ilTorinese

Ora serve la sinistra sociale

Non si deve vivere di nostalgia e nè, tantomeno, si può replicare banalmente il passato. Anche se nobile e glorioso

Ma è indubbio che di fronte ad una crescente e sempre più inquietante
disuguaglianza sociale e ad un tasso di povertà insopportabile per una società che si definisce
evoluta come la nostra, la politica non può fare la fine dello struzzo, cioè nascondere la testa nella
sabbia. Che, nel caso specifico, significa voltarsi dall’altra parte fingendo che il problema non
esiste. Ora, per molto tempo questo disagio sociale è stato intercettato e affrontato da alcuni
partiti politici. O meglio, all’interno di alcuni grandi partiti popolari e di massa da quelle
componenti che venivano comunemente definite come “sinistra sociale”. Su tutti spiccava la
sinistra sociale di ispirazione cristiana all’interno della Dc con la storica corrente di Carlo Donat Cattin, Forze Nuove.

Ma in quel partito, comunque, c’erano molti altri esponenti che su questo
versante apportarono negli anni un contributo di grande spessore e levatura politica ed
intellettuale: dal Ermanno Gorrieri a Tina Anselmi, da Franco Marini a Tiziano Treu a moltissimi altri
politici. Certo, anche in altri partiti popolari non mancava questa sensibilità politica e culturale. Ma
era meno accentuata e forse anche politicamente meno caratterizzata.

Comunque sia, al di là delle vicende del passato recente e meno recente, oggi quasi si impone la
presenza politica e culturale di una “sinistra sociale”. Di ispirazione cristiana o meno che sia, la
“sinistra sociale” è necessaria per ridare qualità alla nostra democrazia e credibilità alla stessa
azione politica. Una “sinistra sociale” che, nella desertificazione delle culture politiche che ha
segnato in profondità la decadenza della politica italiana in epoca di marcato populismo e
qualunquismo, si rende necessaria per incrociare le istanze e le domande sempre più impellenti
dei ceti popolari e dello stesso ceto medio impoverito. Domande a cui, adesso, va data una
risposta politica e legislativa senza attendere la prossima scomposizione e la ricomposizione della
geografia politica italiana. Si tratta, cioè, di far sì, come diceva Donat-Cattin appena insediatosi al
Ministero del Lavoro sulla fine degli anni ‘60, che “il dato politico nuovo deve consistere nel dare
alla politica sociale complessiva un ruolo non più subalterno ma primario per la vita dello Stato,
anche nella sua espressione politico/amministrativa”. Insomma, per Donat-Cattin, come per la
miglior cultura cristiano sociale, l’istanza sociale doveva “farsi Stato”. Trovare, cioè, piena ed
irreversibile cittadinanza ad ogni livello dell’organizzazione amministrativa e della gestione della
cosa pubblica.

Una concezione politica, cioè, che faceva del dato sociale, e quindi della “questione sociale”, il
nodo centrale di ogni progetto politico e soprattutto di governo. Una concezione, come ovvio e
scontato, che non individua nell’assistenzialismo becero dei populisti dei 5 stelle la soluzione più
credibile per una rinnovata e drammatica questione sociale scoppiata dopo la doppia emergenza
sanitaria e bellica. Ma, al contrario, una strategia di aiuto e di promozione concreta dei ceti
popolari e di una vera e propria inclusione nello Stato di diritto e nel pianeta produttivo. Per questi
motivi, oggi, serve di nuovo la “sinistra sociale” che abbia, però, una grande e feconda ricaduta
politica e legislativa. Non, quindi, una semplice testimonianza impolitica e puramente culturale ed
accademica ma un progetto politico e di governo che parte dai bisogni dei ceti popolari e sappia
tradursi in scelte concrete, reali e tangibili.

Giorgio Merlo

Il decluttering tra ambiente e psicologia

Il termine decluttering (letteralmente eliminare ciò che ingombra) è salito alla cronaca rapidamente negli ultimi due anni, quando le persone, costrette a stare in casa, hanno avuto modo e tempo di accorgersi di quanti oggetti inutili si circondino quotidianamente, quanti di questi potrebbero essere rimodernati o non usiamo più perché sono mutate le nostre esigenze e, in generale, quanto poco spazio rimanga dopo aver comprato ogni genere di cose.

