Nuovo appuntamento dell’Associazione Nuova Generazione: incontro con il Professor Luca Ricolfi (Università degli Studi di Torino) al Teatro Alfa di via Casalborgone 16/I (ore 21.00) sul presente e sul futuro dell’Italia.
Quale futuro (politico, ma non soltanto politico) per l’Italia? Se ne discuterà martedì 12 dicembre (ore 21.00) con il Professor Luca Ricolfi, sociologo e docente di Analisi dei Dati presso l’Università degli Studi di Torino. Il nuovo incontro promosso dall’Associazione Nuova Generazione per il Bene Comune ha un titolo significativo e pregnante, “L’Italia al varco: tra populismi e proposte concrete”. L’appuntamento è al Teatro Alfa di via Casalborgone 16/I. Porteranno i loro saluti Silvio Magliano, Consigliere del Comune di Torino e della Città Metropolitana, e Giampiero Leo, Vice Presidente del Comitato Regionale per i Diritti Umani nonché Consigliere d’Indirizzo della Fondazione CRT. Modereranno l’incontro Bruno Foresi e Giulio Calabrese, Vice Presidenti dell’Associazione Nuova Generazione per il Bene Comune. Al termine dell’incontro è previsto un piccolo rinfresco per gli auguri di Natale.
Serata a ingresso libero previa prenotazione tramite il seguente modulo:
https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSeWoyaBvsinJhAVfUenuCYKM7T9-1MZFTl3wI_xXXdGH632ng/viewform.
Sfilata contro Trump
Circa trecento persone hanno manifestato oggi in corteo contro la decisione del presidente statunitense Donald Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele. La sfilata, organizzata da alcune moschee torinesi, in primis quella di via Saluzzo, è iniziata da corso Vittorio, all’altezza della stazione di Porta Nuova, e si è mossa per le vie del centro fino in piazza Castello. all’insegna dello slogan “Palestina libera”.
(foto: il Torinese)
Arriva la neve, da domani via il blocco del traffico
Con l’inizio della settimana, domani, lunedì 11, le auto diesel da Euro 3 compreso in poi tornano a circolare. Il blocco è stato tolto, questa mattina, dopi il rientro dei valori di polveri sottili al di sotto della soglia di 50 microgrammi al metro cubo. Resta in vigore il divieto solo per i diesel Euro 0, 1 e 2. Un comunicato del Comune spiega che la presenza di micropolveri nell’aria, secondo i dati validati da Arpa Piemonte, è scesa ieri ampiamente sotto i valori limite indicati dall’Unione europea e le previsioni non prevedono rialzi, anche a causa della nevicata in arrivo.
(Foto: il Torinese)
Piazza San Carlo: anche il prefetto è indagato?
Secondo alcune notizie giornalistiche anche il nome del prefetto di Torino Renato Saccone sarebbe tra le persone iscritte nel registro degli indagati per i drammatici fatti di piazza San Carlo, lo scorso 3 giugno , dove la sera del 3 giugno morì una donna e 1526 tifosi restarono feriti nella calca. Sarebbe accusato di lesioni personali, in conseguenza alle querele presentate da diversi feriti. Il prefetto, interpellato dall’Ansa, dichiara di non avere ricevuto notifiche. Nel caso, dice, ne darà lui stesso notizia.
(foto: il Torinese)


Allegri: “I ragazzi hanno dato il massimo”
“I ragazzi hanno dato il massimo. Ora bisogna crescere fisicamente per regalare ai tifosi un fine anno brillante”, scrive il ct bianconero Allegri congratulandosi con la Juventus, dopo lo 0-0 all’Allianz Stadium contro la capolista Inter. “crescere fisicamente per regalare ai tifosi un fine anno brillante”. E in sala stampa dopo l’incontro ha aggiunto:”La condizione fisica è buona, ma non ancora ottimale. Non pensavo che dopo Napoli e Atene potessimo fare una partita del genere. Oggi ho avuto la conferma che abbiamo margini di miglioramento importanti. Sta migliorando la difesa”.
