Dopo le recenti baruffe diplomatiche tra Italia e Francia la bandiera francese è stata esposta alla finestra del rettorato dell’Università di Torino. “Vorrei vederne mille alle finestre” commenta il rettore Gianmaria Ajani che aggiunge: “La collaborazione con le università transalpine è da tempo consolidata e il capoluogo piemontese è storicamente francofilo. Torino ha bisogno di una connessione con la Francia sia culturale sia logistica”. Non apprezzano Augusta Montaruli, deputato di FDI e Maurizio Marrone dirigente nazionale del partito di Giorgia Meloni. “C’è solo un tricolore – sostengono – che può sventolare dai balconi dell’Ateneo di Torino ed è quello italiano. Stupisce che proprio dall’università si dia seguito all’iniziativa demenziale del sindaco di Cuneo. L’Ateneo si preoccupi di far crescere i nostri studenti senza scivolare in polemiche che francamente riducono il livello del dibattito. L’avremmo voluta vedere proporre un modello di sviluppo per l’Africa, ad esempio, diverso da quello dispotico che i francesi applicano nei territori dove impongono la loro moneta e non a fare marchette a Macron. Oppure che dice l’Ateneo del rifiuto della Francia a collaborare per la gestione dei migranti della Sea Watch? Per fortuna i torinesi hanno una visione oggettiva e l’appello di qualche ermellino in cerca di visibilità è un boomerang che mina il prestigio e la serietà del nostro Ateneo.”
Tricolore (francese) all'Università
Dopo le recenti baruffe diplomatiche tra Italia e Francia la bandiera francese è stata esposta alla finestra del rettorato dell’Università di Torino. “Vorrei vederne mille alle finestre” commenta il rettore Gianmaria Ajani che aggiunge: “La collaborazione con le università transalpine è da tempo consolidata e il capoluogo piemontese è storicamente francofilo. Torino ha bisogno di una connessione con la Francia sia culturale sia logistica”. Non apprezzano Augusta Montaruli, deputato di FDI e Maurizio Marrone dirigente nazionale del partito di Giorgia Meloni. “C’è solo un tricolore – sostengono – che può sventolare dai balconi dell’Ateneo di Torino ed è quello italiano. Stupisce che proprio dall’università si dia seguito all’iniziativa demenziale del sindaco di Cuneo. L’Ateneo si preoccupi di far crescere i nostri studenti senza scivolare in polemiche che francamente riducono il livello del dibattito. L’avremmo voluta vedere proporre un modello di sviluppo per l’Africa, ad esempio, diverso da quello dispotico che i francesi applicano nei territori dove impongono la loro moneta e non a fare marchette a Macron. Oppure che dice l’Ateneo del rifiuto della Francia a collaborare per la gestione dei migranti della Sea Watch? Per fortuna i torinesi hanno una visione oggettiva e l’appello di qualche ermellino in cerca di visibilità è un boomerang che mina il prestigio e la serietà del nostro Ateneo.”
CARABINIERI ARRESTANO DUE PREGIUDICATI
I Carabinieri della Stazione di Asti hanno proceduto all’arresto di due pregiudicati colpiti da ordine di carcerazione. Il primo provvedimento ha avuto come destinatario un 66enne pluripregiudicato astigiano, che era stato condannato a 4 anni di reclusione per due rapine a uffici postali del cuneese, precisamente a Priocca e Montaldo Roero, avvenuti tra il 2005 e il 2006, nonché per porto abusivo di armi e furto reati commessi in provincia di Asti nello stesso periodo. La lunga vicenda giudiziaria ha avuto epilogo con l’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Torino, che ha disposto gli arresti domiciliari dovendo scontare il residuo pena di 2 mesi e 17 giorni di reclusione, in quanto la restante pena è stata estinta per effetto dell’indulto ai sensi della legge 241 del 2006. Il secondo a finire in manette è un 29enne pregiudicato di nazionalità rumena, residente ad Asti, colpito da Ordine di carcerazione del Tribunale di Torino, dovendo scontare la pena di 5 mesi di reclusione- L’uomo è stato individuato nel centro cittadino dai militari della Stazione di Asti che, dopo le formalità di rito, l’hanno condotto presso la proprio abitazione per l’espiazione della pena in regime di arresti domiciliari. Nel 2016 l’arrestato era stato sorpreso all’interno di un istituto scolastico di Torino, mentre con un complice stava per portare a termine un furto.
