POLITICA- Pagina 571

Gig economy, Grimaldi (Liberi e Uguali): dal Piemonte la prima proposta di legge al Parlamento

Ieri i consiglieri regionali del Partito Democratico, la lista Monviso e la Giunta hanno deciso di sostenere la proposta di legge di Liberi e Uguali, a prima firma Grimaldi, “Disposizioni in materia di lavoro mediante piattaforme digitali”.

 

Chi lavora in questo settore si colloca in una zona grigia tra il freelance e il dipendente, ma gli elementi di subordinazione sono numerosi, il rischio è tutto schiacciato sulle sue spalle e, soprattutto, in molti casi viene pagato a cottimo. Il disegno di legge interviene perciò per definire l’inquadramento dei lavoratori come prestazione subordinata, per riconoscerne diritti e tutele impedendo che siano aggirate molte delle regolamentazioni previste dai contratti collettivi, per garantire loro un salario minimo legale. La legge prevede per esempio l’estensione ai lavoratori delle piattaforme tecnologiche del diritto a condizioni contrattuali formulate per iscritto, il riconoscimento delle spese legate all’utilizzo dei propri mezzi, tutele assicurative e previdenziali, formazione.

Ludopatia, interviene Cassiani (Pd)

“La normativa sembra aver favorito forme di gioco illegale e non sembra che ci sia alcuna strategia per il contrasto alla criminalità”

 “La legge regionale di contrasto e prevenzione alla diffusione del gioco d’azzardo patologico, approvata nel maggio 2016, e il “Piano integrato delle attività di contrasto, prevenzione, diagnosi e cura del gioco d’azzardo patologico” del dicembre 2017 si sono posti l’obiettivo di contenere tale fenomeno, riducendo le conseguenze negative legate alla dipendenza sia per il singolo individuo sia per il nucleo familiare e, tuttavia, a distanza di tempo, sembra abbiano sortito l’effetto contrario” ha spiegato il Consigliere regionale del Gruppo Pd Luca Cassiani.

“L’introduzione, a livello regionale, di norme fortemente restrittive – ha proseguito il Consigliere Cassiani – ha generato, a fronte di una modesta flessione del volume complessivo di giocate (3,8%, se si confronta l’ultimo quadrimestre 2017 con il primo quadrimestre 2018), ha avuto impatto esclusivamente sulle slot, mentre la Guardia di Finanza ha, di recente, accertato un notevole e preoccupante incremento di totem illegali, nonché di macchine slot non collegate legalmente all’Agenzia delle dogane e dei monopoli e uno sviluppo, ancora più preoccupante, del gioco online domestico che può indurre dipendenza con maggiore facilità ”.

“Ho presentato – ha affermato Luca Cassiani – un’interrogazione a risposta immediata in Consiglio regionale al fine di sapere dall’Assessore competente come giudichi gli effetti prodotti da una  normativa regionale in materia che si è distinta per un carattere fortemente espulsivo della filiera del gioco legale e che non sembra aver ottenuto, nella nostra Regione, benefici evidenti in termini di contributo alla prevenzione del gioco d’azzardo patologico e alla tutela degli individui maggiormente vulnerabili, favorendo, invece, il proliferare di forme di gioco illegale, spesso controllate dalla criminalità organizzata”.

“A distanza di sei mesi dall’entrata in vigore della normativa, con il settore del gioco legale in ginocchio e con la criminalità che aggredisce quotidianamente gli spazi da esso lasciati liberi – ha concluso Cassiani – non posso essere soddisfatto dalla risposta dell’Assessore Pentenero che non prefigura alcuna strategia per il contrasto alla criminalità e rinvia a dopo le ferie il confronto su un tema che, invece, richiede un’immediato intervento. Non abbiamo più tempo! Le imprese, le attività, gli esercizi commerciali, tutto l’indotto che paga le tasse viene penalizzato e sta morendo. Nel frattempo, il mondo della criminalità sta agendo indisturbato, si sta arricchendo e sta distruggendo individui e famiglie”.

