scrittrice finlandese è la scoperta di un volume illustrato che parla di alcune viaggiatrici dell’Ottocento. Kankimäki si rimette in viaggio per correre dietro alle vicende di donne di grande tempra come Isabella Bird, Ida Pfeiffer e Mary Kingsley. Tutte amanti dell’avventura che decidono di lasciarsi alle spalle la tranquilla vita quotidiana e partono alla scoperta del mondo. Sono senza soldi e per niente allenate alle fatiche che le attendono, ma partono comunque da sole e inseguono le loro passioni.

Non mancano all’appello anche artiste come la pittrice del Rinascimento Sofonisba Anguissola presso la corte di Spagna e Lavinia Fontana che mantenne la famiglia con i suoi dipinti. E poi altre donne incredibili tutte da scoprire….

 

Melania Soriani “Bly” -Mondadori- euro 20,00

Elizabeth Jane Cochran, conosciuta come Nellie Bly, è stata la prima giornalista investigativa della storia. Una pioniera nata nel 1864 che ha saputo ribellarsi alla tradizione che la voleva sposa e madre, ed ha tracciato una traiettoria di vita personalissima, fuori dai rigidi schemi della sua epoca.
La scrittrice Melania Soriani ha messo a segno questo romanzo ispirato liberamente alla storia di un personaggio realmente esistito, ripercorrendone la straordinaria vita.
Elizabeth nasce nella famiglia di un giudice, in un piccolo e tranquillo borgo della Pennsylvania. Fin da piccola dimostra una tempra notevole, tendente alla ribellione rispetto all’educazione destinata alle femmine, e preferisce partecipare ai giochi e alle avventure dei fratelli maggiori. Non bambole leziose, ma scoperte maschili e poi il fascino della magnifica e nutrita biblioteca paterna.
Cresce, legge, si forma idee personalissime e precise sul mondo che la circonda; soprattutto sulla condizione femminile chiusa in un perimetro di pensiero, azione e occupazioni decisamente limitato ed asfittico. Quando conosce la fondatrice di un quotidiano locale ha l’illuminazione che guiderà i suoi futuri passi: decide di diventare giornalista.
Poi la vita le si metterà di traverso; la morte del padre che era il pilastro della famiglia mette fine alla serena infanzia di Elizabeth. La madre si risposa ed avviene il tracollo definitivo. La giovane deve abbandonare gli studi e trasferirsi; soprattutto, scopre di non voler mai dipendere da un uomo, da nessuno. Mira ad essere libera ed indipendente, a realizzarsi e, poco a poco, scopre anche come.
La sua vita ha dell’incredibile: nel 1887 bussa alla porta di John Cockerill, direttore del “New York World” di Joseph Pulitzer e chiede di essere assunta come reporter….una cosa mai sentita prima. Ha solo 23 anni, coraggio e talento da vendere, da 3 anni scrive per un quotidiano di Pittsburgh firmando i suoi pezzi Nellie Bly.
Propone un’idea nuovissima che convince Cockerill e Pulitzer; condurre un’inchiesta sotto copertura nel manicomio femminile di New York, a Blackwell Island.
Il suo reportage è pietra miliare nella storia del giornalismo, brillante avvio di una carriera che la condurrà in molteplici inchieste sotto infiniti travestimenti. Nellie racconterà le piaghe nascoste del paese agli americani, senza peli sulla lingua, senza lasciarsi mai scoraggiare o fermare dalle difficoltà che le si pareranno sulla strada
Diventa l’antesignana di una nuova professione nella quale le donne potranno realizzarsi, famosa e scomoda per qualcuno, l’incubo di politici e benpensanti. Viaggerà in lungo e in largo per il mondo facendo il lavoro che ama e nel quale eccelle, conoscerà amori e sconfitte. Soprattutto sarà un nuovo tipo di donna: indipendente e libera, giornalista intrepida, artefice della propria vita …e che vita!

