redazione il torinese

Medioevo digitale al Polo del '900

Con Corrado Melluso direttore editoriale Not  e Giorgio Gianotto responsabile editoriale presso l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana G. Treccani
 

 
L’appuntamento conclusivo del ciclo Gramsci Off, promosso dall’istituto Antonio Gramsci e curato da Hamilton Santià, in programma giovedì 4 aprile alle ore 18.30 presso la Sala ‘900 del Polo e intitolato Medioevo digitale prende le mosse dal percorso effettuato dall’editore Not attraverso il proprio catalogo di pubblicazioni che affrontano il tema di come Internet abbia portato l’affacciarsi di logiche regressive nella gestione della vita pubblica. Ne discutono Corrado Melluso, direttore editoriale di Not e con Giorgio Gianotto, responsabile editoriale presso Istituto della Enciclopedia Italiana Giovanni Treccani. Medioevo digitale è quello che stiamo vivendo negli ultimi decenni. Un secolo buio in cui è in atto una sempre maggiore e palese regressione nella condotta dialogica e democratica oltre che nelle dinamiche relazionali degli individui, e che ci mostra come l’estrema propedeutica libertà che Internet ci ha illuso di poter raggiungere, si sia rilevata nella realtà dei fatti un meccanismo lesivo tale per cui i contro sono più dei benefici che produce. Al centro del dibattito, la riflessione su come i nuovi media abbiano favorito l’emergere di forze di destra e non abbiano portato a un’emancipazione dell’individuo dentro lo sviluppo di culture della tolleranza ma lo abbiano bensì condotto a una polarizzazione dentro logiche di annientamento reciproco.
 
Ingresso libero su prenotazione su Eventbrite
 
Per info 01183.95.402 | gramscitorino.it | segreteria@gramscitorino.it

Giovanni Migliara. Viaggio in Italia

Le immagini dell’ “Italia restaurata”, nelle opere del pittore alessandrino esposte al Museo “Accorsi-Ometto” di Torino

