RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO- Pagina 14

Il Siulp sull'uso del taser

 IN MERITO ALLE DICHIARAZIONI DEL VICE SINDACO DI TORINO

Spiace constatare come alcuni politici che non credo abbiano mai avuto occasione di trovarsi a dover fermare o controllare un soggetto “alienato” o anche semplicemente alterato a seguito di assunzione di sostanze psicotrope eccitanti o semplicemente riluttante ai controlli di polizia, abbiano la bontà di pontificare, senza magari interpellare gli organi competenti, circa l’inutilità dell’utilizzo del taser. Premesso che lo strumento che lancia dardi elettrici per immobilizzare soggetti recalcitranti al  controllo di polizia è da molti anni in uso negli Stati Uniti, in Francia e in molti altri Paesi dalla cultura decisamente democratica, quello che lascia esterrefatti e sentire come le forze dell’ordine a mani nude sarebbero più che sufficienti per fermare  soggetti aggressivi e violenti. Forse  il Vice Sindaco non sa, che proprio per cercare di fermare persone pericolose e poco disponibili ai controlli di polizia molti poliziotti,  statisticamente troppi, per fronteggiare una resistenza a pubblico ufficiale, diventano spesso ospiti non previsti degli ospedali di Torino riportando ferite più o meno gravi. E non solo i poliziotti, ma agendo a mani nude, finisce per farsi male, purtroppo, anche lo stesso esagitato soggetto riluttante all’arresto il quale, bloccato a mani nude e con opportune tecniche operative, non sempre esce dalla inevitabile colluttazione incolume. Il taser in sintesi dichiara Eugenio Bravo è uno strumento non solo utile ma inevitabile per rendere efficace il contrasto alla resistenza, alla violenza, alla spregiudicatezza di chi prova soddisfazione ad affrontare fisicamente le forze dell’ordine, nella speranza di ferirne qualcuno , come già accaduto. In pratica il taser evitando il contatto fisico con il soggetto violento evita che qualcuno possa farsi male anche perché, forse sfugge un particolare: il taser non può essere usato indiscriminatamente ma deve seguire un preciso protocollo che stabilisce quando, come e perché sia indispensabile farne uso. Ad oggi la sperimentazione del taser a Torino è a cura dei Carabinieri e risulta che, in  alcuni casi, la semplice minaccia di utilizzarlo ha persuaso violenti rissaioli a desistere dalla rissa e dalla successiva resistenza a pubblico ufficiale. Pertanto, il giudizio di chi vive questa reale situazione sociale, non può che essere positivo.

 Siulp Torino, il segretario Eugenio Bravo

Ztl allungata, Roberto Rosso (Fdi): “La mazzata definitiva per un commercio in agonia”

“Un’altra decisione sbagliata, limitativa, una punizione non meritata per i commercianti del centro: allungare il divieto di transito nella Ztl sino alle 19.30, quindi per tutto l’orario d’apertura dei negozi, significa dare la mazzata definitiva a un settore già agonizzante”. Così Roberto Rosso, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale, commenta la decisione della Giunta Appendino, di chiudere praticamente per tutta la giornata alle auto la zona centrale della città. “La Appendino non si è accorta che Torino è l’unica città al mondo dove qualche genio ha costruito una metropolitana che accuratamente non passa nella Ztl? Si è accorta delle tante serrande abbassate in centro, delle grandi difficoltà del commercio, che già sta combattendo contro la grande distribuzione e colossi come Amazon? Quanti posti di lavoro dovremo ancora perdere perché la sete di vendetta di questa giunta si plachi e lasci la città sopravvivere? È necessario il ritiro immediato di questa proposta insensata”.

