La Fontana dei 12 mesi, ubicata nel Parco del Valentino, è stata realizzata a opera dell’architetto Carlo Ceppi nel 1898 (in occasione dell’Esposizione Generale). Sono rappresentati i fiumi Po, Stura, Dora e Sangone. La foto è di Alessandra Macario.
Le Sale Chiablese ospitano, sino a luglio, una mostra affascinante dedicata a Giovanni Francesco Barbieri, meglio conosciuto come Il Guercino, protagonista del panorama artistico italiano della prima metà del Seicento. Un percorso espositivo unico, che accoglie più di cento opere del celebre Maestro emiliano (e di alcuni pittori coevi), con interessanti cenni al mestiere e alla vita dei pittori del Seicento. Le foto sono della lettrice Alessandra Macario.
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Fino al 28 febbraio prossimo
La galleria Malinpensa by La Telaccia ospita dal 15 al 28 febbraio prossimo la personale di Massimiliano Gissi dal titolo “Coriandoli, pennellate e commedia dell’arte”.
Nato nel 1976 a Torino, da sempre amante del disegno e del colore, l’artista ha frequentato l’Istituto Europeo di Design diplomandosi a pieni voti. Tra i suoi maestri Alex Ognianoff, Gian Cravero e Marco d’Aponte che lo hanno aiutato a crescere nelle tecniche pittoriche. Negli anni successivi ha messo in pratica le sue qualità nei settori più disparati, dalla grafica computerizzata alla colorazione digitale, all’animazione presso la lanterna magica di Torino, al restauro di belle arti, operando nel Duomo di Torino e alla Venaria Reale.
Da sempre affascinato da esoterismo e misteri, ha deciso di approfondire queste tematiche dal punto di vista pittorico. Artista visionario, avverte il colore in maniera molto personale, e le tonalità dolci dei suoi accostamenti virano bruscamente dai colori caldi ai freddi, e viceversa.
L’atmosfera fantasiosa che si respira ininterrottamente nelle opere dell’artista Massimiliano Gissi indica una rappresentazione brillante e decisa che viene sempre abbinata alla comunicazione visiva e simbolica, dando avvio ad un percorso ricco di autenticità immaginativa.
Per l’artista risulta di fondamentale importanza il riciclo dei materiali. Le sue creazioni prendono vita con un estro e un’energia costante, avvalendosi di un’azione dinamica del colore e di un’elaborazione sempre attenta ai dettagli.
La stesura materica, di notevole spessore, e la sicurezza del tratto, brillante e deciso, evidenziano una partecipazione artistica che unisce un serio impegno tecnico ad uno stile altamente espressivo.
L’arte di Massimiliano Gissi è vissuta con un’interpretazione originale e personale, in cui sentimenti e emozioni riescono a dare al fruitore una sensazione unica. Il suo modo paziente di operare e di costruire i suoi personaggi è segnato da un’accurata analisi dei materiali e da una perizia tecnica non comune, determinandone una variegata successione d’immagini cariche di sensazioni.
I personaggi delle sculture di Massimiliano Gissi vivono in un gioco magico in cui la passione e lo spessore lirico si amalgamano perfettamente in colori, forme, segni e simboli dalla straordinaria vitalità compositiva.
Elementi figurali, intrisi di dinamiche vibranti dalla precisa attinenza fantasiosa, attraversano un percorso di qualità e coerenza che riesce a farci sognare.
L’artista esalta la sensazione tattile dei materiali con una fonte inesauribile di creatività e di grande originalità, ottenendo uno spazio vitale di evidente maestria e rara suggestione.
In scena, opere nuove tra cui l’installazione di un teatrino, dove diversi personaggi si raccontano in una dimensione favolistica assolutamente unica che prende vita anche dai sentimenti e dalla sensibilità di Massimiliano Gissi.
L’equilibrio strutturale, lo scambio timbrico e la pregnanza formale ci introducono in una libertà di interpretazione notevole che, guidata da un’espressione inconfondibile, ne determina un’evoluzione sia nella pittura sia nella scultura, in totale armonia compositiva.
L’arte di Massimiliano Gissi apre un dialogo con lo spettatore in continuo rinnovamento, matrice che è alla base della sua ricerca, dove il fruitore entra a far parte di un universo artistico fatto di coriandoli, pennellate e commedia dell’arte.
Mara Martellotta
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Sono molto legata ai miei personaggi, non mi sono limitata a descrivere le loro caratteristiche fisiche ma li ho fatti amare, odiare, piangere e ridere, insomma li ho fatti vivere!