Giulia Lamarca “Prometto che ti darò il mondo” -DeAgostini- euro 16,00

Questa è una storia vera, tragica, ma anche luminosa perché parla di rivincita sul destino maledetto. Giulia ha solo 19 anni quando un incidente con il motorino guidato dal suo ragazzo la sbalza lontano e le spezza la colonna vertebrale. La vita diventa dolore assoluto nelle sale chirurgiche e nelle stanze del Centro Traumatologico Ortopedico di Torino. Il verdetto della medicina è senza appello: lesione midollare. Una parte di Giulia è morta il giorno dello schianto e non c’è più.
Però è nata un’altra Giulia che ha scoperto come la libertà di movimento -che sembra essere un nostro diritto- non sia affatto scontata. Anziché rassegnarsi alla carrozzina, è proprio quando la vita ha cercato di immobilizzarla, che Giulia ha trovato la forza di superare quel limite.
Oggi è una bellissima giovane donna di 29 anni, psicologa, formatrice aziendale e content creator e soprattutto è una travel blogger. Si avete capito bene, viaggia in lungo e in largo per il mondo e racconta le sue esperienze sul blog “My travels: the hard truth” e sul suo profilo Instagram.
Dopo mesi lunghi e penosi di riabilitazione in ospedale si è ripresa la sua vita e l’ha lanciata più lontano ancora di prima. In ospedale ha conosciuto Andrea, giovane tirocinante fisioterapista, che anziché vedere il suo handicap è riuscito ad entrare nella sua anima, scoprendone la tenacia, la forza e la bellezza.
I due diventano inseparabili e lui la sorprende con una proposta che sembra avere dell’incredibile. Partire alla volta nientemeno che dell’Australia, all’altro capo del mondo. E Giulia dice di si.
Così inizia la sua nuova avventurosa seconda vita e con Andrea riesce a superare tutte le barriere architettoniche sul cammino. Insieme si avventurano sul Machu Pichu, percorrono la Grande Muraglia Cinese, volano in Giappone per ammirare l’esplosione della fioritura dei ciliegi…. E poi una tappa via l’altra, sempre in carrozzina, ma oltre ogni possibile barriera, alla scoperta degli angoli più incredibili del globo.
Il libro in cui Giulia si racconta diventa così non solo autobiografia, ma testimonianza concreta della forza che si può trovare anche di fronte a quella che sembrerebbe una durissima condanna a vita. E’ la storia di una gioia di vivere che bypassa ostacoli alti come muri. Come dire che non sono solo le gambe a farci avanzare nei marosi dell’esistenza. Un libro che insegna molto….

Quelle gite di Pasquetta sulla 1100 Fiat sognando Giulia

COSA SUCCEDEVA IN CITTA’

Pasquetta è il colore del sole.  Pasquetta sono le gite fuori porta nei primi anni 60. Mi ricordo ancora di quella bambina, che se la memoria non mi tradisce si chiamava Giulia.  Aveva 3 o 4 anni ed io 6 o 7. Nitido il ricordo.

