Coronavirus- Pagina 99

“Lo Stato indennizzi medici e infermieri vittime del virus”

All’avvocato Gino Arnone, scrive l’agenzia Ansa,  si è rivolta la famiglia di una vittima  del coronavirus, morta per essersi ammalata sul lavoro,  per valutare se e come chiedere un risarcimento attraverso un’azione legale

“Lo Stato dia un segnale forte e chiaro – dice l’avvocato torinese –  deve indennizzare le famiglie di medici e infermieri deceduti per la loro attività di tutela della salute pubblica. Altrimenti siamo pronti a dare battaglia”

Ecco il “piano mascherine” della Regione per gli operatori in prima linea

Sono oltre 200.000 le mascherine distribuite in questi giorni dalla Protezione Civile piemontese in tutta la regione

In particolare, sono già state distribuite oltre 81.000 mascherine ai medici di medicina generale richieste dalle Asl, 10.000 ai farmacisti, 30.000 al personale RSA di 741 case di riposo, 20.000 agli operatori dei consorzi rifiuti e di trasporto, 3.000 all’Arpa. A queste si aggiungono 16.000 mascherine destinate al sistema dei volontari della Protezione civile, 12.000 al personale dei servizi territoriali e agli assistenti domiciliari. Sono inoltre state consegnate 10.000 mascherine alla Polizia di Stato.

Oltre a queste le Prefetture stanno distribuendo 20.000 mascherine alle Forze dell’ordine e alle Polizie municipali dei capoluoghi di Provincia e dei Comuni sopra i 20mila abitanti.

 

«La Regione Piemonte – sottolinea l’assessore regionale alla Protezione civile Marco Gabusi – sta dando supporto a tutte le categorie con quantitativi sufficienti per tutti. Non lasciamo nessuno da solo. Ringraziando i volontari della Protezione civile attivi in queste settimane per la disponibilità, l’impegno e la dedizione che stanno dimostrando, senza mai risparmiarsi, stiamo procedendo alla distribuzione a cascata agli operatori, ai volontari, alle case di risposo, ma anche ad altre categorie, come, ad esempio, a chi si occupa della raccolta rifiuti».

 

«Stiamo raccogliendo i frutti del “sistema Piemonte” – osserva l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi -, dove ognuno sta facendo la sua parte al meglio e che, nel caso delle mascherine, ha visto il coinvolgimento diretto di un’industria tessile d’eccellenza della nostra terra, come il Gruppo Miroglio di Alba, che ha saputo rispondere immediatamente alle richieste dell’emergenza. Stiamo agendo fianco a fianco con le migliori risorse scientifiche e produttive della nostra regione, ringrazio tutti per quanto si sta facendo per superare questo drammatico momento di crisi».

 

«Stiamo elaborando – conclude l’Assessore Gabusi – un piano di distribuzione ai Comuni che condivideremo nelle prossime ore con le associazioni degli enti locali e che ci consentirà di fornire un quantitativo sufficiente di mascherine ai dipendenti comunali di tutti i 1181 i Comuni piemontesi».

 

SINERGIA TRA REGIONE, POLITECNICO, UNIVERSITÀ DI TORINO E PIEMONTE ORIENTALE PER L’AUTOCERTIFICAZIONE DI MASCHERINE CHIRURGICHE FFP2/3 E CAMICI IDROREPELLENTI. AL LAVORO UNA TASK FORCE DI 18 PROFESSORI CERTIFICAZIONE IN 7 GIORNI

 

A seguito del contesto emergenziale in cui si trova la regione, è necessario velocizzare le procedure per garantire la conformità tecnica dei dispositivi di protezione individuale.
La domanda di camici, guanti e mascherine è infatti in continua crescita ed è necessario dare una risposta al tessuto produttivo piemontese che vede decine di aziende che vorrebbero produrre questi dispositivi riconvertendo i loro impianti.

Per questo motivo la Regione Piemonte ha annunciato, nel corso di una conferenza stampa, che i dispositivi prodotti potranno essere certificati grazie alla collaborazione, le competenze, le conoscenze e le strumentazioni
dei tre atenei piemontesi, Politecnico e Università di Torino e Università del Piemonte Orientale.

