SPETTACOLI- Pagina 139

“The Others”, ecco il programma musicale

 

#TIASPETTOFUORI

THE OTHERS ART FAIR 2022

XI edizione 

3 – 6 novembre 2022

Padiglione 3, Torino Esposizioni – Via Petrarca 39 b

 

PRESS KIT E FOTO: THE OTHERS 2022

 

Ospiti a The Others alcuni fra i maggiori dj del momento, per un lungo weekend 

di arte e sonorità contemporanee

 

L’appuntamento è a Torino dal 3 al 6 novembre

 

Locandina The Others Art Fair 2022

 

Torino, 13 ottobre 2022 L’XI edizione di The Others conferma la sua identità multidisciplinare e aggregante anche nell’Area Garden del Padiglione 3 di Torino Esposizioni, proponendo una programmazione musicale ricercata e d’avanguardia, una selezione di prelibatezze culinarie e i drink del magazzino più alternativo di Torino. The Others Sound, il programma musicale curato per il secondo anno da TUM animerà gli spazi esterni della fiera fino a tarda notte, da giovedì 3 novembre fino a domenica 6 novembre.

 

Quattro appuntamenti che vedranno in consolle dj e artisti di fama nazionale e internazionale, tra i nomi più interessanti del momento, per un viaggio dall’elettronica al jazz che intende trasformare la rassegna in un crossover tra tutte le espressioni della creatività. Un lungo weekend per immergersi nel mondo dell’arte lasciandosi travolgere anche dalle infinite sperimentazioni del sound più contemporaneo.

 

Ecco il programma: 

 

Giovedì: 

Ritual

Pho Bho records showcase

 

Etichetta indipendente nata a Bergamo ora con sede a Torino. Natura indefinita, linguaggio istintivo, antichi ritmi, nuovi suoni. Musica non convenzionale, riconoscibile al primo ascolto. Ormai onnipresenti nei migliori party della penisola.

 

Venerdì: 

Feel da bazz

Skip / Marc / Flavinio 

 

La bass music è un termine usato per descrivere i diversi generi di musica elettronica che a partire dagli anni ’80 in poi hanno influenzato il Regno Unito. Grancassa e linea di basso prominente, in consolle con alcuni dei nomi più rappresentativi del genere.

 

Sabato: 

Floating

Tagliabue / Luce Clandestina / A Hand

 

Il flusso sonoro, sinuoso, lento, seducente e profondo, si galleggia, sospesi, la materia a tratti impercettibile a tratti ci avvolge e ci stringe. Joseph Tagliabue da Milano, Luce Clandestina una delle dj più interessanti del panorama italiano, A-Hand label manager e producer per Details Sound. Immergetevi.

 

Domenica: 

Black is Back

Angie BacktoMono / Andrea Passenger / Red Rob

 

Le radici profonde della black music, jazz, r’n’b, soul, disco, funk. Un viaggio nel suono nero, che urla emancipazione e rivolta, dagli anni 60 a oggi, a domani. Musica con una storia, musica che muove gli animi, e i corpi.

 

 

Per saziare la fame atavica e repentina (onnivora, vegetariana e vegana) saranno presenti Jango Bistrot, Rock Burger e Van Ver Burger, al bancone del bar la crew di Magazzino sul Po.

 

 

www.theothersartfair.com

 

Otis Taylor torna in Italia: unica data al Folk Club di Torino

XXXIV Stagione

 Prima Parte: 25 settembre – 23 dicembre 2022

DOMENICA 16 OTTOBRE 2022 ORE 21.30
TORNA IN ITALIA DOPO 16 ANNI – UNICA DATA ITALIANA
OTIS TAYLOR
Ingresso Intero 30 € | Ridotto Under 30 15 € | Streaming 6 €

