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Boero (PdF):” Il farmaco cura e il bimbo in grembo non è una malattia da curare”

Lettera aperta al Ministro Speranza con l’invito a far rispettare la legge 194/78

Illustre Ministro Speranza,

mi incuriosisce molto capire come un decreto ministeriale possa scavalcare la legge dello Stato a piè pari, ma mi indispone  anche l’uso del termine “aborto farmacologico” perché i farmaci curano, e qui non c’è malattia da curare!

Bisogna, quindi, parlare di aborto chimico perché il prodotto che si usa è un prodotto chimico e lo scopo è sopprimere un figlio!

Se si usasse una terminologia appropriata, e qui giornalisti hanno delle responsabilità, ci sarebbe un maggiore margine di riflessione. Questa è infatti quella che serve in queste circostanze.

Ministro Speranza perché non si preoccupa di far rispettare la legge 194/78 nella prima parte?

Quella che titola la legge  e si impegna per la tutela della maternità (art.1, 2 e 3)?

Quella che dovrebbe aiutare le mamme ad accogliere i figli concepiti?

La sua è una condotta omissiva che i giudici dovrebbero sanzionare pesantemente.

E’ infatti un Suo obbligo far rispettare la legge.

Invece lei amplia la possibilità di interrompere le gravidanze in un Paese poverissimo di figli.

Vista dall’esterno è chiaramente una condotta criminale.

Sempre la legge prescrive che la donna sia pienamente informata sull’atto abortivo (art.14). Si sa che questo non viene fatto e sarebbe facilissimo da documentare e tutti, compresi quelli che debbono far rispettare la legge, si girano dall’altra parte.

In parte è comprensibile perché  è veramente imbarazzante fare finta di non sapere quanto la scienza ha scoperto nelle fasi iniziali della vita di un figlio e di ignorare le immagini ecografiche che dimostrano  la bellezza della straordinaria relazione tra madre e figlio sin dai primi momenti del concepimento.

Ministro Speranza, Le  porgo un invito per  visitare uno dei Centri di aiuto alla vita o alle Scuole di maternità che abbiamo attive a Torino per farLe vedere che c’è modo di offrire alle donne in attesa di un figlio alternative  ai trattamenti chimici rispettando  così la legge.

La invito ancora a chiedere al presidente del Consiglio Conte , di copiare in un DPCM il testo della proposta di legge “Reddito di maternità” già pronta e corredata da migliaia di firme raccolte dal Popolo della Famiglia: sarebbe il migliore investimento per risollevarci con o senza COVID.

Valter Boero

Popolo della Famiglia-Piemonte

Commercio, Napoli (Fi): “Bene i fondi per Torino”

È una notizia positiva l’inclusione di Torino nell’elenco delle città che avranno accesso ai contributi a fondo perduto per il sostegno alle attività turistiche e commerciali.

Si tratta di un ristoro molto parziale rispetto ai danni sofferti da quelle attività a causa del lockdown e del perdurante allarme per la diffusione del coronavirus. L’auspicio è adesso per l’adozione di misure strutturali e permanenti da parte del Comune per favorire le attività commerciali e turistiche in un momento particolare di crisi, soprattutto con riferimento all’automotive.

on. Osvaldo Napoli, capogruppo di Forza Italia al Comune

Tre consiglieri regionali restituiscono il bonus per le partite Iva

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I primi due politici piemontesi  che avevano chiesto e ricevuto  il bonus per le partite Iva, tra i duemila amministratori sparsi per l’Italia che hanno fatto la stessa richiesta , sono usciti allo scoperto. E c’è anche un consigliere Pd

Si tratta di  Claudio Leone, 53 anni, di Rivarolo Canavese e Matteo Gagliasso, 27 anni, di Alba.

Entrambi della Lega sono stati eletti per la prima volta in Consiglio regionale, e sono detentori di partita Iva.

Hanno fatto sapere di avere già restituito il bonus all’Inps.

In giornata si è appreso che anche un terzo consigliere, questa volta del Pd, Diego Sarno, ha avuto il bonus e afferma di averlo dato in beneficenza.

