Gennaio 2018- Pagina 29

Le (troppe) sinistre e il viale del tramonto

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
Oggi si parla dei raggruppamenti della sinistra – anzi per meglio delle sinistre – come argutamente definì Fausto Bertinotti che di sinistra se ne intende. Partiamo dagli ultimi arrivati: Lista Potere al Popolo. Ho riletto più  volte il titolo  pensando alla burla. Ad una ironica presa in giro. Mi sbagliavo. Sono serissimi… un po’ fuori tempo e luogo ma serissimi. Dunque rispetto, massimo rispetto per loro che si avviano allo 0.5 %, anche se così giovani e già sul viale del tramonto. I nostri novelli comunisti. Basta dirne una: 17 sono i raggruppamenti politici che si rifanno al simbolo di falce e martello. Loro sono ben oltre il viale del tramonto. Liberi ed Uguali. Qui il discorso si fa spesso. Partiamo dall’inossidabile Giorgio Airaudo che tutto d’ un botto nei manifesti già si  presenta come deputato di Liberi ed Uguali. Grande animale politico sa sempre dove posizionarsi e la sua amicizia con Fratoianni gli garantirà il capolistato nel proporzionale. Mi sa che gli amici di Articolo uno sono  la montagna che  ha partorito il topolino. Ed i nuovi socialisti alla Enrico Buemi? Già, anche loro inossidabili, c’erano ci sono e ci saranno, ovviamente con il dictat di Matteo Renzi preoccupato di quanti deputati e senatori controllerà.  Moderati? L argomento non gli interessa. Garantito per la terza volta Giacomo Portas tutto il resto non conta. Dulcis in fundo gioie e dolori del Pd. Con la domanda d’obbligo: é di sinistra? Ovviamente anche di sinistra, la  risposta immediata.  Ed io mi permetto di dire: dipenderà  da chi e da  quanti verranno eletti .Diciamolo in altro modo. Dipendiamo dal ministro uscente Orlando e dalla sua capacità e forza politica di imporrre, mediare e contrattare con il Matteo nazionale. Intanto qualcosa si sta muovendo se alcuni, contravvenendo ai dettati statutari propone di mettere Gentiloni nel simbolo come candidato a Premier. Effettivamente sostenere che il Governo Gentiloni ha governato bene e poi proporre come candidato premier Matteo Renzi stride un po’. Tutto una questione di persone? Anche! Non penso ai programmi? Più che programmi mi sembrano proclami.  Comunque prendiamo ciò che é stato fatto ed é di per sè di contenuto e viatico per il fururo. Sul web é girata un’informativa sui privilegi dei parlamentari e i relativi aumenti di stipendio.  Essendo timoroso della propaganda volutamente distorcente mi sono informato. Mi sono informato dagli interessati che hanno confermato. Il problema dei esodati non è stato risolto dopo le nefandezze della Fornero votate da tutti i partiti e i deputati. Ci sono 189 tavoli di crisi. Embraco insegna. E si aumentano lo stipendio? Non è una “cosa di sinistra”. Non moralmente accettabile e chiaramente pone anche un problema di credibilità e dignità. Una sinistra frammenta e incoerente. La Storia si ripete.

