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In Piemonte calano gli incidenti sul lavoro ma aumentano le donne infortunate

L’infortunato piemontese “tipo” è un lavoratore maschio – per più del 60% delle denunce – fra i 35 e i 49 anni

OPERAIO LAVORO

Una buona notizia: cala il numero degli infortuni sul lavoro, che in Piemonte nel 2015 sono stati 48.228, una diminuzione  del 4,5% rispetto all’anno prima. Gli incidenti mortali sono stati 82. I dati – informa l’Ansa – sono stati comunicati dal direttore regionale dell’Inail Alessandra Lanza, nel corso di un convegno con  il sottosegretario al Lavoro e alle politiche sociali Luigi Bobba, sulle novità normative collegate al Jobs Act con risvolti sul  ‘sistema sicurezza’. Nel quinquennio tra 2010 e 2015 i casi denunciati all’Inail sono scesi di quasi un terzo e si sono pressoché dimezzati rispetto ai livelli precedenti la crisi economica. Lo scorso anno la metà degli infortuni denunciati si è verificata provincia di Torino, a seguire quella di Cuneo. L’infortunato piemontese “tipo” è un lavoratore maschio – per più del 60% delle denunce – , fra i 35 e i 49 anni (più di un terzo) e di nazionalità italiana (più dell’85%). Cresce l’incidenza delle lavoratrici infortunate che sono state  il 38% nel 2015 (32% nel 2008) e rimane stabile la quota degli stranieri infortunati: circa il 15%).

Riflessioni sulle speranze, gli scenari e le prospettive per il futuro del Tibet

consiglio X 1Il 23 maggio 1951 la Cina usò il “Trattato di liberazione pacifica”, firmato dal giovane Dalai Lama, per attuare il piano di trasformazione del Tibet in una colonia cinese, senza tener conto della forte resistenza del popolo di Lhasa

Scenari e prospettive per il futuro del Tibet sono gli argomenti trattati al convegno organizzato a Torino dal Consiglio regionale del Piemonte, intitolato “Tibet oggi… per non dimenticare”. Nel suo intervento introduttivo Daniela Ruffino, vicepresidente dell’Assemblea, si è soffermata sull’ infinita tragedia  di  questo  popolo  che  si sta  perpetrando,  nell’indifferenza del  resto  del  mondo,  da  oltre  da sessantasei anni. Al tentativo  di  cancellare  l’identità culturale  e  religiosa  del Tibet ha guardato anche Giampiero Leo, vicepresidente del Comitato regionale per i Diritti umani.  Sia Ruffino che Leo hanno poi spiegato che ciò che è stato fatto subire al Tibet e al suo popolo è uno spaventoso sopruso che ripugna alle coscienze di tutte le persone libere e amanti della libertà, della pace e dei diritti umani.

 

Il programma ha previsto anche la preghiera del Lama Shartrul Rinpoche, poi ci sono stati gli interventi di acclarati esperti quali il giornalista scrittore Piero Verni, che ha parlato della religione e della politica nel Tibet sotto la Cina; Franco Ricca, già direttore del Museo di Arte orientale (Mao) di Torino, che ha voluto trattare l’approccio occidentale al Tibet; e Bruno Portigliatti, che ha trattato una pagina di storia ancora poco conosciuta. È stato poi dato spazio anche al Lama Paljin Tulku Rinpoche. I lavori ancora una volta hanno fatto emergere la necessità di ricercare la soluzione per un dialogo efficace con la Cina, per permettere al popolo del Paese himalayano di vivere libero nel suo territorio. Il 23 maggio 1951 la Cina usò il “Trattato di liberazione pacifica”, firmato dal giovane Dalai Lama, per attuare il piano di trasformazione del Tibet in una colonia cinese, senza tener conto della forte resistenza del popolo di Lhasa. Il 9 settembre 1951 segnò la fine dell’indipendenza tibetana. Dopo l’invasione cinese, oltre 1,2 milioni di tibetani sono stati uccisi, circa 6.000 monasteri e templi distrutti. Oggi le autorità cinesi applicano ogni metodo per discriminare il popolo tibetano e distruggere ogni traccia della sua cultura. Vivendo in un mondo globale e interdipendente – è stato infine ribadito nel corso del convegno –  gli interventi e le opinioni di altri Paesi possono aiutare il popolo tibetano a trovare la giusta via per fermare il genocidio da parte del regime di Pechino.

