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Una serata per i diritti delle donne

Donne emblematiche a livello internazionale premiate per il loro coraggio nella lotta per i diritti umani.

La  Fondazione Millenium Ets , in collaborazione con l’Associazione Mediterraneos Production, con il supporto del Comitato dei diritti Umani della Regione Piemonte ed il sostegno della Fondazione Crt e con la partecipazione dell’ l’Associazione Wio, organizza per il 12 Dicembre alle ore 21 al Teatro Juvarra di Torino :  

EVENTO INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETA’ 

              Una serata di Convegno, Premi e Spettacolo, con focus sulle donne ed i loro diritti spesso negati in tanti paesi e purtroppo vittime di violenze fisiche e psicologiche, abusi ingiustificati che si perpetrano nel tempo. Verranno premiate dalla Fondazione Millenium (presidente Carmelo Leo e vicepresidente Federico Valente)e dai vicepresidenti del Comitato dei diritti umani del Piemonte, Giampiero Leo e Sara Zambaia, donne emblematiche e rappresentative, provenienti da paesi quali l’Iran, il Venezuela, l’Ucraina. Luoghi nei quali (come purtroppo in molte altre parti del mondo) i diritti fondamentali e basilari di ogni essere umano vengono ignorati, stravolti, violati nei modi più diversi, sia da invasori esterni, come nel caso dell’Ucraina e del Kurdistan oppure da governi che si reggono al potere essenzialmente con la ferocia e la repressione, come nel caso del Venezuela e dell’Iran.

In tutte queste realtà le donne sono le più colpite, ma anche le più coraggiose e capaci di leadership conquistate sul campo. Insieme a loro saranno premiate anche alcune donne di rilievo sociale e morale, personalità italiane che dedicano la maggior parte della loro vita a quest’ opera di sostegno e promozione delle donne, a partire da quelle che versano in condizioni più disagiate o di fragilità.

L’evento  verrà presentato   dalla conduttrice, attrice e cantante  Elena Presti, con Gianni Gandi, compositore e musicista al sinty, l’attore e scrittore Pasquale Ruju, il pittore Paolo Bovino, la coppia di danze caraibichePietro e Yusely Mingarelli. L’evento diventerà anche trasmissione televisiva e verrà diffuso su circa 60 tv tra nazionali e regionali.

Ingresso libero e gratuito    

Il Prezzo dei Social Media

 

Tutti almeno una volta nella vita abbiamo scaricato uno di quei social media tanto in voga.

Magari dopo la sollecitazione di un amico o per la semplice curiosità di sapere cosa vi sta dietro… e poi cosa ci vuole, tanto sono tutti gratuiti!
Ma è proprio questo il punto. Cosa c’è dietro a quello schermo pieno di immagini? Qual è il suo costo? Scommetto che parole come cookies, termini e condizioni e quant’altro sono ormai ben note ad ognuno di noi, ma in quanti sanno davvero di cosa si tratta? Ecco, quello non è altro che il modo in cui i social media sopravvivono: le nostre informazioni personali. Ogni volta che clicchiamo “accetto” su un sito o su un’applicazione, stiamo consentendo a qualcuno di frugare tra le nostre questioni, stiamo permettendo che quel qualcuno ci tenga incollati allo schermo del nostro telefono. E a che scopo?
Fondamentalmente perché quel qualcuno ci guadagni, per nessun’altra ragione. Chi lavora dietro a queste piattaforme ha come unico obbiettivo il profitto.
Egoisticamente, a nessuno lì dietro interessa del benessere di noi altri. Infatti, noi in quanto utenti non ci guadagniamo nulla, anzi.
Sui nostri telefoni perdiamo il nostro tempo, ma anche le nostre personalità e qualità di esseri umani. Non a caso per la maggior parte delle persone dopo i primi utilizzi si è rivelato particolarmente difficile privarsi di quei social media, perché è proprio quello il loro compito.
Avrete notato che i nostri telefoni possono spesso diventare dei veri malati di attenzioni: mille notifiche, suoni, colori… e noi non possiamo resistergli, quasi come sotto una sorta di ipnosi. Ci convinciamo di poter fare a meno di quegli strumenti quando vogliamo, ma ci accorgiamo di averne bisogno per qualche misterioso motivo.
Notate: chi vi capisce meglio del vostro profilo facebook, twitter o instagram? Quando usiamo quei profili si apre un mondo enorme di informazioni relative alle nostre singole vite, e ciò che rende difficile il distacco è proprio questo, perché non c’è nulla di meglio di essere capiti, compresi, confortati.
E più passa il tempo più è difficile immaginarsi una vita senza social media. Perché altrimenti non potremmo più sapere dove sono i nostri amici, cosa fanno le nostre celebrità preferite, come agiscono gli altri in determinate situazioni. Perché altrimenti ci sentiremmo fuori dal mondo. Eppure, il mondo vero, quello autentico, sta là fuori ma quel mondo non ci basta più. In un certo senso potremmo dire che il prezzo dei social media è proprio questo: siamo noi!
Nella realtà che viviamo oggi poche cose sono davvero gratuite, anche ciò che viene promosso come tale nasconde qualcosa sull’altra faccia della medaglia.
Quando le cose sembrano troppo facili, bisognerebbe forse fermarsi a riflettere prima di agire.
Molto probabilmente in quel momento stiamo diventando oggetto di un gioco perverso del quale nemmeno ci accorgiamo.
Il giornalista Andrew Lewis sosteneva che “Se non stai pagando qualcosa, non sei il cliente ma il prodotto che stanno vendendo.”