Mense scolastiche: sindacati e lavoratori in Municipio

Dopo l’audizione dell’11 gennaio delle ditte appaltatrici, sindacalisti e lavoratori del settore ristorazione scolastica sono stati ricevuti in mattinata in Comune per un’audizione presso le commissioni lavoro, controllo di gestione, e istruzione. Erano presenti rappresentanti della Giunta. Le tre ditte che gestiscono attualmente la ristorazione scolastica a Torino, hanno spiegato i rappresentanti sindacali, stanno operando per ridurre il costo del lavoro a fronte del crescente numero di famiglie che ha scelto di rinunciare al servizio mensa.  Ladisa ed Eutourist hanno operato mettendo in ferie una parte dei lavoratori mentre Camst titolare del maggior numero di lotti appaltati, ha annunciato una procedura di licenziamento per 38 lavoratrici e lavoratori. Secondo i sindacati le ditte intendono compensare la riduzione dei pasti erogati (stimata in circa 5.800 pasti da inizio appalto (e accelerata dopo la sentenza del 2016 che sancì il diritto al pasto portato da casa), riducendo gli orari di lavoro. La prospettiva di licenziamenti, hanno affermato, sembra voler esercitare una pressione sull’Amministrazione comunale, che sta predisponendo il nuovo bando di gara per il servizio (pubblicazione prevista prima dell’estate 2018) e preparare proceduralmente il terreno alla riduzione degli orari di lavoro che già oggi sono nella maggior parte dei casi al minimo di legge per il settore: 15 ore settimanali. Un’ipotesi, quella dei tagli che si abbatterebbe dunque su lavoratori già economicamente fragili. Si sono detti contrari a prospettive di questo tipo, sia i Consiglieri comunali che i rappresentanti della Giunta. Da questi ultimi sono giunte rassicurazioni sull’impegno assieme ad Asl e Ufficio scolastico regionale, a lavorare per promuovere il servizio mensa come importante momento formativo oltre che come garanzia di corretta alimentazione e di uguaglianza di trattamento per i bambini.

In moto senza patente, assicurazione, casco e revisione: multa da 6 mila euro

DALLA TOSCANA

Guidava lo scooter senza indossare il casco, senza mai avere ottenuto la patente, senza  assicurazione e con il mezzo privo di revisione. Il conducente, cinese, è stato multato dai vigili urbani di Prato per  6.140 euro e il ciclomotore è stato sequestrato. Gli agenti lo  avevano fermato chiedendo i documenti ma lui avrebbe mostrato solo il permesso di soggiorno , l’unica cosa in suo possesso.

Da M5S 100 mila euro ai volontari antincendio

Dai consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle di Palazzo Lascaris giungono  all’Aib,  Associazione dei volontari contro gli incendi boschivi, quasi 103 mila euro, la metà di quanto i sette esponenti pentastellati  hanno tagliato quest’anno dai loro stipendi. L’altra parte di denaro resterà alla Regione e verrà destinata a finanziare gli interventi di ripristino dopo le calamità naturali. La consegna di un assegno simbolico è avvenuta davanti alla sede della Regione, in piazza Castello, alla presenza del leader grillino Di Maio. Dall’ inizio della legislatura, i 5 Stelle piemontesi hanno rinunciato a 866.497 euro, tornati sul bilancio regionale e destinati al microcredito e all’edilizia scolastica.

Verdone: “La crisi del cinema? L’inizio una decina di anni fa”

Giornalisti e pubblico, ieri, all’incontro con Carlo Verdone per la presentazione di “Benedetta follia”

 