INCONTRO CON L’AUTRICE
1) Come nasce la tua passione per la scrittura?
IL LIBRO: “UN DESTINO IN GABBIA”
Nicholas Anderson arriva a San Francisco nell’ottobre del 1859 dopo aver scoperto una terribile verità, con un unico scopo: la vendetta.
Lungo la sua strada però incontrerà l’affascinante maestra Lillian Davies, anch’essa arrivata nella città californiana per sfuggire ad un pericolo che la tormentava nella sua amata Londra. Riuscirà la ragazza con il suo amore a convincere Nicholas ad abbandonare l’idea di vendicarsi? E lei si potrà realmente ritenere salva a San Francisco?
Dovrete leggere il romanzo per scoprire cosa accade ai protagonisti e soprattutto per farvi trasportare in un’epoca lontana, dove amore e passione s’intrecciano con odio e vendetta.
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Un omaggio al femminile da parte della galleria Malinpensa by La Telaccia con la mostra “Le donne nell’arte”, a partire dal 5 fino al 16 marzo 2024
È dedicata alle donne nell’arte la mostra collettiva che la galleria d’arte Monia Malinpensa by La Telaccia omaggia per la festa della donna dell’8 marzo.
Le artiste scelte per questa collettiva sono Cinzia Gorini, Ricarda Guantario, Bianca Sallustio e Immacolata Zabatti.
Per Cinzia Gorini, nata nel 1966 a Sesto San Giovanni tutto è iniziato da un colore che ha sempre alimentato in lei la ricerca dell’espressione e dell’introspezione.
“Il mio percorso come artista- spiega Cinzia Gorini – ha preso forma negli ultimi venti anni, in parallelo ad un’attività manageriale intrisa di creatività, e il blu, in tutte le sue sfumature, rappresenta per me l’esplorazione di quel momento straordinario in cui tutto converge, l’istante perfetto. Il blu, nel corso della mia ricerca onirica, è cambiato nel suo modo di esprimersi attraverso le pennellate sulla tela. Il perdersi in ogni dettaglio dei miei inizi oggi è sublimato da una visione d’insieme dove il cielo e il mare si fondono, come direbbe Moncy Barbour. Oltre alla pittura, la ricerca in questi anni ha assunto forme diverse, avvicinandomi allo yoga e alla meditazione. Sono e sarò sempre alla ricerca di quel blu, del mio momento perfetto”.
L’artista Cinzia Gorini dimostra maestria nella padronanza dell’olio su tela, realizza opere con una tecnica assai personale, costantemente animata da vibrazioni tonali e da un vivo sentimento. È una pittura dai colori ben accordati fra loro e fortemente caratterizzata da contrasti chiaroscurali, che vive di una valida sintesi formale e di un’intensa capacità di stesura. Le sue creazioni raccontano con sentimento una poetica ricca di significato e di emozioni, che acquista un’assoluta purezza di immagine e trasmette un’energia non comune.
L’interpretazione del mare, con il suo movimento delle onde, i cieli e gli orizzonti, che spaziano infiniti nell’opera, incontrano una lirica suggestione cromatica dei blu e degli azzurri di particolare atmosfera e valore espressivo che ci travolgono appieno”.
Ricarda Guantario, di Bari, maestra d’arte, che ha frequentatol’Accademia di Belle Arti di Bari, ha conosciuto uno stile in continua evoluzione, dal figurativo, in cui l’artista rappresentava la figura femminile, per giungere all’arte contemporanea e concettuale.
Appassionata di filosofia, rappresenta sulla propria tela la concezione esistenziale e il proprio mondo emotivo. L’utilizzo, per esempio, del bianco nell’opera “Infinity” ne accentua ilcarattere metafisico. In alcune sue opere è ricorrente la spirale, che simboleggia il percorso ciclico dell’anima in continua evoluzione. Il dipinto vuole anche rappresentare l’energia divina donata ad ogni essere vivente. Nella realizzazione dell’opera “Infinity” sono stati utilizzati materiali naturali della terra, come le foglie secche, ed elementi sintetici effimeri, sfere, a simboleggiare il mondo naturale e quello artificiale. Una serie di opere pop prende il titolo di “Even the true is present”. Attraverso l’utilizzo di un bene di largo consumo, come la mela, l’artista si propone un’indagine sulla contemporaneità.
