redazione il torinese

Province e Città Metropolitana

provinciaA poco più di un anno dall’approvazione della legge regionale n.23/2015, che ha riordinato le funzioni amministrative conferite alle Province e alla Città Metropolitana in applicazione della Legge Delrio, si è tenuto a Palazzo Lascaris, su iniziativa dell’Ufficio di presidenza dell’Assemblea legislativa, un seminario sul tema: “Lo stato di applicazione della legge regionale 29 ottobre 2015, n.23 – Riordino delle funzioni amministrative conferite alle Province in attuazione della legge 7 aprile 2014,n.56 -Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province sulle unioni e fusioni di comuni, ad una anno dalla sua approvazione”. “Con l’approvazione della legge regionale – ha aperto i lavori Gabriele Molinari, consigliere segretario, che ha portato i saluti del presidente del Consiglio regionale Mauro Laus e dell’intero Ufficio di presidenza – la Regione Piemonte ha aperto un cantiere di riforme, disegnando enti di area vasta così come previsto dalla legge Delrio e costruendo una pista di atterraggio per la riforma costituzionale che proprio in quei giorni veniva approvata dal Parlamento. A maggior ragione oggi, alla luce dell’esito referendario, è necessario questo confronto per ragionare insieme, a partire dallo stato di attuazione della legge, e riprendere il percorso legislativo già intrapreso, un modello di confronto che potremo replicare anche sui territori”.

“La legge regionale piemontese – ha spiegato Rosario Ferrara, docente di Diritto con reg lascarisamministrativo del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino – è una buona legge, che si basa su alcuni importanti elementi, tra cui la scelta di riallocare alcune funzioni in capo alla Regione e l’enfatizzazione del ruolo giocato dalla Città metropolitana, prevista in Costituzione dal 2011, collocata al centro di un processo di riorganizzazione dei poteri locali, con funzioni vitali come ambiente, trasporti e servizi. Vi è poi un terzo aspetto, molto importante, che riguarda le relazioni tra Regione, Comuni e Città metropolitane, che apre la strada a modelli di accordi e intese, grazie ai quali si creano soluzioni non vincolanti che possono portare a soluzioni vincolanti. La politica e le scelte che si compiranno diranno se il modello è quello giusto, l’importante è che sia chiaro chi fa che cosa”.

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“L’esito referendario – è intervenuta Anna Maria Poggi, docente di Diritto pubblico alla facoltà di Giurisprudenza Università di Torino – apre molti scenari di riflessione sia a livello nazionale che locale, che la poltica dovrà sciogliere tenendo conto di molti elementi. Il primo: lo scenario costituzionale su cui ragioniamo è il titolo V, e segnatamente l’articolo 117, primo comma, che assegna allo Stato la competenza esclusiva sulla legislazione elettorale e sulle funzioni degli enti locali. Quindi, se lo scenario immaginato era quello di una Regione con funzioni più amministrative che legislative, quella che noi oggi continuiamo ad avere è invece una regione a forte competenza legislativa, che permane come elemento di governo, di snodo e di coordinamento. Secondo: la sentenza della Corte costituzionale che ha salvato la legge comune municipioDelrio dai numerosi rilievi di legittimità costituzionale è stata condizionata dall’esistenza della legge di revisione costituzionale, che aboliva le Province e alleggeriva le Regioni. Il governo che si sta formando in queste ore non credo sia così forte da poter rimettere mano alla legge Delrio, quindi bisogna capire cosa si può fare a livello locale, partendo da due riflessioni: se questa Città metropolitana sta funzionando dal punto vista dell’impalcatura della governance, e se strumenti come le Città metropolitane, inserite in Regioni come il Piemonte, possono servire, ricordando che tutte le altre Province non hanno più organi politici di indirizzo, fondamentali per lo sviluppo economico e produttivo”.

