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Il difficile viaggio dei migranti nelle fotografie di Stefano Stranges

“Il confine della libertà”

In mostra nella Precettoria di “Sant’Antonio di Ranverso”

Fino al 12 settembre

Buttigliera Alta (Torino)

La location è ideale. Monumento nazionale dal 1883, appartenente oggi all’“Ordine Mauriziano” e tipico esempio di gotico d’oltralpe, fondata nel XII secolo (su volere del conte Umberto III di Savoia) dall’Ordine Ospedaliero di “Sant’Antonio di Vienne” per accogliere i malati ma anche i viaggiatori e i pellegrini che percorrevano la via Francigena, la “Precettoria di Ranverso”, a Buttigliera Alta, si presta infatti alla perfezione (nell’intento di rimarcarne le origini) ad ospitare le toccanti fotografie dei migranti – e di tutto il loro carico di dolore, sofferenze e speranze – scattate dal fotoreporter Stefano Stranges per la mostra “Il confine della libertà”. Una quarantina gli scatti esposti (estratti da un progetto fotografico in cinque tappe), attraverso i quali Stranges – fotografo e fotoreporter italiano indipendente, da anni attratto, dopo gli inizi nel mondo della moda, dalle tematiche sociali più problematiche del Pianeta – ripercorre la rotta migratoria dalle porte d’Europa (Lesbo, Lampedusa, Leros) ai confini italiani per chi arriva dalla rotta balcanica (Trieste), per poi approdare in Francia, attraverso il vicino valico alpino di Briançon, dove continua il viaggio dei migranti. Tratto da alcuni reportages fotogiornalistici, realizzati dal febbraio 2020 al marzo 2022 e pubblicati su riviste nazionali e internazionali, “il tema viene affrontato – dicono gli organizzatori – non solo dal punto di vista delle persone che migrano da luoghi di conflitto, carestie e violazioni dei diritti umani, ma anche da chi affronta il problema sul campo, come i tanti volontari e i tanti attivisti presenti al confine italo-francese”. Alla “Precettoria di Ranverso”, la mostra documenta, attraverso scatti in cui il racconto si fa struggente veicolo di forti emozioni, un percorso che da anni porta l’artista a stretto contatto con le più inumane ingiustizie del nostro mondo. Di mondi a sé. Invisibili ai più. Dove l’urlo della tragedia spesso annulla la forza della speranza. E di destini ignorati pur anche nei loro esiti finali di drammatica, perfino incredibile, verità. In giro per il mondo, Stranges ha immortalato lo sfruttamento legato alla produzione degli strumenti tecnologici, gli abitanti del Congo nelle miniere di “coltan”, l’immensa discarica tecnologica del Ghana, in un reportage che lo ha portato ad essere premiato con diversi riconoscimenti internazionali e a diventare argomento di una talk al “TEDx di Rovigo 2019”. Ha trattato, inoltre, la questione dell’infanticidio di genere nelle aree del sud dell’India e quella delle problematiche ambientali nel nord dello Zimbabwe in una lunga collaborazione con l’“Ong Terre des Hommes”. Alcune sue fotografie fanno parte della collettiva “Exodus”, mostra che nel 2019 ha ricevuto la “Medaglia d’oro al valore sociale” dal presidente della Repubblica.

Erin viene dalla Florida, ha 32 anni. Da alcuni mesi si è trasferita in Romania con la famiglia, in un paese a 3 ore dalla frontiera di Siret. Da circa una settimana è qui al confine ucraino con l’associazione della chiesa avventista ADRA. ” Tenere in braccio questi bambini mi fa sentire meno in colpa per aver lasciato i miei 3 figli” mi confida Edrin.

Numerose le riviste su cui Stefano Stranges ha pubblicato e pubblica i suoi reportages: da “Rolling Stone”, al “Millenium” del “Fatto Quotidiano”, a “Reporterre Jesus Magazine”, ad “Africa”, fino a  “Il Manifesto”, “La Stampa”, “La Repubblica”, “Left Magazine”, “Famiglia Cristiana” e “Inside over”. I suoi lavori sono stati esposti in varie mostre, personali e collettive, in Italia e in Europa. “Ciò che rende il mio lavoro una emozione – racconta Stranges – non è sempre legato a una pubblicazione importante. Non è legato all’aspetto economico, effimero. Vi sono arricchimenti più forti: il magnifico aspetto umano”.

Gianni Milani

“Il confine della liberta”

Precettoria di “Sant’Antonio di Ranverso”, Sant’Antonio di Ranverso – Buttigliera Alta (Torino)

Fino al 12 settembre

Per info e prenotazioni: tel. 011/9367450 o www.ordinemauriziano.itranverso@ordinemauriziano.it

Nelle foto:

–       “Lesbo”, 2020

–       “Confine di montagna”, Francia, 2020

–       “History at thr edge of the war”, 2020

Elisabetta II e quel viaggio a Torino

Ieri, all’età di 96 anni, si è spenta nel castello di Balmoral la regina Elisabetta. Nel 1961 visitò Torino e lasciò in città un ricordo indelebile.

Dov’eri tu quando hai saputo che è mancata la Regina Elisabetta? Ieri, 8 Settembre, siamo incappati inconsapevolmente in un evento epocale. Di quelli che lasciano il segno e che si congelano nella nostra memoria. Come per John Lennon o per l’attacco alle torri gemelle, nei prossimi anni ricorderemo esattamente dov’eravamo e cosa stavamo facendo quando abbiamo saputo che Sua Maestà Elisabetta II è spirata nel suo castello di Balmoral.

Nessuno se lo sarebbe immaginato. Innanzitutto perché Elisabetta II ha incarnato la tenacia più di qualunque altro. Quando è stata investita del ruolo di regnante, a soli 25 anni, ha giurato fedeltà alla corona e ai suoi sudditi. Ha promesso che mai avrebbe lasciato quell’incarico e così ha fatto sino a due giorni fa quando ha dato udienza al nuovo Primo Ministro del Regno Unito, la Tory Liz Truss. In 70 anni di regno, il più lungo che la storia inglese possa ricordare, non è mai venuta meno al suo giuramento.

