SPETTACOLI

Montaud Festival, una collina di eventi

 

DAL 3 MAGGIO FINO A SETTEMBRE – CONCERTI DALLE ORE 21
FESTIVAL MUSICALE, CON BIRRA ARTIGIANALE E STREET FOOD

Montaud Festival – Una collina di eventi”: una rassegna musicale che inizia il 3 maggio e proseguirà fino a fine settembre e che nasce dalla collaborazione tra due realtà punto di riferimento nel chierese per gli eventi, il buon cibo e il buon bere: La Nave dei Folli, e il birrificio Grado Plato. Durante l’evento sarà possibile infatti apprezzare lo street food del pub chierese con il rinomato food-truck “Rustycone” e degustare le numerose (e pluripremiate) birre del birrificio. Tutti i concerti saranno ad ingresso gratuito. 

Proprio nella sede dello storico birrificio piemontese Grado Plato, a Montaldo Torinese (Via Bardassano,8), si avvicenderanno sul palco gruppi di diversi generi musicali: dal rock, al jazz, passando per il blues, l’indie e la musica cantautoriale. Nel corso dei prossimi mesi la proposta si farà sempre più interessante, con ospiti di rilevanza internazionale. 

Il primo “step” del festival è dedicato ai gruppi e artisti della zona chierese: si parte venerdì 3 maggio con i Valentine Base e gli Ultimo Treno, che propongono cover dei classici del rock; sabato 4 maggio sul palco il rock dei Limeoni seguito dallo swing degli Only Pleasure. Domenica 5 tocca ai gruppi indie emergenti, gli Spalle al Muro e i Supernova.

Il festival prosegue venerdì 24 maggio con Le cose dei Licianni seguiti da I Fasti, che propongono un raffinato rock cantautoriale, mentre sabato 25 maggio ci saranno i Rocking e i Free Byte, musica dagli anni 60 ai nostri giorni, per scatenarsi nel grande spazio esterno del birrificio. Per la chiusura di maggio, domenica 26, ci saranno i Pianà Ensemble e i The Cracking Reeds con musiche tradizionali, locali e irlandesi. 

La collaborazione tra La Nave dei Folli Grado Plato nasce a novembre 2023. L’intento è quello di far crescere nel territorio la cultura birraria e le occasioni di divertimento legate al mondo brassicolo. 

La Nave dei Folli è una realtà che nasce per promuovere la cultura della birra di qualità prodotta dai birrifici indipendenti, abbinandola a una cucina che valorizza il territorio, utilizzando molti prodotti a Km 0 provenienti da piccole realtà artigianali.

Grado Plato – Nato a Chieri nel 2003 da un’idea di Sergio Ormea e di suo figlio Gabriele, nel corso di questi 20 anni ha visto l’evoluzione del mondo brassicolo artigianale piemontese ed italiano. Nel 2007 si organizza la produzione in un contesto più ampio presso l’area artigianale di Montaldo Torinese, sviluppando le potenzialità creative e logistiche. Nel 2014 la squadra si amplia: Sergio si ritira dalla produzione e subentrano i fratelli Stefano e Simone Bagnasco. Nascono nuove ricette e si perfezionano quelle già esistenti, portando a 11 le tipologie di birre costantemente prodotte e disponibili nel formato classico da 750 ml e alcune nel formato da 330 ml.

“Sid”, “Apocalisse” e “Cassandra”il maggio del TPE teatro Astra

Nell’ambito della stagione TPE 2023/2024 dedicata alla Cecità, dal 2 al 5 maggio andrà in scena Alberto Boubakar Malanchino, nella pièce “Sid – Fin qui tutto bene”. Alberto Boubakar Malanchino, vincitore del Premio Ubu 2023 come miglior attore under 35, è l’interprete adrenalinico di un racconto urbano, ma anche di frontiera, che veste i panni di un giovane figlio della periferia che, per rincorrere il sogno del successo, ha intrapreso la via sbagliata, quella della violenza, e ora si ritrova a fare i conti con il proprio passato. Sid è italiano di origini algerine, 15 o 16 anni, che veste sempre di bianco, in quanto colore del lutto per i musulmani. Vive come tanti ragazzi in una delle tante periferie dell’occidente, nel mondo drogato della società dello spettacolo. Per uscire dalla disperazione e dalla noia, di nascosto legge, ascolta musica, vede film e recita sempre, fino a dimenticare di essere Sid. Colleziona sacchetti di plastica, tessuto e materiale biodegradabile, tutti rigorosamente firmati. Bello, intelligente e raffinato lettore, perfettamente padrone delle sfumature della lingua, ha ucciso. Probabilmente per noia. Sicuramente per uno scopo più alto. Uccide soffocando le sue vittime nei sacchetti di plastica alla moda. La sua storia è un film senza montaggio dove scorrono schegge di vita, di bullismo, consumo, noia, droga, desolazione e vagabondaggi nei templi del consumismo. La regia e la drammaturgia sono firmate da Girolamo Lucania.