 
MB – www.cr.piemonte.it

Chiacchiere sull'amore con Valeria Parrella

L’appuntamento per l’intervista è nella hall dell’albergo ed è subito coup de foudre. Usciamo a fumare, poi mi offre un tè davanti al camino e via con una lunga chiacchierata sull’amore. Il suo modo di essere è abbagliante: sorride e ride spesso, emana simpatia e semplicità, intanto i suoi occhi, bellissimi e intensi, mandano lampi di intelligenza e profondità di pensiero

parrella

E’ grazie al Circolo dei Lettori di Torino che la scrittrice napoletana Valeria Parrella è planata nel capoluogo subalpino, per salire sul palco del festival organizzato (dal circolo) per San Valentino.

L’appuntamento per l’intervista è nella hall dell’albergo ed è subito coup de foudre. Usciamo a fumare, poi mi offre un tè davanti al camino e via con una lunga chiacchierata sull’amore. Il suo modo di essere è abbagliante: sorride e ride spesso, emana simpatia e semplicità, intanto i suoi occhi, bellissimi e intensi, mandano lampi di intelligenza e profondità di pensiero.

Per lei «L’amore muove il sole e le altre stelle. E’ un dilatatore dell’Io: perché quando ci innamoriamo, finalmente non siamo più chiusi in noi stessi, l’Io perde i suoi confini e ci si unisce con qualcosa di più grande». E sa bene di cosa sta parlando questa scrittrice di 42 anni, 2 matrimoni (quello attuale con il regista teatrale Davide Iodice) e un figlio. Dall’esordio nel 2003, l’amore (e le sue molteplici forme) l’ha raccontato in libri di successo e testi teatrali; e il suo romanzo “Lo spazio bianco” ha ispirato il film diretto da Francesca Comencini, protagonista Margherita Buy.

Parafrasando un tuo libro, quanta importanza si dà oggi all’amore?

«Ultimamente, specie in Europa si fa un gioco sporco: si tende a sminuirlo, mentre a livello personale è una cosa che ci onora e la si racconta in giro. L’amore inteso in un orizzonte più ampio. Per esempio, mia sorella che lavora per “Medici senza frontiere” non ha un uomo fisso, ma sicuramente è innamorata dell’umanità».

Oggi è più difficile amare?

«Non lo è mai e non è una questione di tempi, ma di come si è predisposti. Se si nasce aperti e curiosi si è pronti ad amare in qualunque momento».

La protagonista di “Lo spazio bianco” dice di essere troppo vecchia per le pene d’amore. C’è un timer?

«Con gli anni si diventa sempre meno dipendenti dall’amore. Più delusioni hai avuto e più sai che ce la farai, certo soffri, ma sai anche che puoi sopravvivere. Poi il primo amore è quello per se stessi e se si ha un’esistenza soddisfacente si para qualunque colpo».

Istruzioni per l’uso di questo sentimento?

«E’ una fregatura e il manuale non te lo danno, inoltre è specie/specifico e persona /specifico. Un po’ ci si roda con l’esperienza, ma dipende anche dall’altro. Il vero problema dell’amore e soprattutto di una relazione di coppia è che tu puoi arrivare solo fino ad un certo punto nel controllo e nella conoscenza; poi comincia il partner e la verità è che di lui non saprai mai nulla veramente».

L’amore si può anche imparare?

«Si va per prove ed errori, è sempre un esperimento cartesiano: al 5° sbaglio diventi un po’ più bravo. Ma il sentimento è così avvolgente che quando lo provi ti dimentichi tutto quello che hai imparato. In tal senso è auto rigenerante e in maniera sempre diversa».

Matrimonio o convivenza?

«Ho percorso entrambe le strade, comunque sono per il matrimonio: perché va benissimo sperimentare la convivenza, ma quando ti sposi sul tavolo da gioco metti una fiche più alta».

Oggi – tra famiglie allargate, coppie gay e discussione sulla stepchild adoption- la famiglia qual è?

«Io sono d’accordo con tutte le forme possibili e immaginabili di legame, anche gay e con figli, sono favorevole pure all’utero in affitto. I figli non sono mai cresciuti solo dai genitori: ci sono nonni, zii, tate, insegnanti e tante altre figure. E’ una bugia che ci sia solo la coppia uomo-donna. Poi puoi avere una famiglia tradizionale e a 16 anni andare già dallo psicologo; mentre magari hai 2 meravigliose zie, che sono come una coppia gay, che ti faranno crescere in maniera meravigliosa».

