SPETTACOLI- Pagina 6

Amanda Sandrelli, Francesco Mazzonetto e Gianluca Luisi: incanti e decanti a Villa della Regina

La terza edizione del Festival Internazionale “Musica Regina in Villa”, ideata e diretta dal Maestro Francesco Mazzonetto, si avvia verso la conclusione e Domenica 23 giugno chiude con l’omaggio al Maestro Ezio Bosso.

Venerdi 21 giugno, nei Giardini di Villa della Regina, compare un pianoforte a coda suonato a quattro mani. Il tempo è sospeso e la città, che corre frenetica verso il fine settimana, si scorge dall’alto. Quella a cui assisto è una lezione di bravura concertistica perfettamente governata dai Maestri Francesco Mazzonetto e Gianluca Luisi, e a una storia della sera raccontata alla maniera dei cantastorie con la voce elegante e suadente di Amanda Sandrelli. Va così in scena lo storico duello musicale tra Mozart e Clementi. La serata fa parte del programma del Festival Internazionale “Musica Regina in Villa” fortemente voluto dal suo direttore artistico, il Maestro Mazzonetto. Ma come ci siamo arrivati? Ho la possibilità di incontrare i protagonisti la mattina dopo. I volti dovrebbero essere stanchi, invece vedo i tratti rilassati di chi ha appena fatto qualcosa che ama e porta avanti con passione. Vedo tre artisti, ma soprattutto vedo una bella amicizia. E allora parto dalla più classica delle presentazioni.

Come vi siete conosciuti? Ho l’impressione che questo spettacolo non sia frutto di un incontro casuale destinato a non aver seguito.

Sandrelli: ho conosciuto Francesco tramite mio figlio che suona il pianoforte. Loro si sono incontrati in una master class e son diventati amici. Poi ci siamo incontrati tra genitori ed è nata un’amicizia anche tra noi. Francesco è un talento naturale e la possibilità di lavorare con lui è per me un privilegio. Notavo ieri come non tutti gli artisti si commuovano e abbiano il piacere di ritrovare il talento in un ragazzo così giovane. A me sembra così naturale, eppure non è così. Ci sono maestri, registi o attori addirittura irritati dalla bravura in una persona giovane. Io invece se scorgo il talento me ne innamoro e, se è possibile fare qualcosa insieme, lo considero un regalo. Il maestro Luisi invece l’ho conosciuto tramite Francesco e vederli insieme è meraviglioso.

Luisi: ho conosciuto Francesco una decina di anni fa, nel 2016, a 16 anni, è venuto al concorso di Osimo dove sono direttore artistico. Gli consegnai un premio speciale per il pezzo che portò: la sonata Op 22 di Schubert. Posso dire di conoscerlo sin dal suo esordio artistico, e ho visto I suoi primi successi. É un pianista maturo che suona non solo con talento ma con intelligenza e maturità. Si sa interfacciare con il mondo dell’arte di oggi. Gli artisti sono artisti del proprio tempo e lui ha la capacità di proporsi anche creando un festival con tante sfaccettature che non sono solo quelle della musica classica ma che sfociano anche nella contemporaneità. Francesco è un artista moderno. Nel suo ultimo disco per Sony, dove interpreta autori italiani poco suonati, lui dimostra un interesse culturale che è nato e cresciuto in conservatorio ma che si affaccia su un panorama decisamente internazionale.

Mi ero ripromessa di non usare il cliché dell’età. Non amo sentir parlare di giovane musicista o giovane scrittore a 26, 28 o 30 anni. Mazzonetto anagraficamente è giovane, ma ha un percorso ormai spianato a livello internazionale, costellato di successi e di conferme anche da mostri sacri come Uto Ughi, che lo ha invitato al suo festival. E poi appare subito chiaro, dal piglio con cui parla del Festival Regina in Musica, come lui lavori davanti e dietro le quinte per organizzare, promuovere e presentare. E allora facciamo un bilancio di questa 3 edizione?

Mazzonetto: non potrei che essere soddisfatto. Ad oggi abbiamo avuto una grande risposta del pubblico nonostante la pioggia. E vedo che le persone hanno capito che a giugno hanno un appuntamento fisso con la bellezza architettonica e musicale. Questo festival si sta affermando nel palinsesto culturale della città. E Villa della Regina è un luogo di accoglienza. Non ho scelto a caso questo posto. Io volevo far vivere ai torinesi un palazzo che è stato chiuso e dimenticato per troppi anni.

Sandrelli: le cose belle possono stare insieme. In Italia siamo pieni di risorse artistiche e a volte ci sono luoghi di cui non ci prendiamo cura. Questo festival aiuta a scoprire e sistemare un luogo: qui l’arte aiuta l’arte.

Mazzonetto: io sono grato agli sponsor che ci hanno sostenuti e accolti qui. L’ho detto ieri: sono raggi di sole tra nuvole nere. Questo è un luogo di pace e di ascolto. L’ho visto nel pubblico del festival. E anche la scelta dei protagonisti di ogni serata non riguarda solo la qualità a livello artistico ma anche a livello umano. Ho cercato di portare qui artisti sinceri, onesti anche perché queste sono qualità che il pubblico riconosce subito. Se uno finge, vieni scoperto. E quando ho pensato al duello tra Mozart e Clementi, ho scelto subito Amanda come voce narrante.

Già, un duello tra due mostri sacri della musica: Wolfgang Amadeus Mozart e Muzio Clementi. Come avete costruito questo spettacolo?

Sandrelli: Francesco mi ha mandato due articoli e da quelli ho iniziato a documentarmi. Ho cercato di imbastire un discorso teatrale e poi insieme ai maestri ci siamo confrontati per capire come il testo potesse servire alla musica e come la musica potesse completare il testo. Alla fine ho inserito una lettera di Mozart che ci restituisce un uomo che chiedeva di essere ascoltato. Mozart è stato dipinto come un esaltato, uno sbruffone, e per carità c’era anche questo. Ma nelle sue lettere, che io leggo e rileggo, si scopre un lato tanto umano quanto commovente.

Non sveliamo troppo di questo spettacolo, chi legge potrebbe intercettarlo in futuro e decider di venire a sentirlo. Perché non lo abbandonate, vero? Questo lavoro va portato nelle scuole. O magari si potrebbe portare I ragazzi in un auditorium cittadino…

Mazzonetto: ci sto lavorando parlandone con presidi e istituzioni. E a dir la verità posso dirti che in molte aule magne delle scuole ci sono bellissimi pianoforti che nessuno suona mai. Porteremo avanti il progetto, c’è molto da fare ma a me la stanchezza di tutto il lavoro che ne deriva non mi pesa.

Sandrelli: e qui la giovane età aiuta!

Quando parlate di ascolto, ammetto ieri di aver scoperto un Mozart diverso. Nella freschezza di alcuni passaggi ci ho sentito note jazz e sentori modernissimi, come se quei brani fossero stati scritti ieri.

Luisi: perché la musica è contemporanea e si fa nel momento in cui suoni. Riproduciamo Mozart ma siamo noi e siamo nel 2024. Il nostro modo di suonare non sarà mai quello del 1700 e la nostra interpretazione non assomiglierà mai a quella del suo tempo. Si studia e si studia tanto, si fa ricerca ma il compito dell’interprete, come diceva Busoni, è quello di ridare vita all’opera e di ricrearla. Il compositore dà indicazioni che contengono il senso, cosa ci ha volute dire. Immagina il messaggio in una bottiglia. Sta all’interprete scoprire quel messaggio e trasmetterlo al pubblico. Vede, spesso mi criticano definendomi performer. Mi chiedono come mai non compongo, che poi in realtà io compongo anche. Ma ci sono musicisti che compongono senza comunicare niente. Anche il performer può creare. Non si limita a eseguire. Entra in un pezzo, ne comprende lo stile dell’autore, attraversa l’opera e la restituisce. Alla fine è come se l’avesse creata lui stesso. Certo ci vuole coraggio.