Pittore romantico a tutto tondo. E a modo suo. Libero dai venti d’“impeto e tempesta” spiranti d’oltralpe, grazie alla lievità – pur nel rigore assoluto della definizione pittorica – dei suoi narrati paesistici e delle sue famose “vedute” urbane, non meno che a quel singolare tocco di gustosa e vivace ironia che spesso popola le sue tele di genere e di costume, ispirate a scene popolari di vivace creatività. Pittore anche di storia patria e cronaca dei tempi, vicino quindi all’Hayez, riconosciuto padre del Romanticismo italiano, così come al torinese D’Azeglio o al fiorentino Bezzuoli, con Giovanni Migliara (Alessandria, 1785 – Milano, 1837) prosegue, al Museo di via Po a Torino, l’omaggio alla grande pittura dell’Ottocento piemontese. Curata da Sergio Rebora e organizzata dalla Fondazione “Accorsi-Ometto” con lo “Studio Berman” di Giuliana Godio e la collaborazione della Città di Alessandria e della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, la rassegna si focalizza su uno dei temi centrali della ricerca dell’artista, quello del “viaggio”. O meglio, dei “viaggi” da lui intrapresi, fra gli anni Venti e Trenta dell’Ottocento, toccando molteplici località (dalla Toscana all’Emilia, alla più volte visitata Venezia, alla Liguria, al Piemonte e alla Savoia fino al Lazio e alla Campania), puntualmente raccontate in opere “dalla fisionomia inconfondibile”, capaci di offrire un caleidoscopico panorama della penisola negli anni della Restaurazione. Oltre cento sono i pezzi esposti, fra oli, acquerelli, tempere, disegni e raffinati fixès sous verre (miniature a olio su seta applicata su vetro), arrivati a Torino grazie all’apporto del Museo e Pinacoteca Civica di Alessandria e della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, oltreché di raccolte private e di numerose Istituzioni, non meno che attraverso la collaborazione offerta dai discendenti dell’artista, che hanno messo a disposizione preziosi materiali documentari, fra cui il celebre “Album” in cui Migliara conservava i disegni e gli acquerelli, eseguiti sul posto (a supporto del successivo lavoro in studio) e da lui ritenuti particolarmente significativi. L’iter espositivo procede attraverso sette sezioni, a partire dai “Capricci” e “Vedute di fantasia”, ancora attardati a certe ascendenze settecentesche e ispirati in gran parte alla Venezia di Canaletto e Guardi, dove realtà e fantasia giocano spesso a rimpiattino, per proseguire con “Scene popolari e paesaggi” in cui l’artista racconta la gente, il popolo minuto, uomini donne bambini e bestiole, osservandone con curiosità, le movenze i gesti la rabbia e gli sberleffi, attraverso toni cordialmente narrativi, divertiti e divertenti, come nel delizioso “Ciarlatano Dulcamara che vende l’elisir”, olio del 1837 in cui pittoricamente ripete la “macchietta” donizettiana che andava per piazze millantando le miracolose proprietà del suo “elisir d’amore”. Suggestive e di forte gusto troubadour, le sezioni dedicate agli “Interni di edifici conventuali e chiese” e alle “Composizioni storiche e letterarie” dalla resa pittorica “alla fiamminga”, di particolare effetto per i due acquerelli del ’26 dedicati a “Romeo e Giulietta” e a “Paolo e Francesca”. A “Storia e cronaca del tempo”, accanto ai dipinti raffiguranti i tumulti popolari milanesi antibonapartisti del ’14, appartiene una delle opere più celebri del Migliara, “La filanda a vapore Mylius di Boffalora” del ’28, meraviglioso specchio dei traguardi raggiunti dalla meccanizzazione industriale italiana del primo Ottocento. Evidenti richiami allo studio della scenografia teatrale (Migliara si formò a Brera collaborando con Gaspare Galliari come aiuto scenografo ai teatri alla Scala e Carcano) si percepiscono, infine, nelle “Vedute urbane e viaggio in Italia”, dove la maggior parte delle opere è dedicata a Milano, città di elezione del pittore, o comunque a realtà urbane limitrofe. Prima fra tutte, Pavia con la sua Certosa. A chiudere l’iter espositivo, gli “Album”, disegni e taccuini a documento di viaggi, che erano veri e propri tours finalizzati al lavoro pittorico e accompagnati sempre da quell’inesauribile curiosità culturale   che traspare ben palese in ogni opera dell’artista. Per farsi materia certosina di racconto. Mai monotona. Mai unicorde. Spesso impreziosita da visionarie improbabili fantasie. Così sottili, così lievi, così sussurrate da passare del tutto inosservate. E, dunque, perdonabili.

Gianni Milani

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“Giovanni Migliara. Viaggio in Italia”
Museo di Arti Decorative “Accorsi-Ometto”, via Po 55, Torino; te. 011/837688 int. 3 o www.fondazioneaccorsi-ometto.it
Fino al 16 giugno
Orari: dal mart. al ven. 10/13 e 14/18; sab. dom. e festivi 10/13 e 14/19

Nelle foto

– “Veduta veneziana con figure in costume goldoniano”, olio su tela, 1814
– “Il ciarlatano Dulcamara che vende l’elisir”, olio su tela, 1837
– “Il chiostro della Basilica del Santo a Padova”, olio su tela, 1820 – ’28
– “Piazza Filodrammatici in Milano”, tempera su tessuto serico, 1815 ca.
– “La filanda a vapore Mylius a Boffalora”, olio su tela, 1828
– “Piazza del Duomo in Milano”, olio su tela, 1825 – ’30

POESIE MATERICHE

Il racconto del percorso artistico fatto nell’ultimo biennio al Timone attraverso le opere realizzate dagli artisti
 