Cinquant’anni di Regione. Calleri di Sala, il Presidente

La Regione Piemonte a cinquantanni dalla sua nascita. Suo primo Presidente fu Edoardo Calleri di Sala, esponente della Democrazia Cristiana, con un’ampia esperienza antecedente di sindaco

Il 13 luglio 1970, esattamente cinquant’anni fa, nasceva la Regione Piemonte, vale a dire quel giorno, che era un lunedì (come quest’anno), i cinquanta membri del primo Consiglio Regionale del Piemonte, riuniti nel palazzo delle Segreterie di piazza Castello, diedero avvio alla fase costituente dell’Ente, previsto dal Carta Costituzionale del 1948.

Dieci giorni dopo la seduta che aveva decretato l’elezione del presidente del Consiglio Regionale, il socialista Paolo Vittorelli, nel corso della seduta del 23 luglio fu nominato primo Presidente della Regione Piemonte il conte Edoardo Calleri di Sala, esponente dell‘allora partito della Democrazia Cristiana.

“Oggigiorno la nascita delle Regioni italiane afferma Guido Calleri di Sala – non rappresenta un avvenimento che venga moltoapprofondito dal punto di vista storico come, invece, si meriterebbe,e, con tutta probabilità, il cinquantesimo anniversario della loro fondazione, coinciso purtroppo con un anno di emergenza sanitaria, certo non ha agevolato la promozione di eventi tali da poterricordare un passaggio storico epocale come fu quello rappresentato dalla nascita delle regioni, nell’avvio del processi di decentramento edi autonomia differenziata.

Calleri a Torino con Maria Callas

“La figura di nostro padre – spiega Maria Clotilde Calleri di Sala – è  sicuramente stata emblematica per l’avvio della Regione Piemonte. Nonostante la sua formazione universitaria fosse maturata in campo medico ( era laureato in Medicina con specializzazione in Otorinolaringoiatria ), la sua passione politica sorse ben presto, tanto da spingerlo ad impegnarsi per il suo territorio,  divenendo sindaco di Bricherasio, dove abitava, e  ricoprendo questo incarico dal 195q al 1960. Successivamente divenne sindaco di Moncalieri nel 1965, ma vi rimase in carica per poco perché nel luglio dello stesso anno fu dimissionario in quanto eletto Presidente del Cassa di Risparmio di Torino. Egli proveniva da una famiglia in cui risultavano centrali l’impegno per il prossimo, per la comunità e per lo Stato. Suo padre, Guido Emilio Calleri di Sala, era ammiraglio della Regia Marina ed i fratelli erano in Marina ed in Aviazione“.

“L’epoca in cui mio padre – aggiunge Guido Calleri di Sala – fu sindaco di Bricherasio coincise con gli anni Sessanta, che rappresentarono un decennio di grande trasformazione e rinascita industriale per il nostro Paese. Furono costruite, a livello locale,alcune vie di comunicazione fondamentali, servizi essenziali evenne introdotta anche, in paesi come Bricherasio, l’elettricità. Mio padre ( Edoardo Calleri di Sala) era un uomo sicuramente progressista per i tempi, nel senso che aveva perfettamente compreso l’importanza rappresentata, per il progresso del territorio,da parte della costruzione di infrastrutture. Quando ricoprì il mandato di Presidente della Regione, promosse, infatti, la costruzione del primo tratto della Torino-Bardonecchia e di un tratto della TorinoPiacenza. Diede anche avvio alla creazione di una società per la costruzione della metropolitana torinese. Negli anni in cui fu Presidente della Regione mantenne anche l’incarico di Presidente della Cassa di Risparmio di Torino, ricoperto dal 1965 “.

“Erano anni – spiega Maria Clotilde Calleri di Sala –  quelli, durante i quali mio padre fu presidente della Regione e, ancor prima,sindaco in cui fare politica aveva un significato abbastanza diverso da quello che ha assunto nella società  odierna. Chi ricopriva incarichi di responsabilità  aveva alle spalle un lungo percorso di preparazione politica, una vera e propria gavetta di “scuola politica, già a partire dagli anni giovanili, che spesso affondata le radici nello stesso associazionismo giivanile. I partiti, come la Democrazia Cristiana in cui papà ( Edoardo Calleri di Sala) militava, erano contraddistinti da correnti interne, ma tra i rappresententanti ed i militanti delle singole correnti era presente un profondo rispetto reciproco. Mio papà faceva parte della corrente dorotea, ma aveva un attimo rapporto di stima e di dialogo con Carlo Donat Cattin, esponente della corrente di sinistra della Dc, e con lo stesso Giorgio Merlo, che avrebbe ricoperto l’incarico di presidente della Commissione di Vigilanza della Rai, ed anche con Gianfranco Morgando.