Ed ecco che, parallelamente, si assiste ad un proliferare di mercatini delle pulci, quasi caduti nel dimenticatoio durante gli anni del boom economico.
Quasi ogni Comune ha un proprio mercatino del c’era una volta, dove trovare modernariato, antiquariato o semplicemente oggetti e effetti usati.
Dalle tovaglie ricamate al vasellame, dai libri antichi o semplicemente usati, dall’abbigliamento vintage all’arredamento antico e moderno, gli oggetti usati coniugano le esigenze di chi se ne disfa e di chi vuole acquistare oggetti talvolta unici, sicuramente insoliti, ad un prezzo inferiore al nuovo; i collezionisti, inoltre, possono aggiungere elementi alle loro collezioni magari trovando un articolo atteso per anni.
Il mercato dell’usato, del c’era una volta, delle pulci o come lo vogliamo chiamare, ha un indubbio vantaggio: con il passaggio di un oggetto da chi se ne disfa a chi lo acquista si salvaguarda l’ambiente, si riduce il conferimento di rifiuti in discarica, si evita il taglio di nuovi alberi o l’estrazione di materie prime per produrne di nuovi, si riduce il consumo di energia elettrica e la produzione di CO2.
Ma il mercato dell’usato ha altri due aspetti importanti, non meno della salvaguardia ambientale.
Un primo aspetto è la storia che ogni oggetto porta con sé, una storia che può essere lunga decenni se non secoli e che viene perpetuata con il suo passaggio di mano in mano.
Tempo addietro ho trovato su una bancarella il libro “La Cittadella” di A. Cronin edito subito prima della seconda guerra mondiale; non so a chi sia appartenuto, sicuramente è stato conservato con cura e dopo di me passerà (spero) a qualcuno che ne prorogherà la vita: è come se quel libro conservasse l’energia di chi lo ha tenuto fra le mani; d’altronde, perché acquistarlo nuovo se posso utilizzarne uno usato?
Conoscendo questa mia passione i miei amici e conoscenti, quando devono sgomberare un appartamento dopo un lutto, mi chiamano volentieri perché sanno che adoro recuperare qualche oggetto anche senza valore apparente, come una menorah (candelabro) proveniente da Gerusalemme, un set da trasporto di coltelli da cucina appartenuto a qualche chef e così via oppure di valore, sottostimato da chi se ne disfa, come un’anfora disegnata da Giò Ponti negli anni Trenta.
L’altro aspetto, che spesso non consideriamo, è quello psicologico: fare pulizia intorno a sé.
Quante volte conserviamo, in modo quasi maniacale, ogni oggetto che ci è stato donato o che abbiamo acquistato, anche se appartiene ad un periodo da dimenticare o non serve più a nulla? Senza arrivare ad essere accumulatori seriali, molti di noi conservano in soffitta, in cantina o, semplicemente, in casa oggetti non funzionanti, donati da un o una ex. Potremmo recuperarlo, donarlo, venderlo e, invece, no, lo conserviamo con cura per un semplicissimo motivo: non vogliamo disfarci dei ricordi legati a quell’oggetto perché per noi rappresentano un pezzo di vita importante.
Vivere nel passato, senza proiettarci nel futuro, occupa inutilmente la nostra mente, ci impedisce di sfruttare ogni nuova possibilità si presenti, ci costringe a vivere con ricordi spesso dolorosi.
Siamo passati da un‘epoca in cui si riciclavano i vestiti (da un figlio ad un altro), si riparavano gli elettrodomestici perché durassero il più possibile (TV, ferri da stiro, ecc) e si risuolavano le scarpe più volte ad un’epoca in cui gli oggetti di valore appena guasti vengono rottamati, ma si conservano oggetti inutili, privi di valore economico e, spesso, dannosi dal punto di vista emotivo.
Nel libro L’arte di buttare, Nagisa Tatsumi paragona accumulare oggetti agli eccessi di cibo a tavola. Così come è nocivo mangiare più del necessario e, soprattutto, in modo errato, allo stesso modo lo è per la psiche circondarsi di troppi oggetti perché, se da un lato potremmo iniziare a provare sensazioni ostili nei loro confronti, dall’altro potremmo non riuscire a liberarcene.
Non è necessario buttarli; possiamo destinarli a qualcuno che ne abbia bisogno o conferirli a qualche mercatino di beneficienza: anche questa è una applicazione dell’economia circolare.
L’importante è disfarsi di quegli oggetti e lasciarsi alle spalle i ricordi, specie se dolorosi.

 

Sergio Motta

 

Ecco come si trasforma l’area di corso Romania: nuovi negozi e la sede di Michelin Italia

La strategia generale di intervento sull’area di Corso Romania è il risultato di un importante sforzo degli uffici e dell’amministrazione per rendere il progetto delle trasformazioni previste dalle varianti di Piano unitario e coeso; un percorso lungo e complesso che ha avuto due passaggi fondamentali a luglio e a ottobre di quest’anno con l’approvazione da parte della Giunta comunale di due importanti delibere: il progetto unitario e l’anticipazione delle opere di urbanizzazione (che prevedono il raddoppio di Corso Romania e la realizzazione delle piste ciclabili a completamento della rete cittadina) e in seguito, lo studio unitario d’ambito e il Piano Esecutivo Convenzionato del sub ambito 2, all’interno della zona Urbana di Trasformazione “3.1 Michelin”.