 
L’Associazione Il Timone – punto di riferimento per la città di Novara e il territorio per le persone con disabilità – presenta una mostra di opere d’arte, risultato del percorso di terapeutica artistica svolta presso la sede dell’Associazione nel biennio 2018/2019 e che ha visto coinvolti circa 40 utenti.
  La mostra sarà inaugurata sabato 6 aprile alle ore 10.00, presso la Sala Accademia del Broletto a Novara e resterà aperta fino a domenica 7 aprile. Gli orari per visitare l’esposizione sono per entrambe le giornate dalle 10.00 alle 19.00 con ingresso libero.
Saranno esposte circa 20 opere – alcune singole altre sotto forma di composizione – frutto del lavoro e della personale espressione artistica degli utenti del Timone, che presenteranno al pubblico le proprie creazioni spiegando le varie tecniche utilizzate. L’obiettivo della mostra è quello di valorizzare i ragazzi per il lavoro svolto con impegno, sotto la supervisione di Laura Lebra, artista terapista, che ha aiutato i partecipanti a trovare la loro migliore forma di espressione attraverso l’arte e le diverse tecniche apprese nei due anni di percorso. Gli artisti del Timone saranno i principali protagonisti del weekend a Novara con questa bellissima mostra dove arte e disabilità si incontrano e si fondono in un racconto unico di esperienze e di emozioni senza confini, perché l’arte ha consentito a ciascun artista di trovare una personale forma di espressione e di comunicazione.
Nei due giorni di esposizione sarà presente al Broletto anche lo staff dell’Associazione Il Timone che affiancherà gli artisti per sostenerli nel momento in cui racconteranno al pubblico le proprie opere d’arte. L’Associazione Il Timone conta circa 120 utenti, e si avvale della collaborazione di numerosi volontari, oltre che di una squadra di educatori e professionisti esperti di psicologia, logopedia, fisioterapia, neuropsicomotricità, pet-therapy, ginnastica e arte terapeutica. La Fondazione De Agostini sostiene l’Associazione Il Timone in tutte le sue quotidiane attività, realizzate negli spazi della sede di Via Giovanni da Verrazano 13, nella consapevolezza di quanto sia importante per il territorio novarese poter usufruire di servizi di qualità, finalizzati all’inclusione sociale, a favore delle persone più svantaggiate.
 
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Associazione “Il Timone”
Costituita a Novara nel maggio 2015 l’Associazione “Il Timone”, che nasce con l’obiettivo di perseguire finalità sociali, formative e ricreative nei settori dello sport, dell’assistenza e dell’educazione, opera nel sostegno alle persone diversamente abili e focalizza la propria attenzione nell’attività socio-assistenziale, terapeutica e sportiva. L’associazione promuove e sostiene anche eventi culturali, artistici e sportivi. La Fondazione De Agostini sostiene e accompagna l’associazione nella promozione delle sue attività.
www.iltimonenovara.it
 
Fondazione De Agostini
La Fondazione De Agostini nasce nel 2007 a Novara, per volontà delle famiglie Boroli e Drago, azioniste del Gruppo De Agostini. Fortemente radicata sul territorio, dove il Gruppo De Agostini è presente dal 1908, la Fondazione è principalmente impegnata in ambito sociale, con l’obiettivo di rispondere ai bisogni delle categorie più deboli, ma anche nella formazione e nella ricerca medico-scientifica. La Fondazione ha attivato una rete di relazioni e collaborazioni con Enti, Fondazioni e Istituzioni che condividono gli stessi obiettivi e le stesse finalità e, insieme a loro, si impegna a dare vita e a sostenere progetti sia in Italia sia in ambito internazionale. Dal 2007, anno della sua nascita, ad oggi la Fondazione De Agostini ha sostenuto 150 interventi per un importo complessivo di circa 14.500.000 Euro erogati.
www.fondazionedeagostini.it

Il nuovo questore: "Condannare senza se e senza ma le minacce"

“Non c’è alcuna  differenza tra le minacce mafiose e le minacce alla sindaca : hanno la stessa gravità”. Lo afferma, nel giorno del suo insediamento, il nuovo questore di Torino Giuseppe De Matteis. “Sabato un centinaio di persone non sono scese in piazza per manifestare democraticamente, avevano un arsenale in grado di procurare danni seri. La degenerazione delle proteste degli ultimi giorni ci fa pensare a tempi che pensavamo superati. Quel che succede ricorda  la fine degli anni ’70. Non è normale che a Torino si mandino proiettili al prefetto o ordigni esplosivi alla sindaca. Sono situazioni di inciviltà, bisogna evitare gli errori degli anni di piombo. Il segnale deve essere di condanna senza se e senza ma”.
 
