La candidata pentastellata Chiara Appendino torna sul tema della Città della Salute, sul quale era intervenuta il ministro Boschi facendo intendere che l’elezione della “grillina” alla carica di primo cittadino avrebbe affossato la realizzazione delle nuove Molinette. «Apprendo con piacere che il ministro Boschi abbia fatto un passo indietro, anche perché la mia posizione sulla Città della Salute è sempre stata coerente. Siamo favorevoli, la vogliamo – ha sottolineato Chiara Appendino – Crediamo però che la Città della Salute debba essere realizzata con risorse pubbliche. Non ci piace l’idea dell’intervento privato, tant’è che noi vediamo in modo positivo quello che era il progetto iniziale, il Masterplan del 2011, perché meno oneroso». E ancora: «La nostra intenzione è quella di realizzare una Città della Salute fattibile nel più breve tempo possibile, senza promettere cose che poi non si possano mantenere. Vorremmo riprendere il Masterplan del 2011 insieme ai soggetti interessati come Regione e Governo per avere un progetto low-cost rispetto a quello ora previsto nell’area ex Avio, che recuperi e riqualifichi gli edifici esistenti delle Molinette, per i quali sono già stati spesi ingenti fondi pubblici, e edifichi le due nuove torri. Auspichiamo che il governo sia collaborativo nell’interesse di Torino».
Mentre Fassino e Appendino duellano da Lucia Annunziata, nel secondo faccia a faccia televisivo dopo quello su Sky tg 24, entra nei temi della campagna elettorale – anche se solo di striscio – il presidente della Regione Sergio Chiamparino . “Se vuole la maggioranza degli italiani è necessario che il premier, e il Pd, ritrovino la tradizione riformista sul lavoro e il sociale, prenderci cura dei più deboli. Bene il Jobs Act, ma è solo un pezzo. Dobbiamo intervenire sulle diseguaglianze e accelerare il percorso sul reddito di accompagnamento per chi cerca lavoro o lo ha perso” ha dichiarato al quotidiano La Stampa l’ex sindaco e attuale governatore piemontese. Chiamparino analizza poi lo scenario torinese dopo il primo turno elettorale: il disagio vissuto in questi anni di crisi non è stato superato e gli elettori se ne sono accorti sulla propria pelle, ci vorrà ancora tempo per tornare ai livelli pre-crisi.
Un’analisi minuziosa della situazione economica e finanziaria, che nel settembre scorso prevedeva a bilancio pre-consuntivo 2015 un disavanzo negativo di oltre 900.000 euro. La situazione è stata ribaltata operando su tre fronti
di Paolo Pietro Biancone*
Il bilancio della Fondazione per il Libro rispecchia l’andamento positivo del Salone del Libro. Si registra, infatti, segno più nei conti della Fondazione per il Libro. L’esercizio 2015 chiude con un utile di € 37.629, che al netto delle imposte di competenza (pari a € 30.131) giunge a € 7.498. Chiusura positiva anche per la previsione di Bilancio 2016 e per il Fondo di dotazione, riportato a valori positivi dopo anni di progressiva erosione fino a toccare valori negativi. Un’azione che il nuovo vertice della Fondazione, diretto da Giovanna Milella, ha avviato da subito con un’analisi minuziosa della situazione economica e finanziaria, che nel settembre scorso prevedeva a bilancio pre-consuntivo 2015 un disavanzo negativo di oltre 900.000 euro. La situazione è stata ribaltata operando su tre fronti:
La spending review sui costi della Fondazione.
L’allargamento della compagine, propiziato dal risanamento interno avviato nel secondo semestre 2015 che ha consentito l’ingresso di Miur, Mibact e Intesa Sanpaolo tra i Soci Fondatori.
L’acquisizione di nuovi sponsor, sia con avvisi pubblici di ricerca di mercato, sia con trattative dirette, come quella che ha portato Unicredit fra i main partner.
Perché i cittadini torinesi devono conoscere e comprendere questi risultati? Perché questi risultati sono stati raggiunti da un’azienda (privata, pubblica, non profit), che impiega risorse umane del territorio e risorse finanziarie anche pubbliche.
