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Febbraio 2006, si accende il braciere olimpico e Torino cambia volto

Olimpiadi torinoLa città della Mole è una delle mete italiane più ambite, al pari di Venezia o Firenze. Impensabile, soltanto dieci anni fa. Come sarebbe stato impensabile che il New York Times indicasse in Torino – come ha indicato quest’anno – uno dei luoghi irrinunciabili da visitare nel mondo

Da quel febbraio 2006 tante cose sono cambiate. I Giochi olimpici invernali hanno trasformato Torino. La città conosciuta da sempre come capitale dell’industria, un po’ troppo grigia e fumosa, da allora si presenta agli occhi del mondo come luogo di arte, storia e cultura. Le presenze turistiche dall’Italia e da tanti Paesi stranieri si sono moltiplicate, in questi dieci anni: la città della Mole è una delle mete italiane più ambite, al pari di Venezia o Firenze. Impensabile, soltanto dieci anni fa. Come sarebbe stato impensabile che il New York Times indicasse in Torino – come ha indicato quest’anno – uno dei luoghi irrinunciabili da visitare nel mondo.

La cerimonia di apertura, il 10 febbraio 2006, fu per numero di spettatori il programma TV più visto al mondo nel corso dell’anno e vinse due Emmy Awards. Alla sfilata, presero parte le rappresentanze di 80 nazioni, e ad accendere la fiamma Olimpica sul braciere alto 57 metri, fu la dieci volte medagliata olimpica Stefania Belmondo.

E ora bisogna guardare avanti. Ha scritto sulla Stampa Carlo Azeglio Ciampi, presidente della repubblica che il 10 febbraio 2006 inaugurò i Giochi olimpici: “il decennale delle Olimpiadi del 2006 non è la celebrazione di un passato successo; deve essere una sottoscrizione solenne dell’impegno a intraprendere con determinazione, con serietà, con rigore l’attività necessaria a conferire a Torino, in misura crescente, i tratti di una grande città europea, ricca di storia e di cultura, al tempo stesso modernamente attrezzata”.  Questa la sfida che attende la città e i torinesi.

moi1IL PROGRAMMA DEI FESTEGGIAMENTI (Gli orari potrebbero subire variazioni)

Nutrito il programma dei tre giorni di festa per celebrare i dieci anni dai Giochi di Torino 2006. Il 26, 27 e 28 febbraio i volontari di dieci anni fa sono invitati a tornare in pista. Giovedì 25 febbraio all’URBAN CENTER la Mostra Fotografica: “Torino è un’altra Città – 2006-2016 il viaggio continua”.

Venerdì 26 febbraio Incontro delle Scuole Elementari con Atleti Olimpici: Impianto Sportivo Palatazzoli. Inaugurazione presso Camera Mostra: “Torino 2006-2016 i miei Giochi Olimpici” con concorso aperto a cittadini h 18:00 Inaugurazione presso il MUSEO DELLA MONTAGNA di una Mostra fotografica e selezione di cimeli olimpici h 17 Proiezione filmati in piazza Castello.

Sabato 27 febbraio Staffetta celebrativa con vessilliferi. La staffetta tocca le 10 circoscrizioni, per circa 30 km, con una decina di tappe in luoghi di nuova trasformazione. Partenza da piazza Palazzo di Città alle10:00 circa con cerimonia alla presenza del Sindaco. Arrivo in Piazza Castello, in concomitanza con l’inizio del programma serale. Penultima tappa in Piazza Vittorio dove la staffetta incontra i Volontari, gli ex dipendenti Toroc, le rappresentanze delle realtà sportive torinesi, gli Alpini della Taurinense e la Banda della Polizia Municipale per la sfilata verso Piazza Castello. Accompagna la staffetta l’Associazione Cori Piemontesi con interventi all’avvio, all’arrivo e nelle tappe intermedie, con la partecipazione di circa 1000 coristi in totale. Grande Sfilata di Volontari Olimpici, ex dipendenti Toroc, Alpini, rappresentanze delle realtà sportive torinesi e Banda musicale dei Vigili Urbani, da p.za Vittorio a p.za Castello. In Piazza Vittorio dalle 16 alle 17circa attività di animazione per i Volontari ed il pubblico. Cerimonia in Piazza Castello, dalle 16.30 apertura del palco con intrattenimento ed esibizione cori ore 17:30-20.30. Accensione del Braciere Olimpico. Alzabandiera. Saluto istituzionale delle Autorità presenti Sindaci di altre città olimpiche e Medagliati Olimpici e Paralimpici Torino 2006. Intrattenimento musicale e spettacolo di video e luci. Grande concerto finale con Nicola Piovani sui temi delle musiche da film a cura di Regione Piemonte. Serata Olimpica. Dalle  21- 24, proiezione filmati di RAI Teche al Museo del Cinema; musei e negozi aperti; cori alpini; dj-set in Piazzale Valdo Fusi, Galleria STADIO OLIMPICO BRACIEREUmberto I e Galleria San Federico e somministrazione bevande calde (con sostegno di associazioni varie commercianti/esercenti). Attività di intrattenimento sulla Pista del Ghiaccio di piazza Carlo Alberto.

