redazione il torinese

Asl, da lunedì 18 gli esami prenotati in farmacia

farmaciaASLUn servizio che consentirà di evitare code e  telefonate

Da lunedì 18 aprile i cittadini appartenenti alle Asl TO1 e TO5 (Chieri, Moncalieri, Nichelino e Carmagnola) potranno avvalersi del servizio di prenotazione esami e visite mediche e ritirare i referti direttamente  in farmacia, grazie all’accordo delle aziende sanitarie con FederFarma Torino che estende così alle farmacie il servizio di ritiro referti e prenotazione telematica del ‘Sovracup’. Tale servizio è gestito direttamente dalla farmacia, a fronte di un contributo di 2 euro per ogni ricetta, referto o variazione, di 3 per prenotazioni e ritiro in farmacia. Un servizio che consentirà di evitare code e  telefonate, recandosi nella farmacia sotto casa .

(foto: il Torinese)

“Oh, lago, lago, lago! Sciogliermi infine con te…"

 “… per essere un giorno pescato come un antico luccio”

lago lago

Nel novembre del 1980, usciva “Sentimento di Orta”, un agile silloge poetica di Augusto Mazzetti, poeta ortese da poco scomparso, dove l’autore – profondamente legato al lago d’Orta ed ai suoi “abitanti” , s’immedesimava al punto di scrivere, nella poesia “Per essere”:  “Oh, lago, lago, lago! Sciogliermi infine con te, per essere un giorno pescato come un antico luccio”. L’attività della pesca veniva descritta così: “Vibra il rame della tirlindana fino sul fondo della corona,il polpastrello seconda il moto segreto in un rito d’amore rapace,quasi un respiro”. E l’isola di San Giulio, per Mazzetti, meritava un’ode poiché “rosa d’albe e di stupore sulle acque garrisci ed ammiccando inviti a delicati approdi tra le nuvole e lo scoglio”. Mazzetti, con le sue poesie, narrava le giornate passate in piazza Motta, dove attraccavano i natanti, dove s’incontrava la gente e s’intavolavano lunghe discussioni sul più e sul meno, intrecciando i fatti del piccolo borgo affacciato sul lago con le vicende del mondo. lago fiammelleCosì, in “Scherzo”, Augusto Mazzetti, guardando le abitazioni scriveva “ mostri lacustri, case, mi sembrate d’acqua stillanti e dall’aspetto arcano, dal fondo emersi d’un mondo lontano;ritti sul lago ad asciugare al sole,e le finestre occhiaie immense e gole all’azzurro del cielo spalancate”. Come, a quel punto, non confidare ad un amico, con una punta di malcelata nostalgia “ sui tetti ricordi?Mangiare i limoni,filosofare,l’amore,l’Io, il non Io…Sui tetti guardando il lago:un pesce persico, un cavezzale,muso a muso in passeggiata, solenni e assorti con molto sussiego”. Piero Chiara, il più grande interprete letterario della provincia italiana, uomo di lago ( anche se di un lago diverso, più grande e internazionale come il Verbano), rispondendo alle domande di un giornalista di  “Panorama” che lo intervistava nel 1981, disse: “Lo scrivere, il raccontare, è per me come il lago per il povero Augusto Mazzetti ; vorrei sciogliermi nelle mie pagine, per essere pescato un giorno, come un antico luccio, cioè come uno dei miei personaggi ideali”. Augusto Mazzetti (1901-1978), giornalista, sceneggiatore di cinema, aiuto regista con Alessandro Blasetti, grande amico di Curzio Malaparte, in un piccolo opuscolo del 1934 intitolato “Fiammelle” descriveva così la nostalgia di una notte di quell’anno sulle rive del Cusio. “Siamo dei malati di nostalgia, e vana cosa per noi è cercare l’oblio. E ogni qualvolta ci è concesso rituffare la mente nel passato del nostro borgo (e sono secoli e secoli che si sospingono in una luce di gloria) gli occhi si posano con malcelato scontento sull’ora presente. Ci piace allora salire al monte, cercare l’ombra pietosa degli abeti e sognare. Così nell’ebbrezza della rievocazione è nata l’idea di una serata ortese, una serata tutta nostra, in cui ci fosse possibile dare libero sfogo all’animo. In poche sere, meste di pioggia, un gruppo di giovani hanno preparata la festa. E fu così che il lago, domenica sera, ha veduto scendere da S. Quirico, sotto forma di tremule fiammelle le anime dei morti ortesi, sul suo ceruleo specchio, e lilago orta2 ha risospinti verso l’Isola trapuntata di luci”. La piazza di Orta non ha mai perduto quel fascino intrigante descritto da Mazzetti e le “anime” – in quel racconto – scendono dal camposanto, collocato a mezza costa sul promontorio di Orta, approssimativamente a metà percorso tra il centro storico ed il Sacro Monte. Da lì, oltrepassata la cancellata barocca in ferro battuto dell’ingresso del cimitero, a fianco di una delle più antiche chiese del lago, quella di S. Quirico, s’intravede lo specchio d’acqua che ispirò Mazzetti e tanti altri. E in fondo, l’isola, che Gianni Rodari così descrisse :“L’isola di San Giulio sembra fatta tutta a mano, come un gioco di costruzioni. Metro per metro, secolo dopo secolo, dandosi il cambio, uomini ed altri uomini le hanno donato forma con il loro lavoro. Se si vede verde, la natura non c’entra: sono i giardini delle ville. Non si vedono rocce, ma pietre, mattoni, vetrate, colonne, tetti. L’insieme è compatto come i pezzi di un rompicapo. Di sera le differenze di colori scompaiono, i profili si fondono, l’isola sembra un monumento in un sol blocco di pietra nera a guardia dell’acqua cupa. Da qualche finestra invisibile parte un raggio di luce, come un cordone gettato per tenere legata l’isola alla terraferma”. Insomma, uno spettacolo che fa salire un groppo in gola.