L’appuntamento è per le 12 e trenta sotto la grande volta della Mole, nella casa del Museo del Cinema. Giornalisti e fotografi delle grandi occasioni per Carlo Verdone che arriva, in un incontro aperto anche al pubblico, tra gli ingombranti lettini rossi, a promuovere il suo ultimo “Benedetta follia” in compagnia del produttore Luigi De Laurentiis e di Ilenia Pastorelli – uscita dalla baraonda del GF dodicesima edizione, uscita dal grande successo di “Jeeg Robot” e oggi sugli schermi, in 750 copie, a far perdere la testa come Luna ad un intristito e stralunato Guglielmo e a tentare di rimetterlo in carreggiata attraverso l’approccio con le app per cuori solitari, dopo che la moglie gli ha rivelato la propria relazione con la commessa del suo grande negozio di arredi sacri e haute couture destinata ai porporati romani. “L’importante per me è incontrare il pubblico, andare sul luogo – inizia a raccontare, tra mezzi sorrisi appena abbozzati e occhi sgranati o spesso pensosamente richiusi, in un comprensibile misto di grande stanchezza (la tivù della Befana se l’è fatta proprio tutta!) e di personaggio “malincomico” che si porta addosso da anni -, negli ultimi giorni Milano, Bologna, Firenze, è una vita che stringo mani e ascolto persone, figuratevi se un selfie non me lo faccio volentieri! Presentare il film perché il film lo merita, io ci credo molto, è molto divertente e le sorprese sono molte, con il divertimento che dobbiamo alla platea c’è questo finale con un bel messaggio rassicurante, che è come una carezza sul viso di una persona, un momento di tranquillità”. È anche soddisfatto del proprio personaggio come dello sguardo che ha buttato sulla società di oggi. “Ho voluto esplorare la solitudine di un uomo, lo sconquasso di questa tegola che gli cade tra capo e collo, anche questo nuovo modo di approcciarsi al mondo femminile, con la donna non intesa soltanto come caricatura ma come efficace sostanza, che non va solo alla ricerca dei social ma è pure seria ed equilibrata… già, i nuovi mezzi di comunicazione: chissà se è un bene o un male, boh! non lo so, andiamo avanti così”. Anche Ilenia è soddisfatta di questo ruolo di borgatara che irrompe nel negozio a imporsi come nuova aiutante, quando tra abbigliamento e comportamento il livello è decisamente azzerato e il suo inglese raggruppa un paio di parole e niente più: “Io sono vissuta con il cinema di Carlo, come i miei amici, come l’intero pubblico, ha rappresentato tanto nella mia vita, a 13 anni vedevo i cartelloni di “Viaggi di nozze” e mi divertivo a ripetere le battute del film. Adesso sono qui con questa Luna che lo tira fuori dalla depressione e ho cercato di dargli il massimo, spero di esserci riuscita”. Verdone, tranquillo, accenna un sorriso: “E io l’aiuto nel suo essere fragile, nonostante questi atteggiamenti vivaci, condivido certi punti irrisolti, come il rapporto con il padre”. Poi c’è il ricordo su Torino, “nel ’78 quando venni qui per “Non stop” l’avevo trovata grigia, forse addirittura buia, adesso da qualche anno ha ritrovato una vivacità straordinaria, che mantiene tuttavia intatta tutta la sua signorilità. Ci torno sempre volentieri, è la città del cinema, tutti mi accolgono sempre con affetto, è giusto che io incontri il pubblico, all’interno di un cinema, davanti al grande schermo”. Già, i grandi schermi in grande sofferenza, la crisi del cinema italiano che nello scorso anno ha visto un calo del 46% degli spettatori: “Abbiamo cominciato a perdere pubblico dal 2007, la crisi è cominciata lì, le prime avvisaglie, i primi scricchiolii – è sicuro Verdone. Ma è anche consolatorio: “Ma se è vero che un pubblico ha abbandonato le sale, un altro ha lasciato la tivù. L’interesse è un altro, si sta di più su internet, si frequentano altre piattaforme e il pubblico giovane va alla ricerca della serie, quello che appassiona, che lega. È una tendenza diversa, noi dobbiamo cercare di dare il meglio, di far meglio i nostri film nella scrittura, mentre li giriamo in un tempo che non deve essere ridotto, mentre li promuoviamo come io sto facendo in questi giorni”. Anche il cinema deve trasformarsi, “le sale stesse vanno trasformate, devono essere maggiormente dei punti di incontro, dove si sappia creare l’evento, magari con librerie e ristoranti”. Ma anche Verdone sembra voler per una volta cambiare percorsi, anche se per l’abituale produttore ha già in preparazione un nuovo film. “Magari girarlo a Torino. Oppure una serie, sempre qui” e gli occhi di Paolo Tenna e di Paolo Manera, ad di Fip e direttore di Film Commission già si illuminano, “un’idea a cui sto pensando da tempo, credo si possa fare”, mentre l’intraprendente De Laurentiis annuisce. Forse l’anno prossimo o un altro ancora ritroveremo Verdone a cercar casa qui da noi, per imbarcarsi in un progetto seriale pensato e guidato da maestranze torinesi, progetto che vedrà ancora, al centro con lui, una donna che attraversi la sua vita di malincomico e la rivoluzioni, con un sorriso e una carezza?

