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“La passione per la libertà” di Quaglieni

Lunedì 10 gennaio alle ore 18, al Circolo dei Lettori in via Bogino 9,  la giornalista Alma Toppino intervisterà il prof. Pier Franco Quaglieni,
direttore del Centro “Pannunzio” ed autore del libro “La passione per la libertà. Ricordi e riflesiioni”, Buendia Books. Un libro che suscita
vasto interesse ed anche qualche polemica, perché scritto dall’autore non per mirare al consenso ma per agitare le acque stagnanti del  conformismo e suscitare il dibattito delle idee, secondo lo spirito più  autenticamente e laicamente pannunziano.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria


Elisabetta
Rasy   “Le indiscrete”    -Mondadori-     euro  20,00

 

La Rasy è maestra nel raccontare le vite di donne artiste e dopo “Le disobbedienti” (del 2019) dedicato a 6 pittrici ora si concentra su 5 grandi fotografe il cui sguardo dietro l’obiettivo ha cambiato l’immagine del mondo.

Tina Modotti, Dorothea Lange, Lee Miller, Diane Arbus e Francesca Woodman sono le straordinarie  indiscrete diversissime tra loro per carattere, traiettoria di vita e destino– che seppero invadere  in senso positivo le altrui riservatezze e immortalarle con un linguaggio nuovo e personalissimo.  La Rasyè riuscita a raccontarle concentrando in poco più di 200 pagine il vissuto, gli affetti e come si sono destreggiate tra carriera e vita privata.

Tina Modotti era figlia di operai e a 12 anni già lavorava in fabbrica a Udine. Poi la famiglia emigra in California dove Tina viene notata dall’industria del cinema per la sua bellezza; però quello che le interessa non è essere raccontata, piuttosto è lei a voler raccontare il mondo. E’ quello che farà nel Messico post rivoluzionario, scegliendosi una vita avventurosissima, ma anche drammatica.

Dorothea Lange era figlia di immigrati tedeschi, a 7 anni si ammala e rimane segnata dalla zoppia per tutta la vita. Negli anni 30 è colei che immortala la povertà e la depressione di quel difficile periodo storico. La sua carriera è avviata, ma molla tutto per sposarsi e diventare madre.

Poi torna dietro l’obiettivo e instancabile va alla ricerca dei suoi soggetti, quelli di cui sente forte il richiamo. Sono le vittime della grande depressione interna americana; di fatto i personaggi di cui scriveva Steinbeck, alle prese con fame, mancanza di lavoro, vita stentata alle soglie della miseria più nera, i nuovi straccioni.

Famiglie intere, bambini e madri, come quella fotografata nel 1956  in California “Migrant mother di una bellezza struggente e tra le sue  opere più famose.

Lee Miller è lo splendore che occhieggia dalla copertina del libro;donna bellissima, piena di fascino e coraggio. Fin da bambina la sua avvenenza sembra condannarla ad essere un trofeo da esposizione; a 8 anni subisce l’abuso di un familiare e viene spinta sulle passerelle delle sfilate.

A 22 anni vola a Parigi dove diventa l’idolo, la modella e musa prediletta dei surrealisti. Man Ray se ne innamora perdutamente e la ritrae quasi ossessivamente.

Ma a Lee va stretto il ruolo di top model; osserva il lavoro dell’amante e mira a passare dietro l’obiettivo che vuole puntare come un mirino sul mondo. Nel 1932 sbarcando a New York, ai giornalisti in attesa risponde con freddezza «Non voglio essere una fotografia, voglio fare una fotografia».

Diventa una delle più famose e intraprendenti fotografe di guerra, la prima ad entrare in un campo di concentramento e a fissare per sempre immagini devastanti. Famosa la sua foto che ha allestito come un set in cui fa il bagno nella vasca di quella che era la casa di Hitler.  

Anche la sua vita affettiva sarà avventurosa; un po’ di stabilità arriverà con Roland Penrose  nella loro grande fattoria nel Sussex e la nascita del figlio Anthony. Ma le esperienze l’hanno profondamente segnata nel fisico sempre più dolorante, nei nervi e nell’anima che cerca di tenere a bada con sonniferi e psicofarmaci. A 39 anni della modella più bella del mondo è rimasto ben poco…sembra sepolta sotto il peso della guerra.

Diane Arbus nasce in una ricca famiglia di ebrei russi emigrati in America, che ha fatto fortuna aprendo  grandi magazzini di abbigliamento femminile,  ed è a quel lavoro che Diane viene avviata. Ma ad appena 15 anni si innamora di Allan Arbus, giovanotto dipendente dei magazzini; si impunta e quando compie 18 anni lo sposa. Con lui inizia a lavorare come fotografa di moda; è tecnicamente bravissima, ma si sente insoddisfatta perché la sua vocazione è un’altra. Indifferente al lusso che la circonda,avverte profondamente “l’imperfezione umana” anche dentro di sé. Ecco la sua via: immortalare creature altamente imperfette e difettose che normalmente si preferisce non vedere. Lei invece gli dà voce, è alla ricerca costante di fenomeni da baraccone, barboni, nudisti con brutti corpi, figure al margine non solo della società, ma anche dello sguardo. Li cristallizza nelle foto con un’empatia fuori dal comune e che in un certo senso la divora. Negli 11 anni della sua carriera fotografa anche personaggi famosi, come Norman Mailer. Gli anni 60 sono per lei una stagione ininterrotta di successi, ma anche separazioni, la più dolorosa è quella dal marito. La sua fine è tragica; viene trovata morta nella vasca da bagno dove si è tagliata le vene dopo aver inghiottito dosi massicce di barbiturici.

Francesca Woodman oggi è considerata un genio della fotografia del 900, anche perché ha saputo guardare il  corpo umano, nello specifico il suo, in modo assolutamente inedito. Nata in una famiglia con il culto dell’arte, fin da piccola viene trascinata dai genitori per musei, dove scorrazza per ore tra i quadri. Arte è sinonimo di Italia, dove la famiglia soggiorna nei pressi di Firenze ogni estate, mentre il resto dell’anno vive in Colorado.