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Dopo le relazioni dei due giuristi, sono stati numerosi gli interventi dei presenti in sala, a partire dai consiglieri regionali. Andrea Appiano (Pd) ha sottolineato alcune perplessità rispetto alla legge Delrio, anche alla luce dei primi passi mossi dalla riforma e dai segnali che sono arrivati. “Ad esempio – ha evidenziato – uno dei temi su cui riflettere riguarda la coincidenza tra il presidente della Città metropolitana e il sindaco del comune capoluogo. Il rischio è che in questo modo i territori, indipendentemente dal colore politico, non si sentano coinvolti”. Per Mauro Campo (M5S) è necessario un quadro reale dello stato di attuazione della legge. “Quello che sappiamo – ha detto – è che siamo in ritardo, ad esempio, sulla stipula delle convenzioni e sulla definizione della legge per la gestione dei rifiuti. In più si sono ristretti gli spazi di democrazia per i cittadini a causa di una pessima legge nazionale, che la Regione ha dovuto approvare obtorto collo per salvare il personale e le importanti funzioni che le Province svolgevano” . Per il consigliere regionale Domenico Rossi (Pd) “si apre l’opportunità di una riflessione nuova. Se è vero che la Città metropolitana, nel nuovo disegno della Delrio e della 23, fa passi avanti nella logica europea, per gli altri territori, quelli che sono lontani da Torino, le difficoltà sono moltissime. La 23 è stata una buona legge ma è chiaro che qualunque disegno, senza risorse e personale, non sta in piedi”. Rossiha poi invitato a riflettere sul tema della gratuità delle cariche provinciali.

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Al seminario, hanno partecipato, oltre ad Appiano, Campo e Rossi, i consiglieri regionali Silvana Accossato, Paolo Allemano, Giorgio Bertola, Valentina Caputo, Giovanni Corgnati Francesca Frediani, Domenico Ravetti. Presenti in sala anche molti rappresentanti delle Province e delle autonomie locali. Il primo a prendere la parola è stato Stefano Costa, presidente del Cal, il Consiglio delle autonomie locali, e della provincia del Verbano Cusio Ossola, il quale ha ricordato che la legge regionale è stata pesantemente condizionata dalla necessità di adeguarsi a quella nazionale, pena gravi sanzioni, tra cui il commissariamento delle Regioni inadempienti e consiglio lascarisl’obbligo di coprire il costo delle funzioni non fondamentali. “La radicalizzazione – ha ragionato – ha costretto a un riordino incompleto e non paragonabile a passate stagioni di riforme. Dal canto suo, la Regione si è caricata sulle spalle il disagio causato dalla riduzione progressiva dei trasferimenti statali con tagli lineari e prelievi forzosi di tributi propri degli enti locali.  Ci siamo concentrati sulla difesa dei livelli occupazionali e sulla tenuta dei servizi minimi essenziali. Oggi dobbiamo cercare una soluzione nella logica di continuare a garantire i servizi ai cittadini”. Franca Biglio presidente di Anpci, associazione nazionale dei piccoli comuni, sindaco di Marsaglia (CN), ha invece criticato aspramente la legge Delrio, “che – ha detto – non ha tenuto conto della storia millenaria italiana fatta di tanti piccoli comuni, sentinelle del territorio, e neanche della geografia italiana, un territorio difficile che ha bisogno dei presidi comunali. È stata un errore gravissimo, che i cittadini hanno bocciato con il voto referendario. Adesso abbiamo bisogno di una legge organica, che però sia condivisa da tutte le organizzazioni dei comuni, non solo da Anci”. Marco Bussone (Uncem) ha invece posto l’accento sul fatto che la legge regionale è il frutto di una lunga concertazione in un tavolo che continua e che ha prodotto buoni risultati. “La nascita della Città metropolitana – ha aggiunto – può realizzare una felice sperimentazione di sinergie fra le aree urbane, la città, e quello che c’è fuori, le aree rurali e montane”. Critico l’intervento di Carlo Riva Vercellotti, presidente della Provincia di Vercelli, il quale ha affermato che “In Italia è avvenuto un fatto che è un pericoloso precedente, e cioè si è stravolto l’assetto istituzionale del paese sulla presunzione che la Costituzione sarebbe stata cambiata, un fatto certamente anomalo”. Riva Vercellotti ha sottolineato poi il problema del personale: “per quanto riguarda le funzioni delegate alle Province – ha spiegato – non c’è più il personale che le può gestire, e, contestualmente, il personale che dalle Province è passato alle Regione ha carichi di lavoro molto diversi e una professionalità che non è più ben spesa”. Cruciale anche il nodo dei finanziamenti: “non è chiaro – ha concluso – il finanziamento delle funzioni delegate e trasferite, così come non è chiaro a quanto ammonti il reale risparmio di questa riforma”. 