Hai detto che proibire i matrimoni gay è da Medioevo, perché?

«Perché è così bella l’idea di amarsi e proiettare questo amore su un piccolo essere da crescere. Poi vogliamo parlare della famiglia tradizionale? Non è mica perfetta: spesso ci sono genitori che litigano o si picchiano e che dire di genitori distanti, ognuno con i suoi amanti, mentre i figli crescono con la bambinaia?»

L’amore può essere per sempre?

«Sarei portata a dirti di no, ma ho l’esempio dei miei suoceri. 82 anni lei, 88 lui e sono ancora innamorati, teneramente gelosi l’uno dell’altra. Si sono sposati per amore, giovanissimi, lei rapita dalla bellezza di lui e viceversa. E sono ancora bellissimi. Forse non hanno neanche avuto il tempo di farsi venire dei dubbi».

In “Ma quale amore” citi l’inerzia che si impara dalle nonne per non sfasciare i matrimoni “…3 cose sono importanti: che la donna abbia la tavola apparecchiata, le veste pronta e la parola mancante”. Funzionerebbe ancora?

«E’ una formula maschilista che nessuno reggerebbe più, l’anticamera delle aggressioni e del femminicidio. Con l’emancipazione femminile si è guadagnato moltissimo ed è indiscutibile che sia meglio litigare e lasciarsi piuttosto che fare buon viso a cattivo gioco sperando di tenersi il marito».

Ma c’è un segreto per far durare più a lungo un legame?

«Una buona formula sarebbe notificare i cambiamenti in atto: in un matrimonio o lunga convivenza si cambia e se non lo manifesti vai in crisi, meglio discuterne».

In “Troppa importanza all’amore” hai scritto: “Un marito è una scelta fideistica e i guai cominciano se ti accorgi che Dio non esiste”. Usi l’ironia, ma il vero problema qual è?

«Nelle relazioni lunghe si deve sempre inventare qualcosa, ci deve essere una molla stimolante. Io   devo sentirmi un po’ preda e cacciatore: scappo io, scappi tu e poi ci si ritrova a casa. Ma conosco coppie che invece funzionano proprio perché entrambi sanno tutto l’uno dell’altro e si fidano al 100%».

La fedeltà esiste ancora o come ha detto una tua amica “…i fidanzati non si cambiano, piuttosto si aggiungono”?

«Le donne possono anche avere interiorizzato un concetto che era appannaggio solo maschile. La fedeltà è bellissima se è naturale, non se diventa imposizione. Paura e sensi di colpa sono campanelli d’allarme: se di fronte a un tentativo di seduzione provi disagio e senso di colpa, allora non sei pronta a quella liaison extraconiugale».

In un’intervista hai detto di essere stata molto libertina e che ti è piaciuto conoscere tanto della sessualità e dell’amore. Sesso ed amore si possono scindere?

«Si può fare magnifico sesso senza essere innamorati; ma non ci si può innamorare senza aver prima fatto sesso e aver capito come il partner vive la sessualità».

Consigli per quando un amore sta finendo?

«Quasi mai è bilaterale: finisce perché uno dei due si stufa. Se sei quello che vuole lasciare, devi accorciare le distanze. La formula me la suggerì ai tempi dell’università un’amica che studiava psicologia, l’ho utilizzata solo una volta ma è stata utilissima. “Se non l’ami più, vai e diglielo perché è l’unico modo di lasciarlo libero; magari così ti sembra di ucciderlo, invece è solo così che può ripartire”».

E per chi viene lasciato?

«Soffri moltissimo, però ricominci e il taglio netto è l’ideale in entrambi i casi».

Sei ospite del Circolo   dei lettori, i tuoi libri preferiti sull’argomento?