 

Elio Rabbione

Nelle foto: Ilenia Pastorelli in un momento di “Benedetta follia”. Carlo Verdone durante l’incontro, accanto a lui il moderatore Steve della Casa, il produttore Luigi De Laurentiis, Ilenia Pastorelli e la presidente del Museo del Cinema Laura Milani

SANITA’, RUFFINO (FI): “FINALMENTE VIENE REINTEGRATA L’ATTIVITA’ CHIRURGICA OCULISTICA AL SAN LUIGI, MA QUANTI DANNI HA SUBITO L’UTENZA”

“Apprendiamo con soddisfazione che finalmente la Giunta regionale si è decisa di reintegrare l’attività chirurgica oculistica al San Luigi di Orbassano, prevedendolo nell’atto aziendale. La battaglia che ho condotto con tanti amministratori locali, operatori sanitari, associazioni di pazienti e malati ha rotto finalmente il muro di gomma che il centrosinistra aveva innalzato contro un evidente errore nella tanto sbandierata riorganizzazione della rete ospedaliera compiuta dall’assessore Saitta“. Ad affermarlo la vicepresidente del Consiglio regionale pimontese Daniela Ruffino che da tempo si batte con ordini del giorno, interrogazioni, emendamenti, sit-in e petizioni per far riaprire le sale operatorie di Oculistica nel nosocomio di Orbassano e che oggi ha partecipato all’inaugurazione del rinnovato Pronto Soccorso. Conclude Ruffino: “Siamo stati tenaci e abbiamo vinto la battaglia dell’Oculistica al San Luigi, ma che fatica e quanti danni. Per oltre un anno e mezzo i pazienti torinesi hanno dovuto subire i disservizi di una decisione che è stata da subito contestata sia dagli operatori sanitari, sia dagli amministratori locali che numeri alla mano denunciavano gli effetti di una decisione incomprensibile e insostenibile. Ora resta da vincere la guerra in tanti altri presidi torinesi, a partire dalla scelta di uccidere, smembralo, l’Oftalmico di Torino. Io non mollo, così come i tanti torinesi che continuano a sostenere la centralità del malato in qualsiasi riforma sanitaria che possa essere degna di essere definita tale“.  

Baruffe in Comune, i revisori dei conti si dimettono in polemica con la Giunta Appendino

Un nuovo colpo di scena nella querelle tra Giunta comunale e Revisori dei Conti del Comune di Torino in materia di bilancio. I contabili municipali  hanno rassegnato le dimissioni  denunciando “difficoltà nello scambiare comunicazioni e ostacoli nell’attività di raccordo” tra Palazzo Civico e il Collegio e tra questo e il Consiglio comunale. “L’assenza di collaborazione e le pressioni ricevute – scrivono nella lettera di dimissioni – sono state fonte anche di disagi operativi e di incomprensioni”. La pietra dello scandalo era stato il caso  Ream, riguardante la caparra di 5 milioni di euro che la Città deve restituire alla società per il progetto Westinghouse. Il collegio dei  revisori aveva anche bocciato il bilancio di previsione 2017-2019 e il bilancio consolidato  del 2016. I revisori, secondo i pentastellati erano  “poco credibili”.  La prima reazione politica è di  Osvaldo Napoli, capogruppo di Forza Italia in Comune: “La lettera con cui i Revisori dei Conti comunicano al sindaco le dimissioni dall’organo è un atto di denuncia chiaro e forte rispetto al quale né il Sindaco né la giunta possono infilare la testa sotto la sabbia. I Revisori scrivono delle “difficoltà nello scambio di comunicazioni e ostacoli nell’attività di raccordo” tra l’Ente e il Collegio e tra questo e il Consiglio comunale. “L’assenza di collaborazione e le pressioni ricevute – si legge – sono state fonte anche di disagi operativi e di incomprensioni”. “Ostacoli” posti da chi? “Pressioni” fatte in che modo e in quali tempi? Di fronte a un gesto tanto clamoroso di denuncia il Consiglio comunale e i torinesi hanno il sacrosanto dovere di ascoltare dal Sindaco e dalla sua giunta parole di assoluta chiarezza. Farà bene il sindaco Appendino a presentarsi rapidamente in Consiglio e a dare tutti i chiarimenti del caso”.  Il notaio – consigliere Alberto Morano sostiene invece che :”Sorprende che nella quarta città italiana, la cui situazione debitoria e finanziaria è particolarmente difficile, il Collegio dei Revisori si dimetta sostanzialmente per l’impossibilità di svolgere serenamente il proprio compito di controllo. Evidentemente l’amministrazione Cinque Stelle che faceva della trasparenza il suo mantra elettorale alla prova dei fatti sta fornendo un’immagine di sé molto diversa. Chiunque svolga seriamente il proprio compito di controllo diventa un nemico che deve essere allontanato il prima possibile. Di qui la malcelata gioia dei consiglieri Cinque Stelle alla notizia delle dimissioni” E aggiunge: ” Ai Revisori dimissionari va il mio personale ringraziamento per l’attività svolta con coraggio e serietà in un contesto ambientale evidentemente ostile.Mi auguro che chi verrà nominato al ruolo di Revisore dei Conti svolga il suo compito con rigore, avendo a cuore solo ed esclusivamente gli interessi della Città e dei Torinesi ad una corretta amministrazione.

