POLITICA- Pagina 571

Il grande ingorgo

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto

La sottosegretaria Laura Castelli si è incaricata di mediare tra la Sindachessa e le organizzazioni sindacali favorevoli alla Tav, dopo che queste hanno rimandato al mittente la richiesta pentastellatata d’incontro. Ma la vedo dura.  Laura Castelli che sosteneva di non essere diventata Ministro perché la lobby del mattone non l’aveva voluta ( giuro, ha profferito testuali parole) Laura Castelli che si è sempre dichiarata fieramente anti Tav. Mediare vuol dire essere al di sopra delle parti.E qui per giunta le parti non hanno nulla da mediare. Tra un no e un sì non ci può esse il ni.  Ci tenta Giggino che sostiene che Tav non essendo iniziata non è tra le opere da completare. Parole in libertà.  I pentastellati vagano nel buoi più totale delle conseguenze dei loro atti. All’assessore Alberto Sacco non va meglio.  Anche Lui imparentato con il mondo imprenditoriale ha tutti i commercianti addosso.  Ha tentato di far riappacificare l’Appendino con il mondo industriale e del lavoro. Zero assoluto.

 

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Viceversa Forza Italia e Chiampa vivono una nuova giovinezza. In Regione la mozione pro Tav spopola. Tajani sabato a Torino per incontrare gli imprenditori.Il Ministro francese imperversa e ci tiene nel precisare tutto é possibile ma solo all’interno delle scelte Europee. La Tav è un occasione per il lavoro in Piemonte,  ma non è solo dell Italia.  E Marco Grimaldi non ci sta. E sempre Chiampa, sornione: ce ne faremo una ragione. Con Liberi e uguali che non esistono più dimostrando che i matrimoni d’ interesse non funzionano. Il PD? Non ha neanche un segretario regionale che possa rilasciare dichiarazioni in proposito, non esistendo. E ciò che rimane del cosiddetto partito va dietro.  Chiampa va avanti solo con tante e tante liste civiche. Anzi continua a dire al Pd: meglio che vada avanti solo Io.  Vincerà? E’  dura, ma almeno se la gioca. Comunque é difficile che Salvini si lasci scappare l’ occasione di fare cappotto al Nord. Salvini, imperturbabile, che continua a salire nei sondaggi nonostante tutto e nonostante tutti. E i pentastellati sono in caduta libera.  Hanno osato troppo. Del resto non è una novità che Grillo si è montato un po’  la testa da un po’. E si sa, a noi Bugia nen non piace molto dare nell’occhio. Riservatezza è da sempre la parola d’ordine. Con un occhio verso oltralpe, con l’ ambivalente rapporto di odio ed amore con i cugini francesi.

 

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Il lombardo Matteo Salvini  non può capire appieno. Poi c’è Bartolomeo Giachino oramai fuori gioco e ci sono le sette pasionarie che non vogliono mollare. Si presenteranno alle elezioni? Non penso, ma non si sa mai. Il rapporto tra classe politica e società civile c’ è e sempre ci sarà. Vanno di pari passo, ed i limiti di ciascuna si riversano sull’altra. Rapporto di complicità come di conflitto, come di confronto o di scontro. Ora ‘ impossibile è entrato in questo che è un non rapporto.  Potenza dei pentastellati. Chiara Appendino chiede confronto,Laura Castelli desidera mediare tra parti che non parlano la stessa lingua. Gli inviti sono sempre rispediti al mittente. Difficile se non impossibile trovare la quadra. Tra il massimo dei massimi il Ministro Toninelli.  Si inventa una galleria nel Brennero e sostiene che in Val di Susa non è stata scavata alcuna galleria: 25 km. Se hai la fortuna d’ incontrarlo che gli dici? Bella domanda. In  piazza Baldissera l’ ingorgo di una giornata di ordinaria Follia. Solo che non è pura follia. C’è voluta l’assessora La Pietra che chiede scusa alla città ma non si dimette perché non vuole fuggire. Insomma continua a fare danni. Appena insediati interrompono i lavori del passante perché vogliono più spazio per le piste ciclabili. Poi con una accelerazione inaugurano un pezzo di strada non pronta solo per motivi d’immagine. I risultati si sono visti. Gli apprendisti stregoni picchiano duro anche questa volta. Non gli rimane che prendersela coi giornalisti come i loro sodali romani. Ma chi è rimasto ore nell’ ingorgo non è contento. Come non lo siamo noi, abbastanza allibiti . La nostra città è un quadrilatero. Pensava di essere immune dagli ingorghi di Roma o di Napoli  Non c’ è limite al peggio. Ed io ho il terrore che se non voltiamo pagina il peggio non lo abbiamo  ancora raggiunto.

