Il Presidente Marco Bussone , a nome di tutta l’Uncem e dei Comuni montani italiani, ha espresso stamani al Dott. Angelo Borrelli il cordoglio per la scomparsa del fondatore della Protezione Civile, on. Giuseppe Zamberletti. Un politico, uomo delle Istituzioni, che ha avuto il senso del presente e del futuro, nell’intuire, costruire, alimentare il sistema di protezione civile del Paese, modello in tutto il mondo. Il Sistema della Protezione civile nazionale perde il suo padre fondatore, la guida e il maestro, come ha scritto il Capo Dipartimento Borrelli nelle scorse ore. Zamberletti ha saputo comprendere una profonda necessità del Paese, l’ha plasmata e incoraggiata, sostenuta anche negli ultimi anni di malattia. Nell’Udienza in Aula Paolo IV, il 22 dicembre, alla quale era presente anche Uncem, un grande applauso ha accolto le parole del fondatore della Protezione Civile in un videomessaggio particolarmente emozionante. Un uomo delle Istituzioni l’on. Zamberletti, che mancherà molto e che trasmette a tante donne e a tante uomini dei nostri territori il suo esempio di professionalità, senso dello Stato, impegno per la collettività.
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ANPAS: CORDOGLIO PER LA SCOMPARSA DEL PADRE FONDATORE DELLA PROTEZIONE CIVILE
Luciano Dematteis, Cavaliere della Repubblica, componente della Consulta nazionale di protezione civile presso il Dipartimento Nazionale e consigliere Anpas Piemonte: “La scomparsa dell’onorevole Zamberletti è una grave perdita per il sistema di Protezione civile nazionale. Zamberletti, pur non essendo più operativo, continuava a essere un faro di riferimento per il sistema. Meritatamente era ed è il padre della Protezione Civile italiana. Ho avuto l’onore di conoscerlo, non solo, ma anche di scambiarci idee in occasione di alcune emergenze a cominciare dall’Irpinia e l’ultima volta all’Aquila. Era un personaggio, grande conoscitore delle debolezze del territorio italiano, grazie di tutto e riposi in pace”. L’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) Comitato Regionale Piemonte rappresenta oggi 81 associazioni di volontariato con 9 sezioni distaccate, 9.379 volontari (di cui 3.447 donne), 6.259 soci, 407 dipendenti, di cui 55 amministrativi che, con 404 autoambulanze, 191 automezzi per il trasporto disabili, 224 automezzi per il trasporto persone e di protezione civile e 5 imbarcazioni, svolgono annualmente 462.864 servizi con una percorrenza complessiva di oltre 15 milioni di chilometri.
Calenda, torna il fronte popolare
Dunque, l’alto borghese Calenda ha riproposto un progetto che periodicamente si affaccia nella politica italiana dal secondo dopoguerra. Ovvero, Il cosiddetto “fronte popolare”
Cambiano le fasi storiche, cambiano gli attori politici, cioè i partiti, cambiano – come ovvio – le classi dirigenti ma le proposte sono sempre quelle. Adesso, per tornare all’oggi, l’ex braccio destro di Montezemolo ha lanciato un appello. In sintesi, per difendere i ceti popolari, gli ultimi, i ceti disagiati, l’Occidente,
l’Europa e forse anche le radici cristiane, parte la proposta di un listone per le ormai prossime
elezioni europee. Proposta legittima, come ovvio, ma che richiede qualche precisazione.
