POLITICA- Pagina 571

"Bilancio complicato, bisogna mantenere i servizi"

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“La situazione del bilancio  è complicata ed è  necessario un riesame dei conti mantenendo  al tempo stesso, i servizi essenziali”. La sindaca Chiara Appendino risponde alle preoccupazioni espresse dalla Corte dei Conti sul bilancio comunale,  a fronte di un debito che erode il 52% delle entrate correnti. A proposito delle  dismissioni la prima cittadina ha detto che non stati raggiunti tutti gli obiettivi “ma mettere in moto la macchina è stato complicato. Sulle partecipate, – ha concluso –  sono orgogliosa del lavoro di verifica che è stato realizzato”.
 
Clelia Ventimiglia

SANITÀ, TRONZANO (FI): “UNICO OBIETTIVO È SALVAGUARDARE LA SPECIFICITÀ MATERNO INFANTILE NELLA SANITÀ PIEMONTESE”

Andrea Tronzano, capogruppo in Commissione Sanità della Regione Piemonte per Forza Italia afferma in una nota: “La petizione sul Regina Margherita che ho promosso ha raggiunto le 75mila firme. Non saranno strumentalizzate perchè per me l’obiettivo è solo uno: salvaguardare la specificità materno infantile ovvero che le bambine, i bambini, le mamme e i genitori continuino ad avere il loro ospedale dedicato. Ad oggi, nonostante le assurde accuse di Chiamparino e Saitta, non è così. Non ci interessiamo a gare o ai finanziatori, ma solo ed esclusivamente delle cure ai nostri bambini. Lo studio di fattibilità sul nuovo Parco della Salute inserisce la pediatria addirittura come sottoarea e nella chirurgia la pediatria passa sotto i chirurghi dedicati agli adulti. Tutto molto chiaro, nessuna bugia da parte nostra! Il Parco della Salute non avrà, ad oggi, l’ospedale dei bambini. Noi siamo per il Parco della Salute che, tra l’altro, è un’idea del centro-destra e della giunta Ghigo; noi però diciamo no ad un progetto che depotenzia, anzi fa scomparire un’eccellenza che dura da 150 anni: il Regina Margherita! Una delibera della Giunta Chiamparino del settembre 2017 dice con chiarezza che il Regina e il Sant’Anna potranno diventare delle residenze, ma nel nuovo Parco della Salute un nuovo ospedale dedicato alla pediatria non c’è. Continueremo, quindi, la raccolta firme fino a quando i decisori politici, Chiamparino e Saitta, non daranno certezze alla comunità pediatrica e ai cittadini. La scelta è strategica ed è una questione culturale, di fondo: i bambini non sono adulti in miniatura ed hanno bisogno di una progettualità strutturale e funzionale specifica e mirata. Altre soluzioni non le accetteremo.”

SANITÀ, TRONZANO (FI): "UNICO OBIETTIVO È SALVAGUARDARE LA SPECIFICITÀ MATERNO INFANTILE NELLA SANITÀ PIEMONTESE"

Andrea Tronzano, capogruppo in Commissione Sanità della Regione Piemonte per Forza Italia afferma in una nota: “La petizione sul Regina Margherita che ho promosso ha raggiunto le 75mila firme. Non saranno strumentalizzate perchè per me l’obiettivo è solo uno: salvaguardare la specificità materno infantile ovvero che le bambine, i bambini, le mamme e i genitori continuino ad avere il loro ospedale dedicato. Ad oggi, nonostante le assurde accuse di Chiamparino e Saitta, non è così. Non ci interessiamo a gare o ai finanziatori, ma solo ed esclusivamente delle cure ai nostri bambini. Lo studio di fattibilità sul nuovo Parco della Salute inserisce la pediatria addirittura come sottoarea e nella chirurgia la pediatria passa sotto i chirurghi dedicati agli adulti. Tutto molto chiaro, nessuna bugia da parte nostra! Il Parco della Salute non avrà, ad oggi, l’ospedale dei bambini. Noi siamo per il Parco della Salute che, tra l’altro, è un’idea del centro-destra e della giunta Ghigo; noi però diciamo no ad un progetto che depotenzia, anzi fa scomparire un’eccellenza che dura da 150 anni: il Regina Margherita! Una delibera della Giunta Chiamparino del settembre 2017 dice con chiarezza che il Regina e il Sant’Anna potranno diventare delle residenze, ma nel nuovo Parco della Salute un nuovo ospedale dedicato alla pediatria non c’è. Continueremo, quindi, la raccolta firme fino a quando i decisori politici, Chiamparino e Saitta, non daranno certezze alla comunità pediatrica e ai cittadini. La scelta è strategica ed è una questione culturale, di fondo: i bambini non sono adulti in miniatura ed hanno bisogno di una progettualità strutturale e funzionale specifica e mirata. Altre soluzioni non le accetteremo.”