di Pier Franco Quaglieni
È difficile assumere il necessario distacco critico quando si scrive di un amico. Meno che mai quando si scrive di un amico rapito dalla morte ad appena sessant’anni. Soprattutto diventa impossibile quando, scrivendo, si ripensa alle serate passate con lui, al fuoco d’artificio di battute, sempre stupendamente velenose e piene di scintillante intelligenza, che rendevano la sua compagnia qualcosa di unico. Mi riferisco a Giovanni Arpino, scrittore, giornalista, autentico uomo di cultura nel senso più ampio del termine. Quando, nel cuore della notte, seppi dell’aggravamento improvviso del suo male, ne rimasi sconvolto. Pochi giorni dopo, ci dovevamo vedere. Per anni non ci eravamo frequentati: io sono allergico allo sport, soprattutto al calcio, ed Arpino è stato giornalista sportivo di rara competenza. Ma i suoi libri li ho sempre letti, tutti e sempre d’un fiato. Il suo libro più bello è forse La suora giovane, ambientato in una Torino invernale in cui sboccia un amore casto e straordinariamente poetico tra uno scapolo dalla vita grigia e monotona e una suora giovane ,bella e spregiudicata. Sono occhiate furtive alla fermata di un tram, sono speranze senza domani, che danno però un senso alla quotidianità noiosa di una città gelida non solo per il suo clima. Arpino era uno di noi: aveva cominciato a scrivere sul “Mondo” giovanissimo (mando’ un articolo a Pannunzio quand’era militare a Bra e ricevette una cartolina postale del direttore che gli annunciava la pubblicazione la settimana dopo: Pannunzio fu uno straordinario scopritore di talenti sconosciuti .
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Giovanni è stato un coerentemente fedele, nella sostanza, a quegli ideali di laicità, di indipendenza e di cultura vera che restano la testimonianza più importante di quell’irripetibile esperienza politica e culturale. Abbandonò Pannunzio, ma non i suoi ideali, per un giornale più diffuso e abbastanza lontano dal “Mondo come ha ricordato Giovanni Tesio. Fu però una parentesi breve. Era poi entrato a “La Stampa” con Alberto Ronchey (Giulio De Benedetti, il vecchio direttore, lo riteneva troppo «letterato ed artista» per fare il giornalista) , passando successivamente al “Giornale” di Indro Montanelli. Nel conformismo postsessantottino in cui la cultura veniva confusa con i volantini demagogici e con le scritte sui muri, Arpino si era ribellato, passando con Montanelli, quasi per reazione. Commise in buona fede un grave errore , presentando a Montanelli un giovane torinese che sarebbe diventato il diffamatore seriale per antonomasia, ma Giovanni non poteva immaginare il futuro . Vedendo com’era amministrata Torino durante il decennio “rosso” da alcuni assessori, Arpino fu uno dei pochi che ruppe il plumbeo conformismo di quegli anni. Sparò a zero su tutto e su tutti, senza pietà e senza calcolate prudenze. Ricordo un memorabile dibattito che facemmo insieme sulla devastante «rivoluzione tranviaria» dell’82: uno scrittore del suo calibro non esitò un attimo a scendere in campo al mio fianco contro una «riforma» (si fa per dire) che solo pochi militanti potevano accogliere ,senza alzare la voce. Ed allora – ricordo – usò i toni aspri della polemica più vigorosa, quella vis che il linguaggio disossato ed esangue dei politici non conosce più. Giancarlo Quagliotti tanti anni dopo riconobbe con me quell’errore che portò ai maxi tram, bloccando i lavori della Metropolitana sotterranea.