Sempre nell’ambito della Stagione TPE, dal 7 al 12 maggio, sarà in scena Lucilla Giagnoni in “Apocalisse”. La storia della rivelazione di un uomo solo, Edipo, il Re, che lotta invano contro un destino tragico e ineluttabile, si intreccia alla rivelazione dell’umanità intera, racchiusa nel libro dell’Apocalisse di Giovanni. Il vero significato di “apocalisse” non è catastrofe, bensì rivelazione. Ritorna in scena Lucilla Giagnoni, di casa al TPE del Teatro Astra, per una versione attualizzata del suo “Apocalisse”, che si ispira all’ultimo libro della Bibbia. “Guarda, racconta ciò che hai visto”, sono le indicazioni più frequenti date a Giovanni, testimone e narratore. In un mondo di ciechi che credono di vedere, dunque di sapere, il mistero si rivela solo a chi dimostra di saper guardare. Cecità e rivelazione fanno pensare a un personaggio totemico del teatro occidentale, Edipo: l’Apocalisse e l’opera teatrale che dà inizio a ogni forma di indagine sull’uomo sono poste in parallelo per raccontare che la fine dei tempi è in realtà un nuovo inizio per chi impara a vedere, è la storia dell’evoluzione della coscienza: un bambino appena nato vede il mondo come un fenomeno incredibile, in cui le cose si riempiono di senso. L’Apocalisse è l’ultimo capitolo di una trilogia spirituale composta dallo spettacolo “Vergine madre”, ispirato al percorso di salvezza raccontato nella Divina Commedia, e dallo spettacolo “Big Bang” che, a partire dall’ultima parola della Divina Commedia, “stelle”, e dai primidue capitoli del libro della Genesi indaga sull’inizio e sulla Creazione, facendo dialogare il linguaggio della scienza con quello della teologia e del teatro. Apocalisse indaga sul vero significato della fine.

Dal 14 al 31 maggio 2024 sarà in scena la pièce “Cassandra” tratta dal libro di Christa Wolf, che vive un doloroso conflitto tra il presente della guerra e un futuro di pace, legata a lunghe funielastiche sul palco, la principessa troiana vaticina sul destino di tutti noi. Cassandra, la veggente figlia di Ecuba e Priamo, racconta il tramonto e la rovina della sua città. Dalla sua memoria emerge tutto il suo passato, la traversata dell’Egeo in tempesta, l’arrivo a Troia delle Amazzoni, i delitti di Achille, la rottura con il padre Priamo, accecato dal meccanismo inarrestabile della guerra, la vita delle comunità femminili sulle rive del fiume Scamandro e l’amore per Enea. Christa Wolf, tra le più importanti scrittrici contemporanee in lingua tedesca, scrive il suo “Cassandra” nel 1983 e sceglie di dare una visione differente da quella omerica classica, recuperando lo sguardo e la voce della sacerdotessa troiana per darci il resoconto della liberazione femminile e del bisogno di pace, testimoniando il passato, perché in futuro non vengano ripetuti gli stessi errori. In scena Cecilia Lupoli. La regia è firmata da Carlo Cerciello.

 

Mara Martellotta

Yulianna Avdeeva all’Auditorium RAI di Torino

Protagonista del concerto di giovedì 2 maggio prossimo alle 20.30 all’Auditorium RAI Arturo Toscanini di Torino la pianista russa Yulianna Avdeeva , balzata agli onori delle cronache per aver vinto il primo premio al Concorso Chopin di Varsavia nel 2010.

Accanto alla pianista russa, che torna all’Auditorium Rai dopo il felice debutto del marzo 2023, sale sul podio il direttore ospite principale della compagine della radiotelevisione italiana Robert Trevino, direttore musicale dell’Orchestra nazionale basca e consulente artistico dell’Orchestra sinfonica di Malmo.

In apertura di serata Trevino proporrà la Sinfonia in tre movimenti di Igor Stravinskij, scritta tra il 1942 e il 1945, dedicata alla New York Philarmonic Symphony Society e pubblicata dagli Associated Music Publishers di New York nel 1946. Si tratta del primo capolavoro di Stravinskij la cui composizione sia andata oltre il periodo della guerra. Esiste, per questo motivo, la tendenza a chiamarla ‘Sinfonia di guerra’, ciò che accosterebbe questo lavoro, almeno sotto tale aspetto, ad alcune grandi partiture di Sostakovic. Lo stesso Stravinskij ha voluto dare qualche conforto agli sforzi dei commentatori che hanno voluto individuare in questo o quel passo della Sinfonia echi degli eventi bellici. Nei Dialogues Stravinskij scriveva che questa sinfonia “esprimeva e contemporaneamente non esprimeva i suoi sentimenti […]. Ogni episodio della Sinfonia è legato nella mia immaginazione ad un’impressione reale della guerra, per lo più cinematografica”.