L’assessore Paolo Mazzoleni commenta: “L’intera operazione rientra nell’ambito della riconversione di aree industriali abbandonate generando nuove superfici permeabili ed evitando il consumo di suolo. L’ intervento rappresenta un’ importante progettualità per Torino, qualificandosi come ingresso e punto di snodo per la Città e come luogo dalla rilevante qualità urbana, capace di accogliere le molteplici funzioni e attività previste. Viene superato il concetto dell’agglomerato commerciale tipico delle aree immediatamente esterne alla città, in favore di un intervento che garantisce accessibilità, fruibilità e vivibilità alla cittadinanza”.

In particolare il PEC approvato negli scorsi giorni prevede la creazione di un nuovo importante polo per il tempo libero e servizi, oltre alla collocazione della nuova sede direzionale di Società per Azioni Michelin Italiana S.A.M.I..

L’edificio in progetto si compone di due corpi principali: il primo con affaccio verso il parcheggio alberato a nord ed il secondo affacciato verso sud; l’articolazione dei volumi e le diverse altezze costruiranno l’immagine di un nuovo isolato in cui si insedieranno attività di servizio ai cittadini, strutture di commercio e vendita al dettaglio (piccole, medie o grandi strutture), ristorazione e pubblici esercizi, ma anche terziarie e per il tempo libero.

Al piano terra del fabbricato è prevista la realizzazione delle attività dedicate al commercio corredate da una piastra destinata a parcheggio. Al secondo piano troveranno spazio le attività terziarie tra le quali il trasferimento dell’attuale sede amministrativa della Michelin Italia ed attività per l’intrattenimento.

In aggiunta, l’assessore Mazzoleni dichiara: “Con l’approvazione di questo atto si costruisce il secondo tassello della grande trasformazione dell’area di Corso Romania, che doterà l’area nord di un polo di attrazione e di servizio rilevante, i cui benefici saranno importanti in termini di opere e ricadute sulla città, a cominciare dal parco pubblico lineare con pista ciclabile, la cui manutenzione sarà a carico dell’operatore privato. Il complesso sarà caratterizzato da un portico pedonale ad uso pubblico che collegherà tutti i fabbricati, conferendo all’intera trasformazione un’immagine unitaria. Le opere di viabilità garantiranno anche nuovi collegamenti con Settimo Torinese rendendo l’area maggiormente fruibile ai cittadini”.

A Claudio Magris il “Premio Speciale Lattes Grinzane 2022”

Al “Teatro Sociale Busca” di Alba, la cerimonia di premiazione e la proclamazione del vincitore fra i cinque romanzi finalisti della XII edizione

Sabato 15 ottobre

Monforte d’Alba (Cuneo)

Triestino, classe ’39, scrittore, saggista e germanista (fra i primi studiosi ad occuparsi di autori ebraici nella letteratura mitteleuropea), è Claudio Magris, edito in Italia principalmente da “Garzanti” (in libreria con il nuovo “Traduzioni teatrali”), il vincitore del “Premio Speciale Lattes Grinzane 2022”, attribuito ogni anno “a un’autrice o autore internazionale di fama riconosciuta a livello mondiale, che nel corso del tempo abbia raccolto un condiviso apprezzamento di critica e di pubblico”. La cerimonia di premiazione si terrà sabato 15 ottobre, alle ore 17, al “Teatro Sociale Busca” di Alba (Cuneo), dove lo scrittore triestino – che verrà omaggiato con un tartufo bianco d’Alba –  terrà una personale “lectio magistralis” e dove, per l’occasione, verrà anche annunciato il titolo del romanzo vincitore fra i cinque finalisti del “Premio Lattes Grinzane”, riconoscimento internazionale intitolato a Mario Lattes (scrittore, pittore ed editore) organizzato dal 2011 dalla “Fondazione Bottari Lattes” di Monforte d’Alba e dedicato ai “migliori libri di narrativa internazionale pubblicati nell’ultimo anno”. Questa la cinquina degli autori in corsa per la volata finale:  Auður Ava Ólafsdóttir (Islanda) con “La vita degli animali” (Einaudi; traduzione di Stefano Rosatti), Pajtim Statovci (Kosovo/Finlandia) con “Gli invisibili” (Sellerio; traduzione di Nicola Rainò), Simona Vinci con “L’altra casa” (Einaudi), Jesmyn Ward (Usa) con “Sotto la falce” (NN Editore; traduzione di Gaja Cenciarelli), C Pam Zhang (Cina/Usa) con “Quanto oro c’è in queste colline” (66thand2nd; traduzione di Martina Testa). I cinque romanzi finalisti, così come il “Premio Speciale”, sono stati selezionati dai docenti, intellettuali, critici e scrittori che formano la “Giuria Tecnica” (presieduta da Gian Luigi Beccaria) e, in seguito, affidati alla lettura e al giudizio di 400 studenti delle “Giurie Scolastiche”, avviate in 25 scuole superiori, da Aosta a Catania (passando per Torino, Alba, La Spezia, Assisi, Campobasso, Foggia, Crotone, solo per citare alcune città), fino ad Atene. Con i loro voti, i giovani giurati decreteranno il libro vincitore tra i cinque in gara, il cui titolo verrà, per l’appunto, proclamato sabato 15 ottobre, nel corso della cerimonia di premiazione al Teatro di Alba, condotta da Loredana Lipperini, scrittrice e giornalista. L’ingresso al Teatro è libero fino ad esaurimento posti, consigliata la prenotazione sul sito www.fondazionebottarilattes.it (link diretto: https://bit.ly/3BuavmZ). Info: book@fondazionebottarilattes.it.