Valentina Veronese

 

Partecipare alle scelte del futuro della propria città

Indagine EY-SWG: l’84% dei cittadini italiani vuole partecipare alle scelte che riguardano il futuro della città

La (piccola e media) città italiana può diventare un modello di riferimento: soddisfazione dei cittadini verso i capoluoghi italiani, in termini di vivibilità e fruibilità
Le amministrazioni locali sono considerate il soggetto chiave per la trasformazione smart dei comuni italiani (51%), ma è importante anche il peso attribuito ai comportamenti individuali (23%)
Margini di miglioramento sulla dimensione ambientale e di inclusione sociale
I cittadini chiedono ai sindaci e agli amministratori locali di mettere a terra l’ultimo miglio della trasformazione delle città

 

 I cittadini hanno un grande desiderio di trasformazione in chiave digitale, inclusiva e sostenibile delle città in cui vivono e ritengono le amministrazioni locali il soggetto più importante per migliorare la città. È quanto emerge da un’indagine realizzata da EY, in collaborazione con SWG, su un campione di oltre 1200 residenti in città italiane capoluogo di provincia, presentata oggi nel corso della XXXIX Assemblea annuale dell’Anci a Bergamo.

Nel contesto attuale le città italiane sono al centro di enormi sfide di cambiamento sociale, economico e ambientale e i cittadini richiedono alle amministrazioni locali uno sforzo per riprogettarle in base alle esigenze di sostenibilità ambientale, digitalizzazione e inclusività emerse durante la pandemia. Si tratta di un impegno verso tutta la comunità e le generazioni future, da realizzare insieme a istituzioni, enti locali, aziende e alle migliori energie del territorio, per mettere a terra – anche grazie alle risorse del PNRR – l’ultimo miglio della trasformazione delle città, cioè idee e progetti che consentano ai cittadini di vivere in uno spazio disegnato a misura di personacommenta Massimo Antonelli, CEO di EY in Italia e COO di EY Europe West.

Qualità della vita nelle città italiane: promosse per vivibilità e fruibilità

Dalla rilevazione emerge che i cittadini italiani promuovono i capoluoghi in termini di vivibilità, valutando in maniera positiva la diffusione dei servizi pubblici (voto medio 6,6 in una scala da 1 a 10), la bellezza degli spazi (6,6) e la qualità dell’offerta culturale (6,4). Tuttavia, la qualità dell’ambiente e dell’aria (5,8) e la presenza di spazi di aggregazione (5,8) non ricevono la sufficienza. Il dato medio è sostanzialmente positivo anche per quanto riguarda la fruibilità delle città, dovegli aspetti di maggiore criticità riguardano l’inclusione (5,9), la sostenibilità ambientale (5,6) e la capacità di mostrare segni di crescita (5,5). Dati medi che nascondono forti differenze su base territoriale: ottengono punteggi più elevati le città di media grandezza (100-250 mila abitanti) e i centri più “human smart” (in relazione ai parametri dell’EY Human Smart City Index).

Per quanto attiene ai cambiamenti riscontrati dai cittadini negli ultimi 5 anni, le città sono percepite in forte miglioramento dal punto di vista delle infrastrutture digitali (+24) e della bellezza degli spazi (+10), ma in arretramento per quanto riguarda la qualità dell’aria e dell’ambiente (-15) e le relazioni sociali(-11).

In questo contesto un ruolo chiave è attribuito alle amministrazioni locali: la metà degli intervistati ne valuta positivamente la capacità di prendersi cura della città e dei suoi spazi e per il 51% del campione le amministrazioni comunali e in seconda battuta i singoli cittadini (23%) sono i soggetti chiave per migliorare le città, rendendole più smart e vivibili.