La creatività dell’artista Ricarda Guantario è intrisa di una appassionante ricerca e di una palpitante espressione sempre mediata da un linguaggio di notevole valenza concettuale e da una bravura compositiva. La suggestiva resa formale, la strutturazione calibrata e l’armonica costruzione dei pieni e dei vuoti, evidenziano un’elaborazione ricca di evidente compiutezza. Si tratta di un’arte che contempla la vita dell’uomo, della sua esistenza e della sua spiritualità, dove la vibrazione dei temi proposti dall’artista Ricarda Guantario toccano il fruitore portandolo alla meditazione. Ogni sua opera viene creata con notevole capacità tecnica ed è avvalorata da un autentico rapporto con la materia, in cui la soluzione dello sfondo bianco sulla tela, rasserenante e puro, mette in evidenza i colori accesi.
La terza artista in mostra è Bianca Sallustio, nata a Bari nel 1953, ultima di tre figli di un commerciante di legname e di una casalinga. Ha avuto una rigorosa educazione cattolica, ricevendo i suoi primi insegnamenti in un convento. Ben presto si rivelò la sua formazione religiosa e nel 1978 si laurea con lode in Medicina presso l’Università di Bari.
Ha iniziato a esporre il suo lavoro al pubblico nel 2010. Nelle opere di Bianca Sallustio coesistono meditazione, creazione, uno slancio emozionale e spirituale di potente umanità e di un processo inventivo di precisa tematica e risonanza di contenuto. Il filo creativo, la profonda sensibilità e le incessanti significazioni sulla natura, risultano coerenti in un tessuto pittorico immutabile, di fascinosa liricità e di mirata scansione di inventiva. Un punto di forza dell’artista è la meditazione esistenziale, che è capace di muovere l’animo del fruitore con una autentica potenza visiva, in bilico tra fantasia e realtà. La Sallustio dipinge con un’intima essenza compositiva e con un mirabile risvolto di schiettezza d’animo, trasfondendo nel suo dipinto una continua linea descrittiva di precisa valenza simbolica, tanto da evidenziare un racconto ricco di qualità espressiva.
Ultima, ma non meno importante artista in mostra, è Immacolata Zabatti, nativa di Grottaglie, nel tarantino, nel 1962.
All’inizio della sua carriera artistica, Immacolata Zabatti ha rappresentato paesaggi salentini, i meravigliosi ulivi secolari con uno stile personale influenzato dal surrealismo. La sua sensibilità l’ha portata anche a trattare temi di alto valore sociale. Diversi poeti hanno scelto le opere della Zabatti per la copertina delle loro pubblicazioni. Nel tempo l’artista ha sentito l’esigenza di ricercare un nuovo stile tecnico e espressivo, un linguaggio personale capace di trasmettere le sue emozioni toccando l’anima del fruitore. Dal 2012 ha iniziato a mostrare la creatività in opere informali, una eccleticità che la fa muovere con perizia ed estro dal figurativo all’astratto. Nella pittura di questa artista affiora una natura amabile e rasserenante, dove gli assoluti protagonisti sono gli ulivi secolari, che dominano la scena paesaggistica con una rappresentazione viva di valori estetici, umani e spirituali. I suoi paesaggi, immersi in una pienezza espressiva e armonia formalesono di serena concezione interpretativa, e conferiscono all’opera accenti lirici cromatici e un ritmo narrativo unico e assolutamente originale. Quello dell’artista Immacolata Zabatti è un operare pittorico meticoloso e attento, in cui la continua presenza dell’albero evidenzia un iter artistico di coerente realizzazione e di forte aspetto simbolico. I suoi soggetti sono raffigurati sapientemente, con maestria di tecnica e piena armonia strutturale.
Galleria Malinpensa by La Telaccia, c.so Inghilterra 51, Torino
Telefono: 011 5628220
Mara Martellotta
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Si intitola “Riflessi di natura” la mostra personale che la galleria d’arte Malinpensa by Telaccia dedica all’artista Vanni dal 19 al 30 marzo prossimo.
Vanni vive e lavora in umbria, contornato da una natura incontaminata, che spesso suggerisce trame artistiche che egli è in grado di narrare con cromaticità legata chiaramente alla luce mediterranea appartenente alle proprie radici.
Dopo i primi studi compiuti a Roma, Vanni ha perfezionato il suo percorso artistico a Parigi, città dove ha vissuto diversi anni entrando in contatto con il variegato e stimolante mondo artistico della capitale francese.
Dopo aver frequentato “Les Etudes des Beaux- Arts” di Parigi, l’artista ha perfezionato i suoi studi presso gli atélier di affermati espressionisti contemporanei i cui insegnamenti hanno definitivamente tracciato il suo indirizzo pittorico: l’osservazione degli spazi circostanti e delle loro cromaticità.