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Arpino è stato un intellettuale intero che ha saputo coniugare insieme letteratura ed impegno civile, senza mai lasciarsi ingabbiare nel conformismo dei partiti. Egli fu anche un uomo che sapeva amare la vita, anche se alcune angosce che lo tormentavano, gli consentirono raramente di goderne appieno. Definì Torino una città fra Gozzano e il metallo (immagino dell’industria); ebbene, proprio uomini come lui ci hanno dimostrato come, in mezzo a nostalgie crepuscolari o alla cosiddetta «monocultura» industriale, potessero esistere anche uomini che hanno dato dignità intellettuale ad una città ambigua e monotona, ribelle e conformista nello stesso tempo. Nato a Pola, sentiva in modo particolare l’esodo giuliano-dalmata e la tragedia delle foibe. Fu tra i primi a parlarne molto prima che gli storici, se escludiamo Gianni Oliva, affrontassero quel tema scottante sul quale bisognava svicolare. Anche qui andando, come sempre, controcorrente. E’ morto troppo presto e solo l’amico Bruno Quaranta gli e ‘ stato fedele. Massimo Romano ha scritto su di lui delle belle pagine. Quando inaugurammo via Arpino ,la vedova Caterina mi volle con lei. Il sindaco Maria Magnani Noya non andò ai suoi funerali e dopo qualche giorno lo commemorai io al Centro Pannunzio, ricordando anche il suo inseparabile gatto siamese. Fui io ad inaugurare la bella biblioteca che il sindaco Erminia Zanella volle dedicargli a Gambasca. Un segno che Giovanni non è stato dimenticato.
Campo nomadi, le reazioni politiche
L’assessore all’Ambiente del Comune di Torino, Alberto Unia:
“Non esistono soluzioni semplici né immediate a problemi complessi, ma a differenza di chi oggi cerca la polemica strumentale dopo aver fatto finta di niente per anni, sottovalutando il problema, questa amministrazione ha dimostrato con i fatti di voler superare i campi rom nell’interesse del quartiere, dei cittadini e di tutto il territorio”.
Osvaldo Napoli, capogruppo di Forza Italia al Comune:
L’ennesima aggressione partita dal campo nomadi di via Germagnano contro un operaio di Amiat segnala, dopo analoghi precedenti episodi, l’urgenza per la giunta Cinquestelle di assumere una soluzione radicale sulla presenza di quel campo. Invocare un intervento del prefetto e una vigilanza rafforzata delle forze dell’ordine, come chiede la M5s, è senz’altro utile ma certo non risolutivo. La soluzione può venire soltanto da un’assunzione di responsabilità piena da parte della Giunta comunale, l’unico organo titolato per dare una risposta amministrativa.
di Pier Franco Quaglieni
Israele e Trump – De “Repubblica” ed altro – Scuole fredde, teste calde – Cuochi e chef
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Israele e Trump
Il Presidente degli Usa Trump ha deciso di traferire l’ambasciata americana in Israele a Gerusalemme,un atto promesso e non mantenuto anche da altri Presidenti americani,considerando il clima perturbato in Medio Oriente. La decisione di Trump difficilmente può essere condivisa. Gettare benzina sul fuoco in questo frangente internazionale e’ quanto di peggio si possa fare.Chi scrive e’ stato sempre un fermo e costante sostenitore di Israele e del suo diritto ad esistere,ma non può condividere un gesto politico che sta creando nuove violenze e nuove tensioni. Il valore della pace e’ preminente rispetto a tutto.Ha ragione Papa Francesco che sostiene la necessità della prudenza. Oggi il mondo arabo diviso potrebbe trovare linee comuni proprio in nome della solidarietà con i Palestinesi. Gerusalemme e’ la città di tre religioni e va rispettata come città della pace e non porla come pomo di discordia. Nella politica estera americana ci vuole equilibrio e saggezza,l’idea di imitare Reagan di fronte alla Libia e’ un’idea sbagliata ,come fu un gravissimo errore quello di Obama di fronte a Gheddafi. La minaccia dell’Isis va combattuta ,dandole priorità con realismo politico e non con atti ,magari condivisibili in linea di principio,ma inopportuni in questo momento.Difendere Israele comporta un’accortezza che Trump drammaticamente non possiede.