Presenza e accessibilità dei servizi: la “città dei 15 minuti” esiste già, ma mancano i servizi smart

La città dei 15 minuti prevede di riorganizzare gli spazi urbani in modo che il cittadino possa trovare entro 15 minuti a piedi da casa tutto quello che gli serve per vivere: lavoro (anche in co-working), negozi, strutture sanitarie, scuole, impianti sportivi, spazi culturali, bar e ristoranti, luoghi di aggregazione. In questo modo, le persone non devono prendere l’auto o i mezzi pubblici, riducendo traffico e inquinamento, riappropriandosi del tempo perso negli spostamenti e riscoprendo la socialità nel proprio quartiere.Dall’analisi realizzata da EY, in collaborazione con SWG, emerge che la città dei 15 minuti per molti aspetti è già una caratteristica propria dei capoluoghi italiani, dove la maggior parte dei principali servizi disponibili sono facilmente e velocemente raggiungibili dai cittadini.

Diverso il discorso per quanto riguarda l’effettiva presenza dei servizi che più caratterizzano le smart city. Tra i servizi più appetibili e desiderati, ma ancora non presenti nei capoluoghi italiani: sistemi pubblici per garantire energia sostenibile e rinnovabile (il 62% degli intervistati afferma che nella propria città non è presente ma sarebbe importante averlo), sistemi di illuminazione smart per il risparmio energetico (61%), pannelli informativi su traffico, condizioni meteo e attività culturali ed eventi dislocati nelle strade/piazze (50%). I cittadini, inoltre,desiderano sempre più servizi comunali accessibili online (8,2 in una scala da 1 a 10), nettamente preferiti a quelli di sportello anche laddove l’ufficio di riferimento fosse posto entro 15 minuti dalla propria abitazione (7,3).

Inclusione sociale: la richiesta alle amministrazioni in questo senso è forte

La pandemia ha lasciato nelle persone e nelle comunità una condizione di vulnerabilità che ha riguardato soprattutto le relazioni e il modo di vivere il rapporto quotidiano con gli altri. Per quanto proprio attorno ai temi della partecipazione e della socialità ci sia la percezione di un decadimento delle relazioni nelle città, gli stessi intervistati dichiarano una partecipazione piuttosto ridotta alle attività organizzate: negli ultimi 6 mesi solo il 31% degli intervistati ha svolto attività nel tempo libero con gruppi organizzati, solo il 28% ha svolto attività di volontariato o beneficienza e il 27% ha svolto attività sportiva organizzata.

Allo stesso tempo la richiesta alle amministrazioni in questo senso è forte e vi è ampio consenso tra gli intervistati verso iniziative di inclusione a tutti i livelli: l’88% ritiene importanti i servizi per sostenere famiglie e persone in difficoltà, l’86% ritiene importante l’inclusione degli strati più deboli (es. giovani e donne) all’interno del mercato del lavoro e la promozione dell’imprenditoria giovanile, l’84% ritiene importante la possibilità di partecipare ai processi decisionali e alle scelte che riguardano il futuro della città.

Digitalizzazione e smart working: 1 su 4 si trasferirebbein una città diversa

Dopo l’adozione massiva dello smartworking durante il periodo pandemico, il ritorno in ufficio ha interessato il 60% dei lavoratori, ma il 40% degli intervistati dichiara di avere mantenuto, almeno parzialmente, la possibilità di svolgere una parte del lavoro da casa. In generale, il desiderio di una soluzione ibrida continua ad essere diffuso (65%) e solo poco più di un lavoratore su tre vorrebbe lavorare esclusivamente nella propria sede di lavoro. La possibilità di lavorare stabilmente a distanza porta quasi un quarto degli intervistati a valutare anche la possibilità di trasferirsi dalla propria attuale abitazione per andare a vivere (e a lavorare) in un contesto con una migliore qualità della vita.

Sostenibilità ambientale: interiorizzata a livello individuale, ma il lavoro da fare – a livello collettivo – è ancora molto

Nella valutazione dell’attenzione verso la sostenibilità ambientale, l’opinione diffusa è che l’altro sia meno attento di sé stesso, segnale che il valore della sostenibilità è stato ormai interiorizzato a livello individuale, ma si ha la percezione che a livello collettivo il lavoro da fare sia ancora molto.

La percezione dei cittadini sui temi di digitalizzazione, inclusione sociale e sostenibilità che emerge dall’analisi realizzata insieme a SWG rende evidente che è necessario che le amministrazioni locali mettano a terra le opportunità legate al PNRR. I dati mostrano infatti una chiara correlazione tra i comuni che hanno investito in digitale e il ritorno, a livello di soddisfazione dei cittadini, per gli amministratori che hanno messo in campo trasformazioni concrete, visibili e in grado di includere e dare servizi– conclude Antonelli.