(foto: il Torinese)

Al Poli con SKF per incontrare gli ingegneri di domani

Il 15 gennaio a ritorna l’evento itinerante

 

Per il terzo anno consecutivo SKF organizza l’SKF Studentour, un ciclo di appuntamenti nei principali atenei per incontrare gli ingegneri di domani e presentare l’offerta tecnologica dell’azienda. Un evento che nelle scorse edizioni ha visto la partecipazione di migliaia di studenti in tutta Italia.

 

La prima tappa dell’edizione 2018 dell’SKF Studentour si svolgerà il 15 gennaio presso la sede centrale del Politecnico di Torino. L’evento (10:00-16:00) avrà luogo nella Sala Consiglio di Facoltà e vedrà la partecipazione di numerosi referenti dell’azienda in rappresentanza dei diversi settori applicativi, oltre che dell’amministratore delegato, Ezio Miglietta.

 

I partecipanti potranno conoscere da vicino l’offerta SKF all’interno dell’area espositiva, che ospiterà numerosi prodotti, soluzioni e servizi in ambito industriale e automotive. Avrà inoltre luogo un seminario tecnico a cura degli Application Engineer SKF.

 

In occasione della tappa di Torino l’area espositiva ospiterà uno spazio dedicato alle Risorse Umane, dove i partecipanti che si sono prenotati potranno effettuare un pre-colloquio per le posizioni di stage e di lavoro aperte.

 

Saranno inoltre presenti alcuni dei veicoli sperimentali della Squadra Corse del Politecnico di Torino, per toccare con mano la collaborazione in ambito racing tra SKF e il mondo universitario.

 

Il Politecnico di Torino è la prima di una serie di tappe di un progetto che nel corso del 2018 toccherà alcuni tra i principali atenei italiani.

Scusi, è qui la sezione comunista?

