POLITICA- Pagina 489

San Mauro, si riunisce il consiglio

Lunedì 28, alle ore 21, si riunisce il consiglio comunale. L’amministrazione comunale, guidata da Marco Bongiovanni, dovrà rispondere a ben 11 tra interrogazioni ed interpellanze presentate dalle consigliere di opposizione Maria Cuculo Vallino (Partito democratico) e Paola Antonetto (Udc). Nel merito sarà deliberata la ratifica della variazione di bilancio adottata dalla giunta municipale in via d’urgenza e la variazione al bilancio di previsione con l’applicazione dell’avanza di amministrazione del 2018. “Questo intervento – dice il consigliere di ‘Impegno per San Mauro’, Ugo Dallolio – è reso necessario da un minore introito derivante da quanto previsto per le sanzioni nel bilancio di previsione”. Inoltre il consiglio comunale dovrà anche deliberare su una proposta di delibera in materia di ‘Dichiarazione di pubblico interesse per il progetto di efficientamento energetico proposto dalla ditta Enel Si Srl” e su una proposta di ordine del giorno sulla Siria del gruppo consigliare del Movimento 5 Stelle. Qualora i lavori non venissero completati entro le 24 la sedura proseguirà martedì 29 ottobre alle ore 21.

Massimo Iaretti

 

Dal crollo della cortina di ferro alla crisi del liberalismo

Libro ben scritto da un protagonista e spettatore di questi ultimi trent’anni. Scritto da un
ex comunista e da un riformista non pentito, Antonio Polito (nella foto) .

Riformista non pentito ma frustrato nelle speranze
prodotte dall’ abbattimento di quel Muro. Emblematico il sottotitolo: il comunismo è morto.
Il liberalismo e ‘ malato ed io non mi sento molto bene, parafrasando Woody Allen. Direi ottima
sintesi. Non guasta mai. Altro pregio: non si ripete mai. Spiega come e perché si è arrivati a
questo punto, potremmo dire una situazione  bloccata tra sovranisti e neoconservatori
anti Europa e la solita e lacerata sinistra che fondamentalmente non sa cosa fare. La sinistra
non vince. O se si aggiudica il primo posto deve sempre avere “additivi” che ( a volte ) non sono
sufficienti. Emblematico il caso della Spagna. Come indicativo all’inverso il caso della Danimarca
dove i socialdemocratici vincono con un chiaro programma anti immigrati copiato di sana
pianta dalla destra. Una sinistra che deve sempre fare i conti con il suo dna e con la scomparsa
(di fatto) della mitica classe operaia. Sinistra divisa tra comunismo e socialdemocrazia. Tra i
puri e i riformisti. Con, ovviamente,  delle sotto correnti  in contrasto tra loro. Oramai tutto ciò è
acqua passata e non macina più. Si è sostituito lo storico scontro tra occidente (democratico
capitalista) e l’oriente (le democrazie popolari e tiranniche). Ora il principale scontro e tra
il capitalismo democratico e cattolico protestante con il sud del mondo principalmente
musulmano. Con diverse varianti all’ interno dei singoli schieramenti. Con complicanze dello
scontro tra Usa e Russia e nuova variabile della guerra dei dazi con la Cina. Dunque? Dopo la
folata di libertà con ‘ abbattimento del Muro di Berlino e la moltiplicazione dei Muri le cose
si sono notevolmente complicate.

Vinto il comunismo ora il capitalismo fa i conti con sé
stesso. In particolare con la sua forma politica organizzativa: la Democrazia. Enrico Berlinguer
succintamente ebbe il coraggio di sostenere che la spinta propulsiva della Rivoluzione d’ Ottobre
si era esaurita. Ed altresì ora si può veramente parafrasare che la spinta propulsiva della caduta
del Muro di Berlino si è esaurita. Lo slancio ed anelito di libertà si è rarefatto nel corso del tempo.
Tentativi di “armonizzare e democritazzare” la rivoluzione ve ne sono stati diversi. Da Tony Blair
che è passato alla storia come l’ unico premier laburista inglese rieletto. O come Pietro Ingrao
tra i padri del Comunismo democratico italiano. Avversario di Giorgio Napolitano, epigono di
Giorgio Amendola, figlio di un grande Liberale come Giovanni Amendola ucciso dai fascisti.
Pietro Ingrao si inventò la Terza Via. Appunto tra Comunismo Sovietico e capitalismo socialdemocratico.