«Di Gustave Flaubert ”Madame Bovary”, Dino Buzzati “Un amore” e di Alice Munro la raccolta di storie “Amica della mia giovinezza”

 

Laura Goria

Emergenza casa, torna la guerra tra poveri

tosettoSTORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto
 
La crisi ha notevolmente aumentato gli sfratti per morosità, ed il comune per  evitare tensioni sociali ha chiesto al Tribunale di rinviare l’intervento degli ufficiali giudiziari

case popolariTorino negli anni ’70 era ancora una città in sviluppo. Uno sviluppo caotico, oserei dire selvaggio, ma pur sempre sviluppo. Il massimo della popolazione raggiunta con oltre 900.000 aventi diritto. Fino alla metà degli anni governava la città il centro sinistra di allora (Democristiani e socialisti) e si succedevano crisi di giunta, scimmiottando il governo nazionale. Nel febbraio 1975 i comunisti di barriera di Milano, in accordo con la Federazione provinciale organizzarono un “cordone sanitario” tra la vecchia e nuova Falchera per impedire l’occupazione delle case in fase di ultimazione. Erano contrari alla lotta tra poveri perchè gli occupanti avrebbero portato via l’alloggio ai legittimi assegnatari. Partecipai al picchettaggio, ancorché minorenne, anche nelle gelide notti con la totale disapprovazione di mio padre che mi ripeteva: prima ti laurei e poi fai la rivoluzione. Viceversa c’era chi organizzava le occupazioni. Lotta Comunista, Lotta continua e tutti i gruppettari (da noi chiamati così in modo dispregiativo), dicevano: disarticoliamo  il sistema…Dopo una settimana fummo letteralmente travolti dagli occupanti che presero possesso degli alloggi senza luce ed allacci fognari . Con la totale assenza delle forze dell’ordine. Si è compiuta la guerra tra poveri, ed il nostro intervento, almeno in quella circostanza, fu inutile. la Storia si può ripetere? Probabilmente no, visto che cambiano le condizioni, soprattutto dopo 40 anni. Ma ci possono essere similitudini con conclusioni analoghe. Locare è una lodevole iniziativa dei comuni “figlia di un accordo” e relativa legge tra le organizzazioni degli inquilini e dei proprietari datata 2002, attuato anche al Comune di Torino. Rinnovato nel 2013. Prevede un contributo sull’affitto ai proprietari per evitare morosità incolpevoli. Più sono lunghi gli anni contrattuali più è consistente il contributo. Ottima la partenza che ha determinato un incontro tra inquilini e proprietari. Nel corso del tempo si sono allungati i tempi di erogazione pubblica dei contributi. La crisi ha notevolmente aumentato gli sfratti per morosità, ed il comune per  evitare tensioni sociali ha chiesto al Tribunale di rinviare l’intervento degli ufficiali giudiziari. Dilatando i tempi anche delle esecuzioni. Con il pronto intervento dei nostri novelli “rivoluzionari” ora di matrice anarcoide, con l’obiettivo del caos sociale. Rispetto a 4 o 5 anni, attualmente si può arrivare fino a 15-18 mesi. Ipotizzando un affitto medio di 500 euro si arriva ad un danno di 7500 -10000 euro per il locatore. Generalmente un ex lavoratore dipendente, ora in pensione che si è comprato, con i sacrifici di una vita due alloggi, uno dove abitarci e l’altro per integrare il reddito della pensione. Sicuramente non un benestante o addirittura ricco. Ecco il ritorno della guerra tra poveri, in altre forme e modi. Sicuramente mancano le risorse necessarie per l’edilizia popolare, ma qualcosa il Comune può fare. Ad esempio utilizzare gli alloggi non affittati dalle coop edilizie, velocemente selezionando i possibili aventi diritto. Operazione possibile con una adeguata convenzione con le coop stesse. Burocrazia permettendo. Sicuramente qualcosa deve fare, il comune di Torino. Dimenticavo….nel giugno del 1975  inaugurando la stagione del governo della sinistra che (per brevi interruzioni) ha contraddistinto la nostra città Novelli racconta che la sera della sua elezione dovette finire velocemente cena perchè il Municipio era stato occupato  dai senza casa. Decise di istituire un apposito assessorato alla casa. Non so che cosa dovrà fare il futuro Sindaco, ma qualcosa dovrà fare.

