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Va in scena la XV edizione della rassegna organizzata dall’“Associazione Museo Nazionale del Cinema”
Domenica 2 aprile, ad ingresso gratuito
Si tratta della prima rassegna cinematografica italiana dedicata allo “spettro autistico”: in occasione della “Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo”, ritorna – alla sua XV edizione – “cinematismo”, rassegna curata da Marco Mastino e Ginevra Tomei e organizzata dall’“Associazione Museo Nazionale del Cinema”, grazie al sostegno di “Angsa Torino ODV”, “Gruppo Asperger Piemonte APS”, “ANFFAS Torino APS”, “Fondazione TEDA per l’autismo Onlus”, “Motore di Ricerca – Comunità attiva” e “Fondazione CRT”. La manifestazione è patrocinata dalla Regione Piemonte, dalla Città Metropolitana di Torino, dalla Città di Torino, da “Fondazione Paideia Ente Filantropico” e dal “Comitato Siblings Onlus”. L’appuntamento è per domenica 2 aprile, al Cinema “Greenwich Village” al civico 30 di via Po e, come da tradizione, l’ingresso è gratuito, fino a esaurimento posti disponibili in sala. Per info: info@cinemautismo.it o info@amnc.it-amnc.it.
Due i film in programma per la rassegna di quest’anno. Si inizia con “I mille cancelli di Filippo” (ore 18) di Adamo Antonacci, ironico e affascinante ritratto di Filippo Zoi, un ragazzo autistico con la passione per i cancelli e il disegno. Il documentario delinea, scena dopo scena, il complesso universo di Filippo, tra attività giornaliere, ore dedicate al disegno, impegni famigliari e momenti di difficoltà. Il film, girato nel 2022 e presentato a numerosi festival, sarà introdotto e commentato dal regista e dal padre di Filippo, il giornalista e scrittore Enrico Zoi.
La giornata prosegue e si conclude con l’anteprima nazionale di “He’s My Brother” di Cille Hannibal e Christine Hanberg, intensa e poetica opera danese che ritrae la vita familiare di Peter, un giovane uomo autistico nato sordo e cieco. Il film è raccontato attraverso gli occhi della sorella minore, la co-regista Christine Hanberg, che esplora il suo ruolo di tutrice e “sibling” (termine con cui si indicano i fratelli e le sorelle di ragazzi con disturbi dello “spettro autistico”, una delle categorie maggiormente e a torto dimenticate dalla psicologia) e si interroga – con disarmante onestà – sul significato dell’essere responsabile della vita di un’altra persona (ore 21). Christine Hanberg, assieme alla madre Jonna, sarà presente in sala per introdurre e commentare il documentario che si è aggiudicato nel 2021 la menzione speciale al “Copenhagen International Documentary Film Festival (CPH: DOX)”, uno dei maggiori festival internazionali dedicati al cosiddetto “cinema del reale”.
Con “cinematismo”, commentano i curatori Marco Mastino e Ginevra Tomei “fin dall’inizio abbiamo voluto costruire un progetto che permettesse di dare visibilità all’autismo proponendo anche titoli senza distribuzione in Italia e, guardandoci indietro, non possiamo che essere soddisfatti della varietà e della qualità delle pellicole provenienti da tutto il mondo che abbiamo proposto. Se ora c’è una vera e propria esplosione di serie e film in cui si parla di autismo, fino a poco tempo fa la situazione era molto diversa. La conoscenza e la consapevolezza stanno aumentando e, di pari passo, anche le tipologie di opere audiovisive, soprattutto quelle che fanno parte del cosiddetto ‘cinema del reale’: non più ‘solo’ documentari, ma vere e proprie riflessioni sul presente”.
Da rammentare ancora che, in linea con il suo obiettivo di diffondere la conoscenza dello spettro autistico attraverso il cinema, la rassegna prosegue anche quest’anno la sua collaborazione con i Servizi Educativi del “Museo Nazionale del Cinema” organizzando una matinée gratuita per le scuole superiori in programma lunedì 3 aprile alle ore 9.30 presso il “Cinema Massimo” di via Verdi 18 a Torino, con il film “The Drummer and the Keeper” di Nick Kelly.