Tentativi più di carattere intellettuale che concretamente di governo. Comunque
tentar non nuoce. Ma poi se non ci sono i risultati le crisi sono inevitabili. Crisi irreversibili.
I nostri nostalgici comunisti si sono illusi che i crolli dei sistemi dei paesi dell’Est non li
avrebbero riguardati. Si sbagliavano di grosso: il loro dire è ridotto a pura testimonianza di quanto
era bello il tempo del PCI. C’ è anche “ciarpame” come Marco Rizzo  che getta anatemi
ideologici verso Enrico Berlinguer. Ciarpame ed omuncoli. Poi c’e’ la crisi del riformismo come
c’e’ la crisi del sindacato con le sue logiche di rappresentanza ed azione sindacale. Un sindacato che
non solo vive di ricordi ma sta in piedi grazie al passato. Oltre il 60 % degli iscritti CGIL sono
pensionati. E concretamente poco incide sulle scelte di politiche economiche. Ammesso che
ci siano delle scelte governative sulle politiche industriali ed economiche. Mi sa ( soprattutto
negli ultimi due anni ) che venga lasciato tutto al caso e facendo finta di lavorare per risolvere i
problemi. Assecondando ed un p’o mentendo su ciò che non si fa. Per questo la crisi di rappresentanza
produce una crisi democratica. Non a caso sono nell’Est europeo fantasiose teorie politiche
che tendono a sminuire la democrazia come forma di governo. In questo nulla di nuovo,
dimostrando che la seconda guerra mondiale non è bastata. Sciovinismo, razzismo culturale
sociale e religioso che nega i diritti delle minoranza delle donne e delle fasce sociali basse. L’
elezione di Trump ed i suoi non chiari rapporti con la Russia hanno fatto emergere i flussi di
finanziamenti e di relativi appoggi politici alle forze nazionali sovraniste.
L’Europa centrale in quel progetto di libertà di 30 anni fa è sotto assedio. Per ora il sovranismo
non sfonda. Appunto, per ora. In crisi il binomio tra sviluppo economico e sviluppo della
democrazia. Sviluppo economico basato sul meccanismo quantitativo e dei soli consumi. Una sorta di
totale imponenza della politica e dei politici. Il caso Italia è emblematico. La loro incapacità è
manifesta e palese. Concretizzata da un generale abbassamento dei livelli culturali e di sapere.
Per molti di loro (ad esempio) la geografia ed il suo relativo studio sono una perdita di tempo.
Orbene, dovrebbero essere loro preposti alla soluzione dei problemi. I non risultati sono sotto
gli occhi di tutti. Ma  c’è dell’ altro. Visto che vogliono essere rivotati fanno solo propaganda
raccontando e raccontandosi una realtà totalmente inventata. L’ epocale problema della
emigrazione ne è un tragico esempio. Tante parole, pochissimi fatti e tanta polemica.
Personalmente continuo nell’essere pessimista. E mi sembra che anche l’ autore lo sia. Appelli
alla ragione di illuministica memoria e atti morali sono riconducibili ad un bene comune.
Strada in salita. Ma non possiamo fare come gli struzzi che mettono la testa in un buco per
non vedere la realtà. Rischieremmo di essere travolti da questa voluta ignoranza, sapendo che la
consapevolezza è (anche) figlia della libertà. Libertà di dire ciò che vogliamo dire e libertà di
essere quello che vogliamo essere.

 

Patrizio Tosetto

Lingua dei segni, FdI: “Da mesi il nostro testo in Parlamento”

MONTARULI : “BASTA PROCLAMI M5S.  ASPETTA SOLO DI ESSERE VOTATO. SERVE VOLONTA’ “

“Basta proclami, la legge per riconoscere la Lingua dei Segni è in Parlamento che aspetta calendarizzazione. Approviamola”, risponde così la parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli alle dichiarazioni del Movimento 5 Stelle in favore del riconoscimento della LIS, in Italia e in UE.  Montaruli, prima firmataria della proposta di legge sull’introduzione della LIS in Parlamento, e protagonista negli scorsi mesi dell’intervento alla Camera in Lingua dei Segni divenuto famoso sul web, è chiara: “Sono almeno 35 anni che sentiamo sempre le solite promesse. La proposta di Fratelli d’Italia per il riconoscimento della LIS giace da tempo in commissione. Ora basta con gli indugi. Per dare un segnale concreto alle migliaia di italiani non udenti è sufficiente discutere il testo e votarlo. Mi auguro che su questo tema possa esservi una convergenza di tutte le forze politiche”.