 

Marco Travaglini

Ritorno a casa dalla Maison Valentino

atelier moda 5Dopo l’esperienza alla corte del grande stilista, ha deciso di tornare nella sua città e creare abiti sartoriali per alta moda e prêt-à-porter. Un bell’esempio di imprenditorialità femminile all’insegna del successo

Dalla Maison Valentino di Roma al capoluogo subalpino, dove ha creato il suo Atelier Beaumont: è questo l’iter percorso dalla giovane stilista torinese Paola Benedetta Cerruti che, dopo l’esperienza alla corte del grande stilista, ha deciso di tornare nella sua città e creare abiti sartoriali per alta moda e prêt-à-porter. Un bell’esempio di imprenditorialità femminile all’insegna del successo.

Abbiamo incontrato Paola Benedetta Cerruti nell’elegante palazzo liberty di Via Beaumont a Torino, dove ha ereditato un appartamento e l’ha trasformato nel classico atelier di una volta; diviso in show rom, salotto e laboratorio. Un luogo accogliente in cui far sentire le clienti a loro agio. Qui crea, propone e confeziona abiti su misura, facendo tesoro anche dell’esperienza alla Maison Valentino: «E’ stata un’occasione unica a livello lavorativo e sul piano umano. Ho iniziato dal fiore all’occhiello, imparando moltissimo dalle sarte che sono le mani di Valentino. I loro abiti erano opere d’arte e non si può immaginare quanto lavoro ci fosse dietro. Questo è un mestiere che si impara facendo, ma si ruba anche con gli occhi, soprattutto guardando».

-Per Marilyn Monroe i migliori amici delle donne erano i brillanti; per te l’abito cos’è?atelier moda 4

«Non è una frivolezza. Deriva dal verbo abitare e rimanda ad una sensazione positiva, intima, di casa; qualcosa che ci fa stare bene. L’abito è un po’ un nostro prolungamento, dice tantissimo chi siamo e a volte indossare i capi preferiti fa anche virare in meglio l’umore».

-Come nasce un tuo vestito?

«In tanti modi perché tutto è fonte d’ispirazione: una stoffa, una passamaneria o dei bottoni. Spesso mi ispirano i viaggi che aprono visuali più ampie e stimolanti. Ora è in work in progress una collezione ispirata al mondo sottomarino: ho visto fondali stupendi e pesci con accostamenti fantastici, in natura c’è un’armonia incredibile».