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Alberto Avetta, vicepresidente della Città metropolitana, ha poi sottolineato che la legge Delrio aveva due obiettivi, proiettare il sistema di governo degli enti locali nel contesto europeo e accorciare la catena di comando, mettendo nelle mani dei sindaci il governo degli enti locali. “Adesso – ha detto – sarebbe folle buttare tutto a mare. Il problema delle risorse esiste, oggi come ieri, quando c’erano le Province. Il lavoro fatto REGIONE PALAZZOin questi tre anni va riconosciuto e preservato per capire se i due obiettivi di partenza sono ancora validi”. Per Mauro Barisone, vicepresidente vicario di Anci, infine, “l’esito del referendum ha cambiato le carte ma noi dobbiamo guardare in casa nostra, in Piemonte, che è un territorio con oltre 1200 comuni. La Delrio è una buona legge, che può essere migliorata, ma non possiamo buttare via il bambino insieme all’acqua sporca”.Al seminario hanno partecipato anche le organizzazioni sindacali. Francesco Lo Grasso, della Uil Piemonte, ha sottolineato come la riforma delle Province non abbia ridotto i costi della politica ma il finanziamento delle strutture, evidenziando innanzitutto il problema delle risorse stanziate e dell’assenza di organi di governo. Francesco Candido (Cgil Città metropolitana) ha evidenziato i problemi dei centri per l’impiego, “la cui competenza – ha detto – è della Città metropolitana ma le cui funzioni sono state assegnate all’Agenzia Piemonte Lavoro. Esiste un problema di tenuta del sistema, solo l’anno scorso abbiamo vissuto il dramma occupazionale di venti precari ma i centri per l’impiego sono destinati a chiudere se non hanno il personale”. “La Regione Piemonte – ha aggiunto – deve essere in prima fila nel chiedere al governo di restituire le risorse a Regioni, Province e Città metropolitane”. Per Graziella Rogolino (Cgil) ”l’abolizione delle province era nei programmi elettorali di tutti i partiti, del resto avevamo troppi centri decisionali. La legge 23 è stata concertata in sede regionale e ha tutelato tutto il personale delle Province, adesso non si può pensare di smontare tutto”.

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Ha concluso i lavori il vicepresidente della Giunta regionale con delega agli Enti Locali Aldo Reschigna, il quale ha spiegato che “stiamo parlando di un sistema che faceva fatica da molti anni. Prima della legge regionale e dopo la riforma Delrio, le Province erano allo stremo, tanto è vero che tutti gli enti hanno adottato provvedimenti di riduzione del personale ben oltre la percentuale imposta dalla legge di stabilità del 2015, e questo ha certamente provocato la progressiva diminuzione della capacità tecnico professionale, uno dei problemi più grandi. In quel contesto, l’operazione della Regione non è stata centralista. Abbiamo sottoposto tutte le funzioni a una verifica di efficacia ed efficienza, stabilendo anche chi faceva che cosa ed eliminando le sovrapposizioni. Con la legge 23 abbiamo disegnato le aree vaste, attraverso le convenzioni, un obiettivo che rimane anche oggi, abbiamo valorizzato la Città metropolitana come vero motore di sviluppo di un’area, abbiamo riconosciuto la regione giuntaspecificità montana del Verbano Cusio Ossola e rivisitato le funzioni, riportandone in casa alcune su cui c’era una domanda forte da parte dei territori. La mancata modifica della Costituzione non impedisce che la Regione, nella sua attività di programmazione, individui ambiti territoriali ottimali per l’esercizio di alcune funzioni, e su questo stiamo lavorando. Penso che la scelta delle aree vaste e della gestione associata delle funzioni fosse una risposta a quella crisi e mantenga pienamente la sua utilità anche dopo la consultazione referendaria. Rimarranno dunque le Province, ma l’area vasta permetterà anche la costituzione di strutture tecnico-professionali efficaci, in grado di migliorare l’esercizio delle funzioni proprie. In questi giorni abbiamo definito di concerto con le Province un testo di convenzione per la gestione associata delle attività estrattive, della caccia e della pesca, e contiamo di concludere l’iter entro l’anno. E stiamo procedendo anche con la Provincia montana del  VCO alla definizione di una convenzione”. “Certo – ha concluso – ora restano aperti alcuni problemi. Primo fra tutti garantire alle Province, che sono rimaste in Costituzione, le risorse sulle funzioni fondamentali, definendone anche i costi di esercizio, per non tornare a un passato di sperequazioni. Resta aperto anche il tema delle funzioni, là dove sono state gestite centralmente in modo confuso, come nel caso dei centri per l’impiego e delle politiche attive sul lavoro, o sulla viabilità. L’esito referendario – ha concluso – non deve essere affrontato come un ritorno al passato, ma spingerci a trovare soluzioni per la nostra regione in un percorso che richiede costante confronto e aggiornamento“.

