SPETTACOLI- Pagina 5

“Chieri sunset voices”, due giorni di musica, parole e cultura

Nell’area verde del “Parco PA.T.C.H. – Parco Tessile Chierese”

Venerdì 3 e sabato 4 ottobre (ore 18/24)

Chieri (Torino)

“CHIERI SUNSET VOICES”, come dire “Chieri Voci del Tramonto”. Tutto nasce e si svolge infatti a quell’ora: per due giorni, venerdì 3 e sabato 4 ottobredalle 18 alle 24. Sei ore “tramontane” e “notturne”. Dove? In quel di Chieri (Torino), in via Tana, nell’area verde, sottratta al degrado, del “Parco PA.T.C.H.” (10mila mq con spazi attrezzati per il gioco, il tempo libero e lo sport, opera degli architetti Marco Maccagno e Cristina Cassavia, che un tempo ospitava l’edificio dell’ex Scuola “Angelo Mosso”). Proprio qui, nel fine settimana, si terrà l’evento “CHIERI SUNSET VOICES”, ideato e promosso dall’assessora alle “Politiche Giovanile” della “Città di Chieri”, Vittoria Moglia, in collaborazione con “Biancaneve S. C.” e l’Associazione Culturale “Hiroshima Mon Amour”. In programma, concerti “live”talk e market aperti a tutta la cittadinanza, con ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.

“Il Festival – dichiara l’assessora Moglia – nasce dall’ascolto e dalle idee dei giovani ma si rivolge a tutta la comunità: un appuntamento che mette insieme linguaggi artistici diversi e li fa dialogare nello spazio unico del ‘Parco PA.T.C.H’, una grande area verde nel centro cittadino. La collaborazione con ‘Biancaneve S.C.’ e ‘Hiroshima Mon Amour’, costruita insieme ai nostri uffici, è un valore aggiunto che ci permette di offrire a Chieri un’occasione di partecipazione culturale e sociale di grande respiro”.

Il via, venerdì 3 ottobre.

Sul palco chierese arrivano MURUBUTU e FRANCAMENTE, due artisti lontani per percorso, “ma vicini per profondità, autenticità e potere espressivo”. Oltre che per la “centralità” data da entrambi alla parola, nono solo come mezzo per accompagnare la musica, ma “cuore” stesso della loro espressione. Murubutu (al secolo Alessio Mariani, origini emiliane) fonde rap, letteratura e storytelling in canzoni che rappresentano una sorta di piccolo viaggio narrativo. Francamente (Francesca Siano), giovane artista torinese ma residente a Berlino e rivelazione di “Xfactor 2024”, scrive testi profondi e intimi, che riflettono un pensiero lucido, spesso critico, e sempre molto personale. I suoi brani affrontano emozioni complesse, relazioni, identità, con un linguaggio preciso e diretto. “Per entrambi c’è la volontà di dire qualcosa che abbia peso, che vada oltre l’intrattenimento”. Il loro linguaggio, pur ricercato, resta comunque sempre accessibile, emotivo, diretto.

Sabato 4 ottobre, l’appuntamento è con i giovanissimi della nuova scena rapCuta, nome d’arte di Luca Olivari, giovane artista (21 anni) originario di Torino, vincitore della seconda edizione del “talent” di Netflix  “Nuova Scena”, dove ha colpito in modo particolare per la profondità dei testi e per la capacità di esibirsi in varie prove, fra cui freestylevideoclip e collaborazioni con artisti consolidati. Con lui e sempre protagonista di “Nuova Scena 2025”, un’altra giovane artista piemontese, la ventiduenne originaria di Bolzano Novarese, Kiki, nome d’arte di Alice Chichi. La sua passione per il freestyle l’ha portata a gareggiare in diverse “battle” (sfide) in Italia, fino a raggiungere la semifinale del prestigioso “Tecniche Perfette” nel 2019.

Attesissimo, sempre sabato 4 ottobre, l’“Host” (intrattenitore) più famoso d’Italia, il poirinese Mastafive, 49 anni, pseudonimo di Johnny Andrea Mastrocinque. Figura di spicco nella scena “Hip Hop” italiana, è l’ideatore e organizzatore del torneo di “freestyle rap” più longevo della nazione, il “Tecniche Perfette”, che ha contribuito alla crescita e alla visibilità della scena freestyle in Italia. A Chieri arriva con un nuovo appuntamento di “Fuori per il Cash”, la “battle di freestyle” che si distingue nel panorama delle competizioni italiane “per il suo spirito informale e la sua filosofia inclusiva”. Mastafive aprirà anche la giornata di sabato con un “talk” da lui stesso guidato e che approfondirà il tema dell’incontro tra “rap” e “poesia”, esplorandone connessioni e significati.