 La notizia ha iniziato a circolare sui social nel primo pomeriggio quando i canali ufficiali della sovrana hanno riferito la preoccupazione dei medici per le sue condizioni di salute. Su Twitter molti utenti hanno espresso sgomento. C’è stato chi ha ammesso di “non essere pronto” perché Elisabetta ci ricorda la nostra nonna, una mamma, una presenza dolcemente familiare.  E così c’è chi ha espresso angoscia e chi ha pregato che la notizia non fosse vera.

Invece intorno alle 19, la famiglia reale ha ufficializzato la notizia. “La Regina è morta in pace a Balmoral questo pomeriggio. Il re e la regina Consorte (Carlo e Camilla NdA) resteranno a Balmoral questa sera e domani faranno ritorno a Londra”. L’ipotesi si è fatta realtà, è ufficialmente è partita una serie di eventi chiamati London Bridge e Operazione Unicorno che sfoceranno nei funerali di stato.

Il ricordo del passaggio a Torino di Elisabetta II è ancora vivido nei torinesi.  Nel 1961, in occasione delle celebrazioni per l’Unità d’Italia, la Regina e suo marito, il Principe Filippo, fecero un tour della penisola. Visitarono Cagliari, Napoli, Roma, Firenze, Milano e conclusero il tour proprio nel capoluogo Piemontese.

Il 10 Maggio Elisabetta si affacciò al balcone di Palazzo Madama, sotto una folla letteralmente in delirio. Si recò anche in visita a Italia 61 e incontrò l’avvocato Gianni Agnelli. E proprio in merito a quest’ultimo si ricordava, in Fiat, un aneddoto avvolto da mistero.

Nel 1969 Peter Collison scelse Torino per girare “The Italian Job”, che da noi fu tradotto con “Colpo all’italiana”. Il film, un vero cult movie per gli inglesi che ancora visitano Torino per ripercorrere i luoghi dove furono girate le scene più spettacolari, vide le Mini Cooper protagoniste di avvincenti inseguimenti. Venuto a conoscenza del progetto, l’Avvocato offrì le Fiat 500 alla produzione, a titolo gratuito. Una mossa di marketing ben assestata che fu però ostacolata da una donna. La regina Elisabetta disse infatti al regista che un film inglese doveva avere per protagoniste vetture inglesi. Gianni Agnelli, da galantuomo, non solo cedette ma aprì le porte degli stabilimenti di Mirafiori e Lingotto per girare le scene, e fornì altre vetture da usare, sempre a titolo gratuito. Quello fu l’unico caso in cui vetture non Fiat ebbero il permesso di scorrazzare in stabilimento.  Insomma, nessuno, sembra aver mai resistito al fascino di una regina che dedicato una vita al suo paese, intrecciato relazioni e incarnato la figura della donna instancabile e sempre presente.

È già, forse per questo ora sto ricevendo messaggi di amici dispiaciuti per la sua morte. Elisabetta per noi non era una figura politica. Piuttosto è entrata nell’immaginario comune come la nonna che ti rimprovera quando non ti comporti bene. Ricordiamo tutti quando diede una gomitata al nipote William per dirgli di tirarsi su mentre si affacciavano al balcone di Buckingham Palace.  Ma era anche la nonna accogliente e pronta ad essere tua complice. Harry la coinvolse nello spot per pubblicizzare i suoi Invictus, evento sportivo dedicato ai veterani di guerra che han riportato disabilità permanenti. Nel video scherzavano e si spalleggiavano con occhiate birichine per lanciare una sfida ai coniugi Obama.

Non entro nel merito del ruolo pubblico e del personaggio storico. Quest’analisi la lasceremo alle settimane a venire.  Non essendo suoi sudditi, a noi resta l’immagine iconica della donna sempre sorridente, instancabile, rassicurante. Vestita con colori sgargianti non rinunciava mai alla borsetta che, con messaggi in codice, usava anche per comunicare con i suoi valletti. Stringeva mani, elargiva sorrisi e riceveva mazzi di fiori. Senza mai sottrarsi. Aveva l’umiltà di ricordare come su questa terra siamo ospiti, creature di passaggio.

Avevo una cara zia che le assomigliava come una goccia d’acqua. Glielo ripetevamo continuamente: “Zia Titina, sei identica alla Regina Elisabetta”. E la somiglianza non si limitava all’aspetto. Mia zia condivideva la stessa tempra di quelle donne che il tempo non riesce a scalfire e che solo la morte può fermare.

Lori Barozzino

Una nuova casa per i dieci anni di “Flashback Art Fair”

In Borgo Crimea, a Torino, nasce “Flashback Habitat” aperto, con iniziative culturali le più varie, tutto l’anno