ELEZIONI UNIVERSITARIE: ASSALTO DEI CENTRI SOCIALI AD UN BANCHETTO DEL FUAN – AZIONE UNIVERSITARIA

Tensione questa mattina al campus Einaudi, dove i centri sociali hanno più volte tentato di sfondare un cordone di Polizia a tutela di un volantinaggio degli studenti di destra del FUAN – Azione Universitaria
«Questa mattina, come studenti del FUAN – Azione Universitaria, candidati in tutti i principali organi di rappresentanza studentesca per le elezioni del 19 e del 20 marzo, stavamo svolgendo un volantinaggio autorizzato al Campus Einaudi -spiega Andrea Montalbano, responsabile del FUAN (unica lista di destra presente alle elezioni universitarie) -, quando un gruppo dei centri sociali e della lista di sinistra Studenti Indipendenti ha tentato di aggredirci. Come già accaduto in passato, i ragazzi del FUAN non hanno rinunciato a portare a termine il loro volantinaggio, continuando a distribuire agli studenti di passaggio il materiale elettorale che riporta il nostro programma. Oggi – continua Montalbano – i collettivi di sinistra hanno per l’ennesima volta mostrato il loro vero volto, cercando di impedire a degli studenti di manifestare le proprie idee all’interno dell’Università. Come già fatto in più occasioni, abbiamo ribadito con la nostra presenza che l’Università non è il luogo in cui imporre il pensiero unico e che non ci arrenderemo, continuando a rappresentare, come facciamo da sempre, la voce di tutti gli studenti liberi in Università. Per questo – conclude Montalbano – il FUAN sarà presente alle elezioni del 19 e 20 marzo».

Metro 2 e risparmi Tav

“Apprendo con soddisfazione che Mino Giachino, ‘a dicembre’, come tiene a sottolineare, ha avuto l’idea di finanziare la Metro2 di Torino con i risparmi della Tav. Me ne compiaccio e gli faccio molti complimenti. Ma devo purtroppo smentirlo, non ho copiato la sua idea. Anzi, non l’ho nemmeno avuta io, quell’idea. Se interessa, posso spiegare ancora la mia posizione: ho letto e sentito diverse volte il vicepremier Matteo Salvini – che in questo momento ha più potere decisionale di me e di Giachino – dire di voler risparmiare un miliardo dalla Tav e destinarlo alla realizzazione della seconda linea della Metro torinese. Forse lui avrà copiato l’idea da Giachino, non so, ma non mi pare troppo rilevante. È invece rilevante che un vice primo ministro dica una cosa del genere. A questo punto, ribadisco, è dovere della politica torinese e piemontese cogliere la palla al balzo, perché qui si prospettano due vantaggi: sia la Tav, sia la seconda linea Metro, quanto mai necessaria per la città. Anche per questo ho preparato una mozione, che presenterò lunedì in Consiglio comunale, che impegni la Giunta a farsi parte attiva con il governo perché queste parole di Salvini diventino atti formali e non restino pie intenzioni”.

 

Roberto Rosso, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale di Torino

Suk e anarchici, esposto di FdI in procura

“NESSUNA RESA ALL’ARROGANZA ANARCHICA”
“Mentre il PD con il presidente di Circoscrizione 7 Deri cala la maschera del finto legalitarismo proponendo all’Amministrazione comunale di arrendersi all’abusivismo del suk “Barattolo”, noi Fratelli d’Italia andiamo nella direzione opposta, presentando un esposto in Procura per fermare la zona franca di assoluta illegalità che gli anarchici stanno consolidando in Borgo Aurora e Borgo Dora: non ha senso sgomberare un centro sociale se poi si lascia agli occupanti il controllo di pezzi interi di Torino, con una crescente pericolosità che non va sottovalutata” attaccano Patrizia Alessi (capogruppo FDI in Circoscrizione 7), Maurizio Marrone (dirigente nazionale FDI) e Augusta Montaruli (parlamentare FDI), che spiegano “Sin dalla sua nascita il suk del cosiddetto ‘libero scambio’ è stato usato dagli anarchici per imporre degrado e spadroneggiare nell’illegalità diffusa, ora la disobbedienza sul trasferimento stabilito dall’Amministrazione Appendino è spalleggiato da ex Asilo occupato, Comitato Oltredora e Neruda, cedere al braccio di ferro degli antagonisti sarebbe un errore imperdonabile: per questa ragione chiediamo a Palazzo di giustizia su eventuali profili di omissione della Giunta comunale, reiterata ormai da settimane, nel far ottemperare le sue stesse delibere”.