VIGNALE (MNS) INTERVIENE SUL CASO DEL PENSIONAMENTO DEL MEDICO DI BASE A SAUZE D’OULX

“PERCHE’ NON E’ STATO NOMINATO IL SOSTITUTO?”

“Lasciare un’intera comunità senza medico di base è gravissimo e irresponsabile, per questo motivo ho presentato un’interrogazione urgente in Consiglio Regionale finalizzata a capire per quale motivo Asl To3 e Regione non abbiamo agito per tempo per evitare disagi alla popolazione” lo denuncia in una nota il presidente del gruppo regionale Movimento Nazionale per la Sovranità, Gian Luca Vignale. Il prossimo 31 gennaio il dottor Delio Prunelli, medico di medicina generale nell’ambulatorio di Sauze d’Oulx, andrà infatti in pensione e non è stato ancora nominato un sostituto che potrebbe garantire la continuità del servizio. “ Il medico di famiglia – sottolinea – è oramai considerato il primo riferimento per la salute dei cittadini. Per questo motivo lasciare scoperta una sede è un gesto gravissimo e ancora più grave è che poiché si tratta di un pensionamento, largamente anticipato, l’ASL To3 aveva tutto il tempo per gestire in modo efficiente il pensionamento del dottor Prunelli, garantendo la continuità del servizio ed evitando disagi e problemi a centinaia di utenti”. Vignale nella sua interrogazione sottolinea che il servizio di medicina generale di Sauze d’Oulx serve utenti provenienti “dai comuni di Bardonecchia, Cesana, Claviere, Oulx, Salbertrand e Sauze di Cesana che ora saranno costretti a rivolgersi ad uno dei tre medici di base presenti nei comuni limitrofi, lontani anche decine di chilometri dalla loro abitazione, subendo così disagi e problemi assolutamente evitabili”. “Solitamente – aggiunge Vignale – in casi analoghi , proprio per evitare i disagi agli utenti, le aziende sanitarie affidano incarichi temporanei della durata massima di un anno, in accordo con le organizzazioni sindacali, in attesa della copertura di ruolo. L’Asl To3, con il silenzio assenso della Regione, ha invece preferito invece la chiusura dell’ambulatorio lasciando centinaia di persone a dover cercare un’assistenza altrove”. “Se quindi plaudiamo – conclude – alla scelta del sindaco di Sauze d’Oulx che per rimediare ai ritardi dell’Asl To3 e per andare incontro ai cittadini ha messo a disposizione un ambulatorio per i medici di base del circondario che si renderanno disponibili ad acquisire i pazienti del Comune, non possiamo che condannare il ritardo nella nomina di un sostituto da parte dell’Asl To3 e chiedere spiegazioni su quanto accaduto”.

 

 

 

Cattolici popolari, parte la Rete dei “liberi e forti”

“Rete Bianca, il movimento politico e culturale nato per favorire la ricomposizione della frantumata presenza politica dei cattolici democratici e popolari, promuove la formazione della rete dei ‘liberi e forti’ organizzando e raccordando associazioni, movimenti, comitati e circoli in tutto il paese. Una presenza politica e culturale e non partitica, aperta, inclusiva, laica e finalizzata a rilanciare un rinnovato protagonismo dei cattolici popolari in un contesto storico e politico confuso e, per certi aspetti, delicato per le stesse sorti della democrazia italiana. Una proposta che si inserisce nelle molteplici iniziative disseminate in tutto il paese per ricordare, rileggere e riattualizzare lo storico “appello ai liberi e forti” e la costituzione del Partito Popolare Italiano di Luigi Sturzo fondato nel gennaio del 1919. Uno strumento, appunto, politico e culturale che Rete Bianca mette in campo con l’obiettivo, da un lato, di non disperdere un patrimonio ideale che continua ad essere attuale e moderno e, dall’altro, di gettare le premesse per un rinnovato impegno, laico ed autonomo, dei cattolici italiani nella società contemporanea. Una società dominata da simboli, parole d’ordine e metodi che rischiano, se non arginati, di travolgere gli stessi capisaldi di una politica democratica e costituzionale. E che richiede, oggi più che mai, una forte, coerente e convinta opposizione all’attuale equilibrio politico. E la cultura popolare e cattolico democratica può, al riguardo, svolgere un ruolo decisivo e determinante. E, sotto questo versante, l’apporto del popolarismo di ispirazione cristiana attraverso la rete dei ‘liberi e forti’ può dare un contributo decisivo alla intera politica italiana. Non per il bene dei cattolici ma per la salute e la qualità della democrazia”.

