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REGIONE, AMBIENTE; ROSTAGNO (PD): PIANO PAESAGGISTICO DOPO ANNI DI ATTESA ARRIVA IN AULA

Il consiglio regionale del Piemonte ha avviato la discussione sul Piano paesaggistico regionale. “Dopo una lunghissimo lavoro  – ha dichiarato  Elvio Rostagno, vice capogruppo del PD – questo importante documento è quasi giunto alla fine del suo percorso. In nove anni ci hanno lavorato diverse maggioranze, i relativi assessori, le Commissioni consiliari Urbanistica e Ambiente e sono stati ascoltati i numerosissimi soggetti coinvolti. Siamo consapevoli del fatto che il Piano paesaggistico regionale pone dei vincoli ai Comuni del Piemonte, che in alcuni casi dovranno adeguare i propri Piani regolatori, ma lo scopo comune è quello di tutelare e valorizzare il nostro territorio”.Oltre 2060 fra cascate, ville, chiese, torri, fortificazioni, cascine, borgate e vestigia storiche del territorio come le residenze sabaude, i Sacri monti, i palazzi e i castelli. E ancora 370 singoli beni paesaggistici e numerose aree tra cui 199 laghi, 1837 fiumi e corsi d’acqua, 109 aree protette, 94 zone di interesse archeologico, per una superficie tutelata pari al 61% del totale del territorio.  “Il Ppr – prosegue Rostagno – realizza una lettura reale delle caratteristiche del territorio piemontese, definendo le politiche per la tutela e la valorizzazione del paesaggio con la collaborazione dei Comuni. Inoltre – rimarca – nel piano si prevede l’adeguamento degli strumenti tecnici cartografici, oggi risalenti a diverse decine di anni fa.  Rappresenta – sottolinea – un testo strategico per le politiche del Piemonte che sempre più sono incardinate nella valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale, paesaggistico e ambientale in sinergia con le politiche comunitarie e di sviluppo sostenibile della nostra regione. Il Piano paesaggistico – conclude – completa il quadro normativo della pianificazione regionale, affiancandosi al Piano territoriale regionale (Ptr), in vigore dal 2011, rendendo quindi il Piemonte una regione all’avanguardia sulla valorizzazione e la tutela del territorio”.

M5S: applicare in Regione la legge sui vitalizi

“Speriamo che la legge sui vitalizi sia una priorità per Chiamparino e Laus”: così il consigliere regionale del M5S Davide Bono che ha presentato con il deputato Alberto Airola, la deputata Laura Castelli,i consiglieri Giorgio Bertola e Francesca Frediani, l’iniziativa grillina di recepire in Piemonte la stessa legge passata dalla Camera,  risparmio stimato oltre il 50%. “Si può ancora fare molto per ridurre i costi della politica, noi Consiglieri regionali M5S lo facciamo da sempre, restituendo parte della nostra retribuzione, con cui abbiamo finanziato il microcredito regionale e l’edilizia scolastica”, devolvendo in circa due anni e mezzo oltre 750mila euro.”

VITALIZI. BOETI (PD): “DAI GRILLINI SOLO PROPAGANDA

“CI ATTIVEREMO PER APPLICARE LE NUOVE REGOLE NON APPENA DIVERRANNO LEGGE”

 

Le leggi dello Stato si rispettano e quando il provvedimento sui vitalizi, presentato dal Partito Democratico, verrà approvato anche dal Senato, mi attiverò affinché il Consiglio regionale del Piemonte si adegui alla nuova normativa.

L’iniziativa del M5S è la solita azione di mera propaganda: affronteremo in maggioranza la questione del recepimento delle nuove norme nazionali e confrontandoci con l’associazione che raggruppa gli ex consiglieri regionali.