Francesca ha un forte legame con il bel paese; nel 1977 ottiene una borsa di studio a Roma ed è lì che scatta le sue foto migliori. Ritrae sempre e solo se stessa. A chi le chiedeva spiegazioni,rispondeva con somma ironia «E’ una questione di convenienza….io sono sempre a disposizione».

Prepara ogni immagine con estrema cura; in bianco e nero, per sottrazione, nascondendo all’obiettivo parti di sé, incarnando la bellezza fragile del corpo femminile che si sottrae allo sguardo. Dimolteplici scatti ne sceglie solo uno e distrugge tutti gli altri.

Quando torna a New York si scopre sempre più estranea alla città delle 1000 luci e delle donne in carriera; non trova accoglienza, né attenzione e nemmeno concentrazione. Diventa l’emblema della solitudine dell’artista, una serie di eventi le rema contro e per un po’ cerca rimedio nei psicofarmaci. A soli 23 anni

pone fine alla sua vita buttandosi nel vuoto da  un palazzo  di New York. Un angelo caduto che otterrà riconoscimento e successo postumo.

La fotografia agli albori del 900 aveva il vantaggio di essere un’arte nuova, un mestiere che non doveva scrollarsi di dosso il predominio maschile e che vide l’affacciarsi di molte donne, alcune grandissime come quelle che ci racconta la Rasy.

Shirley Jackson “La meridiana”   -Adelphi-    euro  19,00

E’ esilarante questo piccolo gioiello forgiato dalla genialità di Shirley Jackson –nata a San Francisco nel 1916 e morta nel Vermont nel 1965 a soli 48 anniautrice magistrale nell’imbastire storie gotiche.

Scrisse la maggior parte dei suoi racconti dell’orrore (che pare abbiano influenzato anche Stephen King) negli anni Cinquanta/Sessanta del 900. Eppure conquistò la notorietà come moglie del critico letterario Stanley Edgar Bennigton, e per gli articoli di economia domestica e di vita familiare pubblicati su riviste femminili. Era affetta da agorafobia e raramente metteva il naso fuori di casa, ed ecco perché le dimore sono centrali nelle sue opere, che la casa editrice Adelphi sta riproponendo.

In questo romanzo la Jackson è riuscita a legare insieme e senza sbagliare un colpo commedia brillante e paura; facendo scendere in campo due ossessioni ricorrenti nei suoi scritti, la casa stregata e lo scetticismo di chi non crede ai fantasmi.

Scenario è una vecchia villa costruita da un antenato smanioso di sfoggiare la sua ricchezza. E’ circondata da un alto muro che la separa dai comuni mortali; è di un’opulenza ridondante tra pareti affrescate e materiali di pregio come oro, argento e madreperla.

Nel giardino c’è la meridiana del titolo fatta costruire dal fondatore e con incisa una massima peculiare «Che cos’è questo mondo?».

La gotica magione è abitata da una famiglia che definire disfunzionale non rende neanche lontanamente le sue bizzarrie. Su tutto tira un’aria sinistra che prelude a una vicina fine del mondo,mentre i personaggi trasudano veleno l’uno contro l’altro.

Il romanzo inizia con il ritorno della famiglia dal funerale del padrone di casa, Lionel Halloran, deceduto in seguito a una rovinosa caduta dallo scalone di casa.

Secondo sua moglie Maryjane  sarebbe stato ucciso dalla madre di lui; la dispotica Orianna Halloran  che  l’avrebbe fatto per impossessarsi della casa e poter comandare su tutti. Lei che avevasposato l’erede Richard  solo per i soldi e la villa, ed ora si ritrova il marito in sedia a rotelle.

A pensarla come Maryjane è anche la sua figlioletta Fancy, viziatissima bambina che odia cordialmente la nonna Orianna.

Poi a complicare le cose ci si mette pure Fanny, sorella di Richard, che nella nebbia si perde nel giardino e si  sente chiamare niente meno che dal padre defunto da tempo, che le annuncia «Dal cielo, dalla terra e dal mare c’è pericolo, dillo a quelli che sono in casa. Ci saranno fuoco nero e acqua rossa e la terra si rivolterà urlando…».

E come ci si prepara alla fine del mondo? Intanto cambiandosi abito per cena per presentarsi nel nuovo mondo in modo armonioso e non sfigurare. Ecco un assaggio dell’ironia dirompente di questo romanzo in cui si avvicendano altri personaggi strampalati; dalla servitù all’incontro con una setta, quella dei Veri Credenti. Un romanzo che è una chicca tutta da scoprire.

Piero Armenti   “Se ami New York”       -Mondadori-     euro 18,00

 

Piero Armenti ha 35 anni, ed è uno degli italiani che a New  Yorkha trovato e saputo cogliere la sua occasione. Arrivato subito dopo l’università è rimasto folgorato dalla Grande Mela dove se ti dai da fare tutto sembra possibile. Lui l’idea vincente l’ha avuta; ha iniziato a raccontare le sue avventure, bellezze, stravaganze, curiosità e angoli particolari di New York con divertenti filmati sui social, che ci permettono di entrare più a fondo nella dimensione Big Apple. E’ diventato il giornalista urban explorerpiù famoso e seguito del web, ed è pure un imprenditore di successo con “Il mio viaggio a New York”  tour operator che offre esperienze uniche e inedite  nella Grande Mela.

Gli inizi nella città unica al mondo li ha raccontati nel suo libro precedente “Una notte ho sognato New York”, ora ci regala questo romanzo in cui c’è lui a tutto tondo. Oggi è proprietario di un bellissimo appartamento a Manhattan, guadagna bene …ma nel romanzo avverte una certa precarietà. Perché in fondo nella città che non dorme mai, quando tutto sembra andarti bene….lei ti spiazza e rimescola le carte.