Politica, tornano le identità

di Giorgio Merlo

È sempre più evidente dopo i primi passi del nuovo Governo e soprattutto dopo l’esito del voto del 4 marzo, che la geografia politica italiana e’ cambiata profondamente. E, con altrettanta probabilità, questo cambiamento rischia di durare per alcuni anni. Innanzitutto il tradizionale bipolarismo pare definitivamente superato. Il vecchio centro destra a trazione berlusconiana – seppur un centro destra alquanto anomalo e singolare rispetto agli altri paesi europei – semplicemente non esiste più. Esiste una destra politica molto più chiara e molto più netta rispetto a quello che è capitato dopo la fine della “prima repubblica” nel nostro paese. Specularmente non esiste più quel centro sinistra ulivista che ha caratterizzato la cosiddetta seconda repubblica. Cioè una coalizione guidata da un leader moderato o progressista e con una profonda cultura di governo che rappresentava, comunque sia, una alleanza plurale e variegata. Che cambiava a seconda delle situazione ma che, alla fine, ricalcava sempre una costante dalla storia politica italiana, cioè una e propria politica delle alleanze. Anche questa esperienza, semplicemente non esiste più. La trasformazione del Partito democratico da “partito plurale” a “partito personale” con la lunga gestione renziana e, dopo la storica sconfitta elettorale, in un partito che avrà come ragione sociale esclusivamente la ricostruzione della sinistra, cambia radicalmente la “mission” politica originaria di quel partito. Una situazione, quella del Pd, che si muove comunque ancora all’interno di una ambiguità ed indeterminatezza di fondo, legata alla possibilità di una scissione annunciata sui giornali ma, almeno per il momento, smentita dall’ex segretario nazionale Renzi. Ora, al di là della contingenza, e’ indubbio che il cambiamento politico innescato dal voto del 4 marzo semplifica le cose e, al tempo stesso, le chiarisce. A prescindere dal gradimento o meno. In sintesi, e’ nato un nuovo bipolarismo. È decollata la destra al posto del centro destra. La sinistra, almeno questa è l’Intenzione dei promotori, dovrà essere ricostruita dalle fondamenta. La sinistra, però, e non il tradizionale centro sinistra. Il fronte populista dei 5 stelle prosegue sulla sua strada. Ed è proprio alla luce di questo nuovo contesto politico che si pone il problema, e anche l’opportunità, per dar vita ad una esperienza che sappia recuperare la tradizione, la storia e il filone ideale e politico del cattolicesimo politico, sociale e democratico. E questo non solo perché sono scomparsi, almeno per il momento, i cosiddetti partiti plurali a vantaggio dei partiti identitari. Ma anche e soprattutto perché forse è arrivato il momento per riscoprire il ruolo, la ricchezza, il talento e la valenza di quelle culture politiche costituzionali che sono state storicamente decisive nella storia politica e democratica del nostro paese. In tutti i tornanti decisivi della nostra democrazia, seppur sempre fragile, sono stati proprio i cattolici democratici e popolari a svolgere un ruolo essenziale per la promozione e la salvaguardia delle nostre istituzioni democratiche e statuali, nonché per il nostro assetto economico e sociale. Va raccolto sino in fondo l’invito del cardinal Gualtiero Bassetti, e non solo, per un rinnovato protagonismo politico dei cattolici italiani. Senza ulteriori timidezze e senza ingiustificabile rassegnazione. Non una presenza clericale o confessionale, come ovvio. Ma una presenza politica e culturale laica che sappia contribuire a ridare qualità alla democrazia e autorevolezza allo stesso confronto politico. È cambiato il panorama politico nazionale, appunto. Pensare che il futuro sia una semplice ripetizione del passato equivale a condannarsi a giocare un ruolo del tutto marginale e periferico nelle nuove dinamiche della politica italiana. Occorre prenderne definitivamente atto prima che sia troppo tardi.