In che modo serve il coraggio?

Luisi: Liszt diceva che la più grande virtù di un musicista è il coraggio. Ma il coraggio non è solo andare davanti al pubblico e vincere l’ansia da palco, ma affrontare qualcosa di diverso, di nuovo.

Sandrelli: bellissima anche la frase di Mahler “la tradizione è custodire il fuoco, non venerare le ceneri”.

Come in Teatro quando affronti un classico…

Sandrelli: esattamente come in Teatro. Ti svelo un segreto. Tu porti in scena un personaggio e dopo la prima o anche dopo cinquanta repliche, lo fagociti e lo digerisci. E se il regista è bravo ti dirà che non può più dirti come fare un gesto o dire una battuta, perché tu conosci quel personaggio meglio di lui. Tu lo puoi far rivivere.

Cosa che non sempre riesce. Ho visto allo Stabile uno Shakespeare con musica elettronica e avrei voluto prendere a testate la produzione.

Sandrelli: perché non basta mettersi i giubbini di pelle o la musica elettronica per modernizzare Shakespeare. Che poi non c’è niente da modernizzare. Ci sono opere che raccontano dinamiche universali che travalicano il tempo. Ma quei testi li devi leggere cento volte o finché non hai capito il messaggio del suo autore. Ti devi mettere in ascolto. Però lascia che ti dica una cosa: a volte si può uscire da teatro anche senza aver capito un’opera. Ti metti in ascolto e poi ti chiedi: mi è piaciuta? A volte non c’è niente da capire.

Mazzonetto: veniamo da un secolo dove la musica doveva essere capita. Spesso la gente è intimidita dalla musica classica perché crede di non comprenderla. Ma questo è un retaggio del passato dove spesso la musica è stata descritta in termini poco comprensibili. Abbiamo la responsabilità oggi di riportare la musica al pubblico. A volte capita che la gente applaude quando il brano non è ancora concluso. A me non dispiace perché sento che quell’applauso nasce da un sentimento che non ti permette di trattenerti.

Maestro Mazzonetto, lei Domenica 23 chiude il Festival ricordando il Maestro Ezio Bosso. Lei ha avuto modo di studiare con lui, magari in quelle lezioni aperte che faceva a Palazzo Barolo?

Mazzonetto: andavo a quelle lezioni, aspettavo che terminasse e poi passavamo il tempo a chiacchierare e discutere. Avevo conosciuto Ezio prima di Sanremo, avevamo lo stesso manager, e lui mi ha insegnato come si potesse vedere un altro modo per rapportarsi alla musica. All’epoca registravo il primo cd per Sony, lui mi consigliò una melodia di Gluck trasferita da Sgambati. Successivamente scoprii che per lui questo brano fu molto importante perché proprio con questo aveva ripreso a suonare il pianoforte dopo una lunga degenza. Nel mio secondo CD, uscito poco fa sempre per Sony, ho inserito un brano di Ezio. Era una persona che riempiva una stanza, con una cultura immensa. L’ambiente accademico non è stato in grado di cogliere a pieno il valore che Ezio poteva portare alla musica. L’apparizione sanremese fu criticata mentre Ezio aveva compreso il valore che un’ospitata potesse avere per la divulgazione. Da quando ho ideato questo Festival nel 2022, inserisco sempre momenti per ricordarlo.

E se domani, prima di avvicinarsi al pianoforte lei dovesse ripensare a un consiglio di Ezio Bosso, cosa le verrebbe in mente?

Mazonetto: Che la musica si fa tutti insieme.

Sandrelli e Luisi devono correre a prendere un treno. Mazzonetto resta qui a coccolare la sua creatura, l’international Music Festival Regina in Villa, e a metterla poi a riposo sino al prossimo anno. E Torino? Torino farebbe bene a tener d’occhio questo suo enfant prodige che sulla carta avrà anche 26 anni, ma sulle spalle ha il fardello necessario per prenderci per mano e guidarci verso altre storie, sensazioni e duelli. L’unica cosa che serve a noi è un pizzico di coraggio per scoprire e una buona dose d’ascolto per lasciarci sorprendere.

Lori Barozzino

 International Music Festival Regina in Villa

c/o Villa della Regina

Domenica 23 Giugno ore 20

Concerto Omaggio a Ezio Bosso

Francesco Mazzonetto (pianoforte), Stefano Aiolli (violoncello), Anton Gerasimov (violino)

Il biglietto è quello per visitare Villa della Regina.

“La commedia delle tre dracme” di scena a Chieri

Il 30 giugno, alle 21, a Chieri, la Compagnia Torino Spettacoli propone la pièce di Plauto “La commedia delle tre dracme

 

Domenica 30 giugno, alle 21, nel piacevole contesto del Cortile del Palazzo Comunale di Chieri, nel pieno centro storico della cittadina, si terrà l’allestimento plautino “La commedia delle tre dracme”, a cura di Girolamo Angione e Gian Mesturino e realizzata dalla Compagnia Torino Spettacoli, da tempo legata a Chieri e al suo pubblico affezionato.

“La commedia delle tre dracme” si caratterizza per una venatura ironica e una comicità straripante. Appartiene al gruppo delle commedie romanzesche. Regista è Girolamo Angione, insieme a Elia Tedesco, protagonista insieme agli altri beniamini di Torino Spettacoli Stefano Fiorillo, Valentina Massafra, Enzo Montesano e ai Germana Erba’s Talents Tommaso Caldarella, Simone Marietta, Alessia Cargnin, Martina Marrucchiello. Gianni Mancini firma le coreografie.

La pièce narra la storia di un giovane scialacquatore che, tramite un benevolo raggiro, viene salvato da un vecchio amico del padre e dall’immancabile servo plautino parassita.

Plauto tocca vari temi di fondamentale importanza, quale quello dell’amicizia nella figura del fedele Callicle che, per proteggere il tesoro custodito nella casa dell’amico Carmide, è pronto ad acquistarlo a sue spese e sfidare la maldicenza della gente. Il personaggio di Lisitele ha un buon cuore ed è disposto a sposare la sorella dell’amico, anche se senza dote.

Plauto è un commediografo immenso, capace di continue sorprese e di lui si apprezza la vis comica, la battuta spassosa, la risata che proviene dal cuore. La sua maestria consiste nella capacità di una costruzione artistica finissima, in grado di mantenere il contatto con il reale e di compiere il miracolo estetico di fondare la raffinatezza dello scrittore forse più aperto della latinità, con il mondo della suburra, di scherzare, ma in modo degno di un uomo libero, come annotava Cicerone.

Torino Spettacoli: 011 6618404

Info biglietti: 011 6615447

Mara Martellotta

Conclude la stagione del Regio il Trittico Pucciniano de Il Tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi

 

 

 

L’ultima produzione della stagione 2023/2024 del teatro Regio sarà  il Trittico Pucciniano de Il Tabacco, Suor Angelica e Gianni Schicchi, in scena dal 21 giugno prossimo al 4 luglio 2024.

Pinchas Steinberg dirige il nuovo allestimento firmato da TobiasKratzer.

Il Trittico viene proposto come il compositore lo concepì,  come un percorso unitario dall’oscurità verso la luce, il cui effetto finale è più potente della semplice somma delle parti.

“È come la vita a 360 gradi – spiega il Sovrintendente del teatro Regio Mathieu Jouvin – c’è l’amore, c’è  il dramma e c’è anche il risvolto buffo. Si incontrano qui la tre dimensioni dell’amore e il Trittico è  così potente da mostrare, oltre all’amore, tutte le sfumature delle emozioni e dei sentimenti.