Un bel regalo per il suo decennale. Dopo il “Pala Alpitour”  e la “Caserma” di via Asti, “Flashback Art Fair” (la Fiera dove “l’arte è tutta contemporanea”, come da sempre recita il suo claim) spegnerà infatti, quest’anno, le sue prime dieci candeline inaugurando un nuovo importante spazio nel quartiere di Borgo Crimea, in corso Giovanni Lanza al civico 75, a Torino, in quella che nell’Ottocento fu la villa del noto banchiere Luigi Marsaglia e che, dal 3 al 6 novembre prossimi, ospiterà l’attesa “Fiera d’Arte” diretta da Ginevra Pucci e Stefania Poddighe ma che, fra i suoi obiettivi, vanta anche quello ben preciso – e assai importante – di tenere le porte aperte tutto l’anno. “Flashback Habitat, Ecosistema per le Culture Contemporanee”: questo il progetto e il nome (per esteso) della nuova location, sede delle attività dell’“Associazione Flashback”, un grande hub culturale, nato con l’obiettivo di dare nuova vita a un immobile inutilizzato, che oggi rinasce grazie allo strumento urbanistico dell’uso temporaneo deliberato dal Comune di Torino e a un accordo stipulato da “Flashback” con il “Gruppo Cassa Depositi e Prestiti”, cui appartiene l’intera area. Sotto la direzione artistica di Alessandro Bulgini (artista di origini tarantine ma torinese d’adozione ed ideatore del progetto “Opera Viva Barriera di Milano”“Habitat” concretizza l’intento di “far entrare l’arte – afferma Bulgini – nella quotidianità di ciascuno di noi e di ridare vita a quanto è stato dimenticato, trascurato, siano esse opere, luoghi o persone”. L’idea è da sposare, ma non semplice. Non semplice, poiché innesca un processo di rinnovamento urbano in Borgo Crimea che ha l’obiettivo di rigenerare più di 20mila metri quadri di spazio attualmente in disuso dato in concessione all’Associazione e immerso in una grande e area verde, dalle enormi potenzialità espositive. Cui, a partire dagli anni Venti, si sono aggregati altri quattro edifici che hanno ospitato l’ “Istituto Provinciale per l’Infanzia e la Maternità (IPI)” e successivamente la sede della “Provincia di Torino”“Borgo Crimea – sottolineano Ginevra Pucci e Stefania Poddighe – è un quartiere nato con un’anima duplice, da un lato la collina dall’altro il fiume Po, da un lato le proprietà nobiliari dall’altro l’attività dei lavandai, un quartiere dove la natura conserva ancora un importante ruolo di spartiacque”. E dove appaiono ancor oggi necessari interventi di aggregazione sociale che proprio attraverso seri e coraggiosi progetti di attività culturali possano arrivare ad acchiappare lo scopo. “Il termine ‘habitat’ indica il posto – ancora Bulgini – dove ‘abitiamo’, dove viviamo e cresciamo, quel luogo inserito in un ecosistema dove interagiamo tra di noi e l’ambiente che ci circonda; ‘Flashback Habitat’ vuole essere proprio quell’ambiente dedicato all’arte e alla cultura dove sviluppiamo la nostra creatività e troviamo quel nutrimento essenziale per l’anima, un luogo parte di un ecosistema aperto, proteso verso le relazioni, uno spazio sia espositivo che di formazione con studi, laboratori, sale di consultazione e di produzione, perché è proprio attraverso la multidisciplinarietà che si crea un luogo dove fruire dei contenuti, crearne e imparare, dove incontrarsi, discutere e far vibrare energie creative, anche dedicando un’area all’incontro, alla ristorazione e all’acquisto e consultazione di libri”“Flashback si riafferma quindi – conclude – come un format innovativo anche nella scelta della sede, concentrandosi sulla capacità di guardare a ciò che già esiste, a ciò che è stato trascurato per ribadirne l’esistenza e la forza, esportando lo stesso modus operandi che è stato il tratto distintivo sia della fiera d’arte antica e moderna che delle attività nelle periferie”. E mentre si lavora alla sistemazione del nuovo quartier generale di corso Lanza, in attesa del via alla “Fiera” (il 3 novembre prossimo), si tirano le somme certamente positive degli ultimi anni, con il numero dei visitatori arrivato ad oltre 18mila nel 2021 e il numero degli espositori che quest’anno toccano quota 50 adesioni.  Il che, ancora una volta, consolida l’evento come un “unicum” nel panorama italiano delle fiere d’arte.

Gianni Milani

Nelle foto:

–       Da sin. Alessandro Bulgini, Stefania Poddighe, Ginevra Pucci

–       “Flashback Habitat” esterni

Missioni Don Bosco, formazione scolastica contro la disuguaglianza di genere

8 settembre, Giornata mondiale dell’alfabetizzazione

 Al centro dell’attenzione soprattutto le bambine

 

-Il caso del Congo

Nelle realtà del mondo dove tocchi con mano l’impotenza di risolvere alla radice i problemi che causano povertà e marginalità, la presenza salesiana nel campo della formazione scolastica è maggiormente preziosa“. Questo il commento di don Daniel Antúnez, presidente di Missioni Don Bosco, alla vigilia della Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione indetta dall’Unesco e dopo il viaggio nelle missioni nei due Congo, Kinshasa e Brazaville[1].

La condizione ordinaria dei bambini e dei ragazzi in questi Paesi si costruisce nelle periferie, come Mbuji-Mayi dove solo il 20% delle famiglie può godere di acqua e di energia, e non sempre di entrambe queste risorse. La vita è per strada, necessariamente; l’abbandono dei piccoli con qualsiasi pretesto (un occhio diverso dall’altro, una malattia incomprensibile, l’albinismo) li trasforma in “stregoni” e dunque in una minaccia per le comunità. I salesiani come don Mario Perez li accolgono, li difendono e li aiutano a darsi un futuro, così come succede per i piccoli schiavi delle miniere dove si estraggono minerali, preziosi all’industria e alla vanità dei Paesi ricchi.

Nel diario del viaggio di don Antúnez  – che si è compiuto nelle settimane centrali di agosto scorso – le pagine si sono riempite di note e di progetti. Se le situazioni estreme richiedono di essere affrontate con una fantasia e con un coraggio speciali, quelle ordinarie chiedono una dose analoga di perseveranza e di fiducia. Come a Masina, cintura della capitale del Congo Repubblica Democratica. Un’area di 10 km2 accoglie più di 4.000.000 di abitanti con circa 2.200.000 minori. Si stima che il numero dei giovani tra i 6 ei 13 anni sia di circa 350.000 e che, tra questi, 193.000 non vadano a scuola. A pagare più degli uomini sono le donne: l’80% degli analfabeti è costituito dalle appartenenti al sesso femminile, costrette a occuparsi della prole abbandonata dai mariti e della casa considerata uno suo esclusivo onere.