-Per Coco Chanel “la moda passa, lo stile resta”. La tua idea di stile?

atelier moda3«La moda deve esprimere classe, eleganza e far sognare qualcosa di bello e femminile. Il mio stile un po’ è classico, ma allo stesso tempo propongo qualcosa di moderno nei dettagli e nella versatilità. Prediligo linee definite, pulite, con le proporzioni giuste; curo e rifinisco il minimo particolare, perché penso che vestirsi bene voglia dire anche volersi bene».

– Hai due linee: partiamo dall’alta moda.

«Creo abiti su misura per spose, eventi speciali o per chi, semplicemente, ama avere un outfit che decidiamo insieme. Sono capi prestigiosi, particolarmente curati, con molti punti e ricami a mano; specie nell’abito da sposa, di cui rifinisco a mano anche il velo».

-E il prêt-à-porter?

«E’ la linea che propongo in taglia, ma che si può modificare in base al fisico e al gusto della cliente:atelier moda2 è il vantaggio dell’atelier. Prediligo materiali animal ed eco friendly che non implichino la sofferenza degli animali; per fortuna oggi ci sono molti tessuti tecnici per abiti meno delicati, da lavare in casa e pratici da mettere in valigia. Ricerco materiali di qualità, ma meno costosi, per rendere le mie creazioni più accessibili».

-Come risolvi il tour de force delle donne che corrono tutto il giorno e devono passare dall’ufficio a un cocktail?

– «Soprattutto con la mia linea prêt-à-porter che ha sempre una grande versatilità. Tessuti tecnici, bottoni automatici ed ecco che uno spolverino -con le scarpe e gli accessori giusti- traghetta facilmente dal lavoro all’aperitivo».

-La stilista francese Madeleine Vionnet disse che “l’abito non deve appendersi al corpo, ma seguire le sue linee”. Immagino sarai d’accordo, ma come ci riesci?

«E’ un gioco di equilibrio, proporzioni, lunghezze e taglio. Il punto di forza dell’atelier è proprio l’abito su misura che viene pennellato addosso, permettendo di mascherare i difetti, valorizzare i punti di forza e di esprimere al meglio anche la personalità della cliente».

-Da dove inizi?

«Si prendono le misure e si fa un cartamodello con le proporzioni esatte, si monta sul manichino e si procede con le prime sdifettature. Poi su una telina di cotone si confeziona l’abito vero e proprio. Lo si prova sulla cliente e lo si costruisce insieme: semplicemente tagliando e puntando spilli posso  dimostrare subito cosa sia meglio ed apportare le migliorie necessarie. Una volta sdifettata la telina non imbastisco neppure, taglio e cucio direttamente il vestito».

atelier moda1-Ci racconti la tua ultima collezione Midnight?

«E’ispirata a una bellezza senza tempo e a un’atmosfera magica che unisce sogno e realtà; proprio come la mezzanotte che segna la fine di un giorno e l’inizio di un altro. Must sono i cappotti e gli spolverini, versatili ed ideali per la primavera: in microfibra o tessuti tecnici, dalla linea dritta e slim, oppure con cinture in vita, impreziositi da bordi in pizzo o con bottoni automatici, tasche a vista o a soffietto e martingala. I capi spalla, in colori dalla forte personalità, possono essere dress-coat grintosi oppure sofisticati, adatti per il giorno come per la sera. Poi ho creato abiti da cocktail dalle linee avvolgenti che scivolano sul corpo esaltando la silhouette: con texture cangianti, impreziositi da ricami, broche raffinate o un semplice filo di paillettes. Pull-jacket che s’infilano come maglie: con un ampio scollo e tasche a pattina in tessuto tecnico elasticizzato. Da abbinare ai pantaloni in microfibra, con taschino e baschina; ideali per la donna contemporanea che passa con disinvoltura dall’ufficio all’happy hour. Ed ho rivisitato la redingote facendola in tessuto tecnico: con il collo a lancia che disegna la scollatura e tre bottoni laterali per enfatizzare -con discrezione- la femminilità del punto  vita».

-Quanto è difficile essere stilista Torino?

