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Un giallo che è la fine del mondo

IL NUOVO LIBRO DI GIAN PIERO AMANDOLA

Sopravvissuti al Covid, al Vaiolo, ma la scienza è impotente verso 8 batteri che a volte uccidono, non si sa perché.

Il piu pericoloso è Aureus che muta e comincia a contagiare selvaggiamente in una pandemia.

Lo rivela casualmente una divertente sgangherata indagine sul mondo della Moda. L’umanità finirà non per un virus ma per un batterio? Chi è l’untore? C’entra Big Pharma?

Una guerra batteriologica fra Stati nemici? Un giallo che lancia un allarme sulla fine del mondo, scientificamente più possibile del Covid, ma ignorata.

Un libro in cui il mondo può finire ma sopravvive lo humour della sua scrittura. Due grandi emozioni, paura e riso sotto l’ombrellone.

 

Giuseppe Mazzini, “Doveri dell’uomo” Edizione curata da Quaglieni

E’ uscita la nuova edizione del libro di Giuseppe Mazzini “Doveri dell’uomo”, Edizioni Pedrini, curato da Pier Franco Quaglieni, con un inedito di Renzo De Felice sui rapporti fra Mazzini, Marx ed il socialismo.

Il libro esce per i 150 anni della morte del grande ligure, dalla collaborazione di Ennio Pedrini Jr. Editore e il Centro “Pannunzio”. La prima presentazione avverrà  sabato  2 LUGLIO alle ore 18 al Castello d’Issogne in Valle d’Aosta . Seguiranno presentazioni in tutta Italia, a partire  da Ivrea, capitale italiana del libro 2022,diverse  località balneari liguri, la Versilia, Bardonecchia, Pollone. Il libro in settembre verrà presentato a  Roma, Torino, Napoli, Palermo. Ripubblicare questo testo -afferma il prof. Quaglieni -rappresenta una scelta precisa per indurre ad una riflessione sui doveri, che Mazzini vedeva come premessa indispensabile per la realizzazione dei diritti, che appare oggi molto attuale in un’epoca in cui i doveri sono quasi scomparsi e i diritti sembrano essere l’unica priorità. I doveri mazziniani implicano i valori della Patria e della famiglia, della solidarietà fra gli uomini, della dignità del lavoro, di un’idea di Europa anche oggi molto importanti. I promotori dell’iniziativa pensano che il libro dovrebbe tornare ad essere una lettura importante in tutte le scuole italiane, come già lo fu nel 1903 per iniziativa del Ministero della Pubblica Istruzione che, in epoca monarchica, volle onorare Mazzini, al di là dal suo repubblicanesimo.

L’arte di essere Raffaella Carrà

Intervista all’autore del manuale per essere liberi, felici e rumorosi edito Blackie Editon

Intramontabile caschetto biondo e liscissimo, un sorriso smagliante, gioielli brillanti, un vestito di glitter, in mano il microfono impugnato come uno scettro. Ce la ricordiamo così Raffaellà Carrà, icona pop della tv degli anni ’90 personaggio simbolo di un’intera generazione. Donna talentuosa e rivoluzionaria in grado di segnare profondamente la cultura del nostro Paese, sfidando tutte le convenzioni sociali dell’epoca. E’ a lei che lo scrittore e giornalista Paolo Armelli ha dedicato il suo primo libro “L‘arte di essere Raffaella Carrà– Un manuale per essere liberi, felici e rumorosi. E far l’amore con chi hai voglia tu ” (edito Blackie Edition). Un libro che combina il genere del saggio con quello del romanzo, scandagliano la vita, le conoscenze gli incontri che hanno segnato l’esistenza e la carriera della donna più amata dagli italiani e non soloOgni capitolo analizza un principio, una frase o un motto della Carrà, abilmente utilizzato dall’autore per raccontare non solo una storia, ma anche un messaggio più profondo che la donna dal caschetto biondo più famoso d’Italia voleva trasmettere al suo pubblico. Per capire meglio da dove è nata e come si è sviluppata l’idea di questo libro abbiamo incontrato Armellini alla Libreria Bodoni di Torino (Via Carlo Alberto, 41).

Cosa ti ha spinto a parlare proprio di Raffaella Carrà?

L’idea è venuta da Blackie Edition, sulla scia di una precedente edizione dedicata Bill Murray. Al contempo, c’è una motivazione personale che mi lega a questo personaggio: ha rappresentato una figura totalizzante nella mia vita e, quando ho studiato la sua storia, ho capito con quanti stimoli e ispirazioni avesse costellato il mio immaginario: abbiamo unito i puntini.

Studiando la sua storia di vita, cosa pensi abbia rappresentato per il nostro Paese questa donna?

