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Un dossier italo-francese per far partire la Tav

TUNNEL2TUNNELL’Ue deve finanziare il 40% degli 8,5 miliardi, importo complessivo per la realizzazione del tunnel transalpino di 57 km, ovvero 3,4 miliardi. L’Italia metterà invece 2,9 miliardi, e la Francia 2,2

 

Nell’infinito dibattito sulla Torino-Lione le dichiarazioni di qualche giorno fa del presidente della Commissione Trasporti europea, il verde tedesco Michael Cramer avevano suscitato  l’entusiasmo dei No Tav “non è verosimile che l’Unione Europea sia in grado di coprire il 40% del costo totale del progetto Torino Lione, come sperato dai governi di Italia e Francia”, ha detto l’esponente europeo.

 

Cramer sostiene che “L’Italia è impegnata in tre grandi progetti: il corridoio Genova – Rotterdam, il Tunnel di Base Torino – Lione e il Tunnel di Base del Brennero.L’Unione Europea deve indirizzarsi verso il progetto più importante con la migliore analisi costi benefici: il corridoio Genova – Rotterdam. Fu deciso nel Trattato di Lugano nel 1996 tra Olanda, Germania, Svizzera e Italia. Attualmente è anche il primo corridoio sul quale è stato sviluppato il Sistema di Gestione del Traffico Ferroviario Europeo (ERTMS) e sul quale risultano applicate le regole dei corridoi ferroviari merci”. Quindi, in sintesi, una posizione pro-Tav in caso di questa seconda opzione e no Tav per la Torino – LIone.

 

Ma il commissario straordinario per la Torino-Lione, Mario Virano replica: “Non è proprio così. Ne hanno dette tante in questi anni ma si chiuderà il dossier sul finanziamento il 27 febbraio, tutto procede regolarmente”.

 

Ed è di queste ore la notizia che Francia e Italia intendono presentare un dossier comune in modo tale che il progetto dell’alta velocità ferroviaria Torino-Lione venga riconosciuto come “grande progetto europeo”. Così potrà usufruire di sovvenzioni europee. Lo ha annunciato  il segretario di Stato ai Trasporti della Francia, Alain Vidalies. L’Ue deve finanziare il 40% degli 8,5 miliardi, importo complessivo per la realizzazione del tunnel transalpino di 57 km, ovvero 3,4 miliardi. L’Italia metterà invece 2,9 miliardi, e la Francia 2,2. A quel punto l’opera potrà decollare. Forse.

 

Autunno caldo, Torino scende in piazza

corteo scuolaDal 16 al 18 ottobre  tre giorni di mobilitazione in città. Si incomincia domani con lo sciopero nazionale della logistica

 

“Arriveremo allo sciopero generale, perché ci dobbiamo arrivare”: Susanna Camusso, leader della Ggil aveva spronato così, la scorsa settimana, le sue truppe di lavoratori schierate al teatro Alfieri, invitando tutti gli operai a partecipare alla manifestazione di Roma del prossimo 25 ottobre. Senza risparmiare critiche al Job Acts, a Matteo Renzi e Sergio Marchionne: “Renzi dice che la cassa integrazione deve essre usata solo in occasioni eccezionali? Lo spieghi a quel signore che è andato a trovare a Detroit”.

 

Sono giorni intensi di manifestazioni e cortei a Torino, non solo dei lavoratori, nei giorni scorsi hanno manifestato gli studenti. Sotto la Mole si sono visti striscioni contro il caro-libri, mentre gli studenti si dirigevano al Teatro Regio che questa settimana è sede del vertice europeo sulla Carta Sociale. Sotto lo striscione “Rifiuta il copione. Ribalta il vertice”, alcuni giovani con il volto incappucciato hanno acceso fumogeni e incendiato le sagome di Renzi, Berlusconi, Giannini e Gelmini. 