Intensi e fraterni furono anche i rapporti precisa Guido Calleri di Sala con altri esponenti della Torino intellettuale e politica a lui contemporanea, quali l’esponente democristiano Silvio Lega, che è stato vicepresidente della Delegazione per le Relazioni con i Paesi della Europa dell’Est e membro della Commissione per i Bilanci, l’onorevole Giuseppe Botta, che rivesti’ il ruolo di Presidente della Commissione Ambiente e Lavori Pubblici della Camera, l’onorevoleed eurodeputato Vito Bonsignore, e Rolando Picchioni, dal ’95 al ’98 Presidente del Consiglio regionale del Piemonte“.

Oggi la Fondazione Donat Cattin sta avviando un’ampia ricerca –prosegue Guido Calleri di Sala di documenti che sono la testimonianza diretta del dialogo tra esponenti politici che hanno collaborato con Carlo Donat Cattin. Siamo stati interpellati per poter raccogliere lettere scritte da nostro papà, capaci di testimoniare anche l’attiva collaborazione ed il dialogo presenti tra nostro padre elo stesso Donat Cattin anche negli anni in cui, a Torino, fu sindacoGiovanni Porcellana, esponente della DC“.

Edoardo Calleri di Sala era un politico daltri tempi e preparazione, sempre curioso nei confronti della realtà politica e civile del suo tempo, attento lettore di diversi quotidiani e, soprattutto, uomo dotato di grande temperamento.

Ricordo – conclude la figlia Maria Clotilde – la grande ampiezza di vedute politiche di nostro padre e l’importanza che per lui fu sempre rappresentata dal confronto con le altre compagini politiche. Un giorno mi portò ad assistere in piazza Castello ad un comizio tenuto da Marco Pannella perché, secondo lui, era importante conoscere a fondo il pensiero degli avversari politici, sempre da rispettare.

Mara Martellotta 

Avetta (Pd): “Importanti investimenti per la rete stradale”

Finalmente si raccolgono i frutti dell’inversione di marcia degli ultimi anni: è stata giustamente archiviata la politica dei tagli dissennati agli enti locali. Oggi la Città Metropolitana è un ente in salute che, sulle infrastrutture, può recuperare il ruolo che le spetta, quello di attore principale”

In Città Metropolitana è stata votata all’unanimità la variazione al Documento unico di Programmazione che consente, dopo tanta attesa, di realizzare importanti investimenti sia sulle strade provinciali sia sulle scuole dei nostri territori”. Lo annuncia Alberto AVETTA (Consigliere Metropolitano PD), che sottolinea come la Città Metropolitana abbia giustamente concentrato l’attenzione sul Canavese e sul Chivassese dando corso, di fatto, alla programmazione e ai progetti ereditati dalla ex Provincia.

“Sono particolarmente soddisfatto perché, grazie anche alla determinazione dei Sindaci, è stata finanziata la rotatoria tra la SP 56 e 78 nel Comune di Vestignè (350 mila euro), crocevia che porta al Castello di Masino e che era già stata oggetto di un protocollo che su mia iniziativa avevano sottoscritto il FAI e l’allora Presidente Saitta. Del pari sono stati finanziati lavori molto attesi che interessano il Comune di Castellamonte, ossia la rotatoria in frazione S. Antonio sulla SP 222 (250 mila euro), i lavori stradali per le frazioni di Campo e Muriaglio (200 mila euro), gli interventi sulla SP 590 per i Comuni di Casalborgone, Lauriano, Cavagnolo e Monteu da Po (350 mila euro) e quelli sulla SP 158 di Garzigliana (250 mila euro) e sulle SP 24 e 197 di Avigliana (260 mila euro)”

Locatelli (Prc-Se): “le rassicurazioni di Fca sul futuro valgono zero”

 “Si riprenda la lotta”

“Le rassicurazioni che Fca ha fornito all’Unione Industriali  per quanto riguarda gli impegni in divenire  valgono zero” sostiene Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc-Se di Torino.