Il protagonista sta attraversando una fase un po’ apatica, un periodo di disagio esistenziale, e la mancanza di entusiasmo e di un piano B nel caso le cose non andassero più tanto bene. Perché a New York il successo non concede stalli o momenti di pausa. Tuttavia è la città dove tutto è possibile, soprattutto quando hai messo insieme un bel carnet di conoscenze. Piero approda a lavorare per un po’ nella galleria d’arte dell’amico Rocco e lì ecco che il destino gli fa incontrare Elena, aspirante pittrice spagnola dal talento ancora in erba. E la vita del protagonista sta per prendere una certa piega ………in cui entrano amore, convivenza e scelte  definitive su dove stare e come proseguire.  Piero cosa sceglierà?

 

Lydia Sandgren   “La famiglia Berg”  -Mondadori-    euro 25,00

E’ il romanzo di esordio della psicologa svedese Lydia Sandgrened ha vinto due premi letterari.

Siamo nella Svezia degli anni settanta /ottanta e al centro del libro si avvicendano 3 personaggi principali di cui l’autrice racconta le vite, con continui salti nel tempo, un mistero da svelare e una famiglia tutta da conoscere.

Protagonista è Martin Berg proprietario ed editore di una piccola casa editrice di Göteborg che sta subendo la crisi del settore. Alla soglia dei 50 anni, fin dalle prime pagine, Martin annaspa in una fase di bilanci e smarrimento.

Da giovane sognava di scrivere una grande romanzo; poi la vita l’ha spinto a più miti consigli e comunque continua a pensare a un poderoso saggio su uno scrittore poco noto, William Wallace, che lui reputa all’altezza di Hemingway e  F. Scott Fitzgerald.

Il romanzo ricostruisce la sua crescita ed evoluzione nell’arco degli anni, incluso un periodo bohemien a Parigi in gioventù, insieme all’amico del cuore Gustav Becker, genio introverso diventato un pittore affermato.

Ora Martin è un uomo a metà percorso ed è riuscito a portare a casa i suoi successi, a partire da un’azienda tutta sua. Ha formato una famiglia con due figli ma …anche un grande vuoto….

E già perché un bel giorno di anni prima sua moglie Cecilia se n’era andata, lasciandosi alle spalle anche i figli Rackel, che all’epoca aveva 12 anni, e Elis di 3.

Una fuga improvvisa e inspiegabile quando aveva 32 anni ed era stata la fanciulla più brillante della scuola, autrice di saggi e traduzioni visto che parlava la bellezza di 5 lingue. Era la migliore amica di Gustav, la sua musa e al centro dei suoi quadri più riusciti e famosi.

Poi sullo sfondo ci sono le famiglie di origine, gli amici, gli anni di gioventù tra notti brave e feste; una vita sregolata in cui sguazza ancora allegramente Gustav.

Invece Martin e Cecilia avevano dovuto affrontare un’inaspettata gravidanza, ed ecco che Martin aveva dovuto mettere da parte sogni velleitari e trasformarsi in marito, padre, editore responsabile e adulto.

Ora la figlia maggiore Rackel è avviata a una carriera di studiosa sulle orme di quella materna, ma non ha mai metabolizzato la scomparsa della madre e pensa di averne trovato traccia in un romanzo tedesco che sta traducendo per la casa editrice di famiglia.

Inoltre è in programma un’importante retrospettiva in omaggio al grande pittore Gustav Becker e le strade della cittadina sono tappezzate da manifesti in cui una giovanissima Cecilia campeggia al centro delle tele.

Poco più di 800 pagine che narrano una complessa storia familiare, per vari aspetti misteriosa e originale, attraverso il dibattersi due generazioni. E non mancano colti riferimenti a letterature, arte e filosofia.

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La rassegna mensile dei libri: dicembre

Anno Ⅴ n. 12: dal gruppo facebook Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri

Si conclude il 2021 e anche la nostra rassegna letteraria tira le sue somme: tra i libri più discussi, che hanno animato la nostra pagina FB, ricordiamo i titoli e gli autori che si sono guadagnati più spesso la parte alta della pagina ricordiamo: Intervista col Vampiro, libro tornato alla ribalta in seguito ala morte della scrittrice Anne Rice; stessa sorte per La Figlia Ideale, di Almudena Grandes titolo che in molti hanno scoperto di recente; tra gli autori contemporanei, invece, ha guadagno molto favore La Cucitrice (Bookness, 2021), terzo romanzo che Katia Calandra dedica alle sue amate Marche: ispirato a una storia vera, il libro offre al lettore uno spaccato di vita del secolo scorso che svela un mondo perduto da ricordare e riscoprire e ricorda la lunga battaglia per i diritti delle lavoratrici del settore tessile..

Incontri con gli autori

questo mese si sono fermati a fare quattro chiacchiere con la redazione di Novità in Libreria.it:

Piero Isgrò, giornalista e scrittore siciliano autore di romanzi quali La Bambina Francese (2013), La Sposa Del Nord (2014), Finisce La Notte (2016) tutti pubblicati con Arkadia: da poco l’editore sardo ha pubblicato l’ultimo lavoro di Isgrò, La Porta Dipinta, un romanzo che racconta l’inconciliabile amore di Nicola e Regina sullo sfondo degli eventi storici più importanti del secolo XX.

Giuseppe Bresciani ha trattato temi diversi, ricavandone altrettante pubblicazione, come L’Inferno Chiamato Afghanistan (Lampi di Stampa, 2012), nel quale racconta la sua esperienza di “cane sciolto” nell’Afghanistan in guerra; in seguito ha pubblicato i racconti Il Cantico Del Pesce Persico (Phasar Edizioni, 2013), il romanzo La Frontiera (auto-produzione) e infine Le Infinite Ragioni, il romanzo intimistico sugli ultimi di vita alla corte del re di Francia di Leonardo da Vinci (Albeggi, 2015). Noi lo abbiamo incontrato in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo, Il Cavaliere del Fiordo, pubblicato da Leone Editore.

Salvo Tosto, catanese, è l’esordiente autore dell’antologia di racconti Tempo Instabile – Si Consiglia Imprudenza, appena pubblicato da Leonida Editore: lo abbiamo intervistato in esclusiva per i nostri lettori.

Daniele Ruta è l’eclettico autore de Le Misteriose Ombre del Primiero (deComporre editore), un giallo ambientato in montagna che segue I Canti Generali Dell’Amore (Youcanprint), una raccolta di poesie molto apprezzata dai lettori. Novità in libreria l’ha intervistato per voi.

