Oggi i passeggeri in attesa del decollo hanno festeggiato con una torta celebrativa tagliata da Isabel Wagner, Customer Service Duty Manager di British Airways e Francesca Soncini, Responsabile Relazioni Esterne dell’Aeroporto di Torino. Il volo collegherà ogni sabato e domenica Torino con il terminal 5 dell’aeroporto di Heathrow per tutta la stagione invernale, permettendo ai turisti inglesi di raggiungere facilmente le stazioni sciistiche delle Alpi Occidentali e ampliando le opportunità dei piemontesi per volare, oltre che nella capitale britannica, anche in Nord America. Si arricchisce così l’offerta di British Airways sullo scalo di Torino: la compagnia serve infatti anche la rotta con l’aeroporto di Londra Gatwick.
Nuovi incendi in montagna
La Valle di Susa è’ ancora colpita dagli incendi. Nella notte i vigli del fuoco e i volontari Abi erano già al lavoro per spegnere le fiamme nei boschi di Caprie e Villardora. In questo ultimo centro abitato, scrive Repubblica, una donna era stata fatta evacuare dalla casa lambita dall’incendio, ma ha già fatto rientro nella propria abitazione. Con la luce del giorno sarà più facile spegnere i focolai residui, ma preoccupa il forte vento di queste ore che alimenta le fiamme. Un rogo è divampato ieri anche a Rubiana. Sugli incendi c’è sempre l’ombra dei piromani.
(foto archivio)


FINO AL 19 FEBBRAIO 2018
La mostra, ideata per essere itinerante, presenta in anteprima mondiale in Palazzo Madama a Torino, il Gianfranco Ferrè (Legnano 1944-Milano 2007) meno noto e celebrato, ma non per questo meno intrigante e suggestivo per la genialità artistica e la sontuosa eccentricità delle creazioni esposte: del grande “architetto della moda” – come Ferrè era spesso soprannominato per essersi laureato in Architettura al Politecnico di Milano nel 1969 – esponente di punta del made in Italy, l’aulica Sala del Senato del Palazzo subalpino presenta infatti i gioielli e gli ornamenti da lui ideati e disegnati per accompagnare gli abiti nel magico rituale della sfilata. Un Ferrè dunque visto e raccontato “sotto un’altra luce”. Non il Ferrè delle collezioni moda universalmente conosciute, degli abiti creati attraverso una visione stilistica grandiosa e strutturata o delle celebri camicie bianche (capo icona delle sue creazioni, su cui tre anni fa fu anche progettata al Museo del Tessuto di Prato la grande retrospettiva “La camicia bianca secondo me”) o ancora delle “vesti scultura” realizzate per la maison Christian Dior, per le cui linee femminili fu Direttore Creativo dal 1989 al 1996; ma il geniale inventore di quegli “orpelli” da sogno, gioielli-ornamento frutto di una rigorosa mai anarchica creatività “che entra subito in simbiosi – scrive bene Rita Airaghi, direttore della Fondazione Gianfranco Ferrè – con
l’abbigliamento, in un intreccio impossibile da sciogliere in termini di progettazione e ispirazione, sperimentazione e fascinazione”. Organizzata e prodotta dalla Fondazione Gianfranco Ferrè (nata nel 2008 con lo scopo, fra gli altri, di gestire un archivio vestimentario di circa 3mila fra capi e accessori appartenenti alle collezioni Gianfranco Ferrè Donna, Uomo e Alta Moda) e Fondazione Torino Musei, la rassegna presenta ben 200 di quegli oggetti-gioiello che ripercorrono per intero la