L’obiettivo è di validare, entro una settimana al massimo, la conformità a norma dei dispositivi di protezione individuale, quali mascherine sia chirurgiche che ffp2/3 e camici idrorepellenti.
In particolare, le mascherine chirurgiche dovranno essere prodotte da imprese che abbiano un sistema di gestione della qualità, per poter corrispondere alla deroga al marchio CE secondo le indicazioni del Ministero della Salute.

Alla validazione delle certificazioni lavorerà una task force di 18 esperti.

«Da una parte l’unità di crisi continua a moltiplicare i suoi sforzi per recuperare in autonomia materiale da tutto il mondo, tant’è che oggi sono arrivate due milioni di mascherine chirurgiche direttamente dal Brasile – sottolinea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio -. Dall’altra ci muoviamo in autonomia. Siamo stati la prima regione a produrre mascherine, che già oggi stiamo distribuendo gratuitamente a tutto il Piemonte. Oggi facciamo un passo in più grazie alla capacità degli atenei piemontesi di mettere in campo competenze e laboratori per certificare i nostri dispositivi di protezione. Per questo chiediamo a Roma che autorizzi le nostre certificazioni senza ulteriore burocrazia, che ci fa perdere solo tempo. E tempo purtroppo non ne abbiamo».

Le aziende che desiderano candidarsi potranno inviare la richiesta all’indirizzo mail autocertificazioni.covid@regione.piemonte.it.
Verrà effettuata una preselezione e le realtà con le caratteristiche idonee potranno inviare i campioni per l’analisi da parte dei laboratori.

Una trentina di aziende hanno già proposto la propria candidatura.

«In questo momento di forte emergenza – osserva l’assessore regionale alla Ricerca e all’Innovazione, Matteo Marnati – è necessario che si trovino le più avanzate soluzioni tecniche, le nostre aziende devono essere sostenute per poter mettere a disposizione materiale che garantisca la salute dei nostri medici e del personale sanitario le Università piemontesi. In questo contesto sono in grado di raggiungere questo obiettivo in pochissimo tempo».

«In pochi giorni di lavoro – aggiunge il rettore del Politecnico, Guido Saracco – assieme con le altre Università piemontesi abbiamo unito le forze per riaprire laboratori e allestire protocolli e sofisticati impianti per questa fondamentale missione di servizio. È un segno di quanto le università possono fare insieme al servizio della comunità. Sono particolarmente felice del fatto che il partenariato abbia anche coinvolto esperti e infrastrutture del CNR di Biella, dell’Università di Bologna e di alcune imprese tutti uniti da un comune senso di responsabilità sociale».

Il rettore dell’Università del Piemonte Orientale, Giancarlo Avanzi, aggiunge: «Siamo orgogliosi che le nostre competenze di ricerca, già riconosciute a livello internazionale, possano ora essere messe a disposizione, insieme a quelle degli altri Atenei, per contribuire a colmare difficoltà operative in ambito sanitario in un momento di grave emergenza. L’auspicio è che le Università piemontesi, superata questa fase delicata, rafforzino la loro collaborazione e contribuiscano così, in modo decisivo, a creare le condizioni per una piena ripresa della nostra Regione».

Conclude il rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna: «L’iniziativa rappresenta un esempio di relazione virtuosa tra le Università, la Regione e il tessuto produttivo del territorio. Una risposta all’eccezionale emergenza posta dalla pandemia COVID-19. Cooperando con le aziende e le altre Università piemontesi, UniTo metterà a disposizione competenze, laboratori e strumenti per il controllo della qualità microbiologica dei dispositivi di protezione e per la produzione di reagenti. Una prova sul campo che mette, ancora una volta, la ricerca universitaria al servizio della collettività».