«E’ una città che si presta molto perché le torinesi sono particolarmente riservate ed apprezzano essere accolte in un ambiente come l’Atelier Beaumont. Sono abitudinarie e all’inizio può essere difficile conquistarle, però poi si affezionano e le hai per sempre. E’ il caso delle giovani spose che vesto per le nozze: scoprono i vantaggi dell’abito su misura e tornano per farsi confezionare altri capi».

– Chi sono le tue clienti?

«La mia cliente tipo attraversa un po’ tutte le fasce d’età, ha una personalità spiccata, veste classico ma ricerca anche qualcosa di particolare, quel tocco in più che indossa solo lei. Ama valorizzarsi ed esaltare la sua femminilità, ma con buon gusto e senza esibirla in modo eccessivo. Direi che le mie collezioni corrispondono perfettamente».

Laura Goria

"Vi Dichiaro Divorziati"conquista Torino

Niente tecnicismi, nessun “dialetto avvocatese”: questa la vera forza dell’ultimo lavoro di Gassani

13010041_10208076106754575_1413287234_oVenerdì 15 aprile 2016 è stato presentato a Torino il nuovo libro dello stimato avvocato matrimonialista Gian Ettore Gassani, “Vi Dichiaro Divorziati” – Come Cambia il Matrimonio in Italia. Alla presentazione, tenutasi alle ore 18.00 presso la libreria Feltrinelli di Piazza C.L.N., oltre all’autore del libro, hanno partecipato e preso la parola anche l’avvocato Edoardo Rossi – presidente AMI Piemonte e Valle D’Aosta – l’avvocata Teresa Besostri – consigliera Ordine degli Avvocati di Torino – la psicoterapeuta Monica Cismondi e infine il nostro quotidiano “Il Torinese” grazie alla partecipazione della nostra redattrice Simona Pili Stella.12963422_954432974653942_8393176868761709233_n In una libreria gremita di persone, si sono affrontati temi attuali e di grande interesse, ponendo la maggiore attenzione sul binomio matrimono-divorzio in Italia e su alcune delle delicate tematiche – quali quella dell’affidamento dei figli minori – riportate nei vari capitoli del libro. L’ultimo lavoro dell’avvocato Gassani (che aveva esordito nel 2012 con il suo primo libro “I perplessi Sposi”) sta già riscuotendo un notevole successo in tutta Italia. feltri 1Niente tecnicismi, nessun “dialetto avvocatese”: la vera forza di questo saggio romanzato sta nell’aver raccontato, tramite storie vissute e realmente accadute, lo scenario di un Paese che si sta trasformando da un punto di vista culturale, sociale ma soprattutto legislativo.feltrinel 2 Dal riconoscimento del diritto dei figli alla bigenitorialità, dalla legge 162/14 -che introduce il “divorzio fai da te”- fino ad arrivare alla legge 55/2015 che consente il divorzio breve: la genialità di Gassani sta proprio nel rendere comprensibili a tutti quelle che sono le principali norme che governano il diritto di famiglia.

                                                                                                                       Foto di Max Prono

Handel monografico al teatro Vittoria

ASTRA ATTRICECon il soprano Julia Wischniewski e l’Astrée Gruppo cameristico dell’Academia Montis Regalis, orchestra italiana tra le più apprezzate nel panorama internazionale della musica antica

Lunedì 18 aprile, alle ore 20 presso il Teatro Vittoria di Torino (per la serie di abbonamento l’altro suono) l’Unione Musicale propone un concerto monografico dedicato alla musica di Händel, con una selezione di arie, cantate e sonate composte in Italia – dove il giovane compositore rifinì il suo apprendistato musicale – e in Gran Bretagna, paese in cui visse per la maggior parte della sua vita. A raccontare lo spirito cosmopolita di Händel, capace di fondere l’arte contrappuntistica tedesca, la vocalità italiana e la scuola inglese e francese in un linguaggio europeo, saranno dei veri specialisti del Barocco:  il soprano Julia Wischniewski e l’Astrée – Gruppo cameristico dell’Academia Montis Regalis, orchestra italiana tra le più apprezzate nel panorama internazionale della musica antica.