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De “Repubblica “ed altro
La manifestazione di estremisti di destra sotto la sede del quotidiano “La Repubblica” va condannata con fermezza perché evoca oggettivamente lo squadrismo. Il miglior modo per manifestare contro il giornale di Scalfari, Mauro e Calabresi e’ non acquistarlo in edicola. Io non lo compro mai e divido le persone tra chi si informa solo su quel quotidiano e chi non si abbevera sulle pagine di quel giornale che pure fu una grande novità del giornalismo italiano. Ma non si può neppure sostenere che i giornali non possano essere contestati con manifestazioni, specie se si tratta di giornali-partito. In ogni caso, gli stessi estremisti in questione stanno dando una mano a chi oggi vuole creare nel Paese un clima di intolleranza ,evocando i fantasmi del passato. Un pericolo fascista oggettivamente non esiste perché le sorti di una democrazia malata si giocheranno con un voto democratico nella prossima primavera .In Italia nessuno può evocare il clima della Repubblica di Weimar. La nostra e’ una Repubblica malandata e rissosa, spesso inconcludente, ma non siamo giunti a questo punto. Sia pure con un sistema elettorale che già adesso si sta rivelando poco utile a governare, si può pensare al domani. Il vero pericolo sono i 5 stelle per la loro incompetenza e impreparazione. Non scambiamo i fantasmi del passato remoto con i problemi dell’oggi.
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Scuole fredde, teste calde
Alcune scuole torinesi sono rimaste al freddo. Gli studenti sono subito scesi in agitazione bloccando le lezioni. Sicuramente non si può svolgere un lavoro didattico proficuo al freddo. Ma trarne spunto per far casino non appare lecito. Io ricordo di aver insegnato nella mia giovinezza al liceo “Cottini” che aveva un impianto di riscaldamento inadeguato. Per quattro anni feci lezione con il cappotto e il cappello in testa. Erano gli anni del terrorismo e in quella scuola circolavano i volantini delle Br ed alcuni colleghi erano apertamente favorevoli se non contigui al terrorismo. Non ricordo che gli allievi avessero da eccepire sul riscaldamento, venivano a scuola con la giacca a vento. Forse il caldo della politica, di una certa politica sostituiva i termosifoni mal funzionanti. Quando entrai per la prima volta nel mese di novembre in quella scuola, un bidello mi chiese sorpreso perché avessi lasciato il soprabito in sala professori. Io rimasi stupito da quell’interrogativo così strano. Lui mi avverti che avrei potuto non più ritrovarlo al momento dell’uscita perché in quella scuola rubavano tutto .Dopo poco mi resi conto che il riscaldamento non funzionava e dovetti munirmi di cappotti adeguati, rifiutando io di indossare l’eskimo di tanti colleghi che nei collegi docenti volevano la votazione per alzata di mano e parlavano come piccoli agitatori politici.
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Cuochi e chef
Anche a Torino sta montando l’idea che la cucina debba essere affidata non ai cuochi esperti, ma agli chef più o meno stellati che vanno più in tv che non ai fornelli. Oggi una parte di avventori tende ad andare al ristorante non tanto per gustare un determinato piatto, ma per vantare di aver assaggiato i virtuosismi di uno chef, per usare le parole di Roberto Robazza in un pregevole articolo uscito su “Civiltà della tavola”, mensile dell’Accademia Italiana della Cucina ,l’istituzione fondata dal grande Orio Vergani nel 1953 e che ha a Torino tanti accademici significativi, in primis Elisabetta Cocito, che ha scritto un godibilissimo articolo sul viaggio alla ricerca dei cibi genuini nella Valle del Po fatto da Mario Soldati nel 1957 alla tv . All’Accademia non ci si lascia condizionare dalle mode e si esprimono valutazioni sui locali dove si cena. Il cuoco dovrebbe essere il mezzo, osserva Robazza, per raggiungere il fine rappresentato dal buon cibo . Oggi si tende a concentrare tutto sullo chef, spesso a prescindere dal cibo offerto. Potremmo fare degli esempi anche a Torino, senza arrivare a Milano dove questa piccola perversione ha raggiunto limiti sconvolgenti . Si potrebbe infine anche parlare del rapporto davvero incredibile tra Carlin Petrini che dovrebbe rappresentare un che di popolare come fu ARCI Gola e gli chef stellati, apparentemente, solo apparentemente ,un ossimoro. All’università del gusto di Pollenzo le due realtà si incrociano e si compenetrano fino a identificarsi.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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Le barche della Regione
Cosa ne pensa dell’idea della Regione Piemonte e dell’idea degli assessori al turismo e all’ambiente di consentire imbarcazioni con motore affittate a chiunque per favorire il turismo ?