E’ stata un’icona senza tempo e non ha mai stancato il pubblico. Una forza della natura in grado di unire la sua carriera “tradizionale” ad una carica rivoluzionaria: dall’ombelico scoperto al dire “fai l’amore con chi hai voglia tu”. Ha anche presentato molti programmi da sola circondata dai “carraba boys” invece che dalle solite vallette. Inoltre ha sempre mostrato la sua vicinanza alla comunità LGBTQ+. Forse non voleva espressamente cambiare le cose, ma di fatto- con il suo esempio– le ha trasformate profondamente.

Era consapevole di essere un personaggio antesignano dei tempi?

Lei guardava molto all’estero e cercava di anticipare i trends, ma in ogni caso non era così consapevole di quanto stesse cambiando davvero le cose. Per tale ragione, rileggendo la storia della sua vita, possiamo dire che è stato una donna modernissima.

Il tuo libro è suddiviso in dieci capitoli ognuno ispirato ad un motto o una frase tipica della Carrà. Qual è il tuo preferito?

Fai l’amore con chi hai voglia tu” perché esprime l’importanza che questo personaggio ha dato alla libera espressione dei propri sentimenti. I giudizi sulla sessualità e sul corpo sono impregnati di pregiudizi, talvolta anche tossici. Per tale ragione la sua battaglia non passa mai di moda e può ancora ispirarci.

Sul tema della sessualità, il nostro è un Paese libero?

Non del tutto, ci sono ancora molti pregiudizi. Abbiamo ancora difficoltà a riconoscere un’effettiva parità tra uomini e donne e verso le comunità LGBTQ+C’è un forte scollamento tra la realtà e la politica o il mondo istituzionale. Quindi ben vengano queste icone che vanno notare il corto circuito tra quello che le persone vivono e le regole imposte dai grandi sistemi.

Alla luce dell’analisi della storia della vita della Carràche cosa ha avuto di diverso dalle altre donne della spettacolo di quel momento?

Oltre alla libertà intellettuale e sessuale, sicuramente la caparbia. Ha combattuto per tutto quello in cui credeva. Nel 1970 diceva “partecipo ad un programma sulla Rai, ma voglio tre minuti solo per me“. Ha preteso il proprio spazio e questo è stato il primo segnale di una carriera caratterizzata da coraggio e indipendenza.

Valeria Rombolà

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Antonio Caprarica “E non vissero per sempre felici e contente” -Electa Junior- euro 19,90

Questo libro è dedicato ai lettori più giovani, ma è godibilissimo anche dagli adulti perché, con la sua bravura di giornalista navigato, Antonio Caprarica (storico corrispondente Rai da Londra, scrittore e saggista) ha riassunto in brevi e chiarissime biografie le vite di 50 tra regine e principesse “fuori di fiaba” (come recita il sottotitolo).

Caprarica è uno dei massimi esperti di monarchia, soprattutto di quella inglese, che ci ha raccontato in molteplici libri; ora è al suo primo libro per ragazzi e per giovani-adulte che magari sognano la favola. E dimostra che quando ci si cala nella storia scopriamo che le cose spesso non sono andate esattamente nella direzione del “vissero per sempre felici”.

Si parte da 20 secoli fa con quella che è considerata la prima regina d’Inghilterra, Boadicea, a capo della tribù degli Iceni, nel primo secolo d. C.: una guerriera che guidò i Britanni contro i Romani e incontrò una fine violenta.

Poi scorrono i destini tragici di innumerevoli teste femminili coronate o in procinto di esserlo. Tra le vicende più crudeli c’è l’assassinio dei Romanov. Alexandra Romanova, l’ultima zarina sfortunata che, sperando di guarire il figlio dall’emofilia, entrò nella scia pericolosa di Rasputin. Nel pieno della rivoluzione russa del 1917, fu imprigionata con lo Zar Nicola II, le granduchesse Olga, Tatiana, Maria, Anastasia e il piccolo Aleksej; tutti trucidati in un sotterraneo a Ekaterinburg. Poi sepolti in un bosco, e i loro resti saranno ritrovati e riesumati solo nel 1998 e nel 2008.

Più vicino a noi le tragiche morti di Grace Kelly e lady D. La prima da regina di Hollywood planò nel principato monegasco che navigava in acque paludose. All’epoca il vero padrone di Monaco era l’armatore Aristotele Onassis che pensò di risollevarne le sorti facendo sposare Ranieri dapprima con Marylin Monroe (che però disse no perché troppo presa da Kennedy) e poi puntò sulla splendida Grace Kelly che era all’apice della carriera di attrice.

Dà da pensare la sua morte prematura, nel 1982 a soli 52 anni, quando per un aneurisma cerebrale perse il controllo dell’auto precipitando giù dalla curva “il gomito del diavolo” (quella diventata famosa per il film “Caccia al ladro” che aveva interpretato al fianco di Cary Grant).