 

Nino BOETI

Vice Presidente Consiglio Regionale del Piemonte

TURISMO, MERCATINI. RUFFINO (FI): UN EMENDAMENTO PER SEMPLIFICARE LA BUROCRAZIA AGLI HOBBISTI

“Continua la mia battaglia per semplificare la burocrazia a tutti quegli hobbisti che partecipano ai mercatini organizzati nei vari comuni piemontesi. Ho presentato un emendamento e stiamo ultimando un progetto di legge”. Ad annunciarlo la vicepresidente del Consiglio regionale piemontese Daniela Ruffino.Il problema é annoso. Gli hobbisti che partecipano ai mercatini oggi oltre a pagare il plateatico devono versare due marche da bollo per un totale di 32 euro, prima per la richiesta di autorizzazione e poi quando questa viene emessa. Ciò avviene per ogni singolo mercatino di fatto creando uno spreco di tempo e denaro enorme che negli anni ha scoraggiato molti appassionati dal partecipare a questi eventi, con un danno turistico e commerciale per i Comuni. Aggiunge l’esponente regionale: “Gli uffici regionali recentemente con una circolare hanno peggiorato la situazione rendendo ancora più stringenti le richieste di controlli da parte dei Comuni. E’ evidente che questo approccio non aiuta né il turismo né l’indotto che si genera attorno all’organizzazione di queste piccole ma importanti manifestazioni. La scelta quindi di presentare un emendamento e lanciare una proposta di legge si

sposa con l’idea di semplificazione: l’obiettivo é dare una risposta ai Comuni e alle associazioni che si adoperano per ampliare l’offerta di banchi e sostenere i flussi turistici di attivita’ che non generano costi per i Comuni, ma solo costanti benefici, dovuti al pagamento del plateatico”.  Conclude Ruffino: “La nostra proposta richiede l’eliminazione delle due marche da bollo e la drastica riduzione della modulistica, con un tesserino che verrebbe consegnato a ogni hobbista con la possibilità di partecipare ad un certo numero di eventi nell’anno senza dover richiedere l’autorizzazione ogni volta. E’ una modalità che hanno già adottatto con successo altre Regioni, in particolare la Liguria, e che rende sostenibile l’idea di economia circolare oggi messa in ginocchio per l’eccesso di burocrazia”.

Più di un 1.600.000 euro a sostegno dei centri antiviolenza e case rifugio

Si è riunito nei giorni scorsi il tavolo di coordinamento permanente regionale dei centri antiviolenza, delle case rifugio e del centro esperto sanitario, istituito come previsto dall’art.5 della legge regionale 4 del 24 febbraio. Il tavolo è convocato dall’assessorato alle Pari Opportunità della Regione Piemonte e dal dicembre del 2016 si è già riunito in sei occasioni coinvolgendo i soggetti titolari dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio, il responsabile del Centro di supporto e ascolto vittime di violenza Demetra e ila responsabile del Centro Soccorso Violenza Sessuale (SVS) dell’ospedale Sant’Anna di Torino.

«La Regione Piemonte in questo modo sta dando continuità alle attività della rete regionale di sostegno alle donne vittime di violenza. Il tavolo di coordinamento permanente è la sede adatta per mantenere confronto, scambio di informazioni e condivisione di esperienze tra chi opera su questo fronte. Al momento 15 Centri antiviolenza e 9 Case rifugio hanno avanzato la domanda per l’iscrizione all’albo specifico di accreditamento» – ha dichiarato Monica Cerutti, assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte.

«Il piano triennale per il contrasto alla violenza di genere, che è stato elaborato in modo partecipato, è in dirittura d’arrivo: entro i primi di settembre la Regione Piemonte accoglierà le osservazioni che arriveranno dai Centri antiviolenza e dalle Case rifugio, poi verrà richiesto un parere alla Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, e agli enti e istituzioni locali prima del suo approdo in IV Commissione del Consiglio regionale del Piemonte» – ha continuato Monica Cerutti, assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte.