Abbiamo portato la vostra attenzione sui titoli noti, di nicchia, a volte dimenticati, da scoprire e riscopre: vi invitiamo a seguirci anche l’anno prossimo perché ogni giorno è un buon giorno per iniziare un nuovo libro; intanto la nostra redazione vi augura un buon anno nuovo, pieno di ottime letture!

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

L’abate Dinouart e l’arte di tacere

 “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un premio Nobel. E’ l’invasione degli imbecilli”.

 

Così si espresse, con mirabile sintesi, Umberto Eco parlando con i giornalisti durante la cerimonia di conferimento della laurea honoris causa in Comunicazione e Cultura dei media all’università di Torino. Siccome Un bel tacer non fu mai scritto, stando al noto proverbio che ci ricorda come la bellezza del saper tacere al momento opportuno non viene mai stata lodata a sufficienza e, soprattutto, si continua a parlare spesso a vanvera, è forse il momento di rivalutare un bel libro scritto da un abate francese nel 1700. Al quarto capitolo del trattato intitolato Principi necessari per esprimersi nei libri e nei saggi l’abate Joseph Antoine Tousaint Dinouart (Amiens, 1716-1786) scriveva, descrivendo il primo principio, come fosse bene “ trattenere la penna, se non si ha da scrivere qualcosa che valga più del silenzio”. L’art de se taire ( l’arte di tacere) venne pubblicato a Parigi nel 1771  dall’editore Simon Bénard e rappresenta se non la più importante certamente la più famosa delle opere di questo ecclesiastico, attento agli aspetti mondani dell’epoca, dotato del talento di scrittore versatile e in qualche misura antesignano del grande Umberto Eco. L’abate Dinouart scrisse sui più svariati argomenti, prestando attenzione anche al mondo femminile e al rifacimento di opere non sue che gli fecero guadagnare il titolo, probabilmente non proprio gradito, di “Alessandro dei plagiari”. Trentatreenne, nel 1749, pubblicò un Trionfo del sesso che gli causò un insanabile attrito con le gerarchia ecclesiastiche che ne determinarono la scomunica. Tornando al suo L’arte di tacere occorre dire che si tratta di un vero e proprio trattato dedicato al tema del silenzio, scritto con prosa divertente e arguta nel  quale si raccontano molte verità oggi ancor più attuali di quanto già lo fossero in quell’epoca. Vi si sostiene che l’uomo che parla poco e scrive solo cose essenziali sarà un  buon scrittore, e senz’altro un politico migliore: “Il silenzio politico è quello di un uomo prudente, che si contiene, che si comporta con circospezione, che non si apre sempre, che non dice tutto ciò che pensa, che non chiarisce sempre la sua condotta e le sue intenzioni. È un uomo che, senza tradire le giuste ragioni, non risponde sempre esplicitamente per non lasciarsi scoprire”. E si comporta così perché, in generale, “è sicuramente meno rischioso tacere che parlare”. Dinouart, pagina dopo pagina, narrò sapientemente come fosse ampiamente preferibile l’arte del parlare a proposito a quella, poco nobile e piuttosto diffusa anche a quel tempo, dell’aprire la bocca a vanvera. L’arte del tacere andava considerata anche un’arte dell’eloquenza del corpo, tema che la civiltà cristiana per lungo tempo aveva ignorato pur essendo un capitolo importante dalla retorica classica. L’arte del tacere equivaleva alla padronanza di sé e della  capacità di relazione con gli altri: “L’uomo non si appartiene mai così tanto che nel silenzio”. Diviso in due parti ( nella prima l’abate descrisse i principi necessari per tacere, i diversi tipi di silenzio e le cause che li determinano; nella seconda si soffermò sul fatto che “si scrive male, si scrive troppo oppure non si scrive abbastanza” e su come occorresse esprimersi nei libri che venivano pubblicati), questo prezioso trattato si presta a una godibile e utile lettura. E’ pur vero che l’abate ricordava come i torchi nella Francia settecentesca gemevano per i troppi libri pubblicati ( e ancor oggi è così, non è forse vero?) ma L’arte di tacere non rientra tra le pubblicazioni  colpevoli di aver fatto sprecare la cellulosa.

Marco Travaglini

 

“La finestra sul futuro”, storia di premonizioni e di percorsi di vita inaspettati

Informazione promozionale 

Esperienze paranormali destabilizzanti e pericolose porteranno i protagonisti a intraprendere, con una nuova e matura consapevolezza, inaspettati percorsi di vita.

Stefania Lusetti: l’autrice si presenta

Sono nata a Busto Arsizio nel 1967, ma da anni vivo in un paesino in provincia di Milano con il marito Vincenzo e il figlio Riccardo.

Da sempre amante della lettura, ho cominciato a scrivere a undici anni con la volontà di dimostrare alla maestra delle elementari,che non apprezzava i miei temi, che sapevo scrivere. Da allora non ho più smesso.

Ho esordito a dieci anni con un racconto horror perso in uno dei tanti traslochi della vita.

Ho partecipato a diversi concorsi letterari, ottenendo ottimi risultati e, talvolta, vincendoli.

Nonostante preferisca scrivere racconti, sono al mio terzo romanzo, dopo “La settima invitata” e “Al di là degli occhi”.

Recentemente ho pubblicato, su piattaforma Amazon KDP, una raccolta di racconti dal titolo “L’attesa e altri racconti”.

“La finestra sul futuro” è nato durante il lockdown, reinventandoun’idea accantonata anni fa.

E’ una storia di premonizioni e di come la vita possa offrire percorsi inaspettati, apparentemente opposti alla nostra natura.

La trama

11 settembre 2001

Il mondo assiste impotente al crollo delle Twin Towers di New York. Un evento imprevedibile per tutti, tranne che per Marco, autore di libri storici dotato, suo malgrado, di un dono.

Settembre 1998.

