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La storia di un guardiano di stelle e di vacche

Alle volte ci capita di leggere dei libri che sotto l’aspetto formale sono perfetti, ma, appena chiuse le pagine, non ci importa niente di quello che abbiamo letto e niente conserva la memoria. Non è questo il caso, perché pagina dopo pagina provi emozioni e partecipi ai fatti con ricordi di vita passata che non è poi tanto lontana nel tempo ma che sembra, invece, nei fatti, mille anni lontana”.

Con queste parole Mario Rigoni Stern, in una delle sue ultime riflessioni  prima di morire, introdusse il libro Guardiano di stelle e di vacche (Edizioni Biblioteca dell’Immagine), una raccolta di racconti  di Andrea Nicolussi Golo. L’autore intende ridare voce, con una capacità narrativa sorprendente, all’antica cultura dei Cimbri, gli “tzimbar”, i boscaioli del suo piccolo paese di Lucerna dove si parla questa antica lingua, ridotto oggi a poche centinaia di abitanti sul versante trentino dell’altipiano di Asiago. Nicolussi Golo, un racconto dopo l’altro, accompagna il lettore lungo i vicoli acciottolati e tra le  antiche case con le travi in larice di questo paese di montagna per ascoltare l’antica lingua dei Cimbri, piccola minoranza etnica-linguistica orgogliosamente gelosa della propria storia e cultura dalle radici antiche. Quindici brevi storie che scaturiscono dai suoi ricordi scorrendo via con personaggi come Katerj, nata donna e vissuta come un uomo, femmina libera e forte che coinvolge particolarmente l’autore; oppure Franze, donna delicata e umile, generosa tanto quanto risoluta, vittima incolpevole dei retaggi di un pensiero diffuso di un tempo che non passa mai. Pirminio Pompeo è il nonno materno, generoso come sapevano esserlo i galantuomini d’altri tempi quando l’aiuto reciproco e la solidarietà erano cose vere, concrete. Tra le pagine si incontrano lo zio Amando, l’ultimo dei cacciatori, ecologista a modo suo, e Monsù che infranse l’undicesimo comandamento (“non desiderare la legna d’altri”) rubandola al prete perché era l’unico che non se la sudava nei boschi.  Storie semplici di quando il poco era tutto e il centro del mondo era la comunità del paese. Un distillato di vita vissuta nel cuore delle terre alte da leggere una alla volta, al calare della sera, se possibile davanti al fuoco di un camino. Guardiano di stelle e di vacche è una sorta di manuale di vita vissuta che aiuta a conoscere, rispettare e forse persino amare realtà marginali e dimenticate nella frenesia della contemporaneità. Un piccolo e profondo libro che aiuta a capire, come scriveva Mario Rigoni Stern “che cose importanti per vivere bene ci sono anche fuori delle grandi città”.

Marco Travaglini

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Jonathan Coe “Bournville” -Feltrinelli- euro 22,00

Il Bournville del titolo è un sobborgo di Birmingham sorto intorno a una famosa fabbrica di cioccolato; è da lì che Jonathan Coe inizia questo romanzo, ovvero un viaggio negli ultimi 75 anni della Gran Bretagna, scandito da 7 eventi diventati storici.

La vittoria sul nazifascismo, l’incoronazione della Regina Elisabetta II a 27 anni nel 1953, la finale dei Mondiali di calcio nel 1966 con la vittoria dell’Inghilterra, l’investitura di Carlo a Principe del Galles nel 1969, il suo sontuoso matrimonio con Lady Diana Spencer nel 1981 che ha fatto sognare in mondovisione, il funerale di Lady D. (il 6 settembre 1997 altro momento di altissimo impatto emotivo, non solo in Gran Bretagna che saluta la sua “regina di cuori”), per chiudere il cerchio nel 2020 con il 75° anniversario del Giorno della Vittoria sullo sfondo della Brexit e del Covid.

Risultato: un altro romanzo affascinante ed intelligente in cui Coe (autore della “Famiglia Winshaw” e di altri best seller che raccontano la storia contemporanea soprattutto inglese) ancora una volta esplora le vicissitudini del paese in cui è nato nel 1961.

Un excursus dalle pennellate nostalgiche, umoristiche e pure commoventi, incentrato sulle vicende di una famiglia del ceto medio, in parte autobiografica; e lo fa inseguendo il percorso di una donna, Mary, ispirato a sua madre.

La prima volta che appare Mary ha appena 11 anni, vive a Bournville dove la sua famiglia festeggia la vittoria ascoltando il discorso alla radio in cui il Primo Ministro Winston Churchill annuncia la fine della guerra, l’8 maggio 1945.

Poi la protagonista cresce, si fa donna e sposa il tranquillo e conservatore Geoffrey Lamb; lei farà l’insegnante di educazione fisica, avrà tre figli e poi nipoti e pronipoti. Donna solida e dal forte senso pratico riuscirà ad affrontare le sfide della vita e i mutamenti sociali del paese che incideranno anche nel suo quotidiano familiare.

La sua vita si intreccia con i 7 momenti catartici della storia inglese che sono la trama narrativa di Jonathan Coe. Si sviluppa così in un crescendo questo magnifico romanzo che mette a nudo orgoglio e difetti di una nazione sospesa tra nazionalismo nostalgico, patriottismo, amore –odio per la Corona che la rappresenta nel mondo, scontri interni sulla Brexit, inadeguatezza di Boris Johnson e il dramma del Covid.

E tra gli spetti più personali del romanzo anche la morte della protagonista Mary, anziana vedova, che rimanda alla dipartita della madre di Jonathan Coe durante la pandemia, e lo strazio di non averla neanche potuta assistere e salutare prima della fine.

 

Serena Dandini “Cronache dal paradiso” -Einaudi- euro 17,00

Il paradiso in terra come lo intende Serena Dandini è innanzitutto il luogo perduto dell’infanzia ed è dai ricordi di quando era bambina nella villa di campagna della nonna (dove aveva imparato ad amare natura, piante e fiori) che spicca il volo in un viaggio che abbraccia anche le vite di tanti personaggi. Denominatore comune di tutti è il profondo desiderio e la struggente ricerca di un Eden segreto.

La struttura del libro è abilmente orchestrata in un alternarsi di memorie strettamente autobiografiche a personaggi storici, dei quali ripercorre le vite in pagine che hanno la scorrevolezza di tanti brevi romanzi. L’alchimia le è riuscita benissimo. Da un lato riassembla dolcissimi ricordi nel parco della villa nobiliare di famiglia nel Viterbese (emblema di un passato perduto per il dissesto delle finanze della blasonata stirpe da cui discende), e dall’altro ci racconta storie di donne famose che anelavano a nuovi spazi libertà.