A 16 anni dal suo ultimo concerto in Italia, proprio al FolkClub, finalmente, dopo innumerevoli tentativi, ritorna finalmente al Club questo gigante del Blues e della musica mondiale. Definito il più rilevante bluesman del nostro tempo dall’autorevole rivista Guitar Player. Qualunque sia lo strumento da lui suonato, ciò che rimane impresso dei suoi show è l’immediatezza e la spontaneità nel rendere vivide vicende basate su storia e verità. Ritenuto uno degli artisti blues più innovativi e impegnati socialmente degli ultimi 20 anni, il suo repertorio è basato essenzialmente su brani emotivamente carichi, spaziando dal politico al personale. Otis Taylor è considerato uno degli artisti blues più affermati dei nostri tempi; vanta numerose collaborazioni con artisti di altissimo livello come il chitarrista inglese rock-blues Gary Moore, l’armonicista Charlie Musselwhite e il pianista jazz Hiromi Uehara. Tantissime le sue nomination e i premi ricevuti nei più prestigiosi Awards come “Miglior Artista Blues”, “Miglior Album Blues” e “Best Instrumentalist” nella categoria banjo.
Con Otis Taylor è sempre meglio aspettarsi l’inaspettato. Mentre la sua musica – una fusione di stili che affonda le proprie radici nella loro forma più grezza – discetta di questioni forti come omicidio, senzatetto, tirannia e ingiustizia, il suo stile personale è spensierato. “Io sono bravo con l’oscurità, ma non sono una persona particolarmente infelice“, dice di sé. Parte del fascino di Taylor sono i suoi tratti caratteriali contrastanti. Ma è proprio questo elemento sorprendente che lo rende uno degli artisti più avvincenti affermatisi in questi ultimi 20 anni. In effetti, la rivista Guitar Player scrive: “Otis Taylor è probabilmente l’artista blues più rilevante del nostro tempo.” Che si tratti della sua strumentazione unica (spesso alterna banjo e violoncello), o del suono improvviso di una voce femminile, o di una canzone apparentemente ottimista che prende improvvisamente una svolta pessimista, ciò che rimane coerente nella musica di Otis è una narrazione commovente, basata sulla verità e sulla storia. Al suo sesto album, “Double V”, Taylor si lascia andare in racconti intimi mentre la sua musica è un’escursione uditiva ispirata a un’infanzia non convenzionale. Otis Mark Taylor nasce a Chicago nel 1948. Dopo che suo zio viene ucciso a colpi di arma da fuoco, la sua famiglia si trasferisce a Denver, dove nasce e coltiva il suo interesse di adolescente per il blues e il folk. Entrambi i suoi genitori sono grandi appassionati di musica; “Sono cresciuto con musicisti jazz” racconta. “Mio padre lavorava per le ferrovie e conosceva un sacco di jazzisti. Era un socialista e un vero bebopper.” Sua madre, Sarah, una donna dura come le unghie, di tendenze liberali, aveva un debole per Etta James e Pat Boone. Il giovane Otis spende il proprio tempo al Denver Folklore Center, dove acquista il suo primo strumento, un banjo. Lo suona mentre va al liceo in sella al suo monociclo. Il Denver Folklore Center è anche il luogo in cui ascolta per la prima volta Mississippi John Hurt e il country blues. Impara anche a suonare chitarra e armonica e forma i suoi primi gruppi: The Butterscotch Fire Department Blues Band e successivamente la Otis Taylor Blues Band. Si avventura per un breve periodo a Londra per fare ritorno negli Stati Uniti alla fine degli anni ’60. Il suo successivo progetto è il T&O Short Line con il leggendario cantante/chitarrista dei Deep Purple Tommy Bolin. Dopo un periodo con i 4-Nikators e gli Zephyr, nel 1977 Otis si prende una pausa dal mondo della musica e dà il via ad una carriera di successo come antiquario e come allenatore fonda una affermata squadra di ciclisti professionisti. Dopo anni di sollecitazioni dal suo mentore musicale -il bassista Kenny Passarelli- nel 1995 Otis torna infine sul palco, in un’intima saletta del Boulder Colorado’s “Hill” district, e viene raggiunto dal sideman delle stelle, Kenny Passarelli, e dall’asso della chitarra Eddie Turner. Un giornalista scrive: “…la combinazione era magica, lo stile di canto unico di Taylor si fondeva perfettamente con il virtuosismo rock di Passarelli e i riff tinti rock-roll di Turnet.” I rimandi rispetto a questa comparsata sono così forti che Taylor decide di tornare sulla scena musicale, suonando date scelte accuratamente con Passarelli e Turner. Due anni dopo pubblica “Blue Eyed Monster”, che convince il pubblico del blues e segna l’emergere di un cantautore che ha, usando le sue parole “…un modo per dire qualcosa che pare essere più intenso“. Nel 1998 fa sollevare più di un sopracciglio con l’album “When Negroes Walked the Earth”, pieno di testi impenitenti, strumentazione cruda e messaggi strazianti. La rivista Playboy lo descrive come “blues minimalista coi modi di John Lee Hooker.” I critici e gli appassionati di musica notano che il suo talento di vivido narratore e chitarrista affermato si sono solidificati. Nell’estate del 2000 ottiene una borsa di studio in composizione al Sundance Institute di Park City, nello Utah. Se le prime due registrazioni di Taylor hanno incantato il mondo della musica, il pubblico viene letteralmente rapito da “White African” (2001), il suo album più diretto e una dichiarazione personale sulle esperienze degli afroamericani, tra cui il linciaggio del bisnonno e la morte dello zio. La brutalità diventa la principale tematica delle sue canzoni che esplorano senza timori la storia delle ingiustizie nelle relazioni razziali e sociali. Con questo disco Taylor apre ufficialmente una via. Guadagna quattro W.C. Nomination e vince il premio come “Best New Artist Debut”. “White African” è a malapena uscito nei negozi di dischi quando Otis inizia a scrivere le canzoni che finiranno nell’album “Respect The Dead”, pubblicato nel 2002, che lo rende un contendente per due Handy Awards nel 2003: “Miglior artista acustico” e “Album di blues contemporaneo”. L’anno successivo piega di nuovo le convenzioni con il suo debutto per Telarc Records, “Truth Is Not Fiction” che porta Taylor in una direzione decisamente elettrica, quasi psichedelica, forgiando un suono che viene descritto come “trance-blues”. I critici musicali restano davvero affascinati e il disco riceve elogi sontuosi da USA Today, New York Times, Washington Post, NPR e viene nominato nel sondaggio dei critici di Downbeat come “Album Blues dell’anno”. L’album viene rapidamente seguito da “Double V”, che segna il suo esordio come produttore e una collaborazione con sua figlia Cassie, che canta meravigliosamente e suona il basso. L’album gli vale una seconda vittoria nel sondaggio dei critici di Downbeat come “Album Blues dell’anno”, per il secondo anno consecutivo (è l’unico caso!), mentre Rolling Stone, The New Yorker, Blender e CNN danno tutti il loro “pollice-in-su”. Ma forse il riconoscimento più significativo quell’anno arriva da Living Blues Reader’s Poll, che premia Taylor (insieme a Etta James) con il premio “Best Blues Entertainer” nel 2004. Telarc pubblica “Below the Fold” -settimo CD di Taylor- nell’estate del 2005. L’album è un insieme di canzoni stilisticamente variegate che puntano a un centro basato sul blues ma inondato di sfumature del country degli Appalachi e di un rock lunatico e psichedelico. Una volta ancora, i critici sono entusiasti e Downbeat dà all’album quattro stelle, sottolineando che Taylor “ha un’anima da poeta, con un profondo rispetto per la storia dei neri d’America e una curiosità incrollabile per la condizione umana.” The New Yorker soprannomina il suo sound “Velvet Underground Railroad” e prosegue proclamando che “Otis può ronzare ma non sta mai fermo, e quando si muove si dirige sempre verso posti che non hai mai visto.” A fine anno, “Below the Fold” arriva alla posizione numero 12 nella lista dei 20 migliori album del Chicago Tribune. E nel caso che il suo brillante stile di scrittura e la sua voce dannata non fossero stati sufficienti ad attirare l’attenzione di pubblico e critica, Taylor ha anche dimostrato le sue sopraffine doti strumentali con due nomination consecutive ai Blues Music Awards (2005 e 2006) come Migliore Strumentista nella categoria banjo. Oltre ai tradizionali tour e registrazioni, attualmente Taylor guida un programma scolastico dedicato al blues chiamato “Writing the Blues”. Concepito dalla moglie, è rivolto alle scuole di ogni ordine e grado di tutto il paese, fino alle università, per offrire consigli, illuminare e guidare gli studenti rispetto alla musica blues. “Comincio sempre chiedendo loro di scrivere cosa li rende tristi; paure, delusioni, perdite… qualunque cosa. È semplicemente fantastico leggere alcune di queste pepite, di questi pensieri incredibili. Sono spesso frasi semplici ma così reali, così tristi, così vere, così pure.” Per Taylor, è una squisita opportunità per entrare in contatto con altri e aiuta gli altri a connettersi con il proprio io, permettendo loro di fare la propria parte nel garantire che il blues e la capacità di condividere esperienze di vita continuino nelle prossime generazioni. Taylor risiede a Boulder, in Colorado, dove vive con la moglie.
www.otistaylor.com

Libri e danza alla Caffetteria Lavazza del Carignano

Due volumi sulla danza verranno presentati nell’ambito del Festival TORINODANZA  

Il 14 e 20 ottobre

 

Nell’ambito del festival TorinoDanza, sotto la direzione di Francesca Cremonini, verranno presentati due volumi scritti da due tra i maggiori critici italiani dell’arte della danza, Sergio Trombetta e Elisa Guzzo Vaccarino.