A seguire la Doctor Atomic Symphony, scritta nel 2007 dal grande compositore statunitense John Adams, proposta per la prima volta dall’OSN di Torino. La sinfonia, articolata in un unico arco concepito sotto l’evidente influenza di autori come Sibelius e Varese, evoca lo sconvolgimento dei primi test atomici sul suolo americano. Il terzo movimento, intitolato Trinity, è ritenuto il più memorabile dell’intero lavoro e si ispira al sonetto di John Donne intitolato “Better my heart, three person’d God”, molto amato dal celebre fisico Robert Oppenheimer che si ispirò per attribuire il nome di Trinità al sito scelto per i test nucleari nel deserto del New Mexico. La prima esecuzione assoluta della Doctor Atomic Symphony risale al 21 agosto 2007 e fu data alla Royal Albert Hall di Londra con la Bbc Symphony Orchestra diretta dallo stesso John Adams.

La serata si concluderà con la Sinfonia n. 2 The age of Anxiety per pianoforte e orchestra di Leonard Bernstein, eseguita per la prima volta l’8 aprile 1949 alla Symphony Hall di Boston con Bernstein al pianoforte e la Boston Symphony Orchestra diretta da Serge Kousseviztzky, mentore di Bernstein, committente e dedicatore dell’opera. La composizione si ispira al celebre e ambizioso poema di Wystan Hugh Auden “The age of Anxiety”, considerato da Bernstein “uno degli esempi più sconvolgenti di puro virtuosismo nella storia della poesia inglese”. L’opera poneva l’interrogativo della difficile e problematica ricerca della fede per l’uomo. Il protagonismo del pianoforte deriva dall’estrema identificazione personale di Bernstein con il poema di Auden e in questo senso si può parlare di lavoro quasi autobiografico. Ad interpretarlo in veste di solista Yulianna Avdeeva.

 

Auditorium Rai Arturo Toscanini. Piazza Rossaro Torino

Tel 0118104996

 

Mara Martellotta

Quasi 20 mila presenze al Torino Jazz Festival

La musica jazz nelle sue più diverse sfaccettature, tra nuove produzioni ed esclusive, grandi
musicisti della scena mondiale e artisti emergenti, nei teatri e nei club di tutta la città e un
grande riscontro di pubblico, con il tutto esaurito di quasi ogni concerto, sia del main stage
che dei club. Sono questi in breve i risultati della dodicesima edizione del Torino Jazz
Festival che si è appena conclusa.
Un grande risultato per gli 11 giorni di programmazione, dal 20 al 30 aprile, che hanno
visto un’affluenza di 13.139 spettatori ai 17 concerti del palinsesto principale e 3.900 ai 34
concerti nei club. 33 i Jazz Blitz, che hanno coinvolto 1.350 persone, mentre i Jazz Talk e i
Jazz Special sono stati seguiti da 1.140 appassionati. Un totale di 19.529 presenze, che
segna un incremento del 6% rispetto al 2023. Notevole la presenza ai concerti di
spettatori provenienti da ogni parte d’Italia e dall’estero, alcuni dei quali giunti
appositamente a Torino per seguire il TJF durante i ponti del 25 aprile e 1° maggio.
Quando abbiamo cominciato a lavorare all’edizione 2024 del Torino Jazz Festival – ha
dichiarato il direttore artistico Stefano Zenni – immaginavamo di offrire un ritratto del
jazz di oggi attraverso l’arte dei musicisti più diversi, senza rinchiuderci in recinti
inesistenti, per comporre un arazzo di suoni. A giudicare dal coinvolgimento trascinante
della città, dall’entusiasmo del pubblico e perfino dai ringraziamenti dei musicisti,
quell’arazzo ha preso vita in forme bellissime. Grazie al jazz, creato da persone oppresse
per potersi esprimersi liberamente, riusciamo ad avversare l’oscurità con la luce
meravigliosa della musica.
Dopo l’inaugurazione con la marching band JST Jazz Parade, che sabato 20 aprile ha dato
il via al festival, musicisti del calibro di Dave Holland, Christian McBride, Gonzalo
Rubalcaba, John Zorn, Roscoe Mitchell e Roberto Gatto sono saliti sui palcoscenici del
Torino Jazz Festival per regalare, insieme a molti altri artisti, momenti indimenticabili di
grande musica. Lunghi applausi e standing ovation anche per la cantante maliana
Fatoumata Diawara, che con l’energia della sua musica ha travolto un pubblico di oltre
1500 spettatori durante il concerto in occasione della Festa della Liberazione al Teatro
Regio.
Da segnalare la collaborazione tra il Torino Jazz Festival e il Museo del Cinema, con la
proiezione di quattro documentari dedicati a John Zorn e a Duke Ellington, tra cui la
prima assoluta di Steve e il Duca, e le mostre Suspended Groove, dedicata alle passate
edizioni del TJF, e Teranga Mon Amour. Souvenirs du Sénégal.
Il concerto finale di questa edizione, martedì 30 aprile, è stato affidato al Paolo Fresu
Quintet, insieme alla Torino Jazz Orchestra sul palco dell’Auditorium Giovanni Agnelli.
Una produzione originale da tutto esaurito, con la direzione e gli arrangiamenti di Paolo
Silvestri.
Il Torino Jazz Festival è un progetto della Città di Torino, realizzato dalla Fondazione per
la Cultura Torino con il sostegno del Ministero della Cultura e di Fondazione CRT, main
partner Intesa Sanpaolo e Iren, con il contributo di ANCoS e Confartigianato Imprese
Torino e in collaborazione con Turismo Torino e Provincia. Treno ufficiale Frecciarossa.
Il Torino Jazz Festival torna il prossimo anno dal 23 al 30 aprile 2025, con la
tredicesima edizione.
Nell’attesa, gli amanti del jazz potranno partecipare agli oltre 15 concerti del Torino Jazz
Festival Piemonte, da giugno a ottobre 2024 nelle province di Torino, Alessandria, Asti,
Biella, Cuneo, Novara, Verbania e Vercelli.
Il Torino Jazz Festival Piemonte nasce dalla relazione istituzionale tra la Città di Torino,
con il suo Torino Jazz Festival, e la Fondazione Piemonte dal Vivo, in collaborazione con il
Consorzio Piemonte Jazz. Il progetto si giova della direzione artistica condivisa di Stefano
Zenni (direttore del Torino Jazz Festival), di Fulvio Albano e Diego Borotti (Consorzio
Piemonte Jazz) e della Fondazione Piemonte dal Vivo. Il festival è realizzato in
collaborazione con la Fondazione per la Cultura Torino e con il sostegno di Reale Mutua e
degli sponsor Ancos APS e Confartigianato Imprese Piemonte. La line-up del festival è in
via di definizione e tutte le info saranno presto disponibili online sul sito
www.piemontedalvivo.it.
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Note di Classica: Yulianna Avdeeva, Dindo e Jurowski le “stelle” di maggio