Ravetti scrive a Cirio e Allasia: “In democrazia c’è l’opposizione”

La lettera del capogruppo regionale Pd ai presidenti di Giunta e Consiglio


Cari Presidenti, (cari Alberto e Stefano),
c’è molto che non va nel rapporto tra opposizioni e maggioranza. E non è un problema legato al cattivo rapporto tra persone e nemmeno, per essere chiari, a un fastidioso scontro tra Gruppi politici. C’è dell’altro e interessa il confronto democratico e il ruolo che ciascuno di noi ha in Consiglio regionale e nella società piemontese. Ho come l’impressione che i Gruppi di maggioranza non abbiano ben chiari la ragione di fondo e il senso, non tanto della nostra azione politica, quanto del ruolo delle minoranze. Il nostro compito non è agevolarvi in quello che volete fare ma essere vigili affinché le vostre scelte siano davvero utili per la comunità piemontese. Ed è un nostro problema, non un vostro, se commettiamo errori sfidandovi con battaglie (cito i giudizi espressi in questi giorni da alcuni assessori e consiglieri di maggioranza) “strumentali, sterili, al limite del ridicolo, maldestre, pretestuose, inventate e insussistenti che dimostrano tutta l’ignoranza dell’ex maggioranza”. E’ un nostro problema perché rischieremmo di non essere più credibili innanzi tutto agli occhi di quei cittadini che hanno affidato a noi le loro speranze e che, non ricordatemelo, sono in numero inferiore rispetto a quelli che hanno creduto in voi. Lo ripeto a chiare lettere al Presidente Cirio: noi siamo contrari all’impostazione che state dando alle politiche per l’infanzia, siamo convinti che la vostra lettura dei problemi sulle politiche per la casa e più in generale sulle politiche sociali è troppo parziale, pensiamo che avete perso tempo in sanità e non sapete assumervi fino in fondo le responsabilità perché le scelte possibili oggi andrebbero in rotta di collisione con ciò che avete detto in campagna elettorale. Siamo convinti che non siete interessati a discutere di Autonomia del Piemonte perché più interessati a “piantare una bandierina politica” con l’istituzione di una inutile Commissione permanente per l’Autonomia. Siamo certi che avete fatto male al Piemonte tenendoci incollati ai banchi del Consiglio per una settimana intera a votare una delibera per l’avvio del Referendum sulla modifica della legge elettorale nazionale, una delibera che avete sbagliato e che vi costringerà a tornare in Aula facendo perdere altro tempo. E potrei continuare ancora, l’elenco dal nostro punto di vista è lunghissimo, va dall’approccio sbagliato sull’ambiente fino alla gestione inadeguata del comparto culturale. E sono trascorsi solo pochi mesi. Siamo stati contrari e abbiamo l’obbligo di contrastare le vostre scelte nel pieno rispetto dei regolamenti che sta a voi applicare con cura e a nostra tutela. Tra l’altro, colgo l’occasione e mi aiuto con un esempio a proposito di regolamenti e di rapporti: trovo del tutto insolito che, nel confronto tra la maggioranza e il gruppo più numeroso dell’opposizione, la vicenda delle nomine di Finpiemonte e Finpiemonte Partecipazioni ci veda sostanzialmente esclusi. Non va bene, ma non si tratta di “posti” o di “poltrone”. Alcuni fra voi vivono questo fatto con il sorriso come fosse stata una furbizia; non va bene per voi, più che per noi, perché verrà a mancare un elemento di rappresentanza nel sistema di gestione e controllo di quelle società. Quindi, cari Presidenti, intendiamoci: aiutateci a far capire alla maggioranza (Giunta e Consiglio) che le loro scelte non sono quelle di un capo, di un padrone o di un consiglio di amministrazione. Sono opinioni che devono essere messe a confronto con altre opinioni, e nessuno si senta offeso, al massimo provi fastidio. Molte volte le opinioni non coincideranno, altre sì. E’ facile, si chiama Democrazia.