Massimo Iaretti

Precocissimo autore teatrale, avvocato che presto gira le spalle alla professione per dedicarsi alla scrittura e al palcoscenico, direttore artistico per differenti realtà teatrali, Furio Bordon chiude oggi con Un momento difficile un progetto drammaturgico tratto dalle pagine di “Stanze di famiglia” (edito da Garzanti) e dedicato alla vecchiaia, ai ricordi, all’accettazione o no di uno stato della vita, il cui punto di partenza fu nel ’95 quelle Ultime lune (La notte dell’angelo il secondo momento) con cui Mastroianni si congedò dal suo pubblico (sarebbe scomparso l’anno successivo) e che pochi anni dopo ancora Gianrico Tedeschi avrebbe portato al successo, testo fortunato che in questa stessa stagione è affidato alle cure interpretative di Andrea Giordana. Non è facile parlare della morte su di una scena, degli addii, degli ultimi istanti di una vita, senza facilmente cadere nella retorica, nella facilità dei sentimenti, nella banalità del già detto troppe volte. Non c’è soltanto l’abbandonarsi di una persona sul letto di morte, quasi del tutto inconsapevole con quella testa che non c’è più, c’è soprattutto il ricordo e i rimpianti di chi le siede ancora accanto, di chi finora l’ha accudita, e continua ad accudirla in quegli ultimi istanti, pur di non affidarla ad una struttura esterna. È il rito della quotidianità, con i bisogni di
un corpo sfatto e non più governabile, ci sono le creme da passare sulle gambe, le mutande da riporre nel cassetto del comò (di questa camera da letto inventata da Alessandro Chiti), le pisciate e i pannoloni di cui non si può mai fare a meno, le solite domande ripetute all’ossessione cui rispondere e le risposte presto dimenticate. Una pagina scritta che diventa un pezzo di vita per molti degli spettatori. C’è una madre che muore e c’è un figlio che per l’intera vita ha odiato e amato sua madre e continua a vivere. Bordon, con una scelta che porta ad un eccessivo scompenso narrativo, privilegia il passato e accantona troppo il presente, mettendo per difetto in un angolo la madre anziana, cui un’attrice come Ariella Reggio offre più accenni di simpatia che dolori (dis)umani, non dandole certo le occasioni per una bravura che da sempre le conosciamo. A spostare l’ago narrativo entrano fin da subito tra le pareti di casa la sbiadita figura del padre (Francesco Foti) e soprattutto quella materna (Debora Bernardi, quasi lei a padroneggiare la scena per l’intera serata), bella, gran narratrice, spavalda all’eccesso nel rivendicare un’esistenza di errori, di scelte sbagliate, di rimproveri e di sfacciataggine, di tradimenti, ma pure alla ricerca di un (vicendevole) riavvicinamento.
Entrambi ripresi in età giovanile a ricordare, a ricostruire. Attimi dolorosi e ricordi che possono anche portare ad un sorriso. È un’ultima lotta tra “Tu”, il protagonista senza nome, e la madre, un accumularsi di difficoltà e della necessità di chiarirsi, di andare a fondo per riscoprire i perché di un’intera esistenza, è un dialogo conclusivo (ma arriva ancora un sottofinale disturbante, marionettistico e fuori luogo che la regia di Giovanni Anfuso mescola di luci e di suoni) di chi poco a poco scivola dall’essere figlio alla condizione di orfano, con la ferma consapevolezza che soltanto adesso è arrivato un grande senso di vuoto, che è quello il momento difficile. Coprodotto dallo Stabile di Catania e da quello del Friuli Venezia Giulia, Un momento difficile è vivaddio una novità italiana, che raramente ci è dato vedere sui nostri palcoscenici, e questo è un suo gran merito. E ha al suo centro un eccellente interprete, un Massimo Dapporto in vero stato di grazia, chiamato e richiamato con i suoi compagni alla prima dell’Erba (le recite, per il cartellone della Grande Prosa, terminano domani) per gli applausi di un pubblico numeroso e convinto. Ha costruito un personaggio vero, tangibile e pieno di memorie, autentico nelle sue disperazioni e nella voglia di recuperare un’esistenza, sincero in ogni sua piega, commosso e commovente, magari padrone di andare a frugare nelle pieghe del proprio passato e di scovarvi qualcosa che suoni bene a rivestire il suo “Tu”. E nella sua grande sincerità, sono pieghe che fa riscoprire a noi.