“MOBILITAZIONE CONTRO UNA SCELTA SBAGLIATA”

“SAITTA IN MINORANZA NELLA SUA MAGGIORANZA. CHIEDO RITIRO IMMEDIATO DELLA DELIBERA”
“L’unificazione dei laboratori di analisi compromette l’efficienza dei servizi e, di conseguenza, danneggia la comunità. Ormai questa trovata assurda piace quasi solo più all’assessore Saitta che si trova in minoranza persino nella sua maggioranza. Qui ci vuole una mobilitazione generale a livello regionale per scongiurare la riorganizzazione con l’ Hub Mauriziano, che è troppo decentrato rispetto al territorio dell’aslTO3”.  È’ il duro commento dell’on.  Daniela Ruffino di Forza Italia . La parlamentare sostiene che l’unificazione porterebbe ad “una riduzione della qualità e della possibilità, da parte dei medici e biologi di laboratorio, di comunicare direttamente con i medici di medicina generale i valori critici dei pazienti”.  Aggiunge Ruffino, che ha partecipato a Pinerolo all’assemblea sindacale UIL FPL con amministratori e dipendenti dell’asl torino 3: “nel tempo si è creata una fitta rete di comunicazione e collaborazione con il territorio, un patrimonio da non disperdere. In questo contesto, ad esempio, l’indicatore TAT ( i tempi di risposta degli esami di laboratorio) che è stato per anni un obbiettivo ambitissimo del servizio di laboratorio sarà allungato di molto”. “Inoltre – sottolinea la parlamentare – non esiste  una analisi costi -benefici che suffraghi la scelta di Saitta, tanto che paradossalmente la maggioranza del pd non sostiene la scelta del suo assessore. E come potrebbe, visto che si verificherebbe un aumento immediato dei costi ed un peggior servizio?” “Sono stati fatti investimenti  importanti  per allestire laboratori che sono eccellenze di un territorio vasto e complesso che ha subito tagli ai posti letto e razionalizzazioni pagate direttamente  dai cittadini. Oggi –  dice Ruffino – la consegna dei referti è veloce. Con 82 punti di prelievo che convergeranno sul Mauriziano mancherà una rete informatica che dialoga, con il risultato che si spenderà di più e si darà di meno. I Comuni della zona  si stanno ribellando con ordini del giorno e raccolte firme. Io sono al loro fianco contro la logica-illogica di Saitta, che è quella di depotenziare servizi che funzionano bene! Chiedo quindi all’assessore il ritiro immediato della delibera”.

Pernigotti: Durigon-Molinari, proprietà turca cambi atteggiamento. Novi non si tocca

Roma, 15 novembre “La produzione di Pernigotti deve rimanere a Novi. Ribadiamo quello che il governo ha dichiarato fin da subito: lo stabilimento di Novi non si tocca così come non si toccano tutti i lavoratori. Vogliamo vederci chiaro e capire anche la gestione economica e i bilanci della proprietà turca da quando è arrivata nel 2013. Non possiamo accettare, ad esempio, che oggi al tavolo del Mise si siano presentatati consulenti che ignoravano persino quanta gente lavora nello stabilimento di Novi.  Per questo auspichiamo che cambi l’atteggiamento della famiglia Toksoz e che l’incontro tra il premier Conte e la proprietà turca porti ad un punto di incontro che salvi uno stabilimento storico e dall’alto valore economico e sociale. Occorre conoscere a fondo un’azienda per poterla gestire al meglio e rilanciarla non basta acquistarla e sfruttarne il marchio”. Lo dichiarano a margine del tavolo di crisi tenutosi questa mattina al Mise il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon e il capogruppo alla camera della Lega Riccardo Molinari (nella foto).