Domenico Ravetti – Presidente Gruppo PD

Regione, Rosso: “Musulmani non discriminati, ma rispettino Costituzione”

“I musulmani che hanno la cittadinanza nel nostro Paese sono cittadini italiani a tutti gli effetti e non devono subire forme di discriminazione e di razzismo, ma loro devono imparare la lingua e soprattutto rispettare la nostra Costituzione, nei suoi principi fondamentali”: lo ha dichiarato questo pomeriggio l’assessore ai Diritti, Roberto Rosso, che ha incontrato presso la sede regionale di via Viotti i rappresentanti delle due associazioni arabo-egiziane El Nilo e Centro Mecca. Motivo della riunione la volontà di organizzare a Torino un grande evento interreligioso sulla fratellanza umana, in cui discutere e approfondire il documento firmato da Papa Francesco e dal Gran Imam di Al-Azhar, Ahmad Al Tayyeb, che si dovrebbe tenere a dicembre. Gli esponenti delle due associazioni hanno anche fatto presente a Rosso la necessità di un aiuto della Regione per l’organizzazione di corsi di italiano e corsi per le famiglie, in modo che queste possano apprendere i fondamenti della cultura occidentale nel rapporto con moglie e figli. Tutti temi su cui Rosso intende lavorare nei prossimi mesi, “perché vogliamo una società di persone, che, ciascuna con la propria religione, si riconoscano in valori di convivenza comuni”.

Anarchici, FdI: “Situazione grave a Torino”

“SERVONO MISURE STRAORDINARIE E INTERVENTO MINISTRO DELL’INTERNO”

“Le parole della sentenza sugli anarchici torinesi che equipara il loro terrorismo con quello dell’Isis dà la misura della gravità della situazione sotto la Mole – dichiara la parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli -. Servono misure straordinarie da parte del ministero dell’Interno per garantire la sicurezza di una città che soffre un pericolo anarchico unico in Italia”. “Torino – dichiara il capogruppo di FdI in Regione Piemonte Maurizio Marrone – è ormai diventata una base per il terrorismo. Qui sono stati arrestati i primi affiliati all’Isis, e sempre qui, gli anarchici avevano nell’ex Asilo Occupato il loro covo. Serve un’intervento netto per stroncare un fenomeno che per troppo tempo è stato sottovalutato in città”.

 

(foto archivio)

“Che fine hanno fatto i 200 milioni di Finpiemonte?”

Da Palazzo Lascaris

RAVETTI – GALLO – VALLE (Pd): “La sonnolenza di Cirio rappresenta il profilo dell’azione politica”

“Nel momento in cui abbiamo analizzato l’Assestamento di Bilancio presentato dalla Giunta Cirio abbiamo ritenuto opportuno fare il punto anche su altre partite aperte. I 200 milioni di euro provenienti dalla riduzione del capitale sociale di Finpiemonte sono determinanti per lo sviluppo della nostra regione e rappresentano un importante sostegno all’attività imprenditoriale. La considerazione che facciamo, dopo un’attenta lettura, è che la sonnolenza della Giunta Cirio rappresenta il profilo dell’azione politica su un campo tanto importante: il piano investimenti sta subendo un consistente rallentamento, i bandi della Direzione Coesione sociale sono usciti solo nel mese di ottobre e ignoriamo quando usciranno quelli per la competitività, per la cultura e per il turismo” afferma il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti.

“Grazie ad un grande lavoro di squadra fatto nella scorsa legislatura eravamo riusciti a mettere in campo una buona quantità di risorse per aiutare i settori della cultura e del turismo piemontesi. Si tratta di misure in grado di generare circoli virtuosi e fungere da moltiplicatori nel sistema, non semplici contributi. 8 milioni e 500 mila euro destinati a facilitare la creazione d’impresa e l’accesso al credito per gli operatori culturali e il settore del cinema, e più di 18 milioni di euro su una politica turistica integrata, di cui 11 su fondi rotativi e misure per l’accesso al credito e 8 sullo sviluppo turistico montano e il cicloturismo. I bandi, grazie al lavoro degli uffici regionali, sono pronti da parecchi mesi, è incomprensibile e inaccettabile che la nuova Giunta continui a tenerli bloccati, chiusi in un cassetto. Non si capisce quale logica stia dietro a questo comportamento, se non paura e incapacità di portare avanti iniziative fondamentali che gli operatori del settore attendono da tempo per dare un futuro al Piemonte” spiega Daniele Valle, vicepresidente della Commissione Cultura.

