Ottobre 2015- Pagina 36

Da McDonald's la qualità è piemontese

MC DONALD'S

La catena americana pensa di distribuire in Italia più di 1,6 milioni di McItaly Piemontese.

 

Per un mese in tutti i ristoranti McDonald’s italiani, grazie a un accordo con il consorzio di allevatori Coalvi, verrà servito un hamburger realizzato carne al 100% di razza Piemontese certificata, il McItaly Piemontese. La notizxia è stata data alla Casa della Piemontese di Carrù (Cuneo), l’unico museo italiano dedicato a una razza bovina. Scopo dell’iniziativa è la valorizzazione della carne made in Piemonte, autentica eccellenza gastronomica italiana. McDonald’s pensa di distribuire più di 1,6 milioni di McItaly Piemontese.

MORRI (PD): “NON CONTIAMO PIÙ LE AGGRESSIONI, I RESPONSABILI NON RESTINO IMPUNITI”

pd manifesto

Solidarietà della Federazione metropolitana del Partito Democratico di Torino ai segretari e ai militanti dei Circoli di via Colautti e di via Cervino, che sono stati fatti oggetto di atti teppistici

 

Desidero esprimere la solidarietà della Federazione metropolitana del Partito Democratico di Torino ai segretari e ai militanti dei Circoli di via Colautti e di via Cervino, che sono stati fatti oggetto di atti teppistici. Oramai abbiamo perso il conto degli episodi di vandalismo che da troppi mesi colpiscono le nostre sedi: che sia la Tav, il tema dei profughi o quello degli alloggi occupati, le solite schegge anarcoidi ed antagoniste, armate di vernice, trovano sempre una qualche motivazione pseudo-ideologica per venire ad imbrattare i nostri muri, illudendosi in questo modo di intimidirci ed ostacolare la nostra azione di governo. Anche questa volta i nostri militanti ripuliranno le scritte ingiuriose e minacciose e si adopereranno affinché i loro circoli continuino ad essere importanti punti di riferimento per i cittadini di Borgo Vittoria e Barriera di Milano. L’auspicio è che gli autori di tali aggressioni non restino impuniti ed anonimi, ma si riesca una volta per tutte ad impedire a gruppi ben noti alle cronache di continuare a recare offesa alle ‘case’ del nostro partito.
Fabrizio MORRI

Segretario PD Torino

"L'Albania sia ospite di Librolandia"

SALONE 111

salone 483

 

 

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 La proposta dopo l’esclusione dell’Arabia Saudita per il mancato rispetto dei diritti umani

 

Invece dell’Arabia Saudita, come ospite d’onore al Salone del Libro 2016, ci sia l’Albania. La proposta è dell’Associazione radicale torinese Adelaide Aglietta. “Il ‘no’ all’Arabia – dicono Igor Boni, Silvja Manzi e Marco del Ciello – può essere l’occasione per voltare pagina, dopo una realpolitik perdente.Sui diritti umani non si fanno sconti. Esiste vicino a noi uno Stato a prevalenza musulmano laico, l’Albania, che ha alzato la testa dopo mezzo secolo di dittatura feroce. Un esempio virtuoso da valorizzare”.

Ancora qualche riflessione sul caso del tragico Tso di Andrea Soldi

soldi andrea

Imperizia? Inefficienza? Poco coordinamento? Probabilmente tutte e tre le cose, come hanno dichiarato anche gli ispettori inviati dal Ministro della salute Beatrice Lorenzin. Se il TSO, previsto per legge dal 1978, sia una pratica adeguata ed efficiente per soccorrere chi soffre di malattie mentali non spetta sicuramente a noi giudicarlo. Quello che possiamo constatare è che Andrea Soldi, afflitto da tempo dal suo disturbo, negli ultimi sette mesi era stato totalmente abbandonato a se stesso e alla sua famiglia