«La Regione continuerà a sostenere Centri antiviolenza e Case rifugio attraverso la programmazione di fondi statali e regionali, oltre che avviando un nuovo bando per l’apertura di nuovi centri per il sostegno alle donne vittime di violenza. Vogliamo e dobbiamo coprire tutto il territorio regionale, anche quelle zone come il novarese, l’astigiano e il vercellese che a oggi non prevedono un numero adeguato di Case Rifugio» – ha dichiarato Monica Cerutti, assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte. È obiettivo del piano triennale assicurare su ciascun territorio provinciale e metropolitano tutte le funzioni previste (anche attraverso più sportelli e punti di ascolto) e di avere un collegamento stabile con gli altri servizi territoriali, con una o più case rifugio e con le altre strutture di accoglienza che possano fornire adeguate risposte per l’accoglienza delle donne vittime di violenza e degli eventuali figli minori.

I fondi statali e regionali che verranno stanziati ai Centri antiviolenza e alla Case rifugio sono pari a 1.247.060 euro di cui 817.548 euro, erogati entro fine ottobre, avranno come destinatari i Centri Antiviolenza esistenti e iscritti all’albo regionale, i punti di ascolto e gli sportelli e le Case rifugio autorizzate esistenti e iscritte all’Albo regionale; i rimanenti 429.512 euro avranno come destinatari i nuovi Centri Antiviolenza e nuovi posti per l’accoglienza in emergenza protezione di I° e II ° livello. Infine a questi si aggiungono 400.000 euro di stanziamento regionale per nuove case rifugio.

«Tutto il lavoro che facciamo come Regione Piemonte è però vano se tutte le istituzioni non vanno nella stessa direzione. È per questo che accolgo l’appello fatto da CISL e FNP CISL Piemonte contro la depenalizzazione dello stalking in questi giorni, preceduto da quello di altre associazioni, come Telefono Rosa. Pensare che un reato di questa gravità possa essere estinto dietro il pagamento di una somma di denaro paragonandolo a una semplice infrazione del codice stradale è inaccettabile. A maggior ragione davanti a casi tanto eclatanti come quello di Elena Farina, la donna torinese minacciata dal suo ex marito, anche con una pistola, che adesso è libero perché scaduti i termini di custodia cautelare» – ha concluso Monica Cerutti.

G7 Torino – Locatelli (Prc-SE): contestiamo la parata di governi e padroni

“Mobilitiamoci per il diritto e la dignità del lavoro”

La scelta di fare a Torino il G7 dei Ministri dell’industria, della scienza e del lavoro ha il sapore di un affronto, di una provocazione. Proprio a Torino, una città piegata dalla disoccupazione e dall’impoverimento di massa, il luogo del delitto consumatosi con l’assunzione del modello Marchionne a modello di regolazione delle relazioni industriali. Dopo avere in tutti i modi  favorito un gigantesco processo di spoliazione di diritti, tutele, occupazione i governi si ritrovano  – per la precisione il summit degli odierni “sette grandi della Terra” si terrà nella fastosa reggia sabauda di Venaria Reale – formalmente per parlare di lavoro e industria, più precisamente per parlare  del ruolo che impresa e capitale devono avere nell’epoca della “rivoluzione digitale”, della “fabbrica intelligente”. Fuor di metafora governi, padroni, think thank vari si ritroveranno per discutere di innovazione tecnologica, di adeguamento delle forme di sfruttamento della forza lavoro, di nuove forme di accumulazione con l’idea – pia illusione – di trovare per questa via una qualche soluzione alla crisi globale di sistema. Contro le ricette di lorsignori bisogna che si levi la voce e la protesta dei molti contro i pochi, di chi vive il dramma della disoccupazione, di chi subisce il peso della precarietà, dei lavori poveri e sottopagati, della rimozione delle tutele sindacali. Va messo in campo un altro punto di vista rispetto alla logica del capitale, della speculazione finanziaria, dei profitti privati. Rifondazione Comunista partecipa ed è parte attiva del coordinamento che si è costituito in “assemblea cittadina”, un’assemblea plurale di associazioni, forze sociali e politiche, sindacali. Rifondazione Comunista preparerà la manifestazione “No G7” che si terrà a Torino con una campagna capillare di controinformazione e di mobilitazione per un piano di lavoro, un piano per il ripristino dei diritti dei lavoratori, la riduzione dell’orario di lavoro, il salario orario minimo e interventi redistributivi dei redditi bassi avendo come riferimento primo i luoghi dello sfruttamento, del lavoro, della precarietà, del disagio sociale presenti nel torinese.