Nelle vicende autobiografiche facciamo la conoscenza con una mitica zia laureatasi in Architettura negli Anni Trenta, praticamente una mosca bianca in un nugolo di uomini. E poi la sua strepitosa nonna.

E’ divertimento allo stato pure scoprire dettagli meno noti di figure affascinanti; uomini e donne, profumieri, amanti della musica, scrittori e scrittrici che per tutta la vita hanno apprezzato la natura, diventata la loro comfort zone e utopia. In alcuni casi, solo inseguita nei sogni, in altri realizzata in terra.

Tra i tanti citati: l’artista botanica Margaret Mee che ha dedicato la cui vita alla ricerca del misterioso e rarissimo “fiore di luna” che sboccia una sola volta nell’arco di un anno e muore alle prime luci dell’alba; oppure il grande Marcel Proust che ogni volta che assaggiava una madeleine era trasportato al tempo delle vacanze felici dalla zia Léonie a Illiers-Combray.

Claude Monet, praticamente cieco, che persiste nel dipingere le amate ninfee; la giallista Agata Christie scopritrice e narratrice del dark side delle piante, ovvero i loro poteri velenosi che somministra amabilmente nei suoi libri.

Tra le avventure più rocambolesche c’è quella della giovane Janet Baret che nel 1700 anela a diventare botanica, e per inseguire il suo sogno escogita di camuffarsi da uomo e compie il giro del mondo con la spedizione di De Bouganville. Sarà lei a scoprire il nuovo fiore, ma il merito andrà tutto al suo mentore. Una delle tante ingiustizie subite dal mondo femminile.

Un bellissimo libro che insegue colori e profumi del paradiso, a partire da quell’Eden perduto che sicuramente vedeva predominare le infinite fragranze dei fiori.

 

Clarice Lispector “Il lampadario” -Adelphi- euro 19,00

Uscito nel 1946, “Il lampadario” è il secondo romanzo della scrittrice, traduttrice e giornalista nata in Ucraina nel 1920, poi scampata, ancora in fasce, a un pogrom per le sue origini ebraiche. Arrivata sulle coste del nordeste brasiliano a bordo di una nave di migranti, trascorre infanzia e adolescenza a Recife, figlia di un venditore ambulante e presto orfana di madre. Naturalizzata

Brasiliana, morirà a Rio de Janeiro nel 1977, dopo una vita intensa e non sempre facile. Lei, intelligente e brillante, esordisce nel mondo letterario con il romanzo “Vicino al cuore selvaggio”, un testo in portoghese brasiliano lontano dai soliti canoni.

Sposa il diplomatico Maury Gurgel Valente che seguirà in spostamenti repentini e trasferte anche lunghe in Italia, Svizzera e America. Affronterà periodi di profonda depressione e il dramma di un figlio schizofrenico. Clarice Lispector rimarrà sempre sospesa tra cosmopolitismo e saudade, donna enigmatica, tendente alla solitudine, avvolta nelle spire di pensieri esistenziali, insofferente verso i compromessi, con una visione altamente etica del mondo e della vita.

Dopo una sofferta separazione dal marito inseguirà l’indipendenza economica e infine negli anni 70 comporrà gli ultimi capitoli della sua produzione letteraria, scritti fino alla fine anche quando è attanagliata dal dolore del tumore che la ucciderà.

Questo romanzo è forse il più complesso della scrittrice, oscillante tra monologhi interiori e descrizioni accurate di dettagli più disparati e solo apparentemente di poco conto.

Protagonista è Virginia, ultima di tre figli che conosciamo quando è bambina e vive a Granja Quieta, fattoria nel sertão brasiliano. Una casa con alle spalle grande fasto e splendore, mentre ora è un susseguirsi di molte stanze e pochi mobili. E il lampadario che ricorda un grande ragno sembra esseri lì a testimoniare il passato che non c’è più e quasi a presagire qualcosa di terribile.

Nella casa vivono la nonna paterna, i genitori, la sorella 20enne Esmeralda e il fratello Daniel, ragazzo strano, orgoglioso e dalla sensibilità particolare. Quello tra Daniel e Virginia è un rapporto unico, fatto di grande vicinanza, ma anche morboso e borderline. I due sembrano vivere come se fossero da soli a Granja Quieta, uniti da un legame forte in cui lui la protegge, ma di fatto la considera una cosa sua, la maltratta e sottomette.

Condividono il segreto di una misteriosa Società delle Ombre che hanno fondato ed è formata solo da loro due, con regole ferree –solitudine e verità- e incontri segreti in una radura del bosco. Quando crescono lasciano entrambi il nido familiare e si traferiscono a studiare in citta; ma le loro strade finiranno per dividersi.

Nella seconda tranche del romanzo seguiamo Virginia adulta, sospesa tra gli studi e la relazione con l’amante Vicente con cui si incontra tre volte a settimana, mentre il resto dei giorni sembra una pausa tutta da riempire. Il passato continuerà ad esercitare un’irresistibile attrazione e dopo la morte della nonna tornerà a Granja Quieta, salvo poi riprendere la sua vita cittadina consapevole di nuove scoperte tutte interiori. Perché la trama di questa storia più che negli accadimenti esterni, ruota intorno a stati d’animo, pensieri e sensazioni.

 

Matthew Baker “Perché l’America” -Sellerio- euro 17,00

13 racconti, uno per ogni striscia della bandiera americana, in cui narrare storie racchiuse nella grande varietà geografica, antropologica e sociale degli Stati Uniti. E’ questo il tipo di esplorazione compiuta dallo scrittore americano nato in Michigan, considerato tra i più interessanti. E i diritti cinematografici di 8 di questi racconti sono già stati acquistati da Netflix e altre piattaforme, per cui li vedremo anche sugli schermi televisivi.

Tra le storie, alcune sono strepitose e dai mille significati. Prima fra tutte “Riti” che immortala una società in cui i buoni cittadini sono quelli che alla soglia dei 70 anni decidono di morire. In modo autonomo e con metodi che vanno dall’addormentarsi per sempre con un’abbondante dose di sonniferi, ma spaziano anche nell’estrosità più impensabile. E quale modo migliore di andarsene in tempo, prima di sdrucciolare nelle magagne della vecchiaia, così da non pesare sui familiari e non incidere sul pianeta.