Per info su come effettuare le prenotazioni per le scuole: didattica@museocinema.it
g.m.
Nelle foto:
– Da: “He’s May Brother”
– Immagine – guida “cinematismo 2023”
– Da: “I mille cancelli di Filippo”
ARMAGEDDON TIME NELLE SALE
PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione
Una cascata di “amarcord”, la spinta di tanti registi alla ricerca dei propri anni giovanili. Sorrentino alla ricerca del cinema nella Napoli degli anni Ottanta, Branagh tra le vie e le case semplici di Belfast, il Messico di Cuaròn, Sam Mendes che attraverso l’instabilità mentale della madre guarda con affetto al cinema come desiderio e vincente effetto taumaturgico, Steven Spielberg che con “I Fabelmans” ingiustamente dimenticati agli Oscar si rivede davanti alla prima macchina da presa e all’invenzione dei set e delle riprese costruiti con amici e parenti. Buon ultimo, postasi alle spalle l’avventura spaziale di “Ad Astra”, James Gray torna con “Armageddon Time” (nulla di visivamente apocalittico, semmai l’apocalisse sta nell’intimo delle persone come nell’America dell’epoca) a guardare al nucleo familiare (come in “I padroni della notte” o in “Two Lovers”), ai sentimenti e ai risentimenti, al chiuso della cucina e alle tavolate, alle chiacchierate fatte di parole alte e di quelle senza importanza, chiudendosi ad analizzare con occhio autobiografico la propria famiglia questa volta con toni più caldi, seppur legati da abbracci e sorrisi, da cinghiate e battaglie. Ambienta nel quartiere del Queens, ci dice dell’immigrazione e delle origini ucraine, del razzismo che serpeggia, dell’ascesa di Reagan, degli anni Ottanta che sono stati l’inizio della sua fanciullezza.
Paul, viso aperto e simpatico, zazzera in gran disordine, è il giovane rampollo di una borghese famiglia, nella classe della scuola pubblica che frequenta non è certo il modello da seguire, ama il disegno e l’arte che lo porta a inventare e a sognare un futuro libero e tutto suo, adora il vecchio nonno Anthony Hopkins che dispensa consigli e saggezze. Come ogni genitore che voglia tirar su un figlio all’interno di precise regole, Anne Hathaway e Jeremy Strong tentano le strade della dolcezza e della severità, dove lei usa il lasciar correre lui s’irrigidisce. Forse prevale lei, se in tavola viene messo ogni ben di dio è assurdo che il ragazzino s’inventi i ravioli del cinese: ma s’è già alzato da tavola, è già corso al telefono a scandire l’ordinazione e mamma arriverà con la carezza di sempre. A scuola Paul stringe amicizia con Johnny, ragazzo di colore, niente genitori e soltanto una donna malata che sarà costretto ad abbandonare, pronto a cullare una grande evasione (sogna la Nasa, sogna i voli spaziali e la luna), un esempio di ribellione che non è quanto l’insegnante vorrebbe, per cui ad ogni sfrontatezza via nel banco dell’angolo. I motivi di quel comportamento sono altro, la rabbia è soltanto punita. I due non fanno che simpatizzare, chiudersi nei bagni per provare l’emozione dello spinello, lasciare l’aula per inventarsi fuori qualsiasi cosa, anche il furto notturno di un computer all’interno della scuola: i genitori dividono i due ragazzini e Paul piglia la strada della scuola privata dei Trump, tutta ragazzini viziati e ricchi, tirata su a suon di sovvenzioni, là dove la sorella maggiore (Maryanne, che ha il cameo di Jessica Chastain) del futuro presidente conferma quanto sia ardua la strada del successo e come l’abbia scoperta da sola. In mezzo all’avversione di tutti, anche Paul non difende l’amico: sarà ancora il nonno a insegnargli come soltanto pochi decenni prima siano stati gli ebrei a essere perseguitati. Una parola ancora di affetto e di saggezza, seduto sulla panchina del grande parco.