Un inverno così non lo ricordavamo da un pezzo. Dall’arco dei monti alle spalle di Biella, dal Mucrone e dal Bo, dalla punta Tre Vescovi e dal colle della Vecchia, scendeva in quei giorni l’alito gelido di un vento che faceva intirizzire al solo pensiero di chiudersi alle spalle l’uscio di casa per affrontarne le folate. Di neve ne era venuta ma, per essere la metà di dicembre , a dire il vero, nemmeno poi tanta se si paragonava alle nevicate di qualche anno prima. Nella sede del PCI faceva un freddo cane nonostante le due stufe a kerosene viaggiassero a pieno regime. Ma ci voleva ben altro per scaldare i locali al 41 di via Trieste  dove erano stati trasferiti gli uffici che un tempo erano  ospitati nella “casa del partito” di via Eugenio Bona. La gloriosa Federazione “biellese e valsesiana” contava sedi in quasi tutti i paesi, da Alagna – ai piedi della parete sud del Monte Rosa – fino a Viverone, sulle rive dell’omonimo lago. Del resto non era stato Togliatti a esprimere l’auspicio che  “si aprisse una sezione in ogni luogo ove ci fosse un campanile“? E non era forse stato Giorgio Amendola, qualche anno dopo, ad affermare soddisfatto “siamo dappertutto”? E allora bisognava andare su e giù per il territorio, incontrare compagni, promuovere il proselitismo, fare riunioni e comizi, organizzare feste de l’Unità. Bisognava prestare attenzione alla formazione dei quadri politici del partito, estenderne l’influenza nelle amministrazioni locali, rafforzare il movimento sindacale. Insomma, una mole di lavoro da lasciare senza fiato. Così, in vista dell’imminente avvio della nuova campagna di tesseramento, si decise d’inviare due giovani ma già esperti compagni a tenere due riunioni a Roppolo e Viverone, ai confini con il territorio che cadeva sotto la giurisdizione politica dei comunisti torinesi. Il più anziano dei due aveva meno di trent’anni, funzionario del partito con in tasca una laurea,  ed era di Borgosesia. L’altro, di quattro anni più giovane, nativo di Portula, era stato operaio alla Bozzalla e Lesna di Coggiola, una delle aziende tessili più importanti della Valsessera. Ora, anch’egli, aveva scelto la vita del “rivoluzionario di professione”. Partirono un pomeriggio da Biella a bordo di una vecchia e un po’ scassata Prinz del 1968 , di proprietà del valsesiano, con la quale avevano percorso migliaia di chilometri, girovagando tra una sezione e l’altra. C’era nebbia già a quell’ora. Uno di quei nebbioni che si tagliavano con il coltello da tanto si presentavano densi, compatti. Un muro grigio. Tra Biella e Gaglianico pareva di viaggiare nell’ovatta e così fu per i circa venti chilometri o poco più che separavano i due da Roppolo. Sandigliano, Boscazzo, Vergnasco..le località scorrevano con una lentezza esasperante, imposta dalla prudenza che, quando si guida in queste condizioni, non era mai troppa. A Salussola sembrò che la nebbia si diradasse ma era un’illusione. Pochi istanti, il tempo di tirare il fiato e la speranza di poter accelerare un po’ s’infranse nuovamente su quel muro grigio e umido. Dorzano, Salomone e, finalmente, le prime case di Roppolo. Erano le 17,30 e all’osteria dei Cavalcanti, nei pressi delle mura del Castello medioevale che s’innalzano in tutta la loro severa mole , li aspettava il segretario della sezione “Primo Maggio”, il compagno Augusto Tremolanti, detto “Gùstin il rosso”. Tra la consegna delle nuove tessere e dei Quaderni del Partito, formidabili strumenti non solo di propaganda ma di vera e propria formazione culturale, passò più di un’ora. Gùstin rese conto dell’attività dei comunisti locali e, incamerati i complimenti dei due dirigenti della Federazione, offrì loro un bicchier di vino, accompagnadolo con delle larghe fette di polenta, formaggio e salame. Consumata la frugale cena, ripartiromo alla volta di Viverone, sul lago. Per chi non lo sapesse, il lago di Viverone è situato nell’anfiteatro morenico d’Ivrea , ed è il secondo lago di origine glaciale in Italia per dimensione, dopo quello del Garda. Per chi vi abita è motivo di vanto anche se, nel vederlo con il bel tempo, paragonarlo al Garda o agli altri laghi piemontesi del nord lascia un po’ perplessi. La Prinz ansimava, procedendo a passo d’uomo nella coltre fitta della nebbia che, semmai fosse