Una sorta di pianificazione familiare per fare posto alle generazioni future ed accomiatarsi dalla vita con un rito finale a cui invitare parenti e amici.

Ma cosa succede a chi invece non vuol proprio saperne di organizzare il suo cerimoniale di commiato? Lo scoprirete seguendo lo zio Orson che si oppone al sistema e ne affronta le conseguenze.

In altri brani si svelano poi realtà distopiche e frutto della straripante fantasia di Baker.

In uno le donne sono detentrici del potere, mentre gli uomini vivono rinchiusi in bordelli/serraglio dove la loro aggressività è tenuta sotto rigido controllo.

C’è anche “La transizione” in cui un giovane decide di rinunciare al suo corpo e trasferire sul web tutti i suoi contenuti cerebrali, finendo per reincarnarsi in una banca dati.

In “Anime perse” una misteriosa epidemia fa sì che nascano bambini “vuoti” e senza anima.

Insomma Baker si rivela straordinario nel miscelare e shakerare tanti temi e fantasie scatenate e soprattutto in alcuni brani riesce ad incantare il lettore trascinandolo in un mondo che non c’è.

 

Melania Mazzucco “Self- Portrait” -Einaudi- euro 30,00

Questo libro è nato sulla scorta della rubrica radiofonica ideata e realizzata dalla scrittrice Melania Mazzucco per la Radiotelevisione Svizzera Italiana “Donna S-oggetto”, in cui la storia dell’arte viene riletta attraverso vite ed opere di 36 artiste.

Un prezioso volume di testi ed immagini che svela l’altra metà dell’arte, quella costellata da donne geniali, creative e talentuose; ma per lo più relegate nell’ombra, messe da parte, sottovalutate, non riconosciute, dimenticate. Figlie o mogli di artisti che tennero solo per se stessi la gloria e il riconoscimento artistico; altre invece devastate da un talento e una vocazione che si trasformarono in una sorta di maledizione e vita impossibile.

La Mazzucco ha riportato alla ribalta pittrici e scultrici attraverso testi in cui riprende le fila delle loro esistenze, alcune più conosciute, come Artemisia Gentileschi o Plautilla Bricci autrice della portentosa opera “La nascita di San Giovanni Battista” e che nel 1675 a 59 anni raggiunse l’apice della sua parabola artistica.

Tra le 36 artiste, Leonora Carrington che la Mazzucco ci aiuta a capire decodificando l’opera “Baby Giant” che dipinse in Messico nel 1947; spiegandoci la simbologia di una figura gigante dal corpo che ricorda un uovo, con testa e arti minuscoli, volto privo di lineamenti e simile a quello di una bambola di cenci. Ci dispiega anche i fatti salienti della vita della Carrignton; dalla ribellione nei confronti della famiglia incapace di comprendere il suo desiderio di spiccare il volo, all’amore per il grande pittore tedesco Max Ernst, che conobbe a Londra nel 1936, quando lei aveva appena 19 anni, e per entrambi fu immediato colpo di fulmine.

E ancora, tra le altre, la pittrice cubana Antonia Eiriz che rappresentò la maternità in modo tragico e ambiguo nella sua “Annunciazione”; in cui grida il rovescio della medaglia, ovvero quanto il potere di mettere al mondo un figlio possa essere, non solo pienezza di vita, ma anche oppressione, dolore e morte.

La russa aristocratica Natal’ja Gončarova (omonima della zia che era stata la moglie del poeta Puškin morto in duello per lei) affascinata dai lavori agricoli che immortala in splendide tele che esprimono la fatica del lavorare la terra.

L’immensa Käthe Köllwitz, scultrice, pittrice abilissima anche in disegno, serigrafia, acquaforte e incisione. Iniziò a scolpire nel 1919, e potente è la scultura in granito “I genitori addolorati” in cui rappresenta l’immane tragedia della morte del figlio secondogenito Peter, caduto in battaglia nelle Fiandre a soli 18 anni. La sua vita interseca l’orrore del terzo Reich e affronta altri devastanti lutti che segnano profondamente tutte le sue opere.

Il libro della Mazzucco ci invita a conoscere meglio le vite delle artiste e a riflettere quanto le loro esperienze siano fondamentali per capirne più a fondo le loro opere , i capolavori rimasti spesso nascosti e oscurati.

La rassegna dei libri più letti e commentati del mese

FEBBRAIO 

Torna puntuale l’appuntamento con le recensioni dei lettori del gruppo FB Un Libro Tira L’Altro Ovvero Il Passaparola Dei Libri:

 

nel mese di febbraio abbiamo discusso soprattutto del nuovo romanzo di Rossella Postorino Mi Limitavo Ad Amare Te, che ripercorre le dolorose vicende di un gruppo di orfani sullo sfondo della guerra dei Balcani; al secondo posto di questa speciale classifica troviamo Caminito, di Maurizio De Giovanni, molto apprezzato dagli amanti dei gialli; al terzo posto ci fa piacere notare l’apprezzamento dei lettori per l’opera dell’esordiente Marina Manco, autrice di Alleria.

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Incontri con gli autori

In collaborazione con la redazione del sito novitainlibreria.it questo mese potete leggere le interviste a Luigi Lamberti (BookaBook 2023), autore de Il Pianto Del Fuoco, Lisa Brondi l’autrice del thriller romantico Agente AY203 (EBS Print, 2022) e Federica Antonini in occasione dell’uscita del suo ultimo romanzo, L’Educazione Artistica (Scatole Parlanti, 2022).

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Per febbraio è tutto: vi ricordiamo che se volete partecipare ai nostri confronti, potete venire a trovarci su FB e se volete rimanere aggiornati sulle novità in libreria e gli eventi legati al mondo dei libri e della lettura, visitate il nostro sito ufficiale all’indirizzo www.unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Buone letture!

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redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Al “Roberto Caffè” il salotto letterario di Simonetta Rho

Torino – Roberto Tricarico, 53 anni, torinese, laureato in Giurisprudenza, dopo una lunga esperienza politica nelle amministrazioni locali a Torino e a Roma, da qualche anno, con il socio Roberto Amore gestisce il “Roberto Caffè”, in via Garibaldi a Torino.

Dal 13 marzo al 25 maggio, sempre alle ore 18:00, il suo bar si trasformerà in un salotto letterario, dove a fare gli onori di casa, sarà Simonetta Rho, figura storica del telegiornale regionale della RAI e autrice della trasmissione Petrarca.