Giovedì 2 alle 20.30 e venerdì 3 alle 20 alle all’auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Robert Trevino e con Yulianna Avdeeva al pianoforte, eseguirà musiche di Stravinskij, Adams e Bernstein. Sabato 4 alle 20 al teatro Regio per la stagione d’opera, debutto de “The Tender Land”. Opera in 3 atti, musica di Aaron Copland. Alessandro Palumbo dirigerà l’orchestra. Repliche fino a martedì 7. Domenica 5 alle 16.30 al teatro Vittoria per l’Unione Musicale, l’Orchestra da Camera Accademia con Enrico Dindo nel doppio ruolo di violoncellista e direttore, eseguirà musiche di Dvorak e Cajkovskij.

Lunedì 6 alle 20 al teatro Vittoria, Mirabilia eseguirà musiche di Cima, Merula, de Victoria, Bertali, Falconieri, Valentini, Marini, Rossi. Mercoledì 8 alle 20.30 al Conservatorio per l’Unione Musicale, Gabriele Carcano al pianoforte eseguirà musiche di Grieg, Brahms e Schumann. Giovedì 9 alle 20.30 e venerdì 10 alle 20 all’auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Andrès Orozco-Estrada e con Emanuel Ax al pianoforte eseguirà musiche di Beethoven e Berlioz. Martedì 14 alle 20 al teatro Vittoria, il trio Quiròs eseguirà musiche di Hahn, Weill, Piazzolla, Ramirez, Angulo, Gershwin, Bernstein. Venerdì 17 alle 20 al teatro Regio debutto di “Der fliegende Hollander”. Opera in 3 atti. Musica di Richard Wagner. L’Orchestra sarà diretta da Nathalie Stutzmann. Repliche fino a domenica 26. Giovedì 16 alle 20.30 e venerdì 17 alle 20 all’auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Daniele Gatti, eseguirà musiche di Mozart e Sostakovic. Sabato 18 alle 20 al teatro Vittoria per l’Unione Musicale, il Quartetto Gerhard e con Stefano Musso al pianoforte, eseguirà musiche di Granados e Schumann. Mercoledì 22 alle 20.30 al conservatorio l’Ensemble Il Tempo Ritrovato eseguirà musiche di Dvorak, Britten, Cajkovskij. Lunedì 30 alle 20.30 per Lingottomusica all’auditorium Agnelli la Bayerisches Staatsorchester diretta da Valdimir Jurowski e con Alexander Melnikov al pianoforte, eseguirà musiche di Beethoven Schumann e Weber. Venerdì 31 alle 20 e venerdì primo giugno alle 20.30 all’auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Daniel Harding e con Frank Peter Zimmermann al violino, eseguirà musiche di Respighi e Mahler.