Clelia Ventimiglia

Industriarsi per vincere

Nei giorni scorsi Carlo Robiglio, Presidente Nazionale Piccola Industria, ha presentato il libro “Industriarsi per Vincere. Le Imprese e La Grande Guerra” edito da Interlinea

Con lui, presso la Sala Giovanni Agnelli del Centro Congressi dell’Unione Industriali di Torino, per il ciclo degli appuntamenti del mercoledì mattina, il Generale di Brigata Roberto De Masi, Capo di Stato Maggiore dell’Istituto di Formazione dell’Esercito Italiano e Andrea Pozzetta ospitati da Giancarlo Bonzo  Amministratore Delegato del Centro.
Il libro è un viaggio, un documentario illustrativo che racconta, per la prima volta, l’importante ruolo dell’industria italiana negli anni della Grande Guerra, una testimonianza corredata da oltre 100 immagini e riproduzioni d’epoca, molte delle quali inedite, provenienti dagli archivi industriali. Oggetti, arnesi e materiali di ogni tipo: borracce, piccozze, biciclette, navi, aerei, divise in grigioverde, documenti e cartoline storiche. Rappresentazioni e simboli degli Italiani in guerra, emblemi di una intera generazione di soldati e di civili coinvolti ed impegnati al fronte interno. Non solo un percorso esplicativo ed un memoriale, ma anche considerazioni e analisi sull’Italia della Prima Guerra Mondiale, il paese dei nostri genitori o dei nostri nonni,   e di tutto quello che abbiamo ereditato, compresa la traccia e le prove dell’immane impegno che il nostro paese ha dovuto sostenere. I numeri di questo sacrificio collettivo sono notevoli: 5.903.000 chiamati alle armi, 680.000 caduti, 350.000 orfani. Fu una guerra di materiali nella prima fase che ebbe poi una evoluzione tecnico tattica in seguito agli sviluppi nel settore degli armamenti e della comunicazione a lunga distanza, con l’introduzione del Radio Telegrafo, un conflitto che portò con sé mutazioni sociali importanti come la considerevole presenza femminile in ambito pubblico e nel mondo del lavoro. In questo periodo bellico drammatico e di perdite, molte furono le invenzioni di oggetti e mezzi che ci accompagnano ancora nella vita quotidiana: la lametta da barba, le scatole per il cibo o l’utilizzo dei Raggi X, il metal detector, l’orologio da polso sono solo alcuni di questi. In ambito strettamente militare ci furono le prime riprese aeree, l’utilizzo frequente dei prefabbricati di montagna, le vie d’acciaio come le teleferiche, essenziali per l’approvvigionamento del cibo e l’evacuazione dei feriti. Inoltre, a causa dell’altissimo numero di feriti, molti dei quali gravissimi, una nuova specializzazione della chirurgia, quella ricostruttiva, fu approfondita e migliorata e grazie a questo progresso medico scientifico dettato dalle necessità di quell’epoca oggi è possibile intervenire in maniera decisiva su aeree del corpo deturpate da incidenti con operazioni di medicina plastica ed estetica.

Maria La Barbera

 
 

Delitto dei Murazzi, Stefano vittima "sbagliata"?

Said Mechaquat, il 27enne di origine marocchina fermato per l’omicidio di Stefano Leo ha confermato il contenuto dei suoi primi interrogatori, ma si è successivamente avvalso della facoltà di non rispondere alle domande  Nel corso dell’udienza di convalida del fermo ha avuto anche un battibecco con la giudice Silvia Carosio. Per lui è stata chiesta un’ordinanza di custodia cautelare per omicidio. Il comandante provinciale dei Carabinieri, il colonnello Francesco Rizzo, afferma che la confessione è attendibile. Nelle ultime ore notizie pubblicate online dai principali quotidiani ipotizzano che Stefano sia stato ucciso per sbaglio da Mechaquat, che lo avrebbe scambiato, in quanto molto somigliante, al nuovo fidanzato della sua ex. L’omicida, se così fosse, si era messo in agguato in attesa della vittima.