“Il salotto della Simo”, inaugurerà lunedì 13 marzo alle ore 18:00, con la presentazione del libro del giornalista e autore tv Fabrizio Berruti, “Gabriel (non ho ucciso nessuno)”, la storia di Gabriel Natale Hjorth, rinchiuso in carcere da più di tre anni per un omicidio che dichiara di non aver commesso.

Il 31 marzo sarà la volta di Franco Manzone, avvocato albese, con un bel romanzo di amore e di langa “La caduta e il distacco”.

Il 7 aprile, la scrittrice romana candidata al premio Strega, Flaminia Marinaro, con letture di Carolina Zaccarini, nel salotto di Simonetta Rho, presenterà “L’ultima diva”, biografia romanzata di Francesca Bertini, straordinaria diva del cinema muto.

Il 14 aprile, torna Michele Paolino, affermato giallista torinese, con il suo nuovo libro “La versione del Professore”.

Il 4 maggio, con Marco Faccio, creativo di giorno e giallista di notte, casa editrice Read Red Road, arriva “Spaccacuori”, la storia di un’indagine lunga e complessa, in cui si alterneranno personaggi, stati d’animo e passeggiate alla scoperta dei segreti delle città in cui avvengono i delitti.

Il 25 maggio chiude Cristiano Bussola, giornalista torinese, con “Una fetta di sorriso”, la genesi della televisione privata attraverso la storia della “leggendaria” emittente Antenna 3.

Camillo Cavour Dettagli in controluce

Martedì 28 febbraio ore 17.30

Sala Conferenze dell’Archivio di Stato di Torino

Piazzetta Mollino 1

Alla presentazione del volume di

Rosanna Roccia

Camillo Cavour

Dettagli in controluce

Edizioni Centro Studi Piemontesi

Dopo i saluti di

Stefano Benedetto

Direttore Archivio di Stato di Torino

Con l’Autrice

Intervengono

Lodovico Passerin d’Entrèves

Presidente Centro Studi Piemontesi

Pierangelo Gentile

Università di Torino

 

Prenotazioni: tel. 011/537486 – info@studipiemontesi.it

La conferenza potrà essere seguita in differita sul Canale YouTube del Centro Studi Piemontesi

www.studipiemontesi.it

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Susan Minot “La sera” -Playground- euro 18,00

E’ magnifico e a tratti struggente questo romanzo della scrittrice americana (nata a Boston nel 1956) che è stata anche la sceneggiatrice del film di Bernardo Bertolucci “Io ballo da sola”.

Nel 1998 ha scritto “La sera” in cui con una sensibilità profondissima e uno sguardo acuto narra di un’anziana signora malata terminale che fa i conti con i ricordi della sua vita. Il libro è stato adattato per il cinema nel 2007 insieme allo scrittore Michael Cunningham, ed ora finalmente è stato tradotto in italiano.

Protagonista è Ann Lord, 65enne, che circondata da infermiere, figli e parenti vari, tra i fumi dell’incoscienza da morfina e sprazzi di lucidità, controlla le fitte di dolore anche con i ricordi della sua esistenza. Che è stata decisamente intensa: ha avuto tre mariti e quattro figli, una bella dose di dolori e qualche rimpianto. La Minot è abile nell’imbastire una struttura narrativa che scorre perfettamente tra scorci del presente e del passato.

La sua mente resta ancorata soprattutto al ricordo dell’amore per il giovane medico bostoniano Harris Harden: un passione che nonostante i successivi tre matrimoni non si è mai ripetuta. Il pensiero ritorna a un preciso fine settimana in cui tutto è nato, si è compiuto e concluso. Ma non pensiate a una scontata storia di amore, qui il tema è decisamente più alto. Vola tra illusioni, sogni, il passare del tempo, illusioni, tutto giocato con un costante senso di tensione che solo alla fine vi farà scoprire quanto era accaduto in quei giorni lontani.

Un romanzo che parla di senso della vita, profondità di sentimenti, affetti e famiglia, approssimarsi della fine, senso del tutto…..

 

Paolo Giordano “Tasmania” -Einaudi- euro 19,50

In questo libro che Paolo Giordano ha scritto durante la pandemia, aleggiano più temi: l’atomica, la fine del mondo, il clima, i rapporti interpersonali, il vuoto che può spalancarsi all’interno di una coppia, il miraggio della paternità biologica che non arriva, l’amicizia, la fisica, i viaggi, il terrorismo ed altri spunti su cui meditare e interrogarsi.

Un romanzo in vetta alle classifiche che in parte richiama il suo strepitoso esordio nel 2008 con “La solitudine dei numeri primi” e proprio di solitudine continua a parlare e narrare. In queste pagine assembla crisi mondiali e private-esistenziali, sullo sfondo di un universo e di una vita in cui tutti si è fondamentalmente soli.

Voce narrante è quella di P. G., le stesse iniziali dell’autore che con il protagonista condivide anche alcuni dettagli biografici e la competenza professionale. E’ un fisico diventato romanziere di 40 anni; non più giovanissimo e pieno di sogni ancora da verificare, ma neanche tanto vecchio da aver visto più cose di quelle che avrebbe voluto.

E’ legato a Lorenza, più grande di lui e con già un figlio al seguito. Ma è in pieno disagio coniugale; di quelli in cui se ti chiedi come vi vedete insieme nel futuro, finisci per affacciarti su un dirupo il cui fondo resta imperscrutabile.

Forse le pagine che lasciano maggiormente il segno sono quelle dedicate all’Apocalisse passata e futura; ovvero la devastazione e gli effetti delle bombe sganciate dagli americani su Hiroshima e Nagasaki durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il protagonista ne è ossessionato e mette in campo anche le sue competenze di fisico quando vola in Giappone per assistere alla cerimonia che si tiene annualmente per ricordare quei terribili momenti e farne un reportage. Impressionanti le descrizioni di cosa può fare il fungo atomico nell’immediato alla pelle e al corpo delle persone.

 

La Tasmania del titolo si colloca in un orizzonte lontano e incarna una fantasia di salvezza, l’approdo difficile in cui poter trovare scampo dai mali del mondo. Un paradisiaco sogno che sembra riservato solo a chi può permetterselo, pochi ricchi; invece la strada che l’autore indica è quella di un salvataggio collettivo, un rifugio in cui l’incolumità sia per tutti e non solo per pochi fortunati.

 

 

Joan Didion “Perché scrivo” -Il Saggiatore- euro 17,00

Va in profondità questo libro della grande scrittrice americana, autrice di una pietra miliare della letteratura mondiale “L’anno del pensiero magico”, che nel 2005 le valse il National Book Award per la saggistica.