Il messaggio che vorremmo dare nella Giornata mondiale dell’alfabetizzazione” sottolinea il presidente di Missioni Don Bosco “è di mettere al centro dell’attenzione la scuola soprattutto per le bambine. Attraverso di loro si fa davvero un investimento sul futuro della società“. Le ripercussioni si vedono a proposito di educazione sanitaria, di pianificazione familiare, di cura dei bambini ma anche di coscienza civile e di imprenditorialità legata ai bisogni effettivi.

Con le risorse che i salesiani del Congo, guidati da padre Ghislaine Nkiere, mettono insieme anche con l’aiuto dei donatori italiani, a Masina sono stati organizzati quattro corsi scolastici. Partendo dall’oratorio che coinvolge circa 3.000 persone, sono stati attivati 4 cicli formativi che durano 10 settimane. Sono coinvolte 124 ragazze alla volta (110 adolescenti fra i 15 e 18 anni e 14 ragazze madri dai 18 ai 20 anni) che imparano i rudimenti della lettura, della scrittura e del calcolo. Avranno così l’opportunità di approcciarsi alla vita e al futuro dei loro figli con più coscienza di sé e del mondo che le circonda. Al termine, si sottoporranno a un test di verifica.

Questo è uno dei progetti scolastici avviati da poco nei due Congo, analogo per finalità agli altri che Missioni Don Bosco sta sostenendo in questo momento in Africa a Gambella (Etiopia), a Monrovia (Liberia), a Ivato (Madagascar), a Bamako (Mali), a Namugongo (Uganda); o in India a Parulia o in Brasile a Rio de Janeiro e a Areia Branca. Sono un vettore di emancipazione in culture in cui la cura dei minori è a dir poco trascurata e la disuguaglianza di genere è pervasiva.

Portiamo una goccia nel deserto” osserva don Antúnez, “ma è pur vero che qualcuno almeno riesce a dissetarsi per sopravvivere e per sostenere gli altri“.

Una domenica alla Reggia di Venaria con la Festa della Nascita

Dalle ore 10 i nuovi nati del 2021 e del 2022 con le loro famiglie verranno accolti alla Torre dell’Orologio della Reggia di Venaria (ingresso principale di piazza della Repubblica). Potranno accedere ai Giardini della Reggia e scoprire le diverse “isole” allestite nel verde dedicate a attività ludiche, informative, ricreative, artistiche e di benessere per la prima infanzia e la famiglia.

BENVENUTO Roseto

Ore 10.30

Musica per accordare i pensieri

3Chic – Marinella Locatore-voce, Cristina Keisa Geremias-voce, Serena Guarnero-voce, Riccardo Chiara-chitarra. Il gruppo fa parte delle Vitamine Jazz , il progetto musicale della Fondazione Medicina A Misura di Donna. Interviene anche la Prof.Chiara Benedetto (Vitamine Jazz-Fondazione Medicina a Medicina a Misura di Donna, Ospedale S. Anna- Città della Salute e della Scienza)

Ore 11  

Benvenuto del Direttore della Reggia, del rappresentante dei Sindaci e dei partner coinvolti

Intervento prof. Chiara Benedetto Presidente della Fondazione Medicina a Misura di Donna

Ore 12

Reading Vita. Canti, attese, desideri e sogni

Associazione Terra Terra con l’attrice Elena Ruzza

L’azienda torinese Quercetti metterà a disposizione divertenti giochi educativi per intrattenere i più piccoli.

ISOLE TEMATICHE E ATTIVITA’

ISOLA DELLA LETTURA Cascina Medici

A cura di Nati per Leggere. Biblioteca civica multimediale Archimede della Città di Settimo Torinese (Polo Area SBAM Nord-Est) e Biblioteca civica Tancredi Milone della Città di Venaria Reale (SBAM Nord-Ovest)

Ore 11.30

Allenamento alla lettura: come e cosa leggere ai bambini Biblioteca Archimede

Ore 12.00

Letture e non solo… libri per Tutti, libri in CAA (Comunicazione Aumentativa e Alternativa) Biblioteca civica Tancredi Milone

Ore 13.00 Allenamento alla lettura: come e cosa leggere ai bambini Biblioteca Archimede

Ore 16.00 Narrazione Teatrale Olivia e la sua montagna di libriBiblioteca civica T. Milone

Ore 17.45 Letture e Saluti finali

Durante la giornata le Biblioteche saranno a disposizione perfare la tessera allo SBAM e prendere libri in prestito; conoscere il programma Nati per leggere e il progetto Libri per Tutti; offrire consigli di lettura; consegnare i libri per i nuovi nati (fino ad esaurimento scorte)

ISOLA DEL TEATRO Cascina Medici

A cura dell’Associazione Culturale AGST Marionette Grilli

Ore 15 e 17

Spettacolo. Il varietà delle marionette

Le marionette sono una forma di spettacolo antichissima, ma sempre capace di far ridere, pensare e affascinare

    ISOLA DELLA MUSICA Zona relax

A cura Nati per la Musica. Associazione APS. Istituto Musicale Comunale “Leone Sinigaglia” di Chivasso

Ore 14.30; 15.15; 16; 16.45

Laboratori musicali

ISOLA DEL BENESSERE E DELLA SALUTE Patio dei Giardini

A cura della Struttura Complessa di Pediatria e Neonatologia dell’Ospedale di Ciriè – ASLTO4

Dalle ore 11 alle 13 e dalle ore 15 alle 17

Massaggio infantile

Dalle ore 10 alle 13 e dalle ore 14 alle 18

Consigli per la salute

Manovre di disostruzione delle vie aeree da corpo estraneo

Sostegno all’allattamento in occasione della Settimana Mondiale per l’allattamento materno

Ore 16

Momento musicale condiviso tra operatori sanitari e famiglie con medici e infermieri della Struttura Complessa di Pediatria e Neonatologia dell’Ospedale di Chivasso – ASLTO4

ISOLA DEL GIOCO Fantacasino

Dalle ore 10 alle 18

Il Fantacasino è una coloratissima installazione sospesa tra passato e futuro presente nei Giardini, ideata da Massimiliano Colangelo dove le famiglie possono sperimentare tanti giochi senza tempo.