Oltre agli eventi dedicati alla musica, “CHIERI SUNSET VOICES” si arricchirà anche della collaborazione delle “Associazioni Giovanili” del territorio, che proporranno attività e giochi per tutti, trasformando il parco in uno spazio di vera partecipazione.

Nelle giornate del festival è inoltre previsto un “mercatino” realizzato in collaborazione con “ExMarket”, un progetto di valorizzazione di artigiani e artisti del territorio. A completare l’offerta, punti ristoro a disposizione del pubblico.

G.m.

Nelle foto: Locandina “CHIERI SUNSET VOICE”; assessora Vittoria Moglia; Murubutu (Ph. Francesca Burrani)

Marco Steffani, il giovane che ama De Andrè

Ogni anno “La Bella e la Voce” individua talenti canori. Questa volta nel corso
dell’edizione 2025 realizzata per il settimo anno consecutivo nella stupenda Vietri sul
Mare, perla della costiera amalfitana, il talento ha il nome di Marco Steffani, giovane
eclettico dall’aria sognante, cosa che rispecchia in pieno il suo interesse per cantautori
come De Andrè. Baglioni e Mango.

Marco coltiva 3 passioni: il canto, lo studio della chitarra e la gestione della sala del
bellissimo ristorante dei genitori, l’Antica Cascina Margherita sita in Barbania, meta
obbligata per chi ricerca l’eccellente cucina e una cantina fornita di vini preziosi.
Sul palco di Vietri la sua performance ha convinto al 100% la giuria che tra i suoi
membri annoverava personaggi come NORMA BENETTI, la vocal coach di Blanco, e
ANDREA AMATI, autore già Sony e Warner con nel palmares brani scritti per Elodie,
Nek, Annalisa, Alessandra Amoroso, Marco Masini, Francesco Renga, Emma Marrone.
Al momento della proclamazione la giuria gli riconosciuto il prestigioso Premio della
Critica.

Proprio insieme ad Andrea Amati sono in fase di preparazione 3 inediti che a breve
troveremo sui principali store musicali. Di questi uno avrà il supporto di un videoclip
di alto profilo professionale

Benvenuto nell’AI! Cattelan al Teatro Colosseo



sold out

La stagione 2025–2026 del Teatro Colosseo si apre con due serate-evento sold out in prevendita affidate ad Alessandro Cattelan, che martedì 30 settembre e mercoledì 1° ottobre porterà sul palco torinese il suo nuovo e attesissimo spettacolo Benvenuto nell’AI!

Un titolo che è già una dichiarazione di intenti: tra ironia tagliente, riflessioni pungenti e momenti di pura leggerezza, Cattelan accompagna il pubblico in un viaggio dentro l’universo dell’intelligenza artificiale, tema che oggi attraversa le nostre vite quotidiane, i media, la cultura e le relazioni. Con il suo stile inconfondibile, capace di mescolare comicità e profondità, il conduttore e autore televisivo più amato d’Italia porta in teatro una riflessione attuale e sorprendente sulle sfide del presente e sui possibili scenari del futuro.

Benvenuto nell’AI! è uno spettacolo ironico e leggero, ma anche un’esperienza che alterna monologo, musica e immagini, in cui la tecnologia diventa pretesto per raccontare sogni, paure e contraddizioni. Un’occasione speciale per incontrare uno dei volti dello show business italiano, Alessandro Cattelan, in una veste teatrale inedita, che conferma ancora una volta la sua capacità di dialogare con pubblici diversi e di trasformare il pensiero critico in intrattenimento.

Con questo debutto, il Teatro Colosseo rinnova la sua vocazione a farsi luogo di racconto del contemporaneo: un “pop theatre” che intreccia leggerezza e riflessione, e che inaugura la nuova stagione con una delle voci più brillanti e innovative della scena italiana.

Rock Jazz e dintorni a Torino: Avion Travel e Lil Darling Quartet

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

Martedì. Al Magazzino di Gilgamesh si esibisce Max Altieri & Friends.

Mercoledì. Le Storie Sbagliate rendono omaggio a Fabrizio De Andrè all’Osteria Rabezzana. Al Magazzino di Gilgamesh è di scena Dotti & The Gang. Al Blah Blah suonano gli XIXA.