Comunemente il bilancio è visto come un adempimento amministrativo, ma è una visione errata. Il bilancio è, per sua natura, lo strumento che garantisce la conoscenza dell’andamento della gestione di una azienda e sullo stato della sua ricchezza (in estrema sintesi, fondo di dotazione o capitale conferito dai soci e investimenti, denaro a disposizione dedotti dai debiti).
L’uso distorto dello strumento porta a una perdita di credibilità da parte soprattutto dei non addetti ai lavori e, questo, è un male: rappresenta la perdita di valore per uno strumento importante per tutti, territorio compreso. Il successo di un’azienda è il successo della comunità e del territorio, così come la crisi o addirittura la chiusura di un’azienda è un insuccesso e un problema per tutto il territorio, qualsiasi siano le dimensioni di essa.
Occorre recuperare il valore del bilancio, comprenderlo, spiegarlo, semplificarlo perché si ripristini la sua importanza. Per far ciò occorre studiarlo diffusamente nelle scuole, inserire corsi ad hoc nei diversi percorsi di laurea, condividere con le risorse umane delle diverse aziende i risultati di bilancio.
Non ultimo, abolire i tecnicismi e un lessico difficile, che allontana dalla comprensione.
Più il bilancio sarà semplice, comprensibile, accessibile, più si eviteranno usi distorti dello strumento e ci sarà maggiore controllo da parte di tutti, più competenti e più informati. La trasparenza comincia dalla conoscenza e dalla possibilità di comprendere.
Per questo, ben vengano azioni di ricerca virtuose come quella dell’Università di Torino – Dipartimento di Management e il Comune di Torino per studiare e testare nuove forme di bilancio da spiegare al cittadino. Il bilancio Pop – già adottato nei Paesi anglofoni dal 60 per cento delle municipalità – è uno strumento contabile che rappresenta le performance degli enti pubblici locali, su base integrata: la partenza è concepire il bilancio comunale integrato. in ottica di consolidamento, con i dati contabili delle società e delle organizzazioni (fondazioni, associazioni) che il Comune delega nell’erogazione dei servizi per i cittadini. Un documento completo, facile da leggere per i non addetti ai lavori, accessibile, condivisibile, graficamente accattivante.
D’altronde, è dal 1300 che con la costituzione senese i temi della trasparenza sono importanti. Chi governa, si legge nel Costituto del 1309, deve avere a cuore “massimamente la bellezza della città, per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri, per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini”. E che il bene della collettività dovesse necessariamente passare dalla condivisione e dalla trasparenza e fosse al centro degli obiettivi del governo senese di quel periodo, lo dimostra anche il fatto che pochi anni dopo venne dato incarico ad Ambrogio Lorenzetti di dipingere in una sala di Palazzo Pubblico le ormai celeberrime allegorie con “Gli effetti del buono e del cattivo governo”, una sorta di ulteriore traduzione – questa volta “visiva” – dei principi che il Costituto Senese faceva propri e che così potevano essere alla portata anche di chi non sapeva leggere, nel segno di una classe dirigente matura, che non temeva di aprirsi e dichiarare i suoi intenti di conduzione della res publica, rendendo consultabile il proprio progetto politico.
(Foto: il Torinese)
*Docente di bilancio consolidato e coordinatore del corso di dottorato in business & management dell’Università di Torino
Stop alla serata, multe da tremila euro e una denuncia a seguito del controllo svolto dalla polizia al Club 84, uno dei locali più noti della movida torinese. Sono state riscontrate violazioni di carattere penale e amministrativo: c’erano infatti troppe persone rispetto alla capienza, due addetti non erano in regola con le disposizioni della Prefettura, le norme antincendio non erano rispettate. La polizia municipale ha inoltre verificato il superamento della soglia limite dei decibel.
Precipita ultraleggero, muore un piemontese
Ieri un velivolo ultraleggero è caduto presso una aviosuperficie in provincia di Livorno. I due occupanti sono deceduti. Una delle due vittime è Cherubino Sala, 28 anni, di Carmagnola. La vittima faceva parte della Flight School di Caselle ed era in Toscana per un volo di istruzione. Con lui ha perso la vita anche il pilota, Alessio Orzella, romano di 37 anni. A causare l’incidente sarebbe stato un paracadute rimasto impigliato durante il lancio al piano di coda dell’aereo.