Sul podio dell’Orchestra, del Coro e del Coro di Voci bianche del Regio sale Pinchas Steinberg, un ritorno sempre molto gradito per il teatro Regio, interprete ideale per affrontare le sfide imponenti poste da questo trittico e direttore in grado di percepire il respiro unitario delle tre partiture.

Ulisse Trabacchin è  maestro del Coro e  Claudio Fenoglioistruisce il coro di voci bianche.

Il nuovo allestimento,  in coproduzione con il Théatre Royal de la Monnaie di Bruxelles, è  firmato da Tobias Kratzer, che rilegge la triade, ma in chiave moderna, esaltando le differenze e creando rimandi e connessioni.

Protagonista de Il Tabarro e Gianni Schicchi è  Roberto Frontali, mentre Elena Stikhina e Anna Maria Chiuri affronteranno I personaggi intensi della protagonista di Suor Angelica e della zia principessa.

Dopo aver studiato storia dell’arte e filosofia a Monaco e a Berna, il regista tedesco Tobias Kratzer si è  formato in regia teatrale e operistica all’Accademia Teatrale bavarese August Everding, partecipando poi con due pseudonimi al concorso internazionale di regia Ring Award Graz e vincendo il primo premio e i premi speciali con entrambe le identità.  Tra i momenti salienti della sua carriera ricordiamo  il Tannhauser al Festival di Bayreuth, Fidelioalla Royal Opera House Convent Garden  e Guglielmo Tellall’Opéra di Lyon.

“Ci sonidentità.isse in teatro: interessare, sorprendere e commuovere o far ridere bene”. Questa massima estetica di Puccini si riflette nella sua penultima creazione, il Trittico, capace di fondere in un’unica opera il dramma, la spiritualità e la commedia, dimostrando una maestria unica nel trattare temi così diversi. Puccini era allora un musicista affermato, ansioso di rinnovare il suo teatro musicale,  sempre attento al panorama artistico internazionale  e desideroso di esplorare i diversi aspetti della condizione umana e della vita.

Il Trittico di Giacomo Puccini è l’insieme di tre opere costituito  da tre atti unici concepiti per essere eseguiti di seguito come unico corpo, successivo a Madama Butterfly e La Fanciulla del West.

Il compositore lucchese era alla ricerca febbrile di nuovi soggetti e sollecitava continuamente gli autori per poter visionare nuovi lavori che puntualmente abbinava alla richiesta di modifiche.

Dal 1904 aveva il progetto di comporre un’opera in un solo atto, idea generata dal grande successo ottenuto da Cavalleria Rusticana e i Pagliacci. Lo scrittore Giovacchino Forzano fece mutare idea  a Puccini, proponendogli non un’opera unica, bensì tre atti unici, inizialmente basati sulle tre cantiche dantesche, poi tramutate nel celebre Trittico.

Forzano propose l’idea di un soggetto di genere drammatico, che era il Tabarro di Adami che Puccini aveva già tra le mani, uno lirico- religioso e l’ultimo comico. Nacquero così Suor Angelica e Gianni Schicchi che con il già citato Tabarro costituiscono il Trittico. La prima era prevista al teatro Costanzi di Roma, ma l’evento non fu reso possibile a causa della guerra che rendeva difficile la messinscena dell’opera, che venne invece rappresentatail 14 dicembre 1918 al Metropolitan di New York, che si confermò come una prestigiosa propaggine dell’opera italiana in America. Gianni Schicchi fu molto apprezzato mentre il Tabarro e Suor Angelica meno. Dopo la prima italiana Suor Angelica fu riabilitata rispetto alle critiche  che le vennero mosse dagli americani. Il successo di Gianni Schicchi aumentò, mentre il Tabarro fu stroncato da Arturo Toscanini, inasprendo i suoi rapporti con Puccini e venne considerato troppo crudo e violento.

Dramma, passione e denuncia sociale per il Tabarro, una tragica vicenda di gelosia e omicidio ambientata sulle rive della Senna dove la tristezza greve del fiume accompagna la faticosa esistenza di un popolo di vinti e ne distrugge i sogni e le speranze. L’amore romantico tra Michele e Giorgetta è  sfumato e dopo la morte del figlio non sono più riusciti a ritrovarsi. Man mano che invecchiaMichele osserva sempre di più,  nel faticoso lavoro sulla sua chiatta, la situazione di disagio e disperazione che lo circonda.  Giorgetta, per dimenticare un passato di  sofferenza, insegue il suo sogno di felicità e si rifugia in una relazione appassionata con un dipendente del marito, Luigi. Quando Michele scopre il segreto accade il disastro, uccide il rivale e mostra a Giorgetta il corpo dell’amante, nascosto sotto il tabarro con cui lui stesso la riscaldava nei momenti più felici. Sono protagonisti il baritono Roberto Fontali come Michele, il soprano Elena Stikhina come Giorgetta e il tenore Samuele Simoncini come Luigi.

Suor Angelica rappresenta il pannello centrale del Trittico pucciniano, “opera monacale”, come ebbe a definirla lo stesso compositore, fatta di passioni represse, desideri inappagati e espiazione. Ambientata in un monastero sul finire del Seicento, la composizione è, di fatto, un omaggio alla vocalità femminile, essendo il cast formato da sole donne. Il libretto  narra la triste vicenda di Suor Angelica, monaca per punizione, costretta a espiare la nascita del suo bimbo, venuto alla luce fuori dal matrimonio; quando, in un drammatico e serrato confronto con la zia principessa Angelica apprende della morte del figlio, decide di uccidersi, affidandosi ad un segno divino e trovando conforto nelle sonorità dei cori celesti.

Nel ruolo di Suor Angelica canta il soprano Elena Stikhina, il contralto Anna Maria Chiuri è la zia principessa, Tineke van Ingelgem la suora infermiera e la maestra delle novizie, Annunziata Vestri la suora zelatrice, Lucrezia Drei Suor Genovieffa e Monica Bacelli la badessa.

Sin dal suo debutto l’opera più popolare del Trittico fu sicuramente Gianni Schicchi, una commedia ispirata a un episodio della Divina Commedia di Dante. Prima d’allora il musicista non aveva mai affrontato il genere comico, nonostante nelle sue precedenti opere avesse inserito alcune macchiette dipinte con umoristica cattiveria.  Questo stesso umorismo venne impiegato per ritrarre tutta una galleria di personaggi. L’opera è contraddistinta dalla pressoché costante presenza di un coro da camera, composto dai parenti del defunto Buoso Donati, che si sono riuniti per vegliare la salma. I pianti ipocriti per la scomparsa del vecchio si interrompono quando si scopre che egli ha lasciato tutte le sue ricchezze in beneficenza. Rinuccio, nipote di Buoso, propone di chiedere consiglio  a un uomo pieno di risorse, Gianni Schicchi,  padre della sua fidanzata Lauretta. Al suo arrivo Schicchi fa subito nascondere il cadavere e, mettendosi a letto travestito da Buoso, fa chiamare il notaio per preparare un nuovo testamento.  Temendo di essere condannati  come complici dell’imbroglio, i famigliari di Buoso decidono di ritirarsi senza protestare, ma capendo che Schicchi ha truffato tutti riservando quei beni per sé nel  nuovo testamento.  In realtà lo ha fatto a fin di bene, perché tutti quegli averi un giorno saranno di sua figlia e del suo promesso sposo, Rinuccio.