Silvia, una medium di successo, presenta il suo ultimo lavoro editoriale dal titolo Il sogno e il futuro e Marco è fra il pubblico. I due si conosceranno, ma il pragmatismo dell’uomo lo porterà a evitare la donna per diverso tempo finché non sarà Silvia stessa a ricontattarlo. La vita di Marco, già perseguitata da un terribile sogno ricorrente, verrà proiettata in un mondo di sedute spiritiche e anime inquiete. Esperienze paranormali destabilizzanti e pericolose porteranno entrambi i protagonisti a intraprendere, con una nuova e matura consapevolezza, inaspettati percorsi di vita.

Da un anno curo il sito / blog www.stefanialusetti.com e la pagina Stefania Lusetti – parole non più imbrigliate | Facebook

Come acquistare il romanzo Stefania Lusetti – La finestra sul futuro (echosprime.it)

Crescita personale, Cristina Sartorio racconta ‘La Bellezza dell’Imperfezione’

Il noto medico chirurgo estetico torinese esordisce per HCA Edizioni’ con il suo primo libro rivolto alle donne in cerca della parte migliore di sé. Il titolo è già Bestseller Amazon.

Un libro per imparare a crescere. Per evolvere. E diventare così la versione migliore di sé stesse. S’intitola ‘La Bellezza dell’Imperfezione’ (Health Coaching Academy Edizioni) il nuovo Bestseller Amazon, e segna il debutto di Cristina Sartorio, appassionato e stimato medico chirurgo estetico torinese, nel mondo dell’editoria.

Un manuale prezioso, sintetico ed efficace rivolto alle donne‘Per evolvere straordinariamente in quattro tappe’, come recita l’accattivante sottotitolo che fa bella mostra di sé in copertina.

Con la prefazione degli psicologi Antonio Pipio e Romina Corbara e il contributo e la revisione del giornalista radiotelevisivo e saggista cattolico Maurizio Scandurra (spesso opinionista in tv a ‘Canale Italia’ e a ‘La Zanzara’ di  ‘Radio24’), l’autrice intraprende un percorso di miglioramento che conduce il lettore a trasformare le crisi in opportunità.

Specialmente al tempo del Covid, ove anche le più semplici e comuni imperfezioni estetiche possono divenire causa e oggetto di disagio. Insegnando al lettore tutta una serie di preziose e collaudate best practices attraverso le quali riscoprire il proprio valore.

E imparare così a prendersi cura di sé, superando ostacoli e visioni limitanti, credenze depotenzianti e orizzonti che appaiono sempre a prima vista insormontabili. Un volume che scorre veloce, scritto usando il cuore come penna, in grado di coinvolgere il pubblico femminile in una lettura intensa e stimolante.

Un percorso che prende le mosse da tutta una serie di case histories in cui Cristina Sartorio ha saputo cogliere, e altresì mettere in luce, gli elementi più significativi grazie ai quali trasformare il problema del singolo in un’occasione di confronto e crescita comuni. Inclusa la malattia, spesso agente detonante potentissimo per una ricerca del proprio Sé che faccia rima con ripartenza, conquista, successo.

All’interno dell’indice trovano così spazio capitoli dedicati alle resistenze che normalmente si oppongono al cambiamento, e agli strumenti efficaci con cui abbandonarle alle proprie spalle. “Unitamente alla presentazione di acquisizione, tecniche, consigli e metodiche efficaci per apprendere come prendersi cura di sé stessi anche da soli, fra le mura domestiche. Lasciandosi così avvolgere e coinvolgere da un viaggio all’interno del miglioramento con il giusto e sano distacco dal risultato. Quali i modi per tenere a bada e sconfiggere i pensieri negativi, le diete da seguire, gli alimenti cui ricorrere e i contenuti con cui organizzare e nutrire le proprie giornate perché anch’esse portino frutto”, esordisce Cristina Sartorio, titolare di due affermati studi medici a Torino e a Santa Margherita Ligure, nonché affermata professionista italiana del benessere altresì molto attiva sui social media: perché per lei “Divulgare la consapevolezza della propria unica, irripetibile bellezza è essenziale. Una missione. L’obiettivo è parlare alle donne in primis da donna: chiamata, come tutti, a fare delle proprie criticità altrettanti punti di forza. Per svincolarsi dalle convinzioni che riducono l’accesso a felicità e benessere, e mostrare così la parte migliore di sé”, chiosa lapoliedrica autrice.

Per Maurizio Scandurra, invece, “La collaborazione nata spontaneamente da un incontro del destino con la Dottoressa Sartorio e l’amica Cristina s’inserisce nel quadro di una sinergia che pone la persona al centro di un nuovo umanesimo olistico. Ilquale, specialmente in tempo di pandemia, si fa sempre più urgente nella misura in cui anche la medicina estetica, per occuparsi al meglio di ciò che c’è fuori, s’impegna nella ricerca e costruzione di un dialogo più approfondito e costante con tutta la magia e l’emozione che si nasconde nel cuore di chi vi fa ricorso. Onorato di aver dato anch’io il mio piccolo contributo a un’opera densa di pathos narrativo e utili consigli che indica e traccia chiaramente la strada maestra per ritrovare la luce e lo smalto fuori e dentro di sé”.

‘La Bellezza dell’Imperfezione’ è disponibile in formato e-book e cartaceo su ‘Amazon’.

“Nessun dorma”, nella vita di Tosca la storia del Novecento

Con stile scorrevole e garbato, il nuovo libro di Rosanna De Amicis intitolato “ Nessun Dorma”, come la famosa romanza di Giacomo Puccini, racconta la storia di Tosca a partire dalla nascita , durante la seconda guerra mondiale, per proseguire  con la fanciullezza, la maturità e la vecchiaia.

Fa da sfondo agli avvenimenti lo splendido territorio collinare di Vignale Monferrato dove si svolge la sua esistenza e in cui  in una lussuosa villa vive la protagonista, ormai anziana e vedova, che la scrittrice ha capacita’ di far conoscere immediatamente sia fisicamente che nello spirito gia’ dalle prime pagine.