Elio Rabbione
Che storia lo sport
Il volto sano e pulito dello sport: un momento di riconoscimento dei meriti sportivi di alcuni atleti piemontesi ma anche un’occasione per parlare delle caratteristiche personali e caratteriali che li hanno contraddistinti nel corso della loro vita agonistica
Passioni, temperamento, tenacia, riscatto, determinazione. Il Consiglio regionale e gli Stati generali dello sport e del benessere hanno organizzato “Che storia lo sport”, la cerimonia che si svolgerà lunedì 11 febbraio, alle ore 11.30, nell’aula consiliare di Palazzo Lascaris e che vedrà la partecipazione, in qualità di moderatore, di Vittorio Oreggia, direttore dell’agenzia stampa La Presse. Gli sportivi presenti saranno insigniti del titolo di Ambasciatori dello sport e del benessere, un’investitura che l’istituzione piemontese ufficializzerà con la consegna di una pergamena, per aver incarnato spirito di sacrificio, lealtà, correttezza, dedizione, tenacia, coraggio e rispetto dell’avversario: aspetti necessari nella società odierna nella quale gli atleti sono modelli di comportamento per le giovani generazioni. Tanti i nomi dello sport che saranno premiati alla presenza di Tiziana Nasi, presidente della Federazione Italiana Sport Invernali Paralimpici, del presidente del Coni Piemonte, Gianfranco Porqueddu e della pluricampionessa olimpica, madrina dell’evento, Stefania Belmondo. Quindi Livio Berruti, campione olimpico nei 200 metri a Roma 1960 e testimonial dello sport pulito, Bernard e Martin Dematteis, campioni della corsa in montagna, esempio di coesione e sacrificio, Emiliano Moretti, difensore del Torino Fc, un esempio di rispetto e sobrietà dentro e fuori dal campo, Carlotta Gilli, pluricampionessa paralimpica europea di nuoto, Farhan Hadafo, promessa dell’atletica paralimpica con all’attivo già un bronzo europeo, Massimo Berruti, campione di pallone elastico anni ‘70, Hamid En Naour, ragazzo marocchino, diventato poi un campione di rugby grazie anche al sostegno del papà adottivo, ed infine Gianni Stella, atleta podista torinese over 50 vincitore dell’ultima edizione della Maratona di New York nella sua categoria. Ad Andrea Chiarotti, leader dell’hockey paralimpico nazionale, recentemente scomparso e alle sue imprese sportive saranno inoltre dedicati alcuni minuti attraverso immagini significative del suo trascorso da sportivo e da allenatore. “Attraverso questa iniziativa – specifica la vicepresidente del Consiglio, con delega agli Stati generali dello sport e del benessere, Angela Motta – intendiamo premiare quegli atleti che si sono distinti certamente per meriti sportivi indiscussi ma che soprattutto hanno saputo essere interpreti, grazie anche ad un vissuto personale unico e particolare, di uno stile di vita e di valori che meritano di essere valorizzati e condivisi. In un momento in cui le cronache riportano pagine sportive di cui non andare particolarmente fieri, credo sia d’obbligo dedicare spazi e tempo alle storie che raccontano il volto sano e pulito dello sport”.
abruno
sdepalma
VOL.TO PROMUOVE E PARTECIPA A JUST THE WOMAN I AM
SILVIO MAGLIANO: “RICERCA UNIVERSITARIA, SANI STILI DI VITA, TUTELA DELLE DONNE: CONDIVIDIAMO GLI STESSI VALORI” | |
![]() Le Associazioni di Volontariato interessate a partecipare, possono rivolgersi a Vol.To per avere maggiori informazioni, chiamando il numero verde 800590000 oppure scrivendo una mail a centroservizi@volontariato.torino.it |
Crostata sorrentina, dolce raffinato
La crostata che vi presento e’ assolutamente da non perdere! Buonissima, profumata, friabile e raffinata e’ un dolce davvero speciale . Un guscio di frolla che racchiude una cremosa farcia avvolgente di crema, amaretti e amarene, un dessert indimenticabile.
***
Ingredienti
Per la frolla:
300gr. di farina 00
80gr. di zucchero semolato
130gr. di burro
1 uovo e 1 tuorlo
2gr. di lievito per dolci
Buccia grattugiata di mezzo limone
Per la farcia:
400ml. di latte intero
80gr. di zucchero semolato
3 tuorli
30gr. di maizena
24 amaretti
Amarene Fabbri q.b.
Liquore Alchermes q.b.