In aumento il numero delle donne e degli adolescenti che fanno uso di alcol

Compie 30 anni il Day Hospital alcologico dell’ospedale Mauriziano di Torino per l’identificazione delle patologie da alcol. In aumento il numero delle donne e degli adolescenti che fanno uso di alcol. Nonostante i disturbi da uso di alcol coinvolgano in Italia almeno 650.000 famiglie, i dati dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità mostrano come soltanto 71.000 persone ricevano oggi un trattamento da parte del Servizio Sanitario Nazionale. E’ preoccupante osservare sia il crescente numero di donne che usano alcol, nonostante una loro maggiore suscettibilità al danno rispetto agli uomini, sia come il consumo si stia diffondendo fra gli adolescenti: oggi l’età di inizio dell’uso di alcol è scesa a 12 anni. Tra i giovani inoltre va diffondendosi il fenomeno del “binge drinking”, specie nei fine settimana, equivalente al bere in poco tempo elevate dosi della sostanza fino a raggiungere lo ”sballo”. Questa pratica può produrre rilevanti danni cerebrali. Oltre alle strutture sanitarie territoriali, ed a poche strutture di ricovero per riabilitazione alcologica, a Torino è attivo da 30 anni (dal 1989) un Day Hospital Alcologico, associato al reparto di Medicina diretto dal dottor Claudio Norbiato nell’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino. Nel Day Hospital, condotto dal professor Sarino Aricò, si possono eseguire indagini per l’identificazione delle patologie da alcol (fegato, pancreas, cuore, cervello), sottoporsi a terapie per il superamento dell’astinenza fisica da alcol, attivare colloqui individuali e famigliari, essere avviati ad un trattamento di gruppo. Gruppi di trattamento molto efficaci sono quelli coordinati dall’Associazione Club Alcologici Territoriali (ACAT) di Torino Centro. Uno di questi Club si riunisce dal 1991 tutte le settimane presso l’ospedale Mauriziano di Torino. I volontari di questa Associazione sono inoltre molto attivi nel diffondere le conoscenze sull’alcol, presso le scuole, i medici, la popolazione generale. Oggi si sono imposte nuove parole per descrivere il fenomeno: si parla di “Disturbi da Uso di Alcol” (D.U.A.), mentre vanno abbandonati termini quali alcolismo – abuso – etilismo. Questa nuova terminologia, proveniente dagli U.S.A., ben si adatta alla crescente consapevolezza del ruolo preminente che ha la predisposizione genetica ereditata dai nonni, sia nel determinare l’appetito patologico verso l’alcol (“craving”), sia nel predisporre uno tra gli organi del nostro corpo ad ammalarsi per consumi che per altre persone sono innocui.