 MOVIMENTO NAZIONALE: PER IL PD E IL M5 STELLE ANCHE I BENI CONFISCATI ALLA MAFIA VANNO UTILIZZATI PER OSPITARE I RIFUGIATI

Il Consiglio regionale ha approvato la deliberazione “Criteri di riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata e assegnati ai Comuni” che prevede lo stanziamento di fondi per il riutilizzo di beni confiscati alla mafia per destinarli a emergenza abitativa, progetti socio assistenziali ed educatici e – non poteva mancare – l’accoglienza di rifugiati.

 

“Ormai non c’è delibera, non c’è provvedimento normativo che al suo interno non contenga l’ennesimo favore a chi gestisce il lucrosissimo affare dell’accoglienza di rifugiati, dichiara Gian Luca Vignale, Presidente del Gruppo consiliare del Movimento nazionale”.

 

È sufficiente leggere il testo della delibera per vedere quali sono le priorità del centrosinistra:

Obiettivi e ambiti di attività̀ sociale cui è destinato il bene

  • Emergenza abitativa: genitori separati, donne vittime di violenza, famiglie in stato di disagio, ed altri;
  • Progetti socio assistenziali ed educativi: promozione e sostegno alla famiglia e ai minori, tutela degli anziani e disabili, presidio del territorio con punti di accoglienza e di informazione, agricoltura sociale, ed altri;
  • Accoglienza rifugiati.

“Abbiamo presentato un emendamento –che ovviamente è stato respinto- per non prevedere che nei siti sottratti ai mafiosi possano sorgere nuove strutture per ospitare rifugiati, continua Vignale”.

“Trovo, infatti, non comprensibile che su una voce in cui lo Stato spende circa 5 miliardi di euro, altre risorse dei cittadini piemontesi debbano essere investite per sostenere chi ha risorse fin in eccesso per il business dell’accoglienza di migranti. E non è solo una questione economica. La legge sul riutilizzo dei beni mafiosi venne pensata proprio con un grande valore simbolico: restituire ai cittadini ciò che era stato realizzato con proventi illeciti per dare servizi alla collettività: caserme, centri di aggregazione giovanile etc. Solo il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle possono ritenere che l’assistenza a migranti deve essere intesa come un servizio per la collettività e non, come sarà, solo un favore a chi lucra sui migranti”.

I vitalizi e la politica senza pregiudizi

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

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 I 5 stelle e il PD si stanno distinguendo per la crociata contro i vitalizi  dei parlamentari ,visti come un bubbone intollerabile del più ampio  e grave fenomeno della corruzione . Certamente le ruberie restano all’ordine del giorno ,malgrado si sia creato un’ennesima autorità , quella contro la corruzione, affidata ad un magistrato che sembra essere diventato il parafulmine per i politici che vogliano evitare avvisi di garanzia. I vitalizi possono essere oggetto di discussione, ma non sono un furto. Questo deve essere detto a chiare lettere: a difenderne le ragioni ci furono presidenti della Camera come Nilde Jotti.  Lo scopo della crociata  e’ l’abolizione dei vitalizi o almeno la loro decurtazione ,toccando  anche quelli che riguardano diritti acquisiti nel  passato. Appare un’operazione di cosmesi per il PD(dopo i tanti scandali che lo hanno lambito ) e di giacobinismo propagandistico  per i grillini.  La funzione dei parlamentari va difesa in una libera democrazia e soprattutto va difesa in prospettiva la qualità dei nostri rappresentanti che il “Porcellum” ha compromesso con l’abolizione delle preferenze, anche se il degrado politico dei nominati e’ ancora più gravemente legato al degrado dei partiti e della  stessa politica in generale. Cadute le ideologie, sono finite anche le idee e vivacchia un pragmatismo privo di anima che è la profonda ragione della crisi della politica.