EM – www.cr.piemonte.it

(foto: il Torinese)

Protestano i compagni di scuola dell’ “abusivo della merendina” premiato

giovaniLa fondazione Luigi Einaudi ha deciso di premiare con una borsa di studio lo studente torinese che è stato sospeso per quindici giorni da scuola per avere allestito un’attività abusiva di commercio  di merendine. La fondazione ha dichiarato che non vuole di certo premiare una attività illegale,  bensì lo spirito d’iniziativa imprenditoriale del giovane. La decisione però non è piaciuta ai compagni di scuola dello studente. Così domani in contemporanea  con la consegna a Roma della borsa di studio promuoveranno una manifestazione di protesta. Il caso nei giorni scorsi è stato affrontato anche dalla trasmissione televisiva Le iene.  Da lì il polverone.

Caselle? Necessaria visione meno localistica

L’Aeroporto di Caselle festeggia il 35esimo mese consecutivo di crescita. marino mauroAumenta il volume dei passeggeri (+9,3 per cento) e vengono inaugurate nuove rotte. Almeno, queste sono le notizie che rimbalzano nelle ultime ore, di cui si è occupato anche il Tg3 Regionale. Volendo però osservare oggettivamente la realtà delle cose, inserendola nel quadro italiano, ci troviamo di fronte ad una situazione meno ottimistica. Da una parte, Torino: la quarta città d’Italia per popolazione, capoluogo di una delle principali regioni italiane per pil, nonchè tra le città con il più alto tasso di crescita in termini di turismo. Dall’altra, vi è il tredicesimo aeroporto d’Italia per volume di passeggeri, la cui crescita, in realtà, è in linea con la maggior parte dei principali aeroporti italiani e che manca, ancora, di un’efficiente rete di collegamenti con il resto della regione. Senza considerare, mi sia caselle aero2consentito, da assiduo frequentatore, l’organizzazione e i servizi dello stesso scalo: neanche lontanamente paragonabile a quella degli aeroporti delle grandi città italiane.  Guardando al domani, dunque, non possiamo limitarci ad essere accontentisti. È inutile sottolineare l’importanza strategica e logistica che il settore aeroportuale può rappresentare per la crescita di un territorio e, altresì, il ruolo fondamentale che riveste per attrarre investimenti da parte di grandi compagnie. Occorre allora accogliere con sicuro piacere i dati di crescita, ma altresì considerarli per quello che sono: un semplice, ulteriore, segnale, delle potenzialità che Caselle non è ancora stata in grado di esprimere appieno.Oggi, approfittando anche dell’aumento del flusso turistico di Torino, abbiamo forse la possibilità di ripensare ad un piano di sviluppo ambizioso, meno localistico e in grado, sicuramente, di favorire lo sviluppo e l’attrattività non solo di Torino, ma dell’intero Piemonte.

Mauro Marino

Presidente Commissione Finanze e Tesoro del Senato

Thyssen, la Cassazione: “Colpa imponente dei manager”

corte_di_cassazione_Secondo la Cassazione è stata una “colpa imponente” quella dell’ex Ad della Thyssen Harald Espenhahn: egli insieme ad altri cinque manager del gruppo industriale ha provocato, per la totale e consapevole mancanza di adeguate misure di sicurezza, il rogo della fabbrica torinese nella notte tra il 5 e il 6 dicembre del thyssen-preteroti2007 in cui morirono sette operai. E’ scritto nelle motivazioni del verdetto del 13 maggio a conferma delle pene lievemente ridotte nell’ appello bis.  La Suprema Corte ritiene che la colpa dell’ex ad e degli altri dirigenti, è “imponente” sia  per la consapevolezza che gli imputati avevano maturato del tragico evento prima che poi ebbe a realizzarsi, sia “per la pluralità e per la reiterazione delle condotte antidoverose riferite a ciascuno di essi” che, sinergicamente, avevano confluito nel determinare all’interno dello stabilimento “una situazione di attuale e latente pericolo per la vita e per la integrità fisica dei lavoratori”.