Nonostante le pagine dei quotidiani abbiano smesso di parlarne, il caso di Andrea Soldi e del suo TSO dal finale tragico e inconcepibile, continua a creare polemiche e a rappresentare un’enorme cicatrice all’interno del corpo della polizia municipale.
In questi giorni infatti il Nucleo Servizi Mirati è stato protagonista di un forse prevedibile ma nello stesso tempo inaspettato cambio della guardia: il commissario Elisabetta Ferraresi, responsabile del “reparto speciale” a cui appartengono i tre vigili urbani accusati di aver causato, il 5 agosto scorso, la morte di Andrea Soldi, ha abbandonato il timone per fare posto ad Alessandro Parigini, attuale capo del Nucleo di prossimità.

 

Dal Comune di Torino non smettono di affermare il “non intento punitivo” di questa scelta: nessuno vuole compiere una crociata contro un intero reparto di vigili urbani, anche perché, come prevede la nostra giustizia, le responsabilità penali dei singoli sono personali e devono essere giudicate e sentenziate solo dalla magistratura. E’ certo però che dopo le accese polemiche scaturite dal tragico e terribile episodio, il trasferimento del commissario Ferraresi e la nomina di Parigini ai “Mirati”, lascino intendere la volontà da parte del Comune di intervenire, provando ad imporre ed imprimere un approccio di vicinanza e di ascolto; stesso approccio che da anni contraddistingue l’operato di Parigini. Lo slogan “meno manette, più ascolto” e la riorganizzazione degli incarichi di responsabilità messa a punto in questi giorni dal Comando di via Bologna, sono il segnale che le varie polemiche e le rumorose proteste insorte dopo il tragico episodio, abbiano per lo meno smosso le troppo spesso dormienti, poltrone istituzionali.

 

La domanda che però adesso sorge spontanea, è se questo primo cambiamento basterà a placare gli animi di quella parte di opinione pubblica che negli ultimi due mesi si è scagliata contro le istituzioni pretendendo chiarezza e soprattutto giustizia. Il problema sono le nostre forze dell’ordine male istruite a gestire casi delicati e particolari così com’era quello di Andrea, oppure il vero problema è proprio l’esistenza di un provvedimento come il TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio)?

 

Andrea Soldi era un uomo di 45 anni che viveva a Torino con la sua famiglia. Era da molti anni malato di schizofrenia, una malattia psichiatrica che danneggia molto duramente le capacità cognitive e razionali del soggetto che ne soffre. Negli ultimi anni aveva spesso interrotto le cure, peggiorando così le sue condizioni. Soldi, a quanto riportano familiari e alcuni testimoni, non era una persona violenta; i suoi problemi dati dal peggioramento della malattia, riguardavano – sempre attenendoci a quello che raccontano alcuni testimoni – la sua scarsa igiene personale e la sua apatia nei confronti della vita. Un nuovo intervento di TSO (ricordiamo che egli era già stato interessato da altri interventi di Trattamento Sanitario Obbligatorio) era stato richiesto dal padre ottantenne che, a detta della sorella Maria Cristina Soldi, aveva grosse difficoltà a gestire la condizione del figlio dato anche il rifiuto di quest’ultimo nel sottoporsi alle cure. Il 5 agosto 2015 tre vigili urbani del Nucleo dei Progetti e Servizi Mirati di Torino, uno psichiatra e un infermiere, sono intervenuti per eseguire un TSO su Soldi; quel pomeriggio Andrea, seduto sulla panchina del parco di piazza Umbria dove era solito stare, ha perso la vita.