Da qualche parte ho la foto che ci ritrae mano nella mano. Lei con un foulard in testa ed io con capelli tagliati a zero e le mie orecchie a sventola. Figlia di amici di papà ci siamo conosciuti in una di quelle scampagnate fuori porta. Oraganizzatissima zia Teresina sposata Sereno, sorella di mio padre da Lei amato in modo incondizionato. Grande cuoca. Organizzava tutto Lei . Dalle posate ai piatti cucinati.  Le solite cose, dal pollo freddo agli involtini di prosciutto in gelatina.  Mia madre addetta alle compere.  Le bevande e il tonno in scatola Ghiotto con i funghi porcini.  Mio zio era l’unico patentato. Roberto Sereno.  Era stato sommergibilista.  Fortuna vuole che nel 1940 fu preso prigioniero dagli inglesi saltando piè pari la guerra. Nel polso sinistro aveva una scheggia ricordo dell’affondamento del suo sommergibile.  Nella sua pur scarsa biblioteca diversi libri sulla marina italiana. L’auto in dotazione, una 1100 Fiat.  Nel bagaglio il bauletto di vimini con le vettovaglie.  Al fianco del guidatore mio padre e dietro, in mezzo alle donne il sottoscritto. Uno degli obbiettivi erano i prati in piano tra Lemmie e Margone.  Siamo in piena Valle Viù.  Dopo le strettoia tra Viù e Lemmie la valle un po’ si apriva. Dopo Usseglio e il lago di Malciaussia. Lago artificiale.  Volevo sempre andare sulla diga ma mi era impedito da severi e perentori cartelli di divieto.  Appena prima del lago, sul lato destro della montagna , abbarbicate le casette in disuso per i militari alpini. Si raccontava che furono utilizzate dai partigiani nell’ inverno del 44.  Ed io giù a fantasticare mille storie vissute nella mia visionaria mente. Pensieri di giochi solitari.  Ma quella Pasquetta no. C’era Giulia.  Forse non l’ho mai più rivista.  La giornata volo’ via in un amen. Forse anche un piccolo bacio sulla guancia. Unico ricordo nitido il cuore in gola con la relativa accelerazione dei battiti.  Con il ricordo rinnovato da mia madre anno per anno, compiaciuta.  Tra un mese saranno 65 anni. Ed ovviamente nulla nel ricordo di quegli anni è lineare e sempre presente.  Riemergono memorie a sprazzi per poi rituffarsi nei meandri  della mente. Aiutano queste giornate di sole dove i colori sono gli stessi.  Non c’è piu la spensieratezza e leggerezza di allora. Ora tanti e fin troppi problemi. Personalmente sono moderatamente soddisfatto di ciò che ho fatto e sto facendo.  Al netto degli errori connaturati nella vita degli individui. Ora, usando un eufemismo, c’è tanta, troppa confusione.  Dalla guerra, anzi dalle guerre nel mondo al Covid. Bisogna andare avanti , soprattutto per i nostri figli.  Ed aiuta questo ricordare con la punta di sana nostalgia dei tempi che furono.  La Pasquetta, le tante pasquette, con il ricordo di ciò che avremmo voluto essere e che poi siamo diventati.  E come si diceva una volta, ai posteri l’ardua sentenza.
Patrizio Tosetto

Rock Jazz e dintorni: Motta e i Nomadi

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA  SETTIMANA 

Martedì. All’Otium Pea Club suonano Luca Biggio e Max Carletti. I Dik Dik si esibiscono al Le Roi.

Alle OGR è di scena Motta. Al Blah Blah suonano i Dead Myth. Al Capolinea 8 è di scena il virtuoso del fingerpicking Calum Graham.

Mercoledì. Al Circolo della Musica di Rivoli suonano i Bodega. Il premio Gianmaria Testa  viene assegnato alle Fonderie Limone di Moncalieri. Oltre ai cinque finalisti si esibiscono Eugenio Bennato con Enzo Lambiase e Paolo Fresub con Roberto Cipelli. Al Blah Blah sono di scena i Queers.

Giovedì. Al Magazzino sul Po suona il trio Mambo Melon.All’Hiroshima Mon Amour si esibiscono i Pop X. Alla Suoneria di Settimo è di scena il chitarrista Carl Verheyen.

Venerdì. Il cantautore Giancane si esibisce all’Hiroshima Mon Amour. Al Circolo della Musica di Rivoli Gian Luigi Carlone della Banda Osiris, mette in scena lo spettacolo dedicato alla festa del 25 aprile “Voci di libertà”. Alle OGR Iosonouncane esegue integralmente il progetto discografico “Ira”. All’Arteficio suona il sestetto di Luigi Tessarollo.