Allarme smog, tutto il Piemonte a “semaforo giallo” tranne sei città. Pm10 in aumento

NEBBIA3Sono rimaste  soltanto in 6 le città del Piemonte fuori dalla cosiddetta zona a ‘semaforo giallo’ per la concentrazione di smog. Si tratta del livello in cui l’aria è meno inquinata e riguarda Biella, Cuneo, Mondovì, Saluzzo, Domodossola e Omegna. La regione nei giorni scorsi ha richiamato i Comuni affermando che l’applicazione delle misure antismog, dopo la segnalazione regionale di “rischio”, spetta loro. I dati che risparmiano le sei città citate sono contenuti nel bollettino per l’attuazione delle misure antismog pubblicato lunedì 12 dalla Regione, che comprende 42 centri urbani.  Ma in un paio di giorni la concentrazione di Pm10 salirà sopra la soglia di 50 microgrammi al metro cubo in tutte le città monitorate dall’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale).

 

(foto: il Torinese)

Al Teatro Superga “Turandot principessa falena”

turandot-supergaGiovedì 15 dicembre il Teatro Superga ospita “Turandot principessa falena” un adattamento del capolavoro di Puccini inserito nella XX edizione del progetto Opera Domani di AsLiCo – Associazione Lirica e Concertistica Italiana, con sede al Teatro Sociale di Como.

Opera Domani è il progetto di Opera Education dedicato alle scuole primarie e secondarie che da vent’anni si pone l’obiettivo di far vivere in prima persona l’opera lirica ai più piccoli, creare nuove energie grazie alla musica e rinnovare l’entusiasmo delle nuove generazioni nei confronti di un genere musicale che troppo spesso è percepito come ‘noioso’ o nel migliore dei casi, adatto ad una ristretta èlite di appassionati.

Con “Turandot principessa falena” i 200 studenti delle scuole “Pavese”, “Papa Giovanni XXIII”, “Martiri” e “Marco Polo” di Nichelino avranno la possibilità di diventare veri e propri protagonisti dello spettacolo direttamente dal loro posto in platea, diventando ‘interprete corale’. Con un percorso didattico proposto ad hoc e realizzato a scuola, i ragazzi arrivano a teatro con gli strumenti per poter interagire con la storia che hanno imparato a conoscere grazie ad attività come la costruzione di un oggetto di scena con cui svolgeranno piccole, ma importanti, azioni durante lo spettacolo e lo studio di alcune arie (“Là sui monti dell’est”, “La fossa già scaviam per te”, “Ai tuoi piedi ci prostriam, “Gloria, gloria o vincitore”, “Il nome suo nessun saprà”, “O sole! Vita! Eternità!”) che canteranno dal loro posto, diventando così un vero e proprio coro interno all’opera, eseguita da cantanti professionisti accompagnati dall’orchestra dal vivo.

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“Turandot” fu l’ultima Opera di Giacomo Puccini. Qualcuno sostiene che non fu soltanto l’ultima fatica del compositore lucchese, ma l’ultima Opera in assoluto.Ma il fascino della “Turandot”, non è solo nella meraviglia della sua musica, delle arie, del libretto, ma anche nella sua genesi e soprattutto nel suo controverso finale. Giacomo Puccini morì prima di portare a compimento la sua ultima fatica. La composizione del finale fu affidata a Franco Alfano, che operò sulla base degli appunti lasciati dal Maestro. In realtà la storia di quel finale non ha ancora un epilogo: tra screzi, tagli, critiche e mancate esecuzioni, ancora oggi, dopo oltre ottantasei anni dalla morte di Puccini, ci si pone domande che stentano a trovare risposte. E il “mistero” che aleggia si infittisce leggendo il parere di alcuni critici, i quali sostengono che “Turandot” rimase incompiuta non a causa dell’inesorabile progredire del male che affliggeva l’autore, bensì per l’incapacità, o piuttosto l’intima impossibilità da parte del Maestro, di interpretare quel trionfo d’amore conclusivo, che pure l’aveva inizialmente acceso d’entusiasmo.