È un film amarissimo “Armageddon Time” (la sceneggiatura è dello stesso Gray), pur nei suoi momenti di preteso alleggerimento, è condotto in maniera “piana” quando vorresti qualche sussulto che ti facesse riassaporare il Gray delle prove passate, è affettuosamente delicato nell’approccio ai vari componenti della famiglia, gode della fotografia di Darius Khondji fidato collaboratore di Woody Allen, il giovanissimo Banks Repeta è sfrenato e antipatico quanto si conviene, poggia su solide interpretazioni, Hathaway e Hopkins soprattutto in prima linea. Ma forse esci dalla sala con la sensazione forte che il regista, pur muovendosi e navigando nel mare tempestoso e turbolento della propria infanzia, non abbia saputo dirti tutto, narrarcela sino in fondo, addirittura con uno spirito più acceso, più spavaldo, più fuori dalle regole, che quei sussulti giovanili non abbiano trovato posto appieno nelle immagini del film.
Music Tales, la rubrica musicale
“E volo volo volo con i piedi nell’acqua
e un caffè nella pancia
per mangiare con te”
Figlia d’arte (il padre, Gino Malanima, era un clarinettista), Nada Malanima è nata a Gabbro, una frazione di Rosignano Marittimo in provincia di Livorno (Toscana) il 17 novembre 1953.
Ci credereste che fu la madre, Viviana Fenzi, a scegliere l’insolito nome quando una zingara le predisse, leggendole la mano, che avrebbe avuto una figlia e che questa avrebbe viaggiato e avuto successo.
Viviana, chiedendole cosa potesse fare per ringraziarla, ricevette come risposta “Nada, nada”, cioè “niente” in spagnolo.
Viene scoperta da Roberto Davini, ex cantante divenuto talent-scout dell’RCA Italiana.
Dopo un primo 45 giri contenente una cover in italiano di “Les bicyclettes de Belsize”, a soli quindici anni debutta al Festival di Sanremo 1969 con “Ma che freddo fa” (in abbinamento con i Rokes), singolo inciso per la RCA Talent che la spinge al primo posto in hit-parade per cinque settimane regalandole un’enorme e improvvisa popolarità in Italia, Spagna, Giappone e altri paesi;
viene soprannominata Il pulcino del Gabbro per la sua giovanissima età.
Sempre nel 1969 pubblica il suo primo album Nada.
Ma Nada è anche attrice.
Nei primi anni settanta frequenta la scuola di recitazione di Alessandro Fersen e la scuola di ballo di Nadia Chiatti che le consentono una preparazione artistica più completa. Perchè un tempo se non sapevi fare non facevi (n.d.r.)
Il suo curriculum di attrice vanta anche collaborazioni teatrali di successo con Dario Fo ne “L’opera dello Sghignazzo” e con Marco Messeri in “Amore e Vapore”.
Le hanno dedicato un film:
«La bambina che non voleva cantare»
Il film racconta la storia della vita di Nada, una ragazza che viene dalla provincia toscana e che, grazie alla sua incredibile voce e al suo timbro unico, diventa una delle protagoniste del panorama musicale italiano, diventandone una vera e propria icona.
Siamo negli anni Sessanta nella campagna toscana, dove vive Nada, insieme all’amatissima nonna Mora, alla sorella Miria, al papà Gino, e alla mamma Viviana, che soffre di una forte depressione, che la tengono lontana dalla figlia e dal mondo in generale.
Il talento di Nada viene scoperto da suor Margherita, e la ragazzina si convince che la sua voce possa guarire la mamma.
Tra la gioia di veder la madre finalmente felice e la paura che la malattia si possa riaffacciare all’orizzonte, Nada cresce accettando ciò che Viviana desidera per lei, fino a quando quel grande talento sopravvivrà persino alle sue stesse paure,
Di lei, forse se stessa, dice: “In casa erano tutti preoccupati, qualcuno pensava che fossi ritardata o che avessi problemi di salute, nessuno riusciva a indovinare lo stato di ebrezza in cui mi trovavo, e leggevo e leggevo. (…) Scrivevo poesie tristi, dolorose, la mia faccia assunse un’espressione malinconica, sospesa chissà dove (…) Iniziai a dormire di giorno perché volevo sognare (…) parlavo nel sogno di notte e anche di giorno (…) nessuno riusciva a trovare una giusta soluzione, e alla fine mia madre disse: uccidiamola.”