Giovedì. Al Folk Club per 2 sere consecutive, suona la Piccola Orchestra Avion Travel. All’Osteria Rabezzana si esibisce Lil Darling Quartet. Al Cafè Neruda è di scena Valentina Nicolotti. Da Banco Vini si esibisce Mr.T-Bone. Al Blah Blah suonano i Maori.

Venerdì. Allo Ziggy sono di scena i Selvans + Strega. Al Blah Blah suonano i We Are Wawes. All’Off Topic si esibisce Giulia Mei. Al Circolo Sud suonano i The MaryAngels. Al Circolo Mossetto suona il quartetto Swanznaggers.

Sabato. Allo Spazio 211 è di scena Natalie Bergman. Al Magazzino sul PO serata hardcore con tanti gruppi denominata “ Torino Hardcore Warm Up.”Al Magazzino di Gilgamesh suona la TopoBand.

Domenica. Al Vinile concerto tributo alle donne del rock “ Copia di Eterea /Women in Rock.

Pier Luigi Fuggetta

 

La settantesima stagione dello Stabile inaugurata dall’Amleto, regia Leonardo Lidi

A dare avvio alla stagione teatrale 2025-2026 del Teatro Stabile di Torino- Teatro Nazionale sarà  il 6 ottobre prossimo, alle 20, il debutto in prima nazionale al teatro Carignano di Amleto di William Shakespeare, diretto da Leonardo Lidi, che ha di recente ricevuto il premio  Hystrio alla regia 2025, con l’adattamento di Diego Pleuteri, che è stato nominato drammaturgo residente a partire dalla corrente stagione.
Il personaggio di Amleto, icona forte e carismatica, è  simbolo del teatro stesso  e incarna l’essenza dell’umanità.  Per questo ragione il capolavoro shakespeariano è stato scelto per aprire la stagione 2025-2026 del Teatro Stabile, che si intitola “Esseri umani”. Il programma del settantesimo anno di attività del teatro Stabile di Torino valorizza, infatti, la sua importante eredità e tradizione, con uno sguardo rivolto al futuro e un forte impegno nel dare spazio e voce a nuove generazioni di artisti.
“Mi pare, e lo dico con rammarico – spiega Leonardo Lidi a proposito dell’Amleto – che ci sia bisogno di ribadire i “perché” del teatro , intendendo con teatro l’unico che conosco, quello che non si accontenta del passato  e non valuta la propria esistenza con l’applausometro, come qualunque format televisivo. Chi ha messo come me la propria vita nelle mani del teatro spesso soffre nel vedere il proprio amore trattato con superficialità,  come se non bastasse, come se in questo nuovo secolo e in questo nuovo millennio si dovesse rivalutare a tutti i costi la forza di questa arte. Ecco allora che Amleto può venirci incontro. Può ricordarci, ad esempio, di trattare bene gli attori che sono l’essenza del nostro tempo” e che per smascherare la corruzione del re, per rappresentare le nefandezze di chi governa, di chi ci uccide il padre e seduce la madre, abbiamo bisogno di una trappola per topi, una trappola chiamata teatro.
Per fare questo ho scelto i miei magnifici 7, un cast di 7 possibili Amleti, capitanati da Mario Pirrello, in grado di raccontare una distanza indispensabile con l’identikit del personaggio , ma allo stesso tempo capaci di un’adesione speciale con l’anima del principe di Danimarca. […] Scegliendo il teatro non ci si accontenta della forma, del maledetto biopic che attanaglia la nostra epoca. Scegliendo il teatro , pubblico e attori scengono l’anima dell’ essere ( o non essere) umani. Ho preso le distanze dalla verità  creando un mondo altro, per consentire un avvicinamento condiviso attraverso la rappresentazione. Più il guscio di noce è  artefatto più forte sarà lo svelamento e più sentiremo determinante la battuta “ Tutto questo sembra, perché questo si può recitare. È la veste, è  la scena del dolore. Ciò che è in me va oltre lo spettacolo”.