Figurano nel suo curriculum numerose esposizioni, personali e collettive ( italia, Francia, Belgio, Ungheria, Lussemburgo e Grecia) cosiccome diverse sono le manifestazioni culturali cui l’artista ha preso parte, sempre riscuotendo successo di critica e di pubblico.
Il linguaggio pittorico di Vanni si concretizza in opere che testimoniano inequivocabilmente la fascinazione nell’artista provocata dalla luce mediterranea, caratterizzata da visioni terse e luminose e dai contrasti di colore netti e abbaglianti.
Tali contrappunti orientano la produzione dell’artista alla ricerca perenne di un codice chiaroscurale più marcato ed evidente. Colori dominanti, quindi, decisi e filtrati da uno sguardo abbagliato dal sole, in grado di cogliere i contorni delle cose.
Di qui una palette intensa, ricca di colore, data senza compiacimenti cromatici e che sembra scolpire nello spazio ciò che lo sguardo coglie.
Galleria Malinpensa by Telaccia
Corso inghilterra 51.
MARA MARTELLOTTA
Un suggestivo scatto di Alessandro Liberatoscioli in piazza San Carlo a Torino.
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Noi non viviamo di parole propinate a caso negli intrecci della vita, noi viviamo di fatti, di versi e di parole non dette, ma dettate dal cuore e percepite con l’anima nuda. Le parole e le sensazioni che leggo dopo averti scritto, sono per te, poesia. Sono per noi e per la vita di chi leggendo si emoziona…
Carmelo Cossa: il rapporto profondo con la poesia nella silloge “Non mi dimentico mai di chiamarti AMORE”
DEDICA AL LETTORE
Questa silloge è dedicata a te che stai leggendo,
a te che ci credi più di me che scrivo,
più di me che sogno, più di me che amo
e più di me che volo.
Ma l’ho fatto sempre in sogno.
A te che leggi, invece, auguro di sognare,
di amare e di volare tutta la vita.
Io scrivo, sogno, amo e volo. E poi? Sogno ancora,
perché sognare si può e non è peccato!
.
Ciao poesia, sei andata via lasciandomi solo il gusto dei tuoi versi.
Ma la lontananza non è niente, siamo soltanto da un’altra parte: tu in vacanza con un altro poeta ed io da solo con la speranza che una notte riuscirò a dormire e un giorno a guarire. Ti penso, e per me è come fossi nella stanza accanto. Abbiamo solo un giorno in più, ma siamo gli stessi che eravamo ieri, ci amiamo e ci scriviamo anche da lontano. Ma non chiamarmi amore. Chiamami con il mio nome; io ti chiamerò: Poesia. Ti si addice, è il tuo. Mi hai stregato, poesia. Mi hai forse fatto un sortilegio? So che saresti capace di tutto per realizzare il sogno di viverci e te ne sono grato, ma temo di sbagliare. Io ti amo e lo farò ogni giorno e in ogni verso. Come hai potuto appurare nel tempo che passiamo insieme ti ho sempre scritto con amore perché lo sei. Non ho potuto e non posso ancora prometterti che ti porterò all’eccelso, ma ti amerò scrivendo come non avrei mai pensato si potesse fare. Non preoccuparti se ti fai scrivere da altri, sei amata da chi ti legge e scritta da chi ti ama.
Io ti amerò come ho sempre fatto, e ti lascio libera nello stesso modo che ti scrivo. Vivo già il supplizio della paura di sbagliare e lo strazio di saperti in altre menti, in altri scritti e in altre mani.
Ma non importa perché tu sei nella mia anima e ti abbraccio per scaldarti e farti vivere come fa un cuore innamorato. Io t’amo come sei. Ma una domanda voglio fartela: Perché quando ti scrivono lo fanno in rima, e in mille altri modi che non voglio nominare?
Io, a volte, nei tuoi confronti mi sento colpevole. Colpevole di scriverti come non dovrei. Ma non è colpa mia se ti porto nel cuore e mi piace scriverti per farti sentire libera. Spesso scrivo ciò che sento per non dimenticarti e poi rileggo ciò che ho scritto per riuscire a ricordare. Ma quando non ricordo, scrivo ancora, poi rileggo e scopro che tu, in un verso o in un altro, sei e sarai sempre poesia.