E’ venuto a mancare un rapporto corretto tra eletto ed elettore, un rapporto che andrebbe totalmente ripensato. Lo stesso partito di natura novecentesca ,di massa o di élite , appare sorpassato dai tempi che hanno cambiato il nostro modo di vivere .Il nesso tra pensiero ed azione si è spezzato, quasi bastasse un agire politico senza capacità di riflessione :i famosi uomini (e/o donne) del fare, spesso digiuni di politica e di capacità giuridico -amministrative. Ovviamente e’ anche  sparito il richiamo all’endiadi politica /cultura che sembrava irrinunciabile .Spesso la cultura viene vista come un lusso inutile e si è persa da parte di molti la consapevolezza di essere ignoranti e quindi non in grado di far politica nel modo giusto. Ci sarebbero mille esempi in tutti gli schieramenti che inducono al pessimismo. I politici colti sono diventati una rarità quasi da museo. Oggi c’è chi  vuole offrire uno zuccherino ad un elettorato che è talmente disgustato da non voler più andare a votare,colpendo i vitalizi.  Agire sui vitalizi tuttavia  non riuscirà a calmare la ventata qualunquistica, populistica, antidemocratica che attraversa il Paese, riuscirà semmai dare più forza a chi intende delegittimare le istituzioni.  Toccando i vitalizi che già vengono pagati , ricalcolati con il contributivo e non con il retributivo  ,si risparmierà qualche soldo , ma si colpira’ un diritto costituzionale molto importante, quello dei diritti acquisiti che in uno Stato di diritto dev’essere intangibile. Aperto un varco esemplare con i  vitalizi parlamentari ,potrà divenire praticabile il disegno del presidente dell’INPS Boeri che vorrebbe penalizzare milioni di pensionati, decurtando loro circa il 20 per cento di pensione  con il ricalcolo contributivo. Si tratterebbe di un’operazione di bassa macelleria sociale che darebbe un colpo di grazia a chi non arriva più alla fine del mese. Boeri spara calcoli futuribili, sostenendo che saranno i migranti che arrivano a frotte  a pagare agli italiani le future pensioni, ignorando volutamente  che oggi i migranti non solo non lavorano e non lavoreranno ,ma ci costano cifre non trascurabili, anzi sempre più consistenti.

 In ogni caso ,quando la politica era più seria e i parlamentari nella loro maggioranza erano persone  meno inadeguate (lo stesso legiferare in Italia e’ scaduto a livello qualitativo in modo preoccupante ) nessuno sollevava il problema dei vitalizi perché era facile capire che  la democrazia ha i suoi costi e richiede gente non improvvisata, anzi esige anche la presenza di veri e propri professionisti. Solo concezioni equivoche di democrazia dal basso, di finta democrazia assembleare attraverso il ritorno a Rousseau e al clic  del computer, non riescono a concepire che dovrebbero esistere gli statisti e non solo i politicanti o gente prestata momentaneamente  alla politica. Gli statisti democratici  non si improvvisano e non sono un dono del Signore, ma crescono lentamente in mezzo alla politica partecipata.   La politica può essere anche una missione, un  sacrificio, una passione messa al servizio degli altri. Chi intende screditare la politica nel suo insieme  dimostra di non conoscere la storia e tradisce una demagogia che prelude ad una dittatura più o meno velata.La democrazia parlamentare è il miglior approdo  della nostra storia europea ed è un bene da salvaguardare. Non vorremmo che si cedesse ai grillini che si sono rivelati inadeguati, improvvisatori, impreparati, superficiali: essi hanno istituzionalizzato  il turpiloquio nel linguaggio della politica, quasi il livello di volgarità raggiunto dagli altri partiti non fosse stato già stato di per sé intollerabile. La possibile ricaduta sulle pensioni degli Italiani e ‘ cosa che i grillini  forse non conoscono  o magari vogliono favorire, ritenendole  anch’esse un privilegio da cancellare. Cedere alla demagogia può essere esiziale alla democrazia .Durante  l’annus horribilis di Tangentopoli,  quando impazzava il giustizialismo più selvaggio che liquido’ per via giudiziaria i partiti della I Repubblica ,salvo il PCI, non esitai a schierarmi a favore dei partiti come elemento irrinunciabile di democrazia. Anzi ,affermai il valore della politica e il suo primato al di là delle evidenti degenerazioni  tangentizie .