 

Imperizia? Inefficienza? Poco coordinamento? Probabilmente tutte e tre le cose, come hanno dichiarato anche gli ispettori inviati dal Ministro della salute Beatrice Lorenzin. Se il TSO, previsto per legge dal 1978, sia una pratica adeguata ed efficiente per soccorrere chi soffre di malattie mentali non spetta sicuramente a noi giudicarlo. Quello che possiamo constatare è che Andrea Soldi, afflitto da tempo dal suo disturbo, negli ultimi sette mesi era stato totalmente abbandonato a se stesso e alla sua famiglia. Aveva saltato i controlli imposti dai protocolli e dalle linee guida della Regione per verificare l’efficacia della terapia e la corretta assunzione dei farmaci, ma nessuno né dall’Asl né dai Servizi Sociali, si era mosso per capire il perché e per controllare le sue condizioni (i protocolli impongono, in caso di diagnosi simili, il controllo del paziente almeno una volta al mese). Nonostante il TSO per essere attivato richieda l’intervento di due medici, del Sindaco e dell’assessore comunale competente, in questo caso si può constatare che sia mancata totalmente la presa in carica del paziente. Il quarantacinquenne torinese, chiamato da chi lo conosceva il “gigante buono” a causa dei suoi 120 kg di peso, doveva essere aiutato – come chiedeva la famiglia – a curarsi; il 5 agosto scorso quell’aiuto si è trasformato nella sua condanna a morte.

 

Simona Pili Stella

Lavia apre con Brecht la stagione dello Stabile

“Vita di Galileo” di Brecht diretta e interpretata dall’attore e regista. Il continuo anelito dell’autore nel ricercare la verità,  alla luce del dramma della seconda guerra mondiale e delle bombe atomiche in Giappone

 

teatriSarà una celebre opera di Bertold Brecht, “Vita di Galileo” a inaugurare la stagione 2015-2016 del Teatro Stabile di Torino, al teatro Carignano di Torino, martedì 6 ottobre prossimo, alle 19.30. Con questo grandioso affresco, composto di ventisei interpreti e tre musicisti dal vivo, Lavia affronta per la prima volta, come regista e interprete, questo dramma di Brecht in uno spettacolo che debutta in prima nazionale. “Vita di Galileo” si apre a Padova nel 1609, dove lo scienziato detiene la cattedra di matematica dal 1592. Proprio qui Galileo viene in contatto con il canocchiale,  inventato l’anno precedente in Olanda, e lo perfeziona,  giungendo alla sua prima grande scoperta, l’esistenza dei quattro satelliti di Giove. Come pone in evidenza il drammaturgo tedesco nella scena III, si tratta della prima grande prova capace di mettere in crisi il sistema tolemaico, secondo cui il Sole e tutti gli altri pianeti ruotano intorno alla Terra, centro immobile di tutto l’universo.

 

Giunto a Firenze alla corte di Cosimo de’ Medici, Galileo è desideroso di presentare al granduca il canocchiale, ma gli aristotelici con cui si scontra spostano la disputa su di un piano puramente filosofico, mostrando tutto il loro disprezzo per le prove sperimentali. Il Collegio romano, invece, grazie alla curiosità del futuro Papa Urbano VIII,  conferma le scoperte di Galileo.  Proprio Urbano VIII, una volta divenuto Papa, proverà avversione a opporsi ai risultati filosofici galileiani, che costituiscono, tuttavia, per la loro tendenza a rimettere sempre tutto in discussione, un serio pericolo per l’ordine su cui si fonda la Chiesa.

 

Nella seconda versione, scritta da Brecht in lingua inglese, fra il 1944 e il 1947, la figura di Galileo subì una profonda revisione. Dopo lo scoppio della bomba atomica a Hiroshima e Nagasaki, Galileo non verrà, infatti, più considerato dal drammaturgo di Augusta l’abile scienziato con il vizio della verità,  ma colui il quale, con l’abiura,  aveva rinunciato a scardinare il potere costituito, incarnato dall’autorità ecclesiastica. Aveva svuotato la nuova scienza delle potenzialità utili per la trasformazione della società.  Secondo Brecht il “crimine” di Galileo può essere considerato alla stregua del “peccato originale delle moderne scienze naturali” , mentre la bomba atomica è il prodotto finale della sua omissione verso la società. La prima versione della “Vita di Galileo” venne completata da Brecht in Danimarca tra la fine del 1939 e l’inizio del ’39, per venire rappresentata, per la prima volta,  a Zurigo nel 1943.