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EY è leader mondiale nei servizi professionali di revisione e organizzazione contabile, assistenza fiscale e legale, transactione consulenza. La nostra conoscenza e la qualità dei nostri servizi contribuiscono a costruire la fiducia nei mercati finanziari e nelle economie di tutto il mondo. I nostri professionisti si distinguono per la loro capacità di lavorare insieme per assistere i nostri stakeholder al raggiungimento dei loro obiettivi. Così facendo, svolgiamo un ruolo fondamentale nel costruire un mondo professionale migliore per le nostre persone, i nostri clienti e la comunità in cui operiamo.

“EY” indica l’organizzazione globale di cui fanno parte le MemberFirm di Ernst & Young Global Limited, ciascuna delle quali è un’entità legale autonoma. Ernst & Young Global Limited, una “Private Company Limited by Guarantee” di diritto inglese, non presta servizi ai clienti. Per maggiori informazioni sulla nostra organizzazione visita ey.com/it

Il Piemonte è sostenibile? Ricerca e tecnologia al top, male la povertà e le carceri

Il Piemonte è ancora lontano dal raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu, seppur abbia compiuto passi in avanti. 

La situazione non è rosea per quanto riguarda povertà, acqua e servizi igienico sanitari, biodiversità e giustizia. Dal 2020 vanno però meglio  salute, istruzione, energie rinnovabili, innovazione e infrastrutture,

Bisogna riflettere su quanto  emerge dal terzo Rapporto “I territori e lo sviluppo sostenibile” dell’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. È una regione a due facce: tra le regioni con più alta intensità di ricerca (2,3% del Pil nel 2020) e specializzazione nei settori ad alta tecnologia. Bene anche l’energia da fonti rinnovabili (+4,7%) e l’efficienza energetica (+6,5%). Inoltre nel  2021 la speranza di vita alla nascita migliora, dopo il calo del 2020, ma è ancora inferiore al 2019 (-0,5 anni). Ma non mancano le ombre, come il sovraffollamento degli istituti di pena. Tra il 2019 e il 2021 aumenta la durata media dei procedimenti civili (da 195 giorni a 213), comunque migliore del dato Italia (416 giorni). Crescono le truffe e frodi informatiche (nel 2020 5,3 per 1.000 abitanti, triplicate dal 2010). Aumenta la povertà relativa familiare (+2,2%) e, tra il 2019 e il 2021, sono più che raddoppiate le persone che vivono in abitazioni con problemi strutturali.

Il primo incontro post Covid di Amici ed Alumni dell’Università

Nei giorni scorsi  si è tenuto presso la School of Business & Economics dell’ Università di Torino il primo incontro post Covid promosso dall’Associazione Amici ed Alumni dell’Università di Torino, che ha ribadito il ruolo di collegamento tra alumni unito, mondo universitario torinese, istituzioni ed imprese.

Il ruolo è stato peraltro ben rappresentato dal panel dei relatori del convegno intitolato “L’intelligenza  artificiale, il mercato e le imprese: nuove occasioni per produrre valore oggi”.

Dopo i saluti del Presidente Domenico Arcidiacono è stata la volta di Antonio De Carolis, Vice Presidente di Amici UNITO che nel suo intervento ha indicato gli obiettivi 2023 dell’associazione, promuovendo altresì l’adesione di alumni ed amici a questo nuovo corso che ha come principale obiettivo quello di rafforzare le relazioni tra tutti gli iscritti e rendere sempre più percepibile ed evidente i valori di Torino come città universitaria, della cultura e dell’innovazione.

Gli interventi si sono succeduti non solo sulle potenzialità dell’applicazione delle nuove tecniche di intelligenza artificiale ma anche su esempi concreti di servizi oggi attivi ed in via di veloce sviluppo nei mercati della comunicazione e del marketing ( Andrea Bosso AD di Domino); nel miglioramento nella gestione delle interfacce virtuali ( Davide Borra AD di No Real Interactive); nel miglioramento della comunicazione tra la domanda di prodotti e servizi ed un’offerta sempre più personalizzata, grazie a sistemi evoluti di customer experience (Andrea Peron – Regional Sales Manager Adobe).

Il giro degli interventi, coordinati da Bruno Ruffilli, Innovation Editor de La Stampa, è quindi terminato con l’intervento della d.ssa Paola Pisano ex Ministro e Professore di Gestione dell’Innovazione dell’ Università di Torino che ha sottolineato l’importanza del contributo universitario nel processo di ricerca ed innovazione, esponendo esempi pratici di applicazioni a supporto dell’attività istituzionale e governativa.