LA TASK FORCE

Per mascherine e camici il coordinamento è della Prof.ssa Alice Ravizza del Politecnico di Torino. Assieme con lei sono al lavoro esperti di filtrazione e tessuti tecnici (Professori Paolo Tronville e Ada Ferri del Politecnico di Torino), esperti di microbiologia (Professor David Lembo dell’Università di Torino e Professoressa Elisa Bona dell’Università del Piemonte Orientale), scienziati dei materiali (Professor Michele Laus dell’Università del Piemonte Orientale). Completano il quadro degli attori coinvolti in questo partenariato il CNR-STIIMA di Biella (Professor Claudio Tonin), l’Università di Bologna (Prof. Violante, medicina del lavoro, e Professoressa Cristiana Boi, ingegneria chimica), esperti di qualità (Professor Audenino del Politecnico di Torino) e alcuni esperti di aziende specializzate (Ing. Andrea Corradi di Ahlstrom-Munksjo di Mathi Canavese, Dott. Tanchis della ditta CentroCOT di Busto Arsizio, ecc.).

Per i tamponi e i relativi reagenti di amplificazione dell’RNA virale sono invece attivi, sotto il coordinamento del Prof. Umberto Dianzani dell’Università del Piemonte Orientale, esperti

di genetica molecolare (Prof.ssa Fiorella Altruda, Prof. Lorenzo Silengo, Prof.ssa Rossana Cavallo dell’Università di Torino. Prof. Claudio Santoro e Prof.ssa Marisa Gariglio dell’Università del Piemonte Orientale).
Per l’Unità di Crisi della Regione Piemonte il coordinamento è del Dr. Pier Luigi Pavanelli.

MASCHERINE CHIRURGICHE

Le mascherine chirurgiche devono soddisfare contemporaneamente le norme UNI EN ISO 14683, UNI EN ISO 10993 ed essere prodotte da imprese che abbiano un sistema di gestione della qualità, ai sensi delle ISO 13485 o delle Good Manifacturing Practices (GMP), per poter corrispondere alla deroga al marchio CE secondo le indicazioni del Ministero della Salute.

MASCHERINE FFP2/3

Le maschere FFP2/3 devono essere fabbricate secondo i criteri N95 NIOSH che corrispondono alla norma tecnica EN 149:2001+A1:2009.

CAMICI EDROREPELLENTI

I camici idrorepellenti devono essere fabbricati secondo i criteri UNI EN 13795 e UNI EN 14126.

Gtt perde il 90 per cento di passeggeri: dipendenti in cassa integrazione

Gtt, il Gruppo trasporti torinese che gestisce tram, bus e metropolitana ha  annunciato  la cassa integrazione per i dipendenti

Gli ammortizzatori sociali non erano mai stati usati prima d’ora per l’azienda trasporti cittadina.

Giovanni Foti, ad del gruppo ha dovuto ricorrere a questo provvedimento, a rotazione,  che dovrebbe toccare tutti i lavoratori per tentare di limitare le perdite di utenti legate emergenza coronavirus:  superano gli 8 milioni di euro in un mese e il calo di passeggeri tocca il 90%..

Foti spiega che l’azienda sta  garantendo il servizio e la  sanificazione e disinfezione costante e ringrazia il personale “sempre in prima linea in questo momento difficile”

Maria Pia Hospital diventa ospedale Covid per la città di Torino  

Emergenza Coronavirus / L’Ospedale di Alta Specialità di GVM Care & Research mette a disposizione 135 posti letto per il ricovero di pazienti affetti da Covid-19 più 16 posti di Terapia Intensiva

 

 In relazione alla situazione di emergenza legata alla gestione della diffusione del virus Covid-19, Maria Pia Hospital di Torino, Ospedale di Alta Specialità Accreditato con il SSN che fa parte di GVM Care & Research, e l’Azienda Sanitaria Locale “Città di Torino” hanno siglato un accordo per una immediata collaborazione che consenta di far fronte all’aumento del numero dei pazienti affetti da Covid-19 che richiedono assistenza nelle strutture ospedaliere dell’ASL “Città di Torino”.

 

Maria Pia Hospital, l’Ospedale torinese della zona Madonna del Pilone, nell’ottica di fornire una risposta solidale all’emergenza, mette a disposizione dell’ASL la struttura, e nell’immediato 54 posti letto di cui 14 tra Terapia Intensiva e Sub-Intensiva, per il ricovero di pazienti affetti da Covid-19, rendendo così possibile la trasformazione dell’intera struttura in Covid Hospital.