Domenica 28 febbraio Incontro/talk-show su valore dei Giochi: eredità sportiva, effetti economici ed imprenditoriali, spinta alla riqualificazione urbana, cambiamenti socio-psicologici, eredità sportiva, presso CAMERA dalle h 10:30 alle 12:30* Momento istituzionale conclusivo, h 16:00 – 17:00*, in Piazza Castello, con intrattenimento musicale, chiusura istituzionale, intervento del Liceo musicale Cavour, coro CAI UGET, spegnimento del Braciere Olimpico e Inno di Mameli suonato dalla Banda della Polizia Municipale. A seguire, dalle ore 17.00 spettacolo di pattinaggio di figura su ghiaccio in Piazza Carlo Alberto. Altre iniziative sui tre giorni Ten years on ice: Pista pattinaggio su ghiaccio con animazioni in Piazza Carlo Alberto e mercatino in Piazza Solferino a cura del Comitato Regionale Piemonte Fisg Tour del centro offerti da Guide Turistiche Tram Storici in piazza Castello Annullo Filatelico e Mostra Filatelica Mostra disegni scuole Iniziative di scambio pins olimpici per i Volontari Torino 2006 Altre iniziative di animazione e diversificate con contributi di vari attori locali.

Nell’ambito dei festeggiamenti previsti dal Fisg (Federazione Italiana Sport del Ghiaccio) e dalla Città di Torino sorgerà un villaggio dedicato allo sport, al food internazionale, all’artigianato e all’animazione. In Piazza Solferino si svolgerà un percorso gastronomico e di artigianato che partirà dall’Europa per raggiungere le nazioni più importanti degli sport invernali dei vari continenti che hanno partecipato all’Olimpiade torinese, con stand e animazioni. In piazza il meglio del food, artigianato e spettacoli etnici. Al mercato olimpico sarà possibile incontrare gli atleti che hanno vinto le medaglie olimpiche. Dagli spettacolari laser alle fontane luminose danzanti del Festival Torino Street fino alle grandi bande italiane, tanti saranno gli spettacoli dislocati in tutta l’area.  Orari: da lunedì a giovedì 10 – 22, venerdì e sabato 10 – 24 e domenica fino alle 22.

Gabriele confessa l'omicidio di Gloria. La mamma del ragazzo nega di essere coinvolta

rosboch

AGIORNAMENTO Gabriele Defilippi, l’ex allievo di Gloria Rosboch, fermato ieri dai carabinieri per l’omicidio della professoressa di Castellamonte, ha confessato nella notte di avere preso parte all’assassinio con il suo amico Roberto Obert, anche lui fermato e reo confesso. La notizia giunge all’Ansa dal suo legale, Pierfranco Bertolino.Continua a negare ogni proprio coinvolgimento, invece, Caterina Abbattista, la madre di Gabriele anche lei fermata ieri dai militari dell’Arma. Ma Gabriele e l’amico con cui aveva una relazione  Roberto Obert, si accusano a vicenda. Lo afferma il procuratore di Ivrea, Giuseppe Ferrando. Scrive l’Ansa: “Abbiamo due confessioni con ruoli ribaltati. Obert ha detto che a strangolare la professoressa Rosboch è stato Defilippi, ma quest’ultimo ha rilasciato delle dichiarazioni di verso opposto. Entrambi, però, sono collocati con certezza sulla scena dell’omicidio”. I due sono accusati di omicidio premeditato e occultamento di cadavere.