 

In questa prima stesura Brecht aveva già mutato idea su Galileo, che veniva presentato in modo ambiguo, non più in forma eroica,  ma come colui il quale aveva effettivamente paura della morte, nel sostenere le proprie argomentazioni scientifiche di fronte all’Inquisizione, motivo che lo spinse a ritrattare le sue convinzioni copernicane. Vita di Galileo approdò in Italia al Piccolo di Milano nel 1963, con la magnifica regia di Giorgio Strehler,  con Tino Buzzetti nel ruolo di Galileo. Si trattò di uno spettacolo che cambiò la vita di Gabriele Lavia, facendogli prendere la decisione di fare teatro, di dare un indirizzo alla sua vita e di entrare all’Accademia d’Arte drammatica Silvio D’Amico.

 

“Brecht – afferma Lavia, che è regista e interprete del dramma –  pone una domanda: che cos’è la verità?  La risposta è che l’essenza ( la possibilità) della verità è la libertà.  Non si può trovare la verità,  se non a costo duro, difficile e doloroso della libertà.  La libertà non è fare quello che si vuole, ma è la limitatezza della conoscenza.  Brecht è un politico e parla della verità della polis,  dello stare al mondo insieme agli altri. Il grande insegnamento che ci dà il drammaturgo tedesco è che l’uomo ha il diritto di sapere e di capire,  in uno scambio costante”

 

 

Mara Martellotta

Forse 5 ufficiali responsabili dello scontro tra Tornado

tornado

Il 19 agosto 2014 sui cieli di Ascoli l’incidente costò la vita a quattro piloti, due dei quali piemontesi

 

Potrebbero essere cinque i possibili responsabili, tutti ufficiali delle Forze Armate, dello scontro fra Tornado del 19 agosto 2014 sui cieli di Ascoli. L’incidente costò la vita a quattro piloti, due dei quali piemontesi. Lo sostengono i consulenti della procura, i comandanti Mario Pica e Giuliano Currado: hanno segnalato i nomi di 5 ufficiali al pm. I comandanti  affermano – riporta l’Ansa – che la collisione è “riconducibile a carenze organizzative” che hanno creato le premesse per una situazione di “estremo pericolo”.
   

Vivicittà vicino ai detenuti

Lunedì 5 ottobre alle ore 15 si correrà l’ultima tappa

 

VIVICITTA' PARTENZA CORSApromossa dalla Uisp, lunedì 5 ottobre alle ore 15 si correrà l’ultima tappa  italiana di Vivicittà 2015, all’interno della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino. L’appuntamento con la quinta edizione è sulla distanza di 5 km. e vedrà al via un centinaio di atleti provenienti dalle diverse società podistiche Uisp a fianco di detenuti.

Direttrici ciclabili, ci sono i fondi per il turismo verde

Nell’autunno sarà aperto un bando apposito dedicato alle piccole e medie imprese, imprese individuali e società cooperative che abbiano la loro attività principale nei Comuni limitrofi alle grandi direttrici ciclabili

 

BICICLAmmonta a due milioni di euro la dotazione finanziaria della misura per la creazione di microimprese finalizzate all’attivazione di servizi turistico-culturali lungo le direttrici delle piste ciclabili che la Giunta regionale ha deciso su proposta degli assessori al Lavoro, Gianna Pentenero, e al Turismo, Antonella Parigi. Nell’autunno sarà aperto un bando apposito dedicato alle piccole e medie imprese, imprese individuali e società cooperative che abbiano la loro attività principale nei Comuni limitrofi alle grandi direttrici ciclabili. Attenzione infatti sarà data a quei progetti che intendano investire nel settore del turismo “verde”, con particolare attenzione alle zone attraversate dalle direttrici esistenti o in fase di realizzazione (VenTo, Svizzera-Mare, Via Francigena, Pedemontana alpina). Per ogni progetto ritenuto ammissibile è previsto un contributo per la fase di avvio dell’impresa di circa 10mila euro fino a esaurimento delle risorse disponibili e non oltre il 31 dicembre 2017.