Leopoldo Vita
Mi sembra un’ idea sbagliata. Sul Po ,viste le dimensioni del fiume a Torino, si va a remi. Si dovrebbero invece ripristinare “Valentina” e “Valentino” per incrementare il turismo. I due battelli, come tutti ricordiamo, fecero una pessima fine e nessuno più ne parla. Lasciare a chiunque la conduzione di una barca a motore e’ da irresponsabili. Già con le barche a remi degli imbarcaderi accadevano incidenti anche mortali con annegamenti di persone. Hanno ragione i canottieri ad apporsi,loro il fiume lo vivono e lo conoscono anche nelle sue insidie.
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L’addio alla mamma del professore
Caro professore, ho letto sull’edizione torinese del “Corriere della Sera” della scomparsa della sua mamma, davvero una grande nobildonna, semplice e modesta, vissuta oltre i cent’anni. Sincere condoglianze .
Gina Trossarelli
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Grazie,ho ricevuto tantissime attestazioni ,in questa triste occasione anche da persone che non conoscevo .E’ stato di grande conforto sentire vicino tanti amici come lei.
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La redazione e il direttore del “Torinese” partecipano al dolore del prof. Quaglieni per la scomparsa della cara mamma
L’impatto di Re Peperone
Il bilancio della“68a Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola” e della “21a Mostra Regionale della Toma di Lanzo e dei Formaggi d’Alpeggio” di Usseglio
I dati presentati a Torino presso la Sala Stampa della Regione Piemonte – Piazza Castello 165
Le ricerche universitarie coordinate dal dott. Giuseppe Attanasi – docente dell’Università Bocconi di Milano e dell’Università di Lille 1 – confermano il successo delle due manifestazioni. L’impatto economico totale minimo della Fiera Nazionale del Peperone 2017 è stato di 10.491.376 € – 2 volte l’impatto rilevato nel 2016, 4 volte quello del 2015 e 5 volte quello del 2014 – e sono aumentati del 15% i turisti altamente motivati che si sono recati a Carmagnola proprio per la Fiera. L’impatto economico totale minimo della Mostra di Usseglio è di di 156.006,00 €
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Giovedì 7 dicembre 2017 presso la Sala Stampa della Regione Piemonte a Torino, si è svolta la conferenza stampa di presentazione dei risultati di due qualificate ricerche universitarie sugli effetti economici, sociologici e turistici delle manifestazioni “68a Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola” e “21a Mostra Regionale della Toma di Lanzo e dei Formaggi d’Alpeggio” di Usseglio, due eccellenze della provincia di Torino e del panorama nazionale delle manifestazioni gastronomiche e culturali che confermano il loro successo anche attraverso questi dati.
La ricerca è stata condotta da un team di ricercatori coordinati e guidati dal dott. Giuseppe Attanasi, docente dell’Università Bocconi di Milano e dell’Università di Lille 1, e composto dalla dott.ssa Simona Cicognani – ricercatrice dell’Università di Verona, dal dott. Paolo Galloso – responsabile Ufficio Studi Anima di Confindustria Milano e dalla dott.ssa Sara Poli – Laurea Magistrale all’Università di Torino, con la partecipazione del Laboratoire d’Economie Experimentale de Strasbourg (LEES) – Université de Strasbourg (Francia) e del Laboratori d’Economia Experimental (LEE) – Universitat Jaume I Castellón (Spagna).