Si vocifera di una sorta di maledizione scatenata in passato da una gitana, che avrebbe gettato una cappa di sventura sulla Rocca dei Grimaldi; dopo la tragica morte di Casiraghi e le dicerie sull’infelicità di Charlene, se si è superstiziosi magari ci si crede un po’. Caprarica dedica due capitoli a Caroline e ai suoi amori difficili e a Charlene dallo sguardo triste e le assenze ingiustificate.

Ripercorre anche la vicenda di Diana Spencer, che per Caprarica è stata la più bella, la più infelice e ingannata, la più triste di tutte. Vittima di un destino amaro, quello del matrimonio sbagliato perché lei e il principe Carlo erano totalmente incompatibili. Donna di fascino eccezionale incontrò la morte in un incidente d’auto sotto il ponte dell’Almà a Parigi: morte che la proiettò direttamente nella leggenda.

E alla corte inglese l’infelicità investì anche la Regina Vittoria dopo la morte del marito; mentre la principessa Margaret, sorella di Elisabetta, morì malamente a 71 anni dopo aver disceso la china dell’infelicità.

Poi ci sono tante altre regine e principesse in ordine sparso, dai paesi scandinavi al Giappone. Caprarica non ne dimentica nessuna e chiude con la 51esima biografia in continuo corso di aggiornamento, quella dell’attuale regina Elisabetta, da 70 anni sul trono, la più longeva e capace di tutte.

 

Alba Donati “La libreria sulla collina” -Einaudi- euro 17,00

Quando un sogno che sembra sfiorare la pazzia finisce invece per avverarsi e risultare vincente su più fronti: è questa la linfa del libro di Alba Donati che racconta nascita, fatica e successo della minuscola libreria che nel 2019 ha deciso di aprire a Lucignana sull’Appennino Lucchese.

Lei, nata in una famiglia povera ma bellissima dentro, per anni ha lavorato nell’editoria, poi l’azzardo raccontato in queste pagine.

Ad un certo punto della sua vita decide di cambiarla in modo radicale; via dalla frenesia della città, si torna alle origini, dritta filata nel borgo in cui è nata e cresciuta, nell’Alta Toscana, tra Prato Fiorito e le Alpi Apuane.

E’ lì che decide di rimettere a nuovo un vecchio rudere di famiglia e trasformarlo in una minuscola libreria, nello spicchio di paese abitato da appena 180 anime.

Bella sfida decisamente, e bellissimo diventa il suo angolo di paradiso. Grazie ad una campagna di crowdfunding su Facebook raccoglie il denaro per aprire la sua libreria in legno: colori pastello che sanno di magia e fate, un giardino in miniatura colorato di fiori, poltrone Adirondack, oggetti vari e assortiti che parlano di vita, tazze di tè offerte ai viandanti lettori.

Dietro il cancello verde sabbia è questo il mondo che attende lettori che arrivano da ogni dove grazie al passaparola. Non è una libreria come le altre; piuttosto una sorta di cottage letterario, organizzata come quelle di casa in cui conserviamo solo i libri più amati, e dove gli incontri sbocciano in rapporti significativi, amicizie, interessi condivisi.

 

In 188 pagine la poetessa Alba Donati ci regala un memoir personale che è anche poema familiare, storie di paese, incontri e avventure varie, libri ordinati dai clienti.

Le difficoltà non mancano, come l’incendio che distrusse la libreria in una manciata di ore….e poi la ricostruzione con l’aiuto della comunità, perché questo angolo diventa il cuore del borgo solitario. Sono raccontati 6 mesi di vita della libreria, lock-down compreso, colpi di scena e miracolose donazioni di denaro che permettono la sopravvivenza di questa splendida, magica impresa. Passate parola anche voi che lo leggerete……

 

Irene Graziosi “Il profilo dell’altra” -Edizioni e/o- euro 18,00

Questo è il libro di esordio della 30enne Irene Graziosi, collaboratrice di svariate testate giornalistiche e dal 2018 creatrice del progetto Venti (serie di contenuti video che prendono spunto dai libri per trattare e approfondire argomenti di attualità, rivolti a persone giovani su Instagram e Youtube) insieme alla famosa youtuber e scrittrice Sofia Viscardi.

In questo scorrevole libro passa dietro le quinte dei social che oggi imperano e ci restituisce il back stage dell’era social con tutte le sue derive e brutture. Quei social sui quali passiamo tempo infinito e a cui soprattutto i giovani si ispirano alla ricerca di modelli luccicanti. L’etere è invaso da video e stories pieni di buoni sentimenti, spesso finti; una su tutte l’idea della sorellanza che in realtà occulta striscianti invidie, faide, boicottaggi e spesso un vuoto siderale.

Protagonista è una ragazza come tante, Maia, che era una brillante studentessa di psicobiologia a Parigi e la cui vita viene sconvolta dalla morte della sorella minore Eva. Schiacciata da questa tragedia, abbandona gli studi e si trasferisce con il fidanzato in quel di Milano, dove sostanzialmente conclude ben poco. Poi l’incontro che rappresenta una svolta.