Dalle 14 alle 18

Sperimentazione del gioco da tavolo Il Bosco a cura della Fondazione L’Albero Gemello

    ISOLA PROFUMO DI VITA Allea di Terrazza

A cura dell’Associazione Legal@rte.

Dalle ore 15 alle ore 18

Le famiglie avranno la possibilità di fermare i ricordi e le emozioni della giornata realizzando il loro Ritratto di famiglia con la fotografa Elena Givone

ISOLA DELLO SPORT Potager Royal

A cura di CSI, Centro Sportivo Italiano – Torino insieme a UNICEF – Comitato Provinciale di Torino

Dalle ore 14 alle ore 18

Primi approcci allo sport: psicomotricità e gioco per muoversi con allegria

ISOLA COMUNE Roseto

I 13 Comuni che promuovono l’iniziativa incontrano la cittadinanza presentando i servizi per la prima infanzia presenti sul territorio.

Durante tutta la giornata saranno presenti i volontari dell’Associazione Volontari Clown dell’Ospedale di Ciriè, dell’Associazione Ospedale Dolce Vita ODV di Ciriè e dell’Unione Genitori Italiani UGI di Ivrea che, con bolle giganti, palloncini colorati e tante sorprese, renderanno ancora più piacevole e divertente passeggiare nei Giardini della Reggia.

Il programma potrebbe subire variazioni, per gli aggiornamenti:

www.lavenariareale.it

La Festa della Nascita è un evento a cura del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, Nati con la Cultura, Nati per Leggere e Nati per la Musica

“Presente!”, il progetto dell’associazione Amici della Fondazione Ordine Mauriziano

Dopo più di un anno di chiusura forzata delle proprie attività, l’Associazione Amici della Fondazione Ordine Mauriziano odv vuole ora essere attiva (presente nel presente) e lo fa tornando adorganizzare incontri in presenza con i ragazzi e con le famiglie. A causa della pandemia le famiglie non hanno più potuto fare gite e andare alla scoperta del territorio e dei Beni Artistici e Culturali. Con la sospensione delle gite scolastiche anche i momenti di approfondimento sul territorio da parte delle classi non hanno potuto sopperire alla necessità di far conoscere ai ragazzi ilproprio territorio.

Con il progetto “Presente!”, l’Associazione ha avviato un recupero della promozione della Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, della Palazzina di Caccia di Stupinigi e dell’Abbazia di Staffarda, ed offre momenti di socializzazione alla cittadinanza. Il progetto “Presente!” è reso possibile grazie al contributo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e alla collaborazione della Regione Piemonte (Direzione Sanità e Welfare Settore Politiche per i bambini, le famiglie, minori e giovani, sostegno alle situazioni di fragilità sociale), all’interno del Bando Progetti di rilevanza locale promossi da organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, fondazioni del terzo settore.

In particolare l’Associazione sta realizzando 7 azioni differentinell’articolazione del progetto.

1. PUBBLICAZIONI: realizzazione di 4 libri per bambini/ragazzi su tematiche trasversali che mettono in connessione i Beni della Fondazione Ordine Mauriziano (oggetto delle nostre attività di tutela e di promozione) con altri monumenti del Piemonte, creando così un circuito culturale ed anche turistico. Le pubblicazioni sono realizzate in collaborazione con la casa editrice Mediares e si inseriscono nella collana “PiemontArte” dedicata alla conoscenza del territorio piemontese.

2. LABORATORI NELLE SCUOLE: laboratori didattici gratuiti nelle scuole dei comuni sui quali si trovano i beni della Fondazione Ordine Mauriziano (Nichelino, Rosta, Buttigliera Alta, Revello) e nelle scuole di Torino per incentivare la conoscenza e la tutela dei beni del proprio territorio.

3. LABORATORI PER LE FAMIGLIE: giornate di presentazione per ciascuno dei libri pubblicati e in ognuno dei Beni (Stupinigi, Ranverso, Staffarda), con animazioni e giochi di tipo storico ed artistico. La pubblicazione sarà distribuita gratuitamente a tutti i partecipanti.

4. VIDEO: per arrivare ai ragazzi “nativi digitali” parleremo il loro linguaggio fatto di immagini, musica, spunti rapidi attraverso video emozionali per una presentazione più ampia dei luoghi e delle tematiche inerenti. Dal 13 al 18 giugno scorso sono state effettuate le riprese, con la partecipazione della “Picus Film Group”, per la realizzazione dei video emozionali dei tre siti in questione. Le riprese sono ora in lavorazione e saranno presentatein occasione della “Settimana della Cultura 2022” di UNI.VO.C.A. in programma dal 23 settembre al 7 ottobre 2022.

5. QR CODE: l’associazione ha realizzato in passato alcuni pannelli esplicativi che sono stati posizionati nella Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso. Questi pannelli avranno ora un QR Code che rimanderà a brevi video di presentazione (audio e immagini).

6. ITINERARI MICAELICI: descrizione dei percorsi devozionali che partendo dalla Sacra di San Michele (e passando dalla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso) vanno verso Roma e Monte Sant’Angelo oppure vanno verso Mont-Saint-Michel oltrepassando le Alpi.

7. CONTEST E SITO INTERNET: i lavori prodotti dai ragazzi durante i laboratori saranno inseriti sui Social e parteciperanno adun Contest, per il quale saranno create due categorie di partecipazione (scuole e famiglie).