TAV, BOETI: “SI ESTENDA IL PROGETTO LOW COST ANCHE NELLA TRATTA DELLA BASSA VALLE

Il tunnel di base della nuova linea ferroviaria Torino-Lione non può più essere messo in discussione, questo deve essere chiaro: c’è un accordo internazionale, ci sono obblighi che impegnano l’Italia, ci sono lavori importanti già realizzati.Ciò detto, credo si debba riaprire la discussione sul percorso relativo alla tratta nazionale del Tav, che sarebbe finanziato da risorse nazionali e che prevederebbe il collegamento da Buttigliera Alta all’Interporto di Orbassano. Credo che l’idea avanzata dall’allora ministro Delrio, ovvero il progetto ‘low cost’che prevede l’utilizzo della linea storica, dovrebbe essere presa in considerazione anche per la bassa Valle di Susa, ovvero il territorio che interessa Buttigliera Alta, Rivoli, Rivalta e la collina morenica. Stiamo parlando di un patrimonio ambientale di grande pregio, un’area completamente coltivata e che sarebbe inevitabilmente compromessa dall’opera.L’investimento di 2 miliardi di euro previsto per realizzare questo tunnel potrebbe essere destinato alla riqualificazione e alla messa in sicurezza delle nostre valli (decisione che spetta al Governo, trattandosi di risorse nazionali). Una volta completato il tunnel di base potremo verificare se le previsioni sull’aumento del traffico su rotaia troveranno conferma e, allora, dati alla mano, valutare come procedere nel percorso dalla stazione internazionale di Susa verso Torino.Credo che si tratterebbe di una giusta mediazione tra la necessità di confermare i nostri impegni internazionali con la Francia e le esigenze dei cittadini dei nostri territori.

 

Nino BOETI

Presidente Consiglio Regionale del Piemonte

 

Il tunnel del mistero (e dell’odore)

DA PALAZZO CIVICO – Fetori acri in zona stazione Rebaudengo-Fossata: da dove vengono? Dai fuochi del Campo Nomadi di via Germagnano? Dal cantiere della Torino-Ceres? La Giunta (che ha risposto  a una mia interpellanza sul tema) non ha risposte certe e i residenti continuano a respirare i miasmi. La mia preoccupazione è forte: oltre che fastidiosi, non saranno per caso anche tossici?

L’aria diventa fetida chissà dove e per chissà quale ragione; è quindi risucchiata dal tunnel ferroviario; e infine, come per un effetto-camino, si riversa in zona stazione Rebaudengo-Fossata. Un problema sotto gli occhi (anzi sotto il naso) di tutti: ma l’Amministrazione, ancora, non è riuscita a identificarne la fonte.

Due le ipotesi: potrebbero trattarsi dei fumi della plastica bruciata in via Germagnano, sede di diversi Campi Nomadi; o, ancora, potrebbero essere l’effetto di lavori presso il cantiere della Torino-Ceres (corso Grosseto angolo via Sospello). Una situazione che mi preoccupa. Tale evenienza si verifica cinque, sei e più volte ogni anno, come i residenti rivelano e affermano. La mia preoccupazione è che i fumi, oltre ad avere un odore tremendo, possano essere anche tossici. Ho chiesto di poter approfondire il tema in Commissione, dopo la discussione della mia interpellanza sul tema  in Sala Rossa.

Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.

Mamme egiziane, corsi di educazione alla cittadinanza

L’assessora regionale ai Diritti civili, Monica Cerutti, ha incontrato il rappresentante della comunità egiziana di Torino, Ibrahim Younes, e  un gruppo di mamme egiziane, tra cui le due signore Merfat e Zeinab, che hanno manifestato davanti a Palazzo civico per chiedere di poter rivedere i propri figli, che sono stati dati in affidamento dai servizi sociali. “Abbiamo letto sui quotidiani che una delle signore sollevava il problema della conoscenza delle leggi italiane – ha ricordato Cerutti – e così abbiamo pensato di intervenire per prevenire situazioni come quelle emerse in passato. Abbiamo cercato di capire con loro che tipo di informazione può essere necessario fornire. É emersa l’utilità di corsi di educazione alla cittadinanza per chi arriva da altri Paesi, non solo dall’Egitto, e ha abitudini e culture diverse”. La Regione individuerá, insieme alle associazioni egiziane e a quelle di altri Paesi,  i contenuti di questi corsi. E entro fine anno sarà  proposto un bando  alle stesse associazioni di persone di origine straniera per sostenere i loro progetti, privilegiando proprio quelli di educazione alla cittadinanza, a partire dalla conoscenza delle regole dei diritto di famiglia vigenti in Italia.Questi corsi dovranno avere come lingua principale l’italiano, associata anche alle lingue dei destinatari, soprattutto per coinvolgere chi ė arrivato più recentemente in Italia. In questo modo, le comunità straniere saranno chiamate ad essere protagoniste in prima persona della costruzione di politiche di inclusione.