Tutte le incognite del voto in Piemonte

Così ci siamo sbagliati e Alberto Cirio sarà il candidato del centrodestra. Tutto il centrodestra. Matteo Salvini ci ha messo del suo e non vuole rischiare di perdere in Piemonte. E Nonno Berlusca ha assestato un colpo
Nonno detto, sia ben chiaro, con tutto l’ affetto possibile verso chi é nato nel 1935. Affetto e rispetto.  Forse avevamo confuso le nostre aspettative con ciò che avremmo voluto e desiderato.  Come si dice, ognuno a casa propria fa quello che vuole. Certamente se anche il Piemonte si ritinge di azzurro e verde la vedo dura per il PD nazionale. Forse (condizionale d’ obbligo) gli rimarrà il Centro Italia. Non c’ è mai limite al peggio come al meglio.  Bisogna vedere da quale punto di vista si osserva. Tutto è in movimento. La sondaggista Ghisleri preannuncia grossi movimenti negli elettori per le Europee. In una intervista sostiene che il blocco governativo giallo verde franerà nei consensi.  Sui pentastellati non abbiamo dubbi. Sul leghisti qualche dubbio invece sì. Giggino è l’ unico convinto di contare qualcosa in questo governo ed il povero Tria cerca disperatamente di non far fallire  l’ Italia. Con queste premesse la partita in Piemonte è aperta. Chiampa in recupero ha le sue gatte fa pelare.  Orgogliosi no Tav come Grimaldi si candidano . Questo è chiaro.  Non è  chiaro fino in fondo in quale lista. E le sue critiche verso le politiche di destra del Chiampa sono cose passate. Oramai quello che si dice oggi magari tra 15 giorni non vale più.  Chi non molla assolutamente è Anna Rossomando. L’ultimo orizzonte politico è l’elezione di Mauro Salizzoni, uno dei più grandi ed apprezzati chirurghi a livello mondiale. Ma non basta.  Una delle icone di chi era o si sentiva  a sinistra, il più di sinistra possibile. Gioiello di  Rifondazione comunista.
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Allora qualche ex dirigente del Partito Comunista italiano c’era ancora, ora ridotto ad un gruppuscolo fatto solo da gruppettari. Essere un ottimo chirurgo non vuole dire essere automaticamente un buon politico. Ma una cosa è sicura.  L’ottimo chirurgo ha molte competenze. E sicuramente la sua affermazione avrà conseguenze all’ interno del PD ancorché non sia del PD.  E Rossomando dopo Zingaretti e Furia punta tutto a sinistra, non fermandosi. Così il 18 di Aprile al Circolo dei lettori confronto tra Marco Revelli, Mario Tronti e sullo sfondo Massimo Cacciari ed Alberto Asor Rosa.  Il massimo dei massimi.  Il massimo dei massimi per chi  è  di sinistra, puntualizzo sinistra democratica e, come si diceva una volta, riformista. Una grande incognita è quell’ elettorato deluso dal Pd che  ha votato pentastellati.  Un elettorato che si pente amaramente di aver dato fiducia a Di Maio che a stento capisce cosa lui stesso sta facendo. Un elettorato che non ha ancora deciso se tornare alla casa madre o astenersi, spronato dalla sinistra sbrindellata all’ astensione. E Chiampa rischia.  Rischia tanto, fin troppo.  Accettando il Grimaldi di turno acquista un voto ma ne perde almeno dieci. Il gioco sta nel chi sbaglia di meno. Poche, pochissime le certezze sul dopo voto.  La prima: Bertola pentastellato tagliato fuori.  Conterà su uno zoccolo duro ma ampiamente insufficiente per essere competitivo. Secondo: vincerà sicuramente un pro Tav. Conclusioni: Chiampa e Cirio stanno evidenziando le incoerenze altrui, con le pasionarie un po’ in sordina ora che la si deve buttare in politica.  I tentativi di bloccare l’opera sono ridicolmente  falliti .
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Sempre meno i No Tav.  Sicuramente ancora molto ma molto rumorosi. Relegati nella bassa Val di Susa hanno capito di avere perso e pensano a come vendere cara la pelle.  Ergo, devono scegliere se presentarsi ed in che modo alle elezioni amministrative. O viceversa astenersi come ultimo ed estremo rifiuto.  Anche la sinistra sbrindellata li ha mollati correndo verso la sirena del Sergio Chiamparino tra i capi indiscussi pro Tav. Nel centro destra è scatenato  Roberto Rosso con Fabrizio Comba, nuove anime di Fratelli d Italia che, nonostante Giorgia Meloni, cercano un spazio. Leghisti sempre disciplinati. Riccardo Molinari oramai tra i numeri due di Salvini.  Loro non vogliono tante liste d’ appoggio a Cirio.  Bartolomeo Giachino è relegato ad un ruolo secondario. Magari rientrerà dalla finestra come assessore ai Trasporti, pane per i suoi denti. Il centrodestra è favorito nella vittoria, ma come si dice: mai vendere la pelle dell Orso prima di averlo ucciso. E qualcosa di possibile non è detto che sia probabile. Una lotta all’ ultimo voto? Non so. Le conseguenze del voto piemontese avranno una rilevanza nazionale se non europea. Speriamo che la classe politica locale sappia giocarsela ottimamente per gli interessi del Piemonte. Ma su questo siamo decisamente pessimisti.
Patrizio Tosetto

