TERRA DI FRONTIERA

Cimitero Parco, nomadi accampati: degrado e disagi

La sporcizia nella quale ci si imbatte e lo scenario di degrado non possono passare inosservati. Panni stesi accanto al distributore di benzina, falo’ accesi per riscaldare , fumi tossici che si propagano nell’aria

rom1rom2Nonostante le numerose segnalazioni alle forze dell’ordine e l’intervento nei mesi passati del Nucleo Nomadi della Polizia Municipale per far allontanare gli accampati nel parcheggio del cimitero Parco, in via Pancalieri, ad oggi la situazione  è nettamente peggiorata . Le roulotte si sono moltiplicate in maniera esponenziale , con tutti i disagi che comporta il caso. Sì perché oltre ad occupare l’intera area del parcheggio laterale del cimitero dove ci sono gli ingressi secondari e quindi apportando evidenti disagi a chi ha la necessità di accedere alle entrate , sono anche motivo di timore e preoccupazione per coloro che si recano a far visita ai propri defunti . Larom3 sporcizia nella quale ci si imbatte e lo scenario di degrado non possono passare inosservati. Panni stesi accanto al distributore di benzina, falo’ accesi per riscaldare , fumi tossici che si propagano nell’aria, nomadi che vagano tra le auto in sosta dei visitatori del cimitero cercando di farsi consegnare del denaro, mentre altri stazionano sull’uscio delle porte di ingresso chiedendo insistentemente l’elemosina a chi entra e a chi esce . La problematica più preoccupante rimane comunque quella della sicurezza. I cittadini  hanno paura a recarsi al cimitero , sia con  rom4l’autobus che con la macchina , sopratutto i più indifesi ,donne e persone anziane , neanche più libere di andare a pregare sulla tomba dei propri cari. La soluzione a questa piaga sociale dovrebbe trovarla l’amministrazione cittadina, attraverso il controllo del territorio e con una presenza capillare degli agenti di Polizia Municipale , non concentrandoli unicamente nelle vie del centro della città, ma anche nelle periferie e in luoghi ad alto tasso di frequentazione , come il cimitero Parco appunto.  Tra fine maggio e giugno (data ancora da stabilire) i torinesi saranno chiamati alle urne per votare il futuro Sindaco e la sua amministrazione, con l’auspicio che il nuovo primo cittadino provveda a garantire e ridare sicurezza a Torino e a tutti i suoi abitanti .

 

CV

Molinari, il direttore dal Medio Oriente a Barriera di Milano

STORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto

Tour del responsabile della Stampa nelle periferie torinesi. La direttrice dei Bagni lapidariamente mi contraddice: i problemi non sono determinati dalle scelte politiche, ma dal karma negativo della Barriera.  La nostra ilarità si è mischiata con la voglia di piangere (foto: Piero Chiariglione)

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I bagni pubblici di via Agliè: se con un ipotetico ed immaginario compasso si tracciasse un cerchio per delimitare il cuore della Barriera di Milano, il centro è lì. Vicini anche pezzi di storia, come la prima pizzeria napoletana della città. Dove storici accordi di sono realizzati, come quello tra il sindaco Sergio Chiamparino e l’ ad dell’allora Fiat Sergio Marchionne. Siamo nel cuore del cuore, scelto da Maurizio Molinari neodirettore  della Stampa. 15 minuti accademici di ritardo, e l’inizio. La paura di non trovare posto a sedere mi ha indotto a presentarmi prima.

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Effettivamente sala piena. Totale mutismo di chi ospitava e introduzione del Direttore. Ha spiegato perché era lì: giro delle periferie per conoscere la realtà, per raccontarla, e poi per promuovere il suo giornale. Ottimo corrispondente estero dagli Usa e poi dal Medio Oriente sta rodandosi per il suo nuovo incarico. Sala attenta e qualificata. Arriva il meglio della serata. Si toglie la giacca, si alza dal tavolo e sollecita i presenti nell’intervenire. Tutti civili nell’esporre le proprie preoccupazioni, tutti concordi nel sottolineare il deteriorarsi della situazione sociale e di convivenza. Alcune persone di colore e una ragazza con il foulard come copricapo. Il primo intervento mi ha colpito. Presidente di una associane di anziani dice che organizza camminate per il quartiere.

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Riprendere il commercio al minuto, isole pedonali per facilitare il non uso dell’auto, poi la suggestione di far diventare la Barriera quartiere più bello di Torino. Il meglio della barriera era lì.Esco un attimo sapendo che alcuni amici sono accaniti fumatori, e siamo raggiunti dalla direttrice dei bagni.Si continua la discussione ed io accentuo su ciò che ha provocato il degrado e che cosa si dovrebbe fare subito. La direttrice lapidariamente mi contraddice: i problemi non sono determinati dalle scelte politiche, ma dal karma negativo della Barriera.  La nostra ilarità si è mischiata con la voglia di piangere.