Nata a Sacramento nel 1934, morta a New York nel 2021, è una delle maggiori scrittrici americane; direi immortale per i testi che ha regalato al mondo, intrisi della sua intelligenza, sensibilità e somma bravura nel raccontare l’impervia fatica del vivere.

Perché scrivo” è il titolo di un suo articolo che dà il nome a questa raccolta di saggi composti tra il 1968 e il 2000; 12 testi brevi ma intensissimi in cui compie uno strepitoso viaggio nel mondo dell’apprendimento e della scrittura. Lei che scriveva come respirava -ovvero senza poterne fare a meno- dal momento che vita e parole scritte erano due vasi eternamente comunicanti. Scrivere la sua vita era la forza che trovava nell’affrontarla, tra alti e bassi, gioie, e dolori indicibili.

In questi saggi c’è la sua idea di come percorrere la vita e camminare per le vie del mondo, quello esterno, gli accadimenti, l’interiorità, l’elaborazione dei lutti, la forza di sopravvivere ai peggiori maremoti che il destino possa riservarci. Non sono testi politici, almeno non dichiaratamente, anche se denunciano il suo profondo impegno in tutto quello che ha fatto e sognato, visto, documentato e interpretato.

C’è il suo modo di apprendere la scrittura e una messe di acute osservazioni al riguardo. La domanda che scorre sottopelle in tutte le pagine è: perché scrivere, per chi? Corollario imprescindibile la sua abilità nell’amministrare la punteggiatura e portare a galla un sentire interiore che lei sa trasformare in altissima letteratura.

In questi saggi scorrevoli c’è l’arte del narratore, la capacità di romanzare un fatto, un sentimento, una storia. La maestria nell’edificare una trama efficace in cui inserire e dare profondità, sostanza e spessore ai personaggi; e non ultima, la capacità di inanellare dialoghi che chiedono di farsi leggere.

 

Lily King “Cinque martedì d’inverno” -Fazi Editore- euro 18,00

E’ una raccolta di racconti, 10 per l’esattezza, che mettono a nudo gli infiniti anfratti delle relazioni umane; tra lutti, amori persi e ritrovati, legami familiari e mille altre sfaccettature della vita.

Al centro delle varie storie c’è un articolato campionario di umanità che abbraccia protagonisti molto diversi tra loro e tutti alle prese con fatti normali e straordinari.

Per darvi un assaggio: il primo racconto ruota intorno alla 14enne Carol, assunta come babysitter da una famiglia molto più ricca della sua e almeno apparentemente ben più felice. Lei nei momenti di pausa si diletta nella lettura di “Jane Eyre”, si immerge talmente tanto nel capolavoro di Charlotte Brontë da cercare di vivere in prima persona l’educazione sentimentale e l’approccio alla vita della famosa istitutrice inglese, orfana e di umili origini, che finisce per conquistare il cuore del suo padrone, Edward Rochester. Ma la vita non sempre imita l’arte.

Tra gli altri protagonisti troverete: un ragazzino che per la prima volta scopre il fremito della libertà lontano dallo sguardo dei genitori, un libraio scontroso e solitario che si apre a nuovi sentimenti, due vecchi ex compagni di stanza ai tempi del college che il coming out di uno di loro aveva irrimediabilmente diviso.

Insomma tanti scampoli di vita che la scrittrice americana mette in scena e racconta con flash memorabili di bravura.

 

 

Valentina Nasi “Torino elegante follia” -Idea Books- euro 59,00

Pare quasi superfluo dire che questo è un volume prezioso in cui vengono eccezionalmente aperte alcune case private, privatissime, difficilmente espugnabili; nell’impresa è riuscita Valentina Nasi Marini Clarelli il cui nome ha ovviamente fatto breccia.

La discendente dei Nasi, strettamente intrecciati agli Agnelli, si è avvalsa della collaborazione di Massimo Nistri per le splendide fotografie, e dell’architetto e docente al Politecnico di Milano Antonella Dedini Sportoletti Baduel per i testi. Un gran bel lavoro di squadra che racconta una Torino osservata con uno sguardo nuovo.

Hanno visto così la luce 260 pagine che ci introducono in dimore storiche di solito rigorosamente inaccessibili, grondanti lusso, storia, buon gusto. Palazzi, appartamenti di prestigio, ville e dimore del 700 in cui è passata anche la Storia e che tengono fede a Torino ex capitale prima della Savoia e poi dell’Italia. Case che sono scrigni di prezioso antiquariato, altre che raccontano la ricerca dei collezionisti d’arte. Ma ci sono anche dimore che sono fiori all’occhiello di Torino, come Palazzo Reale, Palazzo Madama e Reggia di Venaria; e caffè storici come “Mulassano” e “Baratti & Milano”

Risulta un eclettico mix di opulenza, follie e fantasia quasi insospettabili nei torinesi tendenzialmente seriosi, Barocco, raffinatezza, e spesso alchimie riuscitissime tra antico e moderno design. Di alcune vengono svelati i nomi dei padroni di casa, di altre invece nulla sapremo oltre alle immagini. Resta da gustarvi antri di bellezza e comfort di una città affascinante, in parte magica, mai banale.

L’amore e il dolore nei versi di Izet Sarajlić

Durante l’assedio più lungo del Novecento, nella Sarajevo dei primi anni ‘90, i cittadini andavano alle serate di poesia nel buio di una città senza corrente elettrica.