 

Giorgio Merlo Rete Bianca

Cattolici popolari, parte la Rete dei "liberi e forti"

“Rete Bianca, il movimento politico e culturale nato per favorire la ricomposizione della frantumata presenza politica dei cattolici democratici e popolari, promuove la formazione della rete dei ‘liberi e forti’ organizzando e raccordando associazioni, movimenti, comitati e circoli in tutto il paese. Una presenza politica e culturale e non partitica, aperta, inclusiva, laica e finalizzata a rilanciare un rinnovato protagonismo dei cattolici popolari in un contesto storico e politico confuso e, per certi aspetti, delicato per le stesse sorti della democrazia italiana. Una proposta che si inserisce nelle molteplici iniziative disseminate in tutto il paese per ricordare, rileggere e riattualizzare lo storico “appello ai liberi e forti” e la costituzione del Partito Popolare Italiano di Luigi Sturzo fondato nel gennaio del 1919. Uno strumento, appunto, politico e culturale che Rete Bianca mette in campo con l’obiettivo, da un lato, di non disperdere un patrimonio ideale che continua ad essere attuale e moderno e, dall’altro, di gettare le premesse per un rinnovato impegno, laico ed autonomo, dei cattolici italiani nella società contemporanea. Una società dominata da simboli, parole d’ordine e metodi che rischiano, se non arginati, di travolgere gli stessi capisaldi di una politica democratica e costituzionale. E che richiede, oggi più che mai, una forte, coerente e convinta opposizione all’attuale equilibrio politico. E la cultura popolare e cattolico democratica può, al riguardo, svolgere un ruolo decisivo e determinante. E, sotto questo versante, l’apporto del popolarismo di ispirazione cristiana attraverso la rete dei ‘liberi e forti’ può dare un contributo decisivo alla intera politica italiana. Non per il bene dei cattolici ma per la salute e la qualità della democrazia”.
 

Giorgio Merlo Rete Bianca

Rosso (FDI): “Grandi opere, lavoro e cultura per il futuro del Piemonte”

La decisione di Giorgia Meloni di far confluire Fratelli d’Italia nel raggruppamento europeo che comprendeva anche il movimento di Raffaele Fitto apre nuovi scenari, non solo a livello continentale ma anche in Italia ed in Piemonte”.  Roberto Rosso, consigliere comunale torinese ora confluito in Fdi, guarda con ottimismo alle sfide del prossimo futuro. A partire da quelle per il rinnovo del Consiglio regionale piemontese.

”È evidente che la nostra regione ha assoluta necessità di un cambiamento radicale. Che non parta dagli slogan gridati in piazza da qualche madamina in cerca di notorietà e di una candidatura, ma che arrivi alle grandi opere partendo dalla riscoperta dei nostri valori, della nostra identità “.  D’altronde con gli slogan non si costruisce nulla e non si scavano tunnel, mentre i risultati si ottengono quando si ha la consapevolezza di ciò che si è e di ciò che si vuol fare.

”Il Piemonte è in crisi, cresce meno delle altre regioni del Nord. E questo perché si è affidato ad un sistema di potere che non funziona, che premia gli amici degli amici e non i migliori, i più competenti. Difficile crescere quando tutto viene gestito dai mediocri, ad ogni livello. Così la Tav diventa la foglia di fico dietro cui nascondere tutti gli errori commessi in questi anni”.

Rosso, da sempre, è favorevole alla tratta ferroviaria  ad alta velocità, “che non deve essere solo un’occasione per garantire commesse pubbliche ad aziende che impiegano manodopera straniera, ma deve essere lo strumento per valorizzare tutto il nostro territorio”.  A suo avviso, inoltre, la Tav deve essere messa in rete con una serie di altre opere non solo utili ma indispensabili. “Basti pensare al completamento della tangenziale di Torino che manca della tratta ad Est, o alla pedemontana che favorirebbe il rilancio del Canavese, ad un collegamento tra la Val Chisone e la Valle di Susa, alla Ceva-Albenga”. 