La tappa italiana ha avuto un’influenza decisiva nell’evoluzione musicale händeliana: è infatti negli anni trascorsi a Roma che il compositore ebbe la possibilità di frequentare i più grandi interpreti e virtuosi dell’epoca e familiarizzò con il “belcanto” e con le più importanti forme strumentali come la Sonata e il Concerto. Un segno evidente di queste influenze si riscontra sia nei lavori strumentali, che sembrano quasi una derivazione di alcuni analoghi modelli italiani di Corelli e di Vivaldi sia nelle cantate da camera, circa un centinaio, la cui quasi totalità fu scritta proprio nel corso del viaggio in Italia.

Juve-Palermo 4-0, ma Marchisio finirà sotto i ferri

Palermo_Juventus4-0  per la Juve contro il Palermo, e i bianconeri si piazzano a nove punti di vantaggio, solo ad un passo dallo scudetto

Kherida, Pogba, Cuadrado Padoin danno il colpo di grazia ai siciliani ormai in zona retrocessione. La sola nota dolente è l’infortunio al ginocchio sinistro di Marchisio, che dovrà osservare una pausa forzata per la rottura del legamento crociato. La risonanza magnetica cui ha confermato la gravità dell’infortunio. Presto il calciatore sarà sottoposto a intervento chirurgico: stagione finita e per lui niente Europei.

Steve McCurry: gli occhi del mondo

La fotografia assume un’azione salvifica, sottraendo all’oblio individui dimenticati con i loro dolori, le loro gioie, le loro personalissime e uniche esperienze di vita e le emozioni di quel momento nel quale sono stati bloccati dallo scatto

MCCURRYE

Occhi di uomini, donne, bambini, vecchi, occhi sbarrati, sgranati, disperati, stanchi, occhi che hanno visto gli orrori delle guerre, della miseria, di un mondo immenso come l’oceano o piccolo come uno spicchio d’ombra al meriggio, occhi del Pakistan, della Russia, del Kashmir, dello Sri Lanka, di Cuba, degli Stati Uniti, dell’Italia: questo è il mondo di Steve McCurrey, uno dei più grandi fotografi contemporanei che, attraverso istantanee di volti, attraverso i suoi ritratti, racconta mille storie diverse, dando voce a chi, spesso, si trova ai margini della società. La fotografia assume un’azione salvifica, sottraendo all’oblio individui dimenticati con i loro dolori, le loro gioie, le loro personalissime e uniche esperienze di vita e le emozioni di quel momento nel quale sono stati bloccati dallo scatto della macchina fotografica, impressi in un’istantanea che ha regalato loro una forma di immortalità, MC CURRYEquella che si raggiunge soltanto attraverso l’arte. Steve McCurrey è soprattutto un fotografo di anime, l’anima del sarto che attraversa un fiume d’acqua in una terra sulla quale si è abbattuta la furia dei monsoni, stringendo fra le mani la sua macchina da cucire Pfaff, il bene più prezioso, la sua unica fonte di sostentamento, l’anima dei bambini soldato cresciuti in fretta, troppo in fretta, che hanno imparato troppo presto a fare la guerra in un’età in cui alla guerra si gioca soltanto, le anime dei viaggiatori di terza classe su un treno indiano, le anime dei pescatori dello Sri Lanka che attendono pazientemente, seduti su pali, le loro prede. Tra le 250 foto esposte nella mostra ospitata alla Citroneria della Reggia di Venaria dal 1 aprile al 25 settembre spicca, però, intenso e sconvolgente, il “Ritratto della ragazza afgana”, diventato ormai un’icona, la foto piùMCCURRIE3 conosciuta dell’artista: lo scatto, realizzato in un campo profughi vicino a Pesshawar, in Pakistan, fu pubblicato, nel 1985, sulla copertina di “National Geographic”, e da allora ha fatto il giro del mondo ed è stata definita la foto del secolo. Soltanto 17 anni più tardi il mondo avrebbe conosciuto il suo nome Sharbat Gula e Steve McCurry sarebbe riuscito ad incontrare e a fotografare di nuovo la ragazza che, a 12 anni, portava negli occhi tutta la malinconia del mondo, quegli incredibili occhi verdi che feriscono le coscienze e che fanno riflettere. Sharbat Gula era diventata una donna segnata dal tempo e dai dolori e rimase indifferente vedendo la foto di tanti anni prima e disse soltanto che quella era stata l’unica volta che era stata fotografata in tutta la sua vita, vita che era proseguita senza che il clamore che il suo ritratto aveva suscitato la potesse raggiungere, toccare, persino rovinare. Sharbat Gula, al di là della sua storia, è destinata a restare per tutti, per sempre, semplicemente la “ragazza afgana”, assurta a simbolo di tutte quelle generazioni di orfani e di profughi che fuggono dai conflitti, dalla fame, dalle carestie, le generazioni di ieri, di oggi e, purtroppo, di domani.