Tobias Kratzer conserva l’ordine originale dei tre atti unici, intrecciando con legami tali da formare un cerchio senza fine, un tutt’uno. Il quarantaquattrenne regista tedesco si è  ispirato ai fumetti  utilizzandolo in modi diversi in ciascuna delle opere. Ne Il tabarro la scena è suddivisa in quattro sezioni come una pagina a fumetti, dove a dominare sono il bianco e il nero, legato da un cielo rosso sangue. Il titolo del fumetto rappresenta la chiave di lettura. Parigi è Sin City, il film noir di Franck Miller e Robert Rodriguez. In Suor Angelica la scena si svuota e si raffredda e a dominare sono le tinte blu. I fumetti diventano simbolo di desiderio e di peccato quando le suore ne sfogliano con avidità le pagine trovandovi la storia illustrata de Il tabarro. Sullo sfondo un enorme schermo vede proiettarsi le luci in bianco e  nero del monastero.  Per Gianni Schicchi Kratzer porta in scena gli spettatori, ideando delle scale da dove il pubblico possa osservare la storia della famiglia, come se fosse uno studio televisivo in cui si segue un reality show. Questo è lo spettacolo che Michele guarda sullo  schermo della sua televisione. Buoso Donati nasconde il testamento nella busta del disco di Suor Angelica, che ascolta prima della morte.

La regia è firmata da Ludivine Petit, che riprende quella di TobiasKratzer.

L’Anteprima giovani, riservata agli under 30, è in programma martedì 18 giugno alle19.30.

Tutte le recite serali avranno inizio alle 19.30 e non alle 20.

Biglietteria del teatro Regio

Piazza Castello 215 Torino

Tel 011/8815241-242

 

Mara  Martellotta

Torna Collisioni, la guerra dei mondi

Collisioni la guerra dei mondi abbatte le barriere attraverso la musica con un grande happening generazionale sul palco di piazza Medford ad Alba. Si tratta di un festival capace di sintonizzarsi con il pubblico dei giovani e giovanissimi per abbattere le barriere e mettersi in ascolto dei nuovi linguaggi, come è sempre stato nello spirito di Collissioni.

Questo è il senso della sedicesima rassegna che, da venerdì 5 a sabato 13 luglio, si prepara ad accogliere ad Alba, a piazza Medford, decine di migliaia di spettatori in arrivo da tutta Italia per prendere parte ad un grande happening generazionale.

L’edizione 2024 conclude un triennio che il festival ha voluto dedicare a sostegno, socialità e aggregazione giovanile, per capire come il mondo e la musica siano cambiati dopo la pandemia, che cosa abbiano perduto e che cosa di nuovo sia arrivato.

Non si tratta solo di una rassegna di concerti, ma di un vero e proprio laboratorio permanente che ha visto protagonisti, a partire dal mese di novembre, grazie al nuovo spazio del Circo di Collisioni nell’area riqualificazione del Parco Tanaro di Alba, nell’ambito di riunioni e laboratori a cadenza settimanale, centinaia di ragazzi delle scuole superiori del territorio. Si tratta di un momento formativo e creativo a cui la vecchia guardia di Collisioni si è limitata a fornire supporto, nelle community social e nelle chat di WhatsApp, come nelle riunioni in presenza al Circo, per permettere ai giovani di costruire in piena libertà una line up di artisti per la maggior parte sconosciuti a chi ha più di 25 anni.

Il percorso triennale del festival è stato prima di tutto un’esperienza umana di grande ricchezza, che invita a riflettere sul profondo scollamento generazionale cui si assiste oggi in Italia. Due mondi in collisione, incapaci di dialogare tra loro, quello di chi vive di tv, politica e giornali, e l’altro, che comunica con mezzi spesso sconosciuti e sceglie l’invisibilità silenziosa del mondo digitale per sfuggire ai pregiudizi e agli stereotipi che spesso vengono incollati addosso al mondo degli adulti. Eppure l’avversione per la loro musica rivela forse un’incapacità di ascolto e una riluttanza ad andare oltre la superficie di rabbia contenuta nel rap e nel trap, per coglierne i messaggi più avanzati, in grado di mettere in crisi gli stereotipi sul colore della pelle, l’orientamento sessuale e il modo di stare insieme. Si tratta di contenuti che si possono trovare nelle canzoni e che si ascoltano live a Collisioni, cantate da artisti che arrivano dalle periferie o che sono nati in Italia da genitori stranieri o che interpretano una femminilità lontana dagli stereotipi televisivi.

Il primo head liner estivo dell’edizione 2024, cui sarà affidata l’apertura di venerdì 5 luglio in piazza Medford ad Alba, sarà il re delle Indie italiana Calcutta per la sua unica data estiva in Piemonte e Liguria. Il cantautore, originario di Latina, unico per la sua voce e per le sue canzoni cariche di emozioni, tornerà a Collisioni per farci ascoltare i brani del suo nuovo disco intitolato “Relax”, uscito il 20 ottobre del 2023, oltre ai successi che hanno segnato la sua carriera, per rendere come sempre la nuova edizione del festival memorabile.

Sabato 6 luglio a scaldare piazza Medford sarà la musica del Club Dogo. Dopo i dieci sold out al Forum di Milano e la pubblicazione del nuovo album di inediti “Club Dogo”, i Dogo fanno tappa ad Alba per la loro unica data in Piemonte, portando sul palco di Collisioni vecchi e nuovi successi.

A completare il programma del primo weekend di Collisioni tornerà domenica 7 luglio la prima Giornata Giovani, un progetto di Collisioni e Banca d’Alba, inaugurato nel 2021 e giunto alla sua quarta edizione a celebrare la musica e la voglia di stare insieme delle migliaia di ragazzi e ragazze che ogni anno accorrono ad Alba da ogni angolo d’Italia. Il calendario si ospiti sarà ricchissimo e andrà da Nayt, il raffinato rapper molisano cresciuto a Roma e apprezzato anche dal pubblico americano per il suo ultimo album, a Silent Bob, il rapper di Pavia autore di album come “Piove ancora” e “Habitat Cielo”, a Mida, l’artista emerso nella nuova edizione di Amici, fino a giungere all’head liner Tedua, senza dubbio l’artista rivelazione di quest’anno.

Il Festiva si concluderà sabato 13 luglio con una seconda Giornata Giovani dedicata ai giovanissimi, una maratona di oltre 5 ore di concerti non stop, con alcuni degli artisti di riferimento della fascia 15-23 anni. A salire sul palco di Collisioni il rapper campione di ascolti Capo Plaza per presentare in anteprima al pubblico del festival il suo nuovo attesissimo quarto album dal titolo “Ferite”. Ci sarà anche Anna, regina della Trap italiana e con lei Artie Sive, rapper milanese classe 200 originaria della Sierra Leone, con il suo inconfondibile stile influenzato dalla scuola Drill di Detroit. Saranno anche presenti Tony Boy, il rapper di Padova segnalato da Rockit come uno dei giovani più interessanti di Italia, fresco del suo quarto album in studio dal titolo “Nostalgia” e Paky, rapper di Secondigliano trasferitosi a Rozzano all’età di dieci anni, arrivato al primo disco di platino con il singolo “Rozzi”.

“Anche quest’anno Collisioni si conferma un evento di grande livello – sottolinea Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte- capace di parlare ai giovani, di coinvolgerli e essere attrattivo per il grande pubblico, senza rinunciare alla sua forte connotazione territoriale di un festival nato per promuovere la musica, ma anche le eccellenze del nostro territorio e della sua unicità. Un evento diventato irrinunciabile nel calendario estivo di cui il Piemonte è orgoglioso”.