Il bookshop al “Teatro Sociale Busca” è curato dalla “Libreria Milton” di Alba.

Inoltre, sempre sabato 15 ottobre, alle ore 10.30, i finalisti incontreranno gli studenti delle scuole del territorio cuneese al Castello di Grinzane Cavour (ingresso libero fino a esaurimento posti). Gli appuntamenti del “Premio” saranno anche trasmessi in diretta streaming sul sito e sui canali social della “Fondazione Bottari Lattes”, permettendo così di raggiungere pubblici diversi e lontani e mettendo a disposizione di tutti importanti contenuti della grande narrativa contemporanea.

Gianni Milani

Nelle foto:

–       Immagine guida del “Premio”

–       Claudio Magris

Le nanotecnologie, una grande potenzialità, ma anche un grande pericolo per l’umanità

È ormai accettato dagli scienziati la possibilità di poter ottenere l’invio del nostro pensiero a altre persone tramite l’utilizzo di presidi tecnologici, ridotti a dimensioni ultramicroscopiche, immessi nel nostro cervello grazie alle moderne tecniche di nanotecnologia che consentono di stabilire comunicazioni fra gli individui.

Il termine “nanotecnologia” fu coniato da Eric Drexler, un brillante ingegnere americano che fu tra i primi a dedicarsi a questo tipo di studi negli anni Settanta; nel 1986 pubblicò il testo da cui prende il nome l’impiego di attrezzature miniaturizzate “Engines of Creation: The Coming Era of Nanotechnology”.
Nel suo lavoro descrive una macchina nanotecnologica autoreplicante; in questo contesto ha proposto il termine “peste grigia” per riferirsi a ciò che accadrebbe se un nanorobot autoreplicante fosse rilasciato nell’ambiente.
Da allora si è percorsa molta strada, ma si è ancora solo agli inizi, i risultati dovranno essere verificati ulteeriormente, ma il dato importante, che è possibile dedurre da questo assunto, è che già oggi le nanotecnologie lasciano intravedere un incredibile sviluppo, una possibilità offerta al genere umano che, al momento, riusciamo solo a immaginare.
Però, come sempre accade nella storia dell’uomo, esiste un rovescio della medaglia perché, come tutte le meraviglie create grazie alle facoltà immaginifiche della nostra mente, le nanotecnologie possono risultare assai pericolose per la stessa sopravvivenza della specie umana.
I nanomateriali attualmente prodotti dall’industria sono in via di sviluppo; contemporaneamente si accresce la consapevolezza delle questioni legate alla nanosicurezza.
La nanotecnologia molecolare è una svolta talmente importante tale da rappresentare uno shock per la nostra società, tanto da poter essere paragonabile a quello della Rivoluzione industriale, ma con una notevole differenza; nel caso della nanotecnologia l’enorme impatto si farà sentire nel giro di pochi anni, con il rischio che l’umanità sia colta impreparata rispetto ai pericoli che un tale cambiamento comporta.
Attualmente le nanotecnologie sono già impiegate nei trattamenti oncologici, una metodica ottimale
per la distruzione delle cellule tumorali con la possibilità di agire arrecando danni minimi ai tessuti adiacenti alla formazione tumorale e agli organi sani come, altrettanto efficaci, risultano nell’individuazione e nell’eliminazione delle cellule tumorali prima che queste si sviluppino in eccesso, divenendo la malattia devastante che può condurre rapidamente a morte.
Volendo utilizzare a uso terapeutico strumenti ridotti a dimensioni microscopiche, comprese tra 1 e 100 nanometri, circa un millesimo del diametro di un capello umano, una scala paragonabile a quella degli atomi e delle molecole, esistono numerosi rischi di cui bisognerà essere coscienti, derivanti dalla esposizione alle nanoparticelle, sparse nell’organismo, attive per l’intero ciclo di vita del nanomateriale.
La maggior parte degli sforzi per migliorare il trattamento del cancro attraverso le nanotecnologie è attualmente in fase di ricerca o sviluppo, ma sono già realtà istituti universitari e aziende in tutto il mondo che lavorano allo sviluppo di questo settore. Con le tecniche offerte dalla nanomedicina, oltre la riparazione, la difesa e il miglioramento di tutti i sistemi cellulari umani, sarà possibile un monitoraggio completo del sistema biologico umano nella sua globalità, operando a partire, come detto, dal livello molecolare, utilizzando nanodispositivi e nanostrutture estremamente sofisticate. Tramite i microstrumenti immessi nell’organismo è anche possibile effettuare analisi e utilizzare tecniche di “imaging” per poter rilevare una malattia, avendo la possibilità di monitorare localmente le cellule, dimostrando un loro possibile malfunzionamento e inviando nelle aree alterate nanosistemi farmaci, che verranno somministrati localmente solo nelle aree interessate dalla malattia o, addirittura, esclusivamente nelle cellule interessate dalla malattia, ottenendo che il trattamento sia assai più efficace, evitando fastidiosi effetti collaterali.
Una applicazione fra le più interessanti di questa tecnica è quella della possibilità di riparare o sostituire tessuti danneggiati, ampliando la potenzialità attuale della medicina rigenerativa, argomento che solleva la problematica di poter disporre delle apposite attrezzature, nanostrumenti necessari alla manipolazione delle cellule, interagendo con i loro recettori o con i loro specifici componenti, anche di pertinenza del nucleo. A questo proposito sono già disponibili, suscettibili di ulteriore miglioramento, minuti strumenti chirurgici con cui si possono effettuare distruzioni selettive di formazioni cellulari danneggiate o che abbiano subito la mutazione neoplastica.
Le nanoparticelle permettono di migliorare le immagini ottenute con mezzi diagnostici tradizionali, quali la risonanza magnetica, essendo in grado di trasportare molecole metalliche che vengono fissate selettivamente in neoplasie nel momento della loro insorgenza, anche con diametro estremamente ridotto, di un paio di millimetri.
Alcuni di questi nanomezzi sono già stati approvati per l’utilizzo negli esami di routine, come nel caso della ricerca precoce della malattia di Alzheimer.
Di fronte a tanta meraviglia non bisogna dimenticare che sarà necessario legalizzare ogni settore in cui questa tecnologia verrà applicata, essendo potenzialmente pericolosa se, anziché l’utilizzo destinato al benessere dell’umanità, possa essere impiegata in campo militare con il possibile sviluppo di armamenti nanotecnologici, tutt’altro che impossibili da realizzare, già da quanto risulta alla luce di queste conoscenze.