Mi limito a farne tre. Innanzitutto i fronti popolari in Italia non hanno mai avuto una grande fortuna. E questo per un motivo molto semplice. Nascono e decollano sempre “contro” qualcuno e quasi mai “per” qualche progetto specifico. Non a caso il fronte, o l’ammucchiata o il cartello elettorale, non possono essere portatori di un disegno politico proprio perché si deve assommare tutto e il contrario di tutto pur di battere i “barbari” di turno. Ci vuol poco a capire che proposte di questo genere sono perfettamente funzionali a chi si vuol distruggere. Nel caso specifico, la Lega di Salvini che cresce esponenzialmente in tutti i sondaggi e gli indici di gradimento personale. In secondo luogo e’ francamente curioso, molto curioso, che un partito come il Pd, in preda ad una crisi di identità politica e di consensi sempre più forti, il giorno dopo la celebrazione del suo
congresso sia tutto sommato – stando alle dichiarazioni dei due candidati alla segreteria più
accreditati – d’accordo a dar vita ad un listone. Cioè, di fatto, a cancellare il logo e il simbolo del partito dalla scheda elettorale per le elezioni europee. Un fatto curioso e singolare perché il tutto avverrebbe a poche settimane dalla celebrazione del congresso per rilanciare il progetto e il ruolo del Pd dopo il disastro – da quasi tutti condiviso – della gestione renziana. Valli a capire… In ultimo, e’ del tutto evidente che le ammucchiate elettorali sono destinate ad offuscare il progetto politico e la prospettiva politica di quel listone se non quello di esaltare lo scontro violento e senza esclusione di colpi contro il “nemico da abbattere”. Che, nello specifico e’ sempre e solo la Lega. Forse sarebbe opportuno, per contrastare seriamente il sovranismo e la deriva nazionalista, mettere in campo le culture politiche, i partiti, le varie sensibilità democratiche funzionali a creare un arco di forze, e quindi una coalizione, capace di essere realmente alternativa a chi si vuol democraticamente combattere. Il progetto dell’ex braccio destro di Montezemolo forse sarebbe opportuno lasciarlo ancora un po’ nell’ assetto. Sempreche’ il Pd non pensi di chiudere anticipatamente la sua esperienza politica,
elettorale e anche di governo
GLI APPUNTAMENTI DELLA SETTIMANA
Lunedì. Al Milk suonano i 4Strings Family del contrabbassista Marco Piccirillo. Per “Seeyousound”, in anteprima nazionale, il documentario “Where Are You Joao Gilberto” di Georges Gachot.
Martedì. Sempre per “Seeyousound” viene sonorizzato il classico di Walter Ruttmanm “Berlino-Sinfonia di una grande città” a cura di Domenico Sciajno e Giovanni Corgiat, l’evento comprende anche uno showcase di Massimo Fusaro. Al Blah Blah si esibiscono i Sex Slaves.
Mercoledì. Al Jazz Club suona il trio del chitarrista Pino Russo. Per la rassegna “Seeyousound”, viene proiettato il film di Nicolas Jack Davies “Rude Boy” storia dell’etichetta reggae Trojan Records. Ermal Meta (foto),vincitore del Festival di Sanremo dello scorso anno è di scena al Comunale di Nizza Monferrato accompagnato dal Gnu Quartet. Al Blah Blah suonano i Sisters Of Your Sunshine Vapour. All’Osteria Rabezzana si festeggiano i vent’anni della Big Band di Gianpaolo Petrini.
Giovedì. Per “Novara Jazz” all’Opificio Cucina e Bottega, si esibisce il Satomi Trio. Per “Seeyousound” è in programma “Ehiopiques di Maciej Bochniak.
Venerdì. All’Hiroshima Mon Amour suonano i palermitani La Rappresentante di Lista (foto). Il cantante statunitense Steve Forbert (foto), è di scena al Folk Club. Allo Ziggy si esibiscono i Clan Of Xymox. “Seeyousound propone Franti, in occasione del cortometraggio di Claudio Paletto “Acqua passata” il progetto “Torso Virile Colossale” di Alessandro Grazian e una performance dei Giulia’s Mother.
Sabato. Per “Rivolimusica” all’Istituto Musicale, suona il quintetto dei fratelli tunisini Amin e Hamza M’raihi. Per “Seeyousound” si esibisce Emanuele Via con un quartetto d’archi mentre Valentina Gaia propone il lungometraggio a soggetto di Paolo Santamaria “Ex-Otago- Siamo come Genova”.
Domenica. Chiusura di “Seeyousound” con l’esibizione dei Truzzi Broders e il documentario “Una canzone senza finale”.