“Collisioni – spiega il sindaco di Alba Alberto Gatto – è diventato un punto di riferimento per la programmazione degli eventi albesi e non solo. Il Festival Agrirock da molti anni rappresenta un’istituzione della musica, della cultura e dell’intrattenimento nelle Langhe. Il parterre di ospiti dimostra il prestigio di Alba e Collisioni. In qualità di sindaco neo eletto desidero ringraziare la direzione artistica e la passata amministrazione per il lavoro di programmazione messo in campo. Un grande evento per gli albesi, capace di attrarre persone da tutta Italia. Non vediamo l’ora di goderci i concerti di quest’anno e siamo sicuri che saranno un successo”.

I biglietti di Collisioni sono disponibili online su Ticketone e sugli altri circuiti o presso punti vendita autorizzati.

Mara Martellotta

Passeggiata “in noir” nel “paese dipinto” di Bosia

 

Proseguono le “Passeggiate Letterarie nel Bosco dei Pensieri” promosse dalla “Fondazione Mirafiore” di Serralunga d’Alba

Sabato 22 giugno, ore 17

Bosia (Cuneo)

Sarà passeggiata letteraria “in trasferta”, a Bosia, sempre in piena terra cuneese, quella organizzata, per il prossimo sabato 22 giugno, dalla “Fondazione Mirafiore”, nata nel 2010 per volontà di Oscar Farinetti in un edificio storico diventato “teatro dinamico e moderno” (“l’unico teatro al mondo in cui è consigliabile entrare con un bicchiere di vino in mano”) all’interno del “Bosco dei Pensieri”, l’ultimo Bosco sopravvissuto della Bassa Langa, situato nel bel mezzo  del cosiddetto “Villaggio Narrante” in Fontanafredda. Per la precisione, la passeggiata di sabato sarà la sesta, annotata nella ricca agenda degli appuntamenti delle “Passeggiate Letterarie”, rappresentanti una sorta di “rito laico” (iniziato, come sempre, a maggio e che andrà a concludersi venerdì 12 luglio prossimo) che intende mettere insieme “una comunità intorno alla natura e alla letteratura”, con la proposta di letture di libri contemporanei ancora freschi di stampa e letti ad alta voce passeggiando nel bosco insieme agli autori, con i quali, al termine della passeggiata “libro alla mano”, ci si potrà anche confrontare.

Sesta tappa, come detto, in trasferta a Bosia, il “paese dipinto” dell’Alta Langa dove i muri delle case sono stati artisticamente arricchiti nel tempo da grandi murales dedicati ai più celebri personaggi di Langa, da Cesare Pavese (per citarne alcuni) a Beppe Fenoglio a Giacomo Morra (il grande ristoratore cui si deve la notorietà mondiale del tartufo bianco e il primo ad inaugurare nel ’33 l’annuale “Fiera del Tartufo di Alba”), fino a Gina Lagorio e, ultimo in ordine di tempo, al cantautore – ferroviere (il più francese dei cantanti italiani) Gianmaria Testa.

L’appuntamento è alle 16,30 presso lo “sferisterio” di Bosia, in via Rutte, con lo scrittore ligure Orso Tosco che ha ambientato il suo primo romanzo noir proprio sulle colline dell’Alta Langa.

In un percorso a tappe, che si snoderà tra le vie e i sentieri che circondano il caratteristico borgo, l’autore leggerà e racconterà alcuni estratti da “Il pinguino delle Langhe” (Nero Rizzoli, 2024). A fare da guida, il sindaco di Bosia, Ettore Secco.
Al termine della passeggiata sarà offerto a tutti i partecipanti un piccolo aperitivo.
Originario di Ospedaletti, Orso Tosco è scrittore e sceneggiatore, ha pubblicato racconti, romanzi e poesie. Questo è il suo primo romanzo per “Nero Rizzoli” e il suo primo della “serie gialla”, per il quale si è inventato un personaggio davvero unico: il commissario Gualtiero Bova detto il “Pinguino”, umanissimo nelle sue irresistibili contraddizioni, involontariamente comico (caratteristica propria di quasi tutti i commissari dei “noir” di nuova generazione), dotato di un’intelligenza sopraffina che lo guida dove nessun altro potrebbe arrivare.

Quale la storia di questo “hard boiled” in salsa langarola? Assolutamente vietata anche solo una parola (un indizio) in più. Accontentiamoci dell’“incipit”.

Anche i lunedì speciali, quelli capaci di cambiare il corso di un’intera esistenza, iniziano come un giorno qualsiasi”. E più di tanto …!

Basti sapere che ad impararlo a proprie spese sarà il potente broker svizzero Rufus Blom, quando durante la solita corsa all’alba tra le colline delle Langhe si imbatte nel cadavere di una ragazza. Sulla schiena l’assassino le ha tracciato col sangue una svastica e un cognome, il suo: Blom. Poche tracce lì intorno e tanti problemi per il commissario Bova, pardon per il “Pinguino”, da poco trasferitosi a Mondovì.

 

La partecipazione alla “Passeggiata” è gratuita, ma è tassativamente obbligatoria la prenotazione tramite il sito della “Fondazione”: www.fondazionemirafiore.it

In caso di pioggia la “Passeggiata” non sarà annullata ma si svolgerà nelle cantine storiche di Fontanafredda.

 

Gianni Milani

 

Nelle foto:

–       Orso Tosco

–       Veduta di Bosia

Stagione 2024-2025 TPE Teatro Astra: a confronto con le verità che ci sfuggono

Il TPE porta nella sua terza stagione a teatro, diretta da Andrea De Rosa, i Fantasmi

 

Dopo Buchi Neri, incentrata sul rapporto con la verità scientifica e Cecità, dedicata alle verità che si mostrano davanti ai nostri occhi e che ci rifiutiamo di vedere, la stagione teatrale 2024-25 del TPE si intitola “Fantasmi” e rappresenta un invito a confrontarsi con quelle verità che vogliamo riconoscere e che, invece, ci sfuggono, che si manifestano solo per un breve istante e poi si sottraggono definitivamente alla nostra vista.

“Ho chiesto alle registe e ai registi degli spettacoli in cartellone – spiega il direttore Andrea De Rosa – di dare forma a questi fantasmi. Il racconto teatrale si muove in due direzioni, va fuori dalla realtà dando voce a fantasmi come guerre, migrazioni, crisi climatiche; poi si addentra nel mondo interiore di ciascuno di noi per guardare da vicino gli spettri che ci seguono come la nostra stessa ombra, abbandono e solitudine, amore e morte, tradimento. Talvolta questi fantasmi hanno anche un nome, sono personaggi della storia, della letteratura e del teatro. Altre volte un nome non ce l’hanno e prendono la forma di un sentimento nudo, spogliato dell’iconico lenzuolo bianco. Per essere affermate queste verità hanno bisogno del buio della notte, che tanto somiglia a quello del palcoscenico. I fantasmi immersi nelle tenebre ‘parlano’. Ci sono, ma allo stesso tempo mancano, spesso ci spaventano e l’unico modo per farli sparire è accendere la luce. Se restiamo nel buio spiando i loro contorni fatti di bagliori, di aria, di aloni, di niente, allora riusciremo a sentire il loro sussurro, il mormorio che può indicarci la strada, che ci mostra, in quel tenue chiarore, le verità nascoste dentro di noi”.

Il 2023 e il 2024 sono stati anni caratterizzati da una forte dedizione di Teatro Piemonte Europa alla trasformazione, grazie all’investimento sull’efficientamento energetico per merito dei contributi ricevuti dal PNRR e grazie a investimenti propri, ottenendo una riduzione dei consumi e un abbassamento dell’impatto ambientale, degli impianti di riscaldamento e raffreddamento della sala del Teatro Astra.