Grandi opere, grandi cantieri, nuova occupazione. Ma non basta. “Perché bisogna restituire un’anima alla nostra regione. Bisogna restituire l’orgoglio di essere piemontesi, occitani, francoprovenzali, walser. Senza dimenticare l’apporto degli italiani arrivati dalle altre regioni e valorizzando anche l’apporto di quegli stranieri che si sono integrati”.

Dunque la riscoperta della cultura come base per una nuova fase di crescita. “Ma una cultura aperta, non le solite manifestazioni a senso unico nel nome del politicamente corretto e del pensiero unico obbligatorio. Una cultura che possa spaziare dalla storia all’arte, dalla filosofia all’impresa. Perché nel Dna del Piemonte è presente la cultura del lavoro, dell’industria, della sana amministrazione. Nel nostro Pantheon ci sono Alfieri e Gozzano, ma anche Einaudi e Adriano Olivetti “.

Da qui occorre ripartire. E forse l’esperienza di Adriano Olivetti diventa l’esempio più utile “poiché unisce la visione del grande imprenditore che lancia la sfida agli Stati Uniti con quella del mecenate che porta ad Ivrea intellettuali ed artisti, senza dimenticare il filosofo ed il politico con il suo progetto di Comunità “.

Rosso (FDI): "Grandi opere, lavoro e cultura per il futuro del Piemonte"

La decisione di Giorgia Meloni di far confluire Fratelli d’Italia nel raggruppamento europeo che comprendeva anche il movimento di Raffaele Fitto apre nuovi scenari, non solo a livello continentale ma anche in Italia ed in Piemonte”.  Roberto Rosso, consigliere comunale torinese ora confluito in Fdi, guarda con ottimismo alle sfide del prossimo futuro. A partire da quelle per il rinnovo del Consiglio regionale piemontese.

”È evidente che la nostra regione ha assoluta necessità di un cambiamento radicale. Che non parta dagli slogan gridati in piazza da qualche madamina in cerca di notorietà e di una candidatura, ma che arrivi alle grandi opere partendo dalla riscoperta dei nostri valori, della nostra identità “.  D’altronde con gli slogan non si costruisce nulla e non si scavano tunnel, mentre i risultati si ottengono quando si ha la consapevolezza di ciò che si è e di ciò che si vuol fare.

”Il Piemonte è in crisi, cresce meno delle altre regioni del Nord. E questo perché si è affidato ad un sistema di potere che non funziona, che premia gli amici degli amici e non i migliori, i più competenti. Difficile crescere quando tutto viene gestito dai mediocri, ad ogni livello. Così la Tav diventa la foglia di fico dietro cui nascondere tutti gli errori commessi in questi anni”.

Rosso, da sempre, è favorevole alla tratta ferroviaria  ad alta velocità, “che non deve essere solo un’occasione per garantire commesse pubbliche ad aziende che impiegano manodopera straniera, ma deve essere lo strumento per valorizzare tutto il nostro territorio”.  A suo avviso, inoltre, la Tav deve essere messa in rete con una serie di altre opere non solo utili ma indispensabili. “Basti pensare al completamento della tangenziale di Torino che manca della tratta ad Est, o alla pedemontana che favorirebbe il rilancio del Canavese, ad un collegamento tra la Val Chisone e la Valle di Susa, alla Ceva-Albenga”. 

Grandi opere, grandi cantieri, nuova occupazione. Ma non basta. “Perché bisogna restituire un’anima alla nostra regione. Bisogna restituire l’orgoglio di essere piemontesi, occitani, francoprovenzali, walser. Senza dimenticare l’apporto degli italiani arrivati dalle altre regioni e valorizzando anche l’apporto di quegli stranieri che si sono integrati”.

Dunque la riscoperta della cultura come base per una nuova fase di crescita. “Ma una cultura aperta, non le solite manifestazioni a senso unico nel nome del politicamente corretto e del pensiero unico obbligatorio. Una cultura che possa spaziare dalla storia all’arte, dalla filosofia all’impresa. Perché nel Dna del Piemonte è presente la cultura del lavoro, dell’industria, della sana amministrazione. Nel nostro Pantheon ci sono Alfieri e Gozzano, ma anche Einaudi e Adriano Olivetti “.