Pier Luigi Fuggetta

“Istantanea”… tanta voglia di Circo, lirica e teatro

A Cavallermaggiore, nel cuneese, un lungo weekend, in compagnia del Festival di Circo Contemporaneo

Da venerdì 3 a domenica 5 maggio

Cavallermaggiore (Cuneo)

Musica, clownerie, acrobazie e … bella novità di quest’anno, il teatro ed il canto lirico, vere “chicche” che vanno ad arricchire e ad innalzare la proposta artistica di questa quarta edizione. L’appuntamento è da venerdì 3 a domenica 5 maggio. Tre giorni pieni di “invasione circense” a Cavallermaggiore, con la  nuova edizione del Festival di Circo Contemporaneo “Istantanea”, che trasformerà la cittadina cuneese in un grande “palcoscenico all’aperto e al chiuso per artisti emergenti e affermati, un luogo di scoperta, gioco e divertimento nel segno del ‘nouveau cirque’”. Il tutto si terrà in piazza Baden Powell, nelle due consuete “arene di spettacolo”: “Arena Parade78” ed “Antilia”.

“Parade78” è l’arena aperta del Festival: oltre agli spettacoli pomeridiani, ospita “Play_Giochi di una volta”, un’area dedicata ai più piccoli con grandi giochi in legno rivisitati decine di anni dopo la loro creazione attraverso il fil rouge della luce, così da rendere ogni gioco un’installazione luminosa, un “luna park” dove grandi e piccini si divertono insieme (venerdì alle 20, sabato alle 19, domenica alle 15). Il secondo spazio è invece “Antilia”,l’arena chiusa, a basso consumo energetico, in cui saranno ospitati gli “spettacoli da sala”.

Il “Festival” è organizzato dall’Associazione torinese “Cordata FOR” – che racchiude diverse realtà di circo contemporaneo per creare un network che punta al riconoscimento del valore dell’arte circense in Italia e all’estero – in collaborazione con “Piemonte dal Vivo” nell’ambito del bando “Corto Circuito”, con il sostegno di “Ministero della Cultura”, “Regione Piemonte”, “Fondazione CRT” e “CRS”, con la collaborazione del “Comune di Cavallermaggiore” e “Talea Circo”.

“‘Istantanea’ cresce – commenta Giuseppina Francia di ‘Cordata FOR’ – e quest’anno punta su un programma variegato che mixa teatro di strada e musica lirica, porta in piazza un suggestivo trapezio ‘ballant’, la tecnica circense e quella teatrale. Inoltre ci si divertirà, ma gli spettacoli che saranno ospitati in questa edizione del Festival in alcuni casi permetteranno anche di riflettere, affrontando tematiche attuali e urgenti, come la solitudine e la condizione degli animali nei macelli”.

Si comincia venerdì 3 maggio (ore 21) all’“Arena Parade78”, con lo spettacolo “Ti lascio perché ho finito l’Ossitocina” di e con Giulia Pont, attrice torinese, fra i suoi maestri Eugenio Allegri, vincitrice nel 2013, con lo stesso testo (replicato più volte in tutt’Italia) del Concorso monologhi “UNO” di Firenze; per terminare domenica 5 maggio (ore 17,30) all’“Arena Antilia” con lo spettacolo (mix di teatro e canto lirico) “Concrete 00” di Paolo Tonezzer, con lo stesso Tonezzer, Lorenzo Mauro Rossi e Paola Caruso. Lo spettacolo vede tre magazzinieri tanto strampalati quanto audaci che decidono di mettere in atto un piano di fuga per evadere dal misterioso magazzino in cui sono costretti a lavorare senza sosta. In un vortice di acrobazie, equilibri precari e altezze vertiginose si troveranno ad affrontare il loro mostruoso carceriere e un magico cassonetto che trasforma tutto ciò che inghiotte. Tra musica dal vivo e continui colpi di scena, come finirà la loro avventura?

Per info e programma: tel. 351/5488100 o https://cordatafor.com/istantanea

g. m.

Nelle foto: immagini di repertorio

In scena al teatro Gobetti “David Copperfield Sketch Comedy”, un carosello dickensiano

 

Per l’adattamento e la regia di Marco Isidori con i Marcido Marcidorjs e Mimosa Famosa

 

 

Debutta martedì 30 aprile, alle 19.30, al teatro Gobetti,  per la stagione del teatro Stabile di Torino, la pièce teatrale “David Copperfield Sketch Comedy. Un carosello dickensiano”, tratto da Charles Dickens per la riscrittura,  adattamento drammaturgico e regia di Marco Isidori. Saranno in scena Paolo Oricco, Maria Luisa Abate, Valentina Battistone,  Ottavia della Porta, Alessio Arbustini, Vincenzo Quarta e Marco Isidori. Scene e costumi sono di Daniela Dal Cin, le luci di Fabio Bonfanti.

Lo spettacolo è prodotto da Marcido Marcidorjs e FamosaMimosa e verrà  replicato fino a domenica 5 maggio prossimo.