“Il TPE – spiega la sua Presidente Maddalena Bumma – da quando ha avuto inizio il mio mandato da Presidente della Fondazione di strada ne ha fatta tanta. Nel 2015 ha ricevuto il riconoscimento di Teatro di Rilevante Interesse culturale da parte del Ministero della Cultura. Il TPE non si limita alla sola stagione teatrale, ma realizza anche la rassegna Palcoscenico Danza e, dal 2018, si occupa anche dell’organizzazione del Festival delle Colline Torinesi. Diretto con capacità e dedizione da Andrea De Rosa, gode di solidità economica e patrimoniale, e rivolge particolare attenzione allo sviluppo dell’attività culturale e di palcoscenico;un dato recentemente emerso di questo impegno è stato il registrarsi di un incremento del 16% della biglietteria tra la stagione 2022 – 2023 e quella successiva. In particolare, accanto alla preziosa fetta di abbonati, chi sceglie il Teatro Astra fa parte di un pubblico giovane, nelle fasce comprese tra i 20 e i 29 anni e i 30 e 39 anni. Tra i progetti che arricchiscono la proposta del TPE vi è la “Cultura dietro l’angolo”, che porta il teatro in situazioni diversamente attive dal punto di vista culturale e “A porte aperte”, che apre la sala alle attività del territorio e delle famiglie. Il TPE fa parte di una rete di teatri in cui compaiono la Lavanderia a Vapore, la Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani, il Teatro Stabile di Torino e Torino Danza”.

Sono ventidue gli spettacoli tematici, di cui quattordici produzioni e cinque prime nazionali, senza contare i ricchi programmi della rassegna Palcoscenico Danza e del Festival delle Colline Torinesi. La terza stagione del triennio 2022 – 2024 è dedicata al rapporto che ognuno di noi ha con le verità che crediamo di vedere ma ci sfuggono continuamente, tanto che il titolo scelto dal direttore De Rosa è stato “Fantasmi”. I fantasmi possono essere interiori, come quelli presenti nella pièce “Animali selvatici” di Paola Rota che, a partire da “L’anatra selvatica “ di Ibsen, parla di verità e menzogne in ambito famigliare. Sono fantasmi interiori quelli di “Note a margine” della compagnia I Gordi, che affronta il fantasma più classico di tutti: la perdita e l’elaborazione del lutto. Lo sono l’amore e l’abbandono affrontati da “Pinocchio” messo in scena dal Teatro del Carretto. Personalissima la ricerca della protagonista della “Vegetariana” di Daria Deflorian, tratta dal romanzo di Han Kang, che sceglie di privarsi di tutto, prima del mangiare e poi della parola. Interiore è la follia della protagonista de “La pulce nell’orecchio” di Carmelo Rifici. Barbara Altissimo ha realizzato “Accanto”, il risultato della ricerca del proprio fantasma nelle case dei quartieri di Torino, una riflessione collettiva intorno ad una unica domanda. Tea Dellavalle in “Too Late” di Jon Fosse fa rivivere Nora, la protagonista di “Casa di bambola di Ibsen” indagando sui rapporti oscuri e le fratture della vita di quel memorabile personaggio. I fantasmi possono essere anche quelli che appaiono fuori di noi. Nel mondo globalizzato nel quale viviamo ci ritroviamo sempre di più di fronte a fenomeni che ci spaventano e che continuiamo a fissare con la paura e col timore di non farli sparire del tutto: le guerre, le persecuzioni, la violenza e la crisi climatica. Come per la passata stagione, intitolata Cecità, anche questo cartellone di “Fantasmi” desidera affrontare tematiche attuali per riflettere insieme, riappropriandoci del senso  pubblico del teatro. Emblematico è “Il risveglio” di Pippo Delbono, spettacolo che inaugura la stagione e chiuderà ilFestival delle Colline Torinesi, narrando del risveglio collettivo post Covid e del necessario ritrovamento di uno spirito partecipativo e rivoluzionario. Un triste argomento di dibattito pubblico viene trattato da Ashkan Kahatibi nel suo “Le  mie tre sorelle”, che trae ispirazione dalla vita di un combattente per la libertà iraniana; altrettanto tristi sono le acque del Mediterraneo, scenario dove è ambientata la pièce “ Naufraghi senza volto” di Renato Sarti e “Io sono il colonialismo, l’imperialismo e i genocidi” che tracciano il percorso del “Polittico dell’infamia” di Anagoor.

Nella stagione TPE compaiono anche fantasmi veri, personaggi del teatro e della letteratura, che permangono come spettri nell’immaginario culturale collettivo come Orlando, per la regia di Andrea De Rosa che, a partire dal celebre personaggio del romanzo di Virginia Woolf, è  in grado di superare gli steccati dello spazio e del tempo con la sola forza dell’immaginazione e della letteratura e affronta la fondamentale tematica dell’identità.  È  anche presente la pièce de ‘La signora delle camelie’, protagonista del romanzo di Dumas figlio,  riportata in scena dalla giovane promessa del teatro contemporaneo, Giovanni Ortoleva. C’è  il Faust affrontato da una giovane e consolidata rivelazione della regia, Leonardo Manzan, che si confronta con lo straordinario testo di Goethe, c’è Casanova, che Fabio Condemi riporta in vita attraverso una vera e propria miniera teatrale ricca di spunti  storici.

Fabrizio Gifuni mette in scena due personaggi apparentemente distanti tra loro, quali Pier Paolo Pasolini e Aldo Moro, due personalità della storia italiana protagoniste della pièce  “I fantasmi della nostra storia”, personalità che fanno periodicamente sentire la propria voce, proprio come fanno gli spettri. Ci sono le eroine di Giovanni Testori che Sandro Lombardi fa riemergere dalla morte in Erodiàs e Mater strangosciàs. Al giovanissimo Paolo Costantini, alla sua prima esperienza produttiva, è affidata la regia di Giovanna d’Arco, femminista e rivoluzionaria al tempo stesso, ma figura quanto mai contemporanea.

Infine Barletti /Waas porteranno in scena la pièce  intitolata “L’ultima parola”, un duello tra i grandi maestri del teatro Samuel Beckett e Peter Handke.

Palcoscenico Danza, rassegna del 2025, avrà  come titolo “Il gioco delle ombre”. Diretta da Paolo Mohovich anche quest’anno torna a proporre un programma ricco di eccellenze nel panorama internazionale  affiancate da scommesse di una nuova coreografia.

Il fil rouge di Palcoscenico Danza si inserisce molto bene nella Stagione del Tpe, perché il tema è  l’ombra, impalpabile e inquietante,  che portiamo sempre appresso a noi, come facciamo con i nostri fantasmi che, in Inghilterra, si pensava popolassero  i teatri, anche a sipario chiuso.

MARA MARTELLOTTA 

Grande successo a Chieri per l’orchestra Polledro

Giovedi 20 giugno grande successo di pubblico per l’Orchestra Polledro a Chieri nella chiesa di San Domenico, sotto la direzione del Maestro Federico Bisio. (Foto archivio)

 

Grande successo di pubblico anche quest’anno per l’orchestra da camera Giovanni Battista Polledro, che si è esibita a Chieri nell’ambito della seconda edizione della rassegna “Il respiro della musica” lo scorso giovedì 20 giugno alle 21 nella chiesa di San Domenico. L’orchestra è diretta dal Maestro Federico Bisio, e ha scelto per questo concerto le note di Mozart e Salieri. Gli spettatori potranno ascoltare il concerto per fagotto e orchestra per si bemolle maggiore kv 191 di W.A. Mozart, con la presenza fagotto solista di Nicolò Pallanch, e di Antonio Salieri il concerto in do maggiore per flauto, oboe e orchestra con la presenza al flauto solista di Filippo Del Noce, e all’oboe solista di MateusZurawski. Di Mozart verrà poi eseguita la Sinfonia in re maggiore n.30 kv 202. L’ingresso alla chiesa di San Domenico sarà a offerta libera.