Dal 16 al 18 ottobre, altri tre giorni di mobilitazione in città. Si incomincerà domani con lo sciopero nazionale della logistica. Venerdì  il corteo studentesco all’insegna dello slogan: “sfruttati a scuola e al lavoro, contestiamo i ministri!” e sabato il corteo Fiom in concomitanza con lo sciopero dei metalmeccanici, che si chiuderà con il comizio finale del leader Landini in piazza Castello.

Al processo No Tav spunta il rapimento del carabiniere

notav ovunque“Non è verosimile che l’Unione Europea sia in grado di coprire il 40% del costo totale del progetto Torino Lione, come sperato dai governi di Italia e Francia”, ha detto l’esponente europeo

 

Sequestro di persona a scopo di terrorismo: è questo il reato su cui si dovrebbe aprire un’indagine come è stato chiesto  dall’Avvocato dello Stato, Mauro Prinzivali, parte civile per i ministeri dell’Interno, della Difesa e dell’Economia al maxi processo per gli scontri in Valle di Susa, contro 53 imputati.

 

Prinzivali ha parlato di “un episodio di una gravità inaudita avvenuto il 3 luglio 2011 in Val Susa durante gli scontri con le  forze dell’ordine, su cui non si è indagato abbastanza: è il sequestro, seguito da una “tortura”, di un vicebrigadiere dei carabinieri”. Sul fatto la procura aveva aperto un fascicolo a parte, rimasto a carico di ignoti.    Tra le altre richieste, anche  il riconoscimento di 650 mila euro per danni non patrimoniali.

 

Intanto nel dibattito sulla Torino-Lione le dichiarazioni del presidente della Commissione Trasporti europea, il verde tedesco Michael Cramer. Suscita l’entusiasmo dei No Tav “non è verosimile che l’Unione Europea sia in grado di coprire il 40% del costo totale del progetto Torino Lione, come sperato dai governi di Italia e Francia”, ha detto l’esponente europeo.

 

Ha aggiunto: “L’Italia è impegnata in tre grandi progetti: il corridoio Genova – Rotterdam, il Tunnel di Base Torino – Lione e il Tunnel di Base del Brennero.L’Unione Europea deve indirizzarsi verso il progetto più importante con la migliore analisi costi benefici: il corridoio Genova – Rotterdam. Fu deciso nel Trattato di Lugano nel 1996 tra Olanda, Germania, Svizzera e Italia. Attualmente è anche il primo corridoio sul quale è stato sviluppato il Sistema di Gestione del Traffico Ferroviario Europeo (ERTMS) e sul quale risultano applicate le regole dei corridoi ferroviari merci”. Quindi, in sintesi, una posizione pro-Tav in caso di questa seconda opzione e no Tav per la Torino – LIone.

 

Ma il commissario straordinario per la Torino-Lione, Mario Virano -ha replicato: “Non è proprio così. Ne hanno dette tante in questi anni ma si chiuderà il dossier sul finanziamento il 27 febbraio, tutto procede regolarmente”.

 

(Foto: il Torinese)

 

   

Il Piemonte alluvionato conta i danni e chiede lo stato di emergenza

alluvioneIngenti i danni riportati alle infrastrutture e alle abitazioni a causa delle intense precipitazioni che hanno riversato in poche ore oltre 400mm di acqua in una zona che normalmente registra 600 mm di pioggia in un intero anno

 

Torino è stata risparmiata, ma i danni sono ingenti in provincia di Alessandria, colpita nelle scorse ore da una violentissima bomba d’acqua. I danni e i disagi provocati dal maltempo sono considerevoli e rimane l’allerta per il rischio  di frane. Da oggi inizieranno i sopralluoghi necessari per la prima stima dei danni, mentre le pompe dei vigili del fuoco e i mezzi della protezione civile stanno facendo il loro lavoro incessantemente.