TAV: +EUROPA TORINO CONSEGNA IN COMUNE LE 1000 FIRME PER IL REFERENDUM

Silvio Viale (Radicali Italiani), Daniele De Giorgis (Coordinatore Associazione Radicale Aglietta) e Andrea Maccagno (Direttivo +Europa Torino) – i tre primi firmatari dell’istanza di referendum consultivo comunale – hanno consegnato oggi (martedì 13 novembre) in Comune le 1000 firme raccolte sabato 10 novembre durante la manifestazione in Piazza Castello

Silvio Viale dichiara: “La procedura da oggi avviata prevede dapprima una conferenza stampa organizzata dal Comune e, in seguito, l’audizione da parte dei capigruppo. Sta a loro decidere se proporre in Consiglio Comunale la delibera definitiva per il referendum consultivo. Chiedo a questo punto agli esponenti del Movimento 5 Stelle, che da sempre dicono che nessuno ascolta i cittadini come fanno loro, quale miglior mezzo di questo per consultare effettivamente i torinesi. Se poi i 5 Stelle non dovessero dare seguito a quest’istanza, chiedo allora a tutte le opposizioni di proporre loro la delibera per un referendum consultivo. Credo infatti che su questa posizione oggi la maggioranza di Appendino non rappresenti affatto i torinesi”.

Torino, ora anche una nuova classe dirigente?

di Giorgio Merlo

Tra i tanti temi che la manifestazione di Torino per la Tav e contro l’amministrazione cittadina guidata da Chiara Appendino ha suscitato, c’è indubbiamente il capitolo di una nuova classe dirigente che si profila all’orizzonte. Certo, il tutto non può essere riconducibile alle 7 donne che hanno organizzato questo grande evento popolare e di massa. Ma è indubbio che la risposta a questa marcia – anche se non va poi neanche eccessivamente enfatizzata – non potra’ che essere anche la richiesta di una nuova classe dirigente politica ed amministrativa a livello locale. Nessuno sa, ad oggi, attraverso quali canali passera’ questa rinnovata classe dirigente. Un fatto, però, è quasi certo: non saranno le stantie logiche del passato a disciplinare la futura classe dirigente locale. E forse anche nazionale. Visto che la cosiddetta “piazza” sta assumendo una valenza ed una importanza sino a poco tempo fa impensabili. Ma non saranno certamente la brutale cooptazione da un lato o il dosaggio per bande interne dall’altro i criteri che andranno per la maggiore. Si tratta di capire come sapranno unirsi un inedito civismo e, almeno spero, un rinnovato ruolo dei partiti. Tradizionali o meno che sia ha poca importanza. Quello che conta realmente, almeno a mio parere, sarà il tasso di competenza e di radicamento sociale che avrà la futura classe dirigente politica ed amministrativa. Ovvero la qualità della classe dirigente. Sempreche’ il tutto non si limiti ad un isolato fuoco d’artificio. Ma, francamente, non credo che ciò avvenga. Semmai, questa mobilitazione popolare che si sta diffondendo un po’ ovunque in tutto il paese – frutto anche della crisi irreversibile dei grandi partiti popolari da un lato e della scarsa capacità di aggregazione sociale dei soggetti medesimi dall’altro – inesorabilmente innesca un meccanismo di promozione di nuovi gruppi sociali e territoriali che ambiranno alla guida delle città e forse anche del paese. Ecco perché le recenti manifestazioni di piazza non vanno affatto sottovalutate. Anzi. Possono rappresentare – se non prevale un sentimento di spocchia o se non si trasformano solo in una appendice di qualche partito, cosa sempre possibile peraltro – una vera novità nel panorama pubblico del nostro paese. Dove tutta la politica si dovrà confrontare. A cominciare proprio dai partiti attuali.

Sì-No Tav, Appendino invita al dialogo

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La sindaca invita al dialogo: “Manifestare? E’ legittimo, e ci sarà anche una manifestazione No-Tav. Ma non credo che la contrapposizione delle piazze e  la gara a chi porta più gente, sia il modo giusto per affrontare il problema”. Così l’Ansa riporta le parole della sindaca Chiara Appendino, pronunciate  a margine della festa della polizia municipale, sulla Torino-Lione. “Io rispetto i sì Tav, ma distinguiamo i piani: un sindaco deve lavorare per il bene della città e  questa è una questione nazionale e internazionale”. E, a proposito del diniego da parte delle promotrici Sì tav di incontrarla se non dopo aver visto il presidente Mattarella:  “Non sono rancorosa e la mia porta resta aperta. Perché se i sì del loro manifesto sono sette, magari su sei si può trovare l’intesa”