Il percorso di introduzione dei servizi basati su intelligenza artificiale è già iniziato e spesso non ancora percepito. La gran quantità di dati disponibili, la contemporanea crescita di basi di conoscenza sempre più vaste non solo circoscritte a specifici ambiti applicativi, l’evoluzione nei programmi e sistemi di interfaccia uomo – macchina porterà cambiamenti nel modo di lavorare, di informarci e di prendere decisioni. Nuovi lavori emergeranno altri forse scompariranno; certamente nuove competenze saranno richieste in primis in campo informatico ma anche in campo umanistico in grado di riflettere e dibattere sulle tematiche di carattere etico dell’impatto che lo sviluppi delle nuove tecnologie potrà avere nella vita e nei rapporti tra le persone. Ci saranno nuove opportunità ed Amici UNITO vuole essere pronta ad accoglierli ed a metterli in evidenza ai propri soci.

Nel nuovo sito internet all’indirizzo: www.amiciunito.itsaranno presto disponibili contenuti e video degli interventi; informazioni sulle attività degli Amici ed Alumni dell’Università di Torino e su come aderire all’Associazione per partecipare a tutte le prossime attività.

Nasce CSVNET Piemonte, per favorire uno scambio di esperienze e competenze sul territorio

Un’importante associazione di volontariato

Il 6 dicembre scorso , presso la sede del Volontariato Torino ETS, in via Giolitti 21 a Torino, è stata costituita l’associazione di volontariato CSVnet Piemonte, il cui neo presidente è Gerardo Gatto, componente del Consiglio Direttivo di Vol.TO ETS, mentre il vicepresidente vicario è Daniele Gaime, in rappresentanza del Centro Solidarietà e Sussidiarietà Servizi per il territorio Novara VCO ETS.
L’Ente, apartitico, aconfessionale, a struttura democratica e senza fini di lucro persegue finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, proponendosi lo scopo di promuovere e rafforzare il legame tra i CSV soci del Piemonte, affinché, nella loro autonomia, possano realizzare al meglio le proprie finalità istituzionali, collaborando e cooperando attraverso lo scambio di esperienze e competenze su temi di interesse comune, favorendo la conoscenza dell’operato dei CSV del Piemonte tra opinione pubblica e interlocutori istituzionali, a livello regionale, per promuovere servizi di promozione del volontariato tra gli Enti del Terzo Settore a livello regionale tramite una programmazione integrata, gestita direttamente dalla Confederazione o tramite i singoli CSV soci.
Tra le principali attività dell’associazione figurano iniziative in ambito educativo, di istruzione e formazione professionale, di prevenzione della dispersione scolastica, fino alla prevenzione del bullismo, della pace tra i popoli e la cultura della nonviolenza.
L’assemblea, composta di tre membri per ciascuno dei componenti del Consiglio direttivo, ha eletto i seguenti componenti del Consiglio direttivo: Silvio Magliano in rappresentanza del socio Volontariato ETS, Gerardo Gatto, in rappresentanza del socio Volontariato Torino; Daniele Giaime, in rappresentanza del socio Centro di Solidarietà e Sussidiarietà Servizi per il Territorio Novara VCO ETS vicepresidente Vicario; Mario Angelo Ugo Figoni, in rappresentanza del Socio Società Solidale ETS; Andrea Pistono, in rappresentanza del socio Centro Territoriale per il Volontariato ETS; Rosanna Viotto, in rappresentanza del socio Centro Servizi per il volontariato Asti Alessandria ETS.

Mara Martellotta

Sfruttare le opportunità del lockdown

Il lockdown del 2020 è stato il primo caso, almeno in Europa, di impedimento forzato di ogni attività che non fosse strettamente necessaria.

Si è scoperto lo smart working (l’unica cosa “furba” è chi l’ha creato nella forma attuale, dove chi lo esercita deve sostenere tutti i costi, quali pasti, riscaldamento, linea telefonica, ecc)

La riduzione forzata della libertà, il divieto di recarsi al mare o in montagna, pena sanzioni pesanti, l’obbligo di recarsi a fare la spesa da soli, l’obbligo vaccinale e la cassa integrazione, gli importi della quale spesso arrivavano dopo mesi hanno comportato uno stress non indifferente in chi ne è stato oggetto.

Come sempre avviene quando si è sotto stress, la reazione è estremamente individuale; ricordiamo che lo stress è la reazione ad eventi esterni ed esistono ben due tipi di stress: quello positivo, o eustress, che consente di reagire positivamente e quello negativo, o distress, che al contrario può minare seriamente la salute dell’individuo.

Evidente come anche nel caso del lockdown le persone abbiano reagito in modi molto diversi tra di loro.