 

Barbara Castellaro

Testimoni di Geova, 2000 delegati a Leinì

geova
Conferenza pubblica: “Cosa pensa Dio della religione?”

L’assemblea di circoscrizione dei testimoni di Geova si è conclusa nella Sala delle Assemblee di Leinì con 2mila delegati presenti alla conferenza pubblica: “Cosa pensa Dio della religione?”, di cui 450 provenienti dalle congregazioni di Chieri e Castelnuovo don Bosco. Quattro i battesimi locali . Da sinistra a destra nella fotografia: Marta Gorgerino, Alessia Messina, Paola Buccoliero, Joselutt Espino.

Si riaccende la passione del libro con "Torino che legge"

L’edizione 2016, che vede rafforzata la presenza dei quartieri, è una delle azioni previste da Tutta mia la città, un progetto della Città di Torino che ha come obiettivo principale la valorizzazione di realtà, aree e spazi particolarmente strategici nell’opera di riqualificazione delle periferie

TORINO LIBRI 2 LEGGE

Torino accende la passione per il libro. Da lunedì 18 a domenica 24 aprile  torna Torino che legge, manifestazione organizzata dalla Città di Torino con le sue Circoscrizioni eBiblioteche civiche e dal Forum del Libro, in collaborazione con la Fondazione per la Cultura Torino e con il sostegno del Brand Lancia di Fiat Crysler Automobiles e Intesa Sanpaolo.

L’edizione 2016, che vede rafforzata la presenza dei quartieri, è una delle azioni previste da Tutta mia la città, un progetto della Città di Torino che ha come obiettivo principale la valorizzazione di realtà, aree e spazi particolarmente strategici nell’opera di riqualificazione delle periferie. Come spiega il Sindaco Piero Fassino: «Torino che legge è un’occasione preziosa per valorizzare la vivacità e il fermento del tessuto culturale e per raccontare, attraverso le voci degli autori e le parole dei libri, non solo la geografia fisica di quartieri della città meno conosciuti ma nuove identità su cui scommettere il futuro».

Ad arricchirne la proposta culturale, oltre alle iniziative in programma sull’intero territorio cittadino, saranno anche le manifestazioni Barriera che leggeLeggerMenteLIBERinbarrieraLibri in corso e Pericentrica, connotate da un forte radicamento territoriale.

Torino che legge coinvolge un’ampia rete di soggetti pubblici e privati, attivi nella filiera del libro, fra cui la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, il Circolo dei Lettori, la Scuola Holden, il Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia: un grande laboratorio cittadino sulla lettura, che getta basi costruttive per proseguire la collaborazione in modo continuativo.

 TORINO LIBRI

Ricco il programma di questa seconda edizione, che vedrà alternarsi reading, incontri con l’autore, dibattiti, conferenze e iniziative dedicate al libro e alla lettura, dal centro alle periferie, con centinaia di appuntamenti in: 21 biblioteche, 52 librerie, 60 scuole, case del quartiere, 40 fra enti, fondazioni, associazioni e circoli, metropolitana, tram storico, piazze e giardini.

Fra i numerosi ospiti, martedì 19 aprile si segnala il gradito ritorno a Torino di Claudio Magris, alle ore 18.00 nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale e diBianca Pitzorno, alle 21.00 presso la Libreria Il ponte sulla Dora e la presenza il 23 aprile nella sala conferenze dell’Oratorio di San Filippo di Marcello Fois, alle ore 10.00 e di Antonio Moresco, alle ore 18. Molteplici le iniziative dedicate a Miguel de Cervantes e William Shakespeare, nei quattrocento anni dalla loro morte, in collaborazione con l’Istituto Cervantes di Milano e il British Council di Roma, a Guido Gozzano, Piero Gobetti e a Natalia Ginzburg, con la passeggiata letteraria del 23 aprile alle 10.30, curata da Alba Andreini e condotta da Claudio Panella (prenotazioni: passeggiateletterarie@gmail.com).