 

“Siamo pronti e strutturati per assumerci questo grande impegno – afferma Gianni Belletti, amministratore delegato di Maria Pia Hospital –. Vogliamo dare responsabilmente e concretamente il nostro contributo per rispondere con un’azione sinergica alle richieste dell’AUSL e della Regione e alle esigenze dei cittadini di Torino e di tutto il Piemonte. Siamo al fianco degli Ospedali Pubblici nell’assistenza ai pazienti affetti da Covid-19 e, per aiutare a sconfiggere questa emergenza nazionale, GVM Care & Research, il Gruppo di cui Maria Pia Hospital fa parte, è già attivo in altre 9 regioni italiane”.

 

Maria Pia Hospital è uno dei 5 Ospedali di GVM Care & Research interamente dedicati alla cura di pazienti affetti da coronavirus, e dunque divenuti a tutti gli effetti Covid Hospital.

In ottica di solidale risposta alla richiesta di aiuto pervenuta dalle Regioni, e in alcuni casi di propria iniziativa, il Gruppo presente in 10 regioni italiane con 28 Strutture Ospedaliere (su un totale di 50 tra Italia ed Europa) di Alta specialità e Polispecialistiche, molte delle quali accreditate con il Servizio Sanitario Nazionale, ha reso disponibile almeno una struttura in ognuna delle 10 regioni in cui è presente, in piena collaborazione con le Regioni e le AUSL per sostenere l’attività degli Ospedali pubblici. Su un totale di 3.600 posti letto complessivi del Gruppo, il 48% è stato messo a disposizione per un totale di 1.725 posti letto suddivisi in 23 Ospedali, di cui 533 posti dedicati esclusivamente a pazienti Covid-19.

 

Allo stesso tempo, tutti gli Ospedali del Gruppo, in base ai decreti in vigore, si sono riorganizzati per soddisfare le esigenze dei cittadini che erano in attesa di importanti interventi chirurgici o controlli medici necessari, per fare in modo che le attese non si prolunghino e che la loro salute sia come sempre preservata.

Coronavirus in Piemonte: 6500 positivi, oltre 400 ricoverati in terapia intensiva

Il comunicato della Regione delle ore 13 di giovedì 26 marzo

 

SEDICI  DECESSI

Sono 16 i decessi di persone positive al test del “Coronavirus Covid-19” comunicati questa mattina dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte: 7 in provincia di Torino, 1 nell’Alessandrino, 4 nel Novarese, 2 nel Cuneese, 1 nel VCO, 1 residente fuori regione.

Il totale complessivo è ora di 499 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 120 ad Alessandria, 16 ad Asti, 41 a Biella, 31 a Cuneo, 67 a Novara, 160 a Torino, 24 a Vercelli, 31 nel Verbano-Cusio-Ossola, 9 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

SITUAZIONE CONTAGI

Sono 6.534 le persone finora risultate positive al “Coronavirus Covid-19” in Piemonte: 980 in provincia di Alessandria, 282 in provincia di Asti, 336 in provincia di Biella, 487 in provincia di Cuneo, 577 in provincia di Novara, 3.108 in provincia di Torino, 336 in provincia di Vercelli, 255 nel Verbano-Cusio-Ossola, 60 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 113 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati  in terapia intensiva sono 408.

I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 18.054, di cui 11.052 risultati negativi.

Il comunicato della Regione delle ore 19 di mercoledì 25 marzo

CORONAVIRUS PIEMONTE,  BOLLETTINO DELLE 19.00 SETTE NUOVI GUARITI

Questo pomeriggio, l’Unità di crisi della Regione Piemonte ha comunicato la guarigione virologica di altri sette pazienti: si tratta tre residenti in provincia di Torino (un bambino di 3 anni, e due donne rispettivamente di 51 e di 58 anni); di un uomo di 55 anni e di una donna di 69 anni dell’Alessandrino; di una donna di 45 anni del Cuneese e di un uomo di 40 proveniente da fuori regione.