Mara Martellotta

La Vita e l’Arte di Eleonora, la torre chiusa di Chuck

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Sugli schermi le opere di Pietro Marcello (in concorso a Venezia) e Mike Flanagan

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

1921, la fine del mese d’ottobre. Mentre un carro ferroviario, con affusto di cannone, parte dalla stazione di Aquileia, riempiendosi sempre più di fiori e di folla nel suo tragitto verso Roma, per il trasporto della salma del Milite Ignoto – Pietro Marcello dissemina di immagini di repertorio il suo “Duse”, presentato in concorso alla recente Mostra di Venezia – la “divina” Eleonora, come l’amato D’Annunzio, al tempo della loro tempestosa relazione l’aveva definita (“gli perdono di avermi sfruttata, rovinata, umiliata: gli perdono tutto, perché ho amato”), dopo un silenzio di dodici anni, torna al palcoscenico. Nel ’16 aveva attraversato velocemente la sfida dello schermo, con “Cenere” tratto dal romanzo omonimo della Deledda e diretto da Febo Mari: ma fu l’unica prova, irripetibile, sapeva bene che il suo mondo era il teatro. Vi tornò con il dramma di Ellida, nella ibseniana “Donna del mare”, ancora una volta esempio di un’alta “recitazione”, di un metodo che peraltro non ammetteva sovrastrutture, basandosi esclusivamente sull’istinto, sull’autenticità di un sentire intimo, sull’immedesimazione totale con il proprio personaggio, sulla mancanza di trucco che denunciava completamente una visione dei tratti reali. Un realismo e una verità estremi che avevano portato Cechov a dire: “Non conosco l’italiano, ma ella ha recitato così bene che mi sembrava di comprendere ogni parola; che attrice meravigliosa.”

Questa testardaggine interpretativa, questo immedesimarsi nella vita più che nelle tavole di un palcoscenico, questo ripetere a volte una medesima parola del testo nella convinzione che quella parola fosse il fulcro del personaggio o di quel momento almeno, costruiscono appieno il ritratto che Marcello (già autore de “La bocca del lupo”, vincitore del 27° Torino Film Festival, di “Martin Eden” che valse a Luca Marinelli la Coppa Volpi alla 76ma Mostra veneziana), qui con la collaborazione degli sceneggiatori Letizia Russo e Guido Silei, ha forgiato sulla figura dell’attrice. Dicendo subito che ha trovato un pilastro eccezionale in Valeria Bruna Tedeschi (un critico ha scritto che “meriterebbe di essere vista in piedi questa Eleonora Duse interpretata da Valeria Bruni Tedeschi, una standing ovation per una prova superlativa”), laddove l’attrice ha succhiato quel metodo, s’è spogliata di certi manierismi o di certa stramba lunaggine (che peraltro in altre circostanze ce l’hanno fatta amare oltre misura: leggi, uno tra i tanti, “La pazza gioia” di Virzì) che l’hanno connotata nelle tante prove precedenti. Mostra e rende cinematograficamente validissimi l’antico adagio pirandelliano che abbraccia finzione e realtà, l’Arte che va ben oltre il peso della Vita, gli ultimi anni d’esistenza prima che parta per gli Stati Uniti, per morirvi, a Pittsburg nel ’24, gli incontri con un battagliero D’Annunzio e quello con il mascherone di Mussolini a cui prospetta la costruzione di un Tempio del Teatro e dal quale riceve la promessa di un vitalizio e uno sguardo che forse cova in sé troppe bugie, le parole di Sarah Bernhardt per cui il vecchio e polveroso patrimonio auspicato da Ermete Zacconi andrebbe sostituito da una reclamata modernità, suggerimento peraltro che la fa cadere in un tranello che è il titolo di un tal Giacomino Rossetti Dubois (pronto a riciclarsi questo sconosciuto in un qualche ministero delle camicie nere) che ha lo scherno del Vate e che ne decide l’insuccesso. I sentimenti, le passioni, la solitudine, la vera vita là dove è il palcoscenico e la immancabile forza del teatro, sia esso vecchio oppure nuovo, il suo imperativo “lavorare, vivere, morire” che non l’abbandona, la lontananza in definitiva da una famiglia, dalla figlia Enrichetta di cui arriva a cancellare la presenza in occasione dei suoi debutti, la Storia e il fascismo, l’incontro con i soldati in trincea negli anni del grande conflitto, la malattia e i colpi di tosse e il respiro affannoso, i rapporti con gli amici, Matilde Serao o il folletto omosessuale che qui è Memo Benassi che non l’abbandona. Un’esistenza e un destino, la fragilità ma certo la forza incancellabile, il vibrare di emozioni, la vita e l’arte di una attrice antica e ormai affondata nel Mito scolpite da una attrice modernissima, qui in una delle sue prove più convincente, terreno di attenzione per i giurati che decideranno per i premi di fine stagione.

