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In politica le sigle e simboli contano ancora

In politica le sigle e i simboli contano ancora. Lo dico perché nell’attuale stagione politica italiana l’alternativa alla maggioranza pentaleghista difficilmente la possono costruire quei partiti e quelle sigle che sono state delegittimati dal voto elettorale prima e dalla considerazione comune dei cittadini poi. Non è una affermazione fuori luogo quella secondo la quale in politica si è credibili anche quando le rispettive sigle sono ancora credibili. Il Partito democratico da un lato e Forza Italia dall’altro difficilmente riusciranno a guidare nel futuro una alternativa politica. E il motivo di fondo è riconducibile alla perdita di credibilità politica e di autorevolezza culturale di questi soggetti politici in questi ultimi anni. Sul fronte dell’ex centro sinistra il Pd attuale, soprattutto dopo la lunga stagione “personale” di Renzi alla guida del partito, non è più il punto di riferimento esclusivo di questo campo politico. La rottura con larghi settori dell’elettorato tradizionale della sinistra e del centro sinistra ha isolato il Pd a livello nazionale. Sia nei confronti del suo elettorato e anche dei suoi potenziali alleati politici, culturali e sociali. Una situazione che sarà difficile rimontare se non a lunga scadenza.Stesso discorso, se non peggio, tocca a Forza Italia. Dopo il tracollo elettorale e politico di questi ultimi anni, ormai l’egemonia politica, culturale e programmatica di quel campo la esercita in modo quasi esclusivo la Lega salviniana. Per Forza Italia, salvo miracoli pur sempre possibili, non resta che quello di giocare un ruolo puramente ornamentale se non periferico. Ecco perché una nuova fase politica non può ripartire da sigle e simboli che, piaccia o non piaccia, rischiano di essere sorpassati dalla storia e dalla irruzione di nuovi soggetti politici. Del resto, anche con le migliori intenzioni, le sigle e i simboli che non riescono più ad intercettare le istanze, le domande e i cambiamenti che attraversano la società non riusciranno ad essere l’avanguardia di nuovi processi politici e costituenti.Siamo in una fase politica, appunto, costituente. Soprattutto a livello politico. Nuovi soggetti si imporranno. Ecco perché il cattolicesimo politico adesso deve “scendere in campo”. Con modalità organizzative nuove rispetto al passato ma con quel coraggio, quella determinazione e quella coerenza politica e culturale che hanno sempre contraddistinto la miglior tradizione cattolico democratica, cattolico popolare e cattolico sociale del nostro paese.

GIORGIO MERLO

“Dopo l’Eclissi”. A Torino torna Proxima

“Per un futuro di cui non avere paura”

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – Dopo il successo dell’edizione 2017 torna a Torino il Festival nazionale Proxima, ideato da Sinistra Italiana – Leu. Da martedì 11 a domenica 16 settembre 2018 i Murazzi del Po vedranno alternarsi incontri, dibattiti, workshop, proiezioni all’aperto, teatro e concerti.

Proxima è un festival politico e culturale, uno spazio popolare che per una settimana nel capoluogo piemontese sarà un laboratorio a cielo aperto sulle grandi trasformazioni sociali e tecnologiche in corso, dove ci si confronterà sulla stagione politica che sta vivendo il nostro Paese con l’avanzare minaccioso delle tendenze xenofobe della destra al governo.

Proxima sarà l’occasione per trovare le parole di una sinistra che riprende forza e coraggio nel futuro. Proxima sarà il luogo per individuare percorsi di un progetto di trasformazione e di soluzioni per un futuro diverso. Moltissimi gli appuntamenti che si alterneranno durante le giornale di Proxima, con tantissimi ospiti presenti. Delle tante adesioni, tra gli artisti ne anticipiamo due: mercoledì 12 settembre l’attore Paolo Rossi porta sul palco “Storie di giorni dispari” insieme a Vincenzo Costantino “Cinaski”; venerdì 14 settembre protagonista del live è Diodato, cantautore che nel 2018 ha partecipato a Sanremo insieme a Roy Paci con il brano “Adesso”. Tra i molti ospiti che prenderanno parte ai dibattiti segnaliamo la partecipazione di Marilena Grassadonia (Presidente delle Famiglie Arcobaleno), Michela Murgia (scrittrice) e Veronica Alfonsi (Proactiva Open Arms). Saranno poi presenti Susanna Camusso (Segretaria Generale Cgil) e Francesca Re David (Segretaria Generale Fiom), Erasmo Palazzotto e Nicola Fratoianni (Deputati Leu). “In un momento in cui le spinte più identitarie e oscurantiste sembrano egemoni, abbiamo più che mai bisogno di tante forme di opposizione civile e politica” – dichiara Marco Grimaldi, segretario regionale Sinistra italiana e organizzatore del Festival.