Zucchero a velo
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Impastare nel mixer farina, burro tagliato a tocchetti, zucchero, uova, lievito e la buccia grattugiata del limone. Formare una palla, volgerla nella pellicola e riporla in frigo per almeno un’ora. Preparare la crema pasticcera, lavorare i tuorli con lo zucchero, aggiungere la maizena e versare a filo il latte bollente, cuocere a bagnomaria, sempre mescolando, per 7/8 minuti. Lasciar raffreddare. Dividere la pasta frolla a meta’, stenderla con il mattarello e trasferirla in una teglia da crostata da 24cm. di diametro rivestita di carta forno, bucherellare il fondo con una forchetta. Spennellare il fondo con lo sciroppo di amarena, aggiungere le amarene e 2/3 amaretti sbriciolati. Coprire con la crema pasticcera e livellare bene. Posare sulla crema gli amaretti precedentemente bagnati con un pennello nell’Alchermes. Stendere la rimanente frolla sugli amaretti, chiudere bene i bordi. Cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per 45 minuti. Lasciar raffreddare nella teglia, prima di servire cospargere di zucchero a velo.
Paperita Patty
Leggere, tradurre, amare Virginia Woolf
Alla GAM di Torino incontro con Nadia Fusini, fra le più acute traduttrici dell’opera della scrittrice inglese
Fra le più grandi scrittrici e intellettuali inglesi del Novecento, ancora oggi icona indiscussa di quell’“orgoglio femminile” espresso in totale libertà culturale e ideologica nei suoi romanzi di maggior successo – da “Una stanza tutta per se’” a “Mrs Dalloway” e a “Orlando” – a Virginia Woolf (Londra, 1882 – Rodmell, 1941) è dedicato il primo degli incontri inseriti nel progetto “Diari tra Diari”, ideato dall’artista Maria Morganti nell’ambito del programma triennale di “residenza per artisti” , organizzato dalla GAM di Torino in collaborazione con la “Fondazione Spinola Banna per l’Arte” e realizzato con il sostegno della Compagnia di San Paolo. L’appuntamento è per mercoledì 13 febbraio, a partire dalle ore 18, presso la GAM (ingresso libero, fino ad esaurimento posti, tel. 011/4429518), in via Magenta 31, a Torino. A condurci, con saggia competenza e accorata passione, lungo i sentieri tortuosi dell’opera letteraria, del libero pensiero (“Potete bloccare tutte le librerie se volete ma non c’è un cancello, nessuna serratura, nessun bullone che potete regolare sulla libertà della mia mente”) e di una vita tormentata e tempestosa quale fu quella di Virginia Woolf, conclusasi tragicamente con il suicidio nelle acque del fiume Ouse, nelle campagne dello Yorkshire, sarà Nadia Fusini, scrittrice, docente, critica letteraria e fra i grandi traduttori – insieme a Jorge Luis Borges, Marguerite Yourcenar e, in Italia, Giulia Niccolai e Cristina Campo – della scrittrice inglese, tradotta in tutto il mondo, in oltre 50 lingue. “Quella che vi racconterò – sottolinea la Fusini – è prima di tutto la storia di un incontro e di un’amicizia. Il mio primo incontro con Virginia Woolf si perde nell’aurora dell’adolescenza”. Galeotto, il romanzo “Flush, vita di un cane”, pubblicato nel 1933, in cui la Woolf racconta la vita della poetessa inglese Elizabeth Barret Browning, attraverso l’ottica e la storia del suo cane, un cocker spaniel dal pelo fulvo, di nome Flush, per l’appunto. “Quando lessi quel libro – ancora la Fusini – me ne innamorai. Non della poetessa; del cane e di Virginia Woolf. Da allora in poi, con questa scrittrice ho intrattenuto via via relazioni le più diverse, le più intime, le più rispettose, le più gelose, le più possessive”. E di questo Nadia Fusini (toscana, di Orbetello) parlerà nell’incontro alla GAM. Nadia Fusini insegna Letteratura Inglese e Letterature Comparate presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, dopo aver insegnato Critica e Filologia Shakespeariana per anni all’Università La Sapienza di Roma. Ha tradotto e commentato molti grandi autori, tra cui Virginia Woolf (Premio Mondello 1995 per la traduzione di “Le onde”), John Keats, Shakespeare, Samuel Beckett, Mary Shelley, Wallace Stevens (Premio Achille Marazza 1996 per la traduzione di “Aurora d’autunno”). Tra gli importanti studi dedicati a Virginia Woolf si segnalano in particolare le “Opere” nell’edizione Meridiani Mondadori (1998) e “Possiedo la mia anima. Il segreto di Virginia Woolf” (Mondadori 2006), tradotto in varie lingue. Sull’identità e il femminile si ricordano: “La luminosa. Genealogia di Fedra” (Feltrinelli 1988); “Uomini e donne. Una fratellanza inquieta” (Donzelli 1995); “Nomi. Dieci scritture femminili” (Donzelli 1996); “Donne fatali. Ofelia, Desdemona, Cleopatra” (Bulzoni 2005).Della sua fortunata produzione narrativa: “La bocca più di tutto mi piaceva” (Donzelli 1996 e Mondadori 2004); “Lo specchio di Elisabetta” (Mondadori 2004); “L’amore necessario” (Mondadori 2008). Sempre per Mondadori ha pubblicato nel 2010 “Di vita si muore. Lo spettacolo delle passioni nel teatro di Shakespeare”. Per Einaudi, “Hannah e le altre” (2013) e “Vivere nella Tempesta” (2016). Per Mondadori è appena uscito anche il “Meridiano” su John Keats a sua cura.