Il totale dei guariti in Piemonte sale così a 26: 2 nell’Alessandrino, 5 nell’Astigiano, 3 nel Cuneese, 3 a Novara, 10 a Torino, 1 a Vercelli, 2 extra-regione.

TRENTAQUATTRO DECESSI

Sono 34 i decessi di persone positive al test del “Coronavirus Covid-19” comunicati questo pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte: 19 in provincia di Torino, 3 nel Biellese, 7 nell’Alessandrino, 2 nel Novarese, 1 nel Cuneese, 1 nell’Astigiano e 1 residente fuori regione.

Il totale complessivo è ora di 483 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 119 ad Alessandria, 16 ad Asti, 41 a Biella, 29 a Cuneo, 63 a Novara, 153 a Torino, 24 a Vercelli, 30 nel Verbano-Cusio-Ossola, 8 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

SITUAZIONE CONTAGI

Sono 6.193 le persone finora risultate positive al “Coronavirus Covid-19” in Piemonte: 956 in provincia di Alessandria, 269 in provincia di Asti, 336 in provincia di Biella, 457 in provincia di Cuneo, 541 in provincia di Novara, 2.902 in provincia di Torino, 315 in provincia di Vercelli, 248 nel Verbano-Cusio-Ossola, 57 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 112 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati sono 3.041, di cui 382 in terapia intensiva. Sono 2.643 le persone in isolamento domiciliare.

I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 17.509, di cui 10.404 risultati negativi.

Il comunicato della Regione delle ore 13 di mercoledì 25 marzo

È stato aperto il bando pubblico per il reclutamento di infermieri a tempo determinato per un anno, nell’ambito dell’emergenza COVID-19, da impiegare nelle seguenti aziende sanitarie del Piemonte: Città di Torino, To3, To4, To5, At, Cn1, Vc, No, Vco, Bi, Città della Salute e della Scienza di Torino, Ordine Mauriziano di Torino, San Luigi di Orbassano, Santa Croce e Carle di Cuneo, Maggiore della Carità di Novara.

Le domande potranno essere inoltrate fino alle 23:59:59 di sabato 28 marzo 2020.

Il testo del bando, con le modalità di invio delle candidature è disponibile all’indirizzo: https://bandi.regione.piemonte.it/avvisi-beni-regionali/infermiere-reclutamento-personale-emergenza-covid-19

QUARANTASEI DECESSI

Sono 46 i decessi di persone positive al test del “Coronavirus Covid-19” comunicati questa mattina dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte: 29 in provincia di Torino, 2 nell’Alessandrino, 2 nel Vercellese, 4 nel Novarese, 3 nel Verbano-Cusio-Ossola, 4 nel Cuneese e 2 nell’Astigiano.

Il totale complessivo è ora di 449 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 112 ad Alessandria, 15 ad Asti, 38 a Biella, 28 a Cuneo, 61 a Novara, 134 a Torino, 24 a Vercelli, 30 nel Verbano-Cusio-Ossola, 7 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

Il 72% sono uomini, il 28% sono donne. L’età media è di 78 anni.

BOLLETTINO DEI CONTAGI ALLE ORE 13.00

Sono 6.024 le persone finora risultate positive al “Coronavirus Covid-19” in Piemonte: 945 in provincia di Alessandria, 261 in provincia di Asti, 327 in provincia di Biella, 441 in provincia di Cuneo, 517 in provincia di Novara, 2.813 in provincia di Torino, 308 in provincia di Vercelli, 247 nel Verbano-Cusio-Ossola, 56 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 109 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

Le persone ricoverate in terapia intensiva sono 381.

I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 16.655, di cui 10.150 risultati negativi

Dal Mauriziano Chiambretti ricorda la mamma con una poesia

Piero Chiambretti ha pubblicato su Instagram una poesia della mamma, poetessa di 83 anni,  scomparsa sabato  a Torino al Mauriziano dove era ricoverata con il figlio, entrambi positivi  al Coronavirus

“Catturata dall’enigma non ho certezze di chi sia io veramente, nella camera oscura intravvedo fiocchi di neve continuando il gioco di buio”. 