Rodolfo Alessandro Neri

Alla Taurinense la Bandiera di Guerra del 1° Reggimento Alpini

Ieri la consegna al Reparto Comando e Supporti Tattici del vessillo di una delle Unità alpine più decorate

Torino, 7 ottobre 2022. Al termine di un viaggio iniziato lo scorso 29 settembre a Roma con la resa degli onori da parte del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Pietro Serino, la Bandiera di Guerra del 1° Reggimento Alpini è stata accolta dal Generale di Divisione Massimo Biagini, vice Comandante delle Truppe Alpine, per essere consegnata al Reparto Comando e Supporti Tattici della Brigata Alpina “Taurinense”, dal 1° ottobre denominato 1° Reparto Comando e Supporti Tattici Alpini.

L’Esercito, nel segno della continuità e in virtù del legame ideale che lega i Soldati di oggi agli Eroi del passato, ha deciso di assegnare a tredici Reparti Comando e Supporti Tattici le insegne e la denominazione di unità, soppresse nel corso dei vari provvedimenti di riordino della Forza Armata, che hanno scritto pagine gloriose della storia militare italiana.

Il Reparto Comando e Supporti Tattici “Taurinense”, comandato dal Tenente Colonnello Martino Sala, ha ereditato la Bandiera e il nome del 1° Reggimento Alpini, unendo le gesta e le tradizioni del 1°, nato a Mondovì (Cuneo) nel 1882 e distintosi in tutte le principali campagne militari, alla sua storia e alla sua specificità.

Durante la cerimonia, cui hanno partecipato anche il Comandante della Brigata Alpina Taurinense Generale Nicola Piasente e il Prefetto di Torino Raffaele Ruberto, il Generale Biagini – Vice-comandante delle Truppe Alpine dell’Esercito – ha sottolineato come “per un reparto operativo l’onore di aver ricevuto una Bandiera così gloriosa non può che essere di stimolo a proseguire con ancor più impegno il proprio dovere nell’affrontare le sfide odierne alla sicurezza. Siate custodi della vostra Bandiera, e proteggetela fino alla fine”.

Il Reggimento, che tradizionalmente reclutava i suoi Alpini nel basso Piemonte e in Liguria, ricevette il battesimo del fuoco nel 1896 in Abissinia, per poi combattere in Libia nel 1911-12 e infine tutti i fronti della Grande Guerra. Dopo aver partecipato alle campagne d’Africa del 1935, nella Seconda Guerra Mondiale gli Alpini del 1° vennero schierati sul fronte occidentale, quindi in Grecia e successivamente in Russia. Nel corso del drammatico ripiegamento della Divisione Cuneense, prima di deporre le armi i pochi superstiti distrussero la Bandiera affinché non cadesse nelle mani nemiche.