VENERDI E’ stato ritrovato a Rivara il cadavere della professoressa Gloria Rosboch. Il corpo senza vita della donna era nel canale di scolo di una discarica: per il suo recupero è stato richiesto l’intervento della squadra sommozzatori dei vigili del fuoco. Subito dopo il ritrovamento è stato fermato Gabriele Defilippi, lo studente 22enne sospettato della scomparsa della sua insegnante,che nei giorni scorsi era stato interrogato per  ore dai carabinieri, insieme con sua madre Caterina Abbattista: la donna è stata fermata dai carabinieri in serata, con l’accusa di concorso in omicidio. E’ stato un amico di Gabriele Roberto Obert, 55enne di Forno Canavese, ad aver portato i carabinieri sul luogo dove è stato trovato il corpo. «E’ stato Gabriele a strangolarla, io non ho fatto nulla», avrebbe dichiarato. Come Defilippi anche lui è stato fermato con le imputazioni di omicidio volontario e occultamento di cadavere. La donna sarebbe stata strangolata nell’auto di Obert e il cadavere trasportato nella discarica.

defilippi rosbochI carabinieri del nucleo investigativo di Torino, che hanno convocato la seconda insegnante e l’hanno interrogata pensano  che anche lei sia stata vittima di un raggiro

Giovedì 18 febbraio – Nel giallo della scomparsa di Gloria Rosboch entra in scena un’altra insegnante che è stata presente in qualche modo nella vita di Gabriele Defilippi, il ragazzo 22enne accusato di avere truffato la professoressa scomparsa da Castellamonte lo scorso 13 gennaio.  Quel giorno disse ai genitori che sarebbe andata ad una riunione nella scuola in cui insegnava, ma da allora non la videro più. Per la scomparsa, la procura di Ivrea ha aperto un’inchiesta, ad oggi senza indagati, in cui si ipotizza l’omicidio. I genitori di Gloria sostengono che non avrebbe avuto motivo di uccidersi, neppure dopo la vicenda della truffa ai suoi danni da parte di Gabriele: per lui e per un inesistente progetto di lavoro aveva prelevato dal suo conto in banca tutti i suoi risparmi, oltre 180 mila euro che consegnò al ragazzo, senza mai più rivedere la somma di denaro.  I carabinieri del nucleo investigativo di Torino, che hanno convocato la seconda insegnante e

carabinieri-casel’hanno interrogata pensano  che anche lei sia stata vittima di un raggiro. La donna forse ha avuto una relazione col ragazzo – o comunque un legame di amicizia – conclusosi nel 2013, quando il ragazzo era appena maggiorenne. Sono intanto riprese nelle scorse ore le ricerche di Gloria, concluse al momento senza esito, alle quali hanno preso parte i vigili del fuoco, coadiuvati dal pastore belga Larcos appartenente unità cinofile e i carabinieri.

In Piemonte calano gli incidenti sul lavoro ma aumentano le donne infortunate

L’infortunato piemontese “tipo” è un lavoratore maschio – per più del 60% delle denunce – fra i 35 e i 49 anni

OPERAIO LAVORO

Una buona notizia: cala il numero degli infortuni sul lavoro, che in Piemonte nel 2015 sono stati 48.228, una diminuzione  del 4,5% rispetto all’anno prima. Gli incidenti mortali sono stati 82. I dati – informa l’Ansa – sono stati comunicati dal direttore regionale dell’Inail Alessandra Lanza, nel corso di un convegno con  il sottosegretario al Lavoro e alle politiche sociali Luigi Bobba, sulle novità normative collegate al Jobs Act con risvolti sul  ‘sistema sicurezza’. Nel quinquennio tra 2010 e 2015 i casi denunciati all’Inail sono scesi di quasi un terzo e si sono pressoché dimezzati rispetto ai livelli precedenti la crisi economica. Lo scorso anno la metà degli infortuni denunciati si è verificata provincia di Torino, a seguire quella di Cuneo. L’infortunato piemontese “tipo” è un lavoratore maschio – per più del 60% delle denunce – , fra i 35 e i 49 anni (più di un terzo) e di nazionalità italiana (più dell’85%). Cresce l’incidenza delle lavoratrici infortunate che sono state  il 38% nel 2015 (32% nel 2008) e rimane stabile la quota degli stranieri infortunati: circa il 15%).