Avevamo avuto una classe politica che complessivamente  non era certo peggiore di quella delle maggiori democrazie europee, persino con qualche punto di eccellenza. RItenni che il problema posto da Craxi in Parlamento sul finanziamento dei partiti non potesse essere eluso, come in effetti accadde. I soldi  sporchi circolavano in tutti i partiti  ed era un male che non si poteva far finta di non vedere. Molti politici si arresero, prima ancora di combattere ,al vento che stava travolgendo le istituzioni . Solo Marco Pannella non si lascio ‘ sedurre da di Pietro e un grande studioso come Luciano Perelli dimostro ‘ che il tasso di corruzione nella Roma antica era nettamente superiore a quello italiano della I Repubblica. Il Parlamento per primo delegittimo’ sé stesso ed elesse Oscar Luigi Scalfaro presidente in base ad un criterio di onestà che non si rivelerà sempre politicamente produttivo nel settennato in cui lo stesso presidente dovette urlare a reti unificate un “Non ci sto” che dà bene l’idea del clima irrespirabile che si era creato e anche dei limiti di Scalfaro.  L’onesta’ e’ importante, ma è un prerequisito della politica che richiede ben altre qualità . Se poi l’onestà diventa un pretesto, il naufragio è quasi sicuro. Una classe dirigente di improvvisati, presi in prestito da una  società civile  impreparata, non potrà essere  la soluzione per il futuro democratico del Paese come non lo fu  dopo Tangentopoli.  Proviamo a ragionare con calma ? Il cancro della democrazia e’ il populismo ,brodo di coltura del fascismo, quello vero, che segna il tramonto delle libere istituzioni. Anche i fascisti incominciarono a dileggiare i “ludi cartacei” delle elezioni e a violare la sacralità laica delle Aule parlamentari.