L’orchestra da camera Giovanni Battista Polledro nasce nel 2012 per iniziativa di un gruppo di appassionati torinesi che promuove l’associazione omonima, che si propone di diffondere le arti musicali, la formazione orchestrale e il talento di giovani interpreti. Il repertorio dell’orchestra è molto ampio e si estende dai capolavori del Barocco a quelli del Novecento, con lo scopo di diffondere inedite realtà musicali, comprese le composizioni di Giovanni Battista Polledro, ultimo grande rappresentante della scuola violinistica piemontese a cui è intitolata l’orchestra. Durante la serata si potranno apprezzare i virtuosismi del Maestro Nicolò Pallanch, nato nel 1992 a Trento e diplomatici presso il Conservatorio Bonporti di Trento con lode, nella classe di Alberto Santi. Ha poi proseguito gli studi, divenendo nel giugno 2017 primo fagotto dell’orchestra del Teatro Regio di Torino, e dal 2018ricoprendo lo stesso ruolo nella Filarmonica TRT.

Il Maestro Filippo Del Noce è primo flauto dell’orchestra Sinfonica di Stettino, ha registrato numerosi dichi in Polonia e, dopo essersi diplomato con lode e menzione d’onore al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, ha proseguito gli studi presso la Kunst Universitat di Graz. È vincitore di concorsi internazionali e ha partecipato a diverse masterclass condotte da maestri di fama mondiale.

Sul podio, a dirigere l’orchestra Polledro, il celebre Maestro Federico Bisio.

Chiesa di San Domenico, via San Domenico 1, Chieri

20 giugno alle ore 21

 

Mara Martellotta

“La guerra dei mondi”, il programma di Collisioni

Torino, 18 giugno 2024 – Un festival capace di sintonizzarsi con il pubblico dei giovani e dei giovanissimi, per abbattere le barriere e mettersi in ascolto dei nuovi linguaggi come è sempre stato nello spirito di Collisioni. È questo il senso della 16ª edizione che, da venerdì 5 a sabato 13 luglio, si prepara ad accogliere ad Alba, in piazza Medford, decine di migliaia di spettatori in arrivo da tutta Italia per prendere parte a un grande happening generazionale.


L’edizione 2024 conclude un triennio che il festival ha voluto dedicare al sostegno della socialità e dell’aggregazione giovanile, per capire come il mondo e la musica siano cambiati dopo la pandemia: cosa abbiamo perduto e cosa di nuovo sia arrivato. 

 

Non solo una rassegna di concerti, quindi, ma un vero e proprio laboratorio permanente che a partire dal mese di novembre – grazie al nuovo spazio del Circo di Collisioni nell’area riqualificata del Parco Tanaro di Alba – ha visto protagonisti nell’ambito di riunioni e laboratori a cadenza settimanale, centinaia di ragazzi delle scuole superiori del territorio. Un momento formativo e creativo a cui ‘la vecchia guardia’ di Collisioni si è limitata a fornire supporto, nelle community social e nelle chat di WhatsApp, come nelle riunioni in presenza al Circo, per permettere ai giovani di costruire in piena libertà una line-up di artisti per la maggior parte sconosciuti a chi ha più di 25 anni.

 

Il percorso triennale del festival è stato prima di tutto un’esperienza umana di grande ricchezza, che invita a rifl ettere sul profondo scollamento generazionale a cui si assiste oggi in Italia. Due mondi in collisione, incapaci di dialogare: quello di chi vive di TV, politica e giornali, e l’altro, che comunica con mezzi spesso sconosciuti e sceglie l’invisibilità silenziosa del mondo digitale per sfuggire ai pregiudizi e agli stereotipi che spesso vengono incollati addosso dal mondo degli adulti. Quando i giovani vengono dipinti come esseri fragili, alienati dall’eccesso di tecnologia, e alieni che ascoltano una musica incomprensibile. Eppure l’avversione per la loro musica rivela forse un’incapacità di ascolto e una riluttanza ad andare oltre la superfi cie di rabbia contenuta nel rap e nella trap, per coglierne i messaggi più avanzati, capaci di mettere in crisi gli stereotipi sul colore della pelle, l’orientamento sessuale e il modo di stare insieme. Contenuti che si possono trovare nelle canzoni e che si potranno ascoltare live a Collisioni, cantate da artisti che arrivano dalle periferie o che sono nati in Italia da genitori stranieri, o ancora che interpretano una femminilità lontana dagli stereotipi televisivi. E forse per chi è disposto ad ascoltare, questa musica ha qualcosa da dire, al di là di una sterile guerra tra mondi ancora lontani.

LA LINE-UP DI COLLISIONI 2024 

 

Il primo head-liner estivo dell’edizione 2024, a cui sarà affidata l’apertura venerdì 5 luglio in Piazza Medford ad Alba, sarà il re dell’indie italiana Calcutta per la sua unica data estiva in Piemonte e Liguria. Il cantautore originario di Latina, noto per la sua voce unica e le sue canzoni cariche di emozioni, tornerà a Collisioni per farci ascoltare i brani del suo nuovo disco, “Relax”, uscito il 20 ottobre 2023, oltre ai successi che hanno segnato la sua carriera, per rendere come sempre la nuova edizione del festival memorabile.

 

Sabato 6 luglio a scaldare piazza Medford sarà la musica dei Club Dogo. Dopo i 10 sold-out consecutivi al Forum di Milano e la pubblicazione del nuovo album di inediti “Club Dogo” – in poche settimane doppio disco di platino in vetta alle classifi che Fimi – i Dogo faranno tappa ad Alba per la loro unica data in Piemonte portando sul palco di Collisioni vecchi e nuovi successi.

 

A completare la line-up del primo weekend di Collisioni tornerà domenica 7 luglio la prima Giornata Giovani, un progetto di Collisioni e Banca d’Alba inaugurato nel 2021 che torna per la sua quarta edizione a celebrare la musica e la voglia di stare insieme delle migliaia di ragazzi e ragazze che ogni anno accorrono ad Alba da ogni angolo d’Italia. Il cast sarà come sempre ricchissimo, con un calendario di ospiti che vanno da Nayt, il raffi nato rapper molisano cresciuto a Roma e apprezzato grazie al suo ultimo album anche dal pubblico americano, Silent Bob, il rapper di Pavia, autore di album come Piove Ancora e Habitat Cielo, Mida, l’artista emerso nella nuova edizione di Amici. Per arrivare all’attesissimo head-liner della giornata, Tedua, senza ombra di dubbio l’artista rivelazione di quest’anno.

 

Il festival si concluderà sabato 13 luglio con una seconda Giornata Giovani, dedicata ai giovanissimi: una maratona di oltre 5 ore di concerti non stop, con alcuni degli artisti di riferimento della fascia 15-23 anni. A salire sul palco di Collisioni, il rapper campione di ascolti Capo Plaza per presentare in anteprima al pubblico del festival il suo nuovo attesissimo quarto album, Ferite. Ma anche Anna, regina della Trap italiana. E con lei Artie 5ive, rapper milanese classe 2000 di origini sierraleonesi, con il suo inconfondibile stile infl uenzato dalla scuola Drill di Detroit. Tony Boy, il rapper di Padova classe 1999 segnalato da Rockit come uno dei giovani artisti più interessanti d’Italia, fresco del suo 4° album in studio “Nostalgia” (Export). E Paky, rapper di Secondigliano trasferitosi a Rozzano all’età di dieci anni, arrivato al primo disco di platino con il singolo “Rozzi”.