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NOTE DI REGIA di Silvia Paoli

Turandot potrebbe essere farfalla e invece è una falena, scura e sinistra, che si muove solo di notte e che ancora non riesce a staccarsi dal suo bozzolo, è legata alla crisalide, all’idea di vendetta come fedeltà all’antenata. L’irrompere dell’umanità è rappresentato dall’arrivo di Calaf, suo padre Timur e la schiava Liù; sono normali, dove normalità porta con sé il senso positivo di umanità, di movimento, d’azione. Liù è la salvezza, colei che veramente porta l’amore, è il bastone e la guida del vecchio Timur (cieco, un po’ come il cieco amore che un padre porta ad un figlio). Il candore di Liù lascia tutti sconvolti, non è la risoluzione degli enigmi che cambia Turandot, ma il sentimento che porta in campo la schiava fedele. Questo permette lo scioglimento, e scenicamente il dissolversi dei “bozzoli in scie di colori. Anche Turandot, prima stretta da fasce e drappi, si svolge, rivelando un animo colorato, il cuore della farfalla. Così il coro della platea può a sua volta esplodere, come un campo di fiori o farfalle colorate e coccinelle, coleotteri, libellule. Finalmente possono tornare di nuovo ragazzi.

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TEATRO SUPERGA

Giovedì 15 dicembre ore 21.00

TURANDOT

PRINCIPESSA FALENA

musiche Giacomo Puccini

libretto Giuseppe Adami e Renato Simoni, da Carlo Gozzi

prima riduzione musicale Enrico Minaglia

 

Personaggi e interpreti:

Turandot Rossana Cardia

Calaf Giuseppe Distefano

Liù Gulnora Gatina

Timur Davide Procaccini

Ping/Mandarino Andrea Zaupa

Pang Ruzil Gatin

Pong Mattia Muzio

Aracnomosche Mauro Barbiero, Enrica Gualtieri,

Valentina Mandruzzato, Alessio Nieddu

 direttore Alessandro Palumbo

regia Silvia Paoli

musiche eseguite dal vivo dall’ Orchestra 1813

 

con il coro degli studenti delle scuole “Pavese”, “Papa Giovanni XXIII”, “Martiri” e “Marco Polo” di Nichelino

 

Produzione Teatro Sociale di Como e AsLiCo – Associazione Lirica e Concertistica Italiana PROGETTO OPERA DOMANI (XX edizione)

http://www.teatrosocialecomo.it/events/event/turandot-principessa-falena/

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Biglietti: platea 27 € – platea ridotto 24,5 € | galleria 21 € – galleria ridotto 19 €

 

Informazioni e prevendite biglietti: Teatro Superga, Via Superga 44 – Nichelino (To)

Biglietteria: dal lunedì al venerdì dalle ore 15 alle ore 19 e giovedì 15 dicembre a partire dalle ore 20.

 

Prenotazioni: biglietteria@teatrosuperga.it | 011.6279789

 

Acquisto online su www.teatrosuperga.it e prevendite abituali del Circuito Ticketone

Elite, per le imprese ad alto potenziale di crescita

ELITE è un programma dedicato alle imprese ad alto potenziale di crescita nato nel 2012 su iniziativa di Borsa Italiana e divenuto oggi una società del London Stock Exchange Group.

L’obiettivo è quello di offrire alle imprese italiane ed internazionali un percorso di sviluppo organizzativo e manageriale che punta a rafforzare la governance, ad aumentare la propria capacità di internazionalizzazione e a renderle pronte a raccogliere capitali anche sui mercati internazionali. Confindustria ed ELITE hanno firmato un accordo per portare 1000 imprese nel programma dedicato alle aziende eccellenti, promuovendo attivamente il programma ELITE fra le associazioni territoriali di Confindustria per offrire alle imprese italiane ad alto potenziale di crescita un percorso di sviluppo altamente innovativo.

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E’ lo scopo dell’accordo firmato oggi nella sede dell’Unione Industriale di Torino dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia e dall’amministratore delegato di Borsa Italiana e presidente di ELITE, Raffele Jerusalmi.L’intesa siglata oggi rafforza la collaborazione tra Confindustria e Borsa Italiana nel promuovere questo programma attraverso gli “Elite Desk” presenti nelle associazioni territoriali per arrivare, come si è detto, a quota 1000 imprese in ELITE.