Riflessioni sulle speranze, gli scenari e le prospettive per il futuro del Tibet

consiglio X 1Il 23 maggio 1951 la Cina usò il “Trattato di liberazione pacifica”, firmato dal giovane Dalai Lama, per attuare il piano di trasformazione del Tibet in una colonia cinese, senza tener conto della forte resistenza del popolo di Lhasa

Scenari e prospettive per il futuro del Tibet sono gli argomenti trattati al convegno organizzato a Torino dal Consiglio regionale del Piemonte, intitolato “Tibet oggi… per non dimenticare”. Nel suo intervento introduttivo Daniela Ruffino, vicepresidente dell’Assemblea, si è soffermata sull’ infinita tragedia  di  questo  popolo  che  si sta  perpetrando,  nell’indifferenza del  resto  del  mondo,  da  oltre  da sessantasei anni. Al tentativo  di  cancellare  l’identità culturale  e  religiosa  del Tibet ha guardato anche Giampiero Leo, vicepresidente del Comitato regionale per i Diritti umani.  Sia Ruffino che Leo hanno poi spiegato che ciò che è stato fatto subire al Tibet e al suo popolo è uno spaventoso sopruso che ripugna alle coscienze di tutte le persone libere e amanti della libertà, della pace e dei diritti umani.

 

Il programma ha previsto anche la preghiera del Lama Shartrul Rinpoche, poi ci sono stati gli interventi di acclarati esperti quali il giornalista scrittore Piero Verni, che ha parlato della religione e della politica nel Tibet sotto la Cina; Franco Ricca, già direttore del Museo di Arte orientale (Mao) di Torino, che ha voluto trattare l’approccio occidentale al Tibet; e Bruno Portigliatti, che ha trattato una pagina di storia ancora poco conosciuta. È stato poi dato spazio anche al Lama Paljin Tulku Rinpoche. I lavori ancora una volta hanno fatto emergere la necessità di ricercare la soluzione per un dialogo efficace con la Cina, per permettere al popolo del Paese himalayano di vivere libero nel suo territorio. Il 23 maggio 1951 la Cina usò il “Trattato di liberazione pacifica”, firmato dal giovane Dalai Lama, per attuare il piano di trasformazione del Tibet in una colonia cinese, senza tener conto della forte resistenza del popolo di Lhasa. Il 9 settembre 1951 segnò la fine dell’indipendenza tibetana. Dopo l’invasione cinese, oltre 1,2 milioni di tibetani sono stati uccisi, circa 6.000 monasteri e templi distrutti. Oggi le autorità cinesi applicano ogni metodo per discriminare il popolo tibetano e distruggere ogni traccia della sua cultura. Vivendo in un mondo globale e interdipendente – è stato infine ribadito nel corso del convegno –  gli interventi e le opinioni di altri Paesi possono aiutare il popolo tibetano a trovare la giusta via per fermare il genocidio da parte del regime di Pechino.

 
MB – www.cr.piemonte.it

Chiacchiere sull'amore con Valeria Parrella

L’appuntamento per l’intervista è nella hall dell’albergo ed è subito coup de foudre. Usciamo a fumare, poi mi offre un tè davanti al camino e via con una lunga chiacchierata sull’amore. Il suo modo di essere è abbagliante: sorride e ride spesso, emana simpatia e semplicità, intanto i suoi occhi, bellissimi e intensi, mandano lampi di intelligenza e profondità di pensiero

parrella

E’ grazie al Circolo dei Lettori di Torino che la scrittrice napoletana Valeria Parrella è planata nel capoluogo subalpino, per salire sul palco del festival organizzato (dal circolo) per San Valentino.

L’appuntamento per l’intervista è nella hall dell’albergo ed è subito coup de foudre. Usciamo a fumare, poi mi offre un tè davanti al camino e via con una lunga chiacchierata sull’amore. Il suo modo di essere è abbagliante: sorride e ride spesso, emana simpatia e semplicità, intanto i suoi occhi, bellissimi e intensi, mandano lampi di intelligenza e profondità di pensiero.