Tra il 1975 ed il 1997 la Bandiera del 1° Reggimento Alpini venne affidata al Battaglione Alpini “Mondovì”, prima di essere deposta al Sacrario delle Bandiere, fino all’odierna riassegnazione al Reparto Comando della Taurinense, che porterà sul cappello alpino la nappina bianca del “Mondovì”.

Quattordici sono le Medaglie d’oro al Valor Militare tributate ad Alpini del 1° Reggimento, la cui Bandiera è decorata di 1 Medaglia d’Oro al Valor Militare (Russia 1943), 4 Medaglie d’Argento al V.M. (Alto Isonzo 1916-17, Albania 1941), 1 Medaglia di Bronzo al V.M. (Guerra italo-turca 1912), 1 Medaglia di Bronzo di Benemerenza (terremoto di Messina, 1908), oltre alla Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia per gli eventi della Grande Guerra.

La Bandiera di Guerra, o Stendardo, per le unità dell’Arma di Cavalleria, accompagna un reparto militare sia in tempo di pace sia in combattimento. È il simbolo dell’onore dell’unità militare che lo custodisce e rappresenta le sue tradizioni, la sua storia e il ricordo dei suoi Caduti.

Margaria del Castello di Racconigi celebra la Giornata del Soccorso 2022

FONDAZIONE CRT PREMIA ANPAS CON NUOVE AMBULANZE E MEZZI DI PROTEZIONE CIVILE

 

Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) presente a Racconigi alla Giornata del Soccorso 2022 per la consegna da parte di Fondazione Crt dei nuovi mezzi di soccorso sanitario e di protezione civile relativi agli anni 2020, 2021 e 2022.

Fondazione Crt ha premiato Anpas con 23 nuovi mezzi tra ambulanze e mezzi di protezione civile.

Andrea Bonizzoli, presidente Anpas Piemonte: «Siamo tornati alla Margaria del Castello di Racconigi per la Giornata del Soccorso. Ringraziamo Fondazione Crt per la donazione delle nuove ambulanze e dei mezzi di protezione civile. Fondazione Crt da sempre è attenta ai bisogni del volontariato del servizio di emergenza sanitaria e della protezione civile piemontese».

 

Giovanni Quaglia, presidente Fondazione Crt: «Dopo due anni di forzata assenza a causa del Covid, riprendiamo questo appuntamento molto importante per Fondazione Crt e per tutto il mondo del volontariato dell’emergenza 118 e della protezione civile. Un modo per dire grazie ai volontari che operano in Piemonte e in Valle d’Aosta. Un ringraziamento a tutte le associazioni tra cui Anpas, una grande associazione di volontariato in ambito sanitario che in questi due anni e mezzo di pandemia ha dimostrato una capacità di tenuta, di aiuto e sostegno a chi faceva più fatica. Anpas è un valido supporto alle istituzioni ospedaliere e alle varie realtà dell’ambito sanitario. I volontari donano tempo, energia, cuore, non sanno a chi, ma sanno perché».

 

Luigi Genesio Icardi, Assessore alla Sanità Regione Piemonte: «È stato un piacere partecipare alla Giornata del Soccorso, soprattutto per dire grazie al mondo del volontariato che rende possibile l’assistenza sanitaria. Volontari che dedicano tempo, sottraendolo alle famiglie, per dare un servizio agli altri. Tutte le organizzazioni del soccorso, a cominciare dall’Anpas, sono davvero indispensabili. Come rappresentante delle istituzioni credo che sia doveroso dire grazie di cuore».

 

Il bando Missione Soccorso di Fondazione Crt, operativo nel campo dell’emergenza sanitaria, assegna contributi alle associazioni di volontariato convenzionate con il Sistema 118 della Regione Piemonte e della Regione Autonoma Valle d’Aosta per l’acquisto di autoambulanze da destinare al servizio di soccorso di emergenza. Il progetto Missione Soccorso garantisce il ricambio delle autoambulanze non più convenzionabili operanti sul territorio per il mantenimento dell’efficienza del servizio di emergenza sanitario.

Il bando Mezzi di Protezione Civile di Fondazione Crt è rivolto alle associazioni di volontariato non profit che svolgono attività di protezione civile nel territorio delle Regioni Piemonte e Valle d’Aosta, premiando l’altissimo valore sociale dell’impegno dei volontari.

Elenco delle associazioni Anpas premiate:

Croce Verde Alessandria (Al), Croce Verde Ovadese (Al), Croce Verde Asti (At), Associazione Volontari Protezione Civile Città di Asti (At), Croce Verde Mombercelli (At), Croce Verde di Nizza Monferrato (At), Croce Verde di Saluzzo (Cn), Gruppo Volontari Ambulanza del Vergante (No), Pubblica Assistenza Novara Soccorso (No), Volontari del Soccorso Cusio Sud Ovest di San Maurizio d’Opaglio (No), Gres Gruppo Radio Emergenza Sizzano (No), Croce Verde Cumiana (To), Croce Bianca di Orbassano (To), Croce Verde di Pinerolo (To), Croce Bianca di Rivalta di Torino (To), Croce Verde Rivoli (To), Croce Verde Torino (To), Croce Giallo Azzurra Torino (To), Croce Verde Vinovo Candiolo Piobesi (To), Croce Bianca Volpianese (To).