(foto: archivio)
Gastronomia piemontese al Salone dell'Auto
C’è anche la terra di Piemonte al Salone dell’Auto al Parco del Valentino di Torino. Tra gli stand, infatti, si registra la presenza della Cantine Sant’Agata di Scurzolengo (centro della provincia di Asti, che ospita nel suo camposanto Primo Nebiolo, indimenticato presidente della Federazione italiana di atletica leggera e della Federazione mondiale) con un proprio stand e la proposta dei suoi pregiati vini. Ma c’è anche la proloco di Scurzlengo guidata da Fortunato Rossi. “Come ospiti delle Cantine Sant’Agata abbiamo proposto polpette ed agnolotti, piatti tipici del nostro comune e della collina astigiana”.
Massimo Iaretti
Nel corso del processo per le morti da esposizione ad amianto all’Olivetti, l’accusa ha chiesto la condanna a 6 anni e 8 mesi per Carlo De Benedetti, per il reato di omicidio colposo e lesioni; 3 anni e 6 mesi per Corrado Passera; 3 anni e 4 mesi per Camillo Olivetti e 6 anni e 4 mesi per Franco De Benedetti. Richiesta l’assoluzione per Roberto Colaninno, accusato di un solo caso di lesioni. L’assoluzione è stata chiesta anche per Onofrio Bono. Stralciata la posizione di Maria Luisa Ravera, ex responsabile del servizio Ecologia e Ambiente dell’azienda, per gravi motivi di salute dell’imputata. Le richieste di condanne hanno coinvolto 15 su 18 imputati.
Lettera aperta da un compagno a Juri Bossuto
Caro Juri, con immutata stima ed affetto. Uniti nella critica del cosiddetto Sistema Torino, divisi nelle possibili soluzioni politiche. Da parte mia, non verrà meno l’affetto, un profondo affetto che mi fa andare oltre sapendoti onesto intellettualmente. Hai sempre detto che al ballottaggio avresti votato Appendino. Non è una novità, la novità è il totale fallimento della Lista Torino in Comune. Un dato non viene sufficientemente evidenziato: moltissimi elettori hanno votato 5 stelle, Pd e Progetto Torino, senza che la tua lista abbia intercettato un voto. Voto critico di sinistra. Poi ci si mette il Vostro Leader Maximo Giorgione : il vostro potenziale elettorato ha votato 5 stelle. Geniale. Così ho pensato : ed allora perché presentarsi alle elezioni? Direi proprio dilettanti allo sbaraglio. E veniamo al punto : “benvenuto nel mondo dei traditori.” Il comunista più comunista di te che usa l’insulto dicendo che è sempre colpa dell altro che vi ha sconfitto. Ho letto ciò che hai scritto. Ci siamo sentiti telefonicamente. Ho inteso dalle tue parole tanta amarezza per queste feroci critiche. Vai avanti, io penso alla famosa frase : non sono assolutamente d’accordo con quello che state dicendo ma darei la vita affinché possiate dirlo. Allora ti esorto. La prossima volta che il “rivoluzionario” assale fisicamente il Pd, la colpa non è della polizia ma sua: è un violento. Vedremo che succederà. Dopo spero di vederci insieme per confrontarci su cosa è successo e soprattutto su cosa potremo e dovremo fare. Dimenticavo…con immutata e personale stima, i grillini non mi convincono e sono sicuro che si passerebbe dalla padella alla brace…senza per questo considerarti un traditore. Confidando nella tua intelligenza ed onestà intellettuale.