vicenda professionale e artistica del celebre stilista italiano. Realizzati per sfilate dal 1980 al 2007, sono esposti insieme ad alcuni capi “in cui è proprio la materia-gioiello a inventare e costruire l’abito, diventandone sostanza e anima”. Del resto, furono proprio “bijoux” e “accessori” a rappresentare il primo momento creativo di Ferrè: “Ne realizzò alcuni all’Università – ricorda ancora Airaghi – bracciali e collane in cuoio, molle industriali, minuterie metalliche,troppo all’avanguardia per un tempo in cui il bijou che volevano le ‘sciure’ era il falso oro, il falso argento, la falsa perla”. E lo stesso Ferrè testimonia a parole, negli appunti per le sue lezioni tenute in tutto il mondo (nel marzo 2007, pochi mesi prima della scomparsa, fu
anche nominato Presidente dell’Accademia delle Belle Arti di Brera), la grande passione per un campo sperimentale come quello legato all’oggetto ornamentale approcciato sempre con la geometrica rigorosità dell’architetto ma anche con una sorta di esotico misticismo trasmesso forse a Ferrè dai lunghi e frequenti soggiorni in India. “Il gioiello – scriveva– ha avuto in passato straordinarie valenze rappresentative, come simbolo di ricchezza, potere, prestigio, autorità. Ora è soprattutto un mezzo per la rappresentazione di se’. Come l’abito e forse più dell’abito”. E aggiungeva: “Non sento la minima differenza fra ‘sognare’ un abito o un gioiello”. E di ciò si ha netta percezione nella mostra a Palazzo Madama, dove la curatrice Francesca Alfano Miglietti ci presenta “pietre lucenti, metalli smaltati, conchiglie levigate, legni dipinti, vetri di Murano, ceramiche retrò, cristalli Swarovski e ancora legno e cuoio
e ferro e rame e bronzo, nel susseguirsi di un incantato orizzonte di spille, collane, cinture, anelli, bracciali, monili”. Di grande interesse anche l’allestimento della rassegna affidato a Franco Raggi, costretto a mediare e a mettere insieme due dati oggettivi, spesso contrastanti: l’imponenza del Palazzo ospitante e le “curiosità formali” e gli “azzardi estetici” dei gioielli dello stilista. Mediazione risolta con bizzarro acume,“in una serie ordinata – precisa Raggi – di sei contenitori in struttura di ferro”, vere e proprie “gabbie” nelle quali “imprigionare e difendere queste creature fragili e strane”; gabbie volutamente “arrugginite” , brutalmente esposte alla loro “povertà materiale” (Pop Art) per non “competere con la grandiosità dello spazio e la ricchezza degli ornamenti” e tutte e sei appoggiate su una pedana tecnica, anch’essa arrugginita. ” A Gianfranco – conclude Raggi – la ruggine piaceva molto. Non so perché”.
Gianni Milani
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“Gianfranco Ferrè. Sotto un’altra luce: Gioielli e Ornamenti”
Palazzo Madama – Sala del Senato, piazza Castello, Torino, tel. 011/4433501; www.palazzomadamatorino.it
Fino al 19 febbraio 2018
Orari: lun. – dom. 10/18; chiuso il martedì
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Nelle foto, dall’alto:
– Gianfranco Ferrè: “Collana medaglie”, 1991, ottone galvanizzato oro lucido, strass Swaroski, crystal, vetro
– Gianfranco Ferrè: “Bracciale leone”, 1992, ottone galvanizzato bronzo
– Gianfranco Ferrè: “Collana leoni”, 1993, ottone galvanizzato oro lucido, strass Swaroski, crystal, pietra in vetro, resina sintetica
– Gianfranco Ferrè: ” Collana ricciolo”, 1985, ottone galvanizzato oro lucido
– Gianfranco Ferrè: ” Collana foglie”, 1993, ottone galvanizzato oro opaco
di Pier Franco Quaglieni
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Il Corriere Torino – Il nuovo libro di Veneziani – La ritirata – Giordana promosso?