Buon ascolto di “abbassando” che pochi forse conoscono
CHIARA DE CARLO
https://www.youtube.com/watch?v=tKUkkCjFL8s&ab_channel=Mannick73
scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!
Ecco a voi gli eventi da non perdere!
GIOVEDÌ 30 MARZO H. 21 |
Rareș live – open act: Maelstrom |
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Rares torna in tour per presentare Femmina, un nuovo album che è un vero e proprio coming out artistico, tra pop e sperimentazione. Femmina è un prisma luminoso in cui si rifrangono l’electro pop, il punk, il romanticismo e l’hyperpop che incontrano l’eclettismo alla Frank Zappa. Questo nuovo lavoro mette insieme materiali nati di getto, da improvvisazioni istintive, assieme a composizioni che già facevano parte del suo canzoniere ai tempi dei primi lavori. Femmina è un terzo lavoro che ha l’urgenza di un esordio e il cesello del capolavoro. Verrà presentato in formazione completa al Magazzino sul Po. Ingresso 7€ con tessera Arci ****
“Credici un po’, sei su Radiofreccia…guardati in faccia!” 🎶 Radiofreccia in trio acustico, la tribute band di Ligabue, ti aspetta nel nostro Sapori&Sorrisi giovedì 6 aprile! Dai un’occhiata al programma della serata ⤵️ 🔸 Alle 19:30 cena con noi con un delizioso menù, a soli 19,90€ (bevande escluse): 🤍Lasagnette bianche con zucchine e prosciutto cotto 🔸 Alle 20:30 goditi lo spettacolo della tribute band e canta con noi! 📞 Prenota al numero 3519652883!
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Presso il Teatro torinese Vittoria
L’Orchestra Polledro prosegue i festeggiamenti per i primi dieci anni di attività 2012-2022 con il secondo concerto della stagione 2022/23.
Martedì 28 marzo prossimo al teatro Vittoria, in via Gramsci 4, alle 20.30 sul podio il maestro Federico Bisio e oboe solista il maestro Carlo Romano, già primo oboe dell’orchestra Nazionale della RAI.
Il programma prevede la Sinfonia in do maggiore di Marianna Martinez, vissuta negli anni 1744-1812, il Concerto per oboe e orchestra in Sol maggiore di Paul Wranitzky, solista il maestro Carlo Romano, e la Sinfonia in re maggiore op. 3 n.1 B 126 di Ignaz Pleyel, direttore il maestro Federico Bisio.
Marianna Martinez, nata a Vienna il 4 maggio 1744, quinta figlia del maestro di cerimonie della nunziatura apostolica, il napoletano Nicolò, crebbe all’interno di una famiglia agiata che conobbe un’ascesa sociale alla corte degli Asburgo. Se a Vienna una donna apparteneva ai ceti alti, era prassi che si dedicasse ai rapporti sociali e a patrocinare le arti. La famiglia Martinez viveva in un edificio nella Michaelerplatz e, come era frequente prima dell’invenzione degli ascensori, i piani dei palazzi corrispondevano alla classe sociale dei loro abitanti.
Questa convenzione sociale consentì a Marianna di avere uno spazio vitale tale da dedicarsi alla musica con impegno e dedizione. Protetta e seguita nei suoi studi dal celebre vicino di casa Pietro Trapassi detto il Metastasio, poeta cesareo, poté vantare tra i suoi insegnanti il giovane Franz Joseph Haydn e, in particolare, l’anziano maestro italiano Nicolò Porpora, insegnante di canto e compositore molto noto. In un attico freddo e umido, viveva un giovane compositore, Joseph Haydn, che stava tentando di intraprendere la carriera di musicista.
Questa felicissima combinazione fece sì che Marianna potesse diventare, in un breve periodo, la donna compositrice più prolifica della città. Divenuta nel 1773 Accademica Filarmonica onoraria della prestigiosa Accademia Filarmonica di Bologna, per la quale scrisse un Dixit Dominus, la Martinez vide consolidato il suo ruolo nel mondo musicale viennese, grazie a un catalogo di opere comprendenti musica sacra, una Messa e un oratorio.
Dei suoi lavori di più ampia scala ricordiamo la Sinfonia in Do maggiore, di straordinaria vivacità, per un organico di oboi e due corni.