Da qui occorre ripartire. E forse l’esperienza di Adriano Olivetti diventa l’esempio più utile “poiché unisce la visione del grande imprenditore che lancia la sfida agli Stati Uniti con quella del mecenate che porta ad Ivrea intellettuali ed artisti, senza dimenticare il filosofo ed il politico con il suo progetto di Comunità “.

Un campo di patate

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È uno di quei modi di dire, insieme a maggioranza  bulgara,  tra i più popolari in Italia. Per i più giovani vale la pena di ricordare che, per quanto riguarda l’espressione “maggioranza bulgara” ci si riferisce a quando la Bulgaria era una repubblica popolare nell’orbita sovietica e le votazioni dei mitici e famosi comitati centrali dei partiti al potere nei paesi dell’est Europa avvenivano sempre all’unanimità. In quella parte d’Europa il mondo è cambiato, non sempre in meglio, ma il detto è rimasto . In verità anche per quanto riguarda il modo di dire :  è come un campo di patate , bisogna fare qualche precisazione. Il detto vale se ci si riferisce a dopo che i buoni  tuberi o se vogliamo chiamarli con il nome scientifico ” solanum tuberosum ” sono stati raccolti . Prima , se si guarda un campo coltivato di patate , è uno spettacolo di ordine e di rigogliosità bello a vedere e dove la natura ed il lavoro dell’uomo danno uno spettacolo straordinario. Ma tornando al nostrano modo di dire esso mi è ritornato in mente , con qualche imprecazione , nella giornata di venerdì mentre in parte a piedi ed in parte , come sempre , guidavo    la Vespa attraversavo  il centro di Torino. Una tristezza ed un pericolo. Le vie delle zone auliche della capitale sabauda ridotte come e peggio del famoso “campo di patate”. Piazza Castello, Piazza Carignano, Via Cesare Battisti e zone adiacenti disseminate di cubetti di porfido divelti e ampie macchie di catrame a deturpare la pavimentazione di quello che una volta si poteva definire il salotto di Torino.

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Per non parlare del tratto che da Via Giolitti porta a Piazza San Carlo e poi fiancheggiando la bella chiesa di Santa Cristina porta ad accedere alla Piazza CLN dove la pavimentazione era uno spettacolo , quasi un biliardo,  e che ora è una tristezza a guardarlo. E così girando per via Pietro Micca, Cernaia , Garibaldi, Po e tutte , dove più e dove meno, le altre. Non si salvano nemmeno le vie laterali , dove i cubetti di porfido, come tante piccoli satelliti viaggiano per conto loro sballottati dalle auto e dalle persone in un carambola brutta a vedersi ed in qualche caso pericolosa per i pedoni più distratti e per incauti ciclisti e motociclisti . Ogni tanto dopo giorni ed in alcuni casi settimane, nei casi più evidenti, a sistemare momentaneamente e a deturpare esteticamente arriva uno sconnesso manto di catrame che anticipa di mesi ed in qualche caso , purtroppo in via definitiva , la risistemazione originale . Incuriosito mi sono informato da alcuni amministratori di altri comuni che, con dovizia di informazioni, mi hanno spiegato che in questo modo , oltre a fare tardi e male, si spende di più . Prima per la sistemazione provvisoria e poi per quella definitiva che avviene su di un’area più ampia rispetto all’intervenire  subito ed in maniera definitiva appena uno o due cubetti di porfido oppure una losa  o una pietra si smuovono. Insomma si opera tardi e male e si spende di più. Così , tra una buca ed  un cubetto di porfido da evitare ed concerto delle pietre che sotto le ruote della Vespa si muovono , si circola per le vie del centro di Torino al tempo di ” Chiarabella” .