 

La misura intende sostenere progetti con finalità di accoglienza turistica connessi con l’avvio di nuove attività imprenditoriali che sviluppino servizi nel maggior numero di ambiti possibili: promozione turistica, promozione dell’enogastronomia del territorio, progettazione e organizzazione di eventi, promozione sportiva, noleggio e riparazione biciclette, attività innovative legate all’offerta turistica, digitalizzazione e riorganizzazione sistemica dell’offerta turistica territoriale, attività di turismo esperienziale, turismo accessibile per tutti. Inoltre, nei progetti dovrà essere rispettata la sostenibilità ambientale, dovranno essere comprese attività di valorizzazione culturale e dovrà essere descritta la promozione dell’attività imprenditoriale anche mediante il web e le modalità di intercettazione dei flussi turistici in arrivo sul territorio.

 

“Vogliamo incrementare l’offerta turistica coinvolgendo gli attori locali nella costruzione del prodotto turistico stesso e promuovendo la sinergia tra tutte le realtà culturali, ambientali e produttive di cui il territorio dispone. La Regione sta investendo molto nello sviluppo del turismo green e sulla ciclabilità, elementi in grande espansione – rileva l’assessore Parigi – La Regione ha stimato che negli ultimi anni il numero delle imprese riconducibili al comparto culturale e creativo è in crescita: nel 2012 se ne contavano già 33mila a cui vanno aggiunte le associazioni culturali no profit. Credo che questa misura sia importante per costruire una rete di operatori che lavorino mettendo a confronto le diverse esperienze e competenze, con il fine ultimo di migliorare la qualità dei servizi offerti e per favorire la nascita di nuove professionalità”.

 

“La Regione – aggiuge Pentenero – ha avuto nell’ultimo periodo un ruolo fondamentale nella creazione di nuovi soggetti imprenditoriali. Scopo di questa misura è cercare di aiutare le tante associazioni ed enti turistico-culturali a diventare imprese, all’interno delle azioni di accompagnamento all’autoimpiego che la Regione da sempre mette in atto. In concreto, intendiamo offrire un sistema di supporto operativo all’attività turistico-culturale attraverso i nostri sportelli di creazione d’impresa, i servizi degli incubatori, i laboratori esperienzali. E ora anche con un sostegno economico. Penso ai giovani, a quei soggetti che vogliono riqualificarsi… questa Misura è dedicata a loro”.

 

www.regione.piemonte.it

La bella Miss Torino 1957 fu aggredita a morsi da un'amica per 10 mila lire

COSA SUCCESSE IN CITTA’  / di Simona Pili Stella

 

pili simonaSecondo una ricerca condotta presso l’ University College di Londra dalla neuroscienziata Eleanor Maguire, il passato è strettamente connesso al futuro, tanto che chi soffre di amnesia e quindi dimentica il passato, non riesce più nemmeno ad immaginare e a prospettarsi un futuro. Ebbene, forse per attenerci un po’ alle recenti scoperte, o forse perché in fondo il mondo e nello specifico la città in cui viviamo è fatta di storia e di aneddoti passati,  Il Torinese ha deciso di dedicare una rubrica a Torino e agli avvenimenti più curiosi e che più l’hanno segnata nel corso degli anni, se non addirittura dei secoli precedenti

 