Composta in tre movimenti secondo lo schema dell’Ouverture, il primo e quello finale sono contrassegnati come Allegro Spiritoso e Allegro con spirito, incarnando la vivacità e la grazia dell’autrice.
Il manoscritto rivela il rigore dell’autrice e l’orgoglio che ne traeva.
Marianna dimostrò di avere un buon talento per la composizione, quindi iniziò a prendere lezioni con Johann Adolf Hasse e con il compositore della corte imperiale Giuseppe Bonno.
Ricevette un’ottima educazione, di molto superiore a quella che veniva offerta a donne della sua classe sociale.
Era madrelingua italiana e tedesca e, in una lettera autobiografica scritta a Padre Martini, riferiva di avere una buona conoscenza della lingua francese.
Il programma prevede anche il concerto per oboe e Orchestra in Sol maggiore, di Paul Wranitzky, solista il maestro Carlo Romano e la Sinfonia in Re maggiore op.3 n.1 B. 126 di Ignaz Pleyel.
Pleyel nasce a Ruppersthal in Austria, figlio di Martin, maestro di scuola, e studiò musica prima presso il compositore Johann Baptist Vanhal e, a partire dal 1772, fu allievo di Joseph Haydn ad Eisenstadt.
Trasferitosi in Francia dove assunse il nome francese di Ignace, lavorò a partire dal 1797 come editore musicale e a lui si deve la prima edizione dei quartetti per archi del suo maestro Haydn.
In seguito divenne uno dei maggiori e più famosi costruttori di pianoforti francesi del XIX secolo, facendo concorrenza anche ad altri grandi artigiani quali Sebastien Erard.
La Sinfonia in Re maggiore fu composta quando il maestro Haydn era già impegnato nella prima delle sue tre Sinfonie di Parigi.
Pubblicata per la prima volta nello stesso anno, esiste in varie copie manoscritte nelle biblioteche dall’Italia alla Svezia.
A differenza di Haydn che, a partire dalla metà del Settecento, aggiunse i fagotti e poi i flauti agli strumenti orchestrali richiesti per le sue Sinfonie, nella Sinfonia in re maggiore nel 1785, quando il suo maestro Haydn era impegnato nella prima delle tre Sinfonie di Parigi Pleyel rimase fedele alla strumentazione con archi, oboi e corni, che era la forma consolidata sin dalla metà del Settecento.
Fu pubblicata per la prima volta nello stesso anno e esiste in copie manoscritte nelle biblioteche dall’Italia alla Svezia.
A differenza di Haydn che, a partire dalla metà degli anni Settanta del Settecento, aggiunse i fagotti e poi i flauti agli strumenti orchestrali richiesti per le sue Sinfonie, nella Sinfonia in re maggiore e nella maggior parte delle sue Sinfonie Pleyel rimase fedele alla strumentazione standard con archi, oboi e corni che era la forma consolidata sin dalla metà del Settecento.
Questa Sinfonia rivela già una fantasia formale e una perfezione nel trattamento delle tecniche compositive sinfoniche tali da rendere comprensibile la popolarità di cui godono le sue Sinfonie presso il pubblico contemporaneo.
Il primo movimento, Allegro assai, inizia senza un’introduzione lenta; il suo tema principale si sviluppa in due sequenze fino a un possente tutti orchestrale.
Questo tema principale è seguito da due temi sussidiari nella tonalità dominante di La maggiore, il secondo dei quali si espande con un tono in scherzando.
Un ulteriore tutti dell’Orchestra con una reminiscenza del tema principale e una formulazione cadenzale che si dissolve nel piano del primo e del secondo violino, concludono la presentazione del tema nell’esposizione del movimento.
La sezione di sviluppo inizia con un forte all’unisono degli archi e conduce il movimento iniziale del tema principale nelle tonalità più lontane, in discesa cromatica.
Passaggi poco specifici dal punto di vista tematico enfatizzano il processo di modulazione, avventurandosi fino alle regioni di fa maggiore e fa diesis minore, per poi esaurirsi in un esteso pedale sul fa diesis.
La ricapitolazione del tema principale inizia nella tonalità sottodominante di sol maggiore e la sua brusca interruzione da parte di una serie di cadenze per quinte su larga scala porta al ritorno finale della tonalità principale di re maggiore.