Pier Luigi Fuggetta
L’antico cuore della città
Via dei Mercanti e in lontananza via Conte Verde. Uno dei luoghi più antichi di Torino in questa bella foto di Mihai Bursuc
L'antico cuore della città
Via dei Mercanti e in lontananza via Conte Verde. Uno dei luoghi più antichi di Torino in questa bella foto di Mihai Bursuc
Sgominata la banda dei ladri di carte di credito
I Carabinieri della Stazione di Gattinara hanno arrestato, in Lozzolo (Vercelli), A.D., 38enne, anagraficamente residente a Broni (Pavia), pregiudicato per reati contro il patrimonio, perché ritenuto responsabile di concorso in furto aggravato e indebito utilizzo di carte di credito. L’arresto è avvenuto ieri pomeriggio, in esecuzione di un’Ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Procura della Repubblica di Tempio Pausania nei confronti dell’uomo e di due donne S.B., 47enne di Fidenza (Parma) e J.B., 32enne di Lucca, anch’esse con precedenti per reati contro il patrimonio, complici nella commissione di numerosi furti commessi tra luglio ed agosto scorsi in più negozi di comuni della Costa Smeralda: Palau, Porto Cervo, Baja Sardinia, Cannigione, Abbiadori, San Pantaleo e Porto San Paolo. I tre, tutti appartenenti a famiglie di nomadi, agivano all’interno di esercizi commerciali dove, secondo un copione consolidato, uno dei tre fingeva interesse per un prodotto (dall’abbigliamento, alle calzature o a borse di valore) distraendo l’attenzione della commessa di turno dall’azione furtiva dei complici che, nel frattempo, mettevano a segno il colpo, sottraendo portafogli, denaro, bancomat, carte di credito o borse griffate. Attraverso le indagini, condotte in collaborazione tra i Carabinieri di Porto Cervo, Arzachena, Palau, Porto Rotondo, Golfo Aranci e Porto San Paolo, coordinate dalla Procura della Repubblica di Tempio Pausania, i tre sono stati identificati e colpiti da provvedimenti restrittivi. Il coordinamento tra i Reparti dell’Arma dei Carabinieri ha consentito, in sole poche ore, di individuare i destinatari delle misure in territori lontani dall’isola. In particolare, i Carabinieri di Gattinara si sono attivati sul territorio, dove era stata segnalata la presenza dell’uomo e, dopo un paziente servizio di ricerca ed osservazione, sono riusciti ad individuare il 38enne a Lozzolo, non lontano dal domicilio di alcuni parenti, pur non essendovi mai stato residente e sconosciuto ai militari che potevano solo contare su una sua immagine. In contemporaneità con i Carabinieri di Lucca, che nel frattempo avevano individuato le due donne in località Nozzano San Pietro, i tre complici sono stati bloccati ed arrestati. Il 38enne, è stato associato alla Casa Circondariale di Vercelli, mentre le due donne sono state rispettivamente associate alla Casa Circondariale di Firenze e agli arresti domiciliari, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria
Massimo Iaretti
Violenza: necessità o volontà di scelta?
Nelle commemorazioni come questa, uniche, spesso ci chiediamo come sia stato possibile perpetrare tanto orrore, come sia possibile che l’animo umano sia in grado di fagocitare i propri simili attraverso una ferocia indicibile e faticosa da raccontare e ricordare. Si resta quasi senza fiato di fronte allo sterminio di esseri viventi, ma non si può restare senza memoria di ciò, senza ricordo. Perché è necessario, vitale, raccontare i violenti sbagli dell’umanità. E come mai accadono certi eventi? Da cosa nasce una così tale espressione di violenza? Cosa porta l’uomo a generare scelte atroci e sanguinarie? Impossibile trovare giustificazioni a ciò, ma un Dovere tentare di capire le origini di tanto male. Perché diventiamo cattivi? Dal punto di vista bio-psico-sociale, per istinto di sopravvivenza, tendiamo innatamente a difenderci, ma anche ad attaccare, ad invadere. Esempio è l’era in cui viviamo dove, nonostante le risorse a disposizione e per quanto sia evoluta la tecnologia, potremmo vivere senza “lavorare” ed invece facciamo la guerra. E’ l’uomo biologicamente e fisiologicamente predisposto al predominio su una scala gerarchica. Non è una scusa né una giustificazione, è la storia che lo racconta e seppur la storia, solitamente è declamata solo da chi vince, è indiscutibile il fatto che l’atteggiamento dell’uomo viene a sfociare in comportamenti aggressivi da sempre. La violenza ne è la conseguenza primaria, questo sia nell’uomo sia nella donna. Una violenza che assume con disinvoltura i colori sia blu che rosa. Dal generale concetto di istinto di sopravvivenza al particolare individuo che uccide per gelosia o perché non accetta