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In ricordo di Giusi La Ganga

Un ricordo di Giusi La Ganga, a due anni dalla morte,  si svolgerà martedi 25 ottobre 2022, ore 18, presso l’Educatorio della Provvidenza, Corso Trento, 13, Torino (zona Crocetta).

“Come vedrete dalla locandina, – commenta Salvatore Vullo, scrittore e appassionato di politica – non ci sono relatori ufficiali, e lo potranno ricordare, con  testimonianze, aneddoti, comunicazioni, riflessioni,  amici, compagni, conoscenti che vorranno intervenire in presenza, o con messaggi scritti (con ovvi limiti di tempo contingentati). In sala saranno anche disponibili i suoi due ultimi libri: “I socialisti e l’Italia- Una grande storia- Conversazione con Giuseppe La Ganga”, e “Giuseppe La Ganga – La nobiltà della politica- Scritti e discorsi 2000-2019”. Entrambi curati dal sottoscritto e pubblicati  recentemente dall’editore Rubbettino”.

Si tratta di due libri pensati e realizzati nell’epilogo della sua vita, che ne racchiudono la storia, e che rappresentano il testamento politico e spirituale di Giusi La Ganga. Due libri che nell’attuale contesto di crisi della politica e della Sinistra, possono essere di grande utilità per riflettere e ideare.

Italia Liberale e Popolare: tutelare il commercio di prossimità

La crisi economica che si sta abbattendo in queste settimane sul nostro Paese, tra inflazione galoppante e costi energetici esorbitanti, mette a rischio la prosecuzione dell’attività di migliaia di piccole e medie imprese del commercio della nostra Città.
“L’Amministrazione Comunale della Città di Torino e, in generale, le Amministrazioni di tutta Italia, devono  iniziare a lottare per coloro che rappresentano una larga fetta del motore economico del nostro Paese”, Alessandra GirardelloResponsabile Settore Commercio di Italia Liberale Popolare Piemonte, commenta così il periodo di grave crisi che il settore si appresta ad affrontare.
“Il nostro Paese è famoso in tutto il mondo per il suo artigianato, per le sue botteghe storiche, per le aziende ancora a conduzione famigliare: un bene da  preservare a tutela degli interessi dell’economia nazionale”, aggiunge.
“A Torino ed in tutto il Piemonte la situazione è drammatica: l’aumento della spese fisse ed in particolare delle bollette energetiche, sommato alla diminuzione dei clienti a causa dei livelli di inflazione che colpiscono la capacità di spesa degli italiani, si sta abbattendo come uno tsunami sulle casse delle piccole e medie imprese del settore”, continua la Girardello.
“Purtroppo, sono già diverse le attività commerciali che hanno deciso di chiudere volontariamente la propria attività per non accumulare debiti futuri, decidendo di fermarsi adesso per provare a ripartire in futuro, ma credere in una ripartenza sembra difficile. La classe dirigente non può continuare a fare piccole e blande migliorie, servono decisioni forti ed azioni efficaci: la tutela della piccola e media impresa è un dovere che non può essere abbandonato”, conclude Girardello.
In un momento delicato dal punto di vista economico e sociale, Italia Liberale e Popolare auspica interventi immediati a tutela di un settore strategico per l’economia del nostro Paese ed a beneficio e sostegno del potere di acquisto delle famiglie italiane.

Ruffino (Azione): “Meloni umilia il ruolo dell’Italia”

Dichiarazione dell’on. Daniela Ruffino (Azione):

     Se le politiche del governo di centrodestra saranno simili a quelle ceche e ungheresi, se ho capito in campo economico, sociale e sui diritti, da Azione verrà un’opposizione ferma e intransigente. Con le sue affermazioni Meloni umilia il ruolo dell’Italia, Paese fondatore dell’Europa, diventato, grazie a Draghi, un Paese guida dell’Unione mentre lei vorrebbe ridurlo a gregario di autocrate come Orban.