Lo scopo di queste ricerche è stato quello di misurare gli effetti economico-sociologici delle due manifestazioni sul turismo culturale nelle loro città e nella Provincia di Torino, con valutazioni che non vogliono essere semplicemente informativi sulle rilevazioni statistiche dei dati di affluenza, quanto piuttosto un tentativo di monitorare, attraverso la raccolta continuativa dei dati nel tempo, l’impatto economico ed il capitale sociale generato sull’economia locale.
Per ciò che riguarda la metodologia, le stime sono state realizzate a partire da un questionario cartaceo sottoposto ai visitatori nel corso delle due manifestazioni da parte di diversi intervistatori, studenti di istituti superiori del territorio appositamente formati per questo genere di rilevazioni.
I DATI DELLA “68a FIERA NAZIONALE DEL PEPERONE” DI CARMAGNOLA”
La ricerca mostra il livello e la natura dell’effetto positivo della manifestazione sul territorio di Carmagnola, in termini sia di qualità percepita dai partecipanti sia di impatto economico generato dalle spese dei turisti.
È stato quindi stimato l’impatto economico totale nel breve periodo determinato dall’aumento transitorio della domanda nei settori di attività maggiormente legati alla manifestazione: alloggi, ristoranti, caffè e bar, visite culturali e trasporti.
La stima dell’IMPATTO ECONOMICO TOTALE MINIMO È PARI A 10.491.376 € – 2 volte l’impatto rilevato nel 2016, 4 volte quello rilevato nel 2015 e 5 volte quello rilevato nel 2014 – e rappresenta il valore minimo della ricchezza economica prodotta dalla Fiera sul suo territorio nell’edizione 2017.
La causa di tale straordinario aumento dell’impatto economico dell’evento è stato identificato nella maggiore presenza, da 1% nel 2016 a 15% nel 2017, di turisti italiani e stranieri che si sono recati a Carmagnola nei giorni dell’evento per partecipare allo stesso, e che non vi si sarebbero recati se esso non fosse stato organizzato.
Il risultato dell’elaborazione costituisce l’IMPATTO ECONOMICO MINIMALE soprattutto per il fatto che il campione è stato ristretto considerando solo i “visitatori non originari che risiedono al di fuori della provincia di Torino e che si sono recati a Carmagnola motivati dalla Fiera”, escludendo quindi coloro che sarebbero venuti a Carmagnola anche se non ci fosse stata la Fiera, coloro che sono venuti a Carmagnola per far visita a parenti e amici e coloro che sono venuti per lavorare alla Fiera. Inoltre, l’aggettivo “minimo” indica che si tratta di una soglia inferiore anche perché potrebbero esserci altre componenti di lungo periodo (ritorno dei turisti nella zona, passaparola per la partecipazione ad altri eventi, ecc…) che questo studio ancora non compiutamente.
Per completare l’analisi dell’impatto economico dal punto di vista sociologico, è stato introdotto il concetto di CAPITALE SOCIALE ISTANTANEO, che mostra come le persone, dal semplice atto di condividere una singola esperienza comune (nel nostro caso, la Fiera del Peperone), sviluppino una fiducia maggiore nelle persone che incrociano durante l’evento, e che tale fiducia genera una maggiore spesa individuale nei prodotti della manifestazione e nei servizi del territorio che la ospita. Si è registrato un aumento del capitale sociale istantaneo del 9% rispetto al 2016, associabile sia all’esperienza di partecipazione alla Fiera che alla generazione di fiducia nei confronti del territorio che la ospita.
Per ciò che riguarda il CAMPIONE, sono stati raccolti in totale 487 questionari con una probabilità d’errore di campionamento del 4,5% (ottenuta dal test di Marbach e considerando la stima di 250000 visitatori in totale), valore di gran lunga inferiore alla probabilità limite del 10% accettata in letteratura.
Dei 487 intervistati, il 58% sono donne e il 42% uomini, il 36% ha meno di 30 anni ed il 38% ha più di 40 anni e si può quindi sostenere che l’evento attrae un po’ tutte le fasce di età. La provenienza degli spettatori è alquanto eterogenea e mostra una forte attrazione di turisti non-piemontesi, metà dei quali provenienti dall’estero,con il 31% residenti a Carmagnola ed il restante 69% composto come segue: il 7% risiede a Torino, il 17% in provincia di Torino, il 29% in Piemonte ma al di fuori della provincia di Torino (+9% rispetto al 2016, +20% rispetto al 2015, +19% rispetto al 2014), il restante 16% è composto da soggetti non residenti in Piemonte, dei quali l’8% risiede in altre regioni d’Italia e l’8% all’estero.