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Oggi sono oltre 460 società provenienti da 25 Paesi diversi, 284 solo in Italia, con ricavi aggregati di circa 39 miliardi di euro e 170.000 posti di lavoro impiegati. Secondo Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, questa è un’occasione importante per riflettere sull’accesso delle imprese italiane ai mercati finanziari e dei capitali e soprattutto per confrontarsi sulla strada dello sviluppo che il sistema produttivo deve imboccare. In questo quadro il Programma ELITE è determinante, perché crescere è anche un processo qualitativo, mai solo quantitativo. Si vuole trasformare ELITE in una “vetrina” internazionale per chi intende investire nelle imprese italiane eccellenti. Nel 2015 è stato siglato un Protocollo d’intesa con Borsa Italiana che ha previsto l’istituzione degli “Elite Desk” nelle associazioni confindustriali, sportelli specializzati su ELITE e riservati alle imprese associate. Attualmente questi sono 24, sparsi su tutto il territorio nazionale.

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“Con l’Accordo firmato oggi rafforziamo la nostra partenership con l’obiettivo di dare la massima diffusione territoriale ai nostri desk, che diventeranno dei veri e propri talent scout di imprese, e di rendere massiva la partecipazione delle imprese al programma ELITE” ha concluso Boccia.Della stessa idea è Raffaele Jerusalmi, amministratore delegato di Borsa Italiana e presidente ELITE che ha commentato: “La crescita delle PMI del nostro Paese richiede uno sforzo di sistema e quindi siamo convinti che la collaborazione siglata fra Confindustria ed ELITE sia di fondamentale importanza. Questo accordo sarà di supporto a tutte le imprese eccellenti e competitive diffuse su tutto il territorio nazionale. La firma di oggi rientra nel quadro delle iniziative avviate insieme a Confindustria mirate a promuovere sempre più il dialogo con gli attori del tessuto imprenditoriale italiano”.

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All’incontro erano presenti anche le aziende torinesi e piemontesi che hanno avuto accesso, hanno terminato o stanno completando il percorso ELITE. Ad inizio novembre, nella nuova edizione del Programma ELITE di Borsa Italiana sono entrate 31 nuove aziende, di cui tre, Pattern, Farmaceutici Procemsa e Sparco, sono torinesi, associate all’Unione Industriale di Torino ed introdotte attraverso l’ “Elite Desk” presente nell’associazione. Altre due, Aizoon Consulting e Officine Metallurgiche G. Cornaglia, hanno già completato il percorso e lo considerano una bellissima esperienza, che li ha avvicinati al mercato dei capitali portandoli a conoscenza di una gamma di opportunità finanziarie che prima sembravano inaccessibili. Fonti di Vinadio, anch’essa associata, sta realizzando il percorso. La nutrita presenza di aziende torinesi all’interno del programma ELITE, un percorso per imprese eccellenti, ne testimonia la maturità del sistema industriale anche nella complessa partita riguardante la modernizzazione dei rapporti con il sistema bancario e con i mercati finanziari.

Vito Piepoli

Nelle immagini:

Tavolo dei Relatori: Dario Gallina Presidente Unione Industriale di Torino, Vincenzo Boccia Presidente Confindustria, Raffaele Jerusalmi AD di Borsa Italiana, Matteo Zanetti Coordinatore Gruppo Tecnico Credito e Finanza di Confindustria.

Relatori di sopra più le Aziende: (da sinistra) Franco Cornagliotto Aizoon Consulting; Filippo Sertorio Farmaceutici Procemsa; Luca Sburlati Pattern; Aldo Bellazzini Sparco.

 

 

Paolo Conte, un giro verso la Francia e ritorno

Pur essendo un cantautore piemontese, o forse proprio a causa della sua origine astigiana che gli ha concesso un contatto geograficamente privilegiato con la Francia, sente una grande connessione con la musica e la vita che si celebra oltralpe

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“Il tango è un pensiero triste che si balla”, diceva un musicista argentino. Una donna balla. Balla una danza triste. Balla e pensa al passato, a quello lieto e a quello che la rende meno orgogliosa. Affiorano ricordi. Piange, ci ripensa, ma alla fine si perdona. Blue Tango. Parigi è la città degli artisti. Parigi accoglie pittori, mimi e musicisti, ma li nutre solo della Senna ghiacciata e dell’illusione di capire la vita e la morte, ognuno con gli strumenti della sua arte. Il pubblico applaude le belle ballerine della città. Blue Tango. Ombre verdi. Un uomo è appoggiato vicino alla finestra ad arco. Lui è tranquillo e prova a sognare. Beve acqua aromatizzata che sa d’Oriente e sogna viaggi esotici tra stelle giordane, fontane andaluse, piastrelle marocchine, bagni turchi. Ma tutto ormai sventola e danza. È un tango triste, un “Blue Tango”.