La prima presentazione avrà luogo venerdì 14 ottobre, seguita da giovedì  20 ottobre prossimo, nella Caffetteria Lavazza del Teatro Carignano  di Torino.

Il primo libro che verrà presentato, scritto da Elisa Guzzo Vaccarino, si intitola “Confini. Conflitti. Rotte. Geopolitica della danza”, volume in cui emerge come la danza, considerata la Cenerentola delle arti, intrattenitiva e estimativa, in continua lotta tra corpo e spirito, sia, in realtà,  tutt’altra cosa. Le sue condizioni di esistenza si trovano nelle strutture sociali e nelle scelte politiche di ogni luogo della terra in cui si dispiega con la sua tecnica, la sua estetica e i suoi messaggi, nel tempo e nello spazio.

La parola ‘danza’ in Occidente rievoca la forma del balletto, dalle espressioni moderne a quelle postmoderne, considerate superiori e più evolute delle altre.

Avvenuta la svolta del millennio, le vicende del corpo in performance diventano via via più complesse e vanno lette in una dimensione maggiormente globale, comprensiva delle questioni di razza, genere, identità e costume.

A partire dall’Excelsior ottocentesco, omaggio  alla civiltà europea, alla scienza e alla tecnologia capaci di colonizzare il mondo, si approda all’Excelsior degli anni Duemila, che pone in luce tutte le contraddizioni di questo schema, disegnando un lungo cammino che individua i percorsi più adatti con cui rileggere l’arte, la pratica della danza, espressione di un vasto intreccio geopolitico che, nelle sue concezioni, riflette gli eventi della storia.

Il secondo volume, che verrà presentato al teatro Carignano alla Caffetteria Lavazza giovedì 20 ottobre prossimo, si intitola “Vaclav Niźsinskij” e rappresenta la biografia scritta da Sergio Trombetta su di una leggenda e un mito dell’arte coreutica. Si tratta della narrazione di una vita gloriosa e tragica scandita da genio e follia, testimoniata da un diario che, come presa diretta, registra il precipitare di un essere umano nell’oscurità.

Dieci anni di successo, dagli esordi a San Pietroburgo fino agli spettacoli dei mitici Ballets Russes, che impazzarono nei teatri parigini, e altri quaranta di quasi completo oblio, tra deliri e isolamento.

Vaclav Nizinskij,  nato a Kiev nel 1889 da una famiglia di danzatori polacchi, è stato enfant prodige della Scuola Imperiale di San Pietroburgo e futura star acclamata in tutto il mondo.

La sua debordante fisicità e il suo carisma lo hanno accomunato ad altri due ballerini russi protagonisti del secondo Novecento, Rudolf Nureyev e Michail Baryšnikov. Ma Nizinskij ha lasciato una ricca eredità coreografica. Basti ricordare  la sua leggendaria “Sagra della Primavera”, che ribaltò completamente i canoni della scuola accademica, aprendo la strada alla danza contemporanea.

La vita di Nizinskij fu divisa tra un amante e un pigmalione dispotico, Sergei Djagilev, la sorella e collega, Bronislava, e una moglie ambiziosa, Romola de Pulszky.

Mara Martellotta

‘Retroscena’, il teatro dietro le quinte, al Carignano

Il Centro Studi del Teatro Stabile di Torino, in collaborazione con l’Università di Torino, promuove anche quest’anno la rassegna “Retroscena”, giunta alla sua ottava edizione.

Questa volta la location sarà la Caffetteria Lavazza del Teatro Carignano.

Ogni appuntamento sarà introdotto da un docente dell’Università di Torino, che alimenterà un dialogo con attori e registi per approfondire i temi degli spettacoli e analizzare i vari aspetti delle messe in scena.

Saranno undici appuntamenti che si terranno di consueto il mercoledì alle 17.30, accompagnando il pubblico per tutta la stagione teatrale.

Il primo appuntamento sarà dedicato allo spettacolo ‘Il crogiuolo’di Arthur Miller per la regia di Filippo Dini, in programma mercoledì 12 ottobre alle 17.30, presso la Caffetteria Lavazza.

Seguiranno altri incontri, di cui mercoledì 19 ottobre, sempre alle 17.30 al teatro Carignano, quello incentrato sul dialogo con Mariapaola Pierini del Dams Università di Torino sullo spettacolo Dulan e la sua sposa” di Melania Mazzucco, per la regia di Valerio Binasco.

Mercoledì 16 novembre, sempre alle 17.30,  Geppy Gleijeses, Maurizio Micheli e Lucia Poli dialogheranno con Leonardo Mancini dell’Università di Torino sulla pièce teatrale intitolata “Servo di scena” di Ronald Harwood, per la regia di Guglielmo Ferro.

MATA MARTELLOTTA

 

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti in sala.

Prenotazione obbligatoria online su teatrostabiletorino.it/ retroscena/.

Per informazioni contattare il Centro Studi del Teatro Stabile di Torino

Tel 011/5169405.

Alla ricerca di una verità irraggiungibile

Sugli schermi “La notte del 12” di Dominik Moll

Pianeta Cinema a cura di Elio Rabbione

Grande il numero degli omicidi commessi su suolo francese, il venti per cento circa rimane insoluto, diventano ossessioni per il commissario che se ne occupa. “La notte del 12” – basato sul libro inchiesta firmato da Pauline Guéna, “18.3 Une année à la PJ” – è la trascrizione cinematografica di uno di quei delitti, di una storia vera, la soppressione brutale di Clara dopo una serata felice con le amiche, il ritorno a casa, i sorrisi e la gioia di vivere, l’ultimo messaggio, la libertà a tratti senza freni di una ragazza di ventun anni, l’incontro con il proprio assassino: un accendino che scatta ed è buttato su di lei, orrendamente devastata, tremendamente sfigurata. Una notte nel panorama di Grénoble, nel chiuso delle sue montagne, come nel chiuso della piccola comunità.