Dal punto di vista tematico la ripresa inizia con il secondo tema sussidiario e, nelle misure successive, guida il tema principale nel basso verso un climax dinamico analogo al primo orchestrale.
Il secondo movimento riserva anch’esso delle sorprese con i suoi elementi formali insoliti.
Un tema iniziale di ampio respiro narrativo e una sezione minore carica di emozione sono seguiti da un Allegro 3/8 che ristabilisce la tonalità principale in sol maggiore del tema in scherzando.
Il tema del minuetto (Minuetto, Allegretto) si presenta con una frase iniziale musicale rustica che ricorda un Landler e una conseguente frase che sfuma verso il piano, molto simile al modello di Haydn. Il trio con due violini solisti si contrappone al minuetto nel tono e nel carattere della melodia.
Il tema del finale, Rondò Allegro, ricorda il tema principale del quarto movimento della Sinfonia n. 39 di Mozart. Il tema del ritornello che si sente tre volte nel corso del movimento è contrastato da due episodi.
Il primo ha un tema leggero nella tonalità dominante in la maggiore, il secondo entra con l’incedere emotivo di un episodio minore e poi, nella tonalità parallela in fa maggiore, ritorna al tema leggero del primo episodio.
Il maestro Carlo Romano nasce a Roma nel 1954 e compie gli studi presso il Conservatorio di Santa Cecilia, studiando pianoforte, armonia e diplomandosi in oboe con il massimo dei voti nella prestigiosa scuola di Giuseppe Tommasini.
Il maestro Federico Bisio ha seguito un doppio percorso di studi, sia universitario sia frequentando i corsi di Composizione sperimentale presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano.
Mara Martellotta
GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA
Lunedì. Al Cafè Des Arts si esibiscono gli AljazZeera. All’Hiroshima Mon Amour è di scena Emilia Gaia.
Martedì. Al Blah Blah suona suonano i Morlocks. Al Teatro Colosseo canta Albano.
Mercoledì. Sempre al Blah Blah è di scena il quartetto punk Gentilesky.
Giovedì. Al Cafè Neruda suona il trio del chitarrista Max Carletti. Al Magazzino sul Po si esibisce Rares. Al Jazz Club è di scena il quintetto della vocalist Mirella Gallo. All’Hiroshima Mon Amour rap con MxRxGxA. Nel foyer del teatro Regio in coda a “Il flauto magico” di Mozart si, esibisce Napoleone.
Venerdì. Al Blah Blah suonano Starving Pets e Tree Horn. Allo Ziggy sono di scena i Breathe Me In. All’Hiroshima si esibisce il rapper Murubutu. Al Bunker suonano i Salò per il “RatFest”. All’Off Topic è di scena Francesco Di Bella. Al Cap 10100 si esibisce Bassi Maestro.
Sabato. Al Jazz Club suona il trio del pianista Dario Yassa. Allo Ziggy sono di scena i Little Pieces of Marmelade. Al Magazzino sul Po si esibiscono i Cado nello Specchio. Al Folk Club è di scena Eleonora Bordonaro. Al Blah Blah suonano gli Ash Code. Allo Juvarra è di scena Bungaro con Marco Passarani.
Domenica. Al Jazz Club suona in versione acustica la Momo Rock Band. Al teatro Colosseo festa per i 20 anni di carriera per i Modà in concerto con orchestra.
Pier Luigi Fuggetta
Presso la Fondazione Educatorio della Provvidenza, ente del Terzo Settore, verrà presentato martedì 11 aprile lo spettacolo teatrale realizzato in collaborazione con il Comando Provinciale Carabinieri di Torino. Sarà in scena domenica 16 aprile prossimo alle 16.30 all’auditorium Orpheus
Domenica 16 aprile prossimo andrà in scena presso l’Auditorium Orpheus dell’Educatorio della Provvidenza, in corso General Govone 16/A, uno spettacolo realizzato in collaborazione il Comando provinciale dei Carabinieri di Torino. Lo spettacolo nasce con lo scopo di sensibilizzare il pubblico sulla tematica delle truffe, questione spinosa che coinvolge qualunque fascia di età ma, nello specifico, anche quelle a danno delle frange più fragili, come gli anziani. E queste truffe sono diventate ormai una piaga sempre più radicata nella società.