Il centro, i Popolari e il coraggio…

di Giorgio Merlo

Il ritorno al proporzionale, com’e’ evidente a tutti, suscita ed invoca anche il ritorno delle varie identita’ politiche e culturali. Certo, rispetto ai tempi della prima repubblica e alla parte iniziale della cosiddetta seconda repubblica, i partiti popolari, organizzati, radicati nel territorio e con una forte identita’ politica e culturale sono scomparsi. Sono stati sostituiti da cartelli elettorali funzionali alle direttive del “capo” dove la presenza dei “cortigiani” e dei “dipendenti” ha soppiantato quella che un tempo si chiamava la classe dirigente. Ma, senza soffermarsi ulteriormente sul profilo di questi inediti cartelli elettorali, c’e’ un aspetto che francamente e’ curioso e singolare di questa stagione politica. E cioe’, in questo revival di proporzionale, crescono a dismisura le forze e i movimenti che si richiamano alla sinistra. Sinistra riformista, sinistra di governo, sinistra rifondarola, sinistra referendaria, sinistra antirenziana, sinistra radicale e via discorrendo. Benissimo. Sul versante populista e demagogico c’e’ una guerra per la leadership quotidiana. E’ ovvio che il primato tocca di diritto al movimento di Grillo e Casaleggio seguito a ruota dalla Lega di Salvini e dal renzismo. Una gara, appunto, quotidiana che rischia pero’ di non diventare mai una vera competizione perche’, come tutti dicono e come tutti sanno, l’elettore normale tra la copia e l’originale sceglie sempre l’originale. E l’eterno e ormai logoro dibattito sui vitalizi lo confermera’ platealmente. E poi c’e’ il campo conservatore o della destra o del centro destra. Anche su questo versante non manca la concorrenza tra veri e presunti o virtuali movimenti e partiti che si richiamano vagamente a quel patrimonio politico e culturale. Insomma, c’e’ un ritorno alla riorganizzazione del sistema politico frutto anche e soprattutto del sistema elettorale con cui si andra’ al voto dopo il fallimento del presunto accodo tra le varie forze politiche sul modello tedesco italianizzato. Ma e’ proprio all’interno di questa cornice che emerge un grande assente politico, culturale e anche organizzativo. Mi riferisco, per uscire dagli equivoci, al cosiddetto “centro che guarda a sinistra”. Cioe’ ad una esperienza politica che non e’ affatto estranea alla storia di questo paese. Una sorta, cioe’ di Partito popolare italiano seppur aggiornato, rivisto e modernizzato. Non ad un centro vago, indistinto e puramente di potere come la grigia e incommentabile esperienza di Alfano e soci, ma un luogo politico di elaborazione politica, di rappresentanza sociale e di crescita democratica autentica. E, soprattutto, un luogo politico che ridia voce e rappresentanza ai mondo variegato e composito del cattolicesimo popolare e del cattolicesimo sociale. Ovviamente senza riproporre alcun collateralismo o rinnovate versioni clericali o, peggio ancora, di natura confessionale. Manca, cioe’, una formazione autenticamente laica ma di ispirazione cristiana. Ma com’e’ possibile che nella fioritura scomposta e disorganizzata della politica italiana non ci sia nessun segnale che proviene da quel mondo? Ma perche’ una esperienza del genere stenta a farsi largo nella cittadella politica nostrana? Come ovvio, sono molte le cause che stanno all’origine di questa assenza persin plateale. Motivi di natura culturale, politica e anche religiosa. Ma c’e’ un elemento che sovrasta tutto e tutti. Ed e’ quella riconducibile alla categoria del “coraggio”. E il coraggio chiama direttamente in causa la classe dirigente. Ecco, senza inoltrarsi lungo un vicolo cieco e senza sbocchi, sono questi i due ingredienti indispensabili e necessari per riproporre, al di la’ degli stessi meccanismi elettorali, una rinnovata presenza politica di una cultura che per troppo tempo non e’ piu’ riuscita a giocare un ruolo protagonistico nello scenario pubblico italiano. Senza revanscismi, senza nostalgie e senza alcun spirito di rivincita. Ma solo ed esclusivamente per ridare cittadinanza attiva ad una cultura che nella grigia e stanca politica italiana se ne sente sempre di piu’ la mancanza. Per questo semplice motivo adesso ci vuole coraggio.

I risparmi del Consiglio regionale

Con un avanzo di esercizio di 11 milioni di euro, dei quali 2,5 disponibili, il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato il Rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2016 con 32 voti favorevoli e 10 non votanti (M5s e Msn). Come ha sottolineato nel suo intervento il presidente Mauro Laus, “abbiamo portato il costo del Consiglio dai 68 milioni di euro del 2012, agli attuali 48 milioni. Il costo di funzionamento dei Gruppi consiliari, poi, è passato da oltre 2 milioni di euro a circa 175mila. Per questo risultato non posso che ringraziare l’Aula e tutti i partiti che vi sono rappresentati”.

“Il percorso di razionalizzazione a mio avviso è quasi concluso – ha continuato Laus – intendo ancora presentare una proposta di legge che faccia tornare la responsabilità dei 3.500 euro annui di fondi dei consiglieri, in capo ai Gruppi e ai loro presidenti. Lo richiede la normativa, la logica, ma anche la democrazia: avere un minimo di autonomia economica permette infatti all’opposizione di poter svolgere appieno il suo ruolo di informazione e di controllo nei confronti della maggioranza e della Giunta, ruolo che oggi risulta più difficoltoso”.

Il documento approvato dà atto che il risultato di amministrazione per l’esercizio 2016 presenta un avanzo di  11.013.678,88  e, in particolare,  6.607.460,80 euro parte accantonata; 1.776.127,0 euro parte vincolata; 68.267,11 euro parte destinata agli investimenti; 2.561.823,01 parte disponibile. L’avanzo disponibile sarà utilizzata per gli investimenti necessari alla ristrutturazione degli uffici del Consiglio, senza perciò gravare sulle casse regionali a tal fine.

