redazione il torinese

Quintali di sigarette di contrabbando scoperte dalla Finanza

Un vero e proprio “fiume” di sigarette tra le vie di Torino quelle smerciate da un quarantenne denunciato, nei giorni scorsi, dalla Guardia di Finanza del capoluogo piemontese

I Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego hanno individuato un contrabbandiere responsabile di aver importato, dalla Romania e dalla Ucraina, alcuni quintali di sigarette di contrabbando.  G.D.S., queste le sue inziali, di origini rumene ma residente a Torino, aveva organizzato, da tempo, un florido mercato illegale del tabacco; ordini quotidiani e, addirittura, consegne a domicilio, nascondendo i pacchetti di sigarette all’interno di buste per la spesa opportunamente riempite con prodotti di uso domestico e alimenti per occultarne la visibilità. L’uomo, senza una palese occupazione lavorativa, era però intestatario di tre furgoni, utilizzati per le consegne e di alcuni box interrati nel quartiere “Parella” di Torino e a Grugliasco (TO) dove nascondeva le sigarette. I Finanzieri hanno, inizialmente, fermato l’uomo nei pressi del mercato di Corso Racconigi; controllando il mezzo, gli inquirenti hanno rinvenuto i primi 50 chilogrammi di tabacchi di tutte le marche. Da qui, le perquisizioni in via Gian Francesco Re a Torino e in alcuni box sotterranei di via Cuorgnè a Grugliasco (TO), a lui affittati in “Nero”, dove è stata sequestrata mezza tonnellata circa di stecche, occultate in un doppio fondo ingegnosamente ricavato, all’interno di un furgone. Ci sono voluti i Vigili del Fuoco per aprire un varco all’interno del mezzo, per via di un sofisticato sistema meccanico di sicurezza installato dall’uomo. Nei prossimi giorni, i Finanzieri ascolteranno anche i numerosi clienti di G.D.S., per chiedere spiegazioni in merito agli acquisti di sigarette, comprate al prezzo di 35 euro a stecca. Ora l’uomo, denunciato alla Procura della Repubblica di Torino per contrabbando, rischia sino a 5 anni di carcere e l’espulsione dal territorio dello Stato. Il carico illegale è stato sequestrato. La complessa operazione rientra nel quadro delle attività svolte, in via esclusiva, dalla Guardia di Finanza quale Polizia Economico Finanziaria a tutela della concorrenza e del mercato, nonché della vigilanza su diritti di confine e dei monopoli.

Tre italiani su dieci mentono su dove vanno in vacanza

Il meteo, la qualità dell’alloggio e la quantità di alcol consumato sono tra le bugie più comuni. Siamo i secondi più “bugiardi” in Europa

Le vacanze si avvicinano per la maggior parte degli italiani e molti già hanno iniziato a vantarsi con amici e colleghi sulle mete paradisiache scelte per questa estate e i fantastici hotel e resort in cui alloggeranno. Fino a qui nulla di strano, a tutti piace condividere l’entusiasmo e le emozioni che precedono la partenza per le tanto attese e meritate ferie, peccato però che secondo il potente motore di ricerca di voli e hotel www.jetcost.it non sia proprio tutto vero, anzi, il 32% degli italiani mente su dove va in vacanza. Tra le varie bugie non ci sono solo quelle che riguardano la qualità dell’alloggio e il tempo trovato nella località di villeggiatura, siamo soliti esagerare, a quanto pare, anche sulla quantità di alcol bevuto nei momenti di relax.

Il team di Jetcost ha realizzato un sondaggio, nell’ambito di uno studio più allargato sulle esperienze degli europei durante le loro vacanze condotto su 3.000 persone (500 per ogni nazionalità tra britannici, spagnoli, italiani, tedeschi, portoghesi e francesi) di età superiore ai 18 anni e con almeno un viaggio fatto negli ultimi dodici mesi. Inizialmente, a tutti gli intervistati è stato chiesto se avevano mai mentito o esagerato su qualche aspetto delle loro vacanze e ben il 65% ha risposto di sì; alla domanda successiva, nello specifico su cosa avevano mentito, queste sono state le risposte più comuni:

1. Sulle condizioni meteo trovate in vacanza – 33%
2. Circa la destinazione raggiunta – 32%
3. Sulla qualità dell’alloggio – 25%
4. Sulla quantità di alcol consumato – 23%
5. Sulla quantità di denaro speso – 21%
6. Sul numero delle escursioni / attività culturali fatte – 17%

A tutti coloro che hanno partecipato al sondaggio è stato chiesto anche se avevano mai dichiarato a un amico o a un membro della famiglia che si erano goduti le vacanze più di quanto avessero effettivamente fatto e il 70% ha riconosciuto di averlo fatto, mentre il 58% ha ammesso che non avrebbe mai rivelato a nessuno che la sua vacanza era stata un fallimento.