Allora ti suggerisco un accordo: Io ti scrivo con emozione e come mi dice il cuore, ma ti prego di non sgridarmi. Non è colpa mia se sei nata bella, se mi emozioni e se la mia mente detta i versi senza avvisarmi e io li scrivo così, come li ricordo.
Tu poesia, non dovrai mai sentirti colpevole e io non ti chiederò mai niente. Lo so già! Me l’hanno insegnato le mie notti insonni e i miei giorni tristi. Ma tu, poesia, continua a vivere e a gioire di ciò che ci ha fatto riflettere da sempre e continua a godere del piacere e del tempo che riusciremo a stare insieme per capirci meglio. A volte sono le piccole cose a rendere grande un amore che nessuno potrà mai fermare. Ci piace stare insieme e lo faremo spesso. Voglio pregare, voglio sorridere, voglio pensarti scriverti e amarti come solo amando si riesce a fare.
Il mio nome è il tuo, i tuoi versi sono i miei, l’amore e le emozioni che ci legano sono farina dello stesso sacco. Ci siamo incontrati tardi, ma che importa! L’importante è averlo fatto. Il resto è solo fantasia inutile. Sappi che da adolescente ti studiavo a memoria e provavo a scriverti perché fu amore a prima vista. L’amore che proviamo e che viviamo dobbiamo viverlo a piene mani.
L’amore di questa storia conserverà il significato che ha sempre avuto: Vita! E lo sarà per sempre. Gli accadimenti grandi restano nel tempo e ad essi, specialmente quando si parla d’amore, c’è una continuità che non si spezza. Io sarò sempre nei tuoi versi e tu sarai nei miei pensieri. E chissà che un giorno io e te insieme, non saremo nel cuore di chi ci legge o nei cuori di chi volesse provare a scriverti. Ma io, poesia, continuerò ad amarti davanti al mondo che, anche se non ci appartiene, è nostro. È fatto di semplici cose e di profumi di stagione che nel loro insieme ci rendono liberi di volare nel nostro esistere. Ho sempre gioito quando il sole mi ha regalato luce, ma con la stessa enfasi, quando il fato si è accanito, ho pianto e forse lo farò ancora, ma ti amo e vorrei posare una lacrima nei tuoi versi per far capire a tutti quanto è dolce piangere. Mi auguro che tu sorrida in ogni istante, ma la dolcezza di una lacrima in un verso, è immensa. Noi non viviamo di parole propinate a caso negli intrecci della vita, noi viviamo di fatti, di versi e di parole non dette, ma dettate dal cuore e percepite con l’anima nuda. Le parole e le sensazioni che leggo dopo averti scritto, sono per te, poesia. Sono per noi e per la vita di chi leggendo si emoziona. Quella vita mai vissuta prima che c’incontrassimo e che ci mescolassimo nei versi. Ma quella stessa vita, oggi ci osserva e ci sprona a viverla così, come possiamo e come sogniamo, perché sognare si può e non è peccato.
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LA PRIMA POESIA
“Quella che segue è la mia prima poesia che scrissi quando arrivai a Torino a soli quindici anni. Oggi, forse, – commenta Cossa – la scriverei in modo diverso, ma non sarebbe vera allo stesso modo”.
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Il treno
Il treno correndo mi portava via
dalla terra amata e dalla mamma mia.
Poco più di un bimbo son partito,
promettendo a tutti che sarei tornato.
Amavo la campagna e quei luoghi
ma dovevo emigrare per sognare
e vivere una vita nuova, come i giorni
che sognavo.
Quel giorno il treno correva veloce
avrei voluto urlare, ma ero senza voce.
La paura mi attanagliava il cuore
mentre il treno correva da ore.
Qualcuno mi chiedeva dove vai,
ma io pensavo solo ai miei guai.
Un nodo mi serrava la gola
e non riuscivo a dire una parola.
Tentavo di dormire e non pensare
a cosa mi aspettasse al mio arrivare.
Che cosa farò in città io mi chiedevo,
mentre il treno ancora correva
troverò un lavoro dignitoso,
e vivrò una vita decorosa.
Il sonno infine venne e sognai cose belle
e quando dal treno scesi titubante
l’emozione mi soprese e piansi.
Oggi voglio aggiungere che quel viaggio cambiò la mia vita, ma le cose belle che sognai, nonostante tutto, le sogno ancora e lo farò fino alla fine dei miei giorni perché ogni giorno vivo, non ho più paura e sogno ancora.
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L’ULTIMA LIRICA DELLA SILLOGE
La raccolta si conclude con questa lirica che ha dato il titolo alla silloge.