Nel dibattito generale sono intervenuti molti consiglieri, a cominciare da Giorgio Bertola (M5s), secondo il quale “sul Rendiconto del Consiglio il nostro voto sarà di presenza. Riconosciamo quanto fatto per ridurre i costi della politica, soprattutto a seguito delle nostre pressioni, ma ancora molto si può fare. In particolar modo pensiamo al tema dei vitalizi, aboliti da questa legislatura, ma che ancora gravano sulle spalle dei cittadini piemontesi. Non dimentichiamo inoltre i 38 ex consiglieri che hanno fatto ricorso contro il contributo di solidarietà richiesto agli ex consiglieri”. Per il Movimento sono anche intervenuti Davide BonoMauro Campo e Francesca Frediani.

Secondo Gianluca Vignale (Msn), invece, i risparmi ottenuti non vengono sufficientemente comunicati e le decisioni di riduzione della spesa che sinora sono state prese, purtroppo, non hanno avuto analoghi riscontri da parte dei parlamentari, i quali non si sono ridotti di un euro lo stipendio, pur scagliandosi spesso contro le Regioni. Ridurre però le spese in modo indiscriminato è un limite alla democrazia e al buon operato dei consiglieri.

È stata quindi la volta di Davide Gariglio (Pd) per il quale “oggi possiamo dire con molta soddisfazione che è stato fatto un lavoro che ci consente di essere la Regione con i costi della politica più basso d’Italia. Siamo di gran lunga meno pagati rispetto a Regioni come la Valle D’Aosta, il Molise o la Basilicata, che hanno un trattamento economico dei consiglieri molto superiore al nostro. Per non parlare del Parlamento nazionale, che ogni tanto mette dei paletti a noi, senza però toccare un centesimo in casa propria”.

A parere di Gilberto Pichetto (Fi) “Il rendiconto é un atto tecnico e come tale va approvato: ma l’odierno dibattito si é indirizzato su un altro tema quello dei costi della politica. Un tema che é stato esaltato a partire dal 2012 da alcuni partiti che hanno scelto anche di farlo con azioni folkloristiche che poco hanno a che fare con il buon governo. Dobbiamo ricordarci cosa gestiamo: la Regione Piemonte rappresenta un sistema che governa 65mila dipendenti, 4,3 milioni di persone. Insomma costituiamo la più grande azienda del Piemonte. Va bene che di colpo si decida di discutere di alcuni particolari sui costi, ma non a qualsiasi prezzo. L’indennità deve essere dignitosa per godere di due qualità indispensabili per un consigliere regionale: autonomia e indipendenza. Il rischio é che a rincorrere il populismo si finisca per cadere in situazioni di estrema debolezza”.

Per Walter Ottria (Articolo1) la riflessione deve essere anche sul fatto di rivedere alcune procedure, alcune norme che rendono farraginosa l’azione dei consiglieri. Va fatto nel rispetto della popolazione e dell’opinione pubblica: sarebbe importante anche far capire ai cittadini il lavoro che svolgiamo.

Ha terminato il dibattito, prima delle conclusioni di Laus, Marco Grimaldi (Si), ricordando come “questa consigliatura abbia riportato la giusta credibilità su questi temi. Abbiamo confermato il taglio alle riforme dei gruppi, alle spese del personale, con un contributo di solidarietà per il primo bilancio disastroso e poi con il taglio agli stipendi e confermando quello ai vitalizi. Dovremmo almeno inserire il contributivo per la previdenza dei nuovi consiglieri. L’autorevolezza dei consiglieri non passa però da questo: faccio l’esempio dei centri dell’impiego, che sono in grave difficoltà dopo la chiusura delle Province. Dobbiamo risolvere questi problemi gravissimi e concreti per i lavoratori e per i cittadini, se vogliamo essere autorevoli”.

Foto: il Torinese