 

«Si conclude con questa edizione – racconta Filippo Taricco, Direttore artistico di Collisioniun intenso ed emozionante triennio di Collisioni interamente dedicato alla cultura giovanile, nato allo scopo di aprire un dialogo con coloro che fruiranno il festival nei prossimi dieci anni. Un percorso servito in primo luogo a sfatare il mito che dopo la pandemia e la morte del rock, i giovani siano semplici consumatori di spazzatura senza cultura musicale. Ma anche una strada che ci è servita a comprendere meglio la silenziosa guerra dei mondi che si sta consumando tra fi gli e genitori, in un contesto in cui il confl itto generazionale sembra sopito e i genitori appaiono come migliori amici dei fi gli, ma dove in realtà la cultura e la musica dei ragazzi ci terrorizzano e ci destabilizzano nei nostri pregiudizi più profondi, ricordandoci l’importanza di mantenere vivo un dialogo e di non chiuderci nel fortino delle nostre certezze per evitare il confronto. È per questo che oggi in conferenza abbiamo deciso di dare la parola ai ragazzi del Progetto Giovani».

 

«Anche quest’anno Collisioni si conferma un evento di grande livello – sottolinea Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemontecapace di parlare ai giovani, di coinvolgerli e di essere attrattivo per il grande pubblico, senza rinunciare alla sua forte connotazione territoriale di un festival nato per promuovere la musica, ma anche le eccellenze del nostro territorio e della sua unicità. Un evento diventato irrinunciabile nel calendario dell’estate di cui il Piemonte è molto orgoglioso».

 

«Collisioni in questi anni è diventato un punto di riferimento per la programmazione degli eventi albesi e non solo, il Festival AgriRock è da molti anni un’istituzione della musica, della cultura e dell’intrattenimento nelle Langhe. Il parterre di ospiti testimonia il prestigio di Alba e di Collisioni; in qualità di Sindaco neo eletto desidero ringraziare la direzione artistica e la passata amministrazione per il lavoro di programmazione messo in campo. Un grande evento per gli albesi, capace di attrarre persone da tutta Italia. Non vediamo l’ora di goderci i concerti di quest’anno e siamo sicuri che saranno un successo», afferma Alberto Gatto, Sindaco di Alba. 

 

 

I biglietti di Collisioni sono disponibili online su Ticketone e sugli altri circuiti o presso i punti vendita autorizzati.

Foto Giuliana Prestipino

Rock Jazz e dintorni a Torino: Max Pezzali e Antonella Ruggero

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Gli appuntamenti musicali della settimana 

Mercoledì. Allo Stadio Olimpico si esibisce Max Pezzali. Al Blah Blah è di scena Bob Log III.

Giovedì. Al Circolo della Musica di Rivoli il duo Ma.Ca.Bro, elabora musiche dalle improvvisazioni coreografiche del Balletto Teatro Torino. Al Blah Blah suona il chitarrista Luca Borgia. Al Magazzino sul Po si esibiscono i Death Before Dishonor.

Venerdì. A Bruino suona il quintetto del bluesman Mark Dufresne. Ad Ivrea parte “Apolide” con l’esibizione fra gli altri di Motta, i Santi Francesi e Laila Al Habash.

Sabato. All’”Evergreen Fest” alla Tesoriera è di scena Antonella Ruggero. Per “Apolide” si esibisce Cosmo. Al Palaexpo di Moncalieri per il “Rock Burger Fest” suonano i Folkstone, Punkreas e Ufomammut. A Ferrere canta in piazza Alex Britti. Al Blah Blah si esibiscono i Latte+. A El Paso suonano :Lyon Estates, Insulsi e Sacro Cuore.

Domenica. Alla Tesoriera  per “Evergreen Fest” si esibiscono gli Statuto. Chiude “Apolide” con i Tre Allegri Ragazzi Morti, Ex -Otago ed Elasi. Al El Paso suonano i Whoresbation e gli Endorphines Lost. Al Phenomenon di Fontaneto d’Agogna metal con Fear Factory e Biohazard.

Pier Luigi Fuggetta

Dal 6 al 22 settembre la diciottesima edizione di MITO

Il festival di musica classica che unisce Milano e Torino

 

Ruota attorno al tema ‘MOTI’ la diciottesima edizione del Festival di musica classica che unisce Milano e Torino in un ricco calendario di concerti: “ MOTI non è solo un gioco di parole con MiTo, ma vuole essere un modo per fare di questo Festival un catalizzatore di idee, pensieri ed esperienze in movimento”. MOTI allude ai “moti dell’anima” di Leonardo, le espressioni del volto che traducono in segni visibili pensieri e sentimenti più intimi, proiettandoli sul piano della creatività musicale. Moti dell’anima, delle idee, delle persone. MITOSettembre Musica si inaugurerà venerdì 6 settembre per concludersi domenica 22 settembre prossimo. Questa edizione non proporrà un solo tema, ma perimetri con percorsi tematici al loro interno. La volontà dietro questa scelta è quella di riprodurre la complessità o il caos del presente, senza però confondere il pubblico affezionato alla formula di MITO, ma piuttosto di esporre ogni spettatore a stimoli, provocazioni, riflessioni, idee in una progettualità che non sia soltanto intrattenimento colto. Si tratta di una proposta di festival più in linea con i tempi, che intende segnare il passaggio da uno stato solido a uno liquido (o forse gassoso), che ogni spettatore possa respirare per ossigenare il proprio spirito. Rispetto alle edizioni precedenti, il Festival propone un numero minore di eventi fortemente diversificati fra le due città per mettere in moto gli spettatori e creare una sorta di “pubblico di MITO” attraverso uno scambio più stretto tra Milano e Torino.

“Che impresa!” è il progetto affidato a Stefano Massini,accompagnato da Emanuele Cisi, che ha scelto due storiche aziende di Torino e di Milano per proporre una riflessione su quale impatto queste abbiano avuto e continuino ad avere sulla città e sui cittadini. Sono la Martini & Rossi e la Campari.

Non è questa l’unica novità del Festival MITOSettembre Musica 2024. “Musica su due piedi” vedrà il tifoso di calcio seduto accanto all’appassionato di musica, per creare un cortocircuito tra la dimensione sportiva e quella della musica contemporanea. Protagoniste due leggendarie squadre di calcio, il Torino e il Milan. Vi sarà poi un omaggio al grande compositore nativo di Lucca, nel centesimo anniversario della scomparsa con “Puccini, la musica e il mondo”. Tre iconcerti che si terranno in piazza San Carlo a Torino. A inaugurare il Festival la Nona Sinfonia di Beethoven interpretata dai complessi del Teatro Regio diretti dal giovane Michele Spotti. Ludovico Einaudi e i 100 cellos di Giovanni Sollima, insieme a Enrico Melozzi, saranno i protagonisti delle altre due serate. Un rilievo particolare nella programmazione è dato proprio ai giovani interpreti italiani, molti già affermati a livello internazionale , sollecitati in proposte musicali inconsuete e spesso aperte alla lingua del presente. Con loro e grazie a loro si metteranno in moto i diversi eventi futuri del Festival, finalizzati a un’apertura nuova e radiosa al futuro.

MITO nasce dal gemellaggio culturale tra Milano e Torino, avvenuto nel 2007, grazie all’astensione della prestigiosa esperienza torinese del Festival Settembre Musica. Nel mese di settembre, le due città diventano una grandissima platea ricca di un’offerta musicale che invade piazze, teatri, auditorium, cortili e chiese a prezzi accessibili.

Il Festival si pone infatti come avanguardia nei processi di integrazione tra le due città e come esempio di vitalità culturale.

Info: MITO Settembre Musica – Tel: 011 01124703

Sito: www.mitosettembremusica.it

 

Mara Martellotta