Martedì 27 settembre 2022, ore 17,00, presso Educatorio della Provvidenza (corso Trento, 13 – To), in presenza e online, nell’ambito dell’VIII edizione della Settimana della Cultura di UNI.VO.C.A., presenteremo il progetto “PRESENTE!”: i risultati finora conseguiti:

– produzione di tre video emozionali;

– realizzazione di due pubblicazioni per i ragazzi;

– realizzazione di QR Code sui pannelli esplicativi di Sant’Antonio di Ranverso,

– “Itinerario micaelico” dalla Sacra di San Michele alla Precettoriadi Sant’Antonio di Ranverso,

– promozione presso gli istituti scolastici.

Collegamento Agorà del Sapere / Zoom: ID: 96335691649 – PW: 246225 oppure Invito: https://zoom.us/j/96335691649?pwd=NjZ4R1hvMHhiNkp0bXc3OW5NVTNhZz09

Il bossing

Il bossing, con un termine derivato dall’inglese boss, capo, è una forma di mobbing attuato, in ambito lavorativo, scolastico o associativo, da un superiore o da chi sia investito di una qualche forma di responsabilità.

E’ a tutti gli effetti una forma di violenza psicologica attuata per motivi diversi, a seconda dell’ambito in cui si sviluppa, dal genere delle parti coinvolte, e dalle ragioni per cui insorge.

Elemento comune a tutte le forme di bossing è il risultato atteso: le dimissioni, il trasferimento o l’allontanamento della vittima.

In ambito lavorativo, specie in Italia dove per il licenziamento occorrono, nella maggior parte dei casi, una giusta causa ed un giustificato motivo si assiste ad una forma di mobbing mirante alle dimissioni spontanee di un soggetto per permettere l’assunzione di qualcuno raccomandato, per eliminare qualcuno scomodo per le sue idee politiche o per la sua attività sindacale o, semplicemente, perché ragionando con la propria testa ridicolizza l’operato e le decisioni dall’alto spesso prive di utilità per l’azienda.

Talvolta, però, il bossing ha come scopo le dimissioni del mobbizzato quando il licenziamento, ove possibile, comporterebbe per l’azienda il pagamento di indennità notevoli mentre le dimissioni spontanee (per modo di dire) consentirebbero di aggirare l’ostacolo.

In alcuni casi, il bossing è praticato nei confronti di un soggetto che non ha ceduto alle richieste sessuali del (o della) superiore che mette in atto una serie di comportamenti tesi a punire la subordinata per vendicarsi del rifiuto: il film Rivelazioni, con Michael Douglas vittima del mobbing attuato da Demi Moore è un esempio eclatante di tale comportamento.

Questa forma di violenza, però, può essere messa in atto anche nei confronti di un allievo da parte di un docente, di un socio di un‘associazione da parte dei membri del direttivo, di un militare da parte di un superiore gerarchico e le motivazioni possono essere, anche in questo caso, di natura sessuale o, più spesso, di antipatia verso la vittima.

Poiché tale atteggiamento è posto in essere, appunto, da chi ha funzioni apicali o incarichi di responsabilità nell’organizzazione è molto difficile che trovi ostacoli nella sua attuazione da parte di chi assiste agli episodi di bossingo da chi, comunque, ne sia a conoscenza, rendendo difficile punire tali atti persecutori.

Talvolta il mobbing non giunge alla molestia vera e propria, alla vessazione ma si limita ad un demansionamento della vittima, portandola così ad una riduzione dell’autostima, alla depressione perché costretta spesso a vere sinecure o a lavori demotivanti; il risultato atteso, però, non cambia.

Non sempre la legislazione o, nel caso del lavoro, gli accordi sindacali consentono alla vittima di chiedere, ed ottenere, giustizia per la violenza subita; spesso, infatti, risulta davvero difficile dimostrare dove finisca la normale attività gerarchica, con suggerimenti, rimproveri ed eventuali ammonizioni, e dove cominci il bossing. Inoltre, troppo spesso, le vittime evitano la querela nei confronti del boss o dell’azienda temendo ritorsioni ulteriori.

Per comprendere il bossing dal punto di vista della vittima, è importante tenere conto che la molestia sul luogo di lavoro èrappresentata da tutte le condotte improprie in grado di offendere la persona nella sua dignità e integrità psicofisica. Esse comprendono parole e azioni ma anche comportamenti, sottintesi, allusioni, omissione di informazioni e mancata fornitura di strumenti e/o documentazione essenziali per svolgere il lavoro in tempi congrui.

L’abuso di potere, che viene subito percepito, si accompagna a volte ad una manipolazione attuata in modo subdolo, non immediatamente visibile e per questo inizialmente sottovalutata.Frecciate e scherzi di cattivo gusto vengono presi alla leggera e sottovalutati, dando priorità al fatto di mantenere il lavoro e quindi la fonte di sostentamento.

Il risultato è che ogni sera si rientra a casa sfiniti, umiliati e con la sensazione di essere “usati” o di essere presi in giro. In genere non è l’episodio isolato a definire la molestia (a meno che non sia particolarmente grave) ma il ripetersi nel tempo delle stesse condizioni di disagio che innalzano il livello di ansia della vittima. Si innesca allora un circolo vizioso che porta la vittima a stare sulla difensiva provocando e “giustificando” agli occhi dell’aggressore, nuovi attacchi.

Il rifiuto della comunicazione diretta posticipando o negando colloqui, assegnando gli incarichi con comunicazioni scritte o attraverso intermediari, lo screditamento attraverso la svalutazione di qualsiasi iniziativa, l’isolamento attraverso la mancata comunicazione di informazioni o novità importanti, la molestia sessuale (che si esplicita in vari modi che possono sottendere molestia di genere o comportamento seduttivo o ricattatorio ecc), sono alcune delle condotte più frequenti.