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In molte canzoni di Paolo Conte riecheggia la Francia, una terra che lui ha amato insieme alle sue canzoni tradizionali e che lui reinterpreta con la sua iconica cifra stilistica. Pur essendo un cantautore piemontese, o forse proprio a causa della sua origine astigiana che gli ha concesso un contatto geograficamente privilegiato con la Francia, sente una grande connessione con la musica e la vita che si celebra oltralpe. La Francia risuona nelle sue canzoni dove si restituisce il sapore di quelle terre così vicine e, a volte, così lontane.

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Uno dei pochi cantautori contemporanei italiani che siano riusciti a far fortuna nel paese della chanson è in visita a Torino per il concerto che si terrà il 12 dicembre al Teatro Regio. Paolo Conte, formazione jazz, pianista e cantautore, porta un pizzico di dolce malinconia di qualità poco prima delle vacanze natalizie, “Mentre tutto intorno è solamente pioggia e Francia”.

 

Elisa Speroni

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Paolo Conte in concerto: lunedì 12 dicembre, alle ore 21, Teatro Regio di Torino. Il Fondo Alberto e Angelica Musy è impegnato nel supporto delle persone detenute che scelgono di intraprendere gli studi universitari per costruire il loro futuro reinserimento nella società.

Qualità della vita, Torino sale di 20 punti e si piazza al 35° posto. Verbania prima tra le piemontesi

valentinomole arcoNonostante il dibattito sulla qualità (pessima) dell’aria rinfocolato in questi giorni, la città della Mole migliora nettamente e  sale di ben venti posizioni, collocandosi al 35/esimo posto, nella classifica del quotidiano ilSole24Ore sulla qualità della vita nelle mole vittorioprovince del bel paese con 490 punti. E’ però  Verbania la provincia piemontese dove si vive meglio: è 16/esima, rispetto al 38/esimo posto dello scorso anno. Vanno meglio  anche le altre province piemontesi, tranne Cuneo, che in un anno scende  dal 7° al 18° posto. Poi le province di Biella (26esima), Vercelli (46esima), Novara (56esima), Alessandria (66esima) e Asti (70esima). Gli indicatori della prestigiosa vittorio colonnaindagine del Sole 24 Ore  sono stati aggiornati al 2015 e al 2016 e sono articolati in sei settori: Affari, lavoro e innovazione; Reddito, risparmi e consumi; Ambiente, servizi e welfare; Demografia, famiglia, integrazione; Giustizia, sicurezza, reati; Cultura, tempo libero e partecipazione.

 

(foto: il Torinese)

Al Sant’Anna la nuova coloratissima sala d’attesa

Presentata la “rinascita” dell’atrio e della sala di attesa del Pronto Soccorso dell’ospedale torinese

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L’azienda ospedaliera universitaria – Città della salute di Torino e la Fondazione onlus Medicina a Misura di Donna promuovono l’iniziativa “Un giardino Fiorito h24”.  Lunedì 12 dicembre, presso l’Aula Dellepiane dell’Ospedale S. Anna in Via Ventimiglia, 3 Torino, è stata presentata la “rinascita” dell’atrio e della sala di attesa del Pronto

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toscano-colori-s-annaSoccorso dell’ospedale torinese, così come era stato auspicato dal personale, dai pazienti e dalle loro famiglie: un nuovo “Cantiere dell’Arte” con la partecipazione degli studenti dell’ITIS Avogadro e il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli. 

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L’evento, in collaborazione con la Consulta regionale femminile, ha visto l’intervento della presidente Cinzia Pecchio e dell’assessora alle Pari Opportunità Monica Cerutti. Presente il direttore generale della Città della salute, Giampaolo Zanetta.

(Foto di Roberta Toscano)