possibile, diventò ancora più spessa, obbligando il conducente a strizzare gli occhi per scorgere qualcosa in quella nebbiaccia che impediva quasi di scorgere il ciglio della strada. Enzo – il valsesiano – chiese al più giovane  Willy di metter fuori la testa dal finestrino e controllare che l’auto non finisse in qualche fosso. Potete immaginare l’allegria di quest’ultimo che, imprecando, scrutò il bordo della strada, suggerendo le manovre ( “più a sinistra! Così.. vai che va bene. No, attento, c’è un cordolo..Occhio, sta più al centro che c’è una cunetta”). Senza sapere che strada avessero imboccato si ritrovarono nello spiazzo prospicente al porticciolo. Fermata l’auto, i due – un po’ per la tensione, un po’ per il freddo – scesero per fare pipì nel lago. “ Eh, Willy. Attento che questa zona del lago è frequentata dai Quattrocchi, dagli Svassi e dalle anatre tuffatrici”, dice Enzo, ridendo. “ “E quindi? Qual è il problema? Non si possono fare i propri bisogni qui?”, risponde l’altro. “Oh, per farli li puoi fare. Stai solo attento a non fartelo beccare”, e giù a ridere mentre Willy lo mandò a quel paese. Rientrati in auto il problema era come raggiungere la Sezione che si trovava in paese. Nessuno dei due vi aveva mai messo piede ed entrambi non avevano la minima idea di come trovarla. L’indirizzo non l’avevano preso perché , come rispose Enzo al compagno Tornelli, responsabile provinciale della stampa e propaganda, “cosa vuoi mai che sia..Viverone non è mica Biella o Vercelli. Ci hai detto che è ai margini del paese, vicino al Circolo, no? Quando saremo lì chiederemo all’oste o a quelli che troveremo”.  Tutto bene, salvo un particolare: dov’era il Circolo di Viverone? Riguadagnata a fatica la strada principale dopo una breve salita s’accorsero che non c’era in giro anima viva. Le poche case erano buie. Nemmeno un lumino acceso dietro alle finestre che sembrano occhi chiusi, con gli scuri serrati. I pochi lampioni diffondevano una luce fioca, vaporosa. La nebbia , come per magia, distorceva tutto e lasciva nell’aria un odore di muschio e caligine come fosse fumo dei camini. Ma dov’era mai questo Circolo? E a chi chiedere informazioni? In Sezione il telefono non l’avevano ( figurarsi..con i loro trenta iscritti, compresi quei sette o otto che venivano da Azeglio, era già tanto se riuscissero a pagare l’affitto dei due locali della sede). E poi, anche se l’avessero avuto, di cabine telefoniche non ne avevano intravista nemmeno una. Girarono e rigirarono per più di un’ora, a passo d’uomo, con una lentezza esasperante quando incrociarono una piccola costruzione dove s’intravedeva una flebile luce provenire dalle fessure della porta. “Dai, Willy. Prova a bussare e chiedi dov’è la sezione comunista che magari lo sanno. Anzi, magari è proprio lì”, disse Enzo. Ma Willy rifiutò categoricamente. “Eh,no. Questa volta vai giù tu che io mi sono fatto venire la cervicale a tener la testa fuori dal finestrino con questo freddo del boia”. Era irremovibile e, seppur malvolentieri, Enzo si alzò il bavero della giacca e scese dall’auto. La casetta era piccola, sembrava quasi un capanno. Giunto davanti alla porta, bussò. Dall’altra parte si sentivano dei suoni, ma più che voci parevano grugniti.  “C’è nessuno?”, disse Enzo, alzando la voce. Non ottenendo risposta se non il solito verso, afferrò la maniglia e provò ad aprire. La scena che vide lo lasciò di stucco. Un signore piuttosto anziano, con i pantaloni calati, era accovacciato su un gabinetto alla turca. Si guardarono perplessi ed Enzo, imbarazzato, disse balbettando la prima cosa che gli passò per la testa: “ Scusi, è qui la sezione comunista?”. Quello, visibilmente irritato, risponde “No, è la sezione socialista. E adesso vai fuori dalle balle che devo finire..”. Enzo richiuse in fretta la porta e, raggiunta l’auto, salì mettendola in moto. Willy gli chiese come mai tanta fretta e se avesse ottenuto le informazioni necessarie . La risposta di Enzo fu categorica, tale da non ammettere repliche: “No, mi hanno fatto capire che è meglio tornare a Biella. In questa nebbia la sezione non la troveremo mai. E quelli lì della casa hanno altro da fare e  non sembrano dei compagni”. Così terminò, non certo in gloria, la missione dei due sul lago di Viverone.