 

(foto: il Torinese)

Non basta un tè per la Tav. La politica batta un colpo

Sia ben chiaro, ognuno invita chi vuole quando vuole e dove vuole. Il parlare e confrontarsi è sempre un fatto positivo, il muro contro muro sempre negativo. Ma l’invito della Sindachessa alle 7 pasionarie Si Tav mi lascia molto perplesso. Come sono andate le cose, innanzitutto. Chiara Appendino non c’era nel Consiglio Comunale che ha votato l’ordine del giorno No Tav. Chiara Appendino non ha fatto nulla per impedirlo. Chiara Appendino ha palesemente detto di essere se non contraria molto dubbiosa sull’opera.  Ma soprattutto Chiara Appendino non può fare nulla per impedire l’opera. Come del resto il  Consiglio Comunale.  Siamo i soliti criticoni ma non ci sembra un atteggiamento costruttivo per ricomporre la divisione della società civile torinese sul delicato argomento. E l’ex sottosegretario Bartolomeo Giachino che fine ha fatto? Saputo dell’invito si è subito lamentato: affronto ad un ex quasi ministro ai trasporti che delle 7 pasionarie ne sa sicuramente di più.  Sembrerebbe che Chiara abbia assestato un colpo politico, ma non è così. Le pasionarie precisano; prima dal Presidente della Repubblica e poi eventualmente incontro con la Sindachessa. Non c’è che dire, puntano in alto. E hanno mandato già la mail di richiesta di un appuntamento. Sono curioso di sapere se e cosa risponderà il Presidente. Pensandoci bene sono certo che risponderà. La cortesia è nel suo dna. Meno se concederà l’incontro. Partendo da un dubbio. Chi sono e chi rappresentano le “madamin”? La piazza di Torino pro Tav? Il tutto è palesemente irrituale . La democrazia ha le sue regole,  non rispettate in questa vicenda. Con poche certezze. Come la perdita per il nostro paese di 75 milioni di euro al mese per il ” menar il can per l’aia” da parte di Toninelli. Se ne è anche accorto Giggino che lo giudica inadeguato per il compito assegnatogli.  Che le 7 pasionarie prendano il tè con la prima cittadina Chiara Appendino, d’accordo, ma è affare “privato” loro senza la minima conseguenza pratica e politica.  Con una domanda : che fine hanno fatto le forze politiche sia di destra che di sinistra pro Tav? Che fine hanno fatto i sindacati degli imprenditori e dei lavoratori pro Tav, passata la manifestazione? Vero. Avrebbero dovuto svegliarsi prima .Almeno un anno fa. Ma ora siamo dopo Piazza Castello. Non c’era un problema di no alla Tav di carattere ideologico. C’era e c’è una debolezza di fondo della classe dirigente locale a tutti livelli. Su questo punto comunque abbiamo una fortuna: Francia ed Europa vogliono e debbono finire l’opera. Assurdo sarebbe viceversa lasciare tutto così, con 25 km di galleria fatti e in Francia quasi tutto ultimato. Pazienza i no Tav che a sviluppo, occupazione e lavoro non sono minimamente interessati. Torino e il Piemonte hanno bisogno di politiche industriali come il pane. Ma non sono sicuramente i the delle 17 la risposta o la premessa alle risposte di cui abbiamo bisogno.  Ed allora politica e politici se ci siete battete un colpo. Speriamo solo di non predicare nel deserto. Abbiamo timore che la manifestazione di sabato abbia avuto l’indubbio merito di smuovere la situazione. Se mal gestita complica invece di semplificare le conseguenze. Insisto: c è poco da discutere ed eventualmente da mediare tra si è no. Chiara Appendino ha offerto questo  incontro per darsi ancora un po’di tempo per cercare di uscire da questa imbarazzante situazione. Se per lei  la situazione è imbarazzante le conseguenze per Torino potrebbero essere drammatiche. Il dramma si allarga a macchia d’olio. Ultimo tragico esempio è la Pernigotti, altra multinazionale che porterà via una storica produzione del nostro territorio. Mancano infrastrutture adeguate e leggi adeguate. Mi rifiuto di credere ed accettare una sorta di fatalismo. Oramai l’ammortizzatore della cassa integrazione non esiste più. Continuando,  anche la Magneti Marelli non è più italiana.  Fondo Giapponese. E non bisogna essere dei geni per essere preoccupati. Il  tè delle ” madamine” è palesemente insufficiente se non dannoso proprio per il limite connaturato delle  loro non funzioni. E anche sintomo della palese inadeguatezza di una classe politica sia a Torino come a Roma e se volete passando da Milano.  Altro ci vorrebbe, come politiche di alleanza in Europa . Mai e dico mai una situazione così complicata e delicata ha rivelato una classe politica totalmente inadeguata.
Patrizio Tosetto