In un conteso in cui si pensa che i lavoratori o gli studenti debbano accettare tutto pur di conservare il lavoro o superare un esame, le condotte moleste sono spesso “socialmente accettate”, ritenute parte normale della quotidianità e quindi difficili da sradicare.

Tutto questo ha un costo sia per l’individuo che per l’azienda e, in una società come quella italiana in cui l’intera famiglia viene solitamente coinvolta nei problemi riguardanti il lavoro dei suoi membri, i risvolti negativi si amplificano ulteriormente con i famigliari stessi che risentono del clima negativo e a volte finiscono per stancarsi e colpevolizzare la stessa vittima. Livelli costantemente elevati di ansia, il relativo rilascio continuo deivari ormoni dello stress crea una serie di ripercussioni sul fisico che costringe il lavoratore a periodi sempre più lunghi di assenza dal lavoro, per disturbi che vanno dalle emicranie ai dolori alla schiena, alle ulcere gastro duodenali, alle forme depressive ecc… Se all’inizio lo stress è l’adattamento fisiologico dell’organismo ad una forma di aggressione e quindi una normale reazione di sopravvivenza, nel caso di situazioni di disagio protratte nel tempo i danni diventano inevitabili. Di fronte ad una situazione stressante, di solito, si può scegliere tra la fuga e la lotta ma nel caso di un lavoratore o uno studente o altra situazione di subordinazione, la risposta immediata è la “resistenza” che prima o poi porta allo sfinimento.

Che fare quando si è vittima di tale violenza?  

Sporgere denuncia è l’unico modo per mettere fine alle molestie. E’ un passo che richiede coraggio e determinazione poiché determina la rottura del rapporto di lavoro e non vi è certezza che la denuncia venga accolta né che l’iter giudiziario si concluda con un esito positivo da parte del lavoratore.

Fondamentale, per far valere i propri diritti, è raccogliere elementi che possano provare il dolo (l’intenzione di danneggiare), il nesso di causa tra la molestia e il danno subito, la violazione di un diritto garantito dalla Costituzione e il danno stesso (il peggioramento della qualità della vita).

Se non siamo noi, oggi, le vittime dirette del bossing, non dimentichiamoci che potremmo essere tali domani e senza alcun motivo né preavviso. Per questo è importante combattere sempre e comunque qualsiasi forma di molestia e l’arma più efficace è portarla alla luce, smascherarla senza timori poiché in questi casi, chi tace diventa complice e incentiva il ripetersi di situazioni analoghe.

Sergio Motta

Cristiana Francesia

Al via i progetti del Pnrr sociale per i disabili

La Giunta comunale ha approvato la convenzione con il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali per l’avvio dei 5 progetti, articolati in 10 piani operativi, rivolti alle persone con disabilità rientranti nel PNRR sociale di cui è la Città è titolare.

I progetti accoglieranno 60 persone con disabilità attraverso percorsi individualizzati, di abilitazione, autonomia e formazione-lavoro, riqualificando, al tempo stesso, spazi comunali e del privato sociale. Gli interventi, che si concluderanno entro marzo 2026, hanno ottenuto un finanziamento PNRR di 3.575.000 euro, ai quali si aggiungono 546mila euro di risorse comunali necessarie per riqualificare immobili comunali particolarmente degradati.

Gli immobili pubblici interessati dalla convenzione odierna, nell’ambito dell’investimento ‘Percorsi di autonomia per persone con disabilità’, sono: corso Sicilia 53, l’ex Mulino Cavoretto di corso Moncalieri 266, via Onorato Vigliani 104, via Rubino 82, via Sordevolo 1 angolo via Bologna 90, via Roccavione 11, via degli Abeti 12 e piazza Astengo 10, corso Casale 85, via Ghedini 2. Gli immobili degli enti del terzo settore sono una porzione del convitto Alfieri Carrù di via Accademia Albertina 14 e una unità abitativa in via Monte Albergian 23 bis. Gli edifici pubblici saranno assegnati in concessione agli enti del privato sociale, mentre su quelli privati sarà apposto un vincolo di destinazione d’uso.

Nell’ambito del PNRR sociale, la Città ha candidato 19 progettualità rivolte, oltre che alla disabilità, a persone anziane, minori e in condizioni di marginalità e fragilità, con un finanziamento potenziale di oltre 15 milioni di euro nel prossimo triennio.

Tutti gli interventi sono stati ideati dalla Città insieme agli organismi del Terzo settore attraverso un’ampia procedura partecipativa, che ha coinvolto circa 150 enti del privato sociale, con il costante accompagnamento del Forum del terzo settore, delle organizzazioni sindacali, dell’ASL Città di Torino, dell’Università, del Politecnico e delle rappresentanze di secondo livello.

Secondo l’assessore al Welfare e la vicesindaca con questi progetti si ottiene un doppio risultato: da un lato sostenere le persone con disabilità e le loro famiglie, e dall’altro riqualificare edifici pubblici oggi degradati, a beneficio del territorio e della comunità.