l’abbandono o ipotizza consciamente, mettendolo in pratica, l’alienazione e la cancellazione di un’altra persona diversa da lui per cultura, identità sociale o territoriale. Dunque scelta di coscienza? libertà di farlo?, licenza di uccidere?, costrizione per difesa o follia mentale? Ci sarebbero un’infinità di possibili combinazioni ed esempi da elencare che porterebbero l’uno a sconfessare l’altro. Dal punto di vista umano e psicologico dobbiamo affermare che nessuno merita di subire violenza. Partendo, ad esempio, dall’ormai noto e sempre da incriminare fenomeno del bullismo, passando per il motore primario di defezione dell’umanità, cioè la guerra, tramite la quale l’essere umano stabilisce gerarchicamente e arbitrariamente la divisione delle ricchezze dell’intero pianeta, seguendo appunto la logica di prepotenza condita da violenza assolutamente estrema, con la conseguente distruzione di massa al limite del pianificato. Infiltrandoci poi in tutti gli episodi più comuni e quotidiani di mobbing lavorativo e stalking privato, fino ad arrivare al cyber bullismo e alla violenza globale nel web. Siamo paradossalmente inventori di progresso e, allo stesso tempo, sanguisughe e carnefici delle nostre esigenze , debolezze e fragilità.
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Violenza sessuale, psicologica, fisica, virtuale e mentale, annientamento della dignità di un altro essere vivente, umiliazione per il solo fatto di esistere: rappresentano tutto ciò che l’uomo riesce ad immaginare ed a mettere in pratica, poiché atteggiamenti che sfociano nella sopraffazione dell’altro sorgono là dove il vuoto, ciò che è mancato, è stato riempito da rabbia, che altro non è che lo specchio della nostra tristezza. Quindi la tristezza fa diventare violenti? cattivi? Anche, ma non basta. Quando un omicidio viene generato e prolungato diventando strage, da una singola vita a più di sei milioni, dobbiamo parlare di collasso mentale ed emotivo, generato da sì stati emotivi incontrollati, nati da mancanze subite o che riteniamo tali, ma accompagnati da solitudine culturale, mancanza di educazione e sostegno civile, aridità emotive, sommate nel tempo, e completa inadeguatezza intima verso se stessi e verso gli altri. I “Mostri” i serial – killer, hanno tutti un’origine, ma non nascono tali. Non si nasce pluriomicidi. Nella pancia della mamma nessuno viene addestrato alla strage. Nascono da qualcosa e da qualcuno dopo, quando vengono al mondo ed entrano in contatto con altre coscienze già formate. Ed è una catena difficile da spezzare. Sembra quasi che la possibilità di diventare persone “pericolose” dipenda dal luogo in cui nasci e da chi si occupa di te. In parte è così, il resto poi ce lo mette a disposizione l’inclinazione genetica di cui siamo fatti. La prima regola, matrice della vita nel sistema natura, è la sopravvivenza. Se veniamo a contatto con pensieri che ci mostrano come qualcuno o qualcosa possa opporsi alla nostra qualità o quantità di vita inizieremo a pensare che quello è il nostro male, quello è il nostro nemico e lo tratteremo in quanto tale, generando dentro di noi una coscienza atta a concepire pensieri di ribellione verso ciò che è stato raccontato come pericolo alla nostra sopravvivenza. Nazismo, razzismo, serialità omicida, possiamo chiamarli come vogliamo, anche cambiargli di nome, restano comunque atti di violenza pura che sorgono laddove non c’è racconto di umanità. E sono stati tanti, e lo sono tutt’ora, i luoghi nel mondo in cui non sono contemplati la parola umanità e rispetto di essa e della vita che comporta. Tanti luoghi, tante Nazioni, tanti paesi e tante famiglie in cui non esiste e non viene raccontato, ne’ preso come valore, il rispetto dell’altro come “vita”. Per arrivare ai giorni di commemorazione di atroci passati storici si passa dai piccoli gesti di violenza individuale, familiare, domestica, sociale di quello che è stato o è il vivere quotidiano. Inizia tutto con lo scaricare le proprie angosce e frustrazioni, facendo male all’altro, proiettandole sull’altro perché non in grado di elaborarle interiormente. Il corpo umano è una macchina che va allenata a vivere, niente è già memorizzato, se non l’istinto di sopravvivenza, che vede nella relazione con l’altro il proseguo della specie tramite accoppiamento, ma vede anche la violenza come elemento per salvarsi. Dunque bisogna allenarsi allo stesso modo sia nel volersi bene sia a gestire le proprie capacità di espressione rabbiosa, senza darle per scontate con la famosa frase “sono un tipo tranquillo” oppure “era una persona perbene”.