Entra nell’orbita della nota influencer appena maggiorenne, Gloria Linares, seguita da oltre 2 milioni di follower e rincorsa dalle griffe più importanti.

Gloria posta la sua vita in continuazione, ma di fatto è una sorta di contenitore vuoto. Il compito di Maia è proprio quello di fornirle una personalità, scrivendo ogni frase che l’altra pronuncerà mandando in visibilio le masse. Diventa la content strategist di Gloria con la quale instaura un rapporto che scoprirete leggendo il romanzo.

Le vicende delle due ragazze, e soprattutto il corollario di business che avvolge le vite in vetrina delle influencer, sono al centro di queste pagine; diventano spunto per mettere a fuoco i ruoli archetipici di questa nostra era così social addict.

Un mondo di cartapesta dove «se tutti pensano che tu sia una cosa, tu diventi quella cosa» e Gloria è la personificazione di una star del web. Perfettamente al centro di un circo mediatico in cui apparire è ciò che più conta, in cui si è famose per essere famose e non per qualcosa che si fa, per l’insistenza con cui si pubblica una personalità smussata e dai contorni molto labili. E c’è il contorno non secondario di brend, pubblicità, contratti milionari, ma anche tonnellate di finzione…a partire dalle pseudo amiche che più fetenti e livorose non potrebbero essere.

Insomma vengono a galla parecchie ipocrisie e balza agli occhi il rischio di vivere e annaspare in un mondo luccicante, dove la sincerità è merce introvabile, e non ci sono tante voci amiche che ti dicano le cose come stanno. E’ anche in quest’ottica che possiamo leggere il rapporto tra Gloria e Maia, nella frase che la prima dice alla seconda «Ti voglio vicina perché mi dici la verità»…anche se poi non tutto andrà secondo copione.

 

 

Sarah Vaughan “Anatomia di uno scandalo” -Einaudi- euro 19,00

E’ ispirata a questo romanzo l’omonima serie televisiva su Netflix articolata in 7 episodi, una sorta di dramma politico fedelissimo al libro della Vaughan. La trama, ricca di colpi di scena, si dipana intorno a uno scandalo che da privato finisce per diventare una slavina che cambia le sorti della politica e dei vertici del governo britannico.

Tutto parte dalla famiglia bella, perfetta e armoniosa del parlamentare di spicco James Whiteouse (sullo schermo interpretato da Rupert Friend), membro del partito del primo ministro inglese. E’ felicemente sposato con Sophie (una Sienna Miller intensa e in particolare stato di grazia), con due figli in età scolare.

A scompigliare le carte del quadretto idilliaco è la notizia che sta per essere sbattuta in prima pagina dalla stampa: James ha avuto una bollente relazione con una sua giovane assistente, Olivia Lytton ( a cui dà volto e lacrime Naomi Scott).

In un primo tempo i danni di questa brutta faccenda, diventata pubblica, sembrano essere contenuti nel perimetro di un momento di debolezza, nei contorni di una scappatella; la moglie tradita decide di passare oltre l’onta, e mantenere unita la sua famiglia.

Poi però la palla di neve e fango si ingigantisce a dismisura trasformandosi in una slavina che

si chiama accusa di stupro.

Olivia alza il tiro e accusa James di averla aggredita e violentata in una manciata di minuti che cambieranno tutto.

James viene trascinato in tribunale e deve difendersi dall’infamia che sta creandogli il vuoto intorno. Sophie, dapprima convinta della sua innocenza, inizia a vacillare. Il governo deve decidere che posizione assumere; il primo ministro difende James -nonostante i malumori nel partito- perché quella sembra un’amicizia di lunga data e intoccabile….ma magari sotto c’è altro.

Il romanzo è sapientemente giocato su flasback del passato, quando James studiava a Oxford e faceva parte del Club dei Libertini; gruppo elitario di universitari (in parte ispirato al Bullingdon Club, società di cui era membro il primo ministro Boris Johnson). E suo compagno e amico di quegli anni era stato proprio il primo ministro in carica per cui James lavora.

A dare battaglia in tribunale è l’avvocato –apparentemente irreprensibile- e totalmente votato al suo lavoro, una durissima Kate Woodcroft (interpretata perfettamente da Michelle Dockery), specializzata nella difesa delle donne da violenze e soprusi.

Poi la trama si infittisce e si delineano meglio i contorni di un processo che sembra stia per smascherare un mostro, continue sciabolate tra difesa e accusa, con un finale totalmente a sorpresa….