 

“Abbiamo chiesto alla Regione di chiedere lo stato di calamità, sono indispensabili nuove risorse”, spiega all’Ansa  Rocchino Muliere, sindaco di Novi Ligure. Oggi  si tiene il vertice in prefettura, per la firma della richiesta dello stato di emergenza.  Intanto  le scuole restano chiuse.Per la prima emergenza arrivano subito 5 milioni di euro della Regione, ha comunicato il governatore, Sergio Chiamparino in Consiglio regionale: “La protezione civile – ha detto – ha dato un tempestivo allarme nel pomeriggio di domenica. Ci sono profondi disagi a Novi Ligure con alcuni sottopassi bloccati e frane nella zona collinare. Ma la situazione al momento è sotto controllo”.

 

 Il presidente della Giunta ha spiegato che ci sono realtà in tutto l’arco alpino da monitorare, anche in valle Strona, sopra Omegna, e nelle valli laterali dell’Ossolano. I 5 milioni che la Regione metterà a disposizione fanno parte di un fondo derivante dalle accise sulla benzina, destinato all’ emergenza per interventi di sistemazione del territorio. Quanto all’ospedale di Novi ligure, invece, l’iniziale allagamento è stato prontamente arginato e con lo spostamento di persone e materiali non si sono registrati danni.

 

Ingenti, invece, i danni riportati alle infrastrutture e alle abitazioni a causa delle intense precipitazioni che hanno riversato in poche ore oltre 400mm di acqua in una zona che normalmente registra 600 mm di pioggia in un intero anno. Molte le frane registrate in collina provocate dalle infiltrazioni, Critica la situazione in Val Curone e Val Grue. Sono interrotte l’ex statale 35 Serravalle-Tortona all’altezza di Cassano, a causa del cedimento della banchina stradale, e la statale 10 tra Tortona e Voghera.

 

“Chiederemo sicuramente lo stato di calamità per questa zona – ha dichiarato l’assessore alla Difesa del suolo, Francesco Balocco – Il sistema di Protezione civile ha svolto egregiamente il proprio compito e l’allerta meteo è stata tempestivamente diramato già nella serata di domenica. La Regione aveva stanziato i fondi necessari per realizzare opere di messa in sicurezza di alcune criticità già emerse in precedenti alluvioni. Molte di queste opere sono state realizzate, altre purtroppo sono rimaste ferme a causa di problemi burocratici. Alcuni Comuni hanno ricevuto i fondi ma non possono spenderli perché bloccati dal Patto di stabilità. Continueremo a monitorare costantemente la situazione in coordinamento con la Protezione civile e l’assessore Valmaggia, che supervisiona le operazioni”.

 

 

 

   

Viaggio tra le Cantine d’Italia con Go Wine

GO-WINESarà un’occasione per compiere un ideale viaggio fra alcuni territori del vino italiano, raccontati da uomini e donne del vino che hanno fatto dell’incontro con il turista del vino una parte importante della loro filosofia aziendale

 

Una serata d’autore, un viaggio tra importanti zone del vino italiano. La prima serata dell’autunno 2014 di Go Wine sarà dedica alle Cantine selezionate e recensite sul volume Cantine d’Italia ed alle nuove ed importanti realtà che si affacciano alla collaborazione con l’associazione. Le cantine che animeranno con la presenza il banco d’assaggio, proporranno i vini più rappresentativi della loro produzione, incontrando direttamente il pubblico.

 

Sarà un’occasione per compiere un ideale viaggio fra alcuni territori del vino italiano, raccontati da uomini e donne del vino che hanno fatto dell’incontro con il turista del vino una parte importante della loro filosofia aziendale. Nell’ambito della serata verranno assegnati  alcuni riconoscimenti a locali del gusto di Torino, che si sono in particolare distinti per la diffusione della cultura del vino in città. 