Per quanto riguarda l’origine degli intervistati si può dire che il turismo generato dalla Fiera non è un turismo cosiddetto “di rientro”, visto che la maggior parte dei visitatori non residenti a Carmagnola sono turisti non originari.
Riguardo alla durata della permanenza, il 94% dei turisti stranieri si è recato alla Fiera per restarci e viverla, pernottando a Carmagnola, così come hanno fatto anche molti turisti italiani non piemontesi (il 72%), magari approfittando della Fiera per visitare altri luoghi vicini a Carmagnola.
Per quanto riguarda l’alloggio utilizzato da chi resta almeno una notte, solo il 49% si è rivolto all’offerta tradizionale – alberghi, agriturismi e B&B (–15% rispetto al 2016, +37% rispetto al 2015), mentre il 42% è stato ospite di parenti e amici (+12% rispetto al 2016, +25% rispetto al 2015). L’offerta tradizionale di alloggio quindi regge e mostra un trend in crescita il legame col territorio in termini di ospitalità da parenti e amici.
Il 28% dei turisti piemontesi (ma residenti fuori dalla Provincia di Torino), il 49% dei turisti italiani (ma non piemontesi) ed il 31% dei turisti stranieri (–43% rispetto al 2016) hanno visitato quest’anno la Fiera per la prima volta, segno che l’evento svolge sempre un importante ruolo di attrazione di nuovi utenti nel territorio che lo ospita.
Per ciò che riguarda la PERCEZIONE GENERALE DELLA FIERA, la motivazione alla partecipazione allo stesso è stata alquanto eterogenea, segno di un evento maturo, che non si basa solo sull’elemento “tradizione” o sulla gastronomia. Il 13% del campione ha dichiarato di partecipare perché “l’evento rappresenta una tradizione” (–6% rispetto al 2016), il 30% per “l’offerta gastronomica” (+15% rispetto al 2016), il restante 57% si è diviso tra “per stare in mezzo a molta gente e divertirsi” (14%), “per curiosità” (29%), “per caso” (3%), “per gli ospiti delle serate” (5%), e per altre ragioni (6%).
Veniamo ora al GIUDIZIO DEGLI UTENTI SULLA FIERA. La stragrande maggioranza degli utenti pensa che si tratti di un evento culturale (81%, +19% rispetto al 2016) e di una manifestazione tradizionale (90%, +4% rispetto al 2016). Il 71% (+8% rispetto al 2016, in linea con il 2015) pensa che la qualità artistica della Fiera intesa come “spettacolo” sia elevata. Allo stesso tempo, il 94% (+11% rispetto al 2016, +15% rispetto al 2015, +40% rispetto al 2014) ritiene che si tratti di un raduno di massa, segno di come di anno in anno la maggiore affluenza di pubblico all’evento stia spostando la percezione dello stesso verso l’idea di una forma di ritrovo per un enorme numero di persone. Solitamente, nel momento in cui si perde il carattere “familiare” di un evento, avviene parallelamente un peggioramento nella percezione dello stesso. Non sembra essere il caso della Fiera del Peperone, visto che il 63% degli intervistati dà all’espressione “raduno di massa”un’accezione positiva.
Un dato molto significativo è che l’87% degli intervistati (l’89% nel 2016) parteciperebbe comunque alla Fiera anche se non fossero presenti ospiti di livello nazionale e internazionale, mentre solo il 62% (il 54% nel 2016) parteciperebbe ugualmente se non fossero presenti le piazze enogastronomiche. L’importanza di queste ultime nel motivare alla partecipazione all’evento è confermata durante questa edizione, se rapportata ai dati delle edizioni precedenti.