Il Corriere Torino
La notizia della settimana è l’uscita del Corriere di Torino che davvero rappresenta una grande novità. La concorrenza e la fine del monopolio de “La Stampa” in Piemonte è un fatto storico. La concentrazione editoriale tra “La stampa” e “Repubblica” aveva segnalato la fine di un minimo di pluralismo che Torino forse non conobbe se non nei tempi d’oro della “Gazzetta del Popolo” che seppe tenere testa al quotidiano prima di Frassati e poi di Agnelli. Le esili esperienze legate alla rinascita della “Gazzetta” non rappresentarono nulla di significativo,malgrado gli sforzi di Ferruccio Borio che portò il giornale della Fiat ad una diffusione capillare che decretò la fine della Gazzetta di Vecchiato e poi di Torre. Ci si doveva accontentare di un qualche pluralismo interno al gruppo con “Stampa sera” che ebbe direttori autonomi che impressero al giornale una linea non sempre coincidente con quella del giornale del mattino.Luca Bernardelli,ma anche Michele Torre direttori di “Stampa sera” lo testimoniano. Morta “Stampa sera”, finì anche quell’esperienza che fu vivace ed aperta al confronto di opinioni. L’insignificante “Giornale del Piemonte”,passato alle cronache per non pagare i giornalisti,ha un’incidenza pari allo zero nel panorama informativo torinese.”Torino cronaca”,sempre informatissimo nelle più minute notizie, è un giornale popolare che può soddisfare un pubblico molto modesto e fomentare un certo qualunquismo. Sangue,sesso,soldi è un ingrediente che può far vendere delle copie,ma immiserisce il giornalismo a livello scandalistico. Solo i giornali on line rappresentano un’altra voce di Torino. Oggi scende in campo il Corriere,il maggiore quotidiano italiano con un inserto torinese di tutto rispetto.Grandi firme nazionali e locali lo caratterizzano. Non è la solita compagnia di giro.Un battitore libero come Gabriele Ferraris è un acquisto importante:un giornalista capace di scrivere ciò che pensa, liberamente. In Via Lugaro i direttori Anselmi e Calabresi hanno ridotto il giornale a portavoce del “sistema Torino”.Soprattutto Calabresi ha inferto un colpo mortale alla “Stampa” ed oggi è direttore di “Repubblica”. Maurizio Molinari ha elevato il giornale nella politica estera,ma le cronache locali lasciano ancora molto a desiderare e non riescono a rappresentare Torino e il Piemonte nella sua ricchezza. Il” Corriere “ ha un grande spazio di potenziali lettori che oggi non si ritrovano più nell’esistente. C’è da augurarsi che Il “Corriere Torino” sappia soddisfare a questa funzione,avvantaggiandosi del fatto di offrire un quotidiano nazionale di grande qualità ,il primo giornale italiano anche perché “Repubblica” ha
perso e perderà altri lettori,malgrado la piccola rivoluzione grafica all’insegna di Eugenio (Scalfari) che è diventato anche un corpo tipografico. Un giornale come il “Corriere” deve aprirsi alla città,anche a quella sommersa che si è abituata a sopravvivere avendo imparato a nuotare,se necessario,sott’acqua. Ci sono intelligenze libere a Torino che possono arricchire il nuovo giornale. L’essere uscito con una lunga biografia di Enrico Salza il primo giorno non è un buon segno. Ma un giornale non si giudica dal primo numero.C’è anche gente che non ha mai baciato la pantofola all’ex presidente del san Paolo e che leggerebbe volentieri di altre storie. Il “Corriere” che si presenta con il volto di Cavour deve saper interpretare una città dalle molte voci,non tutte necessariamente di sinistra e non tutte necessariamente al servizio della Fiat o di quanto rimane del vecchio Pci nel campo della cultura. Richiamarsi a Cavour è molto impegnativo e c’è da augurarsi che i giornalisti che lavorano in quella che fu la storica sede de “La Stampa” in Galleria San Federico si impegnino a dimostrare che non si tratta solo di un richiamo pubblicitario di esordio. Al di là di Gramellini che celebra una sua vittoria personale dopo che non ottenne la direzione de “La Stampa”.