Marco Travaglini

Dipartimenti di eccellenza, premiato il Poli

Sono cinque i Dipartimenti del Politecnico di Torino che sono stati valutati come “eccellenti” dall’ANVUR, l’Agenzia nazionale per la valutazione, che ha selezionato 180 strutture dipartimentali delle università italiane che otterranno fondi straordinari dal Miur nel quinquennio 2018-2022, ripartendosi 271 milioni di euro complessivi previsti annualmente secondo quanto stabilito dalla legge di bilancio 2017. Per il Politecnico, le risorse aggiuntive ammontano a 41 milioni e 261 mila euro in cinque anni. L’Ateneo riceverà circa il 3% del finanziamento totale: una percentuale superiore rispetto al peso del Politecnico sul sistema nazionale, che si attesta attorno al 2%. I Dipartimenti premiati sono Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture, Ingegneria Gestionale e della Produzione, Scienza Applicata e Tecnologia, Scienze Matematiche “G. L. Lagrange”e il Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio. Quasi la metà dei Dipartimenti dell’Ateneo (5 su 11), quindi, è stata riconosciuta come eccellente. La valutazione è avvenuta sulla base di progetti di alto valore scientifico elaborati e presentati nei mesi scorsi, e successivamente vagliati da una commissione di sette esperti individuati dal ministero in collaborazione con ANVUR. In una prima fase, l’ANVUR aveva individuato 352 strutture, attraverso un indicatore standardizzato di performance (ISPD) che ha messo a confronto, per ciascun settore disciplinare, la valutazione ottenuta dalle pubblicazioni dei docenti di ciascun Dipartimento nell’ultima Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) con le valutazioni medie del settore a livello nazionale. Il Politecnico ha quindi registrato un tasso di successo del 63% dei propri Dipartimenti che hanno ottenuto il finanziamento, più alto rispetto alla media nazionale del 51% (180 ammessi su 352 ammessi al processo di valutazione).

 ***

Una conferma della qualità della ricerca del Politecnico, come ha sottolineato il Rettore Marco Gilli:“Una valutazione estremamente positiva che conferma ancora una volta quanto la nostra attività di ricerca si svolga su tematiche di frontiera e con metodologie e strutture che garantiscono risultati di altissimo livello e che posiziona l’Ateneo tra le strutture che hanno ottenuto un numero di dipartimenti finanziati superiore alla media nazionale. Il Politecnico ha creduto molto in questi iniziativa mettendo a disposizione notevoli risorse, sia finanziarie sia in termini di posizioni: ai Dipartimenti proponenti infatti è stato attribuito un importante cofinanziamento in termini di punti organico in aggiunta a 44 posizioni da ricercatore di tipo A, assegnate a tutte le strutture”. I fondi saranno destinati a rafforzare e valorizzare l’eccellenza della ricerca, con investimenti in capitale umano, infrastrutture di ricerca e attività didattiche di alta qualificazione. “Si tratta di un cospicuo finanziamento che va ad affiancarsi agli interventi di sostegno alla ricerca che l’Ateneo ha varato nel corso del 2017 e che impegnano il budget 2018 per più di 40 milioni di euro”, conclude il Rettore. “È un risultato – commenta il Vice Rettore alla Ricerca Stefano Corgnati – che premia la qualità dei progetti presentati, concepiti in coerenza con le strategie dell’Ateneo. Un risultato raggiunto grazie al vivo supporto di tutti i nostri Dipartimenti, non solo a quelli direttamente coinvolti: questa iniziativa è stata ancora una volta l’occasione per dimostrare la capacità del nostro Ateneo di fare squadra, operando con spirito di servizio per il successo dell’istituzione nel suo complesso, al di là dei risultati del singolo”.

(foto: il Torinese)