Con grande efficacia descrittiva viene presentata la “Signora di Villa Tosca“ mentre legge un libro scelto dalla ricca biblioteca ascoltando brani di musica lirica a cui si e’ appassionata da quando il marito Filippo , rendendosi pigmalione, la trasformo’ da semplice maestrina di campagna ,figlia di modesti locandieri, in conoscitrice della grande musica colta.

Le ampie e silenziose stanze ogni giorno si animano al suono dei capolavori di Puccini e Mascagni che ella ama particolarmente perche’ forieri di pathos e di rimandi ai giorni felici della gioventu’ aiutandola a vivere di ricordi.

Con intuito psicologico l’autrice scava la personalita’ di Tosca, donna vivace, generosa, tenace e di forte tempra come lo sanno  essere le donne monferrine; allo stesso modo viene penetrata psicologicamente la personalita’ di chi le sta intorno , figli, nipoti, la fedele governante Rosa, il solerte giardiniere Giuseppe e l’affidabile autista Giovanni, in modo cosi’ efficace da farci immaginare di averli conosciuti realmente.

Interessante e’ notare come ogni avvenimento della sua lunga vita venga inserito in particolari momenti storici, politici e sociali che hanno contraddistinto il novecento a partire dagli anni quaranta, fornendo vari spaccati d’epoca che arricchiscono ulteriormente il romanzo andando oltre le vicende personali della protagonista.

Stimolanti gli accenni alle bellezze paesaggistiche e architettoniche di Vignale che, possedendo antichi palazzi e chiese settecentesche, vanto del barocco e del neoclassicismo piemontese, costituisce un invito a una visita turistica.

Unendo nel libro passato e presente, tradizione e contemporaneita’ rappresentata dal famoso internazionale “ Festival della danza “,Rosanna De Amicis riesce a conciliare in modo intrigante una storia immaginaria romanzata e la realta’ visibile.

Giuliana Romano Bussola

E se poi mi scoprono?

NOI DONNE E LA SINDROME DELL’IMPOSTORE

La sensazione di non essere  brave abbastanza, di non meritare i successi, i risultati ottenuti, pensare che tutto sia avvenuto per caso o che gli astri siano stati dalla nostra parte, è questa la “sindrome dell’impostore”, una trappola mentale che ci costringe all’interno di gabbie ideali e credenze di genere, una patologia sociale e culturale identificata negli anni ’70 da due studiose americane, Pauline Rose Clance e Suzanne Imes, che ancora oggi, purtroppo, affligge il mondo femminile. Questo complesso di sintomi è il frutto di una serie di condizioni, come una educazione ancora incorniciata in ruoli limitati e limitanti o una minore considerazione nel mondo del lavoro in termini di incarichi e riconoscimenti economici.

In questo libro “E se poi mi scoprono” la giornalista ElisabethCadoce e la psicoterapeuta Anne De Montarlot, in una combinazione di ricerche scientifiche, interviste e storie personali raccontano da dove viene questa antica mancanza di fiducia, come si manifesta, come si vive e in che modo si può superare. La cosa importante è saperla riconoscere, perché come sempre la consapevolezza è uno strumento necessario per provare ad uscire da situazioni e condizioni di disagio che non permettono di vivere appieno la vita.

Nella prefazione Ester Viola parla di una sindrome “a cui voler bene” e che spesso può costituire uno strumento utile, ovviamente se delimitata e ben utilizzata, a raggiungere i nostri obiettivinonostante i risvolti negativi che questa produce sulla nostra esistenza e il senso di inadeguatezza che crea nel pensare, ad esempio, che potevamo fare meglio.

Anche Cesare Pavese era avvolto da questa insicurezza cronica e affermava che “nella vita ci si accorge che i momenti migliori li abbiamo avuti per sbaglio” e ancora si chiedeva “come mi autorizzo ad essere felice per me?”

E’ colpa della non-fiducia avuta da piccoli? Di un incidente di percorso che ha fatto cambiare la percezione di noi stessi? Probabilmente una combinazione di situazioni che ci hanno auto-sottoposto a critiche severe e all’amore condizionato verso noi stessi. Considerato però che questa compagna di vita non andrà mai via totalmente “non resta che tenersela” provando a conviverci. Ma come? Sicuramente la lettura di questo libro, intenso di contenuti e di informazioni di supporto, può servire a conoscere approfonditamente di cosa parliamo e ci fa acquisire le basi per gestire “l’impostura” senza combatterla o tentare esclusivamente di allontanarla. Certamente è necessario imparare ad essere gentili con noi stesse e a non vivere in funzione del giudizio o della approvazione altrui. Noi donne, infatti, dovremmoessere maggiormente capaci di accettarci, di perdonarci e di non farci travolgere dai sensi di colpa, dall’ossessione di poter fare sempre meglio lasciando spazio, invece, alla fiducia e alla compassionevole consapevolezza che nessuno di noi è bionica e che la volontà di migliorare non deve accompagnarsi alla costante paura di fallire, che piacere e compiacere tutti non è possibile.

A fine libro troviamo dei suggerimenti davvero utili che comprendono anche alcune letture di riferimento, film che possono essere di ispirazione, playlist motivazionali e modelli da tenere a mente. Una lettura importante, dunque, un libro che ci fa guardare ad un problema diffuso come quello della mancanza di autostima con occhi diversi, con la certezza che con questo disagio interiore ci si può convivere e che a volte rappresenta una vera e propria risorsa.

Maria La Barbera 

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Federica Bosco “Non dimenticarlo mai” -Garzanti- euro 17,90
Che succede se sei una donna in carriera che ha messo il suo lavoro al primo posto ma, arrivata quasi alla soglia dei 50 anni, scopri che vuoi diventare a tutti i costi madre? Le opzioni non sono più tantissime, la menopausa è lì lì per arrivare e cambiarti la vita.
Però un po’ di tempo ce l’hai ancora. Occorrerebbe avere un compagno affidabile e sulla stessa lunghezza d’onda.
Federica Bosco mette in scena un romanzo che ci racconta proprio questa sorta di bivio e ultimo appello.