Maltratta (di nuovo) la moglie. Arrestato

Il lupo perde il pelo… E non è solo un problema ma il drammatico ripetersi di reati violenti nei confronti di donne che, ad oggi, sono sempre frequenti. Questa volta è accaduto in Provincia di Asti
 Un 44enne di origine marocchina, il quale già nel 2010 aveva patteggiato una condanna presso il Tribunale di Bolzano per violenza privata e maltrattamenti in famiglia, è stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile di Villanova d’Asti per i reati di maltrattamenti in famiglia, atti persecutori (stalking) e lesioni personali aggravate. Erano da poco passate le 21.30 quando un abitante del centro di San Damiano d’Asti comunicava alla Centrale Operativa del Comando Provinciale Carabinieri di Asti, tramite l’utenza 112, che da un appartamento vicino al suo sentiva provenire urla e grida di aiuto da parte di una donna. La pattuglia dell’Aliquota Radiomobile di Villanova d’Asti, immediatamente allertata, giungeva dopo pochi minuti all’indirizzo segnalato e udiva provenire dallo stabile rumori inequivocabili, che facevano presumere una colluttazione in corso e in particolare un uomo che urlava frasi in lingua araba e invocazioni di aiuto da parte di una voce femminile. L’uomo apriva la porta dell’abitazione in evidente stato di agitazione, mentre la moglie alla vista dei militari si gettava in ginocchio supplicandoli di aiutarla perché il marito la stava picchiando da più di un’ora. La vittima, tumefatta e sanguinante in varie parti del corpo, veniva soccorsa dai militari che immediatamente chiedevano l’invio di personale medico del servizio 118, che giunto sul posto provvedeva all’immediato trasporto della donna presso l’Ospedale Cardinal Massaia di Asti. L’abitazione presentava evidenti segni di quanto era avvenuto, con tracce di sangue sui pavimenti e sui muri, una sedia spaccata utilizzata per percuotere la donna, la quale era stata anche trascinata per i capelli e fatta urtare con la testa sui muri e contro il comodino della camera da letto, per punirla del suo tentativo di affacciarsi alla finestra per chiedere aiuto.    La vittima anch’essa marocchina di 36 anni risiede stabilmente in Marocco ed era giunta in Italia da pochi giorni, accompagnata dalla madre, per far incontrare i due figli minorenni con il padre e sarebbe dovuta ripartire dopo circa una settimana. La stessa ha raccontato ai militari che il marito l’avrebbe minacciata di morte e insultata, intimandole di ritornarsene in Marocco immediatamente, continuando a percuoterla selvaggiamente, mentre i due figli erano stati rinchiusi in una stanza insieme alla nonna. L’arrestato, che risulta assunto come operaio in una ditta nei pressi di Canale (Cuneo), è stato tradotto presso la casa Circondariale di Asti a disposizione della Procura della Repubblica.

M.Iar.

 

La Juve convince in Sardegna e attende il Milan allo Stadium

Una buona Juve si è presentata ieri sera alla Sardegna Arena, nonostante le numerose ed illustri assenze; Allegri parte con un classico 3-5-2, in attacco Kean in coppia con Bernardeschi sin dal primo minuto. Un bel gol di testa di Bonucci nel primo tempo e un destro in area di Kean (4 centri in 4 partite, tra l’altro!) nel finale regalano a Madama una vittoria meritata e ben costruita. Il Cagliari cerca sin dai primi minuti di ingabbiare il centrocampo bianconero in spazi stretti, ma inutilmente: Pjanic in serata di grazia imposta ed inventa, Emre Can ancora una volta prezioso per qualità e quantità, insieme a Matuidi macina chilometri. La Juve prende possesso totale del campo, anche grazie ad un Cagliari sempre più arrendevole, ed al 21’ arriva il vantaggio: calcio d’angolo da sinistra, Pjanic mette una palla d’oro sulla testa di Bonucci, che insacca per l’1 – 0. Anche dopo il gol, la Juve continua a creare azioni offensive, mentre il Cagliari si vede solo al 39’ con un tiro in area di Pedro, che però finisce alto. All’inizio della ripresa, la squadra di casa tenta di mettere in difficoltà la Juve con un pressing più alto, ma inutilmente, perché i bianconeri sono decisamente agguerriti: al 60’ st, Caceres   deve uscire per infortunio muscolare, entra Bentancur ed Emre Can fa a fare il difensore centrale, tuttavia l’atteggiamento della Juve non cambia, anzi, si fa ancora più offensivo, con azioni pericolose sia da destra che da sinistra. Al 76’ st si rivede il Cagliari in area Juve: Pavoletti di testa tenta la conclusione, ma finisce alta sulla traversa. Il finale è un assedio della Juve nella metà campo dei padroni di casa, e Kean all’80’st ha una grande occasione da solo a tu per tu con il portiere, ma Cragno lo anticipa di testa. Dopo appena quattro minuti, però, ancora Kean firma il raddoppio: Bentancur va sulla destra e lancia un traversone che Moise trasforma in rete. La prestazione della squadra di Allegri è stata convincente anche dal punto di vista tecnico, dato che Szczesny non ha mai dovuto impegnarsi seriamente: il centrocampo della Juve ha letto alla perfezione la partita, tutta la squadra è stata attenta e ha saputo costruire anche qualche azione pregevole. Questo l’atteggiamento giusto per ricevere sabato allo Stadium il Milan di Gattuso. #finoallafine
 

Rugiada Gambaudo