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Il nuovo libro di Veneziani
Marcello Veneziani è l’unico cervello pensante della destra e non a caso non è un militante che adesso scrive per il “Tempo”e non più sul “Giornale”. Il suo ultimo “Imperdonabili-Cento ritratti di maestri sconvenienti”(ed. Marsilio) che accomuna in agili ritratti Dante e Oriana Fallaci, Evola ed Eco, Machiavelli e Gramsci, Croce e Gentile, Guareschi a Flaiano, merita di essere letto. E’ scritto bene, è documentato, è davvero “un album di maestri e fratelli maggiori per curiosi e ribelli, conservatori e rivoluzionari, uomini e donne liberi, in cerca di pericolosi compagni di viaggio.” Scrive anche di autori a lui lontani e non usa il sistema di ignorare chi non piace. Si tratta di cento personaggi quasi tutti riusciti nel campo della cultura, della filosofia, della politica ,del giornalismo. Sfogliandolo e leggendo qua e là (è un volume di quasi 500 pagine ) si ha l’idea di avere tra le mani un atlante. Non mi ha convinto, anzi mi ha un po’ irritato il medaglione dedicato a Benedetto Croce in buona parte dedicato alla ventennale convivenza del filosofo con Angelina Zampelli morta prematuramente nel 1913. Croce è tanto di più,lo stesso veneziani lo colloca nel capitolo “Le idee che mossero il secolo”.Ben diverso trattamento ha Norberto Bobbio ritratto in modo esemplare, malgrado l’abisso che esiste tra Veneziani e il filosofo torinese. E’ un libro comunque molto apprezzabile, da leggere. Alla libreria Feltrinelli di Galleria “Alberto Sordi” a Roma era esaurito. Già dai primi giorni un grande successo anche “in partibus infidelium”.
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La ritirata
Se si guarda a dopo Piazza san Carlo, si può dire che Torino dalla cena in bianco saltata in avanti ha collezionato solo brutte figure. Il fatto che si salti anche Cioccolatò è significativo. Io ero sempre ad esso contrario nelle piazze auliche dove lo volle Chiamparino, ma si tratta di un evento turistico abbastanza importante. E’ facile accusare gli organizzatori che non rispettano i patti, la verità è che Appendino e i suoi dilettanti non sono all’altezza neppure di gestire un evento come Cioccolatò. E che dire del Capo d’anno trasferito dalla piazza al pala Alpitour,in più anche a pagamento. Bastava farlo in piazza Vittorio o in un’area periferica da lanciare. Ma i grillini mancano di inventiva ,anche quella spicciola. E’ una ritirata su tutta la linea,pressati da giudizi che indagano sui responsabili del disastro di piazza San Carlo.
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Giordana promosso?
Dalle carte d’inchiesta sulla triste vicenda di piazza San Carlo emergono alcune mail “corrette” o sbianchettate dal capo di Gabinetto della sindaca Paola Giordana, questo oscuro impiegato comunale assurto ai vertici del Comune. L’ex capo di Gabinetto censurava e decideva. Ho il sospetto che una mia lettera alla Sindaca del luglio 2016 non sia mai arrivata al suo tavolo, se è vero il filtro preventivo di Giordana, novello Raspuntin della nuova zarina torinese. Adesso si parla addirittura di promuovere, seguendo procedure non proprio ortodosse, di promuovere Giordana facendolo diventare da semplice impiegato funzionario. Un premio alla sua iperattività e soprattutto ai buoni risultati raggiunti. Spero sia una notizia falsa volta a diffamare Giordana.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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Che c’entra Di Maio con il Corriere di Torino?
Ho notato alla festa del Corriere al Regio che la sindaca Appendino si è portata al seguito Di Maio, presentato sul palco come candidato premier. Cosa ne pensa?
Luigi De Lascaro
Penso che Appendino non abbia il senso delle istituzioni perché di Maio non c’entra proprio nulla. Per la verità ho visto anche gente alla festa del Regio che mi ha lasciato perplesso. Un signore che non voglio nominare è andato a sedersi nelle file riservate alle personalità, pur essendo un povero travet che forse non doveva neppure essere invitato. E poi ,lo dico con franchezza, “troppo sistema Torino” affollava il teatro. Mi ha dato fastidio,ma io credo profondamente nell’impresa voluta da Cairo con coraggio. Cairo è un vero imprenditore.
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TFF stile austerity
Gentile professore,
Cosa ne pensa di Torino film festival in edizione economica 2017?