Rifondazione comunista risponde a Chiamparino

Su La Stampa Sergio Chiamparino dichiara che “dopo la manifestazione di sabato nulla può essere come prima… che quella manifestazione ha segnato uno spartiacque”. Dove vuole andare a parare è presto detto: “il Si alla Tav è condizione necessaria e imprescindibile per fa parte di un’alleanza di centrosinistra che lavori per il futuro del Piemonte…questo vale anche per i miei amici Airaudo e Grimaldi”. Più chiaro di così il Presidente della Regione Piemonte non poteva essere. La stessa chiarezza, almeno allo stato attuale, non si può dire di Sinistra Italiana e forze affini che, al di là di continuare a stare in maggioranza col Pd e Chiamparino, hanno finora pensato di ripresentarsi con il centrosinistra Si Tav alle prossime elezioni regionali. Com’è possibile? Una domanda che rivolgo in particolare a Giorgio Airaudo il quale, in un intervista rilasciata a il Manifesto, sostiene che “Torino non è andata in declino perché non c’era la Tav… il vero treno perso è quello dei motori, delle carrozzerie, della fabbrica, della mobilità sostenibile. Il treno perso è quello del lavoro”. E più oltre: “la piazza Si Tav configura un tentativo di restaurazione…grazie a questa manifestazione la regione viene spinta nelle mani del centrodestra a guida leghista”. Concordo pienamente. Sergio Chiamparino, al pari di Piero Fassino, ha un’idea distorta, direi arcaica dello sviluppo e della crescita, nient’affatto distinguibile da quella del centrodestra e per molti aspetti anche del M5S, Tav a parte. Un’idea basata su privatizzazioni, finanziarizzazione dell’economia, precarizzazione del lavoro, grandi opere, polarizzazioni commerciali. Nella fattispecie pensare di risollevare le sorti di una città in sofferenza e declino tramite la realizzazione di un’opera inutile e costosissima è pura follia. Il risultato è di fare il gioco di gruppi di potere e di interesse che oggi hanno come riferimento privilegiato le forze di destra a trazione leghista. Stando così le cose bisogna essere conseguenti. Non si può continuare a tenere i piedi in due scarpe. Le forze che vogliono dirsi di alternativa, antiliberiste, antifasciste facciano una scelta chiara di programmi, di autonomia e collocazione politica prima di essere messe in un angolo dagli aut aut di un partito, il Pd, e di un Presidente di Regione politicamente avviati sul viale del tramonto per manifesta incapacità di aprire una prospettiva di sviluppo che non sia a ricalco degli interessi dei poteri forti e delle élites della città.