La Compagnia affronta le tematiche del romanzo ottocentesco, trasformandolo per il palcoscenico in una iperbolica narrazione dal ritmo verticale, che procede sostenuta da una serie di sketch dove la prevalenza del passo comico non impedisce la notazione di costume pungente, l’affondo nella contraddizione primaria del tempo storico in cui è collocato il romanzo, l’avvento della società industriale, permeata, tuttavia, da modelli comportamentali antecedenti, ricchi di un’ambiguità favorevole alla drammatizzazione teatrale. Tutto ciò avviene in un tono molto vicino a quello del vaudeville che si è scelto di assumere per far vivere al meglio la natura prismatica di quella giostra teatrale e sentimentale ideata da Dickens.

La scenografa Daniela Dal Cin anche per questo spettacolo si è espressa con una delle sue mirabolanti invenzioni e la chiave di volta di questa riduzione del romanzo di Dickens si colloca nella lotta mortale tra l’esasperazione iconica e la tramatura sonora della recitazione, portata verso una vivificante astrazione. Risulta evidente il tentativo di una rappresentazione segnata integralmenteda quella tensione verso il teatro totale che, da sempre, caratterizza la specificità artistica della compagnia.

“David Copperfield Sketch Comedy – spiega il regista Marco Isidori – vuole essere la riproposta in chiave satirico grottesca del capolavoro di Dickens. Lo spettacolo ha una struttura drammaturgica dove le singole situazioni della “novella”, agganciandosi le une alle altre, si concatenano in una sarabanda teatrale di stupefacente rilievo spettacolare, in questo aiutate eservite dall’impianto scenografico di Daniela de Cin, andando così a instaurare una giostra veloce e incalzante, in cui il dinamismo è  duplice, sonoro e iconografico,  capace di comporre quel corpo drammatico che giustifica oggi la riproposizione teatrale di un testo di tale natura. Lo scandagliare scenico diventa lo strumento più  adatto ad individuare nelle pieghe della narrazione ottocentesca  quei temi universali che da sempre sono appannaggio della vicenda umana e che il teatro soltanto sa specchiare con verità completa”.

MARA MARTELLOTTA

Rock Jazz e dintorni a Torino: Paolo Fresu e i Nomadi

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Al Colosseo in memoria di Carlo Rossi si esibiscono Negrita, Caparezza, Nina Zilli e altri.  Per il Torino Jazz Festival al Folk Club suona il quartetto di Pasquale Iannarella mentre all’Hiroshima Mon Amour è di scena il quintetto The End.

Martedì. Al Magazzino sul Po sono di scena i Kanerva. Chiusura del Torino Jazz Festival con il concerto del quintetto di Paolo Fresu con la Torino Jazz Orchestra al Lingotto. Sempre per il TJF alla Casa Teatro Ragazzi tributo a Gil Scott-Heron con una formazione guidata da Eric Mingus e Silvia Bolognesi. Al Blah Blah si esibiscono i LabGraal. Allo Spazio 211 è di scena LNDFK mentre all’Off Topic suona il trio Turin Unlimited Noise.

Mercoledì. Al Capolinea di Ciriè raduno “metallaro” con gli Elvenpath e Airborn.

Giovedì. Al Circolo della Musica di Rivoli va’ in scena lo spettacolo “Canzoni d’amore e di contributi” con Max Collini e Lastanzadigreta. Al Blah Blah è di scena Johnny DalBasso mentre al Magazzino sul Po suonano gli Indianizer.

Venerdì. Al Blah Blah si esibiscono i Lem. Al Kontiki suonano i Vespri+Tuan. All’Hiroshima è di scena il rapper Claver Gold. Al Magazzino sul Po suonano i Lhi Balòs. Al Folk Club  si esibisce il chitarrista Clive Carroll. Al Cap 10100 sono di scena i Milanonord. Al Cafè Muller suonano i jHAsHA!. Allo Spazio 211si esibiscono i Furor Gallico.

Sabato. A Pinerolo festival musicale in una chiesa sconsacrata con : Kypck, Skepticism , Cultus Sanguine, Shores  of Null. Al Colosseo “sold out” per i Nomadi. Alla Suoneria di Settimo suona La Paranza del Geco. Al Blah Blah sono di scena i Titor.

Domenica. A Pinerolo suonano i Dawn of Winter, Shape of Despair, Blck Oath e Ponte del Diavolo. Al Blah Blah suona Il Senato. Al Bunker party di Ivreatronic con Donato Dozzy.

Pier Luigi Fuggetta

“Nomade con radici” Indimenticato musicista e cantautore, ma anche poeta e pittore

Il grande Augusto Daolio è sapientemente ricordato allo “Spazio Musa” di Torino

Dal 12 aprile al 12 maggio

Lui stesso amava definirsi: “Nomade con radici”. Ossimoro clamoroso. Ma a lui concesso, per l’onesta maestria con cui seppe cavalcare, nella sua breve vita, entrambe le situazioni.

Lui “vagabondo” per cuore ed istinto, sempre in “fuga – raccontava – alla ricerca di luoghi migliori …”, ma saldamente ancorato, un tutt’uno inestricabile con le radici di quella sua padana Novellara (o Nualera in dialetto reggiano) che gli diede i natali il 18 febbraio del 1947 e lo vide lasciare questo mondo – contro cui non di rado si era impegnato a lanciare canori strali nei suoi concerti – il 7 ottobre del 1992, all’età di soli 45 anni.