Erano le ore 14.00 del 24 settembre 1947 quando Giovanni Musso, uomo di 34 anni, biondo e dall’aria patita, si gettò sulle rotaie di Corso Statipiazza castello vecchia Uniti, all’angolo con Via Sacchi, proprio dove stava passando il tram della linea 9 sbarrato. Fortunatamente il manovratore, accortosi in tempo dell’insano gesto dell’uomo, riuscì ad evitare la tragedia; stordito ma incolume, Giovanni si rialzò tra le urla spaventate dei passanti e si allontanò velocemente. Due ore più tardi l’uomo venne fermato dagli agenti del commissariato di San Salvario, allertati da alcuni passanti che avevano visto il giovane uomo tentare di strangolarsi nei pressi di Ponte Isabella. Una volta condotto al commissariato, Giovanni confessò agli agenti di aver tentato più volte il suicidio in quel giorno: la prima volta gettandosi sulle rotaie del tram, la seconda volta supplicando un giardiniere (che lavorava al Valentino) di mozzargli la testa con il falcetto, e la terza, appunto, tentando di strangolarsi con un “fazzoletto” mentre si trovava sul Ponte Isabella. L’uomo, residente in provincia di Cuneo, non fu in grado di motivare agli agenti le cause degli insani gesti; l’unica cosa che continuò a ripetere fu la volontà di andare in carcere piuttosto che ritornare a casa. Venne richiesto immediatamente l’intervento del medico che lo fece ricoverare in osservazione all’ospedale psichiatrico.

 

[ La Gazzetta del Popolo]

 

Era il 7 settembre del 1957 quando una donna di 39 anni, Rosanna Gallano, dopo essere entrata in un caffè del centro di Torino, si tolse la vita ingerendo dell’acido muriatico. Quella mattina Rosanna, impiegata da molti anni come contabile presso l’amministrazione postale, invece di recarsi presso il suo ufficio in via Amendola 9, si fermò al caffè “Stadio” di corso Vittorio, all’angolo con corso Vinzaglio. La donna, dopo essersi seduta ad un tavolino e avere ordinato, come una normale cliente, un cappuccino, cominciò a sentirsi male, accasciandosi al suolo e contorcendosi lamentando forti dolori. La povera donna venne immediatamente soccorsa dal proprietario del bar e da alcuni avventori, che notarono subito uno strano segno bluastro intorno alla bocca della sventurata. Ormai agonizzante e con un filo di voce, Rosanna confessò di aver ingerito pochi minuti prima dell’acido muriatico, così, non appena giunsero i soccorsi, venne trasportata d’urgenza all’ospedale Mauriziano. Purtroppo a causa della gravità dell’avvelenamento, la donna morì qualche ora più tardi. Secondo le indagini della polizia, la signora Gallano compì il tragico gesto per la paura (infondata) di essere sottoposta ad un’ inchiesta per il suo operato in ambito lavorativo.

[La Gazzetta del Popolo]

 

ACCADDE MISSEra invece la sera del 14 settembre sempre del 1957, quando l’ospedale Martini ospitò la donna che al tempo venne considerata la più bella della città. Quella sera infatti, giunse al Pronto Soccorso, in seguito ad una violenta aggressione subita da una sua amica, Mira Pillon, la diciannovenne eletta (qualche mese prima) “Miss Torino”. Poco tempo prima che venisse eletta “Miss”, Mira, abitante in via Vittoria 32, aveva cucito un paio di vestiti per la sua amica e coetanea Carmen Palletti. Dopo aver consegnato i vestiti all’amica, la giovane pretese il pagamento di diecimila lire per il lavoro effettuato, ma la cliente invece di ricompensare l’amica non si fece più vedere, negandosi più volte sia al telefono che a casa. Passarono i mesi, Mira venne eletta “Miss Torino” e partecipò al concorso di Miss Piemonte, ma di quelle diecimila lire non ci fu più traccia. In seguito, finita l’estasi e la popolarità dei concorsi, la giovane si recò nuovamente dall’amica per riscuotere ormai quel vecchio pagamento. La bella “Miss” citofonò a casa di Carmen, ma appena la porta si aprì la ragazza venne aggredita dalla stessa Palletti che avventatasi su di lei, cominciò a colpirla con calci pugni e addirittura morsi. La povera Mira, spaventata e dolorante, si recò immediatamente al commissariato Borgo Dora dove sporse denuncia per l’aggressione subita e anche per il mancato pagamento delle diecimila lire. Una volta giunta al Pronto Soccorso la ragazza scherzò sul fatto che quei lunghi capelli che le erano valsi il tanto ambito e desiderato scettro, erano stati il suo punto debole durante l’inaspettato “incontro”.