Continua Locatellli . “Tra le tante parole al vento  leggiamo che Pietro Gorlier, responsabile delle attività europee di Fca, ha ribadito la centralità dell’area torinese, nell’ambito della valorizzazione della filiera nazionale e delle competenze nazionali,  per quanto attiene agli impegni assunti sul piano delle produzioni e degli investimenti del settore automobilistico. “Fiducioso” sulle ampie rassicurazioni date il presidente degli industriali di Torino Giorgio Marsiaj, alla faccia della decisione dell’azienda di spostare la piattaforma di Fiat e Lancia fuori dall’Italia, ultimo scippo in ordine di tempo operato da Fiat-Fca dopo aver usato e abusato di una montagna di soldi pubblici. Siamo alle solite. Alla vigilia della nascita del nuovo gruppo automobilistico per via della fusione Fca Psa l’azienda continua a fare i propri comodi senza alcun vincolo o intervento di controllo da parte dello Stato italiano. Così si va a finire male. Nessun credito alle promesse di Fca e degli industriali torinesi, nessun affidamento ad un governo latitante. Si riprenda la lotta per salvare l’automotive a Torino e in Italia”.

(foto: il Torinese)

Centrosinistra, Verdi – Europa Verde chiedono patto generazionale


Il capoluogo piemontese da tempo in profonda crisi, ha bisogno di un centrosinistra rinnovato nelle persone e nei temi, per poter avere la possibilità di vincere le prossime amministrative del 2021. Serve un patto generazionale che tenga conto delle sfide del futuro sia dal punto di vista economico che ambientale.

Torino, come più volte ribadito, ha un’assoluta necessità di attuare un “Green New Deal Metropolitano” che possa creare quell’humus in grado di creare nuovi posti di lavoro attraverso “investimenti verdi”.

Noi Verdi-Europa Verde, crediamo che ci sia il bisogno di salvaguardare la bellezza della nostra città, creando un clima che favorisca il benessere, il rispetto dell’ambiente, la solidarietà, l’inclusione e lo sviluppo tecnologico.
Vogliamo che questi temi non vengano e non devono più essere utilizzati COME MERE FRASI DI PROPAGANDA, ma crediamo che debbano essere “il fine ultimo” di un nuovo progetto politico aperto ed il più possibile inclusivo.

Per noi la politica è un impegno giornaliero nel risolvere i problemi concreti dei cittadini, rifiutiamo la logica di ammucchiate create solo a fini elettorali.
Se si vogliono confondere i cittadini con liste civetta che usano l’ ecologismo soltanto al momento delle elezioni dobbiamo dire ai Torinesi la verità: l’ unico  partito ecologista e progressista sono i Verdi Europa Verde( della grande famiglia dei Verdi Europei) che sarà presente alle prossime elezioni comunali con una propria lista.

Tiziana Mossa Co- portavoce regionale dei Verdi Europa Verde Piemonte   e i Co- Commissari Verdi Europa Verde Torino Antonio Fiore ed Angela Plaku

A proposito di Enrico Berlinguer

A proposito di Enrico Berlinguer. Sicuramente uno dei più bravi e capaci politici del novecento
italiano. Uno dei più bravi politici italiani in un contesto di bravi politici italiani. Enrico Berlinguer
ora tirato per la giacchetta per giustificare l’attuale insipienza. Ovviamente con la domanda:

come mai siamo caduti così in basso? Qualità dell’attuale classe politica decisamente
scarsa ed ignorante. Non tutta la classe politica, ma nella sua stragrande maggioranza,
decisamente sì. Viceversa, per l’appunto, l’ intera classe politica di allora faceva del sapere un
argomento irrinunciabile del proprio agire politico.

In particolare, in quegli anni si faceva la gavetta studiando, studiando, studiando. Altro contesto,
indubbiamente. Una classe politica che sceglieva i propri successori. Almeno nel Partito
Comunista. La famosa formazione dei quadri. Non era solo orientamento ideologico o
indottrinamento, ma anche, se non soprattutto formazione e studio.

Enrico Berlinguer fece pure la galera in Sardegna perché sobillatore, e nel mentre studiava e si
laureava. Con la solita ironia Giancarlo Pajetta raccontava che, sia in galera come al confino agli
antifascisti come ai comunisti non gli rimaneva altro di studiare e leggere tutto quello che era
possibile leggere.