Porta Nuova tutta da scoprire. Apre la Sala d'attesa dei Savoia

Itinerario offerto dalle guide dell’associazione Federagit sabato 20 e domenica 21 febbraio
porta nuova sala savoia

Uno scrigno nascosto tutto da scoprire. Una stazione da osservare con l’occhio del visitatore curioso per conoscerne segreti, bellezze artistiche e interventi recenti di riqualificazione: è questo l’itinerario alla scoperta di Porta Nuova offerto gratuitamente a torinesi e turisti dalle guide dell’associazione Federagit sabato 20 e domenica 21 febbraio. Oltre a essere un’icona dell’architettura torinese, la stazione custodisce gioielli unici: è l’esempio di sala Gonin, concepita nel 1861 dall’architetto Alessandro Mazzucchetti come sala d’attesa di prima classe. L’incarico di decorare e impreziosire questo spazio – destinato anche ad accogliere la famiglia reale – fu affidato nel 1864 a uno degli artisti preferiti da Casa Savoia, il pittore torinese Francesco Gonin, che attraverso la tecnica del “trompe l’œil”, dipinse un ciclo di affreschi con personaggi mitologici associati ad elementi della natura. http://goo.gl/l6gGCuPer gli itinerari è richiesta la prenotazione obbligatoria all’indirizzo info@federagitpiemonte.it

www.comune.torino.it

Il Direttore della Venaria Reale alla Scuola di Applicazione dell’Esercito

Mario Turetta parla di leadership agli Ufficiali frequentatori
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L’importanza della leadership nella missione di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio culturale è stato il tema conduttore della conferenza tenuta ieri a Palazzo Arsenale da Mario Turetta, direttore del Consorzio di Valorizzazione della Venaria Reale. Dopo il saluto e l’introduzione del Comandante per la Formazione e Scuola di Applicazione, Generale di Divisione Claudio Berto, il dottor Turetta ha analizzato la genesi e l’evoluzione del Polo Reale torinese, realtà che riunisce in un unico grande progetto museale Palazzo Reale, i Giardini Reali, la Biblioteca Reale, l’Armeria Reale, la nuova Galleria Sabauda, il Museo Archeologico e Palazzo Chiablese. Il polo si estende su una superficie di 3 chilometri con percorso espositivo di 55.000 metri e racconta una storia lunga oltre 2000 anni, dal primo insediamento romano cittadino all’unificazione nazionale. Un unicum che conferma la centralità di Torino e del suo patrimonio artistico, architettonico e storico in ambito europeo e mondiale Nel suo intervento dinanzi ai frequentatori dell’Istituto di studi militari Mario Turetta ha affermato che il leader “è colui che riesce a trasformare visioni ed intuizioni in fatti concreti”. Nello specifico settore dell’arte e dellaturetta cultura “una efficace azione di leadership si risolve nella realizzazione di progetti ambizioni e di rilevanza strategica per il territorio”. Dirigente generale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Mario Turetta ha ricoperto incarichi chiave a Roma, in Piemonte e Lombardia. Protagonista dell’ingresso a pieno titolo del capoluogo piemontese fra le principali mete turistiche italiane, dal 2013 dirige la Venaria Reale, storica residenza sabauda iscritta nella Lista del Patrimonio dell’umanità dal 1997. Il suo intervento a Palazzo Arsenale si colloca nell’ambito dei “giovedì culturali”, appuntamenti mensili il cui obiettivo è allargare le conoscenze e gli orizzonti di pensiero dei futuri dirigenti militari.

Caselle, prende fuoco il motore del volo per Parigi: evacuati in 50

caselle Molti sono già ripartiti per Parigi con un altro volo, alle 10. I passeggeri che avrebbero dovuto fare scalo a Parigi per dirigersi verso altre mete, sono stati imbarcati su altri voli

Attimi di paura questa mattina, verso le 6,45, a bordo dell’ aereo Avro RJ85 dell’Airfrance, in partenza dall’aeroporto di Caselle per Parigi. Il velivolo è  stato evacuato dopo che il motore ha preso fuoco durante accensione. L’incendio è stato domato dalle squadre di vigili del fuoco dello scalo e non si registrano feriti tra i  50 passeggeri. Molti sono già ripartiti per Parigi con un altro volo, alle 10. I passeggeri che avrebbero dovuto fare scalo a Parigi per dirigersi verso altre mete, sono stati imbarcati su altri voli. Pochi ritardi per gli altri aerei in partenza, a causa delle operazioni di spostamento dell’aereo danneggiato.