Alcuni sono andati completamente in tilt, non concependo una vita senza discoteca, magari privi di social network, senza hobbies e, spesso, con una scolarità bassissima che non consente loro un’interazione che ad altri è concessa.

Hanno avuto, in questo periodo, un enorme sviluppo trasmissioni televisive create apposta per chi non possa o non sappia ragionare col proprio cervello preferendo interessarsi al gossip di emeriti sconosciuti.

Allo stesso modo hanno avuto sviluppo, e questo è positivo per l’economia di un Paese, produzioni cinematografiche destinate allo streaming Tv, dato che le sale cinematografiche erano chiuse (città come Torino erano testimoni del numero di set cinematografici sparsi un po’ ovunque).

Ma, come dicevo, non tutti hanno reagito in questo modo.

Io, per esempio, ho continuato ad insegnare online ai vari studenti, ho organizzato la loro mostra fotografica di fine anno, ho ripreso a studiare russo, ho scritto il mio primo libro (e fra poco uscirà il terzo), ho studiato (per insegnare agli altri occorre prima sapere le cose) ed ho proseguito la mia attività di consigliere comunale.

Cosa ho di diverso da chi ha perso la voglia di fare, di reagire? La volontà? Il carattere, che non si lascia prendere alla sprovvista da provvedimenti inutili quanto dannosi? Un ricordo della teoria manzoniana degli eletti e dei reietti?

Sicuramente una mente imprenditoriale vedrebbe nel lockdown un’ottima opportunità di azione, per il ridotto numero di concorrenti, per il bisogno di soddisfare le esigenze altrui di socializzazione e di dialogo anche a distanza.

Troppe persone, si è visto col senno di poi, amano lamentarsi anziché reagire, attendere invece di agire, ricevere la carità anziché procurarsi ciò di cui hanno necessità.

Confucio diceva “Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.”

Ecco: noi spesso attendiamo che qualcuno ci porti in dono (in vendita implicherebbe essersi procurati il denaro) ciò di cui abbiamo bisogno, anziché muovere noi i passi essenziali per procurarcelo.

Se vedete questo aspetto a livello di Paese, potete comprendere la disparità di percezione fra quanti lamentano di non trovare lavoro e quanti, dalla parte opposta, non trovano maestranze per la loro attività.

Ma non solo: lamentarsi, a 40 anni di età, perché non si ha conseguito un diploma anziché frequentare uno degli innumerevoli corsi di istruzione serali o online indicano una maggior propensione alla lamentela che alla soluzione.

Nei casi più gravi e da parte di soggetti più a rischio, ad esempio gli adolescenti che non hanno ancora una personalità definita, si assiste ad un incremento dei ricoveri in neuropsichiatria infantile (14-18 anni) in prevalenza causati dagli effetti post Covid (inteso come evento globale, non come infezione).

E’ evidente che molti di questi ricoveri vedano come responsabili i genitori del paziente (escludendo una patologia di origine traumatica o altrimenti contratta) che non hanno saputo prepararli alla vita da adulti.

Consentire sempre, soddisfare qualsiasi richiesta provenga dai figli, non rifiutare alcune richieste non significa amare i figli né volere il loro bene: significa solo essere genitori biologici (e almeno 2 su 10 credono di essere i padri ma non lo sono) ma lavorare contro gli interessi del figlio. Dire “no” ogni tanto ci renderà impopolari, verremo additati come insensibili, dittatori o altro ma preparerà i figli a sopportare le rinunce.

Sergio Motta

Emoticon che passione… (e che confusione)

Le famose faccine ci aiutano nella conversazione digitale ma il significato non è sempre chiaro.