In questo modo “sperimentavano che in una guerra solo i versi sono capaci di correggere a forza di sillabe miracolose il tempo sincopato dei singhiozzi, il ragtime delle granate, l’occhio di un mirino addosso”. Così scriveva Erri De Luca, nella prefazione di “Chi ha fatto il turno di notte”, straordinaria silloge di Izet Sarajlić. Quando Einaudi la pubblicò dieci anni fa, nel 2012, il grande filosofo e poeta bosniaco era già morto da anni. Celebrarlo con una raccolta che ripercorreva, in ordine cronologico, quasi cinquant’anni (dal 1950 al 1998) della sua produzione poetica era un buon modo per far conoscere la forza e la profondità dei suoi versi. “Chi ha fatto il turno di notte per impedire l’arresto del cuore del mondo? Noi, i poeti”, scriveva Sarajlić. La biblioteca bombardata e incendiata con i suoi libri, memorie e percorsi degli altri. L’artiglieria degli assedianti centrava monumenti, cimiteri, moschee per cancellare dal suolo l’ombra e la radice della parte avversa. Le parole erano emigrate dai libri e giravano alla cieca nell’aria. In quel tempo di granate che esplodevano a casaccio, Sarajlić scriveva: “In una notte come questa, malgrado tutto, pensi a quante notti d’amore ti siano rimaste”. Era la dimostrazione della forza, della potenza della poesia e del cuore di chi non aveva mai saputo odiare né maledire. Il poeta  non abbandonò la sua gente né rinnegò la sua città; nemmeno quando, a più riprese nel tempo, Sarajevo divenne sinonimo di morte e devastazione, perdita degli affetti più cari: “Qui, se chiamo persino i pioppi, miei concittadini,/ anch’essi sapranno ciò che mi fa soffrire./ Perché questa è la città dove forse non sono stato/ troppo felice,/ ma dove tuttavia anche la pioggia quando cade non è/ solo pioggia”. Sarajevo è dunque “la Città”, il luogo che porta con sé il senso dell’intera esistenza del poeta, del suo dolore come della sua gioia, di un legame viscerale che, per quanto sofferto, è impossibile recidere. I suoi versi sono stati la passione civile che si fa poesia. A testimoniarlo la poesia semplicemente intitolata “Sarajevo”: “E adesso dormano pure tutti i nostri cari e immortali. Sotto il ponte presso il II liceo femminile scorre gonfia la Miljacka. Domani è domenica. Prendete il primo tram per Ilidža. Naturalmente, posto che non cada la pioggia. La noiosa, lunga pioggia di Sarajevo. Chissà come si sentiva senza di lei Čabrinović in carcere! Noi la malediciamo, le bestemmiamo contro, e tuttavia mentre cade fissiamo gli appuntamenti d’amore come fossimo nel cuore di maggio. Noi la malediciamo, le bestemmiamo contro, sapendo che essa non potrà mai far diventare la Miljacka né il Guadalquivir né la Senna. E con ciò? Forse per questo ti amerò di meno e ti farò soffrire meno nella sventura? Forse per questo sarà minore la mia fame di te e minore il mio amaro diritto di non dormire quando il mondo è minacciato dalla peste o dalla guerra e quando le uniche parole rimaste sono “non dimenticare” e “addio”? Del resto, può darsi che questa non sia neppure la città in cui morirò, ma in ogni caso essa sarebbe stata degna di un me incomparabilmente più sereno, questa città dove, a dire il vero, non ho sempre avuto molta fortuna ma dove ogni cosa è mia e dove posso sempre trovare almeno uno di voi che amo e dirvi che sono disperatamente solo. A Mosca potrei fare lo stesso, ma Esenjin è morto e Evtušenko è certamente in giro da qualche parte della Georgia. A Parigi come potrei chiamare il pronto soccorso se non ha risposto neppure agli appelli di Villon? Qui, se chiamo, persino i pioppi, che sono miei concittadini, sapranno ciò che mi fa soffrire. Perché questa è la città dove, a dire il vero, non ho avuto molta fortuna ma dove tuttavia anche la pioggia, quando cade, non è solo pioggia”.

Marco Travaglini

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Anthony Summers “Dea. Le vite segrete di Marilyn Monroe” -La nave di Teseo- euro 22,00

Il mistero della morte dell’infelice diva Marilyn Monroe probabilmente rimarrà senza una soluzione definitiva, oscillando tra le tre ipotesi avanzate: omicidio, incidente come conseguenza del costante abuso di barbiturici, oppure suicidio.

Migliaia di pagine sono state scritte sulla vita e la scomparsa a soli 36 anni della donna più desiderata del pianeta e anche tra le più infelici; ma questa corposa, esaustiva e scorrevole biografia del giornalista investigativo Anthony Summers è forse la migliore di tutte. Circa 600 pagine da leggere come un romanzo, piene di ricostruzioni e testimonianze che contribuiscono a restituirci le verità di una donna dall’infanzia difficile e con una madre pazza.

Norma Jean (il suo vero nome) riesce a farsi spazio nel mondo, tra mille difficoltà, insicurezze e contraddizioni, fino a trasformarsi in una bomba di femminilità che ne fa la stella più splendente di Hollywood. A tanto fascino purtroppo farà da contraltare la costante ricerca di affetto, quello più profondo e autentico, rivolto alla donna con la sua sensibilità a fior di pelle… e non al mito.

Il rischio è stato sempre quello di essere un trofeo da esibire, più che da conoscere e amare per quello che era. I suoi matrimoni con il campione Joe Di Maggio e il commediografo Arthur Miller partono con passione e poi si affossano nelle incomprensioni e nella sopraffazione, tra tradimenti e ripicche. Ma la ferita più profonda di tutte è la ricerca disperata di un figlio che ogni volta si infrange contro il trauma dei ripetuti aborti.

Questo libro scava a fondo nella vita e nei buchi neri della Monroe e ricostruisce anche i suoi legami con John Fitzgerald Kennedy che la considerò una conquista come le altre collezionate da impenitente ed egocentrico donnaiolo. Una volta perso l’interesse della conquista, il presidente le volta le spalle e a consolarla arriva il fratello Robert; uomo tendenzialmente fedele e con uno stuolo di figli, ma che per Marilyn rischia parecchio. Come capo del Ministero della Giustizia aveva per nemici lo spietato mafioso Sam Giancana e il controverso sindacalista Jimmy Hoffa, che tentarono di sfruttare la liaison con la Monroe per trascinarlo nello scandalo e rovinargli la carriera politica, oppure per riuscire a renderlo più malleabile e ricattabile.

La Monroe finì così impigliata nelle maglie di qualcosa molto più grande di lei. Mal consigliata da personaggi loschi come Frank Sinatra o ambigui come Peter Lawford, cognato dei Kennedy, e che in tutta la vicenda ebbe un ruolo poco limpido. Gli ultimi tempi della diva saranno all’insegna del senso di abbandono, ricerca insistente dei Kennedy ed un muro di indifferenza da parte loro che si riveleranno discutibili e meschini soprattutto a livello umano.

La Monroe era instabile, beveva sempre di più e parlava troppo vantandosi di essere a conoscenza di parecchi retroscena politici; diventata incontrollabile era un rischio enorme per la Casa Bianca e pare scrivesse tutto su un quaderno rosso mai ritrovato. Di qui i molti dubbi sulla reale dinamica della sua morte, sulle sue ultime ore che saranno abilmente occultate e coperte da versioni contrastanti.