Questo il testo della poesia appare in alto, prima della scritta “E’ mancata all’affetto dei suoi cari Felicita Chiambretti. Poetessa. Lo annunciano profondamente addolorati  il figlio Piero, la sorella Adriana, il nipote Eugenio, l’adorata Margherita e i parenti tutti. La cerimonia funebre, in osservanza alle vigenti disposizioni, si terrà in forma strettamente privata”. Il celebre conduttore televisivo torinese,  molto legato alla madre, è  ancora ricoverato al Mauriziano.

L’appello di Anpas: “Mancano mascherine e tute, attività a rischio”

Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) Comitato Regionale Piemonte lancia l’allarme di imminente sospensione dei servizi sul territorio piemontese perché mancano dispositivi di protezione individuale.

Un appello generale di richiesta di aiuto ad aziende, enti, fondazioni, negozi, farmacie e privati per reperire dispositivi di protezione individuale (Dpi) per gli oltre 10mila volontari delle 82 associazioni aderenti.

I volontari soccorritori e personale sanitario Anpas, donne e uomini, stanno operando su tutto il territorio piemontese nella difficile gestione degli interventi relativi all’emergenza sanitaria internazionale provocata dal Coronavirus Covid-19, continuando a garantire i servizi ordinari e il soccorso in emergenza.

Servono urgentemente mascherine chirurgichemascherine Ffp2 e Ffp3tute protettive categoria 3guantiocchiali protettivivisiere e termometri a infrarossi. Dispositivi ormai introvabili sul mercato.

In assenza degli indispensabili dispositivi di protezione individuale le Pubbliche Assistenze Anpas saranno obbligate a interrompere i servizi.

I dispositivi di protezione individuale possono essere consegnati ad Anpas Piemonte in via Sabaudia 164 Grugliasco (To), telefono 011 403 80 90, e-mail: info@anpas.piemonte.it oppure direttamente alle associazioni sul territorio. Sul sito web www.anpas.piemonte.it è possibile trovare l’elenco e tutti i riferimenti delle associazioni Anpas del Piemonte.

Attualmente, in questa drammatica emergenza, Anpas attraverso le associazioni aderenti (Croce Verde, Croce Bianca, Croce Giallo-Azzurra, Volontari del Soccorso, Volontari Ambulanza) è operativa in prima linea sul territorio con equipaggi e mezzi di soccorso per l’ospedalizzazione dei pazienti contagiati da coronavirus, dimissioni di pazienti “Corona” dagli ospedali alle abitazioni e alle residenze sanitarie assistenziali, per il trasferimento dei pazienti che sono dislocati in altre Regioni.

Anpas svolge inoltre sorveglianza sanitaria negli aeroporti, garantisce con personale specializzato, la copertura 24 ore su 24 di postazioni telefoniche del numero verde sanitario regionale 800 19 20 20 per dare informazioni ai cittadini sulle misure da adottare per fronteggiare in maniera corretta la situazione relativa all’emergenza Coronavirus.

I volontari delle Pubbliche Assistenze Anpas in collaborazione con i diversi Comuni stanno anche svolgendo servizio gratuito di consegna a domicilio di generi di prima necessità e farmaci in modo da alleviare, soprattutto per gli anziani, situazioni di difficoltà e di fragilità, riducendo contemporaneamente la mobilità delle persone.

Anpas è presente all’interno dell’Unità di Crisi della Regione Piemonte dove è insediata tutta la catena di comando per risposta al Coronavirus per quanto di competenza regionale.

L’operato dei volontari del soccorso in genere, ma in particolar modo durante questa emergenza provocata dal Coronavirus, è insostituibile e richiede ad Anpas un grande sforzo organizzativo ed economico e di risorse.

I volontari necessitano degli indispensabili dispositivi di protezione individuale per aiutare in sicurezza la popolazione, pertanto Anpas sta quindi cercando il sostegno di chiunque condivida l’impegno volto a contrastare la pandemia provocata dal coronavirus. Un aiuto enorme e un riconoscimento degli sforzi che i 10mila volontari e volontarie Anpas, a livello piemontese, stanno facendo per fronteggiare questa terribile situazione.
L’Anpas è un’organizzazione di volontariato che opera nell’ambito dell’assistenza, dell’emergenza 118, del trasporto sanitario e del sociale, della protezione civile ed è registrata a livello regionale e nazionale presso il Dipartimento di Protezione Civile.