–
Non mi dimentico mai di chiamarti amore
Non so più se sei donna, se sei amore,
se sei sogno, o se sei solo poesia,
ma ti amo come fossi amore,
ti sogno come fossi vita,
ti scrivo ogni notte una poesia
e mi manchi perché sei il mio respiro.
Ma ora dimmelo tu, donna mia,
che cosa sono i tuoi occhi, il tuo volto,
e il tuo sorriso se non poesia?
Sai donna, sei tu la poesia da scrivere,
da amare, da sognare e da vivere
volando e cantando il titolo e i versi
dell’unico motivo che un cuore folle
e innamorato può intonare:
Non mi dimentico mai di chiamarti amore…
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LINK UTILI
Il link che porta direttamente alla pagina di Amazon: https://amzn.eu/d/ani0F2s
Profilo personale di Facbook: https://www.facebook.com/cossa.carmelo/
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=100040197038297
Canale Youtube dove ci sono alcuni video e tante video poesie: https://www.youtube.com/user/carmelocossa
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Fin da bambina il mezzo espressivo che preferisco è la scrittura, ma il primo romanzo l’ho scritto come terapia: avevo bisogno di rielaborare un trauma infantile che avevo rimosso, cercando di trovare un senso a quanto mi era accaduto e alle conseguenze che ha portato nella mia vita.
L’autrice
Paola Totis è nata a Udine nel 1976, dove ha conseguito il Diploma all’Istituto Magistrale “C. Percoto” e il Diploma presso la Scuola di Teologia. Ha insegnato alcuni anni in varie Scuole dell’Infanzia e Primarie del Friuli. Nel 2000 ha abbandonato l’insegnamento e si è trasferita a Noventa Vicentina, dove vive attualmente. Ha esordito nel 2016 con il romanzo “Chi è senza peccato?”, pubblicato da Edizioni Giorgione. Nel 2020 ha pubblicato il secondo romanzo, “La Compagnia del Silenzio”, con LogiKal Edizioni. È dell’agosto 2023 la pubblicazione dell’ultimo romanzo “Novanta” in self-publishing. L’autrice lavora come collaboratrice nella redazione di articoli per il mensile “AREA 3 news”.
L’intervista
Innanzitutto cosa ti ha spinto a scrivere il primo romanzo “Chi è senza peccato?” e quale tematica affronta?
«Fin da bambina il mezzo espressivo che preferisco è la scrittura, ma il primo romanzo l’ho scritto come terapia: avevo bisogno di rielaborare un trauma infantile che avevo rimosso, cercando di trovare un senso a quanto mi era accaduto e alle conseguenze che ha portato nella mia vita. Nasce così “Chi è senza peccato?”, che parla di tre donne che sono state molestate da un prete durante l’infanzia e insieme, grazie alla ritrovata amicizia che le legava, cercano di affrontare e superare le conseguenze che la traumatica esperienza ha lasciato nelle loro esistenze. Quando ho capito quante persone sono state toccate da questo vissuto durante l’infanzia, ho deciso di pubblicare il libro per condividere con esse timori e speranze, ma anche per denunciare questa realtà spesso sottaciuta».
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Nel 2020 pubblichi “La Compagnia del Silenzio”. Questo secondo romanzo di cosa parla?
«Anche questo romanzo nasce dalla riflessione riguardo un’esperienza personale, che è un vissuto di molte persone: la malattia e la perdita di un famigliare. Il romanzo scorre su due binari paralleli, che si alternano nei vari capitoli: la vicenda di Frans Van Raey, nella città di Amsterdam del Seicento e quella di Rosalba Trevisan, nella Vicenza contemporanea. Entrambi, pur in epoche e circostanze diverse, indagano sulla morte di un genitore, che appare loro prematura e inaccettabile, giungendo a una verità inaspettata che li aiuterà ad affrontare la dolorosa perdita. Il lettore scoprirà solo alla fine il filo invisibile che unisce i due protagonisti. Questo romanzo parla dell’accettazione del limite umano e della sofferenza. Ancora oggi sono tante le malattie di cui la scienza medica non conosce le cause e le cure, molte delle quali degenerative, pur essendosi notevolmente allungata l’aspettativa di vita, che però non va di pari passo con la qualità della vita. Pertanto il romanzo affronta anche un argomento molto dibattuto: l’eutanasia».
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Di recente hai pubblicato l’ultimo romanzo “Novanta”. Titolo piuttosto curioso: a cosa allude?