Il Paese del possibile dove boom e recessione coesistono

Nella politica italiana e torinese tutto si muove e tutto sta fermo. Gli stessi politici dicono ma non fanno, non fanno e dicono che hanno fatto. In un teatrino con tutti i comici del caso, da Fregoli (Salvini) agli epigoni del capocomico ( Beppe Grillo). Lui non ha studiato la Commedia dell’Arte come il grande Dario Fo con la riedizione del grammelot
Ha vinto il premio Nobel e passerà alla Storia come un grande: non si è presentato in politica. Un conto è far ridere e far pensare gli individui. Un conto é governare e fare delle scelte nel governare. Magari Il Beppe Nazuinale ha vinto con Casaleggio una scommessa. Ha messo il famoso cavallo di Caligola ed ora siamo non governati, tanto il cavallo è stato votato. Poi arriva la Tav e il sommo Toninelli. Fatti due calcoli, a spanne si spende di più nel non fare niente che completare l’opera. Ricapitolando: si spende di più senza avere niente. Si spende di meno avendo una linea funzionante. Miracoli grillini. Ed il presidente della fantomatica commissione Marco Ponti assurto a ruolo di scienziato grazie a Giggino, anche un po’ infastidito sostiene di aver poco tempo. Corre nel dare consigli agli inebetititi consiglieri dei Trasporti grillini che non sanno ribattere a Foietta. Sparano numeri a vanvera.  Come sparano date e poi regolarmente disattendono. Giovedì decreti attuativi. Tutto regolarmente rinviato. Mi sembrano il protagonista de La coscienza di Zeno di  Italo Svevo. Con le sue date dove avrebbe dovuto smettere di fare. Ed ora, anziano, le cita come incontrovertibili segni del suo fallimento esistenziale. E il Beppe Nazionale chiede agli psichiatri di interpretare la realtà. Altra cosa il nostro Fregoli (Salvini) che parla con tutti. A cena con i renziani . Significato? Mi sembra chiaro… tutto é possibile. Magari improbabile ma pur sempre possibile. Intanto per il Piemonte l’accordo è fatto con  Il centro destra unito. Candidato scelto da Forza Italia e per i sindaci man bassa leghista. I Fratelli d’ Italia frenano e chiedono in ginocchio a Crosetto di candidarsi. Ma Lui manda il suo sodale Alessandro Meluzzi psichiatria sovranista e diacono, quasi l’unto del Signore che prenota un assessorato per sé. Altre voci danno metà delle madamine pasionarie nella lista civica del Chiampa e  Bartolomeo Giachino che non si capacita. Lo chiamano. In fondo ( lui pensa ) è il migliore. Magari si accontenterà’ di un posto in lista.
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Poi arriva la notizia : il consiglio dei Ministri ha deliberato. Quota 100 per le pensioni e il reddito di cittadinanza si farà, due  ore dopo disponibile sul sito il relativo testo e poi la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Leggo. Non sono esperto ma mi pare buono. C’ è l’ inghippo? Meglio fare alcune telefonate a chi sa più di me. Come si può suol dire scottato con l’acqua calda si ha paura anche dell’ acqua fredda. Funzionari Inps all unisono mi rispondono: aspettiamo l’ ufficialità. Tanto molto preparati non siamo. Caf sindacali: la stessa solfa. Le opposizioni sostengono una penalità del 30 % . Matteo Salvini dice: ma non esiste proprio, nessuna detrazione. Conclusioni, si vedrà poi alla fine cosa riusciranno a fare, quanto è quanti saranno soddisfatti. Mi sembra che la strada sia indicata ma ad oggi non tracciata. Più complicata la gestione del reddito di cittadinanza. Complicata se si parte dalle condizioni del nostro Paese e non solo per questioni di soldi. Ammettiamolo, noi italiani siamo un po’ debolucci sull’oraganizzazione. Spero che non me voglia chicchessia. In particolare al Sud dove… ma del resto si sa. E possiamo dirla in un altro modo, la teutonica idea dello Stato è un’ altra cosa. Per il resto mi pare scritto bene anche se non soprattutto per gli sbarramenti e i tempi prestabiliti. Sbarramenti di criteri e di tempo. Primi fra tutti i 18 mesi. Esattamente la metà di ciò che avevano detto i pentastellati. Secondo, decadenza del contributo in caso di rifiuto di un lavoro. Limite di generi di spesa. Vedremo come i Centri dell’ impiego lavoreranno. Taluni non hanno manco il computer. Come faranno la scrematura delle domande e soprattutto i controlli? La parte del leone probabilmente la faranno i caf. Una cosa ad oggi é certa: il paese è più indebitato. Per cui almeno ad oggi siamo tutti un p’ più poveri. Magari per una buona causa (ed è cosa buona e giusta) o magari per nulla, o per briciole che non accontenteranno pochi o tutti che sia. E ciò è veramente e solamente stupido e la stupidità è solo dannosa. Per ora Giggino parla di nuovo boom economico. Banca d’ Italia, invece,  di recessione. Mi sa che la maggioranza degli italiani  vede in Banckitalia più  credibile di Giggino. Personalmente mi colloco in questa maggioranza. Ed anche per questo continuo a vedere il bicchiere mezzo vuoto. Anzi con poca,  pochissima acqua.  Praticamente non ce n’è più.
Patrizio Tosetto