Elezioni e nuovo percorso anche per i cattolici

di Giorgio Merlo

Il voto del 4 marzo prima e la tornata amministrativa di domenica scorsa poi hanno confermato alcune costanti che nel breve tempo difficilmente saranno messe in discussione. Al di là dei  macro dati politici sufficientemente noti a tutti – la secca diminuzione di consensi del movimento 5 stelle nell’arco di pochi mesi; dalla crescita esponenziale della Lega di Salvini alla irreversibile caduta politica ed elettorale di Forza Italia; dalla crisi profonda del Pd alla sostanziale irrilevanza di Liberi e Uguali – non possiamo non ricordare che, per fermarsi al campo riformista e democratico, alcuni elementi si sono ormai consolidati. Innanzitutto e’ tramontata definitivamente la cosiddetta “vocazione maggioritaria” del Partito democratico. Un partito che, dopo la secca e storica sconfitta subita al 4 marzo, e’ destinato a perdere ancora una mole consistente di comuni che governava sino a ieri al prossimo ballottaggio. Una costante che e’ iniziata nel 2015 e che prosegue in modo regolare, a conferma del fallimento della strategia renziana e di tutta quella classe dirigente che in questi anni e’ salita sul carro vincitore per poi, adesso, misteriosamente ma comprensibilmente, straparlare addirittura di “derenzizzazione” del Partito democratico. Fallita anche l’esperienza di Liberi e Uguali che ormai è una realtà politica ed elettorale già consegnata alla storia recente. Resiste il “civismo”, almeno a livello amministrativo, anche se stenta a trovare una specifica proiezione sul palcoscenico nazionale. Salvo pochissime esperienze. Ora, a fronte di un quadro politico sufficientemente chiaro, e’ persin ovvio ricordare che se il campo riformista, democratico e progressista – cioè l’ex centro sinistra – vuole nuovamente ridiventare competitivo con il movimento 5 stelle e soprattutto con l’ex centro destra a trazione salviniana, deve obbligatoriamente procedere ad una profonda scomposizione/ricomposizione al suo interno. Sarebbe perfettamente inutile riproporre sigle e cartelli elettorali – a cominciare dal Partito democratico, Leu e le varie frattaglie che si sono presentate alla consultazione del 4 marzo scorso – che, di fatto, non sono più competitivi. Ed è proprio su questo versante che è quantomai essenziale e decisivo rimettere in campo quelle culture politiche che, nella rispettive autonomie politica ed organizzativa, possono portare un contributo importante per definire un progetto autenticamente riformista e democratico. A cominciare, appunto, da quel “cattolicesimo politico” che non può sempre essere evocato da commentatori, opinionisti e politologi e mai praticato nella concreta e contesa dialettica politica italiana. E questo ancora al di là della vivacità e della mobilitazione politica, culturale e sociale che sta caratterizzando settori sempre più consistenti dell’area cattolica italiana. Nessuno, ad oggi, conosce l’epilogo concreto che avrà questo sussulto politico e culturale che sale dal mondo cattolico, seppur frastagliato e variegato. Un fatto, però, e’ indubbio: e cioè, il patrimonio culturale, valoriale, sociale ed etico del cattolicesimo politico adesso deve ritrovare una rinnovata ed attiva presenza nella cittadella politica italiana. Lo chiedono in molti; lo chiedono i tanti esponenti, militanti, simpatizzanti, gruppi organizzati ed elettori che si sentono semplicemente non rappresentati dagli attuali attori politici. E quando emerge questa esigenza e, soprattutto, questa domanda di rappresentanza politica ed istituzionale, e’ indispensabile dare una risposta adeguata e pertinente. E questo ancora al di là dei ripetuti ed appassionati appelli e riflessioni del Presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti. Perché il segreto di questa rinnovata presenza politica risiede proprio in quel patrimonio, oggi quanto mai necessario di fronte ad una profonda ed irresponsabile radicalizzazione della lotta politica italiana. Un partito laico di ispirazione cristiana? Un soggetto politico popolare di ispirazione sturziana? Un movimento politico laico e aperto a tutti, come ovvio, ma con una forte impronta di matrice cattolica? Ad oggi non sappiamo, appunto, quale sarà l’approdo politico ed organizzativo. Una cosa sola e’ certa, e lo conferma il trend elettorale. Per il cattolicesimo politico italiano si è aperta una nuova fase politica. Che non è più solo quella di commentare o contemplare i fatti politici ma, al contrario, di marcare una qualificata presenza pubblica. Laica, ma fatta di contenuti, di valori e di stile e comportamenti. L’assenza, il ritorno nel privato o il ritiro nel prepolitico, come si diceva un tempo, non è più una strada da praticare e da percorrere.