Patrizio Tosetto
Il 31 gennaio del 1854 moriva a Torino Silvio Pellico, intellettuale, scrittore e – nei fatti – “rivoluzionario mancato”, divenuto famoso per il libro autobiografico Le mie prigioni, dove narrava i nove anni trascorsi nel carcere austriaco dello Spielberg, una vecchia fortezza vicino a Brno, nell’odierna Repubblica Ceca. Un carcere duro, con celle umide e poco ventilate, dove scrivere lettere e comunicare con l’esterno era molto difficile e il cibo – oltre ad essere scarso – era di cattiva qualità. Il carcere lo cambiò molto in fretta, al punto che – come ha scritto lo storico Luciano Canfora “passò rapidamente da una generica mentalità libera e non confessionale ad un esasperato cattolicesimo”. Pellico scrisse Le mie prigioni, almeno stando ai suoi racconti, con motivazioni e finalità molto diverse rispetto a quelle che vennero assegnate ad uno dei testi simbolo del Risorgimento. La sua intenzione non era tanto quella di accusare il duro sistema carcerario austriaco quanto il voler mostrare come la religione potesse essere di conforto nei momenti difficili della vita e, stando ai suo biografi, furono sua madre e il suo confessore a suggerirgli di scrivere le sue memorie. “Il venerdì 13 ottobre 1820 fui arrestato a Milano, e condotto a Santa Margherita. Erano le tre pomeridiane. Mi si
fece un lungo interrogatorio per tutto quel giorno e per altri ancora. Ma di ciò non dirò nulla. Simile ad un amante maltrattato dalla sua bella, e dignitosamente risoluto di tenerle broncio, lascio la politica ov’ella sta, e parlo d’altro”. Già dall’incipit de Le mie prigioni s’intuisce che Silvio Pellico, appena liberato dallo Spielberg, aveva già cessato di essere un rivoluzionario, rinunciando a idee e principi di gioventù per diventare, di lì a poco, un terziario dell’ordine francescano. Pellico era nato a Saluzzo 42 anni prima di iniziare a scrivere il libro che lo rese famoso: nel 1789, l’anno della rivoluzione francese. La sua casa natale – un edificio di origine medioevale situato nella scenografica piazzetta dei Mondagli, uno degli angoli più suggestivi del centro storico della cittadina cuneese – attualmente ospita i suoi cimeli e manoscritti, donati in gran parte dalla sorella dello scrittore nel 1858. Trasferitosi da
giovane a Milano , diventò insegnante, frequentando l’ambiente culturale della città e collaborando ad alcuni importanti giornali dell’epoca, come il Conciliatore, una rivista in cui scrissero molti dei principali intellettuali italiani dell’epoca e che fu rapidamente chiusa dalla censura (all’epoca, infatti, Lombardia, Veneto, Trentino e Friuli facevano ancora parte dell’impero austro-ungarico). Nel 1932, in occasione del centenario dalla pubblicazione della sua opera più famosa, la municipalità di Torino decise di porre una lapide sul fronte dell’edificio di via Barbaroux nel quale Silvio Pellico scrisse il testo: “Da questa casa/Silvio Pellico/reduce dallo Spielberg/nel 1832/lanciò “Le mie prigioni”/pio volumetto vibrante di forte umanità/Subalpina/arma formidabile/ad affrettare i destini della Patria/nella prima ricorrenza centenaria/del memorando evento/il Comune/P. Giugno MCMXXXII”. L’iniziativa fu promossa dal Comitato Piemontese della Società Nazionale per la Storia del Risorgimento e fatta propria dall’Amministrazione Comunale della capitale sabauda. L’epigrafe sulla lapide di marmo chiaro, venne redatta dallo storico e senatore Vittorio Cian. A futura memoria di chi continua a pensarlo tra le mura dello Spielberg, rinchiuso per le sue idee.
Marco Travaglini
Il Piemonte sperimenta un cartellone unico estivo per gli spettacoli nelle Regge Sabaude, grazie al marchio ‘Palchi Reali’. L’iniziativa è partita solo un mese fa, ideata dall’ assessore al Turismo della Regione Antonella Parigi, e quest’anno punta solo a unificare l’offerta esistente. In futuro si pensa a un coordinamento in grado di rendere le Regge un vero e proprio circuito unitario sul modello dei Castelli della Loira. Il programma, da giugno a settembre, si trova all’indirizzo web www.palchireali.it. Successivamente la Regione Piemonte avvierà una grande campagna di comunicazione. Proprio in questi giorni è al lavoro il presidente del Tavolo di coordinamento delle Residenze Reali del Piemonte Mario Turetta, e a coordinare l’iniziativa è un super-esperto, Alberto Vanelli, per dieci anni direttore della Reggia di Venaria fin dall’inizio della rinascita.