«Novanta non è altro che il nuovo nome che Noventa Vicentina, cittadina in cui vivo, prende nel momento in cui nasce la Seconda Repubblica di Venezia, nel giugno 2035, dal momento che si trova a novanta chilometri dalla capitale Venezia. È un romanzo distopico, in cui immagino uno scenario politico nazionale ed europeo diverso da quello attuale, causato dai tanti moti indipendentisti e dalla volontà di uscire da una situazione economica e sociale disastrosa. A narrare la storia in prima persona si alternano i due protagonisti Carlo Zafon e Giulia Petris. Il primo è un esponente idealista e ambizioso del Partito Indipendentista, divenuto Podestà di Novanta, che desidera candidarsi al Maggior Consiglio, il Parlamento veneto, per meglio conseguire i propri obiettivi politici. Giulia Petris è una vecchia fiamma del Podestà Zafon che fa parte del gruppo di opposizione di Novanta, nato in clandestinità per contrastare le riforme attuate dalla Seconda Repubblica di Venezia. Giulia si fa assumere come segretaria del Podestà Zafon per spiarne le mosse politiche, al fine di sabotarle. La vicenda condurrà il lettore fino ai risultati delle elezioni parlamentari, attraverso due anni in cui alleanze, mosse avversarie, compromessi e tradimenti coinvolgeranno i protagonisti in una girandola di emozioni e avvenimenti che porterà a un finale inaspettato. Il romanzo vuol essere una riflessione sul potere, non solo quello politico, ma anche quello dell’uomo sulla natura e dell’uomo sulla donna».
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Quali scelte hai fatto per le ambientazioni dei tuoi romanzi?
«Ho ambientato i tre romanzi tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, territori che conosco bene perché vi ho vissuto e di cui ho voluto descrivere le atmosfere, le bellezze storiche, artistiche e naturalistiche, oltre che gli aspetti culturali. Ho fatto un’eccezione per la città di Amsterdam, conosciuta durante un viaggio, che mi ha affascinato per la sua storia e per l’apertura mentale dei suoi cittadini».
Dove si possono trovare i libri?
Essendo autopubblicazioni o libri ormai fuori catalogo della casa editrice, li distribuisco personalmente. Chi fosse interessato, può richiederli scrivendomi in privato e lasciando il proprio indirizzo per la spedizione a:
https://www.facebook.com/paola.totis.7
https://instagram.com/paolatotis?igshid=NzZlODBkYWE4Ng==
indirizzo mail paolatotis76@gmail.com
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Ravelldhur è un mondo ricco di vita, creature incantate e magia. Ma è anche un mondo avvolto da una Nebbia senziente che punisce chiunque trasgredisca le leggi. E se il rispetto di quelle leggi fosse stato affidato a un essere oscuro, forse nemmeno umano, con la capacità di manipolare i pensieri e i ricordi dei vivi?
L’AUTORE
Michelangelo Maiullari nasce a Bari il 18 giugno 1981.
Frequenta il liceo-ginnasio Q. Orazio Flacco e l’Università degli Studi di Bari, conseguendo la laurea in Lettere classiche con una tesi sulle armi greche dell’epoca omerica e dell’epoca classica.
Dal 2012 lavora per l’azienda Space s.p.a. di Prato.
Fin da giovane età sviluppa un interesse per la scrittura e il disegno artistico che hanno come nucleo centrale ambientazioni e tematiche fantasy.
Nel 2012 pubblica il romanzo “Il sentiero di pietra” presso la casa editrice “Mondi velati”, esclusivamente in formato e-book.
Nel 2022 pubblica il romanzo “Il mondo nella nebbia” presso la casa editrice Zerounoundici edizioni in formato cartaceo e e-book.
IL LIBRO
Ravelldhur è un mondo ricco di vita, creature incantate e magia. Ma è anche un mondo avvolto da una Nebbia senziente che punisce chiunque trasgredisca le leggi. E se il rispetto di quelle leggi fosse stato affidato a un essere oscuro, forse nemmeno umano, con la capacità di manipolare i pensieri e i ricordi dei vivi?
Cosa accadrebbe se qualcuno desiderasse la libertà tanto da sfidare questo potere e spingersi a imprese impossibili pur di cambiare lo stato delle cose? È ciò che stanno per scoprire un gruppo di sventurati e improvvisati eroi, quando un misterioso individuo senza memoria piomba dal nulla incrinando l’ormai secolare legge del Mondo nella Nebbia.
Un uomo si risveglia in un prato, senza alcun ricordo di chi sia e si rende conto che l’intero mondo è circondato da una Nebbia senziente.