PICHETTO (FI): “DOPO IL FALLIMENTO DELLA SINISTRA DI CHIAMPARINO I PIEMONTESI VOGLIONO IL CAMBIAMENTO”

“IL CENTRODESTRA PUÒ E DEVE RACCOGLIERE LA SFIDA. TIRIAMOCI SU LE MANICHE”

“Dopo i fallimenti dell’amministrazione regionale della sinistra di Chiamparino che ha portato il Piemonte ad essere fanalino coda alle regioni del nord produttivo per disoccupazione, servizi sanitari, sicurezza, difesa del suolo ed infrastrutture i cittadini piemontesi vogliono un cambiamento. La sinistra ha fallito e non ha più nulla da dire e da dare, i Movimento 5 stelle sta miseramente fallendo a Torino dimostrando la totale mancanza di concretezza e la impreparazione della sua classe dirigente”. Ad affermarlo il coordinatore regionale di Forza Italia Gilberto Pichetto.

“Tocca al centrodestra nella sua composizione più ampia e completa di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e società civile, raccogliere le aspettative di cambiamento dei piemontesi offrendo proposte chiare ed incisive per far tornare la nostra Regione tra le locomotive d’Italia, con più lavoro per i piemontesi, più sicurezza, una sanità efficiente che comprenda un sistema esteso di servizi alla popolazione che invecchia, infrastrutture moderne e sicure. Questo centrodestra può contare su una classe dirigente ampia e diffusa di Sindaci, amministratori comunali e provinciali che hanno fatto esperienza sul territorio ed ha entusiasmo, energie e competenza da mettere al servizio del nostro Piemonte”.

“I piemontesi ci chiedono di superare le piccole schermaglie politiche e personalistiche e di “tirarci su le maniche” per preparare seriamente e per tempo il nostro progetto per il rilancio del Piemonte. Ritengo sia ora che il nostro qualificato gruppo consigliare regionale, in armonia con Lega, Fratelli d’Italia e tutte le energie civiche disponibili, inizi fin da settembre a lavorare per mettere nero su bianco un “Contratto con i piemontesi” che comprenda pochi, chiari ed incisivi obiettivi da proporre ai cittadini della nostra regione per far ripartire il nostro Piemonte. Rimbocchiamoci le maniche!”

 

(foto: il Torinese)

Rete Bianca, ora serve un soggetto unitario

Il voto spartiacque del 4 marzo e’ stato ormai metabolizzato. Non discusso e approfondito dalla sinistra e dal Pd per ovvi motivi ma sufficientemente chiaro nelle sue conclusioni.

Tramonto dei partiti plurali da un lato – nello specifico l’esperienza politica e culturale del Partito democratico e di Forza Italia – e ritorno delle identità culturali dall’altro, rappresentano i due capisaldi essenziali del dopo voto. E’ persin naturale che di fronte ad un quadro del genere ridiventano centrali le culture politiche, seppur riviste e modernizzate rispetto al passato. Ma se la destra finalmente ha messo le sue carte in tavola, se la sinistra post ideologica sta per tornare in campo, se il populismo anti sistema si sta consolidando sempre di più, e’ del tutto naturale che anche la tradizione – storica e nobile – del cattolicesimo democratico, sociale e popolare italiano ridiventi protagonista nello scenario politico del nostro paese. Ora, al di là della forte consapevolezza nell’area cattolica italiana per un ritorno all’impegno politico diretto e militante, credo sia venuto anche il momento per sciogliere definitivamente un nodo. Tutto politico, al di là delle scadenze elettorali sempre dietro l’angolo nel nostro paese. E il nodo e’ rappresentato dalla necessità di ricomporre l’articolato e composito mosaico della galassia cattolico popolare e cattolico democratico disseminata in tutta la periferia italiana. Mi riferisco, nello specifico, alla necessità quasi imperativa di superare quella frammentazione e quella dispersione che sono all’origine dell’attuale irrilevanza e debolezza della presenza politica contemporanea dei cattolici italiani. Non mi riferisco a chi ha già scelto il Pd – un partito ormai sempre più virtuale e sempre più decadente – o si sente perennemente arruolato in Forza Italia o in altri partiti.

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Per costoro e’ giusto e legittimo proseguire quelle esperienze. Anche se ormai del tutto testimoniale
nonché politicamente improduttiva. Ora si tratta, quindi, di ricomporre tutte quelle esperienze – a
prescindere dalla loro provenienza – che non si sentono più rappresentate dagli attuali attori politici,
sia quelli tradizionali sia quelli più recenti, e che richiedono a gran voce la presenza di un nuovo
soggetto politico. Ovvero di un partito laico, popolare, riformista, di governo, democratico e anche
e soprattutto di ispirazione cristiana. Questi segmenti, mondi vitali, realtà associative, gruppi
culturali e di impegno politico hanno il dovere morale di riunirsi nel medesimo soggetto politico.
Rete Bianca, il movimento politico nazionale nato per aiutare e favorire questa “ricomposizione”
dell’area cattolico popolare può e deve svolgere al riguardo un ruolo decisivo per rafforzare e
consolidare questa presenza nella cittadella politica italiana. Il tempo ormai è scaduto, come si
suol dire. È perfettamente inutile pensare che il futuro si limiti ancora a giocare un ruolo puramente
testimoniale che rischia di diventare sempre più marginale e periferico rispetto alla concreta
evoluzione della politica italiana. Adesso è indispensabile, nonché utile, uno strumento politico unitario, culturalmente caratterizzato e politicamente organizzato per declinare un progetto che non può più essere rinviato. Non per il bene dei cattolici, ma per rafforzare la qualità della nostra democrazia, per ridare credibilita’ alle nostre istituzioni e, soprattutto, per un nuovo progetto politico che sappia perseguire realmente e autenticamente il “bene comune”. Senza arroganza e senza presunzione ma con la consapevolezza che questa cultura e questo progetto politico devono finalmente uscire allo scoperto per tornare laicamente protagonisti.

Giorgio Merlo

“Bosso Monti, 80 allievi senza una classe fino a Natale”

“La succursale di via Perrone è stata oggetto del mio impegno e del mio lavoro negli ultimi mesi ed è un caso tipico di un patrimonio scolastico cittadino che necessita interventi urgenti. La mia solidarietà va anche alla Circoscrizione 1, che dovrà probabilmente ridimensionare i servizi ospitati nel complesso di via Meucci”

Dicembre 2017-dicembre 2018: dodici mesi. Se tutto andrà bene, tanto ci vorrà perché 80 ragazzi della succursale di via Perone dell’Istituto Bosso Monti possano tornare a frequentare le lezioni in aule loro appositamente dedicate (quelle che si stanno predisponendo nella sede di via Meucci con i 100mila euro messi a disposizione della Città Metropolitana). Al momento, causa caduta dell’intonaco lo scorso dicembre, gli alunni delle cinque aule inagibili sono divisi in diversi ambienti del complesso di via Meucci e nella struttura di via Perrone, oggetto di un mio sopralluogo all’inizio di quest’anno. In via Perrone trecentocinquanta ragazzi divisi in quindici classi seguono, ogni mattina, le lezioni in aule spesso anguste e inadeguate, in condizioni di sicurezza non certo ottimali. Gravi risultano soprattutto le condizioni di alcuni ambienti e di alcuni controsoffitti, così come dei servizi igienici; alcune aule sono solo parzialmente agibili; del tutto precluso, invece, è l’accesso all’ultimo piano. Parliamo di Istituto Bosso-Monti in quanto tale, ma anche in quanto esempio di quanto succede in diversi altri istituti torinesi. Esprimo la mia solidarietà anche alla Circoscrizione 1 e al suo Presidente Massimo Guerrini. La Circoscrizione sarà infatti, probabilmente, costretta a ridimensionare i servizi relativi alla Sottocommissione Disabilità e agli Uffici Cultura, Sport e Bilancio, già ospitati in via Meucci.

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Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.

“Ostia Beach”

Tra i ricordi di questa estate, tragica per il nostro paese per la tragedia del ponte Morandi di Genova, di sicuro mi resterà il matrimonio al quale sono stato invitato ad Ostia. Quando ho ricevuto l’invito insieme al piacere, cosa non sempre scontata, la curiosità per il luogo dove ci sarebbe stata la cena, la “famosa” Ostia. Formalmente un quartiere di Roma, il X* Municipio, come vengono chiamate le Circoscrizioni nella capitale , una città di oltre 230 mia abitanti nella realtà. Negli ultimi anni è diventata tristemente famosa per gli episodi di cronaca legati alla presenza di di una forte , arrogante e violenta malavita organizzata. Così sono entrati , attraverso l’informazione, ed hanno acquisito notorietà i cognomi di alcune delle principali famiglie , Spada, Fasciani ed altre, una vera e propria organizzazione mafiosa. Prima per me era solo il Lido di Roma ed in anni più recenti il famoso video parodia , un vero “cult” con oltre due milioni di visualizzazioni, ” Ostia Beach “. Così nel pomeriggio, una sobria ma , per il meteo, caldissima cerimonia a Maccarese nel Castello di San Giorgio in passato appartenuto , tra gli altri, ai Pallavicini e Ruspigliosi ed ora al Gruppo Benetton il trasferimento ad Ostia. La cena, in un elegante , quasi raffinato, stabilimento balneare con annesso ristorante ed una bella e moderna terrazza. Così a parte un paio di “mise” un po’ eccessive ed il modo per noi folcloristico di accorciare i nomi delle persone , Barbara in Bà, Paola in Pà ed il “mio” Roberto in Robbè con almeno due se non tre “b”, ho guardato il lungomare dall’alto. Durante lo splendido tramonto, prima dell”arrivo delle tenebre, ho potuto osservare quello che, fino ad allora, avevo solo letto sui giornali. A vista d’occhio una muraglia di cemento che per diversi chilometri , sono una settantina gli stabilimenti balneari di cui quasi trenta abusivi, non permette a nessuno la vista del mare . In una città di mare lo stesso non si vede. È così quello che è un bene di tutti , il mare e la spiaggia, e che consente ai privati di fatturare un miliardo e mezzo di Euro non rende praticamente nulla allo Stato. Un numero sterminato di abusi edilizi, colate di cemento, edifici e cabine , non mobili come dovrebbero essere ma permanenti , campetti sportivi e….. di tutto e di più . In alcuni punti l’erosione del mare ha reso praticamente una striscia quella che una volta era una lunga e bella spiaggia di sabbia . Se non prevalesse la ragione verrebbe voglia di tifare e sperare per una grande mareggiata che spazzasse via tutto e ripristinasse l’equilibrio e l’armonia della natura sugli scempi realizzati dall’uomo.

TAV: OSVALDO NAPOLI: “TONINELLI NON È SERENO, SI DIMETTA”

Riceviamo e pubblichiamo la dichiarazione dell’on. Osvaldo Napoli, del direttivo di Forza Italia alla Camera

“Un  ministro delle Infrastrutture che odia le infrastrutture, un ministro dei Trasporti che odia la modernità e la velocità del trasporto: è il ritratto del ministro Danilo Toninelli. La sua presenza nel governo sta disonorando l’Italia agli occhi del mondo ma, soprattutto, sta danneggiando gravemente gli interessi degli italiani e minando la già scarsa credibilità e autorevolezza del governo. La decisione di Toninelli di annullare la visita al cantiere francese della TAV, dopo che aveva accolto l’invito come risulta da una email spedita dalla sua segreteria lo scorso 6 agosto, è una misera buffonata, perfettamente in linea con il personaggio. Toninelli parla di Tav senza aver mai visitato un solo cantiere e probabilmente senza neppure conoscerne il percorso, l’utilità e gli obiettivi. È uno dei tanti ministri Cinquestelle che parla per sentito dire. Le uniche informazioni ricevute sono quelle contenute nel dossier che gli ha consegnato il comitato No-TAV. Un ministro simile è privo di serenità per valutare e giudicare. Dall’alto della sua incompetenza, Toninelli può solo combinare guai. Per il bene degli italiani e per il buon nome dell’Italia nel mondo, Toninelli dovrebbe trovare un attimo di serenità per dimettersi dal posto che occupa maldestramente. Certamente, non sarebbe il solo a dover fare gli scatoloni”.

Tra Guelfi e Ghibellini è guerra a prescindere senza conoscere i problemi

Oramai i nostri novelli Guefi e Ghibellini si scontrano su tutto e tutti. Nessuna mediazione politica é possibile .E la politica va a  farsi fottere. Condizione essenziale la totale negazione dell’altrui idea o comportamento. Anche attraverso una guerra di cifre. Dunque nessun punto d’ incontro? Ripetiamo: assolutamente sì, nessun punto d’incontro. Tensioni e attriti più importanti della soluzione del problema. Tutto rigorosamente “urlato”. Due esempi.  Oggi un su un giornale di Torino si parla di 1500 senza tetto censiti. Altri parlano di 2200 e chi vive in mezzo a loro dice che la cifra arriva fino a 7 – 8 mila. Perché? Non esiste un sistema di rivelazione efficace. Si preferisce evidenziale il fastidio o lanciare  la pietra verso queste persone. Con il risultato pratico di un aumento considerevole del fenomeno. Secondo esempio. Cittadinanza per gli stranieri. Sul Web circolano delle rilevazioni del Ministero sull’ incidenza dei non italiani sull’insieme della popolazione. I tedeschi i più accoglienti. Noi italiani i meno. Sommessamente faccio presente che ci sono molti irregolari e clandestini. Mi becco in ordine del razzista al “perché ce l’ hai con i profughi”? In altre parole bollato d’ essere di destra. Povera Italia. Cercavo di documentarmi (ma non lo farò mai più) perché per fare bisognerebbe capire le questioni e dunque cosa potrà avvenire, come potranno evolversi. Mi rendo conto che in questo modo  ho rotto le uova nel paniere a chi pubblicando aveva ed ha un solo obbiettivo: dire che Salvini agisce utilizzando la percezione della paura del diverso. Ed a questo punto mi arrendo. Matteo Salvini quasi sicuramente dà una risposta sbagliata ad una esigenza vera. Sicuro che ora mi beccherò del filo-leghista. Ed io vorrei solo sapere di cosa si tratta per capire. Con una intima convinzione:  Non si ” mangia ” con l’ ideologia e non si risolvono i problemi. Ideologia che arrivi da destra o da sinistra. I numeri sono numeri ma dovrebbero essere “ascoltati ” da chi vuole e fa politica. Magari non si risolveranno tanti problemi, ma almeno si tenta di tenerli sotto controllo. Viceversa si va sempre verso il caos, sia a destra come a sinistra. Le cose si complicano ulteriormente. E dire che già sono complicate di per sé.
Patrizio Tosetto

Proxima 2018 “Dopo l’Eclissi”

Dopo il successo dell’edizione dell’anno scorso “Proxima” il  Festival ideato da Sinistra Italiana – Leu avrà la dimensione di Festa Nazionale.

Da martedi 11 a domenica 16 settembre Proxima sarà un festival politico e culturale nel cuore del capoluogo piemontese, nei suoi Murazzi spenti che vogliamo di nuovo riaccendere. Sarà una settimana di incontri pubblici, interviste, confronti, spettacoli teatrali.

 

Proxima è il nome della stella più vicina al Sole, simbolo delle utopie concrete che ci guidano e danno senso a ciò che facciamo. La sua attualità è ancora più forte oggi, nel momento in cui un sole nero – fatto di tendenze conservatrici, egoiste, xenofobe intrecciate a fenomeni sempre più crescenti di disagio sociale e rabbia –   è sorto sull’ Italia e sull’Europa.

 

Questa festa, alla ripresa dell’attività politica del Paese, servirà a confrontarsi, a disegnare scenari futuri di cambiamento che a sinistra sono quanto mai necessari e urgenti.

 

L’inaugurazione della Festa avverrà alle ore 19 di martedi 11 settembre, giornata dal titolo “Un’ora alla volta”. Per quanto riguarda gli appuntamenti politici, alle ore 19 dibattito sulla precarietà dei lavori e della vita “Cambiare tutto, un’ora alla volta” con il capogruppo regionale di Leu Marco Grimaldi, Massimo Bray, Bebo de Lo Stato Sociale, le ricercatrici Rosa Fioravante e Francesca Coin. Modera il giornalista Matteo Pucciarelli.

 

Mercoledi 12 settembre giornata dedicata a “Chi ci ruba il futuro?”.

Alle ore 18 ” Approfitta, Delocalizza, Licenzia” incontro con la segretaria Fiom Francesca Redavid, il sottosegretario al lavoro Claudio Cominardi (M5S), Francesco Boccia del Pd, Giovanni Paglia di Sinistra Italiana. Modera il giornalista Giuseppe Bottero.

Alle ore 20 la segretaria nazionale della Cgil Susanna Camusso si confronterà con Nicola Fratoianni su ” Nuovi Diritti per Nuovi Lavori” in un’intervista del direttore de La Stampa Maurizio Molinari.

Giovedi 13 settembre “Sulla Strada”con alle ore 18 incontro sui migranti “Restiamo Disumani” con il pastore valdese Davide Rostan, Veronica Alfonsi della Ong Open Arms, Walter Massa dell’Arci, on. Erasmo Palazzotto di Leu. Coordina Hamilton Santià.

Alle ore 20 “Oltre l’Indignazione” con gli eurodeputati Daniele Viotti (Pd) e Sergio Cofferati (Leu), la presidente nazionale dell’Arci Francesca Chiavacci, Eleonora Artesio (Torino in Comune).  Coordina il giornalista Jacopo Rosatelli.

 

Venerdi 14 settembre giornata dedicata a “Eguali”.

Alle ore 18 “Tutto Loro quello che luccica” con Roberto Speranza,  il ministro Paolo Savona, il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, Stefano Fassina. Coordina la giornalista Daniela Preziosi.

Alle ore 20 “Le famiglie Arcobaleno non esistono” con Marilena Grassadonia (Famiglie Arcobaleno), il cantautore Immanuel Casto e Nichi Vendola . Coordina il giornalista Simone Alliva.

Alle ore 22 parola a Laura Boldrini “Sull’odio e il suo linguaggio”

 

Sabato 15 settembre “Se 8 ore vi sembran poche”

Alle ore 15 “Più liberi o più schiavi? Tempi di lavoro nell’era digitale” con Domenico De Masi, Fabio Mussi (Leu), Roberta Fantozzi (Prc). Modera Marco Craviolatti

Alle ore 17 “Gratuito, povero, a cottimo. Come fermare l’economia dei lavoretti” con il fattorino e sindacalista Daniele Gioia, il docente universitario Marco Barbieri, Laura Lauri, Nico Bavaro e Anna Starita. Modera il giornalista Federico Callegaro.

Alle ore 19 “Le parole degli altri: il linguaggio condiziona le nostre vite?” Con la scrittrice e blogger Giulia Muscatelli, Livio Sera (Alter Polis), Elisabetta Piccolotti (Leu) modera l’avvocata attivista Cathy La Torre .

Alle ore 21 la parola alla scrittrice Michela Murgia.

 

Infine Domenica 16 settembre “Oltre questo buio”

 

Alle ore 11 “Oltre questo buio. Come costruire opposizione sociale”. Aprono i lavori i capigruppo parlamentari di Leu alla Camera e al Senato, Federico Fornaro e Loredana De Petris.

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Intenso anche il programma degli spettacoli.

Si inizia martedi 11 alle ore 22 con il concerto dei A Toys Orchestra.

Mercoledi 12 alle ore 22 va in scena il teatro di Paolo Rossi e Cinaski con “Storie di giorni dispari”.

Giovedi 13 settembre alle ore 22 sale sul palco Frankie Hi Nrg Mc, aperto dai locali ASB – Artisti senza Bandiere

Venerdi 14 alle ore 22.15 Edo aprirà la data torinese di Diodato.

Sabato 15 dalle ore 21.30 sul palco andrà in scena “68/18: la fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà”: interventi musicali di Mudimbi, Ukulele Turin Orchestra, Coromoro e dedica finale a Claudio Lolli.  Presenta la serata Eugenio Cesaro.

Domenica 16/9 alle ore 20.30 Proxima chiude il programma con la proiezione del film “Il Giovane Karl Marx” di Raoul Peck.

“Proxima” – dichiarano Nicola Fratoianni, deputato di Leu e segretario nazionale di Sinistra Italiana e Marco Grimaldi, segretario di Sinistra Italiana e capogruppo di Leu in Piemonte – “rifletterà attorno alla domanda chi ci ruba il futuro?, scacciando la falsa risposta che individua l’esercito di riserva dei migranti in questo fantomatico nemico. Ecco perché la nostra Proxima servirà soprattutto a riflettere di come liberare il tempo, cambiare tutto, un’ora alla volta. Pensare una società in cui, da un lato, persone differenti si uniscano per chiedere pari diritti sul lavoro, nelle città, negli spazi che abitano. E in cui si possa finalmente lavorare meno e lavorare tutti, guardando anche in faccia le trasformazioni tecnologiche”.

Gariglio, Asti-Cuneo: “Toninelli mente sapendo di mentire”

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento dell’on. Davide Gariglio (Pd) membro  della Commissione Trasporti della Camera sul collegamento autostradale

Su Asti-Cuneo il ministro Toninelli mente sapendo di mentire.  La project review – come sanno al Ministero dei Trasporti –   è già stata fatta dal precedente Governo, che ha cambiato il progetto originario, che prevedeva la costruzione di un tunnel sotto la collina di Verduno, optando per una soluzione superficiale molto meno costosa.  Per finanziare quest’opera i Governi della scorsa legislatura hanno convenuto con l’Unione europea un sistema di proroga quadriennale della concessione della Torino-Milano con contestuale avvio di gara pubblica (qui la grande novità) per il rinnovo della concessione sulla Torino-Milano e sistema tangenziale torinese. Prendiamo atto che il sistema di proroga della concessione, pensato dai governi di centrosinistra, non é ritenuto congruo dal nuovo Governo del Cambiamento (in peggio).  Bene, é loro diritto.  Al Partito Democratico non interessa – come abbiamo già detto – chi completerà l’autostrada Asti-Cuneo, ma solo che questa venga completata.  Chiediamo, però, di conoscere con quali modalità, tempi e fonti di finanziamento il ministro Toninelli intenda realizzare l’opera.  Il ministro deve smettere di guardare solo nello specchietto retrovisore, criticando i predecessori, ma deve dire ai piemontesi cosa intende fare. 
Apprezziamo il suggerimento dato dall’ex ministro Enrico Costa, che chiede ai concessionari che realizzino gratis l’opera. Da ministro dei precedenti governi di centrosinistra non era riuscito a far costruire l’opera gratis dagli attuali concessionari, ci auguriamo abbia maggior fortuna oggi, da parlamentare di opposizione.  Se però, disgraziatamente, il gruppo Gavio non dovesse accettare il suggerimento dell’on. Costa, allora diventa indispensabile conoscere gli intendimenti del ministro Toninelli, una risposta ad alcuni semplici quesiti: in quali tempi sarà completata la Asti-Cuneo? Con quale procedura? Con quale fonte di finanziamento?  Se il Ministro riuscirà a trovare soluzioni migliori, dal punto di vista dei costi e dei tempi, di quelle a cui si era giunti dopo un lavoro quinquennale di Governo nazionale e regionale, saremo i primi a dargliene merito. Ma per ora il ministro si conferma, ancora una volta, reticente.