Volendo approfondire le ragioni per cui hanno mentito sulla meta della vacanza, in molti hanno detto: “Perché mi vergognavo di dire dove sono stato realmente” (34%), altri: “Perché volevo impressionare” (28%), altri ancora: “Perché non ero stato da nessuna parte” (25%) e “Non volevo essere da meno degli altri” (14%). Le bugie, è risultato, sono state dette per lo più a “colleghi” (34%), “amici” (26%) e “familiari” (13%).

Le destinazioni più gettonate in cui gli intervistati hanno inventato di essere stati, invece, Stati Uniti (33%), Europa (26%), Sud America (221%), Asia (19%) e Africa (15%).

Inoltre, il 10% di coloro che ha affermato di aver mentito sulla meta della vacanza, ha ammesso di aver anche pubblicato una falsa immagine del posto sui social network!

Per quanto riguarda i dati a livello europeo, gli italiani sono risultati secondi nella “classifica dei bugiardi” su alcuni aspetti delle loro vacanze, dietro agli spagnoli:

1. Spagnoli 68%
2. Italiani 65%
2. Portoghesi 60%
4. Britannici 58%
5. Francesi 47%
6. Tedeschi 45%

Un portavoce di Jetcost ha dichiarato: Le vacanze vanno godute fino all’ultimo e in ogni loro aspetto e gli italiani sanno bene come darsi da fare per renderle indimenticabili, anche se a quanto pare a molti questo non basta, perché, come si evince dal sondaggio, sentono chiaramente il bisogno di esagerare e mettersi in evidenza a costo di mentire su dove sono stati o cosa hanno fatto. In un mondo ormai sopraffatto dalle condivisioni sui social network, le persone sentono di dover dimostrare il loro valore agli altri e di dover sembrare al meglio in ogni occasione, ma così facendo non si godono momenti importanti e non si rendono conto che la vita non è una competizione. Una deriva pericolosa, soprattutto riflettendo sul fatto che uno su dieci si riduce a pubblicare una foto falsa sul proprio profilo pur di farsi notare”.

Storie del bosco antico per la riabilitazione uditiva

Aperta una nuova pagina sulle possibilità della rieducazione dell’udito

Nei giorni scorsi  presso l’aula ORL del Presidio Molinette grazie all’iniziativa del S.C. ORL2 Audiologia e Foniatria Città della Salute e della Scienza di Torino, Dott.ssa Carla Montuschi,  il Maestro Antonello Mazzucco e i musicisti della Fondazione Fossano Musica assieme alla voce narrante dell’attrice Giorgia Pepino, hanno interpretato alcuni racconti tratti dal libro Storie del bosco antico dello scrittore Mauro Corona, aprendo una nuova pagina sulle possibilità della rieducazione uditiva. Alcune di queste storie, pre-registrate in sola voce, erano state precedentemente anticipate ai partecipanti, portatori di impianto cocleare, in modo da preparare l’ascolto e per fare in modo di accertarsi se le storie ascoltate anticipatamente sono poi state meglio comprese rispetto a quelle direttamente riprodotte durante la rappresentazione in cui è stato presente un bellissimo  e originale accompagnamento musicale A fine rappresentazione è poi stato somministrato ai presentii un questionario.