Aiutato da un folletto e una strega, intraprenderà un pericoloso viaggio verso l’ignoto, mentre la Nebbia miete le proprie vittime e rapisce ogni essere vivente predisposto alla magia. La Nebbia è controllata da un essere malvagio, una sorta di stregone, che può leggere e manipolare la mente e i ricordi delle persone.
Nel corso della storia si intrecceranno vicende e personaggi secondari, formidabili guerrieri e temibili creature, ma anche persone comuni che possono solo contare sulla propria intelligenza e caparbietà per non soccombere alle ingiustizie e iniquità; ognuno avrà il proprio ruolo nell’intricata rete degli eventi.
Il gruppo di sprovveduti e improvvisati eroi presto si renderà conto di essere entrato in un gioco complesso, ordito già da parecchio tempo e che ora sta volgendo al termine.
Il romanzo è disponibile sia in formato cartaceo e e-book che in versione Audiolibro.
Il mondo nella Nebbia in versione cartacea o e-book è ordinabile sui principali store on-line (Feltrinelli, Mondadori, Ibs, ecc.) ed è immediatamente disponibile su Amazon, dove è possibile acquistarlo e leggerne un estratto, al seguente link:
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Il mondo nella nebbia in versione Audiolibro, con la voce di Lorenzo Loreti, le musiche originali di Filippo T. Casanova e la nuova copertina disegnata da Dario Senesi, è disponibile mandando una richiesta direttamente all’autore Michelangelo Maiullari, al seguente indirizzo e-mail:
dove vi saranno fornite tutte le indicazioni relative all’acquisto e all’invio dei file.
Sul canale di Lorenzo Loreti è possibile ascoltare un estratto di circa 35 minuti dell’audiolibro, al seguente link:
https://youtu.be/608EHP4xbSk?si=7Nu9MwSaX4-CEbIj
INTERVISTA ALL’AUTORE
Allora Michelangelo, parliamo un po’ del tuo libro. Spiegaci com’è nata l’idea per questa storia e svelaci alcune curiosità legate alla trama:
Sono partito da un topos letterario che mi ha sempre affascinato: quello di un ambiente chiuso e limitato, in cui le persone vivono isolate dal resto del mondo, ignare di tutto ciò che esiste o avviene al di là della loro barriera. Così è nata l’idea della nebbia che circonda tutto ciò che rimane di un mondo sgretolato. Una curiosità può essere questa: mi sono reso conto, col passare del tempo, che l’idea iniziale che avevo in mente, era totalmente diversa da ciò che poi ho scritto. Era come se la storia si evolvesse da sola. Nella mia mente avevo varie versioni di una stessa vicenda e mi sono divertito a pensare a tutti i possibili risvolti della trama, come se stessi tornando indietro nel tempo e scegliessi quale strada intraprendere per poi vedere il presente modificarsi di conseguenza. Una piccola traccia di questo gioco mentale la si può vedere in una delle vicende, credo, più catartiche del libro: c’è un momento in cui uno dei protagonisti vive due versioni dello stesso evento; la prima si svolge nella sua immaginazione, la seconda, invece, è ciò che accade realmente. Quelle erano le due versioni che avevo pensato e per quella particolare occasione ho potuto giocare con immaginazione/realtà e lasciarle entrambe.
Hai dovuto lavorare molto per scriverlo?
Ho impiegato circa un anno per completarlo. Non è stato troppo difficile scrivere la storia, poiché a grandi linee l’avevo già in mente, e come detto continuava a svilupparsi in modo autonomo man mano che raggiungevo i vari punti chiave. La parte più complicata è stata poi la revisione e far quadrare tutti i dettagli.
L’idea del titolo com’è nata?
Il nucleo del racconto è la nebbia, quindi è stato quasi automatico scegliere il titolo. All’inizio avevo pensato a qualcosa di più evasivo e accattivante, ma non volevo si perdesse il riferimento all’elemento chiave.
Raccontaci in breve qualcosa di te, chi è Michelangelo nel quotidiano?
Sono una persona molto introversa e chiusa, purtroppo; la socialità mi è sempre risultata difficile e perciò mi sono da sempre rifugiato nei miei mondi fantastici. Per il resto penso che la mia vita sia comune a quella di tante altre: lavoro, amici e hobby che nel mio caso, conformemente al mio carattere, si concretizzano in giochi da tavolo e di ruolo e bricolage.
Bene Michelangelo, vuoi segnalarci dei contatti social in cui i nostri lettori possono seguirti e contattarti?
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