Il giovane capitano della Polizia Giudiziaria Yohan (un Bastien Bouillon pieno di scatti d’ira e di arrendevolezza, il suo senso di inadeguatezza, nella costruzione perfetta del personaggio), di fresca nomina, si butta nell’inchiesta, mentre in un allegro spirito di virile cameratismo, tra verbali e fotocopiatrici che non funzionano, i suoi colleghi scivolano in battute e atteggiamenti tutti al maschile, le tante tracce che portano ai fermati – drogati, solitari, piccoli delinquenti, disadattati, violenti e gelosi capaci soltanto a sfogarsi a suon di botte – tratteggiano un allarmante quadro dell’universo maschile. Una traccia, un particolare, un interrogatorio che scava più nel profondo, un momento di fortuna che sembra definitivamente buttar giù una porta da sempre sbarrata, un indizio che subito si sbriciola, Yohan s’imbatte contro voglia in una umanità da raccapriccio, l’unica boccata d’aria la trova in quei tanti giri su bicicletta che riempiono le sue serate sotto le luci del velodromo. L’inchiesta certo, ma attorno – o a ben vedere, al centro – c’è quell’aria di sospetto e di inquisizione nei confronti della vittima, Clara che è dagli occhi maschili inquisita, sezionata, ricordata in ogni sua debolezza, il collega Marceau, burbero e irascibile (un grandioso Bouli Lanners) che intravede in quell’incessante cercare una propria rivalsa nei confronti della moglie che ha trovato in un altro uomo la felicità che lui non è stato capace di darle, Clara che aveva una certa dimestichezza con i ragazzi e quindi un po’ se la è cercata…, la sua vita passata al setaccio, gli incontri per brevi passioni o per noia, le libertà di una sera, senza inibizioni.

Il regista Dominik Moll ha approntato una eccellente sceneggiatura, dove ogni parola e ogni frase hanno un peso sempre calibrato e non indifferente, dove il quadro si fa completo con i dolori matrimoniali del vecchio poliziotto, con la rassegnazione di qualcuno, con le aspirazioni e con il desiderio di matrimonio che spensieratamente s’impadroniscono di altri, e con l’apporto di attori e di facce quanto mai reali e veri, autentici, lontane anni luce da quei poliziotti che pieni di luoghi comuni, “da cinema”, vediamo spesso sullo schermo, stringe una regia che mette a fuoco in tutta la propria tensione il lungo percorso dell’inchiesta, gli insuccessi, la spinta che vorrebbe dare la nuova giudice, la resa. La rinuncia ad una risposta che chiuda definitivamente il caso. Restano soltanto i genitori della ragazza, a portare un lumino acceso sul luogo del delitto, mentre tutt’intorno è il buio della notte a farla da padrone e i gatti continuano a correre per le strade di Grénoble. Un film da vedere, da consigliare, da amare.

“E ti guardo, e vedo me…”

MUSIC TALES LA RUBRICA MUSICALE

E lo sento cantare, mentre lui sta lì sulla sedia,

mentre queste foglie d’autunno galleggiano intorno ovunque.

E ti guardo, e vedo me,

che faccio rumore incessantemente,

Ma ora è silenzioso e riesco a sentirti cantare,

non piangere mio pesciolino.”

Paolo Nutini la scrisse dopo la morte del nonno paterno ed, infatti, è dedicata a lui.

Adoro il pezzo in cui dice “my little fish don’t cry” e credo fosse proprio ‘pesciolino’ il modo in cui lo chiamava il nonno, visto che Paolo porta sempre appesa al collo una catenina d’oro con un ciondolo a forma di pesce.

Paolo è Nato a Paisley – località delle Lowlands non lontano da Glasgow – ma forse non tutti sanno che il padre di Paolo, Alfredo, da anni conduce un’attività alimentare di produzione del celebre fish & chips. E sembra che Nutini fosse convinto di seguire le sue orme, prima che il nonno gli consigliasse di darsi totalmente alla musica. E mai consiglio familiare fu più saggio dato che, nel 2003, quando il cantautore sbocciò nel panorama blues & soul, fu propizio un quiz locale a tema rock.

E al fortunato vincitore del primo premio era garantita un’esibizione di due brani inediti davanti alla folla e al produttore Brendan Moon. Avrete già capito che la fortuna e il talento baciarono Nutini, la cui voce incantò Moon, tanto da prenderlo sotto la sua ala discografica.

E le radici italiane tornano ancora una volta a incorniciare un sound di pura passionalità. Nutini infatti ha spesso rimarcato come le sue principali ispirazioni siano il sesso e le donne. Certo, lo charme non gli manca, soprattutto quando graffia l’etere con la sua voce screziata da sfumature eclettiche. Ma lo stile nasce anche dall’esperienza, da una valigia e da un paio di scarpe che ti portano in luoghi sconosciuti. Per questo il cantautore ha sempre dimostrato una sopraffina capacità di osservazione, acuita dalla capacità di lasciarsi coinvolgere dalle molteplici ispirazioni della quotidianità. E questo è anche l’insegnamento fondamentale di cui si nutrono artisti e letterati. Così, a chi ricordi all’artista la giovane età degli esordi, lui cita Van Morrison e il suo primo testo scritto a 23 anni.

Uno dei brani più iconici del musicista è Iron Sky, frutto del suo ultimo album del 2014, CAUSTIC LOVE. E tra le ispirazioni per la traccia spiccano la situazione politica contemporanea in Scozia e un inedito omaggio al cinema, soprattutto quello espressionista tedesco…(vi consiglio la versione Abbey Road Live Session).

Il grande dolore che ci provoca la morte di un buon conoscente ed amico deriva dalla consapevolezza che in ogni individuo v’è qualcosa che è solo suo, e che va perduto per sempre.”

ARTHUR SCHOPENHAUER

Buon ascolto

https://www.youtube.com/watch?v=EGBDXR3EPjE&ab_channel=%E3%82%AB%E3%82%A4%E3%83%ABKairu

Chiara De Carlo

Rock Jazz e dintorni: Marco Mengoni e i Dream Syndacate

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Al Magazzino di Gilgamesh blues con Max Altieri. Al Jazz Club si esibisce il cantautore Andrea Albano. All’Otium Pea Club suona il quartetto Arduobop.

Mercoledì. All’Osteria Rabezzana suona il quartetto del sassofonista Federico Ponzano. Al Pala Alpitour arriva Marco Mengoni. Al Jazz Club si esibisce il chitarrista Max Arrigo. Al Blah Blah sono di scena gli Alchemist. Al Cap 10100 si esibisce Lorenzo Kruger.

Giovedì. Al Cafè Neruda suonano i Sympatheia. Al Blah Blah sono di scena i Demented Are Go. Al Jazz Club si esibisce il duo formato da Cristiano Da Ros e Gabriella D’Amico. Al Dash suona il trio di Giorgio Nieloud.

Venerdì. Al Jazz Club è di scena la Terry Blues Band. Allo Spazio 211 arrivano i Dream Syndicate.

Al Magazzino sul Po suonano: Euphonia, Foliage e Stomp Collision. Al Magazzino di Gilgamesh sono di scena i Melty Groove. Allo Juvarra Boosta dei Subsonica presenta il progetto “Post Piano Session”. Allo Ziggy si esibisce il duo San Leo. Al Cap 10100 è di scena la cantante Mara Sattei. Al Blah Blah si esibiscono i Sorry Heels. Al Bunker suonano i Voilaaa & Pat Kalla.