 

 

Partecipano le aziende: 


ADRIANO MARCO E VITTORIO – Alba (Cn); 
BOTTEGA DEL VINO DOGLIANI – Dogliani (Cn); CAMINELLA – Cenate Sotto (Bg);
CANTINA SOCIALE DI CASTAGNOLE MONFERRATO – Castagnole M.to (At);
DEZZANI – Cocconato (At); DOMINIO DI BAGNOLI – Bagnoli di Sopra (Pd);
LA TENAGLIA – Serralunga di Crea (Al);  LE ROCCHE DEL GATTO – Albenga (Sv);
LIS NERIS – San Lorenzo Isontino (Go); MASCIARELLI PILEUM – Piglio (Fr);    
SULIE’, vini sui lieviti – Susegana (Tv);– San Martino sulla Marrucina (Ch); 
TENUTA CHICCHERI – Tregnago (Vr); TENUTA MONTEMAGNO – Montemagno (At);  
TRAVAGLINI GIANCARLO – Gattinara (Vc).

 

Conclude la degustazione: 
ANTICA DISTILLERIA SIBONA – Piobesi d’Alba (Cn)

 

Giovedì 16 ottobre, dalle ore 16,30 alle 22. StarHotel Majestic**** -Corso Vittorio Emanuele II, 54 – Torino

 

Il costo della degustazione per il pubblico è di € 15,00 (€ 10,00 Soci Go Wine, Rid. soci associazioni di settore € 13,00). L’ingresso sarà gratuito per coloro che decideranno di associarsi a Go Wine direttamente al banco accredito della serata.  L’iscrizione sarà valevole fino al 31 dicembre 2015.

Per una migliore accoglienza è consigliabile confermare la presenza alla serata ed il numero di eventuali  accompagnatori all’Associazione Go Wine, telefonando al  n°0173/364631 oppure inviando un fax al n°0173/361147 o un’e-mail a  stampa.eventi@gowinet.it entro le ore 12.00 di giovedì 16/10 p.v.. 

Appena nata la “Grande Torino” già spacca (la provincia)

cielo sopra torinoeuropa torino castelloUn politico su quattro non ha partecipato alle elezioni. L’afflusso alle urne alle ultime Politiche è stato del 75% e nelle altre città metropolitane il risultato di partecipazione è stato ovunque superiore

 

La Città Metropolitana ha avuto un esordio sotto tono. Tra i circa tremila sindaci e consiglieri comunali con diritto di voto per eleggere il nuovo consiglio metropolitano, solo il 73% si è recato alle urne. Vale a dire che uno su quattro non ha partecipato alle elezioni. Se si pensa che l’afflusso alle urne alle ultime Politiche è stato del 75% e che nelle altre città metropolitane il risultato di partecipazione è stato ovunque superiore, il supersindaco Piero Fassino avrà di che riflettere su questo inizio di percorso.

 

Del resto zone importanti della provincia, come Canavese, Pinerolese ed Eporediese, avevano già annunciato in parte la loro diserzione dalle urne, lamentando un torinocentrismo nella nuova struttura amministrativa metropolitana. La ex-Provincia torinese si spacca quindi in due: da una parte la città capoluogo e, dall’altra, i territori periferici che lamentano disattenzioni ancora prima che la Grande Torino sia una realtà.

 

Sono stati 11 i centri della provincia in cui si sono tenute le elezioni per la nuova assemblea metropolitana. Il diritto di voto spettava a tutti gli amministratori – sindaci e consiglieri comunali del territorio, in tutto 3820 per 315 Comuni  – ed è stato espresso per eleggere i 18 nuovi consiglieri metropolitani. Si è votato a Torino (a Palazzo Cisterna) ma anche nei palazzi municipali di Chieri, Chivasso, Collegno, Ivrea, Moncalieri, Pinerolo, Rivarolo, Settimo Torinese e Susa. Tre le liste: una che raccoglie Pd, Fi e Ncd, la seconda Lega e FdI, la terza M5S. La prima riunione del nuovo Consiglio, entro fine ottobre.

 

Secondo il sindaco Fassino, che sarà il primo cittadino anche della nuova super Torino, occorrono più risorse per far funzionare il nuovo Ente:  “Il problema non è i risparmi o non risparmi, ma  avere le risorse per dare ai cittadini i servizi che sono essenziali, chiediamo che nella legge di stabilità si consideri che le città metropolitane sono state istituite perché siano un motore di sviluppo, di guida e di traino dello sviluppo, della coesione sociale, degli investimenti, della creazione di lavoro”.