Su questo Summers ha indagato a fondo e la parte forse più struggente del libro è proprio questa. Il mistero che avvolge la scomparsa della Monroe, accompagnata alla tomba dall’unico uomo che le rimase vicino, Joe Di Maggio. Resta la profonda amarezza di una vita apparentemente tanto splendente quanto invece pervasa di dolore, delusioni, abbandoni. Per certi aspetti una vita maledetta per un’icona che la morte precoce ha cristallizzato per sempre e consegnato al mito. Un destino sul quale meditare con infinita tristezza. Un libro assolutamente da leggere.

 

 

Miriam Toews “Notte di battaglia” -Einaudi- euro 19,00

La scrittrice americana nata in una chiusa comunità mennonita ci diletta nuovamente con la sua scrittura profonda e lieve, che sa mettere a nudo interi mondi interiori con ironia e sovrana intelligenza.

Qui ci racconta tre formidabili generazioni di donne, un po’ strampalate, ma fortissime e indimenticabili.

C’è la nonna Elvira: irriverente, scatenata, abituata a trovarsi con le amiche superstiti, con le quali riesce a mettere in leggerezza anche il tema tostissimo della morte che ha già afferrato altre compagne di vita e si appresta a ghermire anche loro.

Poi sua figlia Mooshie: attrice in cerca di fama e parecchio frustrata, single e incinta, sempre sull’orlo di una crisi di nervi e con ricorrenti accessi d’ira.

La sua bambina, voce narrante, è Swiv, 9 anni portati con grinta; è stata espulsa dalla scuola per via di una rissa e non vuole tornare assolutamente sui banchi.

E’ una sorpresa continua il rapporto che lega le tre donne. La nonna, la più combattiva e temprata dalle tante svolte di una lunga esistenza, si occupa dell’istruzione scolastica della nipotina; ma quello che le inculca è soprattutto la capacità di lottare sempre con coraggio e tenacia.

E Swiv è la piccola-grande donnina che ricambia l’affetto occupandosi della nonna che sta perdendo colpi, ma resta il faro principale che le indica la via.

Tra loro due e un po’ defilata è la giovane Mooshie, alle prese soprattutto con le sue difficoltà, a partire dai contrasti con l’ottuso regista della pièce teatrale in cui recita. Inoltre si ritrova ad affrontare quella gravidanza giunta al terzo mese, si porta dentro un non meglio precisato Gord, come lo chiamano in famiglia, e chissà se sarà maschio o femmina.

Gli eventi, piccoli e grandi, si susseguono nelle loro vite fino all’epilogo finale che è semplicemente strepitoso. Restiamo col fiato sospeso mentre seguiamo il barcamenarsi della giovane Swiv che si rivela matura oltremisura. Scopriamo la sua capacità di gestire in contemporanea i due eventi principale dell’esistenza: un nuovo inizio e una fine. Davvero un romanzo magistrale.

 

 

Francesco Costa “California. La fine del sogno” -Mondadori- euro 18,50

Francesco Costa è un giovane autore sotto i 40 anni, vicedirettore della testata online “Il Post” ed un mago della comunicazione che declina in più forme: articoli giornalistici, libri, ma soprattutto podcast come il suo “Morning”; una rassegna mattutina ragionatissima in cui analizza con cognizione di causa gli avvenimenti del giorno.

E’ anche un attento osservatore della realtà americana, un esperto a tutti gli effetti e lo dimostra con il suo ultimo libro “California”. Una sorta di reportage sullo Stato americano più mitico e ambito di tutti. Scopriamo così che non tutto brilla nella Gold Coast. Molti sono i segnali di derive e aspetti che ne segnano la decadenza; principalmente per tutta una serie di problemi interni che però sono anche paradigma delle difficoltà che stanno attraversando le democrazie avanzate.

Costa, con il suo occhio acuto, ripercorre la storia californiana, soprattutto di San Francisco e Los Angeles.

Si addentra in pagine che partono dai primi insediamenti agli sviluppi successivi, passa per terremoti e incendi devastanti, distruzione e ricostruzione, mito di un clima favorevole, sviluppi ed involuzione dell’economia, sistema scolastico, mecca del cinema, agricoltura e innovazione tecnologica.

Mette in luce anche le ragioni più profonde dei vari problemi che oggi investono la California. Tra le tante difficoltà: i costi proibitivi delle case e della vita, il rischio continuo di scivolare nella povertà, crescenti disuguaglianze e discriminazioni, crisi climatiche e stuoli di homeless e baraccopoli ai margini delle aree urbane.

Senza anticipare l’analisi documentata e approfondita dei vari aspetti dei cambiamenti in atto, queste pagine svelano come e perché l’immagine della California uguale a terra promessa, Golden State, vada ridimensionata al giorno d’oggi.

 

 

Patricia Cornwell “Livore” -Mondadori- euro 22,50

L’anatomopatologa più famosa che ci sia questa volta è impegnata nella testimonianza in un caso di omicidio mediatico e di complessa risoluzione. La sua comprovata esperienza professionale la trasforma nella testimone chiave nel processo dell’anno che cerca di far luce sull’omicidio dell’ex reginette di bellezza April Tupelo, il cui cadavere sfigurato è stato ritrovato su una spiaggia della Virginia. Imputato è il fidanzato Gilbert Hooke; ma quello a cui assistiamo non è un processo facile.

Giudice è Annie Chilton, amica di lunga data di Kay Skarpetta e sua coinquilina ai tempi dell’università. Ma è proprio l’atteggiamento della Chilton ad apparire subito strano, incomprensibile.

A complicare tutto poi c’è l’omicidio della sorella della giudice. La bellissima Rachael Stanwyck, 47enne griffata e addetta stampa della Cia, in fase di divorzio dal marito miliardario e ancora innamoratissimo di lei.

Rachael è stata trovata senza vita in casa della sorella che la stava ospitando mentre il divorzio procedeva. Ad un primo sopralluogo sembra sia stata vittima di una violazione di domicilio sfociata in tragedia. Ma nulla sarà come sembra. E a complicare il quadro ci si mette anche una nuova arma capace di uccidere: raffiche di intensa energia a microonde che cuociono le persone come farebbe un forno a microonde.

Dell’autopsia si occupa Kay Scarpetta.

E’ anche l’occasione per fare luce sui controversi rapporti tra le due sorelle che mal si sopportavano ed erano parecchio in competizione per accaparrarsi l’affetto del padre. Emergono dinamiche familiari e d affettive complicate e poi…..Kay riuscirà ovviamente a risolvere il delitto inusuale in cui compare un’arma mai vista prima. Pathos e colpi di scena sono assicurati.