Governo: Sicilia batte Piemonte 5 a 2

Sicilia batte Piemonte 5 a 2.Sono 45 le nuove nomine del governo. Vuol dire che la Sicilia è più virtuosa della nostra regione. Pazienza, ce ne faremo una ragione. Del resto non abbiamo alternative se non quelle d’ essere impotenti spettatori.Ammettiamolo: saputo che i 2 sono pentastellati, un brivido alla schiena.Ci aspettavamo esigui numeri, ma pensavamo che fossero dei leghisti. Sbagliavamo perché applicavamo categorie politiche vecchie, sintetizzabili in questi concetti: la Lega piemontese ha decisamente portato in dote a quella nazionale una buona percentuale di voti. A Torino i pentastellati hanno perso mentre, ad esempio, Alessandro Benvenuto ha stravinto. Risultato: Laura Castelli sottosegretario e gli altri leghisti fuori dal governo. Ci sono sempre le commissioni . La maggioranza gialloverde vuole decidere su tutto e su tutti. Concedendo qualcosa alla Meloni e all’inossidabile Berlusca.Comunque poca cosa. E la nostra regione ne va di mezzo contando poco o nulla. Ingrato destino per noi Piemontesi che all’unità d Italia “abbiamo dato il nostro contributo”. Ed il nostro sovranismo piemontese è mortificato dall’ affermazione della Sicilia. Non abbiamo capito – anche se lo avevamo supposto – un ulteriore ridimensionamento del peso politico specifico dei rappresentanti piemontesi. Come si è arrivati a questo punto? Alchimie sempre più ristrette in stanze sempre più blindate del potere romano. Nel merito, chi sono i sottosegretari piemontesi? Ecco, bella domanda.E la ripeto per darmi un tono: ma chi sono i sottosegretari piemontesi? Se fossero ai più conosciuti per ciò che hanno fatto sarebbe plausibile dare una risposta fondata. Su Crippa non ci aiuta la distanza da Torino ad Omegna. Esperto di problemi ambientali, bisogna probabilmente aspettare cosa farà il ministro dell’Ambiente. Siamo maggiormente preparati su Laura Castelli. Classe 1986, deve proprio essere brava e preparata se Giggino (Di Maio) l’ha scelta ancorché così giovane.  Era molto arrabbiata sostenendo che la lobby del mattone non l’aveva voluta. Ora delle due l’una . O si sbagliava prima, o una quadra l’hanno trovata tra i cosiddetti poteri forti ed i gialloverdi. Laura é sempre stata precoce .Già a scuola si faceva sentire. Un po’ zoppicante in ragioneria… che per un istituto di ragioneria non è da poco. Ma magari passando il tempo si è raffinata perfezionandosi. Ad oggi è passata alla storia per aver risposto alla Gruber di non avere un’ opinione sull’euro. Tanto bene, appunto, non cominciamo. Ovviamente si scherza quando si nota che il Lombardo – Veneto si è messo d’accordo con i Borboni. Ma qualcosa, cari torinesi, cari piemontesi abbiamo sbagliato. Non può essere solo colpa d’ altri.  Non può solo essere colpa di un destino cinico e baro di saragattiana memoria. È anche colpa delle scelte sbagliate fatte da una locale classe politica dirigente troppo nei confronti della  decadenza della Fiat. Non abbiamo più i servizi segreti inglesi fondamentali nella vittoria dei Mille in Sicilia. Ed ai nostri figli ” non possiamo dare da mangiare ” un glorioso passato remoto come prossimo. L’ unica possibilità che abbiamo è chiedere ai politici di turno, al di là del credo politico, di fare quadrato per gli interessi della nostra regione. Anche per questo continuiamo ad essere pessimisti.
Patrizio Tosetto