Sabato. Al Jazz Club sono di scena gli All You Can Beat. Allo Spazio 211 si esibiscono i Bunuel. All’Arteficio suona il quartetto Blues di Federica Gili. Alla Suoneria di Settimo è di scena il cantautore N.A.I.P.  Al Cafè Neruda suonano i Blue Screen. Al Magazzino sul Po sono di scena i Wicked Expectations con il duo femminile Glitch Project. Allo Ziggy suonano i Fucktotum.

Domenica. Al Jazz Club si esibiscono i Night Crooners. Al Folk Club blues con Otis Taylor.

Pier Luigi Fuggetta

L’Alfieri e il Gioiello cambiano abito: ma sempre con la stessa passione e lo stesso impegno

Poco più di una settimana fa, la “abituale” presentazione di una stagione teatrale.

Ti accomodi in poltrona e tutto ti pare eguale a tutte le altre simili serate delle passate stagioni. Gli attori amici, le strette di mano e gli abbracci, i sorrisi, “mi raccomando, vieni allo spettacolo”, “certo, verrò”, ancora i sorrisi e l’attesa di un lungo elenco di titoli. Poi una maschera passa a metterti in mano un fascicolo di carta, pinzato, carta rosata, tranquillizzante nella pacatezza del suo colore, undici fogli stampati bianca e volta, una grande foto in prima, il vecchio titolo “Scatola dei sogni”, la scritta “teatro alfieri”, le maiuscole abolite, a ricordarci dove siamo, quel che andremo a vedere. Poi la memoria ti dice che gli anni scorsi, nelle medesime occasioni, il fascicolo s’apriva in maniera diversa, c’era “la buona abitudine di andare a teatro”, c’era il saluto cordiale, affettuoso, il ben ritrovati prima di Germana Erba e poi di Irene Mesturino. Cominci a scorrere le prime righe ed ecco la bomba, per chi segue il teatro da sempre, credo per il pubblico in sala, per lo sconosciuto affezionato che seduto accanto a te prende a farsi delle domande, a imbastire commenti. Insomma una burrasca teatrale. Cominci a leggere parole come “passaggio del testimone”, “gestione” accanto a nomi diversi da quelli che sempre hai accomunato alla sala di piazza Solferino: e sei obbligato a renderti conto che nel corso dell’estate qualcosa di grosso, di teatralmente importante è accaduto sui palcoscenici torinesi.

Termina un’epoca, l’espressione d’obbligo era “i teatri di Erba”. E adesso? Sessant’anni gloriosi, cesellati di lavoro e di passione, prima il Commendatore, poi la figlia vulcano inarrestabile d’idee, fino a ieri la nipote, perennemente in ufficio, lontano dalle luci. Arretrato di un passo, Gian, il corpulento marito e padre, pronto a organizzare, a riempire di scenografie un palcoscenico vuoto. Ma allora che è successo? “Abbiamo incrociato l’opportunità giusta”, confessa Irene Mesturino, “ripeto l’esempio che faccio spesso, la sala del Gioiello di via Colombo. La sala era un cinema chiuso, credo da più di dieci anni, tutte le volte che le passavo davanti mi ripetevo che peccato! uno spazio simile inutilizzato, abbandonato. Nello stesso momento, si stava pensando agli spettacoli a lunga tenitura ed ecco che è scattato il momento giusto, l’idea ha incontrato il luogo come il luogo ha fatto sua l’idea. Allo stesso modo, anche per l’Alfieri – in compagnia proprio del Gioiello – c’è stato il momento giusto, l’incontro tra due gruppi che hanno la stessa visione del teatro.”

Il testimone passa a Fabrizio Di Fiore Entertainment – che a riassumere il tutto produce Roma City Musical, la nuova compagnia di musical che ha come base Art Village, polo culturale a Roma tra i più grandi d’Europa con 4500 mq, 16 sale, un auditorium, sale di registrazione e campus per artisti e studenti fuori sede -, con la direzione artistica del maestro Luciano Cannito, grande personaggio dello spettacolo e coreografo e regista dalla grande esperienza e dall’apprezzamento internazionale, e la direzione musicale di Beppe Vessicchio, gran vecchio della musica con il suo pizzo televisivo, lui che non ha certo bisogno di presentazioni, per il calendario di quest’anno la preparazione è ancora stata fatta insieme, il mutamento vero e proprio lo si vedrà appieno con la prossima stagione. “Condivisione, stessa passione, la prospettiva di ampio respiro, l’idea portante che tutto sia basato sulla formazione, la promessa “di continuare quella politica di coccolamento verso il pubblico, il proprio pubblico, che noi abbiamo fatta nostra sin dall’inizio”, rivendica ancora Irene. “in questa visuale di intenti comuni, mi piace la naturalezza dell’operazione, la voglia di mantenere il metodo di lavoro di Torino Spettacoli e di portare in palcoscenico la bellezza con i tempi giusti, senza cancellare i cambiamenti necessari e le novità che inevitabilmente i nostro lavoro comporta e ancora comporterà. Mi è piaciuto soprattutto il rispetto, è questa la parola cardine di questo cambiamento, il guardare ai lunghi anni della nostra attività con la lungimiranza di impresari preparati e seri, le intenzioni piene del lavoro altrui.”

Il teatro Erba è il teatro di casa, la sigla di famiglia, la sala da 500 posti reinventata dal nonno Giuseppe, il gioiello prezioso intoccabile. E l’attività continua, sotto la grande ala di Torino Spettacoli. “Bollono in pentola altri progetti, abbiamo nuove idee e interessanti, vogliamo far collaborare la Compagnia Torino Spettacoli con il vivaio del Germana Erba’s Talents, i giovani che arrivano dal Liceo coreutico teatrale che da poco ha la sua nuova sede in corso Moncalieri, tra il teatro e il ponte Isabella: lasciando la vecchia sede si era anche pensato a delle soluzioni fuori città, poi, ecco ancora la giusta opportunità, l’incontro insperato, si è offerta questa possibilità e l’abbiamo presa al volo.” Ecco allora riempita la sala precollinare, con la “Grande Prosa”, il ritorno dopo il successo dello scorso anno di Gianluca Ferrato con “Tutto sua madre”, “L’ospite inatteso” dell’ormai onnipresente Agatha Christie, Piero Nuti ancora con “Finestre sul Po”, Giorgio Lupano, già applaudito al festival di Borgio Verezzi, con “La vita al contrario”, dal testo di Scott Fitzgerald “Il curioso caso di Benjamin Button”, già film con Brad Pitt, Lorenzo Balducci in “Fake”, che va a curiosare tra gossip e ironia e vellutata cattiveria nel mondo dello spettacolo, “gli onnipresenti, i raccomandati, i ‘cani’, i caratteristi, i sopravvalutati, gli egomaniaci” e via riflettendo e divertendo. Senza dimenticare il 24° Festival di Cultura Classica (“quando abbiamo iniziato, ogni spettatore pensava ad un mondo di professori parrucconi e di noia, adesso la sala è sempre piena, affascinata e interessata”) che prende il via l’11 ottobre con “Ciò che uno ama – Poeti lirici dell’antica Grecia in scena”, con Piero Nuti e Luciano Caratto.