L’Anpas rappresenta oggi 82 associazioni di volontariato, 10mila volontari, 6.259 soci, 407 dipendenti, di cui 55 amministrativi che, con 404 autoambulanze, 191 automezzi per il trasporto disabili, 224 automezzi per il trasporto persone e di protezione civile e 5 imbarcazioni, svolgono annualmente 462.864 servizi con una percorrenza complessiva di oltre 15 milioni di chilometri.

 

“Al lavoro!” Un manifesto di intellettuali

“Il Parlamento si riunisca ad oltranza per svolgere la sua funzione di controllo. Non può esserci una sospensione della democrazia. Se ci si rassegna oggi, si perde la libertà domani”

“Tutti a casa” è rimedio salutare secondo i medici, ma veleno per le istituzioni.

La pandemia sconvolge le nostre vite, cambia i nostri comportamenti quotidiani, colpisce i nostri affetti più consolidati, mortifica persino la nostra umana pietà. Ma non può uccidere le istituzioni, non può mettere in quarantena la democrazia, non può sospendere la costituzione. Se è vero che siamo impegnati in una “guerra”, allora il Capo dello Stato, il Governo, il Parlamento devono essere i nostri avamposti. A loro sta la guida dell’esercito. E a loro sta dare quell’esempio di sacrificio, abnegazione, coraggio, determinazione, mobilitazione, che servono per vincere la guerra. Il popolo italiano, responsabile e ammirevole, oggi è invece lasciato solo. Il Parlamento si riunisce a intermittenza; il Governo si convoca di notte e, sempre di notte, spiega mediante social media; il Presidente del consiglio limita diritti costituzionali tramite decreti poco discussi e frettolosamente convertiti; il conflitto tra Governo, Regioni ed Enti Locali sta raggiungendo
livelli prima mai visti; e il Capo dello Stato è costretto ad assistere sgomento privo di poteri effettivi ad intervenire. Ci viene promesso l’aiuto dell’Unione europea, ma ci viene nascosta la verità delle intenzioni oblique. Di fatto, per lo spirito della nazione si ripete un altro 8 settembre: dalle case in cui sono rinchiusi, gli italiani vedono i loro comandanti che scappano. È vero che, come fece osservare più volte e inascoltato il Presidente Cossiga, la nostra costituzione è carente riguardo alle situazioni di emergenza. Ma questo non giustifica la fuga. Avvertiamo il bisogno che il capo dello Stato, da tutti apprezzata e riconosciuta autorità morale oltre che costituzionale, si rivolga formalmente e solennemente alla nazione richiamando le istituzioni alle loro responsabilità e le forze politiche alla collaborazione; che il governo si confronti realmente col Parlamento e in primo luogo con le opposizioni; e che il Parlamento si riunisca ad oltranza per svolgere la sua funzione di controllo. Non può esserci una sospensione della democrazia. Se ci si rassegna oggi, si perde la libertà domani.

Marcello Pera, Paolo Becchi, Carlo Andrea Bollino, Eugenio Capozzi, Luigi Curini, Gaetano Cavalieri, Ginevra Cerrina Feroni, Marco Gervasoni, Corrado Ocone, Antonio Pilati, Francesco Perfetti, Giulio Terzi, Aurelio Tommasetti, Giorgio Zauli

Alle poste le pensioni in pagamento il 26 marzo

Poste Italiane informa / Accreditate il 26 marzo con ritiro possibile da oltre 7000 Postamat. Per coloro che invece devono necessariamente recarsi negli Uffici Postali per il ritiro in contante sarà effettuata una turnazione in ordine alfabetico.  Poste invita i cittadini a recarsi in ufficio postale eclusivamente per operazioni essenziali e indifferibili.