Berlinguer vedeva il giovane Massimo D’Alema un suo possibile successore. Sapere fa rima con
intelligenza. Enrico Berlinguer che ha avuto le palle di dire ai sovietici a Mosca: è esaurita la spinta
propulsiva della rivoluzione d’Ottobre. Letta in un altro modo, cari compagni del Pcus non la fate
più da padrone, ed io mi sento più sicuro sotto l’ombrello della Nato.

Altro che strappo, era proprio una rottura, che comunque Berlinguer non riuscì a portare a
termine, e non solo per la sua prematura morte.

Qualcosa nel suo intimo doveva essere successo dopo il 3 ottobre del 1973 sulla strada
per l’aeroporto di Sofia. I comunisti bulgari lo volevano morto ed i mandanti erano i russi. Non
ci sono dubbi. Il primo ad esserne convinto era proprio lui. Volle immediatamente rientrare.

In Bulgaria non si sentiva sicuro. Lo stato (borghese) italiano mandò un aereo salvandolo dai
comunisti. Pazzesco, no? La conseguenza è che si sentiva più al sicuro da questa parte del
mondo che non da quell’altra. Ci mise una decina di anni a compiere lo strappo finale. Il 50 % della Lunga marcia verso
la democrazia era un fatto compiuto. Portava a compimento la via italiana al socialismo di
togliattiana memoria. Altro grande comunista e grande antisovietico. Ma non si poteva e
soprattutto non si  doveva dire. Il popolo non doveva sapere. Grande contraddizione, indubbiamente.

Nilde Jotti con i suoi garbatissimi modi raccontò di questo episodio. Palmiro Togliatti era reduce
da un incontro con i sovietici a Mosca. Avevano animatamente discusso delle conseguenze
internazionali dell’invasione dell’Ungheria. Pubblicamente Togliatti l’ aveva appoggiata.
Viceversa nelle riunioni riservate decisamente condannata. A Botteghe Oscure qualcuno aveva
osato criticare il Migliore (Togliatti). Dovevi essere più esplicito e radicale nelle critiche.
Dopo un po’ Togliatti, spazientito replicò: è già tanto che ci hanno fatto ripartire.
Lapidario, non ammetteva repliche.

Dunque, qualcosa di simile accadde a Berlinguer. Mi sono sempre chiesto con quale animo i
segretari del Pci rientravano in ITALIA dai loro compagni. In Fondo la verità è pur sempre la verità.

Ed in fondo, pur per nobili motivi la occultarono. Addirittura, oggi, Emanuele Macaluso
precisa: nel raccontarmi i fatti in Bulgaria mi chiese di non dire niente alla famiglia. Un dramma
nel dramma. La componente filosovietica era sempre presente nel PCI.

Quella ufficiale di Armando Cossutta e quella strisciante dei compagni che tenevano ancora
le foto di Stalin appese ai muri della Sezione. Stalin (erroneamente) era considerato il capo
della Rivoluzione d’ Ottobre. Oramai è noto ai più che dopo la morte Lenin divulgò il suo
testamento in cui non voleva Stalin  Segretario del partito.

I comunisti, direi quasi tutti i comunisti furono divisi tra verità ed opportunità  politica. Il più
delle volte in buona fede, ma sta di fatto che verità ed opportunita’ prendevano strade opposte.

Non arrivo a dire che comunismo e democrazia sono un ossimoro. I comunisti furono una
componente fondamentale e maggioritaria nella Resistenza contribuendo alla formazione della
Repubblica Italiana e democratica. Nessuna retorica se si sottolinea che morirono per tutto
questo. Non a caso  in Italia ci fu il più forte partito comunista occidentale. Forte elettoralmente
ed organizzativamente. L’ Italia ha (probabilmente) più comuni di tutto il mondo. Orbene in ogni
comune c’era una sezione del PCI. Ha governato, generalmente bene, almeno 2 terzi della
popolazione. Questo lo si deve anche ad uno straordinario e per certi versi mitico uomo politico
come Enrico Berlinguer.

Arrivò alle soglie del potere statuale dopo le elezioni del 1976. Il governo delle astensioni e delle
larghe intese.