Incipit Offresi a Federico Callegaro

La nuova letteratura italiana delle scrittrici con background migratorio alla scuola Holden

Il 17 giugno si terrà Diversity leadership in letteratura: incontro organizzato da Nuove Radici APS e Consolato Generale degli Stati Uniti d’America della sede milanese

Le loro storie si ambientano tra l’Italia e l’Europa ed esplorano la complessità̀ delle nostre società̀ caratterizzate da una crescentemulticulturalità

Diversity leadership in letteratura è il workshop realizzato con la collaborazione del concorso Lingua Madre e di Nili, network italiano leader per l’inclusione volto a conoscere una nuova generazione di scrittori e scrittrici multietnici.

17 giugno 2022 alla scuola Holden di Torino si terrà la nuovatappa del progetto itinerante dedicato alle nuove generazioni di italiani con passato migratorio dal titolo Diversity Leadership in letteratura, in cui si parlerà del nuovo trend che sta emergendo. Una nuova generazione di scrittori e scrittrici con background migratorio. Molti di questi volti nuovi di penna sono donne, le cui opera si concentrano su temi di identità e diversità. Il progetto diversity leadership nasce dalla collaborazione tra Nuove Radici World, il Consolato degli Stati Uniti d’America, Nuovi Profili e della piattaforma Idem network (acronimo di inclusion, democracy, empowerment, melting) con l’intento di creare una rete di giovani che siano protagonisti di nuove visioni.

Le loro storie si ambientano tra l’Italia e l’Europa ed esplorano la complessità̀ crescente delle nostre società̀ caratterizzate da una multiculturalità sempre crescente dove pensieri, valori, tradizioni e modernità si fondono tra loro. Nelle future generazioni, infatti, la diversità e l’inclusione sono destinati a crescere ed evolversi, grazie al mutare della contaminazione culturale. Sono tutti elementi e valori che fanno emergere anche all’interno del dibattito pubblico differenze, similitudini e diritti di una civiltà che guarda al futuro innovandosi.

Il workshop sarà il momento ideale per far luce sulle forme narrative emergenti che mettono in primo piano la diversityattraverso differenti generi letterari. Storie intense che in questo periodo storico risuonano e rispecchiano un contesto sociale in evoluzione dove la nuova generazione si confronta ed esprime valori e idee con il coraggio di far emergere e sostenere le uguaglianze nelle diversità

“Interpreti del multiculturalismo, con questi giovani e appassionati scrittori sta nascendo un nuovo linguaggio e una nuova narrazione che mette al centro temi cardini delle nuove generazioni: diversità e inclusione. Il workshop che si svolgerà presso la scuola Holden di Torino sarà un momento importante per mettere a confronto le voci delle autrici che a più mani stanno scrivendo il romanzo corale del nuovo mondo. I partecipanti potranno conoscere lo storytelling che oggi più che mai può ribaltare visioni stereotipate e far comprendere l’importanza della multiculturalità”. Spiega Cristina Giudici, direttrice della testata web nuoveradici.world dedicata all’analisi e al racconto sulle migrazioni e sui nuovi cittadini italiani.

Tra le scrittrici presenti ci saranno:

Sabrina Efionayi, che ha cominciato a scrivere a 16 anni con lo pseudonimo di Sabrynex e ha appena pubblicato il romanzo Addio a domani (Einaudi), diventato un caso letterario
Yeniffer Lilibell Aliaga Chávez, autrice e illustratrice di racconti per bambini
Rajae El Jamaoui che lavora come mediatrice culturale e coltiva la passione per la traduzione cui vorrebbe dedicarsi in futuro (con Aspettando la primavera ha vinto il Premio Speciale Torino Film Festival della XVI edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre)
Lala Hu, docente e ricercatrice di marketing all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, autrice nel 2020 del suo primo libro di narrativa, Semi di tè (People)
Natalia Marraffini che dal 2019 insegna alle scuole superiori e nel 2020 ha esordito con il libro Off-line. Zona Rossa per Porto Seguro Editore e dal 2021 produce il suo podcast Confessioni di una millennial
Il poeta Mohamed Amine Bour, in arte Asterio che nel 2022 ha vinto con la poesia Alam Amal Dolore Speranzai il premio COSTRUZIONI FANTASTICHE.

Le cittadine di origine straniera in questi testi non si limitano a scrivere solo storie di autofiction ispirate alle proprie esperienze. Questo tema è solo una delle possibilità che loro hanno a disposizione per raccontare e raccontarsi. Sappiamo tutti che le biografie delle donne sono spesso un racconto nel racconto ma vederlo solo così è limitante. Le loro storie mostrano una finestra sul mondo che tutti noi dobbiamo iniziare a esplorare. I generi letterali utilizzati sono svariati e vanno dalla commedia dell’assurdo alla fantascienza perché ogni storia ha un linguaggio proprio dove potersi immergere per viaggiare con la mente e non solo. Chi racconta, costruisce mondi, con l’intento di aprire le porte e mostrare le possibilità” commenta Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile del Concorso Lingua Madre e partner del workshop diversity leadership nella letteratura.