Per lei «L’amore muove il sole e le altre stelle. E’ un dilatatore dell’Io: perché quando ci innamoriamo, finalmente non siamo più chiusi in noi stessi, l’Io perde i suoi confini e ci si unisce con qualcosa di più grande». E sa bene di cosa sta parlando questa scrittrice di 42 anni, 2 matrimoni (quello attuale con il regista teatrale Davide Iodice) e un figlio. Dall’esordio nel 2003, l’amore (e le sue molteplici forme) l’ha raccontato in libri di successo e testi teatrali; e il suo romanzo “Lo spazio bianco” ha ispirato il film diretto da Francesca Comencini, protagonista Margherita Buy.

Parafrasando un tuo libro, quanta importanza si dà oggi all’amore?

«Ultimamente, specie in Europa si fa un gioco sporco: si tende a sminuirlo, mentre a livello personale è una cosa che ci onora e la si racconta in giro. L’amore inteso in un orizzonte più ampio. Per esempio, mia sorella che lavora per “Medici senza frontiere” non ha un uomo fisso, ma sicuramente è innamorata dell’umanità».

Oggi è più difficile amare?

«Non lo è mai e non è una questione di tempi, ma di come si è predisposti. Se si nasce aperti e curiosi si è pronti ad amare in qualunque momento».

La protagonista di “Lo spazio bianco” dice di essere troppo vecchia per le pene d’amore. C’è un timer?

«Con gli anni si diventa sempre meno dipendenti dall’amore. Più delusioni hai avuto e più sai che ce la farai, certo soffri, ma sai anche che puoi sopravvivere. Poi il primo amore è quello per se stessi e se si ha un’esistenza soddisfacente si para qualunque colpo».

Istruzioni per l’uso di questo sentimento?

«E’ una fregatura e il manuale non te lo danno, inoltre è specie/specifico e persona /specifico. Un po’ ci si roda con l’esperienza, ma dipende anche dall’altro. Il vero problema dell’amore e soprattutto di una relazione di coppia è che tu puoi arrivare solo fino ad un certo punto nel controllo e nella conoscenza; poi comincia il partner e la verità è che di lui non saprai mai nulla veramente».

L’amore si può anche imparare?

«Si va per prove ed errori, è sempre un esperimento cartesiano: al 5° sbaglio diventi un po’ più bravo. Ma il sentimento è così avvolgente che quando lo provi ti dimentichi tutto quello che hai imparato. In tal senso è auto rigenerante e in maniera sempre diversa».

Matrimonio o convivenza?

«Ho percorso entrambe le strade, comunque sono per il matrimonio: perché va benissimo sperimentare la convivenza, ma quando ti sposi sul tavolo da gioco metti una fiche più alta».

Oggi – tra famiglie allargate, coppie gay e discussione sulla stepchild adoption- la famiglia qual è?

«Io sono d’accordo con tutte le forme possibili e immaginabili di legame, anche gay e con figli, sono favorevole pure all’utero in affitto. I figli non sono mai cresciuti solo dai genitori: ci sono nonni, zii, tate, insegnanti e tante altre figure. E’ una bugia che ci sia solo la coppia uomo-donna. Poi puoi avere una famiglia tradizionale e a 16 anni andare già dallo psicologo; mentre magari hai 2 meravigliose zie, che sono come una coppia gay, che ti faranno crescere in maniera meravigliosa».

Hai detto che proibire i matrimoni gay è da Medioevo, perché?

«Perché è così bella l’idea di amarsi e proiettare questo amore su un piccolo essere da crescere. Poi vogliamo parlare della famiglia tradizionale? Non è mica perfetta: spesso ci sono genitori che litigano o si picchiano e che dire di genitori distanti, ognuno con i suoi amanti, mentre i figli crescono con la bambinaia?»

L’amore può essere per sempre?

«Sarei portata a dirti di no, ma ho l’esempio dei miei suoceri. 82 anni lei, 88 lui e sono ancora innamorati, teneramente gelosi l’uno dell’altra. Si sono sposati per amore, giovanissimi, lei rapita dalla bellezza di lui e viceversa. E sono ancora bellissimi. Forse non hanno neanche avuto il tempo di farsi venire dei dubbi».

In “Ma quale amore” citi l’inerzia che si impara dalle nonne per non sfasciare i matrimoni “…3 cose sono importanti: che la donna abbia la tavola apparecchiata, le veste pronta e la parola mancante”. Funzionerebbe ancora?