Attualmente le conversazioni online, su Whatsapp, Facebook, Messenger o Twitter, difficilmente avvengono senza l’inserimento di emoticon o emonji. All’interno delle chiacchere virtuali è oramai consuetudine aggiungere un cuoricino, una faccina che ride, un pollice alzato (che personalmente non amo), ma anche fiori, cibo e chi ne ha più ne metta. Questi supplementi comunicativi sono utili a spiegare meglio ciò che si vuole esprimere per il semplice fatto che gli strumenti virtuali di cui ci avvaliamo spesso possono risultare asettici e non in grado di dare alla conversazione il tono desiderato né di far giungere l’inflessione emotiva. Cosa si fa allora? Si aggiungono le faccine oppure, sempre più spesso, si inseriscono al posto delle parole stesse considerato che molti di questi simboli pittografici, soprattutto le emonji, possono rappresentare veri e propri concetti.
Intanto è utile spiegare che tra emoticon ed emonji c’è differenza. Le prime rappresentano semplici espressioni facciali create attraverso l’utilizzo della punteggiatura e ciò grazie all’intuizione dell’informatico Scott Fahlman che, nel 1982, diede vita alle emotion icon, emoticon nella sua versione più conosciuta.
Le emonji, invece, inventate dalla NTT DoCoMo, società di comunicazione giapponese, sono vere e proprie immagini, spesso animate, che esprimono stati d’animo, nozioni, oggetti e, nel caso delle soundemoji, includono anche un audio (risate, rulli di tamburi, ecc.).
Indubbiamente queste “componenti extra-verbali” sono di sostegno e permettono di comunicare molte cose a chiunque, in qualsiasi situazione e in tempi e spazi ristretti. Ma testé riconosciuta la loro valenza pratica, siamo sicuri che il significato sia sempre chiaro e appropriato? Quando riceviamo questi simboli all’interno dei messaggi ci viene mai il dubbio che siano calzanti? Personalmente cerco di sceglierle con attenzione, non includo cuoricini se scrivo per lavoro o se non ho confidenza con le persone con cui sto chattando e se questo, invece, accade nei miei confronti mi sforzo di ridare alla conversazione un tono più adeguato. Ma è proprio quest’ultimo il punto, spesso abbiamo parametri differenti sul tenore corretto delle conversazioni che avvengono online e l’informalità del mezzo prende il sopravvento su consuetudini e buone maniere.
Melius est abundare quam deficere nel caso delle emonji non credo funzioni, ma soprattutto è necessario fare una riflessione su quali siano quelle più indicate da utilizzare in base ai diversi contesti.
I dati comunque parlano chiaro, emoticon ed emonji sono molto amate. Secondo una ricerca, effettuata dalla Online Social Networks and Media, gli Stati Uniti svettano nella classifica dei maggiori utilizzatori, l’Italia è al ventesimo posto, mentre i Paesi Bassi risultano apprezzarle in maniera decisamente minore.
Oltre alle indagini relative alle quantità delle emonji e delle emoticon utilizzate in base all’area geografica, ci sono diverse analisi che hanno illustrato l’utilizzo dei singoli pittogrammi in relazione al background culturale; per fare un esempio la “manina che saluta”, che in occidente è accolta positivamente, in Cina esprime un rifiuto mentre il nostro “ok”, con pollice e indice che si uniscono formando un cerchio e con le altre tre dita alzate, in Brasile rappresenta un insulto. Non basta dunque fare una valutazione dei simboli da utilizzare rispetto ai contesti a cui apparteniamo, ma è necessario essere informati anche sul significato che questi rivestono a livello planetario tenendo conto, quindi, delle culture proprie dei nostri interlocutori.
Difficile? No, basta fare un po’ di attenzione per non trovarsi in situazioni imbarazzanti dalle quali poi si rende necessario divincolarsi.
Per finire con qualche curiosità sulle faccine, sappiamo che gli uomini ne usano molte di più, che spesso nelle notizie e nei tweet più se ne mettono e maggiore è la possibilità che siano dei fake e che a seconda dell’età la scelta cambia, i giovani usano molto la faccina che piange di gioia e meno il cuore rosso che batte, più gettonato dagli adulti. Dal 2014, ogni anno il 17 luglio si celebra l’Emonji Day, data in cui il fondatore di Emojipedia (il sito che raccoglie e cataloga tutte le emoji), Jeremy Burge, decise di festeggiare le famose icone.

Maria La Barbera

 

 

Chieri: Mamma, papà, giochiamo insieme?

Per bambini, ragazzi, genitori, insegnanti, educatori…
 
Mercoledì 14 dicembre
Ore 17
Sala conferenze
Mamma, papà, giochiamo insieme?
Incontro con la psicologa e psicoterapeuta Barbara Benetello. Per adulti (genitori, nonni, zii, educatori…) con bambini 0-3 anni, sul gioco e il suo impatto nella relazione adulto/bambino.
Nell’ambito del progetto Nati per Leggere.
 
Sabato 17 dicembre
Proseguono gli appuntamenti a cadenza quindicinale, il sabato mattina, con Giocando s’Impara e LibrIngioco per i più piccoli.
Letture e tanti giochi da fare insieme! 

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Per adulti

Sabato 12 dicembre

Ore 11

Tesori della biblioteca

Apertura straordinaria e percorso didattico alla scoperta dei Tesori della biblioteca in Sala Francone.

Info su https://www.comune.chieri.to.it/biblioteca/tesori-biblioteca-2022

Giovedì 15 dicembre

Ore 18

Incipit Offresi

L’ottava edizione del talent letterario itinerante torna nella biblioteca di Chieri, con premi e divertimento assicurato per concorrenti e spettatori.

Per partecipare bastano 1.000 battute inedite, una breve descrizione del testo e la voglia di mettersi in gioco. Il pubblico sarà parte attiva nella proclamazione del vincitore.