     Le congratulazioni di Viktor Orban a Giorgia Meloni non sono il miglior viatico per il governo che sta per nascere. Con le sue affermazioni temerarie Meloni da ragione alle preoccupazioni, per quanto inopportune, manifestate dal ministro francese Laurence Boone. Alla luce delle incaute parole odierne, acquista sempre più rilievo il ruolo di garante e vigilante della Costituzione e dei suoi valori del presidente Mattarella.

Adinolfi chiede a Giorgia Meloni di fermare il sostegno italiano a Kiev

“Zelensky vuole portare la guerra in Russia e noi al disastro”. Il PdF Piemonte rilancia a FdI l’appello di Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della Famiglia.

Adinolfi chiede a Giorgia Meloni, possibile futuro premier, di fermare il sostegno italiano a Kiev dopo i recenti sviluppi bellici: “Cara Giorgia Meloni, davvero vogliamo come Italia assecondare Zelensky noi suoi piani di guerra alla Russia su territorio russo concretizzati con la distruzione del ponte di Kerch, attentati omicidi in stile mafioso come quello alla figlia di Aleksandr Dugin, in una escalation bellica che non può che condurre al disastro facendone poi pagare il prezzo intero a famiglie e imprese italiane?

A me pare folle aggiungere alle postazioni missilistiche Himars americane ulteriori armi italiane inviate in Ucraina senza neanche il voto del Parlamento.

Spero che il tuo governo, cara Meloni, faccia segnare un cambio di strategia complessiva dell’Italia che dichiari, per rispetto al proprio interesse nazionale, lo stop al sostegno all’Ucraina e all’escalation militare agognata e incitata da Kiev così come la costruzione di uno spazio diplomatico che possa condurre prima possibile alla pace”.

Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della Famiglia

Ruffino (Azione): “Pd finito se ascolta sirene del pacifismo”

     Ascoltare le sirene del pacifismo, soprattutto quello targato M5S, sarebbe l’ultima sciagurata scelta del Pd. Dopo non resterebbe che chiudere gli uffici di largo del Nazareno e prendere in sub-affitto una stanza di Giuseppe Conte. Il pacifismo di Conte è la resa morale dell’Occidente: la resa alle minacce di Vladimir Putin, ma soprattutto l’abdicazione alle ragioni che sono alla base delle democrazie liberali. Quelli del Pd che provengono dal vecchio PCI dovrebbero aver conservato memoria dei movimenti pacifisti degli anni Ottanta, quelli che protestavano e contestavano il dispiegamento degli euromissili Pershing e Cruise in risposta alla minaccia sovietica degli Ss-20 puntati sulle principali capitali europee. Sappiamo come è finita: la replica e la compattezza dell’Occidente portarono al ritiro della minaccia sovietica e, subito dopo, al crollo dell’impero comunista.

     Le cose non sono oggi  messe diversamente. Cedere alle minacce non ha mai portato la pace, ha sempre e solo accelerato la guerra.

On. Daniela Ruffino (Azione)

“Non più un uomo, non più un soldo per l’esercito di Putin!”

Questa mattina si è tenuto nella sede dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta, a Torino, un dibattito organizzato da Radicali Italiani dal titolo “Non più un uomo, non più un soldo per l’esercito di Putin!”.

Al dibattito sono intervenuti: Massimiliano Iervolino (segretario RI); Igor Boni (presidente RI); Massimiliano Melley (giornalista, membro Comitato RI); Giulio Manfredi (Giunta RI).
Dopo il dibattito i partecipanti si sono trasferiti in Piazza Castello, sotto la Prefettura, dove hanno steso a terra un’enorme bandiera dell’Ucraina e lo striscione “Putin all’Aja”:
https://radicali.it/campagne/putin-allaja/