Protagonista è Giulia, affermata giornalista di costume milanese, apparentemente circondata da inossidabili amiche con cui dividere cocktail e confidenze. E’ innamorata del compagno Massimo -giornalista rampante e belloccio- con il quale è fidanzata da 4 anni, anche se ognuno vive a casa sua.
Qualcosa nella vita di Giulia si mette a scricchiolare quando sta per compiere 49 anni e il suo sopito orologio biologico inizia di colpo a batterle il tempo. Nel bilancio della sua vita manca all’appello un figlio del quale ora sente il vuoto, e lo vuole colmare.
Ma ci sono dei “ma” giganteschi contro i quali Giulia sta per schiantarsi.
Tanto per cominciare deve convincere Massimo ad assecondarla, non solo nel progetto di genitorialità, ma anche nel complicato e faticoso iter della fecondazione assistita. Che tradotto in pratica significa un faticoso carosello tra bombe ormonali, scompensi vari, riduzione del sesso a pratica fissa in orari e momenti stabiliti. Come uccidere il desiderio ed entrare in un loop che non è sempre piacevole. E poi Massimo non è esattamente quello che sembra…..
Eppure lei non molla, nonostante gli aborti spontanei e le lacune profonde della sua vita affettiva.
A partire dalla madre Teresa, insopportabile. E’ una giocatrice incallita sempre a corto di mezzi, una sorta di mantide religiosa bravissima ad abbindolare e divorare gli uomini che possono esserle utili; manipolatrice che travisa a suo beneficio anche la realtà più lampante, innamorata solo ed esclusivamente di se stessa. Teresa non si è mai occupata della figlia (cresciuta dalla nonna), soprattutto non le ha mai voluto un oncia di bene. Anzi, uno dei suoi sport preferiti è metterla perennemente in difficoltà, sminuirla in una competizione spietata che ha lasciato cicatrici nell’anima di Giulia. Inutile dire che l’autostima le difetta.

Quello che l’aspetta lo scoprirete poco a poco, narrato con piglio quasi cinematografico dalla bravissima scrittrice e sceneggiatrice milanese Federica Bosco, che è magistrale nel sondare pensieri e sentimenti dei suoi personaggi.

 

Diana Evans “La geometria delle coppie” -Einaudi- euro 20,00
E’ il terzo romanzo della scrittrice inglese di origini nigeriane che -dopo aver analizzato l’infanzia nel libro di esordio, poi il legame tra padre e figlio- ora si concentra sulle dinamiche di coppia. Il libro narra di 2 coppie di colore, “ordinary people” della media borghesia nera, alle prese con le crisi di mezza età.
Il libro inizia con un party per l’elezione di Barack Obama, nel 2008, nel quartiere londinese di Crystal Palace, a sud del Tamigi. Tra i festaioli ci sono anche Michael e Melissa; stanno insieme da 13 anni e all’inizio la loro unione sembrava perfetta, quasi un brand vincente “M&M”.
Lui ha origini giamaicane e nel cassetto aveva il sogno di diventare speaker radiofonico; ma per sopravvivere economicamente aveva virato poi verso un impiego più sicuro.
Lei –inglese, ma di madre nigeriana- è giornalista di moda freelance che si è persa dietro a due figli da crescere.
Una coppia che si è progressivamente svuotata e allontanata sotto le picconate di impegni familiari, frustrazioni professionali, incomprensioni e lo scivolare nel ruolo di compagni anziché amanti. Lui non si sente più desiderato dalla moglie che gli sfugge, ma che ama ancora senza riuscire però a colmare la distanza che li separa.

La Evans ci racconta il quotidiano di questa coppia e, parallelamente, le vicende dei loro amici Stephanie e Damian, in crisi pure loro. Vivono a Dorking lontano dal centro città e incarnano i classici pendolari illusi di aver scelto la natura anziché il vortice caotico.
Scelta che risponde alle esigenze di Stephanie, mamma a tutto tondo con 3 figli e il quarto in arrivo. Totalmente dedita alla famiglia in un modo che irrita Damian, costretto a un lavoro che detesta mentre accarezza il sogno di continuare a scrivere quello che aveva iniziato quando era più giovane e pieno di sogni. Anche per loro il matrimonio è diventato una miccia pronta ad esplodere per incomprensioni, rancori e delusioni.Entrerete nelle dinamiche matrimoniali che devono fare i conti con mille problemi; dai più piccoli e banali, fino a quelli più profondi e pericolosamente devastanti. E analizzati con una sensibilità affilata come un bisturi.

Billy O’Callaghan “My Coney Island baby” -Guanda- euro 18,00

Questo è il resoconto della storia d’amore tra Michael e Caitlin, entrambi sposati con altre persone ma, da 25 anni, ogni primo giovedì del mese, si trovano in una sterile camera d’hotel a Coney Island. Una zattera sulla quale salgono per sfuggire all’infelicità dei loro matrimoni.
Lo scrittore irlandese Billy O’Callaghan ci racconta l’intimità dei due personaggi; amanti e confidenti, che non intendono spezzare i reciproci matrimoni, ma nei loro meeting segreti trovano quella linfa vitale che li aiuta ad andare avanti e a barcamenarsi in vite stentate.
Poi qualcosa accade e gli amanti sviscerano le loro vite e i problemi che devono affrontare.
Il matrimonio di Michael è stato messo a dura prova dalla morte dell’unico figlio nato prematuro e tenuto per mesi in incubatrice. Periodo struggente in cui lui e la moglie non si erano mai staccati dal piccolo… fino alla resa finale.
Da allora la moglie Barbara non è più stata la stessa, eppure Michael le è rimasto accanto. Ora la donna è nuovamente bersagliata dal destino avverso. Sta perdendo la sua battaglia contro un cancro al seno che la sta distruggendo, oltre alle terapie invasive cui si è sottoposta.
A Michael i medici hanno dichiarato la disfatta e solo lui sa che la chemio non serve più a nulla; per Barb ci sono ormai solo cure palliative per alleviare il dolore. Ha bisogno di lui… poi nessuno sa che direzione potrebbe prendere la vita di Michael.

A un bivio è anche il matrimonio di Caitlin. Il marito Thomas –buono, protettivo, leale e gran lavoratore- non le ha mai fatto mancare nulla, lei lo ama ed è rimasta al suo fianco. Ma con Michael ha scoperto che può esserci molto di più nella vita.
Ora Thomas ha ottenuto l’agognata promozione che implica il trasferimento nel Midwest… e lei che decisione prenderà?