La commedia teatrale andrà in scena domenica 16 aprile prossimo, preceduta da una conferenza stampa, che vorrà essere un momento di riflessione e di approfondimento su questo tema, con i consigli del Tenente Colonnello Andrea Corinaldesi e del Capitano Cesare Calascibetta del Comando Provinciale dei Carabinieri di Torino.
MARA MARTELLOTTA
Cabaret e Chicago per Musical a Corte
Domenica 26 marzo, ore 19
I musical di John Kander e Fred Ebb nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi
Cabaret e Chicago è dedicato a due giganti del teatro musicale e del cinema americano, autori di canzoni strepitose e spettacoli infallibili. John Kander e Fred Ebb, tra gli anni ’60 e gli anni ’90 del secolo scorso, si ispirano e rinnovano i generi teatrali della prima metà del Novecento – vaudeville, cabaret berlinese, musical degli anni ’30 – raggiungendo una qualità assoluta e un grande successo di pubblico, senza tralasciare le componenti politiche o sociali implicite in quelle forme di intrattenimento. Nelle loro opere si canta e si balla sempre sull’orlo del baratro: in Chicago, da un’idea di Bob Fosse, siamo nell’America alla soglia del crollo del ’29, in Cabaret, ispirato ai racconti di Christopher Isherwood, ci troviamo a Berlino prima del secondo conflitto mondiale; Il bacio della donna ragno, tratto dal romanzo di Manuel Puig, è ambientato nella Buenos Aires dei desaparecidos negli anni ’70. John Kander compone toccando i vari stili del Teatro Musicale e Fred Ebb trova soluzioni liriche di vertiginosa qualità, ritraendo un’umanità decadente, cinica, senza valori morali e con un solo grande desiderio: l’assoluta voglia di vivere.
Il programma presenta le più grandi canzoni di Kander ed Ebb – da Money Money a And All That Jazz,da Willkommen a Kiss of the Spider Woman, da New York, New York a Mein Herr – contestualizzandole nell’ambiente più citato e rappresentato nei loro musical: il carcere, dove i numeri si trasformano in veri e propri tentativi di evasione. Questo omaggio vuole essere come gli spettacoli che antologizza: popolare e sofisticato, coinvolgente e pungente esaltando il raffinato cinismo, l’erotismo irriverente, la sfacciata ironia del teatro musicale di Kander ed Ebb.
PROGRAMMA
Willkommen (Cabaret, 1966)
Don’t Tell Mama (Cabaret, 1966)
All That Jazz (Chicago, 1975)
Two Ladies (Cabaret, 1966)
She’s A Woman (Kiss of the Spider Woman, 1993)
Dear One (Kiss of the Spider Woman, 1993)
Mein Herr (Cabaret, 1972)
When You’re Good To Mama (Chicago, 1975)
Married (Cabaret, 1966)
Cell Block Tango (Chicago, 1975)
All I Care About (Chicago, 1975)
Money Money (Cabaret, 1972)
Roxie (Chicago, 1975)
Mr. Cellophane (Chicago, 1975)
Me and My Baby (Chicago, 1975)
Kiss of The Spider Woman (Kiss of the Spider Woman, 1993)
Maybe This Time (Cabaret, 1972)
Nowadays (Chicago, 1975)
Cabaret (Cabaret, 1966)
New York, New York (New York, New York, 1977)
INTERPRETI
Andrea Ascari, MC/Amos
Gaia Bellunato, Sally Bowles
Sabrina Di Iorio, Roxie Hart
Matteo Giambiasi, Molina/Billy Flinn
Laura Grosso, Mama Morton
Sofia Megar, Velma Kelly
Giuseppe Guerrera, Pianoforte/Fred Casey
Andrea Ascari, Testi e guida al concerto
La rassegna Lirica e Musical a Corte è organizzata dal Teatro Superga in collaborazione con STM e Fondazione Ordine Mauriziano.