Dichiarazione di Iervolino e Boni:
“Abbiamo parafrasato un vecchio slogan radicale di cinquant’anni fa. “Non più un soldo all’esercito di Putin” significa affrancarsi definitivamente dal ricatto energetico a cui l’Italia è soggiaciuta per vent’anni, a partire dai governi Berlusconi e dalla gestione dell’ENI di Paolo Scaroni, arrivando a comprare il 40% del gas dalla Russia di Putin.
“Non più un uomo all’esercito di Putin” significa incentivare con tutti i mezzi possibili le diserzioni e la non collaborazione dei cittadini russi che sono e saranno chiamati ad arruolarsi per combattere una guerra che non vogliono combattere.
Dobbiamo rispondere alle fake news russe con le “armi di informazione di massa”, con campagne social in russo ed in inglese.
Ma non basta dire ai russi “disertate”; occorre creare qui in Italia le condizioni politiche e giuridiche per permettere a coloro che scappano dalla Russia di essere accolti nel nostro Paese.
Ecco, pertanto, l’utilità di un appello al governo italiano, cha lanciamo oggi, affinché sia concesso l’asilo politico ai russi che rifiutino di partecipare alla guerra di Putin.
L’appello si può firmare da oggi, assieme a quello per l’incriminazione di Putin alla Corte Penale Internazionale dell’Aja, sulla home page di Radicali.it, a questo link:
https://radicali.it/diserta/

Associazione Radicale Adelaide Aglietta

Pd: “Da Alba parte l’avviso di sfratto per Cirio”

Il Gruppo Pd si è incontrato  per una giornata di studio e programmazione dei prossimi mesi. 

Ieri, a Guarene, nel Roero, alle porte di Alba, il Gruppo Consiliare del Partito Democratico si è incontrato per una giornata di studio e di riflessione alla luce delle recenti elezioni politiche e della prima fase del “tour dem”, conclusasi in regione poche settimane fa.
“Stare tra la gente e far percepire la propria posizione” si conferma la carta dei consiglieri regionali del PD che, da marzo a settembre, grazie al format del “tour dem” ha organizzato 15 incontri sul territorio con 2000 chilometri percorsi in tutte le province.

Nel corso della riunione si sono evidenziati i temi su cui il gruppo lavorerà nei prossimi mesi sia in consiglio che nei territori. Temi già oggetto di grandi battaglie da parte del Pd regionale, Sanità e Salute, Sociale, Lotta al Gioco d’Azzardo Patologico e contrasto al progetto di legge Allontanamento Zero che sono stati accolti con interesse dai piemontesi.
L’orizzonte è quello delle elezioni regionali del 2024 dove il Pd con i suoi alleati si presenterà come alternativa credibile e forte al governo di Cirio e delle destre fatto di tanti annunci e scarsi risultati.

“Guardiamo ai problemi dei piemontesi. Avviamo la fase 2 del nostro tour per il Piemonte con un percorso di ascolto e proposta e smaschereremo anche le tante promesse mancate della Giunta Cirio” – dichiara il capogruppo PD Raffaele Gallo.

“Dal territorio di Langhe e Roero, dove oggi ci siamo incontrati , parte un percorso di proposte per dare al Piemonte nel 2024 un governo all’altezza delle sfide del nostro tempo. La serietà vuole contraddistinguere il nostro modo di lavorare per il bene comune, per il bene dei cittadini, delle famiglie, delle imprese piemontesi. Meno annunci e più fatti”; così ha concluso il consigliere regionale cuneese ed ex sindaco di Alba Maurizio Marello.

Ora serve la sinistra sociale

Non si deve vivere di nostalgia e nè, tantomeno, si può replicare banalmente il passato. Anche se nobile e glorioso

Ma è indubbio che di fronte ad una crescente e sempre più inquietante
disuguaglianza sociale e ad un tasso di povertà insopportabile per una società che si definisce
evoluta come la nostra, la politica non può fare la fine dello struzzo, cioè nascondere la testa nella
sabbia. Che, nel caso specifico, significa voltarsi dall’altra parte fingendo che il problema non
esiste. Ora, per molto tempo questo disagio sociale è stato intercettato e affrontato da alcuni
partiti politici. O meglio, all’interno di alcuni grandi partiti popolari e di massa da quelle
componenti che venivano comunemente definite come “sinistra sociale”. Su tutti spiccava la
sinistra sociale di ispirazione cristiana all’interno della Dc con la storica corrente di Carlo Donat Cattin, Forze Nuove.