 

E’ possibile iscriversi al workshop cliccando al seguente link

Workshop Diversity Leadership nella Letteratura

 

Quaglieni a Bricherasio presenta “Passione per la libertà”

Domenica 19 giugno  alle ore 16, ospite al Palazzo dei Conti di Bricherasio, a Bricherasio Pier Franco Quaglieni presenterà il suo libro “Passione per la libertà“ eccezionalmente nel parco del palazzo legato alla storia dei Marchesi Cacherano di Bricherasio e dei conti Calleri di Sala. Nel libro viene ricordato anche  Paolo Macchi Cacherano di Bricherasio che fu amico del prof. Quaglieni, mancato tre anni fa.

L’amore di Loredana per Torino nel segno di F&L

Loredana Cella, curatrice di numerosi libri dedicati alla nostra città
Solare ed intraprendente sono i due aggettivi che meglio descrivono Loredana Cella, scrittrice e curatrice di diversi libri su Torino.
Loredana è nata e cresciuta nel cuore della nostra città, ricevendo l’influenza letteraria di scrittori illustri quali Carlo Fruttero e Franco Lucentini.
Gli occhi di Loredana si illuminano quando condivide con me i suoi ricordi d’infanzia a casa Fruttero: aveva solo sei anni ed era rimasta affascinata da quell’immensa libreria che caratterizzava il salone della casa; finchè un bel giorno, all’età di quattordici anni, fu proprio il signor Carlo a darle in prestito la sua collezione di libri di Pirandello, per avvicinarla al meraviglioso mondo della letteratura e del teatro di cui ancora oggi non può più farne a meno.
Nel mentre, Loredana inizia a lavorare come contabile ma non perde la passione e la dedizione per la letteratura a tal punto da trasformarla nel tempo in una professione.
Oggi è sia curatrice che scrittrice. Il suo amore per la città di Torino la portano a scrivere, insieme a Giuliano Vergnasco, il libro “Piazza Statuto e Porta Susa: un nuovo borgo per una futura capitale”, alla ricerca dei dettagli e delle curiosità più recondite che ogni torinese vorrebbe sapere. Come curatrice ricordiamo i libri “Piemontesi per sempre”,”Torinesi per sempre” e il recente “A Torino centro: storie quotidiane del cuore metropolitano” editi da Edizioni della Sera.
In questo ultimo libro, diversi autori raccontano aneddoti sulla nostra bellissima città: si ricordano le emozioni provate alle giostre che negli anni settanta riempivano Piazza Vittorio, le vicissitudini e le trasformazioni che il Baloon ha subito nel corso del tempo, la nascita della Torino cinematografica e gli aspetti più cupi e oscuri dell’esoterismo che ha sempre caratterizzato la nostra città. I racconti si susseguono incalzanti e la varietà di stili e di temi lo rendono avvincente fino all’ultima pagina, facendo diventare il libro un
 “must have” che ogni Torinese dovrebbe tenere sul comodino fino a lettura ultimata perchè, d’altronde, il vero amore per la nostra città passa dalla curiosità e dal ritrovamento di ciò che Torino è stata e ha rappresentato.
Ma le sorprese di Loredana non finiscono qui. Mentre parliamo, mi racconta di molti dei suoi progetti, uno in particolare che trovo davvero affascinante: la creazione di un salotto letterario nel centro di Torino.
Ad oggi, quest’idea è ancora virtuale e viene trasmessa grazie alla sua pagina Facebook “Il caffè letterario di Lory”, ma il desiderio di Loredana di trasformarlo in un vero e proprio luogo di ritrovo sociale aleggia tra le sue parole ed io per prima mi auguro che questo progetto possa concretizzarsi, ricreando così quegli spazi di ispirazione che hanno caratterizzato la vita culturale dei torinesi intellettuali, i quali hanno perso l’abitudine di ritrovarsi vis a vis in seguito all’avvento delle community che si sono create con il rapido sviluppo tecnologico.
La passione che Loredana ha per la città è davvero nobile e sembra quasi una vocazione. Per chi volesse restare aggiornato sugli eventi dedicati alla città può seguire “Il caffè letterario di Lory”, mentre è possibile acquistare i libri su Torino inviando un messaggio alla pagina Facebook o recandosi alla Feltrinelli del centro.
Tra i testi di recente uscita ricordiamo, inoltre, il titolo “Blu come…”, un libro diverso dal solito e dall’aspetto curioso; un viaggio emozionale all’interno del colore e di tutte le sensazioni ed i ricordi che ad esso possiamo associare.
Irene Cane

Volpiano, una serata in compagnia di Marco Malvaldi


Giovedì 16 giugno lo scrittore incontra il pubblico “in modo autentico e informale”

Giovedì 16 giugno alle 21 nella Sala Polivalente di Volpiano (via Trieste 1) è in programma «In viaggio con Marco Malvaldi», una serata per conoscere lo scrittore toscano «in modo autentico e informale»; voce fuori campo Davide Ruffinengo, ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria al numero 011.9882344 oppure 339.4673821.