Esperienza che durò poco. Nel 1979 si rivotò. Tutti i ministri furono democristiani ed i comunisti
non entrarono nella stanza dei bottoni. Sempre Enrico Berlinguer ci tentò in tutti i modi di dare
un futuro governativo al PCI. Assolutamente non per brama di potere. Per realizzare quella
via italiana al socialismo realizzando le riforme di struttura, come si diceva allora. In altre
parole una via rivoluzionaria pacifica al socialismo. Non più la presa del Palazzo d’Inverno con
i fucili dati al popolo, ma con il voto del popolo. Come hanno fatto i Laburisti in Inghilterra o i
socialdemocratici in Germania. Il Pci arrivo anche al 33% superando per la prima ed unica volta la
Dc per le elezioni europee, proprio quando Enrico Berlinguer morì nel 1984. Una via democratica
al socialismo presupponeva un Pci ” un po’ meno comunista ed un po’ più socialdemocratico.

Fantastico? Forse, quasi sicuramente nell’intima convinzione che la Storia non si fa con i se
ed i ma. C’ era un problema di credibilità del comunismo in quanto tale  che (direi) neanche Enrico
Berlinguer avrebbe potuto risolvere. Anni dopo ci fu la prova provata di queste asserzioni.
La caduta del Muro di Berlino e la volontà Occhettiana di voler fare la cosa.
Poca cosa fu Rifondazione Comunista, sciogliendosi come neve al sole.

Sono passati trent’anni da quel tentativo di rinnovare la sinistra italiana. Anche questo
un nobile tentativo non riuscito. La grandezza di Enrico Berlinguer sta anche nell’averci tentato.
I limiti (forse) non erano in lui ma nella situazione oggettiva e per l’appunto nel totale fallimento
del sistema sovietico. Fallimento che forse affondava nella stessa rivoluzione d’ ottobre.

Rimangono sicuramente i valori di quella cultura politica come eguaglianza e ridistribuzione delle
ricchezze del pianeta. Enrico Berlinguer fu un politico che rappresentò ed incarnò quei nobili
valori. Questa, comunque, è un’altra storia.

Patrizio Tosetto

Voucher scuola, Gallo (Pd): “Basta scaricare le colpe sugli altri”

“Pasticci e ancora pasticci. La Giunta Cirio a poco più di un anno dal suo insediamento continua a distinguersi per i tanti errori di governo. Oggi è la volta della questione dei voucher scuola che, in pochissime ore, sono stati promessi a 45mila persone e subito revocati” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale, Raffaele Gallo.

“L’Assessora all’Istruzione – prosegue l’esponente dem – nello scusarsi ha colto l’occasione per scaricare la colpa sui funzionari regionali, rei, secondo il suo parere, dell’errore.

Forse l’Assessora dimentica che a capo di quella struttura c’è lei e deve assumersi non solo gli onori, ma anche gli oneri che derivano dall’incarico che ricopre. Invece di scaricare sugli altri le responsabilità cerchi di individuare una soluzione per le richieste. Noi siamo disponibili da subito”.

Migranti, Ruffino (Fi): “Il cambio di passo sia reale”

“Sui migranti Conte ha annunciato un cambio di passo. Per il bene del Paese è anche il nostro auspicio, anche se siamo convinti che si tratti dell’ennesima promessa da marinaio, alle quali siamo oramai tristemente abituati”.

Lo afferma, in una nota, la deputata di Forza Italia, Daniela Ruffino. “Per contrastare l’immigrazione clandestina – continua – servono rispetto delle regole da parte di chi arriva sul nostro territorio e controlli serrati affinché ciò avvenga.

Bisogna prevenire, non limitarsi ai piagnistei postumi. Così come è indispensabile un cambio di passo reale sui rimpatri che devono essere seri, costanti e continui. Questo sarebbe un messaggio molto chiaro per limitare gli sbarchi. E in questa politica il ruolo dell’Europa deve essere centrale, serve maggiore chiarezza sulla redistribuzione. Lampedusa non è la porta dell’Italia ma dell’intero continente e tutti i Paesi dell’Unione hanno l’obbligo di contribuire nella gestione del fenomeno. In un momento storico così particolare l’immagine di migranti, potenzialmente veicoli di contagio, che scappano indisturbati è devastante. Esaspera ancora di più una situazione sociale molto calda. Il governo ne è cosciente – conclude Ruffino –, si attivi concretamente”.