In allegato locandina.

Info su https://www.comune.chieri.to.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/8920

Info e iscrizioni su http://www.incipitoffresi.it/

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Esposizioni
 
Fino all’11 dicembre
Saletta espositiva attigua al punto Accoglienza
Mostra Notizie dagli scavi: L’elegia delle rovine tra i volumi della Sala Francone
Un omaggio alla ricerca archeologica attraverso i libri antichi e di interesse storico (dal Settecento fino a metà Novecento) custoditi nella Sala Francone.
In esposizione negli orari di apertura della biblioteca.

Fino al 17 dicembre 

Mostra Memoria di un mondo in movimento – Progetto La coperta di Yusuf

Un’installazione sul tema dell’accesso ai diritti fondamentali, a cura dei ragazzi della Sede Agraria dell’I.I.S. Vittone, occasione per condividere, ricordare, raccontare.

In esposizione negli orari di apertura della biblioteca, nel corridoio di collegamento punto Accoglienza – sezione Adulti

Info su https://www.comune.chieri.to.it/biblioteca/mostra-memoria-movimento

Fino al 23 dicembre
Sala Studio Roccati
Mostra fotografica di Pietro Lombardi
Anni ’70 tra memoria e nostalgia: 100 immagini in bianco e nero per raccontare come eravamo negli anni ’70. Percorsi didattici dedicati alla scuole medie e superiori.
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Sportelli gratuiti
Lunedì 12 dicembre
Ore 15-18
Sportello Chiedi al Commercialista: su prenotazione entro il giovedì mattina precedente, una consulenza gratuita su temi fiscali e tributari con un professionista dell’Ordine dei Commercialisti di Torino.

La manipolazione della società dei consumi

Ci basterebbe una sola giacca per ripararci dal freddo, ma ogni inverno ne compriamo una nuova perchè il colore deve essere alla moda.

Potremmo fare a meno del caffè dopo pranzo, ma senza quello il pasto non ci sembrerebbe completo. Eppure se parlassi a un lettore qualunque, probabilmente mi risponderebbe che non potrebbe mai fare a meno di tutto ciò che possiede, di tutto ciò che fa. Mi risponderebbe che ogni cosa è frutto di un suo bisogno, e che la sua vita non sarebbe la stessa senza. Tuttavia le cose non stanno esattamente così. Vedete, è come se al giorno d’oggi il mercato funzionasse al contrario: non siamo noi
che abbiamo bisogno dei prodotti, ma sono i prodotti che hanno bisogno di noi. O meglio, che hanno bisogno della nostra attenzione, del nostro interesse, della nostra
fame di consumo. Persino i bisogni omeostatici – quelli di prima necessità – sono ormai influenzati da questo meccanismo perverso. Pensiamo ai supermercati.
Come direbbe il sociologo Marc Augè, i supermercati sono un perfetto esempio di non – luogo: uno spazio che manca di identità, nel quale nulla ha un valore relazionale e
tutto è finalizzato al profitto. Infatti, nulla all’interno di un supermercato è casuale. Il carrello ha la ruota storta? Il cliente passerà più tempo tra le corsie perchè fa fatica a spingerlo. Le casse di acqua al fondo? Il cliente avrà tutto il tempo di riempire il carrello prima di aggiungere il prodotto più voluminoso. La musica è ritmata? Il cliente andrà a passo veloce, comprando qualsiasi tipo di articolo senza rifletterci prima. In poche parole, l’acquirente pensa di essere responsabile delle scelte che fa quando
in realtà sono i prodotti che lo chiamano. E non solo lo chiamano, creano anche in lui dei bisogni del tutto illusori. Ecco spiegato perchè accumuliamo nelle nostre case così tanti oggetti, spesso inutili, o che spesso creano in noi dipendenze inspiegabili. C’è di più: in un mondo in cui tutto è pianificato così accuratamente, in cui siamo
sommersi da stimoli sensoriali di ogni tipo ovunque noi siamo, qualsiasi cosa può far nascere in noi un profondo senso di disagio.
Il rischio è quello di non accontentarsi mai, non importa quante giacche possediamo o quanti caffè beviamo in un giorno. Perchè ci sarà sempre qualcos’altro pronto a farci sentire manchevoli, inadeguati, incompleti. Occorre dunque prendere coscienza di quanto il mondo ci voglia manipolare, prima di
liberarci dalla frustrazione che ci provoca. Forse basterebbe essere un po’ meno assertivi e non dare tutto per scontato. Creiamo le nostre regole, diventiamo padroni di noi stessi per davvero… varrebbe più di mille caffè messi insieme.
Valentina Veronese