 

(Foto: il Torinese)

La “Grande Torino” ancora non c’è e Fassino chiede già più soldi

TORINO INGRESSOmole p castelloDomenica di elezioni in undici centri della provincia per la nuova assemblea metropolitana. A votare, però, non saranno i cittadini. Si tratta, in questo caso, di elezioni di secondo grado, in cui gli eletti saranno anche elettori

 

 

Siamo arrivati al dunque, è il momento del voto dei sindaci della ex Provincia di Torino per la Città metropolitana. E Piero Fassino, che sarà il super sindaco della nuova realtà amministrativa chiede fin da subito più risorse: “Visto che la legge affida alle città metropolitane poteri superiori a quelli che avevano le Province uscenti è chiaro che le risorse che dovranno essere assicurate alle città metropolitane devono essere adeguate alle funzioni attribuite. Non è sufficiente, per essere più chiaro, che ci siano trasferite le risorse che avevano le Province fin qui perché le funzioni delle città metropolitane sono maggiori”.

 

Il primo cittadino di Torino e presidente dell’Anci Piero Fassino lo ha dichiarato a Firenze, al Coordinamento delle città metropolitane dell’associazione dei comuni italiani. Ha aggiunto: “Occorre superare il patto di stabilità, un vincolo opprimente, per consentire alle città metropolitane di favorire gli investimenti. Non mettiamo in discussione il principio dell’equilibrio della spesa corrente ma vogliamo avere nuovi spazi per gli investiment.

 

Secondo il sindaco “Il problema non è i risparmi o non risparmi, ma  avere le risorse per dare ai cittadini i servizi che sono essenziali, chiediamo che nella legge di stabilità si consideri che le città metropolitane sono state istituite perché siano un motore di sviluppo, di guida e di traino dello sviluppo, della coesione sociale, degli investimenti, della creazione di lavoro”. Ma veniamo al voto per la “Grande Torino”. Sono tre  le liste per eleggere il nuovo Consiglio allargato metropolitano. Un listone di 18 candidati si riferisce all’area Pd, Ncd e Forza Italia. Lista autonoma per la Lega Nord che si presenta con la ‘Lista civica alternativa’, con 11 candidati, altrettanti per il Movimento 5 stelle.

 

C’è anche chi non ci sta e si dichiara contrario a quella che viene già definita come  “la città delle città”. A lamentarsi sono molti sindaci e amministratori dei piccoli comuni dell’ormai ex Provincia. Soprattutto quelli del Pinerolese e dell’Eporediese, aree che per anni hanno chiesto di diventare province autonome. Giustino Bello e Angelo Tartaglia, sindaco e vice sindaco di Cantalupa, guidano la rivolta contro la nuova realtà che, dicono, non darà alcun vantaggio ai centri minori ma solo alla metropoli. E a seguirli – pare – sono già in molti. Anche Favria, Busano, Tvagnasco, Lombardore e Pertusio, tanto per citarne alcuni, aderiscono alla protesta.

 

Sono 11 i centri della provincia in cui si tengono le elezioni per la nuova assemblea metropolitana. A votare, però, non saranno i cittadini. Si tratta, in questo caso, di elezioni di secondo grado, in cui gli eletti saranno anche elettori. Il diritto di voto spetta a tutti gli amministratori – sindaci e consiglieri comunali del territorio, in tutto 3820 per 315 Comuni – e sarà espresso per eleggere i 18 nuovi consiglieri metropolitani. Si vota a Torino (a Palazzo Cisterna) ma anche nei palazzi municipali di Chieri, Chivasso, Collegno, Ivrea, Moncalieri, Pinerolo, Rivarolo, Settimo Torinese e Susa.

 

Il sindaco di Torino ricoprirà anche il ruolo di primo cittadino metropolitano. Fassino, insomma, con i suoi colleghi delle altre grandi città (Roma, Milano,Genova, Firenze, Napoli, Venezia, Bologna, Bari e Reggio Calabria) diventerà un supersindaco. I suoi poteri ingloberanno quelli che prima appartenevano alle provincia. Tanto per fare qualche esempio, definirà le basi dei piani regolatori, dei piani di sviluppo e territoriale, curerà la programmazione dell’intero hinterland del capoluogo.  E sono in molti a chiedersi: entrerà in conflitto con le competenze del governatore Sergio Chiamparino?

 

(Foto: il Torinese)

Il buco con la Regione intorno: disavanzo miliardario

REGIONE PALAZZOchiamp consiglioDice il governatore Sergio Chiamparino: “è un giudizio severo, ma non riesco a dire che non sia giusto. Da quando abbiamo avuto la responsabilità di governare il Piemonte siamo consapevoli che ci sono fratture strutturali negli equilibri di bilancio che devono essere affrontate. Abbiamo deciso di presentare un piano di radicale riorganizzazione della spesa e di riordino della finanza regionale

 

Parafrasando lo slogan di una famosa caramella si potrebbe dire: il buco con la Regione intorno. Il Disavanzo di 2.290 milioni di euro che  la Corte dei Conti ha comunicato parificando il rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2013 è pesante. I giudici contabili hanno aggiunto alcune voci di passività e sollevato una questione di legittimità costituzionale, sospendendo così il procedimento, delle parti delle leggi regionali relative alla contabilizzazione di fondi ricevuti dallo Stato in base al decreto  Salva Imprese. Il disavanzo sarà determinato all’esito del giudizio. La Corte ha comunque sancito che a formare il disavanzo sostanziale di amministrazione bisogna aggiungere sette voci per un totale, appunto, di 2 miliardi e 290 milioni di euro.

 

Dice il governatore Sergio Chiamparino: “è un giudizio severo, ma non riesco a dire che non sia giusto. Da quando abbiamo avuto la responsabilità di governare il Piemonte siamo consapevoli che ci sono fratture strutturali negli equilibri di bilancio che devono essere affrontate. Abbiamo deciso di presentare un piano di radicale riorganizzazione della spesa e di riordino della finanza regionale.In passato avevo detto che la Regione spende più di quanto incassa – ha proseguito – E il procuratore generale della Corte dei Conti, nella sua relazione, ha usato le stesse parole. Avevo visto bene. Mi fa un po’ tremare le vene e i polsi perché dovremo affrontare una situazione molto difficile, ma sono certo che i piemontesi alle ultime elezioni abbiano scelto di assegnarci la responsabilità di affrontare questa sfida anche perché ne erano in una qualche misura consapevoli. Possiamo contare sulla fiducia della comunità piemontese”.

 

Il presidente e il suo vice ed assessore al Bilancio, Aldo Reschigna, hanno annunciato che “l’incertezza sui criteri con cui contabilizzare le risorse messe a disposizione delle Regioni, ci spinge a chiedere al Governo un intervento legislativo che faccia chiarezza. Dalla relazione della sezione Controllo della Corte dei Conti e da quella del procuratore – hanno poi precisato presidente e vice – emerge un quadro assolutamente critico e problematico del bilancio della Regione Piemonte. Inoltre si conferma la condizione di assoluta precarietà e di non governo della sanità piemontese, rispetto alla quale molto si è parlato e poco si è attuato. Anche sulle partecipate emerge una situazione che potremmo definire da giungla. Opereremo al più presto con una politica di radicale riduzione e ristrutturazione del sistema”.

 

Si annunciano tagli su Direzioni e Settori regionali, sulle  aziende partecipate e un nuova limata ai costi della politica. Critica l’opposizione: “Il documento della Corte – spiega Gilberto Pichetto, capogruppo di Forza Italia a Palazzo Lascaris  – conferma tre cose che ho sempre detto. La maggioranza di centrodestra ha dovuto fare i conti con un trend di entrate e trasferimenti in continua diminuzione: circa 1 miliardo all’anno. Non essendoci stati interventi di ristrutturazione a tempo debito, si è accumulato un debito commerciale enorme che nel 2013 come Giunta abbiamo affrontato trasformandolo in debito finanziario con l’applicazione del decreto legge 35; solo grazie a questo intervento siamo riusciti a pagare i fornitori immettendo liquidità in centinaia di aziende e dando continuità all’attività della Regione stessa. Per i non addetti ai lavori, insomma, abbiamo iscritto a bilancio dei debiti che fino a prima stavano fuori dallo stesso pur essendoci e dovendo essere onorati dall’Ente. In terzo luogo dal 2013, ci è stato riconosciuto che il trend di disavanzo corrente si è fermato, rimanendo come abbiamo sempre detto da aggredire e recuperare tutto quell’indebitamento accumulato tra il 2006 e il 2012. Insomma al presidente Chiamparino è sufficiente continuare sul piano di risanamento che abbiamo avviato dal 2013 ad oggi”.

 

 

Autunno caldo, studenti e operai scendono in piazza

Fumogeni e slogan contro il premier Matteo Renzi e il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, le cui sagome sono state bruciate (con Berlusconi)


studenti corteo

In tutta Italia sarebbero 80.000 secondo gli organizzatori gli studenti che hanno manifestato  oggi in decine di piazze italiane all’insegna dello slogan “la grande bellezza siamo noi!”. A Torino lo striscione di apertura del corteo recitava: “Scuola per tutti, precarietà per nessuno” I manifestanti, diverse centinaia, hanno percorso le vie del centro e acceso fumogeni, scandendo slogan contro il premier Matteo Renzi e il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini. All’interno del corteo anche insegnanti precari ed esponenti del Cobas. La protesta fa parte della mobilitazione nazionale degli studenti indetta dell’Udu, contro la precarietà.



Sotto la Mole si sono visti striscioni contro il caro-libri, mentre gli studenti si dirigevano al Teatro Regio che la prossima settimana sarà sede del vertice europeo sulla Carta Sociale. Sotto lo striscione “Rifiuta il copione. Ribalta il vertice”, alcuni giovani con il volto incappucciato hanno acceso fumogeni e incendiato le sagome di Renzi, Berlusconi, Giannini e Gelmini. 



Dal 16 al 18 ottobre, altri tre giorni di mobilitazione in città. Si incomincerà giovedì con lo sciopero nazionale della logistica. Venerdì  il corteo studentesco all’insegna dello slogan: “sfruttati a scuola e al lavoro, contestiamo i ministri!” e sabato il corteo Fiom in concomitanza con lo sciopero dei metalmeccanici, che si chiuderà con il comizio finale del leader Landini in piazza Castello.

 

(Foto: Studenti.it- Unionestudenti.it)

Nozze Gay, Fassino non convola con Alfano

fassino2Il primo cittadino di Torino: “A decidere siano i sindaci”

 

Piero Fassino fece il gran rifiuto. Il sindaco non accetta la linea dettata dal ministro Angelino Alfano sulle nozze gay. Il primo cittadino di Torino, a seguito della campagna del ministro dell’Interno contro la trascrizione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all’estero dice  che “a decidere saranno i sindaci”.

 

Per questa ragione ha chiesto un incontro con il premier Matteo Renzi e  Alfano stesso. Il sindaco ha inviato una lettera al ministro, nella sua veste di presidente dell’Anci, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani.

 

«La trascrizione delle unioni coniugali contratte all’estero – si legge nella missiva – è materia delicata per essere lasciata al caso. Né d’altra parte, si può accettare di affidare la materia a ordinanze prefettizie su competenze che la legge riconosce in capo agli enti locali. Per questo chiedo un incontro urgente con il ministro e il premier Renzi». Sulla stessa linea anche il governatore piemontese Sergio Chiamparino.

 

(Foto: www.cr.piemonte.it)