E l’Alfieri, e il Gioiello? Musical e prosa, dall’”Caffè nero per Poirot” ancora a firma Agatha Christie a “Sette spose per sette fratelli”, regia e coreografia di Luciano Cannito, con Diana del Bufalo e Baz, da Katia Ricciarelli che porta in scena il divertente “Riunione di famiglia” al ritorno di Veronica Pivetti, dalla ripresa di “Grease” a “Van Gogh café”, ovvero l’autore dei “Girasoli” in commedia musicale con musiche dal vivo, dal fregolismo di Brachetti con “Solo” al “Casanova” visto da Red Canzian, spettacolo imperdibile, gran successo della scorsa stagione. Finalmente arriva a Torino “Don Chisciotte” con Alessio Boni e con Serra Yilmaz, l’attrice turca cara a Ozpetek, Milena Vukotic e Pino Micol nel pirandelliano “Così è (se vi pare)”, Carlo Buccirosso, “La finta ammalata”, un raro Goldoni con Franco Oppini e Miriam Mesturino, Margherita Fumero in “Sherlock Holmes e il mistero di Lady Margaret”, l’eterno “Forbici Follia”, l’immancabile Festival dell’operetta per tutti gli appassionati, i tre Gala dei Germana Erba’s Talents da segnare in agenda alle date 20 dicembre, 30 marzo e 10 giugno. Un calendario teatrale “dai mille colori” lo definisce Irene Mesturino, “perché il teatro è di tutti.”

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini: scene da “7 spose per 7 fratelli”, prodotto da FDF Entertainment, “Casanova”, il musical ideato da Red Canzian; “Solo”, one man show dell’impareggiabile trasformista; Milena Vukotic e Pino Micol in “Così è (se vi pare)” di Luigi Pirandello.

Al Folk Club con Gege’ Telesforo

VENERDÌ 7 OTTOBRE 2022 ORE 21.30
Radio Londra
presenta
DADO MORONI, ENZO ZIRILLI, RICCARDO FIORANTI
special guest
GEGÈ TELESFORO
Ingresso Intero 25 € | Ridotto Under 30 13 € | Streaming 5 €

Dopo gli strepitosi risultati di pubblico della scorsa stagione Radio Londra – alla tredicesima edizione – si conferma come la rassegna jazz più amata in città. Per l’apertura arriva per la prima volta al FolkClub il rinomato jazz vocalist, musicista, produttore, compositore, ma anche giornalista, autore, personaggio radiofonico e televisivo GeGé Telesforo, ospite speciale di un trio artistico strepitoso composto da musicisti sstraordinari: il sontuoso Dado Moroni al pianoforte, il solidissimo Riccardo Fioravanti al basso e l’eclettico Enzo Zirilli a batteria e percussioni nonché brillante ‘mente e anima’ della rassegna.

Nata per portare a Torino direttamente da quel crogiuolo di lingue, culture e arte unico e inimitabile quale Londra è, in concerti spesso unici per l’Italia, le testimonianze più significative di come la scena del jazz e dintorni evolve oltremanica, influenzando l’intero continente, RadioLondra si avvale di un eccezionale ‘speaker’: Enzo Zirilli, che ha vissuto stabilmente a Londra per oltre vent’anni, incontrando innumerevoli grandi artisti e collaborando con musicisti fantastici provenienti da tutto il mondo. Particolarmente significativa -quasi tautologica- la partecipazione a RadioLondra proprio di GeGé Telesforo, speaker da sempre di svariate trasmissioni televisive e radiofoniche grazie alle quali molti italiani hanno ascoltato e scoperto innumerevoli artisti di grande talento del panorama musicale mondiale.

Con Dado, Enzo e Riccardo ci siamo ritrovati l’estate scorsa in occasione delle master class che Dado organizza ad Albissola, e ci siamo lasciati con la promessa di trovare presto un’occasione per tornare a fare insieme il nostro gioco preferito. Apparteniamo a quella generazione di Musicisti che si sono formati e sono cresciuti, anche professionalmente, divorando i vinili dei grandi maestri del jazz, del soul, dell’R&B, strapazzando senza sosta i nostri strumenti, i nostri giocattoli preferiti.  Percorrendo strade diverse, abbiamo così appreso la disciplina dello swing, il potere del groove, e metabolizzato sul campo il linguaggio universale dell’improvvisazione, frequentando Musicisti di fama e giovani talenti.  Pur consapevoli di affrontare quotidianamente la difficile Arte del vivere di Musica, ancora oggi, dopo oltre 40 anni di avventure, abbiamo un obbiettivo comune, che è sempre lo stesso: divertirci. Il prossimo 7 Ottobre, al Folk Club di Torino, sarà un piacere, e un onore grande, tornare a giocare con questi cari amici, illustri colleghi che rappresentano l’eccellenza della nostra Musica nel Mondo. Non vedo l’ora”.