SANREMO E CARMAGNOLA UNITI DA VIDA NETWORK

Successo per il Sanremo Out realizzato dalla web tv carmagnolese
 
 
vida sanremo

VIDA TVLa web tv di Carmagnola e dintorni, Vida Network, il 12, 13 e 14 febbraio ha trasmesso in diretta striming le esibizioni di Sanremo Out, un contest canoro per giovani talenti, che è stato molto seguito. A vincere il contest è stato il duo materano We2 composto da Antonio Esposito e Emanuele Schiavone. La postazione della web tv carmagnolese a Sanremo, è stata in piazza Cristoforo Colombo, vicino a quella di Radio Italia e di Radio Norba, il tutto a pochi metri dal Teatro Ariston nella zona red carpet. I giovani e intraprendenti ragazzi della web tv inoltre, hanno intervistato molti big del Festival della Canzone Italiana 2016, tra i quali la figlia di Zucchero, Irene Fornaciari e i Dear Jack, oltre ad ospiti come Pino la lavatrice e gli anticorpi e molti altri. Dalla redazione di Vida Network, Fabio Bonanno spiega: “siamo molto felici di essere stati presenti a Sanremo e di essere riusciti a realizzare una manifestazione canora che ha avuto un grande successo”.

Ivan Quattrocchio

"Democrazia km0": fondere Castagneto con Chivasso?

Si ipotizza il superamento degli attuali confini   comunali per passare a “Comunità” di maggiore dimensione
 
 

chivasso

Chivasso e Castagneto Po hanno iniziato un percorso che dovrà prevedere la fusione con incorporazione del secondo comune nel primo. Ma questo è sufficiente per rendere l’area del Chivassese competitiva nella Città Metropolitana di Torino, soprattutto proprio rispetto a Torino. L’interrogativo lo pone l’incontro “Democrazia a km0” organizzato venerdì 19 febbraio, alle ore 18, alla Biblioteca MoviMente, in piazza XII Maggio 1944, dall’associazione Identità Comune con il patrocinio del Comune di Chivasso. Dopo l’apertura di Carlo Fontgana, presidente dell’associazione, che da anni “predica” il superamento degli attuali confini   comunali per passare a “Comunità” di maggiore dimensione, i lavori verranno introdotti da Sergio Conti, presidente della Società geografica italiana e dalla presentazione del libro che da il titolo all’incontro, da parte dell’autore Tomas Carini, in collegamento video da Vienna dove oggi vive. Seguirà un focus “Alla ricerca dell’identità – dalla Zona omogenea del Chivassese alla Comunità ?”, con i sindaci di Chivasso Libero Ciuffreda, Casdtagneto Po Giorgio Bertotto, Lauriano Matilde Cesa, Caluso Mariuccia Cena e Gassino Paolo Cugini. Le conclusioni verranno tratte dal consulente amministrativo, Luca Beccaria, che è anche capogruppo di minoranza a Camagna Monferrato, paese che ha avviato (con la votazione delle rispettive manifestazioni di interesse da parte dei rispettivi consigli comunali) un analogo procedimento con Casale Monferrato. Qui, però, la situazione è entrata in una fase di richieste, soprattutto nel piccolo comune monferrino, di fare retromarcia, che hanno avuto nei giorni scorsi un’eco anche nella terza rete Rai con un servizio al Tg3 Piemonte e sulla stampa nazionale, sul Corriere della Sera.

Massimo Iaretti

Con "M'illumino di meno" Torino spegne la Mole per due ore

Manifestazione promossa dalla trasmissione Caterpillar di Radio 2 in occasione della Giornata del risparmio energetico
mole rosa 2015

Anche Torino partecipa  a ‘M’illumino di meno’, la manifestazione promossa dalla trasmissione Caterpillar di Radio 2 in occasione della Giornata del risparmio energetico: le luci della Mole Antonelliana, questa sera, saranno spente dalle 18 alle 20, mentre a Palazzo Madama si tiene l’ultimo dei cinque concerti della rassegna ‘Note di luce’, al quale presenzieranno il sindaco Piero Fassino, l’assessore Enzo Lavolta e i giovani musicisti che suoneranno sulla scalinata Cavour. Verranno pronunciate le frasi più ‘illuminanti’ del concorso ‘Una frase di luce per #Torino a Led’ al quale hanno preso parte 200 bambini e ragazzi delle scuole torinesi con le loro famiglie.

(Foto: il Torinese)