 

 

Nicolò Castellini Baldissera “Inside Milan” -Vendome Press- euro 95,00

E’ un libro prezioso con i testi del designer di fama mondiale Nicolò Castellini Baldissera e le immagini del fotografo Guido Taroni, specializzato in moda e interni, ispirato dal famoso zio Giovanni Gastel al quale il libro è dedicato. Ci conducono nelle case di una Milano esclusiva e un po’ nascosta, dove dimore antiche convivono con il più moderno design.

Ad aprire le loro lussuose case sono stati 40 proprietari di alto livello, tra i quali Barnaba Fornasetti, Martina Mondadori, Veronica Etro e Lapo Elkann.

Castellini Baldissera, erede di una dinastia milanese di raffinati architetti e designer, ha saputo sviluppare un suo stile.

Il colore la fa da padrone nelle case fotografate, declinato in svariate tonalità in pareti, mobili, tessuti e oggetti, anche con accostamenti audaci e decisamente innovativi. Nelle oltre 300 pagine del prestigioso volume spicca anche l’alchimia dosata e vincente che accosta antico e moderno, sempre con gusto e raffinatezza.

E’ il secondo libro nato dalla cooperazione tra i due, dopo il successo del precedente “Inside Tanger”. Una sinergia vincente. Non vi resta che ammirare le foto, gettare lo sguardo sui particolari che più vi colpiscono, o trarre anche spunti e ispirazione da questi interni di una città sempre glamour.

“L’assassino dei pupazzi” Una scia di sangue percorre Torino

Venerdì 24 febbraio prossimo, presso il centroVol.To di via Giolitti 21 a Torino, presentazione del terzo libro della trilogia del commissario Montelupo, dal titolo “L’assassino dei pupazzi”(Golem Edizioni, 2022), scritto dal giornalista Gioele Urso

 

Venerdì 24 febbraio prossimo, alle ore 19:00,verrà presentato, presso il centro di volontariato Vol.To, il terzo volume della trilogia del Commissario Montelupo. Come gli altri due libri della  trilogia di Montelupo, personaggio ideato dal giornalista e scrittore Gioele Urso, anche “L’assassino dei pupazzi” è un testo di ambientazione e contenuto che riguardano l’ambito del thriller sociale, e può essere letto singolarmente senza per forza aver seguito le precedenti opere “Le colpe del nero”(Edizioni del Capricorno, 2018) e “Calma & Karma” (Golem Edizioni, 2020).

Ne “L’assassino dei pupazzi” il protagonista è ancora una volta il Commissario Montelupo, che affonda le mani in un terreno insidioso e sconosciuto, dove a farla da padroni sono l’omertà, la connivenza e gli interessi, e in cui il confine tra criminalità e legalità non appare così marcato .

Torino è percorsa da una scia di sangue e da una serie di truci omicidi che rappresentano l’epilogo di una carneficina insensata. Nel romanzo non è presente un luogo fisico, ma un elemento più duraturo nel tempo, che approda alla ricomposizione di tutti i pezzi del puzzle sparsi sul tavolo. I personaggi presenti sono sempre gli stessi e sono rappresentati dal commissario Montelupo, da Ignazio La Spina, dal giornalista Gianni Incerti, cui si aggiunge la figura di Corrado Tarantella, un vigile urbano con il sogno di diventare poliziotto. Insieme tentano di portare alla luce ciò che qualcuno voleva nascondere sotto un cumulo di sabbia. Il killer prende di mira il sistema di potere della città, un sistema che non può essere annientato e all’apparenza invincibile. Esiste un sottile fil rouge che lega questi tre volumi noir e che va al di là del singolo episodio, e è rappresentato dalla solitudine in cui versa chi vive ai margini della società. Questo sentimento diventerà  l’ossessione del Commissario Montelupo. I fatti narrati sono di pura finzione, anche se all’interno di queste pagine vi sono tratti di verità. “L’assassino dei pupazzi rappresenta la conclusione di questo percorso, avviato da “Le colpe del nero”, in cui il racconto faceva riferimento al Centro di Identificazione ed Espulsione di Torino.

MARA MARTELLOTTA

Giusy Panassidi, scrittrice e “contastorie”

Giusy Panassidi, ennese di nascita e torinese di adozione più che scrittrice si definisce una contastorie poiché è con le storie e i racconti che le sono stati narrati sin da bambina dal suo adorato nonno che è stata irrimediabilmente contagiata alla scrittura.

Divoratrice di libri di ogni genere, amante del mare e dei vulcani, appena può si rifugia sulla sua isola del cuore, dove ritrova il contatto con tutti gli elementi della natura traendone ispirazione per i suoi racconti.

Il primo libro con cui si è fatta conoscere dai lettori è stata una raccolta di tredici racconti dal titolo La Culofia: Paure e Pregiudizi riscuotendo un notevole successo; ciò l’ha incoraggiata a continuare in quella che era iniziata come una sfida con se stessa.

A questo fa seguito: Femmina: di necessità virtù, in cui, partendo dall’esperienza di alcune donne di un paese dell’entroterra siciliano, descrive, con lucida tenerezza e amarezza, la condizione delle donne in una Sicilia che era ancora legata a schemi familiari e tradizionali in cui nascere femmina era considerata una sciagura.

Con l’opera “I Carusi della Solfara: Vergogna e Schiavitù” Giusy Panassidi si è calata completamente nel ruolo, visitando personalmente i luoghi dove si è consumato tra la fine del ‘800 e metà del ‘900 uno dei capitoli di storia più cupi del nostro Paese.

“Il Treno del Sole Storie di Terroni” è un libro scritto con lamico Gioachino Marsala grazie al suo ricordo personale e alle testimonianze dei tanti meridionali che si sradicarono dalla propria terra, abbandonando i paesi di origine, ma sognando di ritornare a casa sin dal primo giorno del loro arrivo nelle grandi città del Nord Italia, cosa che difficilmente avvenne perché nel frattempo erano spuntate nuove radici e lintegrazione che con gli anni diventò inevitabile.
Il Treno del Sole rappresentò per molti emigranti il sogno del miglioramento economico, ma fu davvero così?
Tramandandone la memoria Giusy Panassidi come fa per tutti i libri che ha scritto, spera si possa trarre dagli errori del passato un insegnamento per un futuro migliore.
Tutte e quattro le opere sono state pubblicate da Maurizio Vetri editore