Clou di Torino che legge, l’iniziativa Una ROSA di libri. Portici di carta per Sant Jordi, in programma sabato 23 aprile in Piazza San Carlo e presso l’Oratorio di San Filippo Neri (Via Maria Vittoria 5), in occasione della Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore istituita dall’Unesco, che vedrà coinvolti tutti i soggetti che hanno collaborato alla settimana letteraria.

culicchia 2Nell’occasione, i librai animeranno la piazza con le loro bancarelle colorate e offriranno una rosa rossa a chi acquisterà un libro, in omaggio alla tradizione catalana del 23 aprile, festa patronale di Sant Jordi, che vede scambiarsi simbolicamente in dono libri e rose, trasformando i portici in una grande libreria a cielo aperto, una piccola “rambla” sotto la Mole in cui passeggiare, incontrare scrittori, assistere a performance. Anche alla Biblioteca civica Centrale (via della Cittadella 5, ang. corso Palestro), verrà donata una rosa alle signore che effettueranno un prestito di libri. La Sala Conferenze dell’Oratorio vedrà alternarsi, dalle 10 alle 20, incontri con l’autore, premiazioni dei “lettori forti” delle Biblioteche civiche torinesi e dei vincitori dei Concorsi Leggilo perché e Booktrailer e la proiezione del film “Vento. L’Italia in bicicletta lungo il fiume Po”.

Ad accompagnare la giornata, i Flashmob di Sant Jordi, a cura del Liceo Germana Erba del Teatro Nuovo di Torino – Coreutico, Scenografico, Teatrale e le letture sul tram storico e in metropolitana, in collaborazione con Biblioteche civiche torinesi, GTT, ATTS – Associazione Torinese Tram Storici, Concorso letterario nazionale Lingua Madre e O.D.S. – Operatori Doppiaggio e Spettacolo.

Particolarmente significativa è anche la presenza delle scuole, grazie alla collaborazione con il MIUR – Direzione Scolastica Regionale per il Piemonte e con Torino Rete Libri. Oltre sessanta istituti di ogni ordine e grado, parteciperanno con iniziative e attività di lettura ad alta voce nelle classi e all’aperto, gestite direttamente dagli studenti: flashmob, letture musicate e teatralizzate, seminari, convegni per famiglie, insegnanti e cittadini.

Programma completo sul sito www.torinochelegge.it     
Info – Biblioteche civiche torinesi: tel. 011 01129847/54  – Forum del Libro: tel. 011 19923177
www.torinochelegge.it ;  settimanaletturatorino@gmail.com

Referendum trivelle, a Torino ha votato il 36,4 per cento. Oltre il quorum in tre comuni

urna-seggio elezioni I circa 55 mila cittadini torinesi delle comunità romene e bulgare di Torino  che possono votare per le elezioni comunali hanno possibilità di registrarsi  fino al 26 aprile

AGGIORNAMENTO Alle ore 23 a Torino l’ affluenza è stata del 36,39%. In alcuni  piccoli centri si è superato il quorum: Massello (59,57), Moncenisio (63,3%) e Vidracco, (62,95)

Domenica – La città in cui si è votato di più in Italia, alle ore 19, è Torino, con il 26,5 per cento

Alle 12 si è recato alle urne l’8,8 per cento degli elettori di Torino. Leggermente più alta la media nella  provincia: 9,3% I seggi sono aperti dalle 7 di questa mattina per il referendum abrogativo sulle trivellazioni in mare su cui possono votare circa  47 milioni di italiani. Si può andare a votare fino alle 23. Affinché il referendum sia valido, deve recarsi alle urne il 50 per cento più uno degli elettori. Intanto la Stampa rende noto che i circa 55 mila cittadini torinesi delle comunità romene e bulgare di Torino  che possono votare per le elezioni comunali hanno possibilità di registrarsi  fino al 26 aprile  e chiedere il certificato elettorale. Sono il 40 per cento degli stranieri residenti in città con diritto di voto. ma alle scorse elezioni sono andati alle urne in duemila, all’incirca il 4 per cento.