L’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) Comitato Regionale Piemonte rappresenta oggi 82 associazioni di volontariato con 10 sezioni distaccate, 10.425 volontari (di cui 4.062 donne), 5.753 soci, 640 dipendenti, di cui 71 amministrativi che, con 436 autoambulanze, 226 automezzi per il trasporto disabili, 261 automezzi per il trasporto persone e di protezione civile e 2 imbarcazioni, svolgono annualmente 534.170 servizi con una percorrenza complessiva di 17.942.379 chilometri.

 

Mattarella agli allievi: “Rappresentate il futuro dell’Esercito“

Alla presenza del Presidente della Repubblica inaugurato l’Anno Accademico e Scolastico 2022 – 2023 degli Istituti di Formazione dell’Esercito.
Torino, 7 ottobre 2022. Presso il Palazzo dell’Arsenale di Torino, sede del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del Ministro della Difesa, On. Lorenzo Guerini, del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Pietro Serino, e di numerose altre autorità militari, civili, religiose e accademiche è stato inaugurato l’Anno Accademico/Scolastico 2022 – 2023.
Dopo l’indirizzo di saluto del Comandante per la Formazione, Specializzazione e Dottrina dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Carlo Lamanna, il Presidente della Fondazione Museo delle Antichità Egizie, Dott.ssa Evelina Christillin, ha tenuto una Lectio Magistralis sul tema “Sostenibilità, diritti e valori nello sport e nella cultura del terzo millennio”.
A seguire sono stati premiati gli Ufficiali e gli Allievi frequentatori, primi classificati nel merito complessivo al termine del 1° anno di corso.
Il Presidente Mattarella rivolgendosi agli allievi ha detto: “Rappresentate il futuro dell’Esercito, coloro che, nel corso degli anni futuri, interpreteranno questa storia gloriosa che l’Esercito conserva e ha sviluppato. In questa prospettiva siete chiamati al servizio dell’Italia e delle sue democratiche Istituzioni. Un compito importante per il quale vi rivolgo gli auguri più grandi per i vostri studi, il vostro futuro e la vostra carriera. Auguri.”
L’Onorevole Guerini è intervenuto affermando: “Viviamo una stagione caratterizzata da molteplici focolai di crisi, in atto o in potenza. Un Paese importante come l’Italia è chiamato ad essere protagonista, all’interno dei consessi internazionali e nell’ambito delle Alleanze di cui è parte, per dare il suo contributo per la stabilità di diverse parti del mondo, in primo luogo nella vasta area dove risiedono i nostri interessi nazionali, ossia il Mediterraneo”.
Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, nel suo intervento, ha evidenziato: “La mia responsabilità e quella degli attuali dirigenti della Difesa, è di operare con determinazione e senza riserve affinché Voi possiate disporre di quanto di meglio la tecnologia possa offrire, oggi e in futuro. Non siete soli, anche perché Voi ereditate un mondo di valori etici e morali di portata assoluta. La Costituzione italiana, i principi di libertà e democrazia, la salvaguardia della persona umana e dei suoi diritti umani, il sostegno senza riserve ai nostri cittadini, rappresentano un patrimonio che abbiamo contribuito a costruire e che difendiamo tutti i giorni, in Italia e a livello internazionale. Ricordate che nei momenti di difficoltà e di crisi sarete il punto di riferimento per tutto il Paese.”
Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, prima dell’apertura ufficiale dell’Anno Accademico/Scolastico 2022-2023 in collegamento con tutti gli Istituti militari dell’Esercito – la Scuola di Applicazione dell’Esercito di Torino, l’Accademia Militare di Modena, la Scuola Sottufficiali dell’Esercito di Viterbo, la Scuola di Lingue Estere dell’Esercito e le Scuole Militari “Nunziatella” e “Teulié”, ha sottolineato: “a Torino c’è il nostro passato ed il nostro futuro; a Torino e nelle altre Scuole e Accademie dell’Esercito prendiamo coscienza della nostra identità e prepariamo le nostre Allieve ed i nostri Allievi ad operare nel complesso mondo contemporaneo, a lavorare integrati con gli altri ed a spendersi per gli altri. In tempi come questi, gli Italiani hanno sempre guardato con fiducia all’Esercito. E noi, come nel passato, per gli Italiani ci saremo….sempre ”.
I suggestivi rintocchi della “Campana del Dovere” hanno suggellato il momento solenne, richiamando tutti i frequentatori alla responsabilità e all’impegno assunto nei confronti dell’Istituzione e quale motivo di deferente ricordo per tutti coloro che, nel rispetto del giuramento prestato e del dovere assunto, hanno sacrificato la propria vita per il bene dell’Italia.
I percorsi formativi degli Istituti di formazione dell’Esercito prevedono, oltre alla classica preparazione di carattere tecnico-militare, un ricco e armonico complesso di discipline a livello scolastico e universitario. Ogni anno i corsi sono frequentati da 1300 Ufficiali, 500 Sottufficiali, 700 Allievi Ufficiali e Sottufficiali e 300 studenti delle Scuole Militari. Ad essi si aggiungono circa 1400 frequentatori dei corsi, militari di ogni grado e personale civile, presso la Scuola di Lingue Estere dell’Esercito, in ben 24 diverse lingue straniere. La consolidata collaborazione con i prestigiosi Atenei universitari di Torino, Modena e Reggio Emilia, Viterbo e Perugia, unitamente agli Uffici Scolastici delle città di Napoli e Milano garantisce l’alta qualità della formazione culturale degli allievi.