“IL COMUNE DI TORINO VUOLE CHIUDERE UN PREZIOSO LUOGO DI INTEGRAZIONE. SCELTA MIOPE E PERICOLOSA”

CENTRO ITALO-ARABO. INTERVENGONO BOETI, BARICCO, LEO

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Non rinnovare la concessione con il Centro italo-arabo Dar al Hikma significa una sola cosa: che si vuol chiudere una realtà che da anni lavora concretamente a favore dell’integrazione, del multiculturalismo e del dialogo interconfessionale. Il Centro creato dallo scrittore Younis Tawfik fa integrazione da quando a Torino questa parola era poco più che un auspicio. In via Fiochetto si promuovono importanti attività culturali, corsi di lingua e di cultura araba ed italiana, qui è stata creata una vera comunità dove persone provenienti da culture e Paesi diversi, con fedi diverse, si incontrano e si riconoscono in valori e regole condivise. Senza dimenticare come il Centro abbia sempre offerto generosamente la propria sede per decine di iniziative di solidarietà come quelle a favore delle popolazioni siriane e curde. Il Dar al Hikma è un luogo prezioso per Torino. Un luogo di pace, di fratellanza, di solidarietà, di tolleranza. Un luogo dove si vincono i pregiudizi e si contrastano gli integralismi (ricordiamo, tra le altre iniziative, il convegno internazionale ‘Islam contro islamismo’ organizzato dal Dar al Hikma in collaborazione con il comitato Diritti Umani ed il coordinamento interconfessionale ‘Noi siamo con voi’, che ha visto presenziare a Torino le massime personalità culturali e religiose del mondo islamico). Un impegno portato avanti in questi anni da Younis Tawfik non solo con il Centro di cui è presidente ma all’interno del Comitato regionale Diritti Umani, dove da sempre è tra i partecipanti più attivi. Considerare il Dar al Hikma alla stregua di un ristorante etnico è segno di ignoranza e di miopia. La scelta di rinnovare la convenzione sulla base di motivi a dir poco pretestuosi, dimostra che l’amministrazione comunale vuol fare piazza pulita di quei mondi che creano vera integrazione. Come Comitato regionale dei Diritti Umani faremo tutto il possibile per opporci ad una scelta sbagliata e pericolosa.

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Nino BOETI,  Enrica BARICCO, Giampiero LEO

Ufficio di Presidenza Comitato Diritti Umani Regione Piemonte

Giornata Mondiale per la Giustizia Sociale. L’Italia è al quartultimo posto

Rosina (Assistenti sociali piemontesi): “Il Comune è uno snodo centrale di attuazione delle politiche sociali. Sì a progetti con finalità di inclusione e di empowerment”