Io di Film festival in edizione lusso e in edizione economica ne penso un gran male. Ho anche fortissimi dubbi sul modo in cui è stato gestito il museo del Cinema. In Italia basta il festival di Venezia,è quasi superfluo quello di Roma voluto da Veltroni. In Francia c’è un festival solo ,quello di Cannes, di livello davvero internazionale. In Italia proliferano i festival con i filmati finanziati dal contribuente e occasione per incontri tra addetti ai lavori che coinvolgono pochissimo pubblico. Queste sarebbero spese da tagliare inesorabilmente. Mentre la vera cultura viene silenziata, il panem et circenses, sia pure in modo ridotto, continua ad imperversare. La rinuncia al Lux la dice lunga sul pubblico di Film Festival.
Da oggi, domenica, a Torino scatta il divieto di circolazione per i veicoli diesel fino a Euro 5, oltre che per per quelli a benzina, gpl e metano Euro 0. L’aumento del tasso di pm10 ha fatto decidere alla giunta comunale di inasprire le misure anti-smog. Il blocco del traffico è in vigore dalle 8 alle 19 per i veicoli adibiti al trasporto persone. Invece dalle 8:30 alle 15 e dalle 17 alle 19 non potranno circolare quelli adibiti al trasporto merci (gpl/metano possono circolare). Oggi nella zona centrale Ztl, per la domenica ecologica, il blocco coinvolgerà tutti i mezzi di trasporto privati dalle 10 alle 18.
Dopo Scalfari, tocca all’Economist incamminarsi sulla via del ravvedimento e rimuovere l’antiberlusconismo come partito preso. La copertina del settimanale inglese si interroga sulla questione della tassa di successione ritenendola una vera e propria razzia da parte dello Stato che confisca una ricchezza prodotta nel passato impedendole di trasferirsi a beneficio delle future generazioni.L’Economist dà ragione al presidente Berlusconi, e già questa sarebbe di per sé la notizia. Ma gli dà ragione su una questione – la tassa di successione – per la quale Berlusconi venne pubblicamente crocifisso dalla sinistra e accusato di essere difensore dei ricchi e non già, come in realtà è, difensore della trasmissione di ricchezza e non della sua distruzione. A Berlusconi è toccata la sorte di ogni precursore che riesce a vedere là dove per gli altri è buio fitto. Salvo vedersi riconosciute le proprie ragioni dalla realtà.
Joséphine Baker a Torino
Con lo spettacolo Still My Heart Beats di Maria Olivero
Venerdì 1 dicembre a Torino alla Casa del Teatro ragazzi e Giovani, alle ore 21, andrà in scena il concept musicale di Maria Olivero, Still My Heart Beats, dedicato alla storia straordinaria di Joséphine Baker. La cantante, autrice e musicista novarese, Maria Olivero, ha riunito intorno a sé artisti di primo piano in uno spettacolo fatto di canzoni originali da lei composte e narrazione per dare voce e musica ad una donna esempio unico di generosità, impegno e altruismo. Il giusto simbolo per arrivare ai cuori e sostenere il progetto TodayProject, contro le disuguaglianze e lo sfruttamento dei minori.
Joséphine Baker è una figura importante del Novecento: fu innovatrice nell’arte, tenace nella difesa dei diritti e della giustizia sociale. Amica di Frida Kahlo, divenne la musa di grandi personaggi del secolo scorso come F. Scott Fitzgerald, Picasso, Georges Simenon, Le Corbusier, Christian Dior.
Maria Olivero, artista da sempre interessata alle grandi figure femminili della storia, incrociando la vicenda umana e artistica di Joséphine Baker ne ha compreso la potenza e il valore simbolico, e ha costruito Still My Heart Beats, uno spettacolo fatto di canzoni originali e parole che seguono la sua vita.
L’immagine di Josephine Baker del manifesto è il ritratto dipinto di Carlo Montana.