Ma in quel partito, comunque, c’erano molti altri esponenti che su questo
versante apportarono negli anni un contributo di grande spessore e levatura politica ed
intellettuale: dal Ermanno Gorrieri a Tina Anselmi, da Franco Marini a Tiziano Treu a moltissimi altri
politici. Certo, anche in altri partiti popolari non mancava questa sensibilità politica e culturale. Ma
era meno accentuata e forse anche politicamente meno caratterizzata.

Comunque sia, al di là delle vicende del passato recente e meno recente, oggi quasi si impone la
presenza politica e culturale di una “sinistra sociale”. Di ispirazione cristiana o meno che sia, la
“sinistra sociale” è necessaria per ridare qualità alla nostra democrazia e credibilità alla stessa
azione politica. Una “sinistra sociale” che, nella desertificazione delle culture politiche che ha
segnato in profondità la decadenza della politica italiana in epoca di marcato populismo e
qualunquismo, si rende necessaria per incrociare le istanze e le domande sempre più impellenti
dei ceti popolari e dello stesso ceto medio impoverito. Domande a cui, adesso, va data una
risposta politica e legislativa senza attendere la prossima scomposizione e la ricomposizione della
geografia politica italiana. Si tratta, cioè, di far sì, come diceva Donat-Cattin appena insediatosi al
Ministero del Lavoro sulla fine degli anni ‘60, che “il dato politico nuovo deve consistere nel dare
alla politica sociale complessiva un ruolo non più subalterno ma primario per la vita dello Stato,
anche nella sua espressione politico/amministrativa”. Insomma, per Donat-Cattin, come per la
miglior cultura cristiano sociale, l’istanza sociale doveva “farsi Stato”. Trovare, cioè, piena ed
irreversibile cittadinanza ad ogni livello dell’organizzazione amministrativa e della gestione della
cosa pubblica.

Una concezione politica, cioè, che faceva del dato sociale, e quindi della “questione sociale”, il
nodo centrale di ogni progetto politico e soprattutto di governo. Una concezione, come ovvio e
scontato, che non individua nell’assistenzialismo becero dei populisti dei 5 stelle la soluzione più
credibile per una rinnovata e drammatica questione sociale scoppiata dopo la doppia emergenza
sanitaria e bellica. Ma, al contrario, una strategia di aiuto e di promozione concreta dei ceti
popolari e di una vera e propria inclusione nello Stato di diritto e nel pianeta produttivo. Per questi
motivi, oggi, serve di nuovo la “sinistra sociale” che abbia, però, una grande e feconda ricaduta
politica e legislativa. Non, quindi, una semplice testimonianza impolitica e puramente culturale ed
accademica ma un progetto politico e di governo che parte dai bisogni dei ceti popolari e sappia
tradursi in scelte concrete, reali e tangibili.

Giorgio Merlo

I radicali “festeggiano” il compleanno di Putin

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Vladimir Putin festeggia il suo 70° compleanno. Negli anni passati in questo giorno Putin è stato spesso omaggiato dai suoi seguaci anche in modo eclatante. Anna Politkovskaja, la giornalista che tentava di svelare al mondo cosa stava costruendo e diventando Putin – e il mondo non volle ascoltarla e vedere – venne uccisa il 7 ottobre 2006, un macabro “regalo” di compleanno per il tiranno.
L’unico politico italiano a recarsi ai suoi funerali fu Marco Pannella. Noi Radicali, da 23 anni, con Anna e le donne e uomini coraggiosi come lei, lottiamo contro un regime sempre più oppressivo e sanguinario. Dal 24 febbraio di quest’anno Putin ha costretto tutti ad aprire gli occhi. 8 anni di conflitto a bassa intensità in Ucraina non gli sono bastati; la guerra, con bombardamenti, stupri, eccidi, deportazioni, distruzione… è stata sferrata nel cuore dell’Europa.
Putin festeggia il suo compleanno e vorrebbe in regalo l’Ucraina e la sottomissione dell’Europa. Ma l’unico regalo che merita è essere portato all’Aja, incriminato dalla Corte Penale Internazionale e rispondere dei crimini che sta commettendo.