Voce unica ed inconfondibile. Rocciosa e delicata. Graffiante e poetica. Ad Augusto Daolio, leader carismatico e fondatore nel 1963, insieme a Beppe Carletti, de “I Nomadi” (inizialmente “I Monelli”), fra i Gruppi più longevi ed importanti della musica beat (ma anche pop e rock) italiana, il torinese “Spazio Musa” dedica da venerdì 12 aprile a domenica 12 maggio – a trentadue anni dalla sua prematura scomparsa – la mostra “Augusto Daolio: uno sguardo libero”, che già ebbe a riportare un grande successo a Reggio Emilia nel 2022 e che illustra, accanto alla storia del musicista, i “talenti multiformi” di un artista che fu anche pittore e scultore di grande interesse.  Artista “a tutto tondo”, simbolo canoro  delle proteste giovanili degli anni ’60 e ’70 (da “Come potete giudicar” a “Noi non ci saremo” alla gigantesca “Dio è morto” del ’67, scritte dall’amico e futuro cantante Francesco Guccini, fino al brano più rappresentativo del Gruppo, quell’“Io vagabondo” del ’72, ancora oggi manifesto esemplare di un’indomita ricerca di “libertà” e di quel  motto “sempre nomadi” che tuttora ispira Carletti e i suoi “nuovi” compagni), Augusto è ricordato e omaggiato nella rassegna allo “Spazio Musa” grazie ad una serie di materiali (molti dei quali assolutamente inediti), tra cui disegni, dipinti(una sessantina), schizzi, manoscritti (una quarantina con abbozzi di canzoni e poesie), taccuini di viaggio, fotografie, manifesti e video, la maggior parte messi a disposizione dagli archivi personali di Rosanna Fantuzzi, per 23 anni compagna di Daolio e presidente dell’Associazione “Augusto Per La Vita” da lei fondata per utilizzare al meglio le offerte devolute da amici e fan dopo la scomparsa dell’artista.

“Il diario è la mostra e la mostra è il diario”, sottolineano gli organizzatori. “Esattamente come egli stesso usava fare nel corso dei viaggi – trattenendo tutto il possibile sui suoi taccuini stracolmi di cartoline, foglietti, biglietti di musei, adesivi, scarabocchi, fotografie rubate alla quotidianità, pensieri riportati a biro su ogni genere di supporto – si è cercato di riassemblare materiali eterogenei all’interno di un allestimento che riprende la logica del diario, dove il valore delle singole opere non sta tanto nel loro peso specifico, ma piuttosto nel dialogo che creano tra loro”. “Nove grandi pagine aperte”, in cui vola alta, e oggi più che mai attuale, la voce (il suo ultimo concerto fu a Masone, alle porte di Genova, due mesi prima di morire) e la lezione di Augusto. Delle sue tante canzoni portatrici di messaggi pacifisti e di rifiuto d’ogni forma di guerra e sopruso o dei suoi molto dipinti e disegni dal tratto deciso e d’impronta surrealista che ritraggono “una natura metamorfica che si fonde con l’elemento umano”. Già la pittura! Pagina, forse meno conosciuta (rispetto a quella musicale) dell’artista Daolio. E ciò nonostante le varie personali susseguitesi alla prima allestita nella sua Novellara nel 1991, Augusto (allievo del maestro reggiano Vivaldo Poli, scomparso nel 1982) ancora in vita. La natura e, con essa, l’uomo sono le sue costanti fonti d’ispirazione, attori “spaesati” in “paesaggi spaesati”, dove larghi cuori battono forte per dar fiato a robusti tronchi o dove le radici della terra (della sua terra) si fanno sottile verticaleggiante e rada chioma a corpi dubbiosi e “alieni”, che paiono interrogarsi del loro essere lì, in mondi “altri” nuovi e sconosciuti. Immagini attraverso le quali Daolio indaga ciò che egli stesso chiamava “il piccolo grande mistero delle cose, degli oggetti e dei sentimenti”. Quel “mistero” e quel “cuore” che sempre sono stati “guida” al suo “fare arte”.

Nel canto: “Se canti solo con la voce – diceva – prima o poi dovrai tacere. Canta con il cuore, affinché tu non debba mai tacere”. Nella pittura: “Non disegno per riempire un vuoto, ma per vuotare un pieno che è dentro di me”. E che forte si palesava nella sua voce e, ancora oggi, nei suoi racconti per immagini. Irripetibile, unico e grande Augusto!