«E’ una formula maschilista che nessuno reggerebbe più, l’anticamera delle aggressioni e del femminicidio. Con l’emancipazione femminile si è guadagnato moltissimo ed è indiscutibile che sia meglio litigare e lasciarsi piuttosto che fare buon viso a cattivo gioco sperando di tenersi il marito».

Ma c’è un segreto per far durare più a lungo un legame?

«Una buona formula sarebbe notificare i cambiamenti in atto: in un matrimonio o lunga convivenza si cambia e se non lo manifesti vai in crisi, meglio discuterne».

In “Troppa importanza all’amore” hai scritto: “Un marito è una scelta fideistica e i guai cominciano se ti accorgi che Dio non esiste”. Usi l’ironia, ma il vero problema qual è?

«Nelle relazioni lunghe si deve sempre inventare qualcosa, ci deve essere una molla stimolante. Io   devo sentirmi un po’ preda e cacciatore: scappo io, scappi tu e poi ci si ritrova a casa. Ma conosco coppie che invece funzionano proprio perché entrambi sanno tutto l’uno dell’altro e si fidano al 100%».

La fedeltà esiste ancora o come ha detto una tua amica “…i fidanzati non si cambiano, piuttosto si aggiungono”?

«Le donne possono anche avere interiorizzato un concetto che era appannaggio solo maschile. La fedeltà è bellissima se è naturale, non se diventa imposizione. Paura e sensi di colpa sono campanelli d’allarme: se di fronte a un tentativo di seduzione provi disagio e senso di colpa, allora non sei pronta a quella liaison extraconiugale».

In un’intervista hai detto di essere stata molto libertina e che ti è piaciuto conoscere tanto della sessualità e dell’amore. Sesso ed amore si possono scindere?

«Si può fare magnifico sesso senza essere innamorati; ma non ci si può innamorare senza aver prima fatto sesso e aver capito come il partner vive la sessualità».

Consigli per quando un amore sta finendo?

«Quasi mai è bilaterale: finisce perché uno dei due si stufa. Se sei quello che vuole lasciare, devi accorciare le distanze. La formula me la suggerì ai tempi dell’università un’amica che studiava psicologia, l’ho utilizzata solo una volta ma è stata utilissima. “Se non l’ami più, vai e diglielo perché è l’unico modo di lasciarlo libero; magari così ti sembra di ucciderlo, invece è solo così che può ripartire”».

E per chi viene lasciato?

«Soffri moltissimo, però ricominci e il taglio netto è l’ideale in entrambi i casi».

Sei ospite del Circolo   dei lettori, i tuoi libri preferiti sull’argomento?

«Di Gustave Flaubert ”Madame Bovary”, Dino Buzzati “Un amore” e di Alice Munro la raccolta di storie “Amica della mia giovinezza”

 

Laura Goria

Emergenza casa, torna la guerra tra poveri

tosettoSTORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto
 
La crisi ha notevolmente aumentato gli sfratti per morosità, ed il comune per  evitare tensioni sociali ha chiesto al Tribunale di rinviare l’intervento degli ufficiali giudiziari