Sottolinea la presentazione: «Dal suo esordio con “La briscola in cinque” all’ultimo romanzo “Chiusi fuori”, scritto con Samantha Bruzzone, Marco Malvaldi ha prodotto una bibliografia intrigante e geniale. Malvaldi si definisce un umorista ma con i suoi libri, oltre a un talentuoso intrattenimento, ha confezionato storie, rivitalizzato il giallo classico, divulgato scienza e riproposto personaggi come Ernesto Ragazzoni, Pellegrino Artusi e Leonardo Da Vinci».

Il 19 giugno a Macugnaga gli scrittori di montagna

Domenica 19 giugno la Chiesa Vecchia di Macugnaga ospiterà, nel piccolo cimitero a fianco, la cerimonia di inaugurazione della lapide che completa l’elenco dei soci del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna scomparsi a tutto il 2021.

L’evento prevede la benedizione alle 9,00 del mattino alla quale farà seguito una esecuzione di canti della montagna con il coro Monte Rosa e la Santa Messa nella chiesa dedicata a Santa Maria, uno dei simboli del paese ai piedi della parete Est del Rosa. Il Gruppo Italiano Scrittori di Montagna – Accademia di arte e di cultura alpina (G.I.S.M) nacque a Torino il 14 aprile 1929 per iniziativa di alcuni alpinisti e intellettuali appassionati di montagna come Agostino Ferrari e Adolfo Balliano. Una scelta compiuta in aperta polemica e in opposizione al trasferimento del Club Alpino Italiano a Roma e all’inquadramento dell’alpinismo nello “sport fascista”, aggregando al CONI il sodalizio fondato a Torino da Quintino Sella nel 1863. Ai fondatori del GISM risultava inaccettabile e riduttiva la definizione di alpinismo come semplice “sport”, omettendone i valori ideali, la creatività spirituale e artistica di un’ascensione dove non conta la competizione ma il senso dell’avventura, l’esempio virtuoso di un rapporto sostenibile tra l’uomo e l’ambiente montano. Dell’evento venne data notizia nel giugno del ’29 sulla rivista “Alpinismo” e una trentina di aderenti iniziarono a riunirsi almeno una volta all’anno per scambiare idee, proporre iniziative, progettare azioni sui temi legati alla montagna. Venne bandito un concorso per un opera di letteratura alpina con un premio in denaro di 2000 lire ( circa duemila euro di oggi). Fu creata una particolare categoria di soci onorari e tra i primi a potersi fregiare di questo titolo ci furono il torinese Guido Rey — alpinista, scrittore di montagna, fotografo artistico e nipote di Quintino Sella, ribattezzato il “poeta del Cervino” per il volume monumentale che dedicò alla terza montagna più alta d’Italia — e il francese Paul Guiton, uno dei pionieri della letteratura alpina, autore di numerosi libri sulla Savoia e le Alpi del Delfinato. Il 20 luglio 1929, in occasione della riunione al Colle del Lautaret della Giuria del Prix Littéraire des Alpes Françaises, fu proprio Paul Guiton a salutare la nascita del Gruppo con un telegramma di simpatia e fraternità inviato ad Adolfo Balliano, Segretario del GISM. Contribuirono alla prima fase costituente del GISM altri importanti scrittori dell’epoca come Giovanni Bobba (coautore con Luigi Vaccarone e Alessandro Martelli della prima guida della Alpi Occidentali), Franco Grottanelli, Attilio Viriglio (direttore del Museo della Montagna, autore di biografie e racconti di montagna), il Conte Carlo Toesca di Castellazzo (alpinista che per un quarto di secolo svolse l’incarico di presidente dell’Unione Escursionisti di Torino),Giuseppe Lampugnani (autore con i fratelli Giovanni Battista e Giuseppe Fortunato Gugliermina del volume “Vette”sulle ascensioni nei gruppi del Rosa, Cervino e Monte Bianco dal 1896 al 1921 ) e Ugo De Amicis, autore di racconti e alpinista il cui impegno letterario patì il confronto con la fama del padre Edmondo, celebre autore di Cuore. Tra i primi soci illustri che aderirono all’associazione non va dimenticato Luigi Amedeo di Savoia, il Duca degli Abruzzi. L’esponente della casa reale, notissimo esploratorein poco più di un decennio, tra il 1897 e il 1909, compì le celebri spedizioni in Alaska, al Polo Nord (a bordo della “Stella Polare”) e le ascensioni sulle vette delle Alpi e sulle più alte montagne d’Africa e Asia. L’attività del GISM, grazie agli autorevoli frequentatori delle montagne, pose in risalto gli ideali dei pionieri, da Quintino Sella in poi, inculcando nei giovani soprattutto l’amore per le vette e vallate alpine. Un impegno