Per ciò che riguarda la PERCEZIONE DI ELEMENTI SPECIFICI DELLA FIERA, Come per le tre edizioni precedenti, le aree di maggiore interesse sono quelle enogastronomiche (47%) e la Piazza dei Sapori (40%) con un’offerta gastronomica ritenuta soddisfacente dal 91% degli intervistati (–1% rispetto al 2016), soprattutto a causa della sua varietà (48%) e qualità (40%), meno invece per il prezzo (4%) e la novità (8%) dei prodotti.
Per quanto riguarda invece l’offerta artistica le risposte degli intervistati indicano chiaramente che continuare ad offrire spettacoli artistici di genere diverso è la scelta migliore, vista l’eterogeneità delle preferenze dell’audience della Fiera, trovando in cima alle preferenze, per la prima volta, la Musica Tradizionale Piemontese (29%), e poi la Musica da ballo (27%), i comici (20%), la musica giovanile (16%), la musica tradizionale di altre regioni ed altri paesi (6%) ed il teatro (2%).
Veniamo ora alla spesa percepita e a quella ritenuta congrua per l’organizzazione degli spettacoli artistici, i dati evidenziano, ancora più che nelle edizioni passate, una richiesta di maggiore investimento finanziario nei pur apprezzati spettacoli artistici con solo il 48% degli intervistati (–30% rispetto al 2016) che crede che spendere meno di 30000 euro sia congruo.
I DATI DELLA “21° MOSTRA REGIONALE DELLA TOMA DI LANZO E DEI FORMAGGI D’ALPEGGIO” DI USSEGLIO
La ricerca si è compiuta per la seconda volta su questa manifestazione.
Con la stessa metodologia e gli stessi concetti utilizzati per la ricerca sulla Sagra del Peperone di Carmagnola, l’impatto economico totale della Mostra di Usseglio è di 156.006,00 € (+62% rispetto all’edizione 2016).
Per ciò che riguarda il capitale sociale istantaneo, si è osservato che il 31% dei visitatori accorda la propria fiducia “istantanea” al fatto che la Mostra Regionale della Toma di Lanzo valorizza la tradizione piemontese e in particolare promuove i prodotti di montagna.
Sono stati raccolti in totale 250 questionari su un numero totale di visitatori di circa 27.000. Il campione valutato è composto per il 45% da donne, il 55% da uomini, il 22% con meno di 30 anni di età e il 66% ha più di 40 anni.
Per quanto riguarda l’alloggio utilizzato da chi resta a Usseglio almeno una notte, il 76% ricorre all’offerta tradizionale, cioè ad alberghi, agriturismi e B&B (+51% rispetto al 2016), mentre solo il 7% è ospite di parenti e amici. Questo è un dato molto positivo per il settore turistico locale, in particolare per le strutture ricettive alberghiere.
La Mostra Regionale della Toma di Lanzo è una manifestazione in espansione. Infatti, più del 23% dei visitatori (più del 40% nel 2016) sono «nuovi» visitatori. Dei visitatori intervistati, il 33% (29% nel 2016) dichiara di partecipare alla Mostra perché “questa rappresenta una tradizione”, “per curiosità” il 20%. Il restante 47% si divide tra “per l’offerta gastronomica” (16%; 18% nel 2016), “per stare in mezzo a molta gente e divertirsi” (10%), “per caso” (3%), e “per gli ospiti delle serate” (1%). Ben il 17% dichiara di essere a Usseglio per altri motivi, soprattutto lavorativi, presumibilmente legati alla Mostra.
La stragrande maggioranza degli utenti pensa che si tratti di un evento culturale (74%; 77% nel 2016) e di una manifestazione folcloristica/tradizionale (89%; 91% nel 2016). Il 75% (stesso dato nel 2016) pensa che la qualità artistica della Mostra intesa come “spettacolo” sia elevata.
Un dato molto significativo è che la totalità degli intervistati (98%; +20% rispetto al 2016) parteciperebbe comunque alla Mostra anche se non fossero presenti ospiti di livello nazionale e internazionale.