case popolariTorino negli anni ’70 era ancora una città in sviluppo. Uno sviluppo caotico, oserei dire selvaggio, ma pur sempre sviluppo. Il massimo della popolazione raggiunta con oltre 900.000 aventi diritto. Fino alla metà degli anni governava la città il centro sinistra di allora (Democristiani e socialisti) e si succedevano crisi di giunta, scimmiottando il governo nazionale. Nel febbraio 1975 i comunisti di barriera di Milano, in accordo con la Federazione provinciale organizzarono un “cordone sanitario” tra la vecchia e nuova Falchera per impedire l’occupazione delle case in fase di ultimazione. Erano contrari alla lotta tra poveri perchè gli occupanti avrebbero portato via l’alloggio ai legittimi assegnatari. Partecipai al picchettaggio, ancorché minorenne, anche nelle gelide notti con la totale disapprovazione di mio padre che mi ripeteva: prima ti laurei e poi fai la rivoluzione. Viceversa c’era chi organizzava le occupazioni. Lotta Comunista, Lotta continua e tutti i gruppettari (da noi chiamati così in modo dispregiativo), dicevano: disarticoliamo  il sistema…Dopo una settimana fummo letteralmente travolti dagli occupanti che presero possesso degli alloggi senza luce ed allacci fognari . Con la totale assenza delle forze dell’ordine. Si è compiuta la guerra tra poveri, ed il nostro intervento, almeno in quella circostanza, fu inutile. la Storia si può ripetere? Probabilmente no, visto che cambiano le condizioni, soprattutto dopo 40 anni. Ma ci possono essere similitudini con conclusioni analoghe. Locare è una lodevole iniziativa dei comuni “figlia di un accordo” e relativa legge tra le organizzazioni degli inquilini e dei proprietari datata 2002, attuato anche al Comune di Torino. Rinnovato nel 2013. Prevede un contributo sull’affitto ai proprietari per evitare morosità incolpevoli. Più sono lunghi gli anni contrattuali più è consistente il contributo. Ottima la partenza che ha determinato un incontro tra inquilini e proprietari. Nel corso del tempo si sono allungati i tempi di erogazione pubblica dei contributi. La crisi ha notevolmente aumentato gli sfratti per morosità, ed il comune per  evitare tensioni sociali ha chiesto al Tribunale di rinviare l’intervento degli ufficiali giudiziari. Dilatando i tempi anche delle esecuzioni. Con il pronto intervento dei nostri novelli “rivoluzionari” ora di matrice anarcoide, con l’obiettivo del caos sociale. Rispetto a 4 o 5 anni, attualmente si può arrivare fino a 15-18 mesi. Ipotizzando un affitto medio di 500 euro si arriva ad un danno di 7500 -10000 euro per il locatore. Generalmente un ex lavoratore dipendente, ora in pensione che si è comprato, con i sacrifici di una vita due alloggi, uno dove abitarci e l’altro per integrare il reddito della pensione. Sicuramente non un benestante o addirittura ricco. Ecco il ritorno della guerra tra poveri, in altre forme e modi. Sicuramente mancano le risorse necessarie per l’edilizia popolare, ma qualcosa il Comune può fare. Ad esempio utilizzare gli alloggi non affittati dalle coop edilizie, velocemente selezionando i possibili aventi diritto. Operazione possibile con una adeguata convenzione con le coop stesse. Burocrazia permettendo. Sicuramente qualcosa deve fare, il comune di Torino. Dimenticavo….nel giugno del 1975  inaugurando la stagione del governo della sinistra che (per brevi interruzioni) ha contraddistinto la nostra città Novelli racconta che la sera della sua elezione dovette finire velocemente cena perchè il Municipio era stato occupato  dai senza casa. Decise di istituire un apposito assessorato alla casa. Non so che cosa dovrà fare il futuro Sindaco, ma qualcosa dovrà fare.

Porta Nuova tutta da scoprire. Apre la Sala d'attesa dei Savoia

Itinerario offerto dalle guide dell’associazione Federagit sabato 20 e domenica 21 febbraio
porta nuova sala savoia

Uno scrigno nascosto tutto da scoprire. Una stazione da osservare con l’occhio del visitatore curioso per conoscerne segreti, bellezze artistiche e interventi recenti di riqualificazione: è questo l’itinerario alla scoperta di Porta Nuova offerto gratuitamente a torinesi e turisti dalle guide dell’associazione Federagit sabato 20 e domenica 21 febbraio. Oltre a essere un’icona dell’architettura torinese, la stazione custodisce gioielli unici: è l’esempio di sala Gonin, concepita nel 1861 dall’architetto Alessandro Mazzucchetti come sala d’attesa di prima classe. L’incarico di decorare e impreziosire questo spazio – destinato anche ad accogliere la famiglia reale – fu affidato nel 1864 a uno degli artisti preferiti da Casa Savoia, il pittore torinese Francesco Gonin, che attraverso la tecnica del “trompe l’œil”, dipinse un ciclo di affreschi con personaggi mitologici associati ad elementi della natura. http://goo.gl/l6gGCuPer gli itinerari è richiesta la prenotazione obbligatoria all’indirizzo info@federagitpiemonte.it