Sabato. Al Blah Blah si esibiscono i Trip di “Caronte”. All’Off Topic è di scena Alessandro Fiori. Al Teatro Colosseo suonano i Nomadi.

Domenica. Alla Cascina Bellaria di Sezzadio country statunitense di Bob Wayne. Al Concordia di Venaria si esibiscono i Fast Animals And Slow Kids.

Pier Luigi Fuggetta

Focus Covid e vaccini, domenica 17 aprile

Domenica 17 aprile

Situazione epidemiologica

Positivi: 2.086 (di cui 1.802 a test antigenico)
Positivi/tamponi: 12,7%
Tamponi: 16.436 (di cui 14.792 test antigenici)
Ricoveri ordinari: 683 (-3 rispetto a ieri)
Ricoveri Terapia Intensiva: 21 (-3 rispetto a ieri)
Decessi: 0

Sabato 16 aprile

Vaccinazioni

1.447 oggi (a 97 la prima dose, a 220 la seconda, a 1.004 la terza, a 126 la quarta).

Dall’inizio della campagna inoculate 9.816.764 dosi, di cui 3.331.962 come seconde, 2.856.697 come terze, 21.385 come quarte agli immunodepressi, 3.271 di Novavax.

Situazione epidemiologica

Positivi: 3.518 (di cui 3.056 a test antigenico)
Positivi/tamponi: 11,1%
Tamponi: 31.804 (di cui 29.369 test antigenici)
Ricoveri ordinari: 686 (-19 rispetto a ieri)
Ricoveri Terapia Intensiva: 24 (+3 rispetto a ieri)
Decessi: 2

Doppio pari per Juve e Toro

33esima giornata di serie A

Juventus-Bologna 1-1
Arnautovic (B)
Vlahovic(J)
Lazio-Torino 1-1
Pellegri(T)
Immobile(L)

La Juventus rischia grosso perchè il Bologna sfiora l’impresa,passa in vantaggio con Arnautovic ma i bianconeri vengono salvati  al 95′ da un gol di Vlahovic. All’Allianz Stadium finisce 1-1, ed è un pareggio che, alla fine, può accontentare tutti.Ad onor del vero sembrava che la squadra di Allegri fosse destinata a perdere di nuovo, proprio come era successo contro l’Inter. Nel finale, però, accade di tutto. L’arbitro Sacchi espelle in pochi secondi prima Soumaoro per fallo su Morata, fuori area,poi Medel per proteste: in 9 uomini i rossoblù non resistono e al quinto minuto di recupero subiscono il pari di Vlahovic, servito da un assist in rovesciata di Morata.Un punto d’oro per la Juve che consolida il quarto posto.
Stesso identico punteggio di 1-1 per i granata di Juric ma con tante recriminazioni.Gioca e domina il Toro contro la Lazio.È assoluto padrone del campo e sfiora più volte il gol con un palo di Bremer e conclusioni fuori di poco da parte di Vojvoda e Pobega.Passano meritatamente in vantaggio i granata,nel secondo tempo, con un gran gol di testa di Pellegri,entrato al posto dell’infortunato Belotti,poi subisce il gol del pareggio,a tempo scaduto,da parte di Immobile che segna sempre di testa,approfittando di un uscita a vuoto del portiere granata Berisha,autore comunque di una buona gara.Come al solito i granata contro le grandi dominano,giocano bene,ma vengono puniti alla prima distrazione e sempre oltre al 90esimo minuto.
Appena Juric correggerà questo calo di concentrazione,siatene certi,il Toro tornerà ad esser un abituale frequentatore dell’alta classifica.
Buona Pasqua a tutti cari lettori.

Enzo Grassano

Non di solo profitto vive l’imprenditore

Gli studiosi di finanza aziendale hanno sempre esaltato il profitto come unico obiettivo dell’attività imprenditoriale, sulla base del principio che l’imprenditore deve puntare alla massimizzazione del profitto!