Sabato 8 ottobre, saremo a Torino, alle 10.45, nella nostra sede dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta (via san Dalmazzo 9 bis/b), con il segretario di Radicali italiani Massimiliano Iervolino, il presidente Igor Boni, Massimiliano Melley, giornalista e curatore del volume «Combatteremo fino alla fine. I discorsi di Volodymyr Zelensky», e Simone Attilio Bellezza, docente di Storia Contemporanea e autore di «Il destino dell’Ucraina. Il futuro dell’Europa».
Alle 12.45, saremo in piazza Castello (fronte Prefettura), con la comunità ucraina.

Regaliamo a Putin l’incriminazione. Perché non ci può essere pace senza giustizia!

ASSOCIAZIONE ADELAIDE AGLIETTA

Per Giorgia non sarà una passeggiata

Messo proprio male ‘sto PD. Manco Enrico Letta ancora non aveva pronunciato la parola Congresso che almeno una ventina di persone si sono candidate alla segreteria.

Temerari che amano il rischio, visto che il segretario del PD è uno dei mestieri più pericolosi del mondo. Politicamente parlando,  si intende.
Chi si sta muovendo bene è la Giorgina Meloni. Sembrerebbe contro il manuale Cencelli, dice chiaramente a Matteo Salvini di pigliarla più bassa ed è atlantista più che mai. Non solo tra lei e Mario Draghi è scoppiato un amore inaspettato. Potere del Potere ma anche della vicinanza del grande (non solo figurato) Guido Crosetto da Marene. Uno che non scherza e che sa. Fondatore del partito Fratelli d’Italia e che quando era in Forza Italia teneva testa al Berlusca, allora  capo indiscusso. Berlusca che ha già ottenuto la sua rivincita: Senatore della Repubblica italiana. Non sono noccioline per uno considerato morto. Ovviamente, sempre Politicamente parlando. Chi continua a dire : sto bene, sto bene,  sto benissimo è Carlo Calenda. In realtà anche lui è in affanno.
Ora che fare? Non è arrivato in doppia cifra, non ha portato via un voto al Berlusca e per ora l’unico a cui ha fatto un gran favore è Matteo Renzi che gli aveva giurato che lui era il numero uno. Il toscanaccio non si smentisce, il giorno degli scrutini vola in Giappone e subito dice alla Meloni, sulle riforme costituzionali non ti preoccupare che ci siamo anche noi della Italia Viva. Quante fibrillazioni ci saranno, dovete farvene una ragione. Come, sempre secondo me s’intende,  questo governo durerà 5 anni.
Ballerini i 10 miliardi per il reddito di cittadinanza. Da un lato i pentastellati che si sono salvati in corner difendono questa prebenda e comunque diventando il primo partito al Sud. Direi proprio che anche Torino è ” inserita ” se non addirittura ben messa in questo contesto. Torinoche continua a boccheggiare. Dalle piccole cose alle grandi. Da un lato manca il lavoro e dove il lavoro c’è mancano le persone qualificate nel farlo.
La città, magari a fasi alterne è sporca con la costante delle periferie sempre sporche . Ed altro emblema dello sfascio: crolla un soffitto alle Molinette fortunatamente senza feriti o morti. Dove ci sono feriti gravi è a Rivoli dopo che è crollata un’impalcatura. E solo gli alberi hanno impedito che franasse su una scuola piena di bambini nel cortile. Mamma mia che disastro. Oramai tutto è sfasciato. Avremmo dovuto cominciare a spendere i soldi del Mef. Ma si sa, alla fine è sempre colpa di un altro, ed ora i più non sanno come pagare le bolette e con l’inflazione all 8% vuol dire che il pensionato a 500 euro al mese ha ridotto il suo potere d’acquisto di almeno 50 euro. E per non farci mancare nulla una bordata di miliardi di cartelle esattoriali, in alcuni casi vecchie di 15 anni. Piovute su un popolo inebetito. Sicuro che per la Meloni non sarà una passeggiata.

Patrizio Tosetto