IMPRESE, MONTARULI-MARRONE (FDI): TORINO FANALINO DI CODA PER PRODUTTIVITÀ INDUSTRIALE

“Un tempo in Italia Torino era sinonimo di industria, oggi invece è un colpo al cuore vedere la nostra città fanalino di coda nella graduatoria ISTAT per produttività industriale, con un patetico 2,1% rispetto al 7,2% di Milano” accusano Augusta Montaruli, deputata FDI, e Maurizio Marrone, dirigente nazionale FDI, che attaccano “decenni di amministrazione di centrosinistra arrendevole e priva di strategia trovano piena continuità in questi primi anni di giunta grillina: medesimi occhi chiusi e slogan propagandistici davanti a delocalizzazioni produttive, disoccupazione selvaggia e arretramento sociale. Intanto Torino pesa nemmeno un terzo della vicina e concorrente Milano, tanto da diventarne, anche dal punto di vista industriale, un satellite senza futuro. Ma noi non ci arrendiamo e daremo battaglia in Parlamento per restituire competitività e sviluppo al nostro territorio: i torinesi meritano un futuro degno della loro storia”. 

Corgnati (Pd): “una legge moderna sulla caccia”

Il Consiglio regionale, nella seduta del 12 giugno ha approvato il disegno di legge “Tutela della fauna e gestione faunistico-venatoria in Piemonte”.“La legge sulla caccia – afferma il Consigliere regionale del Partito Democratico Giovanni Corgnati, relatore di maggioranza – è un provvedimento nuovo, moderno, in sintonia con i cambiamenti nazionali ed europei e il più possibile rispondente alle esigenze e alle sollecitazioni degli organismi associativi che si occupano della materia.Questo testo va a riempire un vuoto normativo verificatosi a seguito dell’abrogazione della legge n. 70/1996, mai sostituita”. “Il provvedimento – prosegue il Consigliere Pd – è stato, durante il suo percorso in Commissione, oggetto di un’ampia consultazione e condivisione con molti soggetti, tra i quali le associazioni animaliste e venatorie, gli enti no profit e gli Enti locali e, durante l’esame in Aula, è stato modificato e corretto. Tra gli emendamenti accolti, si segnala quello che introduce il divieto di cacciare le domeniche del mese di settembre, frutto di un’ampia concertazione con forze politiche di maggioranza e opposizione”. “La legge – ha proseguito il Consigliere Corgnati – introduce alcune novità principali: l’aumento della superficie minima per ogni ambito di caccia con una prospettiva di fusione dei diversi enti (ambiti e comprensori alpini); la modifica dei componenti dei comitati di gestione al fine di garantire una rappresentanza a tutte le parti (agricoltori, cacciatori, ambientalisti, enti pubblici); l’introduzione del limite di due mandati per la carica di presidente di Ambito territoriale della caccia e di comprensorio alpino; l’introduzione di una prova di tiro obbligatoria per la caccia di selezione con il rilascio di un attestato di validità semestrale; l’ampliamento delle tipologie delle zone per l’addestramento dei cani ausiliari e l’introduzione della possibilità di addestramento per i rapaci da caccia; la possibilità di commercializzare la fauna selvatica abbattuta; il divieto di introdurre starna e fagiano sopra i 1.000 metri, a tutela della tipica fauna alpina”.

“Altre novità – ha concluso Giovanni Corgnati – riguardano le attività correlate alla fauna selvatica. Tra queste si possono evidenziare: il riconoscimento dei Centri di recupero degli animali selvatici che già operano sul territorio, la possibilità di controllo da parte degli ATC e CA che abbiano al loro interno guardie particolari giurate e la previsione di misure straordinarie di controllo della fauna selvatica, per interesse pubblico, tutela dell’esercizio dell’attività agricola e altre attività economiche”.