Still My Heart Beats è parte del progetto TODAY project che fa della parola Today- oggi l’imperativo per una cittadinanza attiva, responsabile, consapevole. Per informazioni sul progetto: www.todayproject.org
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Joséphine Baker – Still My Heart Beats di Maria Olivero
Casa del Teatro Ragazzi e Giovani – Torino
Corso Galileo Ferraris, 266
Venerdì 1 dicembre 2017 – ore 21.00
Ingresso € 15
25 novembre, Torino. In occasione della Giornata Mondiale contro la violenza di genere, l’Ordine degli Assistenti Sociali del Piemonte segnala la drammaticità del fenomeno, richiamando l’attenzione delle istituzioni sull’importante ruolo degli operatori che lavorano con le vittime e con i maltrattanti
In Piemonte, il 13,3% delle donne ha subito violenza fisica o sessuale da un qualsiasi uomo (dati Istat 2014). Nel 60-70% dei casi, le reazioni immediate (come chiedere aiuto, difendersi, rivolgersi alle forze dell’ordine) risultano essere inutili, 1 volta su 3 se l’autore è il partner e 1 su 7 se non lo è.
«Appare condiviso – afferma Barbara Rosina (Presidente degli Assistenti Sociali del Piemonte) – che il fenomeno della violenza sulle donne è pervasivo, diffuso e sommerso. E che rappresenta una problematica sociale con effetti devastanti per la vita delle vittime, dei loro figli, dei familiari e più in generale per la società».
«Tuttavia la negazione e la minimizzazione, che possono emergere in risposta ad una richiesta di aiuto, favoriscono l’esito negativo dei tentativi di uscita e l’aggravarsi di molte situazioni. In primo luogo occorre che si attivi una sensibilizzazione della collettività che richiami alle responsabilità di ciascuno di noi, come cittadini, spettatori, madri, padri, donne e uomini. Ben vengano, quindi, le campagne come #25novembreognigiorno o #dauomoauomo. Nonostante il rischio di generalizzazione – non solo non condivisibile ma anche pericoloso – di tale campagna, è importante accendere i riflettori su un problema che riguarda tutti!»
(foto: il Torinese)
“Il Movimento animalista non parla solo di animali, ma fa della difesa dei più deboli il tratto distintivo del suo programma”. Lo ha ricordato l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente del Movimento, in occasione della giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre
“La violenza contro le donne, che può sfociare nel femminicidio, è un fenomeno – osserva – grave e molto più diffuso di quel che sembra, per la scarsa propensione delle donne stesse a denunciare atti di violenza subiti in famiglia o sul lavoro, cioè proprio dove sono più frequenti. Lo Stato deve lanciare un messaggio chiaro: la vittima che denuncia sarà protetta, il responsabile o i responsabili saranno puniti. Quindi occorre, innanzitutto, garantire la certezza della pena nei casi di violenza di genere, aumentando i termini di prescrizione per i reati a sfondo sessuale, introducendo condizioni più stringenti per l’accesso ai riti alternativi o per i mezzi di impugnazione, consentendo nei casi di violenza su disabili, come stabilisce una mia proposta di legge, l’applicazione degli aggravi di pena previsti dalla legge 104. Allo stesso tempo, in tema di prevenzione e di assistenza, bisogna rendere operative le buone leggi che ci sono, cioè investire sui centri antiviolenza e sulle case rifugio. Non basta annunciare finanziamenti, che devono essere adeguati, bisogna anche spenderli, i soldi, per non ripetere la disastrosa esperienza del piano antiviolenza 2013-4 bocciato dalla Corte dei conti. Ad ogni centro sono andati in media 5.800 euro e ad ogni casa rifugio 6.700 euro, mentre dei 40 milioni assegnati dal legislatore per il piano straordinario antiviolenza, ne risultava speso, nel 2016, lo 0,02 per cento. Quei 40 milioni li hanno suddivisi tra le regioni adesso, poche settimane fa. Questo la dice lunga sul rischio di parlare tanto e fare poco”.
In occasione della giornata contro la violenza sulle donne, il Movimento animalista ha lanciato su internet una campagna per immagini: chi aderisce “ci mette la faccia” postando sui social network la sua foto mentre mostra il cartello con un fiore di loto, simbolo dell’essenza umana, e l’hashtag “#dallapartedeipiùdeboli”. Il video diffuso in rete é pubblicato sul canale YouTube del Movimento Animalista al link ed é scaricabile al link