 Ezio Locatelli segretario provinciale Prc-Se

Le piazze di Torino

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Tutti a parlare di piazza  Castello e della manifestazione Si TAV di sabato 10 novembre dimenticando e , per la stragrande maggioranza, non sapendo che la piazza era non una, non due ma sono state addirittura tre. Partiamo dalla prima , la più importante e partecipata . Alle undici del mattino quarantamila persone ,di Torino e non solo, si sono ritrovate per dare un segnale forte, civico e politico, a favore della realizzazione della TAV , della candidatura olimpica, anche se la partita è oramai chiusa, della crescita economica e , soprattutto, contro il Sindaco e la  sua maggioranza . Un chiaro messaggio anche per il Governo e per l’amministrazione cittadina che , indipendentemente da quando si effettueranno le prossime elezioni comunali, ha chiuso sabato . Un’intera città ha battuto un colpo forte e chiaro. Una piazza , nella migliore tradizione sabauda, composta dove prevaleva il colore arancione, quello ufficiale e scelto per l’iniziativa . Colore ripreso, non so se consciamente , dai Sindaci di qualche anno fa , e che ha sostituito i tradizionali rosso, azzurro e l’attuale  , governativo, giallo-verde. Attraversandola si intravedevano gruppi più o meno compatti , gli imprenditori e professionisti davanti a palazzo madama alcune aziende con imprenditori e dipendenti con i “colori”  e tute aziendali nel centro e, dato poco evidenziato se non nascosto, tanti esponenti e sopratutto elettori di sinistra. Una presenza coerente con le posizioni e gli atti di tutti questi anni . Quando una città  ed i suoi cittadini danno un segnale così chiaro, inequivocabile,  a sostenere posizioni diverse, legittimamente , o peggio ancora cambiarle quasi fuori tempo massimo ci si condanna ad una presenza , bene che vada, minoritaria ed ininfluente.  Nella seconda piazza , Carignano, il salotto di Torino , alle ore quindici è andato in scena una triste e mesta manifestazione contro il ddl ( disegno di legge) Pillon. Il provvedimento prende il nome dal senatore della Lega Nord Simone Pillon, quello del “Family Day”,  mediatore legale che fa una proposta di legge retrograda  e peggiorativa del diritto di famiglia. Un provvedimento che mette sullo stesso piano i genitori indipendentemente dalla loro condizione e che favorisce , tra l’altro , l’attività professionale del proponente. Anche così va il mondo al tempo del governo giallo-verde. Così nonostante la mobilitazione fosse nazionale , in tutte le principali città del nostro paese, ed il tema così delicato e peggiorativo in particolare per le donne , la partecipazione era proprio modesta. Ridotta ulteriormente da un’altra manifestazione sullo stesso tema e cioè il ddl Pillon. La terza piazza, appunto, dove si sono ritrovate le donne che non volevano  confondersi con le donne del PD ( Partito Democratico ) . Così richiamate dall’associazione ” Non una di meno” che in evidente contraddizione con il proprio  nome erano  in tante di meno. Il ritrovo in piazza della Repubblica ( Porta Palazzo) secondo le organizzatrici una piazza periferica dimostrando così di avere una strana concezione  della periferia e facendo pensare che non sappiano bene dove si trovino e che non ci abbiano mai abitato . E così oltre alle divisioni le scelte bizzarre, come quella delle associazioni  di piazza Carignano di non citare tra chi ha aderito i partiti invitati già precedentemente , insieme ai sindacati ,  a non portare le proprie bandiere……in una manifestazione politica.  Si vergogneranno di loro? Ah saperlo?! E come se una squadra di calcio invitasse i propri tifosi ad andare allo stadio senza sciarpe e bandiere. Decisione che fa il paio con quella delle organizzatrici di piazza della Repubblica che non avendo rappresentanti in Parlamento , non penso che ne avranno mai, non vogliano confondersi con le donne del principale partito d opposizione presente in Parlamento . Un modo singolare di contrastare un disegno di legge parlamentare. Tutto questo in un clima , peggiore di quello meteo , mesto e respingente. In condizioni simili ed  in assenza di proposte chiare e comprensibili alla stragrande maggioranza degli italiani e , soprattutto, la mancanza di un leader riconosciuto e riconoscibile condanna la sinistra italiana alla marginalità .