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Esistono le persone, esistiamo noi e la nostra capacità individuale di fare scelte accanto ad altre persone uguali o diverse da noi, non cambia, la vita è vita sempre, quindi impossibile giustificare l’atto violento, la forzatura verso l’altro, perché non ci sono scusanti all’atrocità e all’infliggere sofferenza fisica ed emotiva per scaricare le nostre angosce. Sia uomini che donne sono in grado, se provano, ad infliggere sofferenza all’altro, dipende sempre dalle scelte che si fanno. Si può sbagliare anche soffrendo o per troppa sofferenza passata o presente, ma si deve imparare da ciò,trarre qualcosa di utile per il nostro animo, altrimenti la strada è già definita. Guerra per guerra, vendetta per vendetta, morte per morte, cosa resterà? Per sopravvivenza e consumo finì lentamente l’essere umano. Dobbiamo prendere coscienza e consapevolezza del nostro intimo e biologico ardore, prima ancora di prendere responsabilità del nostro agito. Pesa sicuramente, peserà di più piuttosto che proiettare tutto con ingiustizie esterne che, seppur possano vestirsi di verità, non faranno mai parte di un atteggiamento sano ma anzi, lasciate come motore principale di ciò che sta per accadere per mezzo delle nostre mani, non salverà mai e non fermerà mai un braccio teso, armato, un’intimidazione psicologica, un abuso sessuale, un ricatto morale, uno sterminio di massa. Educazione, rispetto, studio, sana accettazione culturale, civiltà, regole, confini sani quei valori che dovremmo provare a ricostruire dove mancano e a salvaguardare dove esistono poiché l’unica certezza, se la pena non è certa, è che violenza senza controllo porta alla fine di una storia. La nostra storia. Possiamo riferire che l’altro non lo fa, che non ci rispetta e quindi perché farlo noi per primi. Possiamo raccontarci che, se non teniamo la guardia alta, saremo violentati da chiunque. Sì, possiamo farlo ma non migliorerà le cose, anzi. È necessario riscoprire uno stato di coscienza sano, funzionale alla vita che chiede aiuto piuttosto che farsi giustizia da solo. Serve una cultura del sostegno, della possibilità di aprirsi e raccontare a qualcuno il nostro disagio. Serve una cultura di umana sostenibilità reciproca, in cui chiedere aiuto diventi un atto di volontà coraggiosa e non un mero gesto di omertà o paura emotiva. Serve la cultura dell’accoglienza e dell’amore del diverso come arricchimento e non come limite. Serve rispettare la vita come indice primario di cultura del vivere. Servono “sguardi diversi”, con cui guardarsi nel mondo, e non è detto che non possiamo trovarli.
Davide Berardi
*Dott. Davide Berardi,
Psicologo – Psicoterapeuta,
Psicologo, Psicoterapeuta ad Indirizzo Relazionale Sistemico, Docente Corsi di Accompagnamento al parto, Psicologo della riabilitazione e del sostegno nella terapia individuale e familiare, Terapeuta del coraggio emotivo.
Mail: davide_berardi_78@yahoo.it
L’export piemontese torna a crescere
La lieve flessione del secondo trimestre 2018 è terminata e le esportazioni dei distretti piemontesi nel terzo trimestre dell’anno riprendono la crescita, con un aumento di 108 milioni di euro (+4,9%), raggiungendo la quota di 2 miliardi e 311 milioni di euro, molto vicina al picco storico raggiunto nel quarto trimestre 2017. Sei distretti piemontesi su undici hanno
registrato esportazioni in positivo. Cristina Balbo, direttore regionale Piemonte Valle d’Aosta e Liguria Intesa Sanpaolo, commenta i dati del Monitor dei Distretti del Piemonte curato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo : “