RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Proiezione Italia, partito che intende la politica come “servizio civile” per il Paese, è focalizzato sui bisogni e sulla crescita
l’Assemblea Generale sarà l’occasione per presentare il modello e alcuni esempi concreti che permetteranno di analizzare le problematiche e le soluzioni alle principali tematiche e sfide che il nostro Paese dovrà affrontare: occupazione, tutela ambientale, sicurezza. Per reperire le risorse necessarie e garantire un’economia in espansione, il turismo costituisce la nostra prima scelta. Durante l’Assemblea saranno presentati alcuni progetti in cui il turismo rappresenta l’elemento trainante nella crescita del Paese, nel rispetto dell’ambiente a tutela dei nostri asset e della qualità della vita. Osserveremo la rinascita di un antico borgo italiano, parleremo di inquinamento e di possibili soluzioni, di turismo slow, di biomateriali, auto a guida autonoma, dei recenti fatti di cronaca legati agli incendi nei depositi trattamento rifiuti e di sicurezza.
“La storia di una giovane coppia dà voce a chi attende da anni una risposta dalla Sanità”
Sant’Anna, nella quale si adducono le motivazioni del diniego: in Italia è possibile fruire dell’eterologa fino a 43 anni e dunque la paziente “ha un sufficiente numero di anni per poter accedere alle prestazioni offerte da Ospedali italiani” che pratichino la fecondazione eterologa con donazione di ovociti; pertanto la prestazione sarebbe fruibile “in tempi sostenibili” per la richiedente.
Di Giorgio Merlo
arato, frequentato e possibilmente cambiato. Non è un caso, del resto, che proprio dopo il voto del 4 marzo sta crescendo nel mondo un po’ elitario, ma comunque autorevole, dei commentatori e dei grandi opinionisti la necessità di ridare voce, fiducia e credibilità alla cultura che comunemente viene definita come cattolicesimo politico. Certo, una cultura che è stata credibile nel passato e che sarà credibile nel futuro solo se sarà capace di unire quei 3 elementi in un comune progetto politico. Non è un caso che la migliore stagione dei cattolici democratici nel nostro paese e’ sempre coincisa con l’autorevolezza di una classe dirigente che dispiegava un progetto politico attraverso una proposta capace di guidare i processi della società in quel determinato momento storico. Così è stato durante la fase che ha preceduto la nascita e il decollo della Democrazia Cristiana con il codice di Camaldoli; così con il centrismo degasperiano e la guida del paese in una fase drammatica; così con l’apertura e la stagione del primo centro sinistra di marca morotea; così durante la fase della solidarietà nazionale e così
anche per la stagione controversa del’Ulivo. Dopodiché quel filone culturale ha iniziato a convivere con una stagione di progressivo indebolimento con l’esperienza del Partito democratico per poi scomparire del tutto con l’arrivo della gestione renziana del partito. Sul fronte del centro destra e dei 5 stelle il problema non si è quasi mai posto perché non rientra nell’interesse politico di quei due schieramenti. Il cosiddetto “centro”, purtroppo, non è mai riuscito a decollare come luogo politico capace di saper incidere nei rispettivi schieramenti o come soggetto autonomo. Oggi, dopo un voto che ha confermato un confronto tra opposti populismi e con culture politiche che prescindono radicalmente da qualsiasi riferimento al passato politico ed ideale del nostro paese e con scarsa, se non nulla, capacità di governo e di costruire alleanze, forse è arrivato il momento di invertire la rotta e di recuperare elementi e e metodi che per troppo tempo sono stati archiviati. Le mode tramontano rapidamente quando la politica langue. Adesso crescono gli inviti, interessati e singolari nonché curiosi, di commentatori notoriamente poco generosi nei confronti del cattolicesimo politico e di quello che ha rappresentato nel nostro paese, di “ridiscendere” nuovamente in campo da protagonisti. Al di là di questi “inviti” troppo interessati e speculari, c’è comunque il dovere morale, politico e culturale dei cattolici democratici e dei cattolici popolari di raccogliere un invito che si fa sempre più pressante. Soprattutto quando parte dalle file di quel mondo. In modo disinteressato e convincente una risposta comunque la si deve dare. Gli esempi e i modelli non mancano. E’ appena sufficiente non archiviare la storia concreta e vissuta del nostro paese per non commettere ulteriori errori.
studio e biblioteca ore 8:30, chiusura ore 19:30); ciò costringe conseguentemente lo studente che raggiunge il Campus con un proprio mezzo a sottoscrivere un abbonamento oppure ad acquistare un carnet settimanale, con costi che oscillano fino ad arrivare ai 70 euro per un abbonamento mensile. Un’ulteriore “tassa” a carico dello studente che si aggiunge al già oneroso impegno economico che gli universitari di Torino devono sobbarcarsi lungo il periodo di studi e, per chi proviene da fuori Torino, risulta essere un ulteriore disservizio che va ad aggiungersi alla scarsa efficienza dei servizi pubblici, da ottobre scorso addirittura soppressi nel caso della linea che collegava il Campus con la stazione Porta Susa”.
STORIE DI CITTA’
seduta successiva. Partecipavano a tutte le sedute i sindaci che ogni tre mesi verificavano prima nota ed atti amministrativi. A fine anno l’atto notarile per la vendita di un’ area edificabile industriale nel Torinese. L’impresa che voleva firmare avrebbe voluto saldare con assegni non circolari, beneficiando di agevolazioni fiscali firmando entro dicembre. Io mi rifiutai, visto che gli assegni normali non garantiscono. Un mese dopo avremmo firmato. Sia i sindaci che gli amministratori, resi edotti del mio operato, lo approvarono, e nella relazione di bilancio fu annotato tutto. Poi FinPiemonte si scorporò tra FinPiemonte finanziaria e FinPiemonte partecipate . FinPiemonte chiese autorizzazione a Banca d’ Italia di diventare Banca.
Autorizzazione concessa.
vicepresidente. Ora si difende sostenendo che le firme sul bonifico non sono sue e stabilirlo é compito della Magistratura. 
L’Italia è come un malato terminale che non sa di esserlo e non si cura, oppure, sapendolo, ci rinuncia perché tanto tutto è inutile.
applicata in modo insano, incivile e scandaloso). Se gli italiani sono questi, i politici possono essere meglio? Ebbene sì, i politici, gli imprenditori dovrebbero dare l’esempio di equità, lungimiranza, di buona fede e correttezza e di meno furbizia. Come diceva Eleanor Roosevelt, “le grandi menti parlano di idee, menti mediocri parlano di fatti, menti piccole parlano di persone”. Se invece l’obiettivo è giocare al più furbo, come si uscirà dalla crisi che ci attanaglia e sta portando all’estinzione dell’Italia? C’è speranza? Concludiamo con un inno alla vita, facendo nostro l’aforisma di Karl Barth: “nessuno può tornare indietro e incominciare un nuovo inizio, ma chiunque può partire oggi e creare un nuovo finale”. Auguri Italia!
tant’è. I pentastellati rischiano di buttate via questa loro maggioranza relativa, questa loro vittoria. Liberissimi di fare accordi con chiunque ma ricordiamo che per sposarsi si deve essere in due per separarsi é sufficiente uno. La maggiore sfortuna e probabilmente il maggiore limite di Matteo Renzi è di essere un uomo politico non includente, di non accettare mediazioni. O si fa
come dico io o tutti a casa. Appunto, é avvenuto questo e il Pd è passato da partito di governo a partito – almeno per ora – di non opposizione, dimezzando i voti in percentuale ed in valore assoluto. Qui non contano le diversità politiche. Fare politica, questo manca. Un sospetto: magari è voluto? Credo di no. Peggio, molto peggio, gli apprendisti stregoni colpiscono ancora. E un conto è far ridere la gente, un altro governare il paese. Prevedo le possibili critiche. La gente avendone le scatole piene ha votato Salvini e Di Maio e la pochezza di Renzi ha reso tutto possibile. Verissimo. Sottoscrivo pienamente. E poi? Sempre un governo si deve fare. Proprio perché è inutile rivotare. Ecco che ora abbiamo bisogno di eroi. Abbiamo bisogno di Mattarella.
dall’ingovernabilita’. Come sia finita concretamente la situazione è sotto gli occhi di tutti. Ora, pero’, per tornare alla riflessione iniziale, e’ indubbio che il voto del 4 marzo ha cambiato profondamente la geografia politica italiana. Se da un lato occorre prendere atto che ci troviamo di fronte ad un nuovo bipolarismo, seppur definito “bipopulista”, dall’altro e’ indubbio che questo voto ha segnato la fine, almeno per il momento, della stagione dei “partiti plurali” da un lato e, come evidente, delle correnti cosiddette “identitarie” all’interno di quegli stessi partiti. La secca sconfitta politica ed elettorale del Partito democratico e il superamento di quella concezione di partito plurale che l’aveva più o meno caratterizzato – anche se con la gestione Renzi era diventato a tutti gli effetti un “partito personale” o “partito del capo” – spinge sempre di più quel campo politico adesso a riscoprire le ragioni della sinistra. Sinistra moderna, post ideologica e di governo ma sempre e comunque di sinistra. E il superamento dei partiti plurali si trascina dietro anche l’archiviazione definiva delle correnti o delle aree organizzate all’interno degli attuali partiti. Che ormai sono diventati a tutti gli effetti partiti personali, senza una precisa cultura politica e legati quasi esclusivamente alle fortune del “capo” di turno. Ecco perché sorge, allora, quasi spontanea la domanda: e cioè, se la destra ritorna forte e protagonista, se la sinistra – pur tra mille difficoltà e contraddizioni – si dovrà rimettere in cammino, se l’ideologia populista si sta affermando sempre di più, e’ gioco forza che anche una storica e significativa cultura politica che ha accompagnato lo
sviluppo e il consolidamento della nostra democrazia come il cattolicesimo politico italiano si riorganizzi e ritorni in campo. Laicamente e senza arroganza ma con la consapevolezza che questo filone ideale non può più limitarsi a giocare un ruolo puramente testimoniale e politicamente periferico e marginale. Serve, cioè, riaffermare una presenza politica, culturale e programmatica che sappia dar voce e rappresentanza ad un mondo che e’ politicamente afono e che, soprattutto, oggi non è più rappresentato. Certo, e’ un mondo che vota, seppur stancamente e quasi con inerzia, i vari protagonisti in campo ma senza entusiasmo e senza convinzione. Ma per poter rispondere adeguatamente a questa domanda sono necessari alcuni elementi di fondo: va promossa una feconda seminagione culturale, va affinato un “pensiero” e, soprattutto, va favorito un processo di ricomposizione e di riaggregazione dell’area cattolico democratico, cattolico popolare e cattolico sociale attraverso il filo comune di una cultura e di un progetto di società aperti a tutti e capace di assecondare e costruire un vero “bene comune”. Solo cosi’ sara’ possibile rispondere a quella domanda iniziale sulla necessita’ di far ritornare in campo, nell’attuale situazione politica italiana, del pensiero popolare di ispirazione cristiana.
Berlinquer non ebbe esitazione nel votate a favore. Prima volta nella storia repubblicana dopo il ’46. Stragismo fascista e terrorismo rosso erano nemici delle istituzioni. Lo stato borghese si abbatte e non si cambia: stupidaggini pericolosissime. Ed ora desidero raccontarvi come un giovane comunista ha partecipato al congresso della Dc, ovviamente come invitato. Debbo l invito ad una carissima amica giovane democristiana. Siamo nel 1979. Collaboravamo con la Consulta giovanile del Comune di Torino. Iscritto a Palazzo Nuovo, esame con Gian Mario Bravo. Storia delle dottrine politiche. Pci e Dc a confronto sulle reciproche dialettiche interne. Contrasti tra il centro e le periferie. Nel Pci sempre si affermava il centro. Nella dc esattamente il contrario. Con Donatella mi ero lamentato di non trovare materiale idoneo sulla Dc. Subito mi disse: se riesco a trovarti un invito
spostare d’orecchio. Voleva sentire chi stava parlando al microfono.
eravamo e sono stati nel partito comunista come negli altrui partiti. Che il giusto o l’ingiusto sta in ogni dove.Conoscevo e attraverso la conoscenza imparavo il valore della tolleranza instillando in me il valore del dubbio. Oltre che affrontare l’esame affrontavo facendoli miei questi valori. Crescevo anche in questo e maturavo. Maturità che non vedo oggi in questa classe politica e in parti di società civile. Chi da sinistra sponsorizza un accordo tra i pentastellati e Pd parla con ammirazione di come si è comportato Enrico Berlinguer nel 1976. Assoluta stima verso il capo del PCI. E’ noto che non agiva ” in un deserto politico”: gli interlocutori erano insomma all’altezza. Sia ben chiaro, ripeto, non tutto era lineare. Non tutto era perfetto. Ma sapevano da dove provenivano e dove volevano andare. Discussioni e conflitti. E il conflitto e la contraddizione trovano la sintesi, che per dirla alla Hegel (scuserete la erudita citazione) sintesi come tesi arricchita dalla antitesi. Non mi sbaglio se sostengo che la media dei parlamentari o senatori non conosce l’esistenza del filosofo idealista tedesco. Mentre sono certissimo che la media dei parlamentari e senatori di una volta la conosceva.