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Il dibattito si fa più interessante con un’altra parola chiave: convivenza tra le varie diversità. Sicuramente suggestivo, ma complicato nella sua gestione. Finio, sicuramente interessante. Piccolo giro in auto tra Corso Giulio Cesare, via Elvo e via Leini. Chiedo all’autista cosa fanno qui ragazzi di colore. Spacciano droga. La Sala giochi di via Leinì non c’è più, lavori in corso. Cosa costruiscono? Un supermercato. Chiedo: riqualificazione edilizia? Una lontana chimera, il valore degli alloggi è crollato. Proprio vero: tra dire ed il fare c’è di mezzo il mare. Ma voglio essere ottimista, perlomeno vedere il bicchiere mezzo pieno. M’induce speranza l’aver visto queste persone animate da buoni propositi e direttamente impegnati. Speriamo che la politica, i politici ascoltino, capendo ed agendo.

Omicidio in Barriera: le avvisaglie c'erano, non si speculi ma si faccia

tosettoSTORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto

C’è chi commentando il delitto ha sottolineato il degrado umano che ne è stata una delle cause. Sembra che tranne l’intervento di un ex alpino, altri siano stati a guardare. Non discuto né confuto. Sono altresì convinto che il degrado umano affonda le proprie radici nel degrado sociale

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Nessuno può speculare sull’omicidio di Piazza Bottesini, usare a propri fini politici questa tragedia. Alcuni fatti mi hanno decisamente colpito. Sicuramente il degrado dell’alcolismo, ed il fatto che l’omicida fosse conosciuto fino ad arrivare ad avere un nomignolo. Quasi fosse entrato di diritto nell’habitat della zona. Proprio come una normale consuetudine, trasformatasi in tragedia. Nessuno vuole trovare altrui colpe, o ritornare su ciò che è stato e sul suo perché. Ma qualcosa bisogna pur fare. Subito! Già scritto: ero stato come osservatore alla manifestazione contro la criminalità e lo spaccio in piazza Foroni.(nelle foto – ndr)

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Insolentito da due ubriachi ho avuto paura. Non erano italiani, non era l’omicida italiano. Questa mia paura è durata due minuti trasformandosi in agitazione. Insolentito in piazza Bottesini. In quei due minuti ho pensato come, se o  non reagire.  Messa in moto l’auto mi sono dileguato pensando a chi abitava nel raggio di cento metri.Probabilmente per i residenti c’è la costante paura, e per cercare di controllarla, la sua trasformazione in normalità. I cari amici a cui raccontavo il tutto, forse per rincuorarmi mi dicevano: dai…che sarà mai? Mi sono ricordato una emblematica frase di Eduardo De Filippo: continuare a dire che sono cose da niente, diventano cose da niente. Sempre a questi miei amici rispondevo: avverrà qualcosa di irrimediabile, è avvenuto. Di una sorte tragicamente beffarda, ad essere ucciso è stato un romeno.

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Non bisogna essere un chiaroveggente per intuire la tragedia. Non è tempo di polemiche,  è tempo d’agire.Ilda Curti è una cara amica. in questi giorni abbiamo polemizzato, sullo sfondo alcune mie affermazioni negli  articoli scritti sulla Barriera. La polemica ci ha portato alla rottura. Poi abbiamo “scoperto” d’avere in comune l’iscrizione dei figli al Liceo Scientifico Albert Einstein, dopo essere stati iscritti in un liceo del centro. Ed io le ho chiesto di far pace, richiesta prontamente e simpaticamente POLIZIA CROCETTAaccettata. Mi ha amabilmente chiesto di “cambiare” lenti per leggere la realtà della Barriera. Vorrei, ma ciò che vedo non è determinato dall’ideologia. Rimarco il suo lavoro positivo sull’integrazione, importantissimo ma non sufficiente. Ilda ed io siamo “sulla stessa barricata”. Dunque? Non c’è niente da fare: maggiore controllo delle forze dell’ordine per prevenire, come deterrente, ma anche per reprimere. Poi, in ultimo, non per importanza, decongestionare di problemi e di tensioni questo “martoriato” storico quartiere di Torino. C’è chi commentando il delitto ha sottolineato il degrado umano che ne è stata una delle cause. Sembra che tranne l’intervento di un ex alpino, altri siano stati a guardare. Non discuto né confuto. Sono altresì convinto che il degrado umano affonda le proprie radici nel degrado sociale, e la decongestione è un primo passo contro il degrado.

 

(Foto: il Torinese)