culturale svolto attraverso articoli sulle riviste specializzate, pubblicazione di volumi in apposite collane come “La picozza e la penna”, ideata e promossa da Adolfo Balliano, editando dal giugno del 1943 un proprio mensile intitolato semplicemente “Montagna”, utile e funzionale per dar voce ai soci dell’associazione. Lo scarno statuto originario venne modificato precisando le categorie dei soci fondatori ordinari e simpatizzanti (o aggregati) e la sigla GISM (Gloriae Itinera Super Montes) venne interpretata come associazione di persone che ai monti dedicano attività artistica e culturale (scrittori, pittori, architetti, fotografi, giornalisti) e cioè gruppo di letteratura arte e cultura alpina. L’attività del sodalizio si intensificò e la lista dei soci, a riprova dell’eco positiva che l’iniziativa stava riscuotendo nell’ambiente culturale alpino, si arricchì con le adesioni dell’Abate Henry ( come socio onorario), di Dino Buzzati (giornalista e autore di Barnabo delle montagne, Il segreto del bosco vecchio, Il deserto dei Tartari) e dell’alpinista Piero Ghiglione (scrisse Dalle Ande all’Himalaya e Le mie scalate nei cinque continenti), il saggista esperto in toponomastica Giovanni De Simoni, il poeta Giovanni Bertacchi, il giornalista e autore della Guida sciistica del Sestriere Guido Tonella. Il GISM annoverò tra i suoi aderenti anche le autorevoli firme di Camillo Giussani, Sandro Prada, Aurelio Garobbio, Gaspare Pasini, l’ingegner Giovanni Bertoglio (redattore della “Rivista mensile” del CAI dal 1953 al 1976 e presidente della Biblioteca Nazionale del Club alpino), Stefano Soardi (tra i fondatori dell’Unione Giovani Escursionisti Torinesi), lo scrittore canavesano di Montalto Dora Salvator Gotta, autore del celebre romanzo per ragazzi “Piccolo alpino” e, più tardi, lo scrittore e alpinista Cesare Maestri, il “ragno delle Dolomiti”. A Macugnaga, ai piedi della parete Est del Monte Rosa, la più alta delle Alpi, il piccolo cimitero degli alpinisti accanto alla Chiesa Vecchia ospita una grande lapide con gran parte dei nomi dei soci scomparsi del GISM. Decine e decine di nomi famosi tra scrittori e amanti della montagna come Giulio Bedeschi ( autore di “Centomila gavette di ghiaccio”),Carlo Passerin d’Entreves, il compositore torinese Leone Sinigaglia che fu vittima dell’Olocausto, Gianni Aimar (giornalista torinese, autore di varie opere sul celebre “re di pietra” e sulla gente del Monviso), alpinisti come Cesarino Fava e Riccardo Cassin, uno dei più forti scalatori del Novecento, l’etnologo e scrittore Fosco Maraini. Sotto il portichetto, in basso, riposano anche i resti di Ettore Zapparoli, scrittore e musicista che il grande scalatore Emilio Comici definì “l’unico vero alpinista solitario”. Zapparoli, anch’esso socio del GISM, scomparve durante un’ascensione sul Rosa nell’agosto del 1951. Il suo corpo non venne ritrovato fino all’estate del 2007 quando vennero alla luce un femore, alcune costole, un dito e dei brandelli di abiti che l’esame del Dna attribuì allo sfortunato rocciatore lombardo, amico di Dino Buzzati e Guido Rey. Dalla nascita del Gruppo Scrittori Italiani di Montagna sono trascorsi più di novant’anni, nelle sue file sono passati gran parte dei nomi più illustri dell’alpinismo e della cultura italiana, impegnati nel dar voce alla bellezza, ai silenzi e ai valori delle montagne. In conclusione è giusto ricordare, tra le figure più significative, Spiro Dalla Porta Xydias, scomparso nel 2017 a quasi cent’anni, per più di trenta presidente del GISM e Accademico del Club Alpino Italiano. Era nato a Losanna da genitori triestini e greci il 21 febbraio 1917, nello stesso giorno di Emilio Comici, anch’esso triestino. In qualche modo Spiro si sentiva l’erede spirituale del più grande talento alpinistico nel periodo compreso tra le due guerre. Affermava che “l’arte ha il difetto di innalzare solo lo spirito, l’alpinismo innalza tutto l’essere umano, compreso il suo corpo. La montagna ti offre il concetto dell’alto, dell’avvicinarsi al cielo. È una via e in questo senso è un dono”. Se il GISM continuerà a produrre cultura, a sostenere la conoscenza della montagna e dei valori che rappresenta, immaginandone un futuro possibile è anche grazie a tutto il lavoro e alle esperienze manifestatesi nell’arco dei decenni per far comprendere quanto le montagne hanno da offrire.

Marco Travaglini