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Un affresco apocalittico e di morte soffusa è quello che sullo schermo propone Mike Flanagan derivandolo dal racconto di Stephen King pubblicato, nel 2020, nella raccolta “Se scorre il sangue”: non vi tradisca il titolo, niente a che vedere con “Shining” (anche se Flanagan s’era già in precedenza incrociato con il mondo dei Torrance, con “Doctor Sleep”, sequel dell’altro famosissimo titolo) o con altri territori percorsi dal maestro insuperato dell’horror. Un percorso, qui, in “The life of Chuck”, fatto a ritroso, una commedia drammatica che ha le leggi di una rappresentazione teatrale, solo che recitando al contrario si parte dall’atto terzo per arrivare al primo. Eventi inspiegabili e catastrofici che s’avventano sul globo (“atomo opaco del male”), la California si sta staccando dal resto del continente americano, Internet ha cessato di funzionare, le classi scolastiche sono sempre più prive di alunni. Qualcuno arriva all’idea che l’universo è in via d’estinzione: pur tuttavia, tra le via del centro e con uno sguardo alle stelle e ai pianeti sempre luminosi del cielo, ci si accorge anche quanto si insista nella pubblicità che inneggia ai “39 anni fantastici” di un tal Charles “Chuck” Krantz. Quell’apocalisse è legato alla morte di Chuck, al suo tumore al cervello che interrompe improvvisamente la sua vita, ai suoi ultimi istanti e ai colloqui con la moglie, anche a quel ballo che s’è divertito a fare, nove mesi prima, in un angolo di strada dove una ragazza di colore suonava splendidamente la batteria, coinvolgendo una immalinconita ragazza a cui il fidanzato ha appena detto addio tramite un sms. Divertito come non mai, lui freddo impiegato di banca, con dentro tutta la passione per i numeri che il nonno (Mark Hamill: qualcuno riconoscerà il giovane Luke Skywalker di “Guerre stellari”?) gli ha trasmesso, come nonna Sarah (è stato allevato da loro dopo la morte dei genitori) gli aveva trasmesso fin da piccolo, una rumba dopo un valzer, quella passione per il ballo che l’aveva fatto diventare il beniamino della scuola e delle gare. Scomparsi i nonni, in attesa del college per cui sinora è vissuto, Chuck deciderà di andare a visitare la torre della casa che gli è sempre stata preclusa: vi scorgerà se stesso, prossimo a morire, come nonno Albie aveva visto se stesso e altre persone che avevano riempito la sua vita (“Contengo moltitudini”, suona l’ultimo atto).

Tre diversi attori per un unico personaggio, uno più bravo dell’altro, il giovanissimo Jacob Tremblay in testa, un percorso a tratti difficile a seguire, la complessità e la discontinuità dei tempi e dei luoghi che compongono la vicenda, le cesure quando meno te l’aspetti, potrebbero confondere lo spettatore. Ma l’intera vita è attraversata da una poesia raramente vista sullo schermo, disseminata con cura attraverso i tratti più impercettibili, la vita di ogni giorno e i rapporti familiari, i lutti da esorcizzare e le sorprese inattese, le piccole passioni non corrisposte o quelle abbracciate con gioia, il ballo solitario nel cortile della scuola, i versi di Walt Whitman che aiutano ad andare avanti. La gioia per la vita assaporata in ogni momento, ad aprire quella porta, lassù in cima, come voleva il nonno, ci sarà sempre tempo. Troppo complesso o di una semplicità infinita? Basterà lasciarsi accompagnare dai piccoli gesti di Chuck.

Défilé, Danza oltre le barriere. 4.0

Dopo l’inaugurazione con il Galà di apertura, la programmazione della quarta edizione di “Danza Oltre le barriere.4.0″ prosegue sabato 27 settembre alle ore 16 con il Défilé, diventato ormai una delle tradizioni più attese del progetto, vale a dire un momento in cui decine di artisti si incontrano e danno vita ad una parata che attraversa e trasforma luoghi della città molto spesso inosservati, restituendo loro energia e visibilità.
Per la quarta edizione l’iniziativa, realizzata in collaborazione con EDIT, vedrà protagonisti le scuole di danza del territorio, i danzatori professionisti di EgriBiancoDanza e del Balletto Teatro di Torino, insieme ai musicisti di Guitare Actuelle, in un’azione corale che quest’anno invade gli spazi di Colla! , un luogo di oltre 3 mila mq in piazza Teresa Noce, animato da start-up e realtà innovative che lo rendono uno dei quarti di miglio più dinamici d’Italia e al tempo stesso un punto di riferimento per la  cittadinanza.
Il Défilé non è  soltanto una pratica artistica, ma un vero e proprio strumento di comunità; qui diverse generazioni e discipline si incontrano per dialogare e costruire un linguaggio comune.