  Con l’obiettivo di contribuire a contrastare la diffusione del Covid-19, Poste Italiane rende noto che le pensioni del mese di aprile verranno accreditate il 26 marzo per i titolari di un Libretto di Risparmio, di un Conto BancoPosta o di una Postepay Evolution. I titolari di carta Postamat, Carta Libretto o di Postepay Evolution potranno prelevare i contanti da oltre 7.000 ATM Postamat, senza bisogno di recarsi allo sportello.

Coloro che invece non possono evitare di ritirare la pensione in contanti, nell’Ufficio Postale, dovranno presentarsi agli sportelli rispettando la turnazione alfabetica prevista dal calendario seguente:

 

I cognomi dalla A alla B giovedì 26 marzo

                 dalla C alla D venerdì 27 marzo

                 dalla E alla K la mattina di sabato 28 marzo                   

                 dalla L alla O lunedì 30 marzo

                 dalla P alla R martedì 31 marzo

dalla S alla Z mercoledì 1 aprile.

 

 

Nell’attuale emergenza sanitaria, le nuove modalità di pagamento delle pensioni hanno carattere precauzionale e sono state introdotte con l’obiettivo prioritario di garantire la tutela della salute dei lavoratori e dei clienti di Poste Italiane.

 

In questa fase, ciascuno è pertanto invitato ad entrare negli uffici postali esclusivamente per il compimento di operazioni essenziali e indifferibili, in ogni caso avendo cura, ove possibile, di indossare dispositivi di protezione personale; di entrare in ufficio solo all’uscita dei clienti precedenti; tenere la distanza di almeno un metro, sia in attesa all’esterno degli uffici che nelle sale aperte al pubblico.

 

Uncem e gli uffici postali durante l’emergenza

Uncem ha trasmesso ai Sindaci le informazioni di Poste Italiane relative alla riorganizzazione degli uffici postali e dei servizi postali, che continuano a essere erogati con modalità diverse. Uncem, sin dal primo giorno dell’emergenza, ha ribadito che la facoltà di rimodulare orari e servizi in accordo con Regioni, Prefetti e Sindaci, è importante nel garantire la salute dei dipendenti e degli utenti.

Poste Italiane dal 18 marzo ha provveduto a una  ulteriore razionalizzazione degli uffici postali su tutto il territorio nazionale, i cui giorni  e orari di accesso al pubblico vengono rimodulati.  L’Azienda ha disposto:
 Su tutta la rete nazionale la riduzione a tre giorni di apertura degli uffici che allo  stato attuale effettuano turno unico (08.20-13.35);
 Nei Comuni con popolazione fino a 25 mila abitanti la riduzione a tre giorni di  apertura e con orario 08.20-13.35 di alcuni Uffici che allo stato attuale effettuano d oppio turno (08.20-19.05);
 Nei Comuni con popolazione oltre i 25 mila abitanti l’apertura su sei giorni in  modalità turno unico (08.20-13.35) di alcuni uffici postali che allo stato attuale  effettuano doppio turno (08.20-19.05);

 Nei Comuni con oltre 150 mila abitanti l’apertura di almeno un ufficio doppio t urno, con termine attività anticipato alle ore 18.00 (08.20-18.00).

Molti Sindaci di Comuni montani negli ultimi giorni, in accordo con Poste, hanno invitato i cittadini a non recarsi, o comunque ad andare meno possibile all’ufficio postale come in altri uffici pubblici.

Uncem volentieri condivide l’appello, la riorganizzazione temporanea effettuata da Poste e la campagna #iorestoacasa.  Tutti i servizi on line della campagna sono disponibili sul sito  www.poste.it/iorestoacasa.html

I provvedimenti adottati dall’azienda in questa  fase e le informazioni di particolare rilevanza per i cittadini sono consultabili

all’indirizzo: www.poste.it/emergenza-covid19.html

Poste ha già comunicato ai Sindaci che  l’Inps ha autorizzato  il pagamento delle pensioni a decorrere dal 26 marzo.  Poste Italiane provvederà ad attivare specifiche iniziative di  comunicazione anche al fine di consentire una gestione dei flussi regolata che garantisca  – attraverso lo scaglionamento dei pagamenti previsti su base giornaliera e per ordine  alfabetico – la sicurezza contestuale della clientela e quella dei colleghi impegnati nella  erogazione del servizio.