Se la “C” di un imbecille stroppia il nome di una via e di un paese

Diario minimo urbano…vedere e ascoltare per credere

D’accordo. Qualcuno di voi potrà anche dirmi, alla maniera del grande Proietti, ma sì, ma so’ rragazzi! Perché tanto rumore per nulla?. E va bene. Certo non è un gesto terroristico (ci mancherebbe!) con quello che si sente e si vede oggi in giro per il mondo! Ma un gesto da imbecilli, sì. Consentitemelo. Epperbacco! Quando ci vuole ci vuole. Me lo conferma anche Dario, che mi passa vicino, mentre occhi in su osservo il “vil gesto”: Certo che la madre degli imbecilli è sempre incinta, mi sorride e rassicura citando il celebre detto latino Stultorum mater semper gravida. Ma veniamo ai fatti. Ore 9,30 di ieri mattina, solita strada per andare al solito amico bar, a bermi il solito amico caffè. Via Nicola Fabrizi a Torino, attraverso gli assolati (troppo assolati) giardini di piazza Risorgimento dedicati a Francesco Lomonaco (il “Plutarco italiano”), scrittore, filosofo e patriota da Montalbano Jonico precursore dell’Unità d’Italia, imbocco la via Rosta che in un centinaio di metri porta al trafficato corso Francia per lasciarmi all’angolo con via Giacomo Medici, dove appunto mi attende il piacevole dehor, con tanto di simpatiche amicizie acquisite nel tempo, del “mio” caffè. Via Rosta è una bella via, tenuta bene (come suol dirsi), belle e appena appena attempate case e palazzi, gente per bene dal sorriso e dal saluto facile. Mi piace percorrerla. Con calma e attenta curiosità. Mi infilo la FFP2. Alzo gli occhi all’insù e (che é?) resto per un attimo basito. Non può essere! Avrò sbagliato strada? Ma no. Mi guardo intorno con aria perfino un po’ rincoglionita (più del solito) e mi accorgo che tutto è al solito posto. Che io sono anche oggi al solito posto. In via Rosta. Ma, signori miei, via Rosta ha da oggi cambiato nome. Possibile? Via Rosta è diventata, all’angolo con via Vincenzo Nazzaro, via “Crosta”. Proprio così! L’imbecille o gli imbecilli di zona sono tornati a colpire, penso, dopo aver recuperato lo smarrimento. Non di rado capita. Di trovare qualche loro estemporanea esibizione di “street art” per strade e vie di Campidoglio. Dario conferma e alza le braccia al cielo. Imbecilli”! Sì, sì. Però che pena! Possibile che apporre con una pennellata una “C” davanti a Rosta, possa dare tanta soddisfazione e divertimento! Da applausi. Magari il coglione se li aspetta, pure: mi dico. L’avrà fatto nottetempo? O nelle vuote giornate del recente mese vacanziero? Certo non da solo. La targa viaria è almeno a tre metri s. l. m., sul livello del marciapiede. Qualche altro geniale “compagno di merenda” gli avrà fatto scaletta o l’avrà aiutato nell’eroica impresa sorreggendolo su palestrate spalle. Chissà? Ma, intanto, penso qualcuno adesso dovrà provvedere a eliminare quell’obbrobrio. Che magari è lì chissà da quando e non me n’ero mai accorto. Già qualcuno. Chi? Il Comune? Il Quartiere? La Circoscrizione? Saranno già stati interpellati? Magari hanno rimosso. Capita nelle migliori famiglie. Quasi quasi – penso – raccatto uno spazzolone dal lungo manico e ci penso io. Mi prenderebbero per matto. Certo se io abitassi in via Crosta, pardon via Rosta, o fossi un rostese doc, un po’ m’incazzerei a veder trattato così il mio bel paesino, fra i più suggestivi del Torinese, a un tiro di schioppo dalla “Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso” (voluta nel XII secolo dal conte Umberto III di Savoia) e ai piedi del Musiné. Ma tant’é. Chissà per quanto ancora resterà quell’ingombrante “C”?. Sarebbe bello – penso ancora – che sopraffatti da un improbabile rigurgito di vergogna, provvedessero a cancellare il misfatto proprio loro: gli esecutori imbecilloidi compagni di merenda. Magari nottetempo come fatto nella messa in atto dello strategico piano”. Il che mi pare assai utopico. Vedremo. Per intanto mi dirigo, bofonchiando qualche insulto, al bar.

Gianni Milani   

L’Ultima cena tra pubblicità e blasfemia

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

La pubblicità televisiva di una compagnia di intermediazione assicurativa che ironizza sull’Ultima cena con un’allusione alla cattiva compagnia di Giuda e ridicole e leggere battute sulla pasta alla carbonara, sulla pancetta e sul guanciale mi sembra totalmente fuori luogo. Prosegue la serie di Cesare e Bruto che pugnalo’ Giulio Cesare a cui aveva regalato dei coltelli molto taglienti, ma mentre ironizzare sull’omicidio di Cesare non può suscitare reazioni neppure nei sostenitori del cesarismo, il riferimento all’ultima cena di Gesù Cristo, presa a pretesto per delle battute profane, non può non infastidire, se non offendere, la sensibilità non solo dei credenti, ma di chiunque abbia rispetto per i sentimenti religiosi delle persone. L’ultima cena fu un passo drammatico della vita di Gesù prima della passione e della crocifissione durante la quale istituì il sacramento dell’ Eucarestia che durante ogni Messa viene ricordato e, secondo i credenti, rinnovato sull’altare con la consacrazione del pane e del vino.
Viene anche ripresa in maniera anch’essa caricaturale l’ultima cena di Leonardo, un capolavoro dell’arte di ogni tempo. Questa pubblicità rivela un degrado morale generalizzato che consente tutto, anche l’irrisione e la strumentalizzazione commerciale di eventi che per milioni di persone rappresentano qualcosa di molto importante. Questa non è laicità, è qualcosa che rasenta la blasfemia. E come tale va denunciata.
I laici separano il sacro dal profano, la Chiesa dallo Stato, e non accettano la mercificazione di ogni cosa. Questo non è neppure volgare laicismo.
E’ un consumismo indifferente ai sentimenti.
Esiste un codice deontologico della pubblicità che delimita in modo chiaro i confini di ciò che è concesso. Sotto certi punti di vista con intenti diversi, è paragonabile alle vignette anti islamiche della rivista francese” Charlie Hebdo “che provocò un attentato gravissimo per iniziativa di gruppi islamici infuriati. Allora solidarizzai con “ Charlie” ma dissi chiaramente che non è lecito confondere la satira con l’offesa. L’ultima cena merita rispetto per ciò che rappresenta non solo per i credenti.