Da settembre a dicembre la Fondazione EgriBiancoDanza e il Balletto Teatro di Torino guideranno un ricco calendario di spettacoli teatrali, performance site-specific, attività laboratoriali e iniziative di coinvolgimento della cittadinanza. Il programma include Défilé, parata urbana green che porta la danza nelle strade, e gli Aperitivi in Danza, incontri che uniscono performance,  dialogo e convivialità.

“Si rinnova l’appuntamento con “Danza oltre le barriere”. Non lo considero soltanto un cartellone di spettacoli, ma un’opportunità di riflessione sulle dinamiche del territorio e un momento di crescita per tutti, artisti e cittadini – spiega  Raphael Bianco, vicepresidente della Fondazione Egri per la Danza – Attraverso la danza, un elemento aggregativo, empatico e catartico, si riporta la comunità a un confronto con sé stessa, dove l’inclusione è una traiettoria fondamentale per vivere meglio e progredire insieme. Inoltre la rinnovata partnership  con  BTT arricchisce il nostro percorso, guidando scelte condivise che sono fondamentali per avere un impatto sempre più  efficace  e rimanere aperti a nuovi stimoli e all’immaginazione. Questi stimoli provengono anche dalla collaborazione con le realtà locali che ci seguono da anni e contribuiscono attivamente allo sviluppo e al consolidamento di questo progetto, Progetto Slip e Teatro Monterosa e, in particolar,  Guitare Actuelle, partner con BTT nel progetto IN.CON.TRA”.

“Per il Balletto Teatro di Torino condividere percorsi e progettualità con Fondazione Egri per la Danza e Guitare Actuelle significa abitare spazi di incontro – spiega la direttrice del Balletto Teatro di Torino, Viola Scaglione –  in cui musica e danza si sostengono e rigenerano a vicenda. Si tratta di un terreno fragile e fertile al tempo stesso, dove non si innalzano frontiere, ma si scelgono passaggi, attraversamenti, aperture. In questo dialogo le identità restano salde, ma si intrecciano per dare vita a linguaggi nuovi, capaci di superare le barriere e di accogliere la pluralità  dei corpi, dei gesti, dei suoni. Non è semplice collaborazione, si tratta della costruzione di un orizzonte condiviso in cui visioni differenti diventano complicità creative.
Crediamo che oggi il valore più consistente risieda nello stare dentro le relazioni . È lì che l’arte si rinnova, che danza e musica ritrovano la loro funzione più profonda, offrire la possibilità di andare oltre, insieme”.

Come da tradizione “Danza oltre le barriere” inaugura il suo cartellone con un Gala d’apertura che non solo rappresenta un momento di festa, ma anche un incontro simbolico tra linguaggi artistici e realtà diverse. Sul palco del teatro Monterosa si ritroveranno i principali protagonisti del progetto: le due compagnie EgriBiancoDanza e Balletto Teatro di Torino, che da sempre ne incarnano lo spirito inclusivo, in un rito collettivo di arte e condivisione.

Mara Martellotta

“Favole a merenda”, le domeniche pomeriggio al Teatro Concordia

Teatro Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO)

 

FAVOLE A MERENDA

28 settembre 2025 – 10 maggio 2026

 

 

“Favole a merenda” è il programma delle domeniche pomeriggio al Teatro Concordia di Venaria Reale (TO), con le proposte teatrali dedicate a bambini e famiglie.

Nove gli appuntamenti, tra cui Pimpa, il musical a poisdove la celebre cagnolina a pois rossi viene catapultata nel mondo di Shakespeare in una combinazione unica di teatro musicale e letteratura classica per la regia di Enzo d’Alò (8 dicembre). La regina delle nevi per un’immersione nell’atmosfera natalizia grazie alle magiche scenografie e agli effetti teatrali (4 gennaio), La Zeta di Zorro (25 gennaio); Il libro della giungla che adotta il linguaggio del teatro danza e del teatro di narrazione (22 febbraio); Il Principe Ranocchio nella versione proposta da Fantateatro, dove il canto e la musica sono la scintilla dell’amore che conduce i protagonisti a innamorarsi fino al raggiungimento del lieto fine (19 aprile). Il Gruffalò è il musical caratterizzato dal coinvolgimento del pubblico che racconta la storia del Gruffalò lasciando intatte le rime della scrittrice inglese e facendo indossare agli attori costumi che si rifanno alle illustrazioni del disegnatore tedesco (10 maggio); Cartoons Story, riscrittura moderna di eroi, eroine e creature magiche (28 settembre); La bella e la bestia, la celebre fiaba riproposta in chiave contemporanea (26 ottobre); Fiabe italiane, una rilettura musicale delle opere di Italo Calvino (23 novembre).