www.comune.torino.it

Il Direttore della Venaria Reale alla Scuola di Applicazione dell’Esercito

Mario Turetta parla di leadership agli Ufficiali frequentatori
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L’importanza della leadership nella missione di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio culturale è stato il tema conduttore della conferenza tenuta ieri a Palazzo Arsenale da Mario Turetta, direttore del Consorzio di Valorizzazione della Venaria Reale. Dopo il saluto e l’introduzione del Comandante per la Formazione e Scuola di Applicazione, Generale di Divisione Claudio Berto, il dottor Turetta ha analizzato la genesi e l’evoluzione del Polo Reale torinese, realtà che riunisce in un unico grande progetto museale Palazzo Reale, i Giardini Reali, la Biblioteca Reale, l’Armeria Reale, la nuova Galleria Sabauda, il Museo Archeologico e Palazzo Chiablese. Il polo si estende su una superficie di 3 chilometri con percorso espositivo di 55.000 metri e racconta una storia lunga oltre 2000 anni, dal primo insediamento romano cittadino all’unificazione nazionale. Un unicum che conferma la centralità di Torino e del suo patrimonio artistico, architettonico e storico in ambito europeo e mondiale Nel suo intervento dinanzi ai frequentatori dell’Istituto di studi militari Mario Turetta ha affermato che il leader “è colui che riesce a trasformare visioni ed intuizioni in fatti concreti”. Nello specifico settore dell’arte e dellaturetta cultura “una efficace azione di leadership si risolve nella realizzazione di progetti ambizioni e di rilevanza strategica per il territorio”. Dirigente generale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Mario Turetta ha ricoperto incarichi chiave a Roma, in Piemonte e Lombardia. Protagonista dell’ingresso a pieno titolo del capoluogo piemontese fra le principali mete turistiche italiane, dal 2013 dirige la Venaria Reale, storica residenza sabauda iscritta nella Lista del Patrimonio dell’umanità dal 1997. Il suo intervento a Palazzo Arsenale si colloca nell’ambito dei “giovedì culturali”, appuntamenti mensili il cui obiettivo è allargare le conoscenze e gli orizzonti di pensiero dei futuri dirigenti militari.

Caselle, prende fuoco il motore del volo per Parigi: evacuati in 50

caselle Molti sono già ripartiti per Parigi con un altro volo, alle 10. I passeggeri che avrebbero dovuto fare scalo a Parigi per dirigersi verso altre mete, sono stati imbarcati su altri voli

Attimi di paura questa mattina, verso le 6,45, a bordo dell’ aereo Avro RJ85 dell’Airfrance, in partenza dall’aeroporto di Caselle per Parigi. Il velivolo è  stato evacuato dopo che il motore ha preso fuoco durante accensione. L’incendio è stato domato dalle squadre di vigili del fuoco dello scalo e non si registrano feriti tra i  50 passeggeri. Molti sono già ripartiti per Parigi con un altro volo, alle 10. I passeggeri che avrebbero dovuto fare scalo a Parigi per dirigersi verso altre mete, sono stati imbarcati su altri voli. Pochi ritardi per gli altri aerei in partenza, a causa delle operazioni di spostamento dell’aereo danneggiato.

SANREMO E CARMAGNOLA UNITI DA VIDA NETWORK

Successo per il Sanremo Out realizzato dalla web tv carmagnolese
 
 
vida sanremo

VIDA TVLa web tv di Carmagnola e dintorni, Vida Network, il 12, 13 e 14 febbraio ha trasmesso in diretta striming le esibizioni di Sanremo Out, un contest canoro per giovani talenti, che è stato molto seguito. A vincere il contest è stato il duo materano We2 composto da Antonio Esposito e Emanuele Schiavone. La postazione della web tv carmagnolese a Sanremo, è stata in piazza Cristoforo Colombo, vicino a quella di Radio Italia e di Radio Norba, il tutto a pochi metri dal Teatro Ariston nella zona red carpet. I giovani e intraprendenti ragazzi della web tv inoltre, hanno intervistato molti big del Festival della Canzone Italiana 2016, tra i quali la figlia di Zucchero, Irene Fornaciari e i Dear Jack, oltre ad ospiti come Pino la lavatrice e gli anticorpi e molti altri. Dalla redazione di Vida Network, Fabio Bonanno spiega: “siamo molto felici di essere stati presenti a Sanremo e di essere riusciti a realizzare una manifestazione canora che ha avuto un grande successo”.

Ivan Quattrocchio