 

Massimizzazione…

Quindi conseguimento del profitto più alto possibile, senza preoccuparsi di come è conseguito (anche danneggiando altre persone oppure creando problemi all’ambiente o alla società).
E nessuna considerazione sulla distribuzione del profitto, che va considerato di esclusivo beneficio dei soci o dell’imprenditore.
Gli autori sostengono che il mondo della produzione e il mondo della finanza debbano considerare non solo valori meramente quantitativi ed egoistici, ma anche valori qualitativi e sociali; giusto conseguire il profitto, ma meglio se, anziché massimizzarlo, si puntasse ad ottimizzarlo, arrivando ad un livello adeguato, ma compatibile con tutti coloro che vivono all’interno ed all’esterno dell’azienda.

Qualche brano del libro consente di coglierne a fondo il pensiero.

“L’impatto della gestione delle imprese finanziarie sulla Società sempre più rilevante, anche per il loro potere d’indirizzo sulle imprese non finanziarie, induce quindi a ritenere fondamentale che il rapporto tra finanza ed etica si evolva da quello, richiamato nel sottotitolo, tra “diavolo ed acqua santa”.

Un obiettivo fondamentale anche per l’impatto sulle future generazioni, ma di non facile ed immediata realizzabilità per una molteplicità di ragioni tra le quali una notevole capacità di “pressione” delle grandi istituzioni finanziarie su governi ed istituzioni finanziarie” (dalla prefazione del prof. Roberto Schiesari,

Dipartimento di Management Università di Torino).

Etica e profitto non sono conflittuali: contrapporre etica e profitto, apertura sociale ed utili aziendali è errato, partendo dal presupposto che l’uomo sia “monodimensionale”, capace di perseguire solo un unico obiettivo e non una serie di obiettivi diversi ma armonizzabili. La ricchezza “egoistica”, la sfrenata corsa verso la massimizzazione del profitto, l’accumulazione di patrimoni personali smisurati aumentano le disuguaglianze, sono una malattia subdola, un killer silenzioso, che giorno dopo giorno mina alle fondamenta il patto sociale.

L’economia deve cambiare visione: occorre realizzare un cambiamento che metta in moto un processo in vista di un’economia diversa da quella che fa semplicemente sopravvivere (lavorare per guadagnare i soldi per vivere); un’economia che include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda. L’ecologia e la cura del prossimo sono intimamente correlate. Ed occorre realizzare processi produttivi, progetti qualificati ed una progettualità solidale in grado di garantire equità e giustizia per tutti.

Accettare il “bene comune”:dobbiamo riscoprire il senso e il valore del bene comune in contrapposizione alla ricerca del bene del singolo. Che cos’è il bene comune? Pensiamo agli allevatori che d’estate portano sull’alpeggio le proprie mandrie affinché trovino erba fresca per il pascolo. Se l’interesse del singolo fosse superiore al bene comune ogni pastore avrebbe interesse a portare una mucca in più al pascolo per massimizzare i propri profitti ma ciò porterebbe all’esaurimento ed alla desertificazione del pascolo. Invece i pastori sanno che devono preservare il pascolo affinché non si desertifichi e possa negli anni continuare a svolgere la propria funzione per tutta la collettività; anche noi oggi dobbiamo riscoprire valore del bene comune sentirlo nostro e preservarlo per le generazioni future.” (estratto dal Capitolo 3)

E’ possibile coniugare Finanza ed Etica?
Un’utopia, forse, ma i tempi sono maturi per una riflessione profonda su nuovi modelli di gestione della micro e della macro economia.

Mara Martellotta 

GIANLUIGI DE MARCHI e MARCO PICCOLO – FINANZA ED ETICA, DIAVOLO ED ACQUA SANTA? Riflessioni e proposte per un nuovo modello d’impresa, Amazon libri, 2022, euro 10

 

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