CALENDARIO

 

Domenica 28 settembre 2025, ore 16

Cartoons Story

Con I Muffins: Riccardo Sarti, Giulia Mattarucco, Maddalena Luppi, Stefano Colli, Eleonora Beddini e Meri Malaguti

Produzione Fondazione Aida ets

In collaborazione con Città di Treviso e Teatro Comunale Mario del Monaco Treviso

Biglietti: adulto 10 euro – bambino 7 euro

 

Domenica 26 ottobre 2025, ore 16

La Bella e la Bestia

Di Massimiliano Burini, Giuseppe Albert Montalto

Con Chiara Mancini, Raffaele Ottolenghi

Regia: Massimiliano Burini

Biglietti: adulto 10 euro – bambino 7 euro

 

Domenica 23 novembre 2025, ore 16

Fiabe italiane

Di e con Irene Paoletti, Pablo Torregiani e Emanuele Bocci

Produzione: Animascenica

Biglietti: adulto 10 euro – bambino 7 euro

 

Lunedì 8 dicembre 2025, ore 16

Pimpa, il musical a pois

Drammaturgia: Francesco Tullio Altan, Enzo d’Alò, Eleonora Beddini, Fondazione Aida e Meri Malaguti

Regia: Enzo d’Alò

Aiuto regia: Maria Selene Farinelli

Con: Gloria Zamprogno, Jacopo Violi, Matteo Fresch, Irene Albanese

Produzione: AIDA, ATTI, CSCSC, T. CRIST. DEL MONACO

Biglietti: adulto 12 euro – bambino 10 euro

 

Domenica 4 gennaio 2026, ore 16

La regina delle nevi

Da H. C. Andersen

Autore e regia: Sandra Bertuzzi

Produzione Fantateatro

Biglietti: adulto 12 euro – bambino 10 euro

 

Domenica 25 gennaio 2026, ore 16

La Zeta di Zorro

Adattamento e regia di Sandra Bertuzzi

Scene di Federico Zuntini

Produzione Fantateatro

Biglietti: adulto 10 euro – bambino 7 euro

 

Domenica 22 febbraio 2026, ore 16

Il libro della giungla

Da Rudyard Kipling

Adattamento e regia di Sandra Bertuzzi

Allestimento scenografico di Federico Zuntini

Produzione Fantateatro

Biglietti: adulto 10 euro – bambino 7 euro

 

Domenica 19 aprile 2026, ore 16

Il principe ranocchio

Di Fratelli Grimm

Regia di Sandra Bertuzzi

Scene di Federico Zuntini

Produzione Fantateatro

Biglietti: adulto 10 euro – bambino 7 euro

 

Domenica 10 maggio 2026, ore 16

Il Gruffalò 

Tratto da “Il Gruffalò” di Julia Donaldson e Axel Scheffler

Adattamento drammaturgico: Pino Costalunga

Con Ivan Portale, Matteo Erli / Matteo Fresch, Bianca Ferrarini

Adattamento e regia: Manuel Renga

Musiche: Patrizio Maria D’Artista

Coreografie: Elisa Cipriani, Luca Condello

Scenografie: Federico Balestro

Costumi: Antonia Munaretti

Vocal coach: Eleonora Beddini

Tecnici: Antonela Saccomanno, Elia Giacomazzi, Luca Zanolli

Co-produzione Fondazione AIDA ets e Teatro Stabile del Veneto

Biglietti: adulto 12 euro – bambino 10 euro

 

Info

Teatro della Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO)

www.teatrodellaconcordia.it

011 4241124 – info@teatrodellaconcordia.it

 

Marionette e pupazzi sul grande schermo, a Torino

I cortometraggi del “maestro dell’animazione” Jan Švankmajer, in anteprima di “Incanti. Rassegna Internazionale di Teatro di Figura”, al “Cinema Massimo”