Davanti alla tomba di Soldati pensando alla vita

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Di Pier Franco Quaglieni
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Mario Soldati mancò vent’anni fa  a Tellaro, nel Golfo dei Poeti, il 19 giugno del 1999. Poco tempo dopo mancò anche un altro grande torinese, il pittore Enrico Paulucci, amico di Soldati fin dai tempi che i due erano allievi dell’Istituto Sociale dei Gesuiti. La Torino di Soldati e Paulucci e’ molto distante da quella di oggi. Sembra che sia passato un secolo e non vent’anni. Soldati ha rappresentato la migliore torinesità che non è mai angusta e provinciale, ma aperta al mondo come dimostrarono Giuseppe Baretti e, due secoli dopo, Piero Gobetti di cui Soldati fu amico. Soldati fu un torinese che sentì  l’America come il “primo amore”. Già questo dice molto su Mario. Fu totalmente distante dal piemontesismo di un Burzio o di un Firpo, fatto di rimpianto del bel tempo antico ed anche un po’ limitato. Soldati da giovane guardava a Benedetto Croce, pur amando i suoi maestri all’Università di Torino da Lionello Venturi a Ferdinando Neri.Guardava ad un grande filosofo di dimensione internazionale come fu Croce che dialogò con i  maggiori spiriti della sua epoca . Nel mio libro “Mario Soldati.La gioia di vivere” ho raccolto un caleidoscopio di giudizi e di ricordi di questo uomo dal “multiforme ingegno “che nella vita ha fatto lo scrittore, il giornalista, il regista,il critico d’arte, il gourmet, il bon vivant, il lavoratore indefesso. Ha attraversato quasi tutto il Novecento, mantenendo un’autonomia di giudizio che gli fa molto onore, denunciando gli orrori ideologici del secolo breve senza paraocchi: antifascista e anticomunista senza incertezze. Stare insieme a lui non era mai banale perché la sua intelligenza era scintillante. Io ritengo una vera e propria grazia di Dio averlo conosciuto e frequentato per tanti anni. La nostra e’ stata un’amicizia profonda. Nell’ultima fotografia che mi ha dedicato scrisse ”Per sempre” e in effetti il suo ricordo rimarrà in me nitido e forte per sempre. Mario era un uomo dolcissimo al di là delle apparenze spavalde. Resta la sua opera che crocianamente parla per lui e che rivela un protagonista limpido di un secolo torbido e violento. Egli ha saputo testimoniarci i valori dell’uomo, dell’amore ,dell’amicizia, della bellezza. Ci ha anche saputo trasmettere la gioia di vivere. Vent’anni fa quando partecipai a suoi funerali privatissimi come unico amico ammesso ad essere presente alla breve cerimonia davanti alla sua tomba pensavo non alla morte, ma alla vita. Mario ha dato un senso alla vita, alla sua vita e a quella dei suoi lettori e dei suoi amici.Di pochissimi scrittori novecenteschi si può dire altrettanto.
scrivere a quaglieni@gmail.com
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Oggi, mercoledì 19 giugno alle ore 16 verrà reso  omaggio alla tomba di Mario Soldati al Cimitero Monumentale di Torino in corso Novara 135. Interverranno il Presidente della Regione Piemonte Cirio e il Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte Boeti. 

“Villa Morlini”