g.m.
Il Festival del Giornalismo Alimentare presenta quest’anno la sua quarta edizione, il 21, 22 e 23 febbraio a Torino Incontra, Centro Congressi della Camera di commercio, confermando il capoluogo piemontese come capitale italiana del dibattito culturale sul cibo
“Anche quest’anno l’obiettivo del Festival è quello di contribuire a migliorare la qualità dell’informazione che ruota attorno al cibo, per rispondere al diritto dei cittadini di essere davvero liberi di scegliere cosa e come mangiare – ha spiegato in conferenza stampa l’assessora regionale alla Tutela dei consumatori, Monica Cerutti – E ricordo, parlando di popolazioni migranti, l’incontro delle comunità e le responsabilità dei produttori, ma anche dei consumatori rispetto al cibo etnico che sarà analizzato come possibile fattore di integrazione ”.
Nei tre giorni di evento si alterneranno seminari, tavole rotonde, laboratori pratici, incontri b2b,educational ed eventi off. Saranno chiamati a dare il proprio contributo esperti provenienti dal mondo del giornalismo, rappresentanti delle pubbliche amministrazioni, aziende, foodblogger, influencer, professionisti della sicurezza alimentare, chef, rappresentanti di associazioni e uffici stampa. Filo conduttore dei dibattiti sarà stimolare il confronto e la riflessione tra i vari protagonisti della comunicazione alimentare a fronte anche di un pubblico di consumatori sempre più attento a queste tematiche.
Per la prima volta il Festival, in partnership con la Regione Piemonte, l’Istituto Zooprofilattico e la Commissione europea, consegnerà alcuni riconoscimenti a giornalisti che si sono distinti durante l’anno nel raccontare le eccellenze enogastronomiche del territorio piemontese e nell’analisi delle tematiche sulla salute alimentare.
Testimonianze di successo per la comunicazione del turismo enogastronomico arriveranno soprattutto dalla Regione Piemonte, dalla Camera di commercio di Torino e dall’Università di Bergamo. Sotto i riflettori alcuni dei temi più caldi e controversi del momento come l’allarme delle microplastiche in ciò che beviamo e mangiamo, le “fake news”, i reati alimentari e l’e-commerce dei prodotti alimentari, grazie anche al contributo dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e all’intervento del Laboratorio Chimico della Camera di commercio di Torino. Essendosi da poco concluso, con il 2018, l’Anno del cibo italiano nel mondo, si farà anche il punto in diversi panel sulle strategie di promozione del Made in Italy a livello internazionale. Tra gli interventi sul tema anche quelli di Gian Marco Centinaio (Ministro delle Politiche Agricole e Alimentari), Oscar Farinetti (fondatore di Eataly) e Giancarlo Caselli.
Grande attenzione sarà, come sempre, rivolta alla salute e all’educazione per una corretta alimentazione, alla presenza di Vytenis Andriukaitis, Commissario europeo alla salute e sicurezza alimentare e grazie al contributo della Fondazione Umberto Veronesi, di Fondazione CRT, di Compagnia di San Paolo oltre che dei vertici del Ministero della Salute.
Torna potenziato anche l’appuntamento degli incontri B2B, durante i quali aziende e professionisti potranno incontrarsi e confrontarsi, grazie al supporto della Camera di commercio di Torino che coinvolgerà i suoi Maestri del Gusto e i produttori vitivinicoli a marchio Torino DOC.Come nelle scorse edizioni, al termine delle prime due giornate di lavori (giovedì 21 e venerdì 22 febbraio) la discussione proseguirà fuori dal Centro Congressi, attraverso una serie di eventi off riservati ai giornalisti e blogger, un’occasione per scoprire curiosità e novità legate al panorama enogastronomico torinese.