Le delizie del Piemonte conquistano Kitzbühel

Dal 13 al 16 ottobre Kitzbühel, la bella cittadina del Tirolo, si unirà in gemellaggio con la regione Piemonte per un’edizione speciale del suo tradizionale festival gastronomico. 4 giorni di festa in cui i profumi e i sapori del Piemonte invaderanno le strade della “città del camoscio” e porteranno in tavola tajarin e gröstl, tartufi e canederli, e le più preziose etichette di vino delle Langhe.

Torna Portici di carta, “A Torino la cultura è una passeggiata”

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15ª EDIZIONE sabato 8 e domenica 9 ottobre 

Libri, letture, incontri, dialoghi, laboratori, passeggiate,
degustazioni, azioni pittoriche
con autrici e autori italiani e internazionali

Dedica a Fruttero & Lucentini

Mini Portici + Portici a Scuola per bambine e bambini

Editori ospiti: e/o e Camelozampa

Due km di libri con editori e librerie lungo i portici

Da lunedì 3 ottobre iniziative di avvicinamento con Portici Off

www.salonelibro.it

Due chilometri di libreria lungo i portici del centro 140 appuntamenti legati al libro: Portici di Carta, la manifestazione letteraria che trasforma Torino in una delle librerie all’aperto più lunghe del mondo e in una straordinaria festa della comunità del libro, torna sabato 8 e domenica 9 ottobre 2022 con la sua quindicesima edizione.

Il centro di Torino e i suoi eleganti portici, patrimonio architettonico del capoluogo piemontese, accoglieranno lettrici e lettori di ogni età con la presenza di librerie torinesi e editori piemontesi e con la proposta di un programma culturale caratterizzato da incontri, dialoghi, celebrazioni editoriali, dediche autoriali, passeggiate e degustazioni letterarie, letture, laboratori per bambine e bambini, azioni pittoriche in piazza, letture ad alta voce, accogliendo scrittori e scrittrici da tutta Italia, bibliotecarie, bibliotecari, insegnanti e volontari.

Dopo alcuni anni di assenza, a Portici di Carta riapprodano autrici e autori internazionali, come nell’originario spirito della manifestazione, ritornano gli editori ospiti, che per questa quindicesima edizione saranno Edizioni e/o e Camelozampa, e viene riproposta la dedica a personalità emblematiche della narrativa italiana: il doveroso ricordo, tra incontri e passeggiate letterarie, andrà a Fruttero & Lucentini, a cinquant’anni dalla pubblicazione de La donna della domenica, a dieci anni dalla morte di Fruttero e a vent’anni dalla scomparsa di Lucentini. Un omaggio anche a Piero Angela, torinese e amico da sempre del Salone Internazionale del Libro di Torino.

Novità 2022: la nuova iniziativa Portici a Scuola, gli incontri nelle scuole di Torino – realizzati in collaborazione con Piemonte Rete Libri, Camelozampa, Giunti, Editoriale Scienza e Piemme –, e le degustazioni letterarie Il giro del mondo in 40 libri per confrontarsi sui temi della multiculturalità.

Per il secondo anno consecutivo il programma di Portici di Carta si amplia grazie alla nuova anima “off” dell’iniziativa, con Portici Off: gli appuntamenti nei giorni precedenti, a partire da lunedì 3 ottobre, nelle librerie e negli spazi delle Circoscrizioni torinesi, per coinvolgere anche la periferia nella grande festa open air del libro. E si espande anche nel centro città, coinvolgendo non solo, come consuetudine, i portici di Via Roma, Piazza San Carlo, Piazza C.L.N. e Piazza Carlo Felice con il suo Gazebo Sambuy e il Giardino Forbito, ma anche le Gallerie d’Italia-Torino – nuovo museo di Intesa Sanpaolo dedicato alla fotografia e alle arti visive –,il Museo nazionale del Risorgimento e, grazie alla collaborazione con il Centro Interculturale della Città di Torino, alcuni Caffè storici e pasticcerie (Stratta, Caffè Torino, Costadoro, Mokita, Turin-Vermouth).

La maggioranza degli appuntamenti sono a ingresso gratuito.

>> Programma completo e aggiornamenti su salonelibro.it.