casa-chiusaIl povero Sparagnetti, che di nome faceva Gaudenzio, sacrestano pio e devoto di San Rocco, inorridì alla notizia. “Oh, mamma mia, che vergogna! Che vergogna per tutto il paese!”. Il pover uomo si teneva la testa tra le mani, scuotendola a destra e sinistra, disperato e sconvolto. L’ultima trovata del Borlazza era davvero scandalosa: trasformare Brovello Carpugnino in un set per un film di quelli scollacciati, con le attrici che interpretavano quelle signorine che un tempo praticavano il mestiere al riparo delle mura di quelle che venivano chiamate “case chiuse”. Roba da matti, da non credere alle orecchie. E già in giro c’era chi sogghignava, chi – tra amici – si dava di gomito strizzando l’occhio e chi biascicando qualche preghiera, tra un singhiozzo e l’altro, immaginava già di finire sulla bocca di tutto il Vergante. Lo Sparagnetti se li immaginava già, i discorsi ai mercati o nei bar dei paesi vicini: “Avete sentito la notizia? Quelli di Brovello metteranno su un gran casino. No, non una gazzarra..proprio un casino, di quelli dove i militari e quelli che avevano quell’abitudine andavano a dar prova della loro virilità”. E giù risate. “Una gran bella figura di emme”, sospirava il sacrestano. Intanto il Borlazza, vicesindaco factotum con l’ambizione di far le cose in grande e rimanere ( si esprimeva con queste parole..) “inciso nella memoria dei miei concittadini”, non stava più nella pelle. Nessuno aveva capito come mai la scelta del regista Amleto Ciaccorelli fosse caduta proprio su Brovello Carpugnino come set per le riprese del film ma sta di fatto che il piccolo comune aveva “bagnato il naso” alle più titolate concorrenti, da Verbania a Stersa, da Baveno ad Arona. Così, in quattro e quattr’otto Brovello, per i più ardimentosi, era diventata “Brovellowood” mentre per i critici , i bacchettoni e i benpensanti era assurta al poco edificante ruolo di “paese delle puttanate”.  Eppure, a ben vedere, i più erano attratti – per curiosità ma soprattutto per ammirazione – dalle belle donne che interpretavano le “signorine” di Villa Morlini, la casa di tolleranza che dava il titolo alla pellicola. “I bei tempi di Villa Morlini” poteva vantare un cast di prim’ordine, con le due protagoniste –  Silvietta Tocca e Melania Cantuccini – dotate di grande talento artistico ma anche di un notevole “personale”. Soprattutto la Cantuccini, ragazza dalle grandi misure del tutto naturali, non lasciava indifferente nessuno dei brovellesi di sesso maschile. Anche gli amministratori erano coinvolti nel film. Il sindaco Mariano Contatto e l’assessore Tripelli figuravano come semplici comparse mentre al Borlazza era stato proposto un ruolo un tantino più importante: quello del cliente abituale. Persino allo Sparagnetti era stata offerta una particina, da ragioniere contabile, prontamente e segnatamente rifiutata dal sacrestano che, a scanso d’equivoci, accompagnò il suo no con una decisa sgranatura del rosario e un imprecisato numero di segni della croce. In breve tempo e per qualche settimana, non si parlò d’altro sulle due sponde del Lago Maggiore.

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E anche sul lago d’Orta, nella zona di Mergozzo, in Ossola e giù, giù, a ridosso delle risaie della “bassa” novarese. Brovello, grazie al film, era sulla bocca di tutti. Nella ricostruzione scenica, accurata fin nei dettagli, nulla è lasciato al caso. Semmai si dava spazio  alla fantasia di coloro che – scrutando le ragazze che  si presentano in fantasiose combinazioni di veli , merlettature o deshabillé , in calze nere o guêpières – immaginavano di frequentare le stanze  dei bordelli di lusso, affrescate di dipinti erotici con angeli caduti in pose peccaminose e donne semivestite, mollemente sdraiate sui divani. Per i più anziani non era necessario un gran sforzo di fantasia ma semmai un rivangare lontani ricordi , rinverdendo episodi autobiografici, mentre per i giovani come il Borlazza era un tourbillon di novità ad alta tensione. Sì, perché il vicesindaco, costretto in un abito di foggia sartoriale anni cinquanta, rosso in volto come un peperone, si era talmente immedesimato al punto che il regista più volte dovette sospendere le riprese per calmarne gli ardori. E soprattutto per tagliare quel fastidioso e  ripetuto “Cavolo, cavolo” che il Borlazza non riusciva a disciplinare, intercalandolo ad ogni pur breve frase. Al vicesindaco il copione riservò anche una lunga battuta, fortemente critica nei confronti della senatrice Lina Merlin, veneta e socialista, firmataria della legge che chiuse i bordelli.  Rivolgendosi alla sua foto su di un giornale aperto sul banco dietro il quale sedeva la maîtresse Margherita, , la tenutaria della casa di tolleranza “Villa Morlini “ , nell’ultima sera d’apertura prima che chiudesse per sempre i battenti, la sera di sabato 20 settembre 1958 il Borlazza, sospirando a lungo, citava il senatore Pieraccini, uno dei più fieri avversari della Merlin, parlando delle anguille. Le anguille? Sì, le anguille. Infatti, il politico fiorentino disse “ Le anguille quando entrano in amore fanno un lunghissimo viaggio di migliaia di chilometri; vanno tutte quante a trovare il loro letto di nozze. Consideri, onorevole Merlin, quanto è potente lo stimolo sessuale!”. Solo che, detta dal Borlazza, la frase suonò ben altra, soprattutto quando aggiunse.. “Cavolo, altro che balle! Le anguille sì che ci danno dentro”. E così, tra uno stop e l’altro, prima che il regista e il cameraman dessero in escandescenze, la battuta venne cancellata, con il vicesindaco che non se ne faceva una ragione, masticando amaro ( “Che sfiga, che casa-chiusa-3sfiga..”) e il resto della troupe esasperata. Così, in breve, le riprese terminarono, con grande sollievo dello Sparagnetti, di Don Tullio e della maggior parte della comunità brovellese di sesso femminile. Un po’ d’amaro in bocca rimase, invece, al vicesindaco perché maturò il sospetto, senza capirne le ragioni vere, che l’esperienza della “Brovellowood” era quasi del tutto “andata a puttane”. Esito al quale, inconsapevolmente, aveva contribuito da protagonista, aggiungendo l’ultimo “tocco” di classe quando – rivolgendosi alle due protagoniste – le apostrofò con un sonoro “saprei io come farvi contente se vi avessi tra le mani, gallinelle”. Amleto Ciaccorelli  e la sua troupe se ne andarono da Brovello pronunciando un “grazie” piuttosto freddo e maldisposto. E al vicesindaco non restò che il pensiero, a metà tra l’incuriosito e l’invidioso, di quelle incredibili creature che, dalle acque dolci risalivano fino al Mar dei Sargassi all’unico scopo di copulare e riprodursi.

Marco Travaglini

DEBITI INGESTIBILI, SERAFINO DI LORETO ILLUSTRA COME USCIRNE

Il noto professionista bresciano spiega i benefici effetti per consumatori, aziende e privati della Legge 3/2012

Quando nacque quella che, in gergo, viene chiamata ‘Legge salva-suicidi’, l’Italia era reduce da una serie di imperdonabili perdite umane, dovute primariamente all’impossibilità, da parte di liberi cittadini ed altrettanti rispettabili imprese, di far fronte all’accumulo incontrollato di posizioni debitorie che solo un miracolo avrebbe potuto dirimere e risolvere.

Oggi la Legge 3/2012, altresì nota anche come ‘il fallimento del privato’, sta sempre più trovando larga applicazione presso i Tribunali italiani quale strumento privilegiato per restituire soggetti in difficoltà a livello dignitoso di una vita normale.

Facendo pace con il passato, e murando definitivamente la porta che ancora collegava ad esso. Tra i primissimi, in Italia, ad aver attuato con successo le disposizioni legislative in materia vi sono i professionisti di ‘SDL Centrostudi SPA’: un’azienda che vanta, caso unico del nostro Paese, un pool di avvocati, commercialisti, periti ed esperti aziendali e fiscali a vario titolo, in grado di fornire nel complesso un’assistenza globale, a 360 gradi, per le problematiche che afferiscono la gestione economica dei conti correnti e patrimoniali di privati e imprese.

In oltre 7 anni di onorato lavoro sul campo, il marchio bresciano fondato dal valente Serafino Di Loreto, già in passato stimato avvocato e docente universitario, ha recuperato un maltolto pari a oltre 250 milioni di euro ingiustamente sottratti ai legittimi proprietari (il popolo italiano) da banche e Fisco ingiusti.

Peraltro, sono in aumento i tribunali italiani che – comprendendo lo stato di crisi involontaria in cui versano moltissimi soggetti che mai, diversamente potrebbero risorgere dalle ceneri dei maxidebiti – tramite opportune procedure di legge previste proprio dalla 3/2012 consentono uno stralcio totale delle posizioni pendenti: con tagli anche di notevole rilievo, pari anche all’80% dei crediti dovuti.

Restituendo così, di fatto, la vita, il sorriso e la dignità di un futuro degno di tal nome a quanti più connazionali possibili.

 

Concerto d’Estate. Da Steve Reich

Venerdì 21 giugno, ore 21,30 / Domenica 23 giugno, ore 4,30 – Aspettando l’alba

San Secondo di Pinerolo (Torino)