Scoprirete i pensieri, le emozioni e il senso di profonda responsabilità che dirige le vite dei due amanti, e la direzione che daranno alla loro storia e alle loro vite. O’Callaghan è strepitoso nel raccontarci il loro legame, le loro incertezze, le loro anime.

 

Edgar Lee Masters “I bambini del mercato” -Elliot- euro 20,00

Edgar Lee Masters, nato nel Kansas nel 1869, fu avvocato, poeta e scrittore; la sua opera più famosa è l’ “Antologia di Spoon River”, libro unico nel panorama letterario mondiale.
La sua fu una vita lunga ma non sempre facile e… beffa del destino, morì in povertà stroncato da una polmonite, nel 1950 a 81 anni. Lui che aveva dato voce agli inquilini delle tombe riposa nel cimitero Oakland di Petersburg… e nel suo epitaffio sogna un riposo benedetto.

“I bambini del mercato” mette a nudo le ingiustizie e le ipocrisie dell’America schiavista, e lo fa attraverso la storia del protagonista e voce narrante, James Miles.
E’ un giovane inglese che a 18 anni, nel 1833, arriva in Illinois per entrare in possesso dell’eredità lasciatagli dal padre, un emigrato che in America era andato a cercare fortuna.
L’impatto di James con il paese dei grandi spazi e delle infinite opportunità non sarà lineare; da un lato è il futuro affascinante, ma dall’altro ci sono le contraddizioni che lo lasciano perplesso. Primo fra tutti lo schiavismo imperante in una democrazia che di fatto tollerava discriminazione, ingiustizia e razzismo da Nord a Sud.

Possiamo definirlo un romanzo di formazione che inizia con James intenzionato a dividere l’eredità con la sorellastra di colore Zoe; ma si trova di fronte al muro di una società fondata da bianchi per i bianchi, in cui le persone di colore non hanno diritti.
Importante è la sua amicizia con il politico Stephen A. Douglas, definito “piccolo gigante”, statista che fu anche avversario di Abramo Lincoln nelle elezioni presidenziali. James lo ammira e ne sostiene le idee, lo segue nella guerra con il Messico per i territori del Texas, e approva la sua dedizione totale al paese.Però il nostro protagonista avverte anche i difetti di una società che promuove sfrenatamente il successo economico, l’arrivismo, lo sfruttamento scriteriato delle risorse naturali, la sopraffazione dei più deboli. E questo influenzerà le sue scelte. In quasi 400 pagine, di questo romanzo rimasto inedito in Italia, scorrono 70 anni della storia americana che non mancheranno di affascinarvi. L’opera che ha consegnato Edgar Lee Masters all’immortalità è la sua “Antologia di Spoon River” (pubblicata da più case editrici in edizioni economiche).Capolavoro assoluto in cui lo scrittore, attraverso gli epitaffi che riassumono le vite di persone di tutte le classi sociali e dalle diverse fortune o disgrazie, imbastisce un telaio in cui i fili sono quelli del temporaneo passaggio umano sulla terra. Poesie in forma di epitaffi degli abitanti dell’immaginario paesino di Spoon River. In realtà furono Petersburg e il fiume Sangamon ad ispirare il nucleo fondamentale dell’antologia.
I personaggi che dettarono le parole da incidere sulle loro lapidi furono sepolti nel cimitero cittadino di Petersburg, che si chiama Oakland o Oak Hill. A quella zona pare siano ascrivibili 53 epitaffi.Altri 66 invece sarebbero ispirati da personaggi di Lewistown, dove Master visse con la famiglia per un decennio, a partire dagli 11 anni. Lewistown è il capoluogo della contea Fulton, bagnata dal fiume Spoon, che l’autore scelse per il titolo.Attraverso le parole che ricostruiscono vite, battaglie, aspirazioni, amori e odio, fallimenti, successi, la fatica e la bellezza del vivere, Edgar Lee Masters mette anche in risalto la mentalità di una città dai confini angusti. Il libro fu scoperto da Cesare Pavese, tradotto da Fernanda Pivano e pubblicato da Einaudi per la prima volta nel 1943. Da allora infinite edizioni, e un successo continuo. Per Masters però fu anche all’origine della sua rottura con i concittadini, che non gli perdonarono mai di aver puntato il dito contro le loro debolezze ed ipocrisie.

 

 

 

 

Il Tempo Sospeso: dubbi, paure e riflessioni sul Covid

“Il Tempo sospeso”, volume edito da Gian Giacomo della Porta Editore, accosta le riflessioni e osservazioni maturate in questi due anni di pandemia da parte della giornalista torinese Mara Martellotta  alle opere pittoriche dell’artista fiorentino Andrea Granchi, già docente all’Accademia di Belle Arti di Firenze e appartenente ad una famiglia di tradizioni artistiche e pittoriche.

 

La contemporaneità dei temi trattati, inerenti il cambiamento della società, quello dei rapporti umani nell’epoca di Covid, le angosce e i dubbi che hanno pervaso tanti animi umani, hanno trovato nel volume una perfetta corrispondenza sia nella scrittura sia nell’arte, rivelando la possibilità  di una via di salvezza in questo “tempo di sospensione”, dettato dalla pandemia.


Una via che passa, appunto, attraverso l’arte, la cultura e la riscoperta di valori che, nella società pre Covid, contraddistinta da ritmi troppo frenetici, si consideravano dimenticati, se non addirittura perduti.

È stato presentato con la partecipazione degli autori  alla libreria torinese Belgravia in via Vicoforte 14/d mercoledì 15 dicembre.

Venerdì 17 dicembre alle 19, si terrà  presso la sede del Centro Servizi VolTO, in via Giolitti 21, un evento in diretta Facebook, che potrà anche essere seguito in sala, di dialogo sul libro tra uno dei due autori del libro, Mara Martellotta, e Andrea Donna, giornalista e presidente dell’Associazione “Difendiamo il futuro”.