“Dopo la vicenda Finpiemonte sono stati “riprogettati” oltre 200 milioni di nuove risorse da destinare allo sviluppo economico e alla competitività del Piemonte – conclude il vicepresidente della III Commissione Raffaele Gallo – Nel 2018 e nel 2019 sono stati, infatti, predisposti tutti gli atti amministrativi per la riduzione del capitale sociale di Finpiemonte e, quindi, sono state effettivamente rimesse in circolo queste risorse, allocate su precisi assi di sviluppo, in particolare su industria artigianato e commercio. Per la competitività del sistema Piemonte abbiamo stanziato circa 140 milioni. A distanza ormai di 8 mesi dal via libera in Commissione molti bandi non risultano attivati, lasciando sguarniti interi settori del sistema economico, commercio e artigianato in primis. Ad oggi risultano attivati bandi solo per 14 milioni. A pagare il prezzo sono le imprese commerciali e artigiane, che non hanno strumenti per sostenere i loro investimenti, e, più in generale, il sistema industriale che oggi più che mai deve investire in innovazione tecnologica. Questi ritardi non sono più accettabili e non vorrei che si rischiasse di perdere anche le risorse mandandole “in economia” a fine anno! Presidente Cirio in questo caso basta veramente “schiacciare un pulsante” perché è tutto pronto, lo faccia per favore. È evidente che l’altra velocità di Cirio è nelle parole, ma non nei fatti! Il sistema economico Piemontese non può più aspettare!”.

Referendum: la Cassazione chiede integrazioni

Per una questione formale, la Corte di Cassazione ha chiesto agli 8 Consigli regionali, Piemonte compreso, che il 30 settembre avevano presentato istanza di referendum abrogativo riguardante la legge elettorale, un’integrazione al quesito referendario e per farlo ha concesso tempo sino all’8 novembre. La Cassazione invita anche i promotori a cambiare la denominazione del quesito per la sua identificazione.
Nello specifico, l’integrazione richiesta consiste nella formulazione integrale dei testi delle disposizioni di cui si chiede l’abrogazione; inoltre la denominazione del quesito dovrà essere “Abolizione del metodo proporzionale nell’attribuzione dei seggi in collegi plurinominali, nel sistema elettorale della Camera dei Deputati e nel Senato della Repubblica”.
I Consigli regionali, come detto, avranno tempo sino all’8 novembre per deliberare le integrazioni di carattere formale.

Locatelli (Prc-SE): “le ricette di Conte per la crisi? Tanto fumo e niente arrosto”

“Prc in piazza con i lavoratori”

“Tanto fumo, niente arrosto. Le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte,  in visita a Torino, sulla fuoriuscita dalla crisi produttiva e occupazionale che attanaglia l’area metropolitana e il Piemonte lasciano il tempo che trovano. Con poche novità di facciata non c’è nulla che dica di un cambio di rotta rispetto alla logica dello sviluppo sin qui intervenuta, una logica che ha esaurito la sua spinta propulsiva: incentivi alle imprese, flessibilità del lavoro, privatizzazioni e tagli alle spese sociali. Peggio ancora si continua a spacciare la realizzazione di un’opera scriteriata come il Tav in Valsusa come un possibile volano di sviluppo. Tutto ciò quando ci sarebbe bisogno di operare per una svolta di 180 gradi. Per uscire da una condizione di depressione della produzione e dei redditi, da una situazione di disoccupazione e precarietà di massa ci vuole ben altro che ipotizzare finanziamenti ai settori dell’automotive e dell’aerospazio  da parte del governo. Occorrerebbe puntare su una riconversione dell’economia, sulla produzione di nuovi beni e servizi socialmente utili, sulla salvaguardia delle risorse naturali, sulla produzione di energie rinnovabili, sulla mobilità sostenibile, sulla riconversione dell’industria bellica, sull’agricoltura di qualità, ecc. Occorrerebbe pensare ancora a un rilancio dell’intervento pubblico in economia, all’intervento diretto nelle situazioni di crisi, a una riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario avendo come obiettivo la piena occupazione. Come Rifondazione Comunista oggi eravamo in piazza con le lavoratrici e i lavoratori in lotta per il posto di lavoro”.

 

Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc-Se di Torino:

Chiara e il film che vedono solo i pentastellati

Chiara Appendino  è proprio sfortunata. Ora pure il tetto della Cavallerizza che brucia.
Forse non tutti sanno o si ricordano che alla fine della passata giunta avvennero due cose.
La Cavallerizza fu comprata da Cassa depositi e prestiti per far cassa al Comune di Torino. L’Europa approva il progetto di riqualificazione dell’intera area finanziandolo. Una minima
parte destinato a galleria commerciale. Vince Chiaretta che con l’allora Vice Sindaco Montanari
che si oppone decisamente al tutto. Su una cosa non si oppone: l’ occupazione degli antagonisti
già più volte cacciati. Del resto era ancora nella fase No Tav, e tutto fa brodo. Così un sito
UNESCO ( patrimonio dell’ Umanità) è ricettacolo di queste persone. Uno dei loro capi che non
vuole farsi riprendere sostiene che l’incendio è colpa della polizia per rendere l’edificio inagibile e farli
traslocare. Incredibile. Sono fatti così. Oscillano tra il considerarsi vittime e minacciare chi si oppone al loro
volere.
Minacce che cominciarono nel 2002 con Roberto Tricarico allora assessore colpevole di averli
fatti sloggiare dalla Cascina Marchesa. S’intende che dire che la colpa è della polizia è una
sonora bufala. Anche Chiara Appendino deve essere scortata per le loro minacce che rappresentano  un cancro per
tutta la città. E per i pentastellati è l’ ennesima conferma che o si sta una parte o si sta dall’ altra.
Non ci sono e non ci possono essere mezzi termini. Per loro è un momentaccio. Soprattutto al loro
interno. Il cosiddetto caso Pasquaretta sta facendo nascere – almeno politicamente –  un nuovo caso Sacco, l’assessore
al commercio. Giratela come volete ma non c’ è pace per i pentastellati e
tra i pentastellati.  Eppure continuano nel rilasciare dichiarazioni quasi
trionfalistiche. L’anagrafe non funziona? Vi sbagliate, è solo un problema di sistema informatico.
Poi l’ assessore Rolando è costretto a chiedere scusa
Caos nella viabilita’. L assessore La Pietra: basta che andiate in bicicletta e tutto si risolve.
Geniale. Poi in consiglio comunale. Io ricattata? Non esiste proprio. E l assessore Sacco
alla domanda “dove vai” risponde: porto pesci. Insomma , diciamocela tutta, i pentastellati
raccontano di un film che solo loro vedono, mentre la realtà va da un’ altra parte.

***

Altra vittima di questa schizofrenia è il PD che non sa che pesci prendere. Precisamente i dem torinesi hanno pochi dubbi:
con Appendino e questi pentastellati mai e poi mai alleanze locali. Sono troppo incapaci. Chi
fa spola con Roma induce alla calma. Mai dire mai. E gongolanti sono i renziani, anzi ora si può
dire Italia Viva. La Fregolent  è tassativa: non confondiamo Roma con Torino. Sì, in questo caso
si può dire mai con i pentastellati. Viceversa a Roma sono costretti e facilitati dalla crisi del Papeete di
Salviniana memoria. Ma ora la patata bollente dei pentastellati è in mano alla sinistra. Ognuno
ha i suoi guai. Ma a spanne ne hanno di più i giallo – rossi che i verdi ed azzurri, compresa anche
la Meloni sospesa tra il grigio ed il nero. Volendo dire il vero anche Berlusconi, Meloni e Salvini
non si sopportano colpiti dalla sindrome del numero uno. Ma sull’altra parte dello schieramento
hanno  indubbiamente un grande vantaggio, la fedeltà assoluta dei propri collaboratori .
Vantaggio che (appunto) non hanno gli altri. Renzi da una parte, Calenda dall’ altra e Zingaretti
a guardia del bidone.
Ma come dice  Zingaretti “ero l’unico che non voleva Conte Premier ed ora sono l’ unico nel
difenderlo. Non gli viene il sospetto che Matteo Renzi e Giggino lo hanno voluto proprio per fare
il tiro al piccione? So’ ragazzi, si sa, e se non li facciamo giocare non sono contenti.
Purtroppo il premio in palio di questo gioco al massacro è il nostro futuro. Non siamo messi
molto bene, nemmeno come torinesi. Chiara Appendino si è semplicemente
arresa all’ evidenza della sua ignavia. Come con i senza tetto che riprendono vigore bivaccando
in centro città. Daspo a Milano ed aumento di senza tetto sotto la Mole. Proprio così, Chiaretta si è
arresa e stancamente risponde: per la Cavallerizza abbiamo sollecitato Cassa e Depositi
e prestiti per attivare la riqualificazione di un progetto (da lei a suo tempo contestato) . Poco
importa, solo gli stupidi non cambiano mai idea. Ma non è ciò che le  si contesta. Non ha fatto
nulla o ( poco) per sgomberare l’edificio. Purtroppo è in buona compagnia, vista la latitanza
della prefettura. Lontani i tempi di quando Roberto Tricarico doveva vivere sotto scorta per lo
sgombero della Cascina della Marchesa.  sono pessimista sul futuro, ma  sempre pronto nel cospargermi la testa di cenere se dovessi sbagliare.

 

Patrizio Tosetto