STORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto
Libri, fumetti accatastati, e in questo continuo cercare, ogni tanto emerge qualcosa che da tanti anni cercavi. Basta aver pazienza
Bancarelle dei libri usati. Dopo dopo piazza Arbarello, inizio di corso Siccardi. Durante una chiacchierata con il gestore ho scoperto che l’attività è stata aperta nel 1962. Non sapevo. Da quando ho ragione d’essere mi ricordo d’aver visto lì ciò che era ed è. Pochi torinesi non sono passati per quel budello di libri. Freddo penetrante o calura. Avventori e librai sempre lì. Bello perdersi. Dove è talmente “prendente” che non senti il traffico. Polvere, tanta polvere. Ma non potrebbe essere altrimenti. Libri, fumetti accatastati, e in questo continuo cercare, ogni tanto emerge qualcosa che da tanti anni cercavi. Basta aver pazienza. Amo gli anni 60. Nato un po’ prima. Soprattutto le riviste di allora. La crisi ha fatto si che molti, vendendole, si sbarazzassero di raccolte complete. Ammetto, viceversa, uno dei miei vanti: non aver mai venduto alcun libro letto o stazionato nella mia, ne vado fierissimo, ampia biblioteca divisa tra la casa di Torino e quella di campagna. Sono bulimico, forse, un po’ anche collezionista. Dunque, almeno una volta alla settimana sono lì, come in un irrefrenabile bisogno quasi fisico. Ho trovato la collezione di una rivista datata, dal 1963 al 1982. Ogni singolo volume un prezzo. E ho trattato, anzi ho cercato di trattare sul prezzo. Non l’avessi mai fatto. Ho particolarmente indispettito il libraio. “Accidenti, ma non capisce che i costi sono elevatissimi?”. Mi sono schermito. E che sarà mai. La calma è subito tornata. reciproche battute, con qualche risate. …poi…. scusi? che spese avete? “Vuol scherzare? 24.000 euro all’anno di suolo pubblico, più tutte le utenze. Una volta, sì una volta si stava bene ma ora le spese ci ammazzano e ogni giorno che apriamo dobbiamo incassare almeno 150 euro. Abbiamo rincorso il Sindaco per un appuntamento. Abbiamo saputo dall’assessore competente che c’erano tariffe da rispettare. Avuti gli incontri, le promesse che sarebbero cambiate in positivo le condizioni”. Ma non avete dei contratti? “No ogni anno le condizioni cambiano automaticamente in modo esponenziale”. La prima cosa che penso e dico è: ma il Comune non ha più soldi. Mi ricredo capendo che il risanamento non può passare attraverso queste norme. “Ci hanno promesso che cambieranno le aliquote”. Se non le cambiano? “Chiuderemo!” Ogni promessa è debito signor Sindaco. Sono certo che questo pezzo di Torino del 1962 non chiuderà.