22 febbraio, Torino. La Giornata Mondiale della Giustizia Sociale è una ricorrenza internazionale celebrata a febbraio, indetta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite dall’anno 2007 per promuovere il tema della giustizia sociale a livello mondiale. Il 20 febbraio, l’Ordine Assistenti sociali del Piemonte ha celebrato la Giornata Mondiale per la Giustizia Sociale, mentre la presidente Barbara Rosina partecipava ad una tavola rotonda a Dire, a Roma, per parlare di aggressioni contro gli assistenti sociali insieme all’onorevole Seracchiani e a Silvia Mordeglia, Presidente della Fondazione degli assistenti sociali e coordinata da Sandra Zampa. Dare accento alla Giornata Mondiale per la Giustizia Sociale significa sostenere gli sforzi delle istituzioni nell’eliminazione della povertà, nella promozione dell’impiego per tutti e del lavoro dignitoso, nell’uguaglianza di genere e nell’accesso al benessere sociale. Nel portare avanti tali obiettivi gli assistenti sociali hanno un ruolo centrale, ed ha avuto un senso particolare parlare di giustizia sociale in un evento in cui si è parlato della violenza contro chi opera perché la giustizia sociale si realizzi. L’istituto Bertelsmann-Stiftung ha pubblicato, nel 2017, il quarto rapporto annuale sulla giustizia sociale in Europa: il Social Inclusion Monitor Europe, che si basa sulla misurazione del Social Justice Index, composto da sei dimensioni e relativi indicatori. Le dimensioni riguardano: la prevenzione della povertà, l’equità nell’istruzione, l’accesso al mercato del lavoro, la coesione sociale e la non-discriminazione, la salute, la giustizia intergenerazionale. L’Italia è al quartultimo posto, appena sopra la Grecia, la Romania e la Bulgaria. Si colloca tra il 23° e il 26° posto su 28 paesi UE in tutte le dimensioni, con l’eccezione della tutela della salute dove è 19°. La peggiore performance è comunque nell’ambito della giustizia intergenerazionale, dove si colloca al 26° posto: peggio di noi vi sono solo la Grecia e Cipro. Paola Vaio, Vice-Presidente dell’Ordine regionale nonché assistente sociale di territorio, afferma: «In un quadro contraddistinto da aumento dell’esclusione e dell’ineguaglianza, la nostra comunità professionale è chiamata a rafforzare l’impegno, per garantire che tutte le persone, senza discriminazione alcuna, abbiano accesso alle opportunità di miglioramento della propria vita, e che siano garantite ad ognuno le condizioni di vivere e non solo di sopravvivere. L’impegno professionale, in questo processo di cambiamento a favore e a fianco delle persone, rischia tuttavia di essere fallimentare se non vi è un ambiente politico-istituzionale in grado di offrire le condizioni minime di benessere». «I bisogni sociali, – dichiara Barbara Rosina – considerabili come sentimenti, percepiti e vissuti di vuoto, emergono prepotentemente nei servizi sociali comunali. Il Comune è uno snodo centrale di attuazione delle politiche sociali e il posto in cui le decisioni di politiche di welfare prendono forma e si concretizzano. Come ben chiarito da Teresa Bertotti nel volume “Il servizio sociale in Comune”, è il Comune il luogo in cui si definiscono e si decidono i vincoli a cui le risorse sottostanno e le modalità concrete con cui si applicano. Risulta, quindi, evidente quanto l’operazione appena descritta sia determinate nel caratterizzare servizi che vadano verso la direzione di una maggiore giustizia sociale oppure no. Non basta mettere giù progetti i cui i destinatari sono i poveri, gli emarginati, e così via. È necessario che le finalità siano quelle dell’inclusione, dell’empowerment e della responsabilità collettiva».

 

Tav, Rosso (FdI): “Metro2 Torino, si colga la palla al balzo”

Tagliare i costi del Tav, come vuole fare Salvini e come la mozione congiunta Lega 5stelle lascia intendere, può essere un affare per Torino”, dichiara Roberto Rosso, capogruppo in comune per Fratelli d’Italia. “Anche perché Salvini – spiega Rosso – ha aggiunto che un miliardo risparmiato verrà usato per la seconda linea metro del nostro capoluogo. Invece che starnazzare in modo strumentale, la politica torinese si aggrappi a queste parole e ottenga promesse concrete in questo senso. I parlamentari piemontesi dovrebbero presentare una mozione specifica per l’utilizzo di questo miliardo per la linea 2 e vediamo se la Lega non la vota”.

TyssenKrupp, Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana-Leu): “lo Stato italiano si faccia sentire”