Lasciarsi prendere dalle note della grande musica, immersi nella magia senza tempo di un Parco secolare. Al calar del sole. O alle prime luci dell’alba. A voi la scelta. Ben sapendo che le emozioni saranno comunque assicurate a iosa, in entrambi i casi. L’occasione è fornita dalla decisione comune della Fondazione Cosso e del Progetto artistico “Avant-dernière pensée” di presentare per il quarto anno consecutivo al Castello di Miradolo (via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo) – dopo il sould out delle edizioni precedenti – l’inedita rilettura di “Music for 18 musicians” di Steve Reich, proposta nella radura degli alti tassoidi del Parco. Due le performance in programma. Distinte ma complementari, rivelano l’anima del “Concerto d’Estate”, fra i momenti più intensi e apprezzati nella programmazione estiva della Fondazione presieduta da Maria Luisa Cosso: la prima al calare della sera, alle 21,30, la seconda al nascere del giorno, alle 4,30, aspettando l’alba. Al pubblico, la possibilità di scegliere l’una o l’altra opzione o, ancora meglio, di aderire ad entrambe, per non perdere l’esperienza dei suoni che all’alba aiutano il risveglio della natura e accompagnano il primo canto degli uccelli, ma neppure il fascino del calar del sole, quando il Parco si addormenta e nella radura, in un silenzio magicamente assordante, fanno capolino le lucciole. “Le due ‘performance’– spiega Roberto Galimberti, ideatore del progetto – indagano il tema del rapporto fra ‘natura’ ed ‘artificio’: l’evento è infatti concepito appositamente per la radura degli alti tassoidi del Parco storico e in relazione al variare della luce naturale sotto le chiome. Mentre il pianoforte, la marimba e il toy piano, sparsi sotto i grandi alberi, creano la cadenza e l’impianto regolare e meccanico della composizione, l’elasticità delle corde degli archi, il violino e il violoncello e, soprattutto, la voce contrappongono un’altra pulsazione che è un soffio, un respiro in cui ascoltare il suono dell’organico e della vita”. Il pubblico potrà seguire “dal vivo” tutte le 18 linee originarie della composizione, ma a suo piacimento potrà anche passeggiare negli oltre 400 mq. della radura e fruire dell’esecuzione soltanto attraverso particolari cuffie Silent System luminose. Ad accompagnare le esibizioni musicali, saranno anche un ingegnoso disegno di luci, atte a segnare il mutare delle scene, e una particolare installazione video, realizzata filmando una natura mediterranea selvaggia ed incontaminata. Venerdì 21 giugno, in occasione del concerto serale, le luci e l’installazione video invaderanno idealmente il buio della notte, come a compensare la paura o l’inquietudine dell’oscurità, mentre scompariranno quasi la mattina di domenica 23 giugno, lasciando il posto alla luce dell’alba diffusa nella radura. Cinque gli esecutori del Concerto: Roberto Galimberti ( violino e direzione), Francesca Lanza (voce), Laura Vattano (pianoforte), Marco Pennacchio (violoncello) e Alberto Occhiena (marimba). I tecnici: Marco Ventriglia (audio e supervisione tecnica) ed Edoardo Pezzuto (luci).

Obbligatoria la prenotazione allo 0121/502761 o prenotazioni@fondazionecosso.it

g.m.

Nelle foto
– Il piano: Laura Vattano
– La marimba: Alberto Occhiena
– Il violoncello: Marco Pennacchio
– La radura del Parco

Appendino tira dritto sulla nuova Ztl

La sindaca Chiara Appendino conferma il progetto della nuova Ztl, dopo le dichiarazioni contrarie del nuovo presidente della Regione Alberto Cirio: “Andiamo avanti sulla nostra strada, stiamo facendo un percorso e dialogando con tutti coloro che vivono e fanno parte della comunità del centro città, incontreremo anche i commercianti. Il nostro obiettivo è partire il primo gennaio 2020, non credo che il presidente della Regione possa bloccare un progetto della città già iniziato. Cercheremo di convincere la Regione e se non la convinceremo andremo avanti comunque”.

Il “sosia” di Pirlo denunciato per truffa

Un 48enne di Valenza che raggirava i commercianti spacciandosi per Andrea Pirlo, ex calciatore della Juve è stato smascherato dalla polizia e denunciato per truffa e sostituzione di persona. Il truffatore telefonava ai negozianti ordinando abiti per migliaia di euro e chiedendo anche un po’ di sconto. La compagna si spacciava come collaboratrice  e passava a ritirare gli i capi di abbigliamento. E’ stato lo stesso Andrea Pirlo (quello vero) a presentare  querela dopo avere ricevuto una numerosi  solleciti per acquisti che non aveva mai fatto.