GeGé Telesforo. Cantante, strumentista, compositore, produttore musicale, A&R Groove Master Edition, Ambasciatore di Buona Volontà dell’UNICEF, ma anche giornalista, personaggio televisivo e radiofonico, GeGé Telesforo rappresenta una figura professionale poliedrica, il miglior esempio dell’attuale tradizione jazz in Italia. L’attività artistica di GeGé inizia 35 anni fa come batterista e cantante jazz, quando il suo incredibile talento viene scoperto da Renzo Arbore. Nel corso degli anni ha sviluppato un proprio personale stile di canto scat, rinnovando una particolare forma di improvvisazione vocale quasi dimenticata all’estero e che non è mai esistita in Italia. Dalla metà degli anni ’80, GeGé riunisce i migliori musicisti della scena Jazz e R&B italiana (Roberto Gatto, Danilo Rea, Antonio Faraò, Stefano Di Battista, Enzo Pietropaoli, Rita Marcotulli, Dario e Alfonso Deidda, Max Ionata, Giorgia Todrani, Marco Rinalduzzi, Marco Tamburini, Amedeo Ariano, Rossana Casale, Agostino Marangolo, Francesco Puglisi, Fabio Zeppetella, Marcello Surace, Alex Gwiss, Marco Siniscalco, Max Bottini, Rocco Zifarelli, Julian Oliver Mazzariello, Mia Cooper e altri), eseguendo con loro un rinnovamento dei vecchi standard jazz e delle sue composizioni originali utilizzando arrangiamenti mozzafiato ed emozionanti armonie.  Negli anni ’90, grazie al suo sodalizio con Ben Sidran, pianista, cantante, scrittore e produttore, GeGé registra per la Go Jazz Records in importanti studi (Skyline-NYNY; Paisley Park-Minneapolis) con i più riconosciuti musicisti internazionali e il suo indiscusso talento viene esportato in tutto il mondo mentre suona con The Go Jazz All Stars e si esibisce con ‘Maestri’ Jazz/Funk come Jon Hendricks, Dizzy Gillespie, Clark Terry, Tony Scott, DeeDee Bridgewater, Phil Woods, Bob Malach, Georgie Fame, Clyde Stubblefield, Mike Mainieri, Bob Rockwell,  Richard Davis, Phil Upchurch, Ricky Peterson, Frank McComb,….  Tornato in Italia, con band di spicco come PureFunkLive, Groovinators, So Cool 5tet, Telesforo concentra la sua evoluzione musicale sul suo originale stile vocale jazz-funk, in cui elementi jazz si fondono con la sua formidabile improvvisazione scat per formare un ritmo rigoroso e inconfondibile dominato dal groove. Ha prodotto diversi album per la sua etichetta indipendente -Groove Master Edition- e registrato 11 album come artista e compositore.  GeGé Telesforo sta vivendo un periodo particolarmente felice della sua carriera. Vincere il Jazzit Award per 6 anni consecutivi  (dal 2010 al 2015) come Miglior Cantante Maschile corona un momento importante segnato dall’uscita di CD di successo come “So Cool” (2010) “Nu Joy” (2012), “Fun Slow Ride” (2016) e un numero incredibile di prestigiosi concerti, tra cui la sua apparizione alla Shanghai World Expo Exhibition per “The Best of Italian Jazz in Shangai” con il suo quintetto, o come rappresentante dell’arte e della cultura italiana nel cartellone mondiale con Stefano Bollani, Danilo Rea, Paolo Fresu, Roberto Gatto.
Dalla loro uscita nel novembre 2012, “Nu Joy” e il singolo di successo “Last Goodbye” hanno raggiunto la posizione numero 1 sia nella classifica di vandita di iTunes che nella classifica Italiana dei singoli Jazz. “Nu Joy” è stato presentato ufficialmente in 9 esibizioni live sold-out quando la GeGé Telesforo Band si è esibita come ‘residente’ a Umbria Jazz Winter 2012. Come insegnante di canto e improvvisazione vocale, GeGé porta il suo ‘Vocal Jazz Concept’ in prestigiose scuole di musica, Conservatori e Festival Jazz in Italia e all’estero. Da settembre 2012 GeGé insegna Vocal Jazz e Improvisation alla Venice Voice Academy di Los Angeles (California-USA).
https://www.gegetelesforo.it/

Dado Moroni. Nato a Genova, è uno dei pianisti jazz italiani più richiesti in Europa e in America. Debutta a 17 anni con Tullio de Piscopo, Franco Ambrosetti e Franco Cerri col quale ancora oggi collabora. Nel 1987 viene chiamato, unico europeo, insieme ai pianisti Hank Jones, Barry Harris e Roland Hanna, a far parte della giuria del premio internazionale pianistico Thelonious Monk, svoltosi a Washington. Nel 1988 effettua un’importante tournèe in sette paesi africani con il sestetto di Alvin Queen per conto del Dipartimento di Stato americano. Collabora quindi con Clark Terry e George Robert alla tournèe mondiale organizzata dal governo svizzero per la celebrazione del settecententenario della Confederazione Elvetica. Nel 1991 il gruppo si esibisce in diversi paesi del mondo riscuotendo grande successo e incassando il pieno consenso della critica internazionale. Con il pianista classico Antonio Ballista dà vita nel 1995 al progetto Two Pianos One Soul, con il patrocinio di Ferrara Musica, ottenendo notevole successo in vari teatri nazionali e internazionali. Nel 1995 partecipa a un’incisione per l’etichetta discografica americana Concord e a un’importante tournèe in Giappone. A tutt’oggi ha inciso oltre 50 CD per importanti etichette discografiche quali Sony, Concord, Contemporary, Telarc, Mons, TCB Record, Enja.
Dado Moroni è uno dei pochissimi musicisti italiani la cui biografia è inserita nell’importante Biographical Enciclopedia of Jazz di Leonard Feather e Ira Gitler. Vanta prestigiose e continuative collaborazioni con le grandi star del jazz mondiale quali Dizzy Gillespie, Wynton Marsalis, Freddie Hubbard, Tom Harrel, Zoot Sims, James Moody, Johnny Griffin trio con Ron Carter, Ray Brown, Lewis Nash, Buster Williams, Billy Cobham, Grady Tate, Niels Pedersen e tanti, tantissimi altri. Dado è musicista di fortissima personalità che ha maturato una grande esperienza a livello internazionale. Dotato di particolare sensibilità musicale, tecnica, energia e creatività riesce a inserirsi brillantemente e con la massima naturalezza nei vari contesti musicali, esprimendo sempre grande classe, altissima professionalità e mirabile fantasia.

Enzo Zirilli è considerato uno dei batteristi/percussionisti più creativi e versatili delle ultime generazioni. Dotato di una grande musicalità, che lo ha portato ad assorbire e personalizzare ogni forma di musica contemporanea, e ad esibirsi e registrare come side man in tutto il mondo con grandi musicisti afro-americani, italiani ed europei del jazz, della world music e del pop, tra i quali: Dado Moroni, Enrico Pieranunzi, Bob Mintzer, Charlie Mariano, Steve Grossmann, Eddie Gomez, Antonio Forcione, James Moody, Tom Harrell, Ira Coleman, Rossana Casale, Marco Pereira, Ivan Segreto, Peppe Servillo, Flavio Boltro, Ares Tavolazzi, Larry Nocella, Randy Brecker, Gloria Gaynor, Fabrizio Bosso, Rosario Giuliani, Furio Di Castri, Emanuele Cisi e moltissimi altri. Dopo essere nato e cresciuto musicalmente a Torino, nel 2003 si trasferisce a Londra, dove in breve si impone come uno dei musicisti più richiesti e inizia a collaborare con alcune tra le icone musicali del jazz britannico e internazionale quali Jim Mullen, Stan Sulzmann, John Etheridge, Liane Carroll, Ian Shaw, Omar LyeFook ed Hamish Stuart (per 10 anni a fianco di Paul McCartney) e altri musicisti delle ultime generazioni come John Parricelli, Gilad Atzmon, Alex Garnett, Brandon Allen, Quentin Collins, Ross Stanley. È anche Docente di Batteria Jazz presso il Conservatorio di Torino.