“Da inchiesta delle Iene scopriamo che c’è una richiesta in Germania di non applicare la sentenza di condanna per i manager responsabili di sette morti”
“Sono molto arrabbiato, ho guardato il servizio della trasmissione tv Le Iene sul processo ThyssenKrupp e sui due manager tedeschi che, nonostante una sentenza di condanna arrivata tre anni fa, se la stanno godendo tranquilli in Germania, mentre le famiglie dei 7 operai morti in quell’incendio di 11 anni fa a Torino chiedono  giustizia. Sono indignato  perché scopro  che probabilmente un tribunale tedesco invaliderà il processo italiano (dopo tre gradi di giudizio), quindi lasciando liberi e incolpevoli due manager di una multinazionale che fattura 40 miliardi l’anno, ma non aveva le giuste misure di sicurezza nell’acciaieria di Torino. E lo scopriamo con un fuori onda, in cui il giudice del tribunale tedesco sembra quasi ridere divertito dalla cosa.” Lo scrive su Facebook il segretario nazionale do Sinistra Italiana Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali. “Sono indignato  – prosegue il leader di SI – perché a maggio scorso avevo chiesto in una interrogazione al governo di occuparsi della vicenda, ma non ho ancora ricevuto risposta da nessuno e devo scoprire le verità da un servizio televisivo, su una storia che ha assunto ormai i contorni di una questione di Stato. Perché quando muoiono 7 lavoratori in un’azienda deve essere una questione di Stato.” “Lo dico chiaro: se davvero la Germania intende proteggere i suoi due manager, io credo che l’Italia dovrà  ricorrere alla Corte di Giustizia europea, accompagnando per mano in questo percorso le famiglie degli operai morti. Deve farlo lo Stato, in rappresentanza dei cittadini italiani, perché 7 morti in un incendio evitabilissimo se solo ci fossero state le misure di sicurezza, sono un fatto drammatico che riguarda tutti i cittadini italiani. Mi aspetto estrema determinazione dal governo italiano e se l’aspettano tutti i cittadini italiani che hanno a che fare con il lavoro, con lo sfruttamento e con la mancanza di sicurezza. Conte, Bonafede, Moavero, battete un colpo – conclude Fratoianni – Subito.” Lo rende noto l’ufficio stampa di SI-Leu.

TyssenKrupp, Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana-Leu): "lo Stato italiano si faccia sentire"

“Da inchiesta delle Iene scopriamo che c’è una richiesta in Germania di non applicare la sentenza di condanna per i manager responsabili di sette morti”
“Sono molto arrabbiato, ho guardato il servizio della trasmissione tv Le Iene sul processo ThyssenKrupp e sui due manager tedeschi che, nonostante una sentenza di condanna arrivata tre anni fa, se la stanno godendo tranquilli in Germania, mentre le famiglie dei 7 operai morti in quell’incendio di 11 anni fa a Torino chiedono  giustizia. Sono indignato  perché scopro  che probabilmente un tribunale tedesco invaliderà il processo italiano (dopo tre gradi di giudizio), quindi lasciando liberi e incolpevoli due manager di una multinazionale che fattura 40 miliardi l’anno, ma non aveva le giuste misure di sicurezza nell’acciaieria di Torino. E lo scopriamo con un fuori onda, in cui il giudice del tribunale tedesco sembra quasi ridere divertito dalla cosa.” Lo scrive su Facebook il segretario nazionale do Sinistra Italiana Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali. “Sono indignato  – prosegue il leader di SI – perché a maggio scorso avevo chiesto in una interrogazione al governo di occuparsi della vicenda, ma non ho ancora ricevuto risposta da nessuno e devo scoprire le verità da un servizio televisivo, su una storia che ha assunto ormai i contorni di una questione di Stato. Perché quando muoiono 7 lavoratori in un’azienda deve essere una questione di Stato.” “Lo dico chiaro: se davvero la Germania intende proteggere i suoi due manager, io credo che l’Italia dovrà  ricorrere alla Corte di Giustizia europea, accompagnando per mano in questo percorso le famiglie degli operai morti. Deve farlo lo Stato, in rappresentanza dei cittadini italiani, perché 7 morti in un incendio evitabilissimo se solo ci fossero state le misure di sicurezza, sono un fatto drammatico che riguarda tutti i cittadini italiani. Mi aspetto estrema determinazione dal governo italiano e se l’aspettano tutti i cittadini italiani che hanno a che fare con il lavoro, con lo sfruttamento e con la mancanza di sicurezza. Conte, Bonafede, Moavero, battete un colpo – conclude Fratoianni – Subito.” Lo rende noto l’ufficio stampa di SI-Leu.