Lunedì 29 settembre, ore 2030

Scriveva, anni fa, il noto critico cinematografico Anthony Lane sul “The New Yorker”, considerata la rivista americana “per eccellenza”: “Il mondo si divide in due categorie di diversa ampiezza  … quelli che non hanno mai sentito parlare di Jan Švankmajer e quelli che hanno visto i suoi lavori e sanno di essersi trovati faccia a faccia con un genio”. Parole tranchant. Ben chiare e nette . E, in effetti, Jan Švankmajer (Praga, 1934), artista surrealista, regista e sceneggiatore, è indubbiamente da considerarsi fra i più grandi maestri dell’“animazione in stop-motion” al mondo, insignito, fra l’altro, del “Premio per l’Eccellenza Artistica” nel 2008 al “Festival di Cannes” e nel 2013 del “Primo Premio Circolino dei Films” per l’“innovazione” e la “creatività”. Ebbene, proprio a lui, verrà dedicata una serata, introdotta da Andrea Pagliardi (docente di “Teoria e Storia del Cinema d’Animazione” presso lo”IED” di Milano, nonché direttore editoriale de “L’Indice dei libri del mese”) al “Cinema Massimo” di Torino (Sala Tre), quale anteprima di “Incanti. Rassegna Internazionale di Teatro di Figura”, progetto di “Controluce Teatro d’Ombra”, realizzato con il contributo fra gli altri di “MIC – Ministero della Cultura” e di “Fondazione CRT”. L’appuntamento, in collaborazione con “ASIFA Italia” (l’Associazione torinese che riunisce gli artisti e i professionisti dell’“animazione” italiana) ed il “Museo Nazionale del Cinema” è per lunedì 29 settembrealle 20,30, al “Cinema” di via Verdi 18, dove verrà proiettata un’attenta selezione dei più celebri cortometraggi del maestro ceco: “un percorso – sottolineano gli organizzatori – che dà vita a corpi che si assemblano, si disgregano e si divorano, costruendo una poetica fatta di carne, desiderio e oggetti animati, in un dialogo continuo fra eros e repulsione, gioco e morte”.

Ben lungi, dunque, dalle tradizionali atmosfere fiabesche del “teatro di figura”, il programma della serata al “Massimo” prevede la proiezione di “Moznosti dialogu”  (“Dimensions of Dialogue”, 1982), forse il “corto” più noto di Švankmajer , dove corpi di materiali diversi si scontrano, fondono e si distruggono; ma anche “Mužné hry” (“Virile Games”, 1988), una partita di calcio tra pupazzi fatti di carta e plastilina che si trasforma in un macabro massacro e “Meat Love” (1989), una fulminante metafora dell’amore, con due “fette di carne” che danzano ignare del loro destino.

E, ancora, verranno presentati “Jídlo” (“Food”, 1992), l’inquietante trilogia in cui i personaggi si mangiano letteralmente a vicenda, “in un’apoteosi di ingordigia e automatismo”“Rakvičkárna” (1966), satira macabra e carnale dell’amore come trappola, ripetizione, morte; “Historia Naturae” (1967), trattato grottesco sulla natura come carne e “Tma, Svetlo, Tma” (1989), corto ironico, perturbante ed erotico, con forti “sottotesti freudiani”.

L’appuntamento è di sicuro interesse, curioso e “avventuroso”. Imperdibile per gli aficionados del genere. Un consiglio: entrate al cinema ben carichi e pronti alla sfida.

I biglietti, al costo di 6 euro (intero) e 4 euro (ridotto), possono essere acquistati “online” fino a due ore prima della serata (https://www.cinemamassimotorino.it) o direttamente in cassa.

  1. m.

Nelle foto: Alcune scene da “Moznosti dialogu”, 1982 e“Mužné hry”. 1988

Stefano Ressico, il giovane regista che vuole cambiare il cinema italiano

Stefano Ressico, classe 2000, è un giovane regista italiano che punta a rivoluzionare il cinema del nostro Paese. Da sempre appassionato di cinema, vuole superare i soliti schemi di commedie leggere e drammi pesanti, portando sullo schermo nuovi generi, linguaggi e idee in grado di parlare ai giovani e aprire il mercato italiano all’estero.
Seguitissimo sui social, con oltre 200.000 follower su TikTok e 25.000 su Instagram, racconta il suo percorso di crescita artistica e condivide dietro le quinte dei suoi progetti.
Il suo ultimo cortometraggio, girato in due giorni con una troupe di 20 persone, riflette sul tema delle sovrastrutture religiose e su quanto spesso l’apparenza inganni: chi sembra “buono” può essere disumano, mentre chi appare “sbagliato” è in realtà profondamente umano. Una ragazza punk, una canna, e il rap anni ’80 come colonna sonora diventano simboli di libertà e verità.
Con idee chiare e grande determinazione, Ressico rappresenta una nuova voce del cinema italiano, pronta a farsi sentire.

Enzo Grassano