La piazza della gente normale

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
È la prima volta nella mia vita che vedo, andando ad una manifestazione di protesta, una manifestante che ci arriva in Taxi. Distinta, gentile e sorridente mi chiede se anche io ci sto andando. Subito, mentalmente, faccio il parallelo con l’urlante ubriaca antagonista che diceva ai poliziotti: dovete morire. Preferisco sicuramente la prima, sarò diventato perbenista. Piazza Castello gremita. Non sono proprio quattro gatti i manifestanti. Non sono quattro amici al bar. Sono un popolo fatto da imprenditori, operai, piccola e media borghesia. Artigiani come commercianti. Capisco perchè Chiara Appendino ha permesso la buffonata del consiglio comunale da parte dei suo sodali pentastellati: voleva vedere il popolo ed è stata accontentata. O forse la faccio troppo arguta. Semplicemente ha lasciato fare perché non sapeva cosa fare.Comunque risultato ottenuto. Tutta Torino contro. Persino i leghisti hanno aderito. Non le resta che fare le valige e raggiungere la sua carissima amica Raggi nell’oblio della sconfitta politica. Poi se proprio proprio non è convinta può sempre indire un referendum consultivo. Questa piazza mi sembra che non abbia paura della Democrazia. Gente meravigliosamente normale. Gente arrabbiata con Chiara Appendino ma non livorosa, persone ben vestite. Ognuno con il suo stile.  Dalla giacca e cravatta alla gonna, allo sportivo, vista anche la pioggia. Di tutte le età. Non solo le ” zitelle salottiere “, anche tanti giovani. Non sicuramente la maggioranza, ma giovani. Partita vinta tre a zero dai Sì Tav. In fondo non c’era partita. Tra reddito di cittadinanza e lavoro a Torino vince il lavoro, non l’assistenza. Osservatori qualificati come Giancarlo Caselli e meno qualificati come Il no Tav storico Perino, ovviamente in incognita.O gentili  giovani che distribuiscono gadget. C’ erano le forze politiche tradizionali? C’erano, c’erano. Magari defilate ma c’ erano. Lo stesso Bartolomeo Giachino é un politico di lungo corso, del resto lo avevano chiesto espressamente gli organizzatori.  Ma bastava aspettare il defluire della massa per capirne di più.  In piccoli gruppetti quelli del PD.  La famiglia Sitaf da una parte, Gallo e Quagliotti. Anna Rossomando come Nadia Conticelli, l’ ineffabile Giuseppe La Ganga che trova in questa manifestazione la conferma del suo riformismo liberal democratico. O Giorgio Ardito che non vuole sentirsi dire: perché il Pd è a traino? Sono anni che sostengo che avremmo dovuto noi organizzare. E la sinistra non si ferma qui. Roberto Placido che precisa: non c’entro niente con Fratoianni o Grimaldi. Poi quelli di Forza Italia raggianti. Sono contenti anche gli ex. Così Roberto Rosso e Il gigante Buono Crosetto che fanno le prove generali di un accordo per le amministrative . Ma i veri vincenti e sornioni sono i leghisti, unico partito di lotta e di governo della terza o quarta Repubblica. Sorridono e rincuorano: non vi preoccupate la Tav si finirà. Ai pentastellati ci pensiamo noi. Hanno bevuto tutto é continueranno a bere. Loro sono fatti così. Non sono cattivi. Si agitano un po’ e poi si adattano. Chi non scherza è Forza Italia e Fratelli d Italia. Bernini e Meloni in prima fila, politica s’ intende, nel dire Torino e sì Tav per tutta l’Italia. E i ” grandi capi ” del Pd renziano?Avevano in testa altro. Dopo la manifestazione le reazioni. In testa la sinistra sbrindellata che  punta il dito sui manifestanti: “Sono solo dei prezzolati”. Ma diciamocelo fino in fondo: sono decenni che non ne azzeccano una. I No Tav patetici e ridicoli che cercano nei numeri dei partecipanti e dei loro presunti interessi il limite oggettivo del loro si. È la nostra Chiara Appendino che vuole parlare e discutere. Tardi e soprattutto inutile sulla Torino-Lione. Tra No e Sì non ci può essere mediazione. In particolare sulla Tav. O si conclude o si interrompe, non ci sono vie di mezzo. Alla Sindachessa una sola altra scelta: o sta con i centri sociali , sinistra sbrindellata ed anarcoidi o sta con sindacati dei lavoratori e degli imprenditori.  Su quale sviluppo si vuole realizzare. Non se bisogna realizzare lo sviluppo. Insistiamo. Il lavoro si crea non per decreto legge o per volontà moralistiche, ma con investimenti. La marcia dei 40mila determinò una svolta. E oggi, questa manifestazione? Difficile che rimanga tutto come prima. Molti del popolo hanno sostenuto: abbiamo votato Appendino e pentastellati ma ci siamo pentiti  Difficile dunque pensare che li rivoteranno. Questo popolo vuole un presidente di Regione che vuole la Tav. Indubbio. Ma a Destra, scusate, nel centro destra, si comincia nel mormorare: Marco Boglione sarebbe un ottimo Sindaco per Torino. Un imprenditore non nuovo a queste proposte ma per la prima volta è possibile. Non se la gioca solo Torino. Dopo le europee ed amministrative la resa dei conti è tra Salvini e Di Maio. Si accettano scommesse su chi vincerà. 
(foto: il Torinese)