Riccardo Fioravanti. Inizia a suonare il basso elettrico nel 1973 ed entra nella classe di contrabbasso al Conservatorio di Milano. La sua carriera si sviluppa su piani paralleli: il senso artistico, la grande versatilità e le altre capacità professionali lo portano a lavorare in ambito jazzistico con Giorgio Gaslini, Franco Cerri, Gianni Basso, Renato Sellani, Enrico Rava, Paolo Fresu, Fabrizio Bosso, Stefano Bollani e molti altri mentre nel mondo del pop le sue collaborazioni sono innumerevoli, da Mina a Ennio Morricone, Mia Martini, Enzo Jannacci, Antonella Ruggiero, Fabio Concato, ecc… Ha collaborato con musicisti quali Tom Harrel, Bob Mintzer, Phil Woods, Lee Konitz, Clark Terry, Toots Thielemans, Charlie Mariano, Barney Kessel e moltissimi altri, e ha partecipato a concerti di Ray Charles, Chico Buarque de Hollanda, Gino Vannelli, Dee Dee Bridgewater, Elio e le Storie Tese e Stevie Wonder. Il suo suono preciso e corposo e le grandi doti di interpretazione ne hanno fatto nel tempo un valido collaboratore -in seminari e performances- di batteristi quali Joe la Barbera, Adam Nussbaum, Billy Cobham, Alivin Queen, Paul Wertico, Danny Gottilieb e tanti altri. Diversi i CD pubblicati a suo nome tra cui Duke’s Flowers, Note Basse, Bill Evans Project e Coltrane Project. Insegna jazz all’ Accademia del Suono di Milano e al Conservatorio di Piacenza, dove presiede la cattedra di Basso Elettrico Jazz.

Il circo conquista Torino

PARATA MUSICALE E SPETTACOLI  CON JUST FOR JOY FESTIVAL

15 spettacoli gratuiti in oltre 10 location della città, il weekend è un tripudio di circo, musica e allegria per le strade di Torino

Eventi gratuiti

Dopo il primo weekend di ottobre ricco di musica, acrobazie e spettacoli sospesi in aria, anche il secondo ed ultimo weekend di Just For Joy, il festival internazionale di teatro di strada, è un susseguirsi di appuntamenti sparsi per la città, che hanno l’obiettivo di animare le strade di Torino creando un momento di complicità, divertimento e inclusività.

15 appuntamenti -tutti gratuiti- in oltre 10 location sparse per la città, il weekend del 7-8-9 ottobre è un tripudio di circo, musica e allegria per le strade di Torino.

 

Il primo appuntamento è venerdì 7 ottobre alle ore 19.30 con la Parata musicale Viva la Kali, un corteo di 9 artisti internazionali (una ballerina, quattro musicisti, una santa dj e tre trampolieri) che partiranno da p.zza Castello in una sfilata di musica, colori e allegria che coinvolgerà  spettatori e passanti fino a p.zza della Repubblica. Liberamente ispirata alla celebre festa dei gitani della Camargue, la parata degli artisti che arrivano dall’ Italia, Ucraina, Argentina, Cuba e Peru è un inno alla libertà con musiche rom eseguite dal vivo su basi elettroniche e marionette giganti create ad hoc per i cavalli dei trampolieri.

Una volta arrivati in piazza della Repubblica, alle ore 21, si proseguirà con Orquestra De Ermesinde, l’orchestra internazionale composta da musicisti spagnoli, portoghesi e francesi che vuole omaggiare la tradizione delle fanfare balcaniche, dal suono crudo e diretto ispirato ai classici del folklore di Serbia, Bosnia, Macedonia, ma anche di Romania e Moldavia. Il repertorio dell’orchestra Ermesinde, composta da tromba, violino, chitarra e dawul è un misto di ritmi di danza e canzoni “drink in hand”, in un tentativo umile ma determinato di promuovere uno stile di vita di un tempo dimenticato ma vicino e necessario come un vecchio amico.

Sabato 8 ottobre ore 18.30 e domenica 9 novembre ore 16.30 presso Giardino Pellegrino (p.zza Borgo Dora) appuntamento con Zania – Jamais en retraite, lo spettacolo, dolce e divertente, di Gioia Zanaboni e Anja Eberhart, che affronta con umorismo e tenerezza il tema della vecchiaia nella nostra società. Attraverso una bicicletta acrobatica e una corda molle le performer raccontano la storia di un’intramontabile amicizia tra due anziane signore e della loro battaglia contro il tempo, trasportando il pubblico in una danza del quotidiano poetica e allegra.

Sin Creaciónin replica sabato 8 ottobre ore 21.30 e domenica 9 ottobre ore 17.30 presso Giardino Pellegrino (p.zza Borgo Dora), è lo spettacolo dell’artista argentina POPI, circense con un background di ginnastica ritmica. Ironico e divertente, Sin Creación sviluppa le discipline dell’Acrobazia, della Contorsione, dell’Hula Hoop e dell’Equilibrio con le Sfere in un palco “tutto aperto”, tagliato da un sipario invisibile che rende accessibile all’occhio dello spettatore la scena e il backstage, esponendo l’artista al 100% in un gioco in cui si scopre anche quello che c’è davanti ma anche dietro le quinte.

Questi solo alcuni degli eventi in programma, di seguito il calendario completo degli appuntamenti del weekend di Just for Joy.

Tutti gli appuntamenti del weekend:

VENERDÌ 7 OTTOBRE – Piazza Castello – Via Garibaldi – Piazza Della Repubblica
dalle 19.30
Parata Musicale Viva la Kali

Piazza Della Repubblica – Ore 21.00
Orquesta De Ermesinde – Concerto Musica Balcanica

SABATO 8 OTTOBRE – Borgo Dora
dalle 18.30 alle 22.30
1  Giardino Pellegrino
18.30 Zania in Jamais En Retrait
19.30 Begherè in Rendez Vous
21.30 POPI in Sin Creación

2  Piazzale Holden
21.00 Chien Barbù Mal Rasè in Il Trio Churro
22.00 Freakclown in Andemm

3  Piazza Borgo Dora
19.30 Kalù in Stripp Show
21.30 Silvia Martini in Happy Hoop

4 Ambarabar
19.30 Norina in Carillon

DOMENICA 9 OTTOBRE – Borgo Dora
dalle 15.00 alle 19.00
Giardino Pellegrino
15.30 Begherè in Rendez Vous
16.30 Zania in Jamais En Retrait
17.30 POPI in Sin Creación

Itinerante – Incursioni Artistiche al Gran Balon
Chien Barbù Mal Rasè – Freakclown – Norina – Kalù – Silvia Martini

https://justforjoy.it/