[La Gazzetta del Popolo]

 

Erano le ore 19.00 del 5 settembre 1966 quando Domenico Corati, commerciante di 41 anni, abitante in strada Settimo 45, venne arrestato perACCADDE VECCHIO aver aggredito e minacciato con una pistola il benzinaio di 28 anni, Eugenio Campia. L’episodio avvenne davanti al chiosco di benzina di Strada Settimo 14, di proprietà del signor Campia. Domenico Corati giunto al chiosco per fare benzina, chiese al benzinaio 1000 lire di “normale” ma, al momento di pagare, il conto risultò essere di 2865 lire poiché gli era stato fatto il pieno. Domenico cominciò a protestare e a rifiutarsi di pagare e quando il proprietario del chiosco minacciò di chiamare la polizia, il commerciante tirò fuori una pistola da sotto il sedile della sua macchina. Il benzinaio, senza farsi intimidire, cercò di strappare l’arma dalle mani dell’uomo e tra i due iniziò una violenta lotta che terminò con il sopraggiungere della polizia avvisata da alcuni passanti. Il signor Corati venne portato al commissariato Barriera di Milano dove venne arrestato con l’accusa di tentata rapina e porto abusivo d’armi. Al benzinaio non venne mai pagato il pieno.

[La Gazzetta del Popolo]

 

Il 20 settembre 1980 un tragico episodio sconvolse la città. Lo studente universitario Carlo Bertolo di 21 anni e una sua amica, la diciassettenne Paola Narciso, precipitarono dal tetto dell’abitazione del loro amico Francesco Rovere. Il terribile episodio avvenne poco dopo la mezzanotte quando i due giovani, alla fine di una festicciola data dal ventiquattrenne Francesco, nella sua mansarda in via Saluzzo, decisero (forse dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo), di uscire fuori sulla piccola terrazza e di salire sul tetto. La tragedia avvenne in pochi secondi: mentre stavano tornando indietro per far rientro in casa, i due ragazzi scivolarono improvvisamente, precipitando spaventosamente nel vuoto dal tetto della palazzina di cinque piani. I due corpi precipitarono tra le urla degli altri ragazzi che assistettero impotenti alla terribile scena. Vennero immediatamente chiamati i soccorsi ma mentre la prima ambulanza che soccorse Carlo, arrivò quasi subito, l’altra ambulanza destinata a soccorrere Paola, ritardò inspiegabilmente di quasi quindici minuti. Entrambi i ragazzi dopo essere stati soccorsi sul posto vennero immediatamente trasportati alle Molinette in condizioni gravissime.

[La Stampa]

 

torino 70Il 23 settembre 1992 una macabra storia interessò le pagine di cronaca della città. Il pomeriggio di quel giorno venne ritrovato, all’interno di un congelatore, situato in una cascina di None, il corpo senza vita di Graziano Bausa, un quarantacinquenne residente in quella cascina con la sua famiglia. L’uomo venne ucciso tredici mesi prima dalla moglie Grazia Fichera, 43 anni, dal figlio Vito di 18 anni, dalla figlia Maria Franca di 20 anni e da una sua amica, la ventiquattrenne Romilda Odin. I quattro addormentarono l’uomo facendogli ingerire un potente sonnifero sciolto nella minestra, poi una volta che l’uomo si fu addormentato, gli somministrarono tramite una siringa, una dose letale di eroina. Dopo averne constatato la morte, misero il corpo dell’uomo all’interno di un congelatore, immergendolo completamente in una soluzione di acido muriatico così da accelerarne i tempi di decomposizione. Il corpo senza vita dell’uomo rimase nel congelatore (posto tra l’altro tranquillamente contro una parete della cucina), per ben tredici mesi, fino a quando i carabinieri non intercettarono (per caso) una telefonata tra Grazia Fichera e un tossico dipendente, Marcello Fornerone, un uomo che gli agenti stavano da tempo tenendo d’occhio per altri motivi. Durante la chiamata, la donna offriva dei soldi a Fornerone (venuto a conoscenza del fatto poiché amico intimo di Romilda Odin), affinché si liberasse del congelatore con dentro il cadavere di suo marito. Quando i carabinieri giunsero sul posto trovarono i resti dell’uomo all’interno del congelatore; la madre ed i figli dichiararono di aver compiuto il folle gesto poiché non sopportavano più il comportamento violento dell’uomo e confessarono inoltre, di aver mascherato la sua sparizione dicendo a parenti e amici che Graziano era scappato in Brasile con l’amante.