INFO E BIGLIETTI
Palazzina di Caccia di Stupinigi, piazza principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino
Posto unico: 30 euro
Info e prenotazioni: 011.6279789 biglietteria@teatrosuperga.it
www.teatrosuperga.it biglietteria@teatrosuperga.it
IG + FB: teatrosuperga
Telegram: https://t.me/tsnteatrosuperga
UN CONCERTO-SPETTACOLO PER CELEBRARE SHAKESPEARE
Un concerto-spettacolo dove si incontrano le parole di Shakespeare e il rock con influenze di elettronica, trip pop e techno: va in scena sabato 25 marzo alle 21 allo Spazio Kairos, via Mottalciata 7, “Shakespeare kills radio stars”, di e con Alessandro Balestrieri che sale sul palco insieme a tre musicisti: Bernardino Balestrieri, Mattia Balestrieri e Amedeo Morosillo. I biglietti (intero 13 euro, ridotto 10) sono in vendita su www.ticket.it.
Il titolo è un chiaro rimando al celebre brano “Video Killed the Radio Star” del gruppo new wave britannico The Buggles. L’idea iniziale infatti era quella di costruire una performance musicale, un concerto poetico partendo dalle parole di William Shakespeare. «Così abbiamo iniziato a comporre musica elettronica, originale, e l’abbiamo fatta incontrare con testi shakespeariani – afferma Alessandro Balestrieri – Da qui, è nato il primo studio del progetto in cui le musiche registrate si facevano personaggi e scenografia di uno spettacolo per attore solo».
“Shakespere Kills Radio Stars” ha mosso i primi passi in questa forma finché non si è trasformato, tornando a quella che era l’idea iniziale. Rilavorando gli arrangiamenti, sono stati resi suonabili dal vivo e il lavoro è diventato un concerto/spettacolo caratterizzato dalla presenza di una piccola band in scena. Voce e chitarra, basso, batteria: la band di Shakespeare che diventa Radio Star e sbaraglia con la forza della sua poesia.
Lo spettatore si trova di fronte qualcosa di difficilmente inquadrabile: una performance che va oltre il concerto, un non-concerto, un non-spettacolo, un ibrido nel quale perdersi lasciandosi guidare dalle parole, dai suoni e dalle immagini. Inutile cercare il filo conduttore, voler sciogliere il nodo drammaturgico, capire la storia. La storia non c’è. Come in un concerto, ogni brano è una storia a sé.
I testi utilizzati provengono sostanzialmente da tre opere: “Sogno di una notte di mezza estate”, “Romeo e Giulietta”, “Macbeth”. Opere molto diverse tra loro ma che insieme restituiscono l’interezza delle passioni umane. Bene e male, amore e odio, linguaggio alto e basso, tragedia e commedia. A essi si aggiungono altri innesti provenienti da “Come vi piace”, “Amleto” e “Coriolano.
Shakespeare kills radio stars
di e con Alessandro Balestrieri
musiche Riccardo Romano e Alessandro Balestrieri
musicisti dal vivo Bernardino Balestrieri, Mattia Balestrieri, Amedeo Morosillo
collaborazione artistica Titta Ceccano e Julia Borretti
Il 25 marzo protagonista il celebre volto dell’attrice piemontese
Il 25 marzo Gypsy Academy è in programma la masterclass con Aurora Ruffino, uno dei volti più amati nel panorama cinematografico italiano.
Era soltanto una ragazzina quando entrò a far parte della famiglia Gypsy . Originaria del 1989 di Druento, è stata destinata a diventare uno dei volti più noti e amati della fiction italiana.
Dalle aule della Gypsy è passata direttamente al grande schermo esordendo nel 2010 nel film “La solitudine dei numeri primi”, tratto dall’omonimo romanzo del torinese Genovese.
Aurora tornerà sabato 25 marzo laddove tutto è iniziato, per raccontare attraverso una masterclass i segreti del suo percorso di continua crescita.
Dopo la partecipazione a la Solitudine dei numeri primi il cinema italiano la vede protagonista di un successo consacrato con il film Bianca come il latte, rosso come il sangue”, entrando a far parte del cast dei Bracialetti Rossi che le valse i primi premi all’Explosive Talent Award e il premio alla Giuria al Roma Fiction 73esima edizione.
MARA MARTELLOTTA
Gypsy Musical Academy
Via Pagliani 25
Tel p11p968343