Gianni Milani

“Augusto Daolio. Uno sguardo libero”

Spazio Musa, viadella Consolata 11/E; tel.393/3377799 o www.spaziomusa.net

Fino al 12 maggio

Orari: mart. ven. 14,30/19,30; sab e dom. 16/19,30

Nelle foto: Immagine guida; Beppe e Augusto; Augusto e Rosanna; Dipinti “Senza titolo”, 1986

“Sid”, “Apocallisse” e “Cassandra” nella programmazione di maggio del TPE teatro Astra

 

 

Nell’ambito della stagione TPE 2023/2024 dedicata alla Cecità, dal 2 al 5 maggio andrà in scena Alberto Boubakar Malanchino, nella pièce “Sid – Fin qui tutto bene”. Alberto Boubakar Malanchino, vincitore del Premio Ubu 2023 come miglior attore under 35, è l’interprete adrenalinico di un racconto urbano, ma anche di frontiera, che veste i panni di un giovane figlio della periferia che, per rincorrere il sogno del successo, ha intrapreso la via sbagliata, quella della violenza, e ora si ritrova a fare i conti con il proprio passato. Sid è italiano di origini algerine, 15 o 16 anni, che veste sempre di bianco, in quanto colore del lutto per i musulmani. Vive come tanti ragazzi in una delle tante periferie dell’occidente, nel mondo drogato della società dello spettacolo. Per uscire dalla disperazione e dalla noia, di nascosto legge, ascolta musica, vede film e recita sempre, fino a dimenticare di essere Sid. Colleziona sacchetti di plastica, tessuto e materiale biodegradabile, tutti rigorosamente firmati. Bello, intelligente e raffinato lettore, perfettamente padrone delle sfumature della lingua, ha ucciso. Probabilmente per noia. Sicuramente per uno scopo più alto. Uccide soffocando le sue vittime nei sacchetti di plastica alla moda. La sua storia è un film senza montaggio dove scorrono schegge di vita, di bullismo, consumo, noia, droga, desolazione e vagabondaggi nei templi del consumismo. La regia e la drammaturgia sono firmate da Girolamo Lucania.

Sempre nell’ambito della Stagione TPE, dal 7 al 12 maggio, sarà in scena Lucilla Giagnoni in “Apocalisse”. La storia della rivelazione di un uomo solo, Edipo, il Re, che lotta invano contro un destino tragico e ineluttabile, si intreccia alla rivelazione dell’umanità intera, racchiusa nel libro dell’Apocalisse di Giovanni. Il vero significato di “apocalisse” non è catastrofe, bensì rivelazione. Ritorna in scena Lucilla Giagnoni, di casa al TPE del Teatro Astra, per una versione attualizzata del suo “Apocalisse”, che si ispira all’ultimo libro della Bibbia. “Guarda, racconta ciò che hai visto”, sono le indicazioni più frequenti date a Giovanni, testimone e narratore. In un mondo di ciechi che credono di vedere, dunque di sapere, il mistero si rivela solo a chi dimostra di saper guardare. Cecità e rivelazione fanno pensare a un personaggio totemico del teatro occidentale, Edipo: l’Apocalisse e l’opera teatrale che dà inizio a ogni forma di indagine sull’uomo sono poste in parallelo per raccontare che la fine dei tempi è in realtà un nuovo inizio per chi impara a vedere, è la storia dell’evoluzione della coscienza: un bambino appena nato vede il mondo come un fenomeno incredibile, in cui le cose si riempiono di senso. L’Apocalisse è l’ultimo capitolo di una trilogia spirituale composta dallo spettacolo “Vergine madre”, ispirato al percorso di salvezza raccontato nella Divina Commedia, e dallo spettacolo “Big Bang” che, a partire dall’ultima parola della Divina Commedia, “stelle”, e dai primidue capitoli del libro della Genesi indaga sull’inizio e sulla Creazione, facendo dialogare il linguaggio della scienza con quello della teologia e del teatro. Apocalisse indaga sul vero significato della fine.

Dal 14 al 31 maggio 2024 sarà in scena la pièce “Cassandra” tratta dal libro di Christa Wolf, che vive un doloroso conflitto tra il presente della guerra e un futuro di pace, legata a lunghe funielastiche sul palco, la principessa troiana vaticina sul destino di tutti noi. Cassandra, la veggente figlia di Ecuba e Priamo, racconta il tramonto e la rovina della sua città. Dalla sua memoria emerge tutto il suo passato, la traversata dell’Egeo in tempesta, l’arrivo a Troia delle Amazzoni, i delitti di Achille, la rottura con il padre Priamo, accecato dal meccanismo inarrestabile della guerra, la vita delle comunità femminili sulle rive del fiume Scamandro e l’amore per Enea. Christa Wolf, tra le più importanti scrittrici contemporanee in lingua tedesca, scrive il suo “Cassandra” nel 1983 e sceglie di dare una visione differente da quella omerica classica, recuperando lo sguardo e la voce della sacerdotessa troiana per darci il resoconto della liberazione femminile e del bisogno di pace, testimoniando il passato, perché in futuro non vengano ripetuti gli stessi errori. In scena Cecilia Lupoli. La regia è firmata da Carlo Cerciello.

 

Mara Martellotta