[La Stampa]

 

 

Simona Pili Stella

Profughi "fai da te" respinti a Settimo: non hanno il permesso del ministero dell'Interno

MIGRANTI MARE

Di recente 44 profughi sono invece stati respinti  e rientrati nel Vco da cui tentavano di varcare il confine e altri 55 migranti sono stati fatti rientrare in Italia  dalla polizia di frontiera francese

 

Il campo profughi di Settimo torinese non ha ancora raggiunto la capienza nella trentina di tende dstinate ai  transiti dei migranti. Gli ultimi arrivi di pochi giorni fa hanno fatto registrare quasi 500 persone. La scorsa notte una ventina di migranti, giunti però autonomamente da chissà dove e non sbarcati sulle nostre coste, si sono presentati ai cancelli della tendopoli. I responsabili non hanno potuto farli entrare: gli ingressi nel centro sono sotto l’esclusivo controllo del ministero dell’Interno, che deve sapere dove sono stati sbarcati e  dove hanno trovato rifugio. Insomma, un’emergenza nell’emergenza, poichè si prevede che questo tipo di arrivi aumenti di giorno in giorno.

 

Di recente 44 profughi sono invece stati respinti  e rientrati nel Vco da cui tentavano di varcare il confine e altri 55 migranti sono stati fatti rientrare in Italia  dalla polizia di frontiera francese di Vallorbe, al confine tra Svizzera e Francia. Anche la Confederazione elvetica ne ha già rimandati in Piemonte parecchi.  Il  nuovo gruppo di migranti respinti è stato consegnato dalle autorità svizzere alla polizia di Domodossola da dove avevano cercato di superare il confine in treno. Nel gruppo anche alcune famiglie siriane e un cittadino armeno che ha chiesto asilo politico.

 

La situazione dell’accoglienza dei migranti nella nostra regione aggiornata a inizio settembre settembre indica che in Piemonte ne erano presenti 6.873. Poi è stato richiesto alle Prefetture di provvedere all’accoglienza di ulteriori 1.781, secondo le quote spettanti ad ogni provincia, in base ai criteri definiti dal Tavolo di coordinamento regionale. Questi prevedevano la distribuzione del 40% su Torino e provincia e del restante 60% sul resto del Piemonte. Dunque, a Torino ne spetterebbero 712, ad Alessandria 217, a Cuneo 296, a Vercelli 88, a Novara 186, ad Asti 110, a Biella 91, al VCO 81. 

 

L’assessore regionale all’Immigrazione Monica Cerutti, commenta  : “L’incremento degli arrivi, come spesso abbiamo ripetuto, deve tenere conto della differenza tra il numero di persone che viene assegnato al nostro territorio e il numero di persone che effettivamente si ferma”, ha puntualizzato Cerutti, che ha poi chiarito che esistono dei criteri numerici sia per quanto riguarda la ripartizione dei migranti, secondo i quali il Piemonte deve accogliere circa il 7% degli arrivi sul suolo nazionale.Il numero di richiedenti asilo coinvolge anche il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) che è gestito direttamente dai Comuni: in Piemonte sono titolari di strutture Sprar 25 Comuni delle province di Torino, Alessandria, Asti e Biella, che ospitano complessivamente 831 persone per